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Autore: Moonage Daydreamer    20/07/2018    2 recensioni
Molto tempo fa viveva un re che si diceva non avesse mai amato una donna per più di un giorno e una notte.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The king and the Forest Maiden



 
Molto tempo fa viveva un re che si diceva non avesse mai amato una donna per più di un giorno e una notte; la sua mente era interamente rivolta al dovere di servire il suo popolo e nemmeno per la sua regina poteva imporsi di provare qualcosa di più di un tenero affetto nato dall’obbligo e dall’abitudine.

Una notte, mentre il re tornava in patria dal campo di battaglia, venne separato dai suoi e smarrì la via nella foresta. Eppure egli non sentiva paura, ché gli alberi scuri erano benevoli e lo invitavano a fidarsi di loro, e lasciò placidamente che un sentiero di erba appena nata lo guidasse in mezzo al bosco. Giunse ad una radura bagnata dal chiarore della luna, e fu lì che la vide per la prima volta: era una creatura della Terra, vestita di rugiada e danzante la musica dell’acqua sorgiva.      
   Il re cadde in ginocchio, ché mai aveva visto una bellezza così eterea; la sua canzone era la canzone che l’alba suona alla terra ancora addormentata per destarla dolcemente, ed il re non trattenne le lacrime. Quando lei si volse verso di lui, egli scordò il proprio nome e quello di suo padre e di tutto il suo popolo. Non c’era più posto nel suo animo per la spada ancora insanguinata che giaceva al suo fianco né per i suoi doveri di re; il sentimento che lei aveva suscitato in lui era tanto forte da essere quasi insopportabile. 
   Esitando, quasi temendo di spezzare quello che doveva essere un incantesimo lanciato su di lui dal Piccolo Popolo, il re guardò la Dama e le professò il proprio amore. Lei gli sorrise e si chinò su di lui, asciugandogli le lacrime con le ciocche argentee della propria chioma lunare.          
   «È facile per te amarmi ora, in primavera, mentre i fiori sbocciano e la rugiada bagna il mio corpo – disse lei – Se davvero mi ami, torna qui in estate; solo allora vedrò se le tue promesse sono vere.»           
  Il re avrebbe voluto protestare, assicurarle che nonostante il suo passato, nessun uomo aveva mai amato di un amore forte come quello che sentiva lui, ma in un sussurro di vento la Dama sparì. Allora egli si alzò e si rimise a cercare la via d’uscita nella foresta, non affatto sconfortato, poiché il calore di cui lei lo aveva riempito gli illuminava il cuore.

Passarono i mesi ed il re tornò nella radura in una notte d’estate. Qui la sua Dama lo aspettava, cantando in mezzo ai fiori di papavero, ma era mutata; la freschezza verginale aveva lasciato alla pienezza di frutti maturi, i capelli color della luna si erano tramutati in una chioma di spighe di grano. Ma l’amore che il re nutriva per lei non era mutato. Egli si inchinò e, tremante come se si trovasse di fronte ad una dea, le prese la mano e se la portò al volto; lei si chinò su di lui e gli baciò la fronte.          
  «È facile per te amarmi ora, in estate, mentre le cicale cantano la loro canzone e l’afa del giorno ci spinge ad abbandonarci al piacere dei sensi – disse lei con la voce come il fruscio delle messi – Se davvero mi ami, torna qui in autunno; solo allora vedrò se le tue promesse sono vere.»
  Ancora una volta il re dovette dirle addio, ma nemmeno ora si lasciò scoraggiare, poiché l’impronta delle labbra di lei sulla fronte gli rischiarava la mente.

Quando le foglie cominciarono ad ingiallire e i prati a seccarsi, il re tornò nella foresta. Lei era lì seduta sotto un albero dalle fronde dorate; la sua canzone era cambiata ancora, e portava l’eco di languore e melancolia. Di nuovo il re fu mosso a commozione, e non gli importava delle rughe sottili che intessevano il corpo della sua signora come una ragnatela, poiché l’amore che provava per lei era immutato. Le si avvicinò a passi lenti per non disturbare il suo canto e la prese tra le braccia, odorando il profumo della legna bruciata nei suoi capelli fulvi. La Dama indugiò nell’abbraccio e sorrise contro il suo petto.  
  «È facile per te amarmi ora, in autunno, quando il sole che si riflette sulle foglie gialle e rosse degli alberi sembra portarci in un’altra dimensione – disse lei separandosi da lui – Se davvero mi ami, torna qui in inverno; solo allora vedrò se le tue promesse sono vere.»         
  Il re tentò invano di trattenerla, ma lei di nuovo scomparve; egli lasciò la foresta piangendo, ché il ricordo della canzone di lei gli struggeva l’anima.

Venne l’inverno con la sua furia; per tre volte il re tentò di mettersi in viaggio e per tre volte la tempesta lo costrinse a desistere, finché in cuor suo egli cominciò a disperare. Sapeva che se avesse cercato di tornare nella foresta avrebbe messo in serio pericolo la propria vita – ma, d’altra parte, che vita mai sarebbe stata quella vissuta senza di lei?          
   Partì di nascosto, nel mezzo della notte e per giorni lottò contro la forza degli elementi, ma la sua volontà prevalse e al fine raggiunse la radura. Quivi il silenzio regnava incontrastato su tutto. A stento il re riuscì a scorgere la sua Dama, rannicchiata in mezzo alla neve; ella cantava, ma la sua voce tremava ed era udibile appena. Il corpo nudo era ormai privo anche della scarsa protezione della sua chioma un tempo rigogliosa. Ella guardava il cielo violaceo, e i suoi occhi parlavano di mestizia e dolore. 
   Eppure, l’amore che il re provava per lei non fu mai così forte come nel momento in cui posò gli occhi su quella creatura tanto fragile; le si avvicinò lentamente, temendo più di ogni altra cosa che lei si spaventasse, e la avvolse nel suo mantello per proteggerla dall’impietoso morso del gelo. Finalmente, ella si volse verso di lui, gli occhi bagnati di lacrime.         
   «Temevo non saresti più venuto – gli sfiorò la guancia con la punta delle pallide dita – Ora mi vedi per quello che sono, sterile e sfinita, e pure non fuggi inorridito da me?»  
Il re sorrise e asciugò le lacrime dal suo viso, rinnovando la sua promessa d’amore. 
   «Ti sei dimostrato un uomo d’onore – sospirò lei – Per te io lascerò la mia gente e questi alberi che sono la mia casa. Ti seguirò, mio signore, dovunque tu vorrai portarmi, ché mi hai mostrato che c’è altro nel cuore degli uomini che l’amore per il sangue e per la gloria.»  
   E mentre il re baciava il suo corpo emaciato, adorante come se si trovassi davanti un oggetto divino, esso tornò a rifiorire ché l’amore che li univa aveva riportato una eterna primavera nel cuore di entrambi, sebbene tutt’intorno a loro la bufera continuasse ad infuriare.
  
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