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Autore: DigitalGenius    21/07/2018    1 recensioni
Garfield arrossì lievemente. Non poté evitare che il cuore gli si fermasse, nel guardarla, anche se non era la vera Raven.
«Allora, cosa ti porta qui?» gli domandò lei sorridendo.
Garfield dischiuse le labbra per risponderle. All’improvviso tutti i suoi piani, tutti i discorsi a cui aveva pensato per riportare Raven tra i Titans, sembravano inutili. Chinò lo sguardo e strofinò per terra una suola della scarpa.
Sentiva quegli occhi addosso a sé e quello sguardo lo trafiggeva.
«Dov’è che sono le altre emozioni? Potrei parlare con alcune di voi?» esordì all’improvviso agitando le punte delle orecchie.
Coraggio scrollò le spalle. Il sorriso le si spense mentre si avvicinava al bordo del precipizio su cui si trovavano. «Loro non verranno» annunciò rassegnata. «Si vergognano»
«Perché dovrebbero?» le domandò il ragazzo seguendola. «Sono sempre il buon vecchio Beast Boy, credevo di piacere almeno alla metà di loro»
«Tu ci piaci» lo tranquillizzò lei nel vederlo quasi nel panico. Gli sorrise. «Diciamo che non sono pronte ad incontrarti. O almeno non lo sono la maggior parte di loro»
«Perché?» domandò Garfield mogio. «Perché loro no e tu sì?»
«Perché?» ripeté lei. «Perché io sono il Coraggio»
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Raven è fuggita dalla torre ed è tornata anni dopo con tre ragazzi (fratelli da parte di padre): Belial, Jeremy e Lilith. I più piccoli si sono guadagnati le simpatie di Starfire e BeastBoy (che ora si fa chiamare Changeling), mentre Belial è rimasto inizialmente in disparte.
Presto si scopre la ragione del ritorno di Raven: lei, Belial, Lilith e Jeremy stanno preparando un rito per evocare Trigon, ma una volta aperto il varco che lo riporterà in questo mondo, quando i quattro fratelli dovrebbero ucciderlo e bloccarlo per sempre, Belial li tradisce per mantenere il varco aperto, pugnala Raven e dimostra di aver fatto sempre il doppio gioco con Evren, un quinto fratello.
Appurato che in questa fanfiction nata per il BBRae c’era effettivamente poco BBRae, per un po’ Raven è stata morente tra le braccia del ragazzo, poi lui ha seguito Starfire e Robin all’interno del varco oltre cui Evren e Belial erano andati in cerca di Trigon. Ucciso Trigon, i due si apprestano ad assorbire il suo potere, ma Changeling ha colpito per uccidere ed Evren ha usato il corpo di Belial come scudo. E così il karma è girato e Belial c’è rimasto secco (ben gli sta) ed Evren può assorbire da solo il suo potere.


CAPITOLO 14
Sotto la polvere



Raven non riusciva a mettere a fuoco il volto di Cyborg, ma a lei non importava. L’unica cosa che riusciva a percepire più della stanchezza e del dolore era l’eco del tocco di Changeling, persistente anche dopo che lui si era allontanato. Sapeva che era solo una sua impressione, che ora lui non era lì, ma sapere che era accorso per lei ed il ricordo delle sue parole le faceva sperare che non fosse tutto perduto.
Sapeva che Cyborg stava tentando di fermare l’emorragia, ma anche che nessuno avrebbe potuto aiutarla se non fosse stata la prima a fare di tutto per curarsi. Eppure non riusciva a dare il via a quella scintilla che avrebbe risvegliato il suo potere sanativo, impegnata com’era a preoccuparsi di quello che sarebbe successo se Belial ed Evren avessero assorbito i poteri di Trigon. Si chiese che cosa ne sarebbe stato dei suoi amici, dei suoi fratelli e tutta la gente che abitava quel magnifico pianeta, se ci fossero riusciti.
Cyborg continuava parlarle, ma Raven non riusciva a sentirlo; le sue parole si perdevano da qualche parte tra l’orecchio ed il suo cervello e lei non ne comprendeva il significato.
Sentì due piccole mani che le si poggiavano sulle tempie, Lilith invase il suo spazio visivo, le sue lacrime le bagnarono il volto, avrebbe voluto dirle di stare tranquilla, poterle promettere che sarebbe andato tutto bene e sarebbe potuta tornare ad essere felice, ma non voleva e non poteva mentirle. Si sforzò di tenere gli occhi aperti, ma Lilith la stava trascinando contro la sua volontà in un sogno e presto, debole com’era, non riuscì a resisterle.
Il dolore sparì, mentre osservava il parco di Jump City prendere forma davanti a lei; la sua coscienza venne conquistata dall’immagine di una tovaglia a quadri posata sull’erba, mentre i suoi amici ridevano tutto attorno a lei.
«Dimmi, Raven» disse Garfield sorridendole. «Sai qual è il colmo per un gatto?»
Inclinò il capo, pensare a quale potesse essere la risposta divenne un riflesso in volontario, ma non l’avrebbe mai ammesso. Presto dimenticò che si trattava di un sogno e si crogiolò della dolcezza di quella falsa, idilliaca realtà.

Changeling vide Belial cadere in ginocchio, la sua pelle iniziare a sgretolarsi divenendo cenere e perdersi nell’aria tutto attorno a loro. Presto del demone rimase una carcassa annerita che sarebbe potuta sembrare quella di un semplice essere umano bruciato vivo, con le labbra dischiuse in una smorfia di dolore ed un enorme squarcio nel petto là dove la coda di Changeling l’aveva trapassato.
Quando il ragazzo si riscosse e sollevò lo sguardo, Evren aveva avvicinato la sfera al proprio petto e l’aveva appoggiata all’armatura sporca di sangue. Non fece in tempo ad impedirgli di iniziare ad assorbire tutto quel potere, il suo scatto in avanti fu interrotto da una sorta di barriera invisibile che gli provocò centinaia di piccole fitte in tutto il corpo. Quando la barriera si dissolse, la sfera si era smembrata e l’energia oscura stava scorrendo in rivoli addosso ad Evren.
Uno dei Birdarang di Robin sfrecciò accanto a Changeling e colpì il demone, esplodendo in numerose piccole scintille che lo fecero rimbalzare leggermente indietro. Changelig pensò di aver solo immaginato che arretrasse, poiché con tutta quell’energia avrebbe dovuto essere così potente da essere invincibile. Lo squadrò, osservando il modo in cui anche gli starbolt di Starfire andavano a segno; Evren non si sforzava di evitarli ed ognuno di loro lo faceva arretrare, le impronte dei suoi piedi avevano lasciato delle piccole scie di sabbia smossa e solchi tra i ciottoli, l’energia scura ancora gli vorticava attorno. Allora capì, perché le scie di oscurità percorrevano il demone e scivolavano su ogni parte di lui come se lo stessero studiando, infilandosi sotto l’armatura, facendosi largo tra le dita, scompigliandogli i capelli e, solo di tanto in tanto, scivolando dentro di lui attraverso gli occhi, le narici e le orecchie. Quell’energia non aveva familiarità con il nuovo corpo e voleva prima conoscerlo, solo dopo decideva se lasciarsi assorbire per poter diventare parte di lui. Lanciò un’occhiata alle sue spalle, dove trovò Robin che lo fissava a sua volta, capì che anche lui aveva intuito come funzionava. Annuì, pronto a spalleggiarlo per fare qualunque cosa gli avrebbe detto di fare.
Evren incassava i colpi, ma quelli non sembravano disturbarlo. Changeling immaginava che l’energia che lo aveva respinto poco prima lo proteggesse solo dall’essere avvicinato da altri e non da colpi a lungo raggio, allora si fece da parte per permettere a Starfire e Robin di cercare di fiaccarlo; con solo gli artigli e la coda come arma si sentiva inutile, ma non poteva farci nulla. Guardò verso il pendio, e strinse i pugni contro i fianchi, il sangue di Raven si era seccato, ma era ancora pesante sulla sua pelle anche solo per ciò che significava. Sperò che la ragazza stesse bene, non voleva pensare a cosa avrebbe fatto si lei fosse morta e lui non fosse stato lì.
Il rantolo di dolore di Robin lo riportò al presente appena in tempo per vederlo ruzzolare a terra, Changeling si domandò cosa fosse successo. Evren sollevò la spada e si preparò a lanciarla contro il ragazzo; il colpo l’aveva stordito, sapeva che non sarebbe riuscito a rialzarsi in tempo. Corse verso Robin, lo afferrò e lo trascinò di lato, la spada cozzò contro il terreno lasciando un profondo solco sulla roccia. Come aveva immaginato, non era un’arma comune, sospirò per il sollievo di essere riuscito a salvare l’amico appena in tempo ed estrasse gli artigli.
A volte dimenticava che Richard era solo un umano, che non aveva superpoteri né la super forza. Sapeva quanto potesse essere intelligente, agile e furbo, ma questa volta non poteva bastare. Potenza e potere avrebbero potuto essere ciò che avrebbe ribaltato le sorti dello scontro che li aspettava; probabilmente lui e Starfire erano gli unici a poter essere efficaci. Se Raven non fosse già morta, la sua presenza avrebbe potuto essere l’ago sulla bilancia. Rimise da parte il pensiero di lei, si disse per l’ennesima volta che era troppo tosta per morire, che doveva avere fiducia in lei, quasi non vide arrivare la spada di Evren e la lama gli sfiorò il braccio. Il suo sangue cadde a terra e sfrigolò, il calore del terreno lo fece ribollire e seccare in pochi istanti.
Changeling ringhiò contro Evren, che accennò un sorriso; sul suo volto pallido quel gesto gli diede un brivido.
«Non adesso, ragazzino.» disse il demone.
L’ennesimo rivolo di oscurità si avviluppò attorno al suo collo e scivolò all’interno della sua bocca, filtrando tra i denti come nebbia nera. Il resto dell’oscurità faceva ancora sì che Evern sembrasse un buco nero.
Changeling non voleva sapere cosa intendesse, vide Starfire atterrare alle sue spalle e le lanciò un’occhiata, poi rimase dov’era, consapevole che Evren lo stava fissando. Aspettò che Starfire caricasse il colpo, quando lei lanciò la sfera contro Evren sorrise. Ma il demone saltò via all’improvviso.

«Non posso credere che abbia funzionato.» ripeté Cyborg per l’ennesima volta.
Il sangue aveva smesso di scorrere, il potere di Lilith aveva fatto miracoli ed ora lo scudo di Raven le avvolgeva entrambe mentre la sua ferita si rimarginava. Cyborg era rimasto quasi senza parole, ma si sentiva anche molto più sollevato.
«Bastava solo darle un po’ di calma.» spiegò Lilith.
Le mani della ragazzina erano ancora poggiate contro le tempie di Raven, mentre lei pilotava il suo bel sogno per tenercela incastrata dentro.
«Starà bene?» domandò Jeremy.
Cyborg gli sorrise «Credo proprio di sì.»
Quello che preoccupava il ragazzo, ora, era ciò che stava succedendo oltre il portale; se avesse potuto inviare un drone che gli inviasse le immagini dello scontro l’avrebbe fatto, ma era partito dalla torre tanto in fretta che non aveva pensato di portarsene dietro uno.
Forse ora che Raven può curarsi potrei raggiungerli, pensò.
Strinse i pugni, pochi passi lo separavano dal mettere in pratica questa idea, ma il calore che si faceva strada nella sua dimensione attraverso il varco lo fece esitare e qualcosa si muoveva in lontananza. Tra le vallate deserte e le apparentemente sconfinate pianure di terra rossa e cenere una figura si faceva largo verso di lui, la sua sagoma ondeggiava a causa dell’alta temperatura davanti al suo occhio stanco.
Sentendo Jeremy muoversi fino a raggiungerlo al suo fianco, Cyborg capì immediatamente che anche lui l’aveva vista e, vedendo l’altro rigido lungo la linea di confine, seppe che non si trattava di un amico. «È quel mostro.» disse Jeremy.
Non Belial, realizzò Cyborg, né Trigon. Non era certo di poterlo gestire, da solo. Ma non era solo, realizzò; i fratelli di Raven erano con lui e sperava che presto lo sarebbero stati anche Robin, Changeling e Starfire. Doveva continuare a pensare che fossero impegnati con Belial, perché non avrebbe potuto sopportare che fosse diversamente.
Il demone si avvicinava sempre di più, i capelli al vento e la spada che ondeggiava contro la coscia, ma più era vicino e più era chiaro che non fosse solo il calore dell’inferno a distorcerne l’immagine, poiché tutto attorno a lui ondeggiava un’aura di fitta oscurità che pareva quasi palpabile.
Presto fu tanto vicino che potevano vederlo in faccia, il volto era contorto in un ghigno di soddisfazione che fece temere a Cyborg il peggio per i suoi amici. Diede un’ultima occhiata a Raven, che fluttuava con Lilith a pochi metri da terra. Sperò che fossero al sicuro, protette all’interno della sfera di energia, perché non aveva idea di quello che sarebbe accaduto a breve tutt’attorno.
Quando il demone oltrepassò il confine tra le due dimensioni fu come se una bomba fosse esplosa alle sue spalle, un intenso flusso di energia sbalzò Cyborg e Jeremy indietro.
L’impatto contro la parete riscosse Cyborg, la polvere ed i calcinacci caddero addosso a lui ed al ragazzino impigliandosi ai capelli ed al mantello del piccolo.
«Non lasciare che esca.» disse Cyborg.
Dimenticò che fosse poco più di un bambino, sperò che con Raven avesse imparato abbastanza per proteggersi ed essere utile. Si rialzò e sorrise, quando vide che lo affiancava praticamente all’istante.

  
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