21/07/2018
7 recensioniWARNINGS: Scritta per il Drabble Event "7 Days of Summerlad" del gruppo Facebook "We are out for prompt"
PROMPT: Agent Carter, Carter x Sousa: una cerimonia che nessuno dimenticherà
Goodbye Agent.
Quando lavori nel campo dello spionaggio certe cose succedono e purtroppo la colpa non è di nessuno, si tratta di così piccoli che potrebbero costare la vita a qualcuno e ancora una volta, era toccato ad una persona cara a Peggy.
Quella volta lei non era indispensabile per la missione e nonostante avesse animatamente protestato quando ne era stata esclusa l'agente Sousa, dopo i fallaci tentativi dell'agente Thompson, era riuscito a convincerla a restare a casa, o al più, al sicuro in ufficio per qualche straordinario arretrato. «Sta tranquilla, andrà tutto benissimo. Hanno coinvolto persino uno storpio come me» scherzò mostrando il bastone con cui si aiutava a camminare e riuscendo inaspettatamente a tranquillizzarla.
Eppure una minuscola disattenzione, un piccolissimo imprevisto, e tutto il piano era fallito: i Russi non dovevano esserci, Sousa doveva essere da tutt'altra parte in quel momento, secondo il piano, e Thompson l'aveva trovato soltanto due ore più tardi, a fine missione, disteso in una pozza di sangue insieme ad altri tre agenti e ormai non c'era più nulla da fare.
Lo stesso Thompson, la sera stessa, era tornato in ufficio, dove sapeva di trovare Peggy e stringendo tra le mani il bastone del collega, con parole strozzate comunicò la terribile notizia a quella che in qualche modo aveva iniziato ad apprezzare come sua amica. La consolò per tutta la notte, il silenzio interrotto solo dai singhiozzi della donna. La vita si accaniva contro di lei che di nuovo si trovava a dire addio alla persona che amava: sembrava non fosse destinata ad essere felice. E lei era stata una stupida a credere che sarebbe andato tutto bene, faceva quel lavoro da così tanti anni, ne aveva viste di tutti i colori e magari avrebbe saputo risolvere la situazione. Thompson dovette resistere all'impulso di tirarle uno schiaffo quando se lo lasciò sfuggire aggiungendo con commiserazione che la colpa era sua e soltanto sua.
«A quest'ora potevi esser morta anche tu, non c'era nulla che avresti potuto fare» era nervoso e dispiaciuto «te l'ho detto i Russi non erano previsti e nemmeno con altri dieci uomini sarebbe andata diversamente» per pochi istanti tornò il vecchio Thompson, quello che non aveva fiducia nelle donne e che le chiedeva di muoversi con il caffè perché i veri agenti dovevano tornare a lavorare sull'ennesimo piano.
I funerali si tennero due giorni più tardi in una chiesa isolata, lo SHIELD operava in gran segreto e nemmeno in quelle occasioni potevano attirare l'attenzione delle folle. Tra i banchi solo i familiari più stretti dei quattro agenti e tutti i colleghi.
Peggy sedeva di fianco a Jack, che le stringeva la mano e la consolava.
Il sacerdote celebrò una messa solenne al termine della quale in diversi si alzarono per ricordare ad alta voce i quattro defunti e tutti lasciarono sulle bare ricoperte della bandiera Americana un fiore o un piccolo ricordo.
Peggy Carter lasciò lì il suo cappello preferito, quello per il quale Daniel le faceva sempre i complimenti, e il suo cuore.
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