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Autore: haleya    21/07/2018    0 recensioni
" « Cerco il tuo viso nei miei ritratti, il tuo sguardo in quello delle persone che incontro, il tuo profumo nel mio giardino... Cerco le tue mani e le tue carezze fra le lenzuola la sera, sognando di dormire stretto a te. »
Quella confessione provenne dal profondo del cuore e si sentì talmente tanto fragile e vulnerabile in quel momento che si strinse ancora più forte a lui. "
In Corea del Sud regna da anni la dinastia Lee, famiglia apparentemente perfetta che in realtà nasconde segreti oscuri. I protagonisti di questa storia sono i due principi gemelli Minhyuk e Daeyoon che per puro caso incontreranno due misteriosi gemelli, James e Spencer. Essi sono alla ricerca dell'assassino del loro padre e sono dei mutaforma, dettagli che li lega fortemente -a loro insaputa- ai principi.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Breve spazio autrice: Questa storia è stata creata (e ruolata) da me e dalla mia partner di role, difatti la FF è comosta da estratti di role e parti "indedite", elaborate dalla sottoscritta. Minhyuk e Daeyoon hanno il volto di Minhyuk (Monsta X) mentre quello di James e Spencer quello di Jonghyun (SHINee). Voglio dedicare questa FF alla mia partner di role S. per la persona meravigliosa che è. Ti voglio tanto bene grazie per tutto quello che fai per me!

La noia: quel sentimento negativo pervadeva Minhyuk quando trascorreva i pomeriggi d'inverno ad osservare la neve cadere sul prato dell'immensa villa in cui viveva, poggiato con un gomito al bordo della finestra; curioso, soleva dirigere lo sguardo verso l'alto per identificare figure nelle grosse nuvole che andavano a ricoprire il cielo a causa delle pessime condizioni climatiche. Quando poteva però, Minhyuk amava evadere dalla realtà anche fisicamente: era stato coperto fin troppe volte dalla governante, colei che fin dai suoi primi giorni di vita lo aveva accudito. Ai reali era severamente vietato ogni tipo di uscita informale, se non autorizzati dal Re e accompagnati da una guardia reale. In teoria. 
In pratica... Ogni scusa era buona per evadere da quel carcere per qualche ora. In fin dei conti nessuno notava la presenza o l'assenza di Minhyuk e lui, furbo, aveva imparato a sfruttare ciò a proprio favore. 

« Ma... Dove sta andando? Signorino? Mi risponda! Signor- »   

La storia si stava ripetendo ancora una volta. Era raro vederlo stare in casa, la odiava: era fredda, cupa, priva di qualsiasi tipo di amore... sembrava rispecchiare il proprio carattere. Forse era quello il motivo per cui la odiava così tanto. Tutti i ricordi legati all'infanzia erano legati a quella casa e Minhyuk si sentiva soffocare. 
Suo padre era troppo occupato a lavorare per accorgersi della sua assenza e del fatto che, ogni mattina, afferrato il proprio bloc-notes sgattaiolava via dalla villa lussuosa per abbandonare la zona più ricca di Seul con l'ausilio dei mezzi di trasporto con cui si recava in qualsiasi area della grossa metropoli. 
Seduto su un mezzo pubblico, su una panchina o ad un tavolo in una caffetteria, amava ritrarre attimi di vita quotidiana in schizzi un po' pasticciati e confusionari, proprio come le proprie idee e la propria mente. Quel giorno stava cercando un posto decente in cui recarsi, un luogo tranquillo dove sperava di non essere riconosciuto e in cui poter disegnare in pace, senza fastidi. 
Così girò diversi quartieri fin quando non fu in grado di trovare una caffetteria -ricerca difficile dato il suo essere fin troppo particolare e capriccioso- che riuscisse a soddisfarlo. 
Non c'erano molti clienti in quella fascia d'orario e sembravano essere persone umili, elemento che giocava sempre a proprio favore nel non essere riconosciuto. Entrò e si accomodò ad un tavolo accompagnato da un cameriere, iniziando da subito a scrutare ogni minimo dettaglio; in quel momento non passò inosservato agli occhi del giovane principe, la figura di un uomo alto e dalle spalle ampie passare accanto a sé per andare ad accomodarsi al pianoforte. 
Musica dal vivo? Un punto a favore per quel nuovo locale.
Sembrava un uomo qualunque, eppure qualcosa colpì Minhyuk a tal punto da non riuscire a staccargli gli occhi di dosso: sembrava trascinarsi su sé stesso come dolorante, affaticato. Il suo abbigliamento era semplice: ciò che risaltava era il maglione bianco a collo alto che indossava e che sembrava candido e mordo già solo alla vista. Lo osservava con discrezione, attraverso le sottili lenti dei propri occhiali, con le labbra carnose lievemente schiuse e il suo solito fare impacciato e svampito che lo caratterizzavano da sempre.
Fu in quel momento che l'uomo misterioso sollevò lo sguardo, puntandolo dritto in quello di Minhyuk come se avesse capito che lui lo stava osservando. Si sentì colto in fragrante: rabbrividì e abbassò il capo, evitando qualsiasi tipo di contatto con lui. I capelli tinti di un rosso scarlatto mettevano in risalto la carnagione chiara del ragazzo, evidenziando il rossore delle gote spuntato a causa di quel contatto. 
Quello che più lo colpì fu il colore delle sue iridi: erano chiare e cristalline, lo sguardo profondo e tagliente. Bastò pochissimo per capire che quelle non erano semplici lenti a contatto... neanche quelle più costose sarebbero state in grado di donare un aspetto così realistico ai suoi occhi. 

"Com'è possibile?"

Pensò, tornando a concentrarsi sul blocco di disegni che aveva portato con sé. Mentre la matita scorreva morbida sul foglio chiaro, ecco che nasceva una figura del tutto nuova: un uomo dinanzi ad un pianoforte. Cullato dalla melodia a tratti dolce e malinconica, Minhyuk si immerse del tutto nel suo mondo. 

• • • •

Era trascorsa una settimana intera dall'ultima -ed unica- volta in cui era stato in quel locale. Eppure il ragazzo non riusciva a smettere di pensare a quell'uomo che aveva visto, alla sua musica, al suo essere misterioso... Enigmatico. 
Minhyuk non poteva immaginare ciò che il destino gli stava riservando: era legato profondamente a quell'uomo e solo tempo dopo avrebbe scoperto il perché. 
Era una fresca mattina d'inverno e il principe era appena sgattaiolato via da palazzo reale per prendere un mezzo di trasporto che lo avrebbe condotto in un piccolo e grazioso quartiere nella periferia di Seoul. 
I ciuffi ribelli rossi scivolavano lungo la propria fronte sfiorando le lenti più volte e Min sbuffava, tentando di spostarli in quel modo. Le mani erano nelle tasche e le braccia quasi penzolavano al di fuori di esse mentre con passo svelto entrò in un supermercato nei dintorni. Il negozio era pieno di scaffali, di prodotti con involucri colorati e Minhyuk trovava interessante tutto ciò: non aveva mai fatto personalmente la spesa ed era una situazione nuova ed eccitante per lui. Osservava quindi i vari prodotti alla ricerca di qualcosa che potesse attirare la propria attenzione, così girovagò per vari reparti fin quando non giunse a quello dei dolciumi: sembrava un bambino, stupito dalla quantità di dolci presenti. Non erano consentiti determinati cibi a casa propria, era da troppo tempo che non mangiava uno snack del genere. Osservò diversi scaffali fin quando non trovò qualcosa che potesse soddisfarlo abbastanza, così allungò il braccio nel tentativo di afferrarlo ma ogni sforzo sembrò inutile: era troppo in alto e non riusciva a raggiungerlo. Allo stesso tempo un uomo imboccò quel reparto, diretto verso la cassa alla fine di esso; stringeva in una mano il cestino colmo di frutta, verdura, carne magra e cibi ipocalorici. Minhyuk non lo notò fin quando passando di lì si fermò dietro di se e afferrò la confezione da lui cercata per poi portarla in basso all'altezza del giovane. 

« Ecco. » 

Affermò secco, il tono morbido che nascondeva una certa indifferenza. 
Minhyuk sbarrò gli occhi e percepì le gote tingersi lievemente di rosso: era il pianista.
Il suo sguardo era impassibile, impenetrabile ma nonostante ciò Minhyuk riuscì a captare quell'alone di malinconia che aveva già visto la settimana prima. Probabilmente l'uomo dinanzi a sé aveva notato il viso elegante e fine del principe, la pelle pallida e incorniciata con armonia dai capelli rossi, dettagli che lo caratterizzavano. Ma capì immediatamente dal suo sguardo che non lo aveva riconosciuto né come principe, né come cliente.
 
« La ringrazio. » 

Sussurrò afferrando timidamente il pacchetto. Lo sguardo era totalmente catturato dal suo ed evitare di perdersi in quelle meravigliose iridi cristalline era impossibile. Notò poi gli occhi del maggiore cadere quasi involontariamente sul tatuaggio che Minhyuk aveva sull'avambraccio a causa della manica la quale era scivolata verso il basso nel tentativo di prendere i biscotti. Il tatuaggio rappresentava un lupo stilizzato con una parte del muso ricoperto di fiori e due occhi blu, profondi. Era fin da piccolo che sognava quel lupo e il pianista sembrò particolarmente attratto da esso probabilmente a causa delle iridi del lupo, quasi identiche alle sue. 

« Nulla. Bel tatuaggio. » 

Mormorò lui, flettendo le labbra in un sorriso debole, prima di abbassare lo sguardo sul proprio cestino e voltarsi per andare alla cassa. Min intanto era imbambolato. Letteralmente. Non riusciva neppure a comprendere il motivo, in fondo... Era un completo sconosciuto, perché stava reagendo in quel modo dinanzi a lui? Non lo comprendeva. Accennò un sorriso e percepì le guance colorirsi a quel complimento. 
 
« Grazie. » 

Sussurrò con lo sguardo rivolto verso il tatuaggio. Chinò il capo per soli due secondi eppure quando lo rialzò, lui stava già per andare via. 

« Lei è davvero un bravo pianista, comunque. » 

Affermò facendosi coraggio, anche se finì per pentirsi di averlo detto in quello stesso istante. Così il musicista si voltò di nuovo verso di lui, l'espressione palesemente sorpresa dettata dal sopracciglio inarcato e gli occhi spalancati, e insolitamente abbassò il cestino ai propri piedi. 

« Ci conosciamo? » 

Domandò con titubanza e perplessità sul viso, tanto da far battere forte il cuore a Minhyuk quasi impanicato.
Scosse il capo in un "no" e gli angoli delle labbra si sollevarono in un dolce sorriso, seppur lieve e appena accennato. 

« No, sono stato al locale una sola volta, ma è stato sufficiente per capirlo. »

Ammise iniziando a dondolare su sé stesso. Erano movimenti lenti, quasi impercettibili che Minhyuk faceva in situazioni in cui si sentiva un po' agitato. Interagire in quel modo non era affatto semplice per lui, era da sempre fin troppo chiuso.

«Oh... ti ringrazio» 
« Di nulla... » 

Sussurrò sentendo una strana sensazione persistere: si sentiva raggelato, immobile, totalmente assorto da lui. 

« È un bel posto, credo ci tornerò presto. » 

Aggiunse incontrando per alcuni svariati secondi il suo sguardo tagliente e i suoi occhi chiari, tanto particolari quanto belli. Lo sguardo del ragazzo lo
stava mettendo in imbarazzo e l'uomo abbassò il viso verso il proprio cestino.

« Sono sicuro che al mio capo farà piacere... Grazie ancora per i complementi. Buona giornata. » 

Affermò, flettendo ancora una volta un angolo delle labbra verso l'alto. Il musicista si girò di nuovo, pronto ad andare via, non prima di aver guardato ancora una volta quel ragazzo dall'aria così stralunata. I capelli rossi incorniciavano un volto che in quel momento possedeva un'espressione davvero buffa, ma era comunque elegante. Bello da vedere. 
Scosse una mano e si diresse verso la cassa, mentre Minhyuk gli rivolse un timido e dolce sorriso.
  
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