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Autore: _Phobos_    20/07/2018    0 recensioni
[Eldarya]Giocando gli episodi di questo otome mi sono resa conto che i miei pensieri non combaciavano con quelli del mio avatar, quindi perchè non rivivere gli episodi rispondendo come meglio si crede?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Mi svegliai di colpo quando sentii il classico rumore delle chiavi inserite in un serratura. Non avevo idea di quanto tempo avessi sprecato dormendo, tuttavia capii al volo che opportunità mi si stava presentando davanti agli occhi: la rinnovata libertà.
Davanti alla mia fredda cella c’era un uomo completamente mascherato che, dalla siluette, mi risultava irriconoscibile. Non disse assolutamente nulla, si limitò a far scattare la serratura e a mettersi da parte come per invitarmi ad uscire.
Non gli diedi nessuna confidenza. Gli ero grata certo, ma non per questo ero disposta a dargli fiducia.
Sgattaiolai via velocemente, tenendomi sempre a debita distanza, senza voltarmi per vedere se quell’uomo ci fosse ancora: dovevo uscire da lì. Mi diressi immediatamente verso le scale dalle quali mi aveva fatto scendere Jamon siccome, vista la creatura emersa dalle acque putride, scegliere di fuggire a nuoto non mi sembra affatto un’idea valida.

Corsi a perdifiato fin quando non raggiunsi, nuovamente, quello che doveva essere il piano terra di quello strano palazzo e notai che vi erano presenti diverse stanze nelle quali provare a trovare un rifugio momentaneo.
Non potevo concedermi il lusso di farmi vedere e finire nuovamente in quel posto buio.
Tentennai ancora un attimo, poi decisi istintivamente di varcare l’arco che conduceva alla stanza più a sinistra.
Mi mossi velocemente giungendo in una sorta di corridoio molto, forse troppo per i miei gusti, colorato in confronto alla prigione nella quale ero stata confinata fino a quel momento. Restai per qualche secondo imbambolata a fissare gli ornamenti dorati che decoravano le entrate di alcune camere.
Mossi qualche passo continuando a percorrere il breve passaggio quando, sbadatamente, andai a sbattere contro qualcuno finendo col ruzzolare per terra. Corrucciai la fronte mordendomi il labbro, troppo insoddisfatta per essersi fatta scoprire da chissà chi.
Alzai rapidamente lo sguardo pronta a sostenere quello della ragazza-volpe se fosse stato necessario, tuttavia il destino rivelò avere tutto un altro piano per quel momento: davanti a me comparve la figura di un giovane sbalordito tanto quanto me.
Si inchinò elegantemente verso di me porgendomi la sua mano, eppure c’era qualcosa di terrificante nel suo sorriso a trentadue denti.
I suoi canini.
 

 
-Oh, sei un’umana! Senti che profumino, per caso è già ora di cena?- disse prendendosi gioco di me.
Balzai subito in piedi facendo qualche passo indietro, non perdendolo di vista per nessuna ragione al mondo. Mi chiesi in che razza di posto fossi capitata, possibile che fossi l’unica normale lì?
Mi si ghiacciò il sangue pensando, al contrario, che quella fuori posto in realtà fossi proprio io.
-Non provare ad avvicinarti- risposti cercando di assumere un tono minaccioso.
Quasi non ci credetti di aver avuto un incontro ravvicinato con un vampiro… Certo, guardare film e serie tv su queste creature ti invogliava a fantasticare su un possibile incontro con uno di essi.
Ma trovarselo davanti in una situazione, non molto piacevole, come quella poteva scaturire solo un’azione spontanea: scappare.

Corsi via di lì ritrovandomi nell’atrio di quel grosso palazzo.
Una sola parola poteva definire come mi sentivo in quel momento. Spiazzata. Guardai le varie superfici che mi si paravano davanti, trovando rifugio dietro uno dei pilastri.
Ero consapevole che il ragazzo con i canini mi avrebbe seguita e l’unica cosa che non avrei voluto era essere ritrovata nell’immediato.
Con sorpresa i miei occhi si posarono sulla figura possente di un altro giovane, dalla folta chioma bianca. Passò a qualche centimetro dalla mia esile persona, senza però notarmi.
“In che situazione mi sono cacciata” sbuffai un sorriso.
Sgattaiolai via dal pilastro per entrare in un’altra stanza, nella vana speranza di azzeccare l’uscita ma… entrai in una sorta di dispensa.
Era letteralmente sommersa da vagonate di cibo di ogni tipo, per fortuna erano alimenti presenti anche nel mio mondo.
Sorrisi nel vedere una buffa struttura a forma di alveare dove, probabilmente, erano custoditi i cibi ritenuti più prelibati.
“Che razza di idioti, spero solo sia una sorta di frigo” fissai con disappunto.
Inaspettatamente un rumorino in sottofondo fece dipingere le mie gote di rosso: lo stomaco pretendeva il suo bottino. Solo in quel momento mi resi conto di stare davvero crepando di fame, tuttavia feci un enorme sforzo per non toccare nulla di tutto quel ben di Dio.
Non volevo essere colta in flagrante e, tanto meno, ottenere un altro biglietto di sola andata per Muffolandia.
Espirai infastidita da questo mio lato pragmatico. Mi voltai per uscire anche da lì quando per poco non andai a sbattere contro un altro ragazzo.
“Diamine, ci saranno anche delle ragazze oltre la volpe o no?
Le lunghe orecchie a punta non passavano di certo inosservate, stessa cosa per i lunghi e setosi capelli blu cielo e gli occhi smeraldini.
-Ma guarda chi c’è qui…- miagolò sornione.
Avrei voluto divincolarmi da lui, fuggire e riuscire a raggiungere il maledetto esterno di quelle dannate mura. Invece la sorta di folletto mi aveva sbarrato l’unica porta presente in quella stanza.
Non potei non notare il modo attento con il quale mi stava studiando.
-Che cosa ci fai qui?- domandò asciutto.
Gli lanciai un’occhiata torva.
Dovevo fargli capire che non temevo la sua presenza e non mi sarei lasciata sopraffare tanto facilmente.
-È quello che vorrei saper-
Una chioma blu notte comparve all’improvviso nella claustrofobica dispensa. Appena i suoi occhi si posarono su di me, la rabbia si impossessò implacabile del suo corpo.
Mi ritrovai ad indietreggiare leggermente, evitando che quell’odiosa fiamma azzurrina potesse anche solo sfiorarmi.
-Non è possibile, ancora tu!- sbraitò.
Come se non bastasse, a raggiungere il nostro bel teatrino arrivarono anche il ragazzo dai capelli neve e il vampiro con il quale mi ero scontrata poco prima.
Seguiti da una specie di unicorno… miope.
-M-Ma insomma… cosa sta succedendo?- chiese quest’ultimo.
Era il più terrorizzato tra tutti, confuso dalla situazione che si era creata e troppo smidollato per azzardare a fare ipotesi che avrebbero potuto gravare l’umore della ragazza.
-Questa umana si era introdotta nella Sala del Cristallo ed ora eccola qui a sottrarci il cibo!- rispose lei.
Ci scambiammo uno sguardo di antipatia reciproco. Io non andavo a genio a lei tanto quanto lei non andava a genio a me.
Almeno su questo eravamo d’accordo.
-Come puoi accusarmi di aver rubato se nemmeno mi hai vista farlo?-
Mi sentii oltraggiata dal suo modo esprimersi, sempre e solo arrogante.
Fortunatamente il folletto decise di spalleggiarmi affermando che non avevo toccato nulla, non so a quale scopo, ma non potei fare a meno di lanciargli un’occhiata riconoscente per poi tornare a fissare il capo di quella combriccola.
Non contenta, tornò ad accusarmi di sparizioni di cibo a sua detta strane che erano avvenute nelle scorse settimane.
-Non metto in dubbio che sia bello avere un capro espiatorio, ma io sono arrivata qui oggi!- risposti a tono.
Questa volta a darmi man forte fu il bel vampiro, rivelò che il ladro in realtà era un bambino del loro rifugio.
Improvvisamente ritenni di dover appuntare quell’informazione, sarebbe servita ad argomentare il perché non ho mai voluto pesti frignati tra i piedi.
Fu impressionante come la donna non fiatò più dopo l’affermazione del moro.
Come in ogni favola che si rispetti, il lieto fine ce lo si può scordare… Ad interrompere quel clima di stallo fu l’albino dagli occhi ambrati che, come se fosse il momento più opportuno, ricordò il furto di una lacrima di drago.
-Come avrei fatto a rubarla? E perché fare piangere un drago per prendergli le lacrime?- li fissai senza capire.
La ragazza-volpe non perse un secondo di più per ordinare, di nuovo, di rinchiudermi nella cella.
Mi stavo quasi rassegnando all’idea di ritornare nella prigione fredda quando l’unicorno si intromise nella conversazione, proponendo di lasciarmi almeno spiegare la situazione.
Spalancai gli occhi vedendo la giovane donna annuire concedendomi quella opportunità, mi destai dallo stupore velocemente cercando di assumere un tono pacato.
Fissai il pavimento per trovare il coraggio di sputare fuori le parole: non mi è mai piaciuto essere osservata da così tanta gente.
Il mio comportamento scaturii l’impazienza della volpina, me ne infischiai altamente. Quella aggredita senza motivo ero stata io.
-Stavo camminando in un bosco vicino alla mia casa quando, ad un tratto, ho visto un piccolo cerchio di funghi- feci una pausa -Era insolito, non l’avevo mai visto prima e decisi di entrarci per curiosità- tentennai ancora un attimo –Un fascio di luce mi avvolse e mi sono ritrovata in quella che voi chiamate Sala del Cristallo, poi non è successo molto altro- conclusi asciutta.
Non riuscirono a capacitarsi di come io sia potuta finire in quella Sala dato che, a detta loro, era protetta.
Mi spiegarono anche che non era possibile riportarmi indietro, nel mio mondo, siccome quei cerchi funzionavano solo in un senso.
-Che vuol dire questo?- chiesi a fatica.
Nessuno osò guardarmi in faccia, semplicemente ignorarono la mia domanda. Tutti tranne il giovane vampiro… fu l’unico a fissarmi con pietà prima di sprofondare, anche lui, nell’indifferenza.
La fanciulla dai capelli blu tornò ad ordinare di farmi tornare in cella, scarcerandomi solo quando fossero stati in grado di rispedirmi e subito l’orco ,che apparse dalla penombra, mi agguantò con fermezza il braccio.
Lo strattonai fissandolo in modo torvo.
-Lasciami immediatamente- ringhiai a denti stretti.
Fu il ragazzo più muscolo a mettere a tacere quella battagli di sguardi, chiedendomi come fossi riuscita ad evadere da la sotto.
Mentire sarebbe stato da idioti.
-Se fosse dipeso da me sarei ancora la sotto ad aspettare di rivedere lo squalo mutante- ridacchiai -Mi ha aperto qualcuno… aveva una maschera scura in faccia, non ho idea di chi sia- ammisi.
Appena finii di parlare il panico si diffuse tra le loro facce.
La ragazza ordinò la perquisizione immediata della prigione e ribadì che avrebbero dovuto rinchiudere anche me. Sorprendentemente il bestione uscì con lei, senza trascinarmi con lui, seguiti a ruota dal giovane muscoloso.
Anche il moro si diresse verso l’uscita, ma non senza prima girarsi.
Mi fissò per un attimo, prima di rivolgersi al Pegaso uscito male dietro di me.
-Kero, il ragazzino mi ha detto di aver nascosto i viveri da qualche parte ma non ho avuto il tempo di cercarli. Te ne occuperesti tu?- chiese indicandomi con un cenno alla testa.
Rimasi stupida di quel gesto. Stava cercando di far risultare utile, in qualche modo, la mia presenza.
Evidentemente questo Kero non colse del tutto la richiesta del fanciullo, infatti contestò la domanda ritrovandosi perdente.
Il vampiro uscì dalla stanza salterellando, felice soprattutto di essersi liberato di un compito che voleva volentieri evitare.
Anche il folletto trovò il modo di scivolare via con una scusa, lasciandoci da soli.

Non avevo idea di come comportarmi e rapportarmi, preferii rimanere guardinga ed in attesa di osservare la sua prossima mossa.
Mi propose, indugiando, di tornare in prigione.
-Ho già detto che lì non ho intenzione di tornarci- ringhiai ferma.
Deglutì a fatica, non molto contento della mia risposta secca.
-Non posso tornare utile in qualche modo?-
Il suo volto si illuminò e finalmente gli venne in mente la stessa idea venuta all’amico poco prima. Mi propose di aiutarlo nella ricerca dei benedetti viveri, sottratti da un ragazzino annoiato, e non potei fare a meno di accettare.
Uscimmo da quello stanzino mal illuminato ed iniziammo a camminare verso dei grandini che conducevano ad una grossa porta davanti a noi.
Mi chiesi come mai non me ne fossi accorta prima, lasciai perdere e decisi di fare un po’ il terzo grado a quello strano essere.
-Ascolta un po’… Che razza di posto è questo?-
Mi spiegò che quel palazzo era il Quartier Generale di Eldarya.
-Cosa sarebbe Eldarya?- domandai perplessa.
Disse che era il loro mondo, quello abitato dai Faeries, nonché creature fatate.
“Ecco il perché di tutte questi esseri strani…” almeno ora stava iniziando ad avere un senso.
Chiesi come fosse gestito questo bizzarro mondo e mi rispose che c’era una guardia, ovvero la Guardia di Eel, al comando.
Questa si occupava dei vari conflitti e dei problemi che potevano presentarsi, in modo da mantenere un saldo equilibrio in Eldarya.
Precisò che è divisa in quattro parti e rivelò, stupendomi, che i ragazzi con i quali avevo parlato precedentemente erano a capo di queste quattro parti.
Storsi il naso non riuscendo ad immaginare persone così giovani già a capo di un’organizzazione così importante.
-Davvero? Potresti spiegarti meglio?-
Annuì contento, mentre ci spostavamo in diverse zone esterne del QG che mi erano totalmente sconosciute.
Appresi che a capo, nella Guardia Scintillante, c’era la ragazza che voleva segregarmi in prigione e gettare la chiave. Si chiama Miiko. Quella guardia, spiegò, racchiudeva solamente i membri più importi di Eldarya e che, di conseguenza, gestivano i membri delle altre tre guardie.
La testa mi stava esplodendo.
Dopo di che iniziò a parlare delle ultime tre, tutte uguali a parità di importanza.
Iniziò da quella dell’Assenzio, ovvero specializzata in Alchimia e nei preparati di pozioni, dove vi fanno parte le specie di Faeries più raffinate come quella del ragazzo che vi stava a capo.
Era un elfo, non un folletto ma dettagli, di nome Ezarel.
Passò alla Guardia d’Ombra, specializzata nell’esplorazione, spionaggio e raccolta di informazioni. A capo c’era il vampiro al quale ero piombata addosso non molto tempo prima, di nome Nevra.
“Chi se non lui?” mi trovai a pensare un po’ imbarazzata.
Infine, facendomi dimenticare il suo volto, parlò della Guardia d’Ossidiana, specializzata nei combattimenti. Specificò che nessuno poteva battere i loro membri durante gli scontri e a capo c’era il ragazzo muscoloso dai capelli bianchi, chiamato Valkyon.
-Posso sapere Jamon che ruolo ha?- non potei trattenermi ripensando all’orco.
Mi disse che era in tutto e per tutto il braccio destro di Miiko, non a caso eseguiva senza protestare ogni suo ordine.
-Bene… e tu saresti?- lo incalzai.
Non fu molto contento, forse avrei dovuto dirgli che ricordavo il suo nome ma poco importava. Scoprii che “Kero” era solo un diminutivo siccome in realtà si chiama Keroshane, parte anche lui della Guardia Scintillante e custode della biblioteca presente nel Q.G.
A quel punto fu lui a chiedermi il nome… non ero pronta per rivelare la mia identità a tutti. Sorrisi di sbieco, facendogli intendere che non erano affari suoi e lasciò andare il discorso subito.
Camminammo ancora per qualche metro quando mi cadde lo sguardo su un cespuglio: ai piedi di esso c’era un tozzo di pane.
Lo feci subito notare e il liocorno rimase stupito del mio “occhio di lince”. Soddisfatto, annunciò che potevamo tornare nella dispensa in modo da depositare il bottino, ma non potei fare a meno di pensare che chiamare furto la sottrazione di un pezzo di pano era davvero eccessivo.
Evidentemente si accorse della mia occhiata un po’ dubbiosa ed intervenne subito con un nuovo spiegone.
-Vedi… qui da noi è molto difficile trovare del cibo commestibile, per questo motivo lo razioniamo e stiamo molto attenti alle dosi- riassunse la situazione in cui versavano.
Tornammo velocemente nella dispensa, non perse tempo a farmi vedere i diversi luoghi, evidentemente aveva premura di portare a termine quel compito ingrato.

Giunti nella stanza lasciai che fosse lui a sistemare il cibo nel posto giusto, non ritenni opportuno assillarlo con ulteriori domande.
Aveva già risposto a tutto ciò che in quel momento mi frullava in mente e mi avevano già fatto chiaramente capire che, almeno per il momento, non avevano i mezzi per rimandarmi a casa.
Ancora assorta dai pensieri, una siluette bianca apparve varcando la soglia in modo molto deciso.
Troppo sicuro per i miei gusti che mi ritrovai fare un passo indietro.
-Ah Kero, sei riuscito a trovare i…- si interruppe bruscamente.
Un enorme e falso sorriso apparve sul suo volto.
-Tu… cerchi guai- mormorò compiaciuto.
Fu Keroshane che spiegò la mia utilità nel ritrovare il cibo apparentemente smarrito.
Dopo un “davvero?” poco convinto dell’elfo, il ragazzo con gli occhiali fece la fatidica domanda: aveva intenzione di convincere Miiko a non sbattermi in cella fino a quando fossero stati in grado di rimandarmi a casa?
Un divertito “che ci guadagno?” fuoriuscì dalla bocca dell’azzurro e non potei fare a meno di sorridere.
“Forse non è poi così malvagio” pensai tra me e me.
Barattarono qualche porzione di miele e dei biscotti: Ezarel era entrato ufficialmente nel team NonMandiamoInPrigionePhobos.
-Siete abbastanza buffi per i miei gusti, ma vi ringrazio di cuore- ammisi a fatica.
Un altro sorriso malvagio spuntò sul volto angelico dell’elfo.
-Ci ringrazierai quando avremo convinto Miiko. Non è ancora detto che eviterai la prigione- annunciò.
Evitai di sbuffare davanti a loro, eppure quella situazione mi stava causando molto più stress del previsto.
Ci buttò letteralmente fuori dalla dispensa, spingendoci verso la Sala del Cristallo continuando a ripetere che non vedeva l’ora di sapere il verdetto finale.
Dire che ero un bagno di sudore freddo era poca cosa.
Esitai un solo secondo, presi un bel boccone d’aria e mi decisi ad entrare nella scintillante stanza.
Sobbalzai quando incrociai ancora gli occhi argentati del vampiro che mi fissavano incuriositi, poco dopo notai anche l’imponente figura di Valkyon e quella snella di Miiko.
Girai di poco lo sguardo per rendermi conto che un nuovo ragazzo aveva appena affiancato la Kitsune.
Era senza dubbio un bel ragazzo dal fisico invidiabile, biondo e anche lui con occhi verde smeraldo.
Per quanto potessi trovarlo affascinante restava pur sempre uno sconosciuto, preferii stare leggermente dietro ad Ezarel piuttosto che espormi spavaldamente.
La fanciulla sbraitò nuovamente riguardo ad un episodio avvenuto recentemente, si poteva notare il grado elevato di preoccupazione che aveva dentro di sé in quanto non badò affatto a me.
-Leiftan stai bene? Spero tu non abbia nulla di rotto!- sperò adirata.
Memorizzai anche il nome di quel giovane, troppo premuroso per ammettere di avere qualche acciacco qua e la.
-Non so chi sia, ma non si rende conto che ciò che fa è pura follia? Sta mettendo tutti noi in pericolo!- sfuriò Nevra.
Aveva un’aria più stanca rispetto al carattere vivace che aveva dimostrato sia in dispensa che nel corridoio, quando ci scontrammo.
Discussero ancora un po’ sull’avvenimento, infine Miiko ordinò al biondo di andare in infermeria in modo che eventuali ferite potessero essere curate. A quelle parole il giovane acconsentì con un sorriso, raccolse il suo mantello da terra portandoselo sulle spalle, si voltò nella mia direzione rimanendo stupito, aspettando che qualcuno mi presentasse. Solo in quel momento la ragazza ci degnò della sua attenzione e anche Nevra lo trovai un po’ più risalassato, tant’è che esibì un insolito sorriso da seduttore.
“Un vampiro maniaco, fantastico” brontolai.
-Kero!- trillò inferocita –Per quale motivo non è ancora in prigione?-
Il povero liocorno provò a spiegare che l’avevo aiutato nel ritrovare il cibo, eppure lei non la prese affatto bene… la fiamma azzurra divampò ancora per la stanza, mentre l’unicorno si faceva man mano da parte ammutolendosi.
Fu in quel momento che lanciò uno sguardo di supplica ad Ezarel che, codardamente, non fece assolutamente nulla.
Al contrario, fu Leiftan che propose di darmi una chance, appoggiato molto volentieri dal moro che non perse tempo per fare un apprezzamento sul mio aspetto.
Mi ritrovai a guardare in basso per l’imbarazzo: non ero mai stata abituata alle smancerie, di conseguenza non sapevo nemmeno bene come rapportami.
A smontare tutto questo fu l’albino che, amorevolmente, propose di utilizzarmi come esca nelle missioni.
“Davvero crede che me ne starò buona ad attirare per loro chissà cosa?” pensai sconvolta dal poco tatto da lui utilizzato.
Per non so quale botta di fortuna, Miiko si arrese a farmi restare con loro come una normale abitante a patto che sarebbero stati i ragazzi a prendersi cura di me. Dopo questa decisione, prese e girò i tacchi.
“Adorabile…” sghignazzai vittoriosa.
-Dovremo addestrarla noi?- ripeté frastornato l’elfo.
-Se ha le caratteristiche necessarie, non vedo perché no- rispose Valkyon.
Anche Nevra si buttò nella conversazione dedicandomi un occhiolino.
-Perché no? Se mi porta la colazione e si occupa di me…- propose malizioso.
Alzai gli occhi al cielo, sperando che quel discorso fosse montato a tavolino al solo scopo di prendersi gioco di me.
Ora come ora era difficile credere ed essere sicuri di qualcosa.
-Che state blaterando? Sono qui, vi sento!- provai a farmi valere.
Ezarel colse la palla al balzo per scaricarmi di nuovo a qualcun altro, in pratica mi disse che affinché uno di loro tre si potesse occupare di me, era necessario farmi entrare in una delle tre guardie.
Quel qualcuno al quale ero stata appioppata fu, di nuovo, Kero.
“Bene, per lo meno non me ne starò con le mani in mano aspettando che qualcuno decida il mio destino” sorrisi a mia volta.
Un altro rumore molesto si palesò dal mio ventre: avevo ancora dannatamente fame.
   
 
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