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Autore: DarkFoxChannel    21/07/2018    0 recensioni
Epsòdi è un continente sperduto, composto da sette regni sempre rivali e in guerra tra di loro.
Dark è un ragazzo della Lucasside che vorrebbe le cose cambiassero.
Con lui, alcune persone sognano in grande... ma i loro grandi sogni diventeranno una realtà?
Genere: Fantasy, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark era a Fraksa da cinque giorni e quattro notti. Condivideva la stanza della locanda con Enemy. Aveva inviato una lettera agli altri due, per informarli della sua conoscenza con il ragazzo e del suo interesse verso i loro piani. Ora li stava aspettando insieme ad Enemy alla stazione di posta di Fraksa. A differenza di Sparsinia, la piccola città non aveva mura ed era circondata dalla natura. Un grande fiume che partiva dal confine tra Kittonia e regno di Henn passava accanto alla città. Per raggiungere il confine nord, lo si doveva guadare: ma c’erano posti in cui era poco profondo ed era facile. Dalle sei di mattina, quando Dark ed Enemy avevano cominciato ad aspettare, erano arrivati solo tre viaggiatori. Erano le otto e mezzo quando i due arrivarono. «Beh, Enemy, eccoli.», Dark si alzò dal muretto su cui era seduto e andò incontro ai due, entrambi sullo stesso carro trainato da due draghi asino. «Roger e Lino, vi presento Enemy Adriansson. Enemy, questi sono Lino Robertson e Roger Robertson. Sono fratelli», Dark fece le presentazioni. Roger era il più grande dei due fratelli, aveva ventitrè anni, era un uomo altissimo e forte, con i capelli corti biondi e gli occhi piccoli scuri. Lino, di ventuno anni, era invece abbastanza basso, ma aveva capelli e occhi dello stesso colore. Strinsero entrambi la mano a Enemy. «Nella stanza in locanda di Enemy c’è spazio per altre due persone. Possiamo andare lì», propose poi Dark, e tutti e tre annuirono. «Sono contento che tu abbia conosciuto Enemy, un’altra persona per aiutarci... peccato tu non abbia incontrato nessun altro», Roger sussurrò al ragazzo, poi passò insieme a Lino a fare conoscenza con il nuovo alleato. La locanda di Enemy era poco costosa ma decente, in una stradina secondaria che partiva dalla via principale. Era un edificio antico ma restaurato, di mattoni di pietra liscia. La porta era di una scadente imitazione del prezioso abete Frakseio ed era stata aggiunta in un secondo momento. I quattro entrarono, presero le chiavi e andarono nella stanza di Enemy. «Ovviamente siamo solo in quattro, e questa rivoluzione è impossibile da attuare. Prima di pensare alle strategie per attuarla, dovremmo pensare a reclutare nuovi alleati», Dark cominciò. «Un uomo qualunque non sarebbe mai capace di comprendere i nostri ideali, però», Enemy osservò. Roger annuì. «Dovremmo cercare di attirare intellettuali non corrotti dalla nostra corona», aggiunse. «E come potremmo fare? Dovremmo spargere in tutta la Lucasside avvisi su un incontro per intellettuali...», Lino disse, e Dark annuì. «Non sembra una cattiva idea. Ma per fare in fretta dovremmo dividerci e distribuire gli avvisi nelle maggiori città», suggerì. «Cioè? Sparsinia, Marjudes e Saffstal?», chiese Enemy. «Sì, esatto. E già che ci siamo, qualcuno può rimanere qui a Fraksa... credo resterò io», suggerì Roger. «Ottima idea. L’incontro si terrà in casa mia tra una settimana, abbiamo almeno cinque giorni per spargere la voce», Dark annunciò a voce più alta. «Roger resterà qui, io andrò a Marjudes, Enemy a Sparsinia e Lino a Saffstal. Vi va bene?», aggiunse poi. Tutti annuirono. Passarono un’altra notte a Fraksa, e il giorno dopo di mattina presto andarono alla stazione di posta. «Mi raccomando. Tra sei giorni, a Sparsinia per preparare l’incontro.», disse Lino, serio; poi fu il primo a prendere un carro con drago e a partire, spronando l’animale verso ovest, dove avrebbe guadato il fiume per raggiungere Saffstal, non lontana dal confine. Sia Dark che Enemy dovevano andare a sud, ma il viaggio del primo sarebbe stato molto più lungo, e Marjudes era anche un po’ spostata verso est, rispetto a Sparsinia. Aspettò Enemy prima di partire, dopo aver preso il carro e il drago. «Facciamo il viaggio fino a Sparsinia insieme?», chiese quello dopo averlo trovato fuori dalla stazione di posta fermo. «Sì, ti va?», rispose Dark, e l’altro annuì. Spronarono i draghi e cominciarono il viaggio, verso le sette del mattino. Dark adorava il tragitto tra Fraksa e Sparsinia, bellissimo e incontaminato. L’erba ai lati del sentiero, dato che ormai era marzo, cominciava a prendere il colore dello smeraldo e a quell’ora coperta di rugiada che scintillava d’oro e argento al sole. «Guarda», lo chiamò Enemy fermando il drago e scendendo dal carro. Si inginocchiò per terra. Dark si fermò e lo seguì: c’era un bocciolo bianco per terra. «Questo è il Frakseiolore», osservò meravigliato. Avvicinò una mano e lo sfiorò con le dita per muoverlo: alla base aveva degli archi celesti come disegnati. «Quest’anno cominciano a spuntare presto, eh?», Enemy disse. «Eh già. Di solito arrivano poco prima dell’inizio della primavera... però stavolta mancano venti giorni». Il Frakseiolore era un bellissimo fiore che si trovava solo nelle pianure presso Fraksa: era quindi raro. Dopo essere sbocciato, aveva petali candidi, lunghi e tondeggianti alla base, che finivano in una punta azzurra. Il gambo era lungo e le foglie belle e aggraziate anch’esse. «Va bene. Riprendiamo il viaggio, ora...», si riscosse Enemy dopo un po’ e tornò sul carro. Dark fece lo stesso e proseguirono il viaggio. Al fiume si fermarono di nuovo, per riempire le borracce e far riposare i draghi. Dark si sedette sulla riva. Il fiume era placido e pulito, scorreva senza intoppi e scintillava al sole del mattino. Qualche pesce stava nuotando. Poi il ragazzo notò qualcosa che galleggiava a qualche metro da lì. Era una bottiglia chiusa con cura con un tappo di sughero, e dentro c’era una pergamena. La prese, avvicinandola a riva con un bastone, e la aprì. “Sono venuto a sapere che sei partito un po’ di giorni fa. Ora sarai arrivato a destinazione,” e dopo queste parole Dark rimase intrigato. Non pensava il messaggio fosse rivolto a lui, ma era curioso. “... ma non si sa mai. Spero tu legga questo messaggio. Non so se è quando questo messaggio ti arriverà, ma ti informo che il due marzo, di mattina, sarò ripartito da Sparsinia in direzione Saffstal, perché sono stato informato della presenza di un animale fuori controllo che sta causando molti danni sulla strada.” A Dark si fermò il cuore quando lesse le ultime parole. “Firmato: L. R.” «Enemy!», gridò, facendo sobbalzare l’altro, che stava seduto su un ceppo lontano dall’acqua. Gli spiegò brevemente la situazione, la precedente lettera di L. R. e il contenuto di quella appena trovata. «Sì, interessante. Ma abbiamo altri piani...», Enemy osservò. «Andiamo... aspetto di parlare con L. R. da due settimane. È un aiuto sicuro per la nostra causa», lo implorò Dark. Enemy sbuffò. «E va bene... ma non pensare di lasciarmi andare a Sparsinia. Vengo con te. Tu giri completamente disarmato - se fosse una trappola o se ci fosse davvero un animale fuori controllo, rischieresti la vita in entrambi i casi», disse. «E perché, tu hai qualche arma a parte il pugnale alla cintura?», chiese Dark, ironicamente, mentre saliva sul carro. Ma effettivamente Enemy rovesciò un grosso sacco che aveva portato sulle spalle alla stazione, e con un clangore metallico ne uscirono due spade, un grande arco in legno e uno scudo dello stesso materiale, ma con qualche borchia metallica. «Tieni una spada», disse a Dark, che senza parlare prese una lama. Cominciarono a viaggiare verso Saffstal, dopo aver guadato il fiume nel punto più basso. Lontano da tutti i sentieri c’erano ancora più animali e piante del solito. Alle nove e mezzo arrivarono sul sentiero tra Saffstal e Sparsinia. «Bene, quindi ora dove andiamo? Verso Saffstal o verso Sparsinia?», Enemy chiese. «Io direi verso di là», rispose Dark, indicando una collinetta alta una ventina di metri poco distante da dove si trovavano. Sulla cima c’era una grotta naturale, con muschio e piante che pendevano dall’arco dell’entrata. I due ragazzi andarono con il carro fino alla base, poi li legarono a un albero e cominciarono a scalare e a sentire ringhi e altri rumori sinistri. Arrivarono all’entrata della grotta, e tutto ciò che Dark riuscì a vedere fu un muro di squame verdognole. «Quello... è...», mormorò Enemy, con gli occhi sgranati. «Allontanatevi!», sibilò una voce. Veniva dai cespugli. Dark ed Enemy la raggiunsero. Era un uomo sulla ventina, con una spada e uno scudo e un arco con faretra sulla schiena. «Ma tu...», disse vedendo Dark. «Io cosa?», quello chiese. «Nulla», sussurrò l’altro dopo qualche secondo, scuotendo la testa. «Avete visto che sta mangiando?», chiese l’uomo. Gli altri due risposero negativamente. «Io l’ho visto. Era un uomo. L’ha trascinato nella tana cinque minuti fa... l’aveva ucciso lontano da qui.», spiegò quello, guardando per terra con un’espressione in mezzo tra il disgusto, la determinazione e la paura. «Aspetto torni fuori per piantargli una freccia in fronte e farla finita.», concluse. «Voi allontanatevi.», ma Dark rispose: «No, L. R.. Aspetto di incontrarti da tanto, e non ti lascerò rischiare così tanto», Dark gli rispose determinato. «Allora ci ho visto giusto. Sei tu.», sussurrò L., sgranando gli occhi meravigliato. «Mi presento, sono Lican Rafaelsson, un soldato che viene da Sparsinia. Non ti ho raggiunto in tempo perché sono stato trattenuto al confine per contenere un tentativo d’invasione della Gàllade. Sono arrivato il 27 febbraio, ed eri già partito... sperando fossi ancora in viaggio, per qualche motivo, ho inviato il messaggio il giorno dopo.», spiegò. Si sentì un rumore di ossa spezzate. «Ha finito», sussurrò Lican, mettendosi in posizione. Enemy prese l’arco e una freccia, e Dark strinse la spada, anche se gli tremavano le gambe e non aveva idea di come avrebbe fatto a combattere una creatura del genere. Qualche istante dopo, l’animale uscì dalla grotta. Era lungo almeno quattordici metri, con le gambe relativamente corte e tozze, ma spesse, con artigli enormi e ricurvi. La coda era metà della lunghezza dell’animale, e il collo era lungo tre metri e mezzo circa, con una grossa, lunga e compatta testa. Aveva corna lisce rivolte all’indietro e denti che spuntavano dalla bocca: ma la cosa più impressionante erano le ali da pipistrello, con membrane più scure del resto del corpo, piegate sulla schiena. Gli occhi erano stretti e piccoli, gialli, con pupilla da serpente, e iniettati di sangue. Lican doveva abbattere un drago.
   
 
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