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Autore: daphtrvnks_    21/07/2018    1 recensioni
- Che ne poteva sapere lui, un attimo di tranquillità equivaleva al sopraffare delle sue più oscure e violente personalità. -
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Turles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un boccale, pieno di una bevanda alcolica ambrata, posato con non curanza su uno di quei sporchi tavolini in un pub situato infondo a uno dei vicoli più malfamati e dimenticati di un pianeta, rivenduto a poco più di 2000 yen a qualche sceicco in cerca di guadagni facili. 

La schiuma che galleggiava sul quel liquido sembrava sparita insieme alla sua freschezza, lasciandola calda e dall'odore aspro mischiato alla puzza di piscio. 

Una di quelle vecchie canzoni malinconiche riempiva il locale insieme al brusio dei guerrieri che, stanchi, si godevano quella serata prima della conquista in qualche altra galassia. 

Le luci soffuse coperte in parte dalla coltre grigia del fumo dei sigari, pungente ed amara come lo sguardo del Saiyan seduto in disparte; una gamba sporta in avanti coperta in parte dall'ombra della superficie in mogano su cui era appoggiato con un gomito, sostenente tutto il suo peso.

 Il piede destro, che lentamente seguiva il ritmo di quella squattrinata melodia, fasciato da uno stivale che gli arrivava fino al polpaccio lasciando scoperto l'arto fino alla coscia, olivastra, come il resto della pelle del suo tonico corpo.

Labbra secche ed un orribile sapore nella bocca che cercava irrimediabilmente di corrompere facendo qualche sorso dal recipiente in vetro ostentato da macchie simili a impronte. 

Fece una smorfia, aveva perso il suo dolce sapore e non valeva più berne.

Alzò la mano sinistra, poggiata poco prima sulla fronte per tenere un minimo di controllo prima di crollare col capo sul duro legno con un tonfo. 

' Porco…' 

Il braccio ancora alzato con l'indice in su per richiamare l'attenzione di qualche cameriera, la testa dolente ed il suono sempre più ovattato delle chitarre e bassi nelle sue orecchie.

Qualche borbottio incomprensibile che a malapena lui stesso comprese, dovette fare uno sforzo immane prima di rimettersi diritto sullo schienale del divanetto in pelle, sgualcito in alcuni punti e con macchie di dubbia origine.

Le sue tempestose iridi vagarono intorno nel tentativo di scorgere qualcosa di interessante per non far parlare i demoni, che con foga e rabbia gli urlavano contro, nella sua contorta mente.

Un piccolo sorrisetto nel notare una delle cameriere rivolgergli uno sguardo curioso ed a tratti divertito, iniziò davvero a pensare che quella serata carica di pioggia e demenza sarebbe potuta diventare non spiacevole, magari in compagnia di quella aliena dalla pelle bluastra e rossi occhi. 

La coda gli si rizzò in un attimo nell'immaginarla già in posizioni poco caste; con la gola infiammata dalle troppe urla, la piccola figura arsa di passione. 

Peccato che, dopo giusto qualche secondo di estasi totale nel fissare il vuoto, si accorse di avere ancora il braccio in quella stupida posa.

Imprecò più volte sottovoce dando persino colpa della sua sbadataggine alla linfa sorseggiata qualche minuto prima.

Socchiuse le palpebre giusto il tempo di riprendersi, i suoi sensi così precisi e perfetti sul campo di battaglia erano andati a farsi benedire. 

Maledizione, Turles riprenditi. 

Riprenditi cazzo.

Sbuffò lasciandosi crollare sul divanetto con la testa all’indietro, i crini corvini appoggiati contro l'incavo della finestra, di cui fuori la limpida lastra si poteva intravedere la furia del tempo, in sintonia con il bordello nella sua anima ed oltre. 

'Re Bello! Ora puoi anche leccarmi i piedi!' 

'Non credo che tornerò più a casa' 

'Ma dove va questa bellezza tutta sola?' 

'Giuro che ti meno!' 

Implorava silenzio, dentro di sé lo gridava a cuore aperto.

Silenzio.

Che razza di desiderio per uno che, per silenzio, conosceva solo la supplica delle sue vittime, il gorgogliare del sangue dai profondi tagli alle laringi, la risata sadica che potente si liberava dai suoi polmoni ormai a guerra finita.

Silenzio poteva essere forse il rumore stesso?

Assordante.

Ti divora da dentro come un mostro e ti strappa con forza le viscere, si bea del tuo dolore e senza fine, estenuante, continua nel suo intento portandoti alla più completa pazzia. 

Che ne poteva sapere lui, un attimo di tranquillità equivaleva al sopraffare delle sue più oscure e violente personalità. 

Per questo forse rimaneva rintanato lì; in compagnia di una birra senza sapore, la musica in ripetizione da un Jukebox mezzo scassato, i colpi violenti della sua testa sul tavolino alla perdita di autocontrollo e la pioggia. 

Fate silenzio, dannazione! 












  
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