Non
ci posso credere. L’ho fatto.
Alla
fine l’ho fatto, ho lasciato Chalacta e sono nello
spazio.
Un’enorme
palla rossa e blu … fa impressione vederlo da quassù.
I
viaggiatori han sempre detto che sono colori particolari da vedere assieme, lasciata
l’atmosfera.
Anche
papà dice che abbiamo panorami singolari. Mi ha mostrato immagini di altri
pianeti, pare che nella maggior parte della galassia gli alberi abbiano foglie
verdi e non rosse e gialle come da noi. Non vedo l’ora di vederli!
Spero
solo che mamma non si accorga troppo presto della mia fuga e non avverta papà
di mettersi alle mie calcagna.
Poveretti.
Spero non si preoccupino più del dovuto. Mi dispiace aver disobbedito, ma loro
devono capire che non possono costringermi a restare su Chalacta
per tutta la vita.
Non
ho niente contro il mio pianeta, anzi, lo amo! Però voglio anche viaggiare,
vedere posti nuovi, conoscere altre culture … non mi basta più leggere di
storia, religioni e tradizioni: voglio conoscerle, voglio viverle in prima persona,
toccarle con mano.
“Ehi,
datti una mossa! Non ti ho presa a bordo per battere la fiacca.”
Mi
fa sobbalzare!
“Uh!
Sì, mi scusi, signor Ohnaka, comincio subito.”
Il
weequay ridacchia e scuote la testa grigio-viola,
agitando i capelli neri, si allontana borbottando divertito: “Signor Ohnaka … suona bene.”
Non
so se ho fatto davvero bene a fidarmi di questo contrabbandiere.
Fidarmi
di un contrabbandiere. Adesso che lo dico, mi accorgo di quanto sia poco
sensato. Sono stata avventata per la mia età … a ventiquattro anni dovrei
essere più prudente … però è anche vero che la clandestinità era l’unico modo
che avevo per andarmene.
O
contrabbando, o documenti falsi, non c’erano altre scelte. Nessuna nave
interplanetaria mi avrebbe permesso di partire.
Via,
devo mettermi al lavoro, se non voglio mettermi nei guai con questo fuorilegge.
Meglio non attirarsi antipatie finché sono su questa nave. Appena sbarcata,
potrò andare ovunque voglio, i crediti non mi mancano.
“Brava,
brava. Non mangiavamo così bene da un pezzo. Vero ragazzi?”
I
sei contrabbandieri annuiscono e paiono concordare con le parole del loro capo.
Meno
male, temevo fosse difficile soddisfare i gusti di così tante razze diverse: ci
sono un paio di devaroniani, un falleen,
un rodiano e altri due weequay. Sono l’unica umana.
“Domani,
devi essere all’altezza … cosa, ragazzì … Com’è che
ti chiami?”
Gli
dico il mio vero nome? No. Se poi i miei dovessero cercarmi e diffondere il mio
nome, Ohnaka potrebbe ripensare a me.
Devo
però sceglierne uno che mi è famigliare, così da voltarmi quando mi chiamano.
Il
nome d’iniziazione al tempio andrà benissimo.
“Devagiri.”
“Ci
voleva molto a dirlo?”
È
arrabbiato?
“Tranquilla
che qui stai tra amici.”
Il
capitano ridacchia ancora. Deve aver notato che sono tesa … mi pare però che
voglia essere amichevole.
“Dai,
su, prendi la bottiglia gialla e un po’ di bicchieri che stiamo in allegria.”
Eseguo
subito. Bevo anch’io qualche sorso, dopo che tutti gli altri si sono serviti.
Ach!
È
un sacco alcolico. Non avevo mai assaggiato qualcosa di così forte … meglio
lasciar stare, non voglio perdere lucidità qui.
Non
voglio attirare l’attenzione, resto un po’ in disparte e appena vedo che si
sono un po’ distratti, mi ritiro nella mia cabina.
Cabina
è una parola un po’ grossa, in realtà. Diciamo che c’è lo spazio per una branda
incastrata nella parete e lo spazio per mettersi in piedi. Beh, non potevo
certo aspettarmi del lusso.
Non
voglio lamentarmi, non voglio iniziare a rimpiangere le comodità dopo appena
una manciata di ore fuori casa. Se lo spazio è angusto, mi accontenterò. In
fondo perché dovrei volerne di più? In cabina ci sto giusto per dormire, per il
resto ho a disposizione l’intera nave, quindi va bene così.
Prendo
lo zainetto che mi sono portata dietro. Non contiene molto di utile: sarebbe
dovuto essere il mio equipaggiamento al tempio, quindi solo vestiti e poco
altro, compresa la statuetta di Sri Kalki.
La
tiro fuori e la carezzo un poco. Gli occhi del dio mi fissano con benevolenza,
non è arrabbiato, anzi credo proprio che approvi questa fuga.
Una
piccola oblazione farà solo bene, magari mi sarà propizia per le avventure che
mi aspettano.
Avventure
… chissà in che cosa mi imbatterò. La Nuova Repubblica sta facendo del proprio
meglio per trovare un’organizzazione ottimale, sta cercando di riprendere la
forma che aveva la Vecchia Repubblica ma evitando gli sbagli e la corruzione
che ha portato all’Impero. Gestire le autonomie di così tanti sistemi e, allo
stesso tempo, non indebolire troppo la centralizzazione del potere del Senato
Galattico, è un’impresa ardua.
Nello
spazioporto ho spesso sentito raccontare che nonostante i molti sforzi per
ripristinare un efficiente servizio d’ordine e sicurezza, la maggior parte
delle attenzioni e delle risorse della Nuova Repubblica sono convogliate in
altri settori e il potere dei sindacati criminali è ancora forte.
Non
vorrei ritrovarmi inguaiata con loro per sbaglio.
Chissà
se questi contrabbandieri sono affiliati a qualche organizzazione o se sono
indipendenti. Spero la seconda; di simboli non ne ho visti da nessuna parte.
Ogni
tanto vagheggio di ritrovarmi in rocambolesche situazioni, soprattutto mi
immagino a mettere i bastoni tra le ruote ai malviventi … però mi rendo conto
che certi sogni è meglio non diventino realtà: anche se mi è stato insegnato a
difendermi, dubito che saprei cavarmela.
Ecco,
avrei fatto meglio a portarmi un’arma dietro.
Oh,
è anche vero che ho agito d’impulso; quando sono uscita di casa, non avevo idea
che avrei abbandonato Chalacta.
Beh,
comunque la mia intenzione non è certo quella di frequentare i bassifondi,
quindi dovrei stare tranquilla … No, preferisco procurarmi qualcosa. I blaster sono facili da reperire, ma non sono certo la mia
specialità. Chissà se, quando sbarchiamo, riesco a trovare una vibroblade.
Ci
penserò, adesso mi conviene dormire … sperando di dormire, nonostante questo
freddo. Non c’è nemmeno una coperta. Nessuno mi aveva detto che nello spazio
c’è freddo.
Alla
fine sono riuscita a dormire qualche ora. Dopo essermi rigirata nella branda in
dormiveglia per non so quanto, ero riuscita finalmente ad assopirmi e poi mi
sono svegliata di soprassalto con Ohnaka che bussava
insistentemente alla mia porta, urlando che dovevo preparare la colazione.
Mi
sono precipitata in cucina e ho provveduto subito; per fortuna ieri non mi ero
cambiata per dormire e quindi ero già vestita.
Devo
essere lontanissima da casa, ormai, se abbiamo viaggiato nell’iperspazio per
tutta la … notte?
Esiste
la notte nello spazio?
Beh,
effettivamente esiste una giornata standard convenzionale per tutta la galassia
per potersi capire, però ogni pianeta segue i propri cicli. Farò bene a
impostare il mio orologio sul sistema della Repubblica e disinserire quello di Chalacta.
“Ehi,
ragazzì, metti tutto da lavare e spicciati. Tra poco
atterriamo.”
“Sì,
subito, signor Ohnaka … Mi scusi, potrei sapere qual
è la nostra destinazione?”
Scoppia
a ridere. Perché?
“Ragazzì, stai certa di aver deciso bene a partire? Da come parli,
sto qua non è certo il tuo ambiente.”
Eh,
lo so anch’io.
Rimango
posata, oppure gli rispondo a tono?
No,
un cambio di atteggiamento lo farebbe incuriosire … non voglio domande.
“Non
si preoccupi, ho ponderato con attenzione la mia scelta.”
“Ponderato?
Sarà la seconda volta in tutta la mia vita che sento sta parola. Va beh,
comunque stiamo per arrivare su Florrum. Tienti pronta.”
Florrum … è nell’orlo
esterno, mi pare. Speravo di dirigermi verso il centro della Galassia …
pazienza: se qui sono capitata, qui apprenderò qualcosa, insomma non sprecherò
il mio tempo.
La
nave è atterrata. Non abbiamo nemmeno dovuto superare controlli di sicurezza o
altro. Parrebbe che la Nuova Repubblica sia assente, qui e che nessuno governi
il pianeta. O forse questi contrabbandieri sono talmente noti che non hanno
bisogno di identificarsi.
Non
è affare mio. Adesso devo solo aiutare a scaricare le casse in stiva e poi me
ne andrò e non dovrò più stare in mezzo a criminali.
Mi
guardo attorno ma non c’è molto da vedere: siamo in una piattaforma di
atterraggio privata, chiusa ai lati e non mi è dato osservare il resto dello
spazioporto.
Tutte
le casse sono caricate su un veicolo di terra per il trasporto. Qui sono
parcheggiate anche alcune spiderbike.
Ecco,
adesso la stiva è vuota, posso …
Sento
la punta di un blaster alle mie spalle. Che cosa …?
Ohnaka balza davanti a
me, ma qualcuno sta continuando a tenere l’arma premuta contro di me. Se faccio
un passo o un movimento, aprono il fuoco e mi ammazzano, prima ch’io possa
reagire.
“Che
fai?!” esclamo bruscamente.
È
più un pretesto per rompere il silenzio che una reale minaccia. Mi pare ovvio
vogliano i miei crediti.
“Mi
sono consultato con i miei uomini e abbiamo pensato che sei un bottino da non
lasciar andare via … una chalactiana è merce rara, si
sa che di rado lasciate il vostro pianeta, quindi … venderti frutterà
parecchio.”
Cosa?!
Vendere?
“Io
non sono una schiava, sono una …”
“Dimostralo,
ma non credo che interesserà a qualcuno.”
Fa
un cenno e qualcuno mi cala un cappuccio sulla testa e non vedo più nulla,
qualcun altro mi ammanetta i polsi.
Ho
un gran brutto presentimento.
Mi
strattonano. Meglio assecondarli e aspettare di avere un quadro della
situazione più chiaro per capire come fuggire.
Mi
fanno salire sul furgone con le casse e si parte. Nessuno parla ma so di non
essere sola: sento che ci sono due uomini qui a tenermi d’occhio.
Dopo
un po’ mi fanno scendere e camminiamo ancora. Dai rumori attorno mi pare che
stiamo varcando un portone molto grande, forse fa parte di una fortificazione. Entriamo
in un edificio, sento delle voci, un brusio continuo che, però, va pian piano
affievolendosi.
Quando
mi levano il cappuccio, vedo che mi hanno condotta al cospetto di un anziano weequay, molto somigliante ad Ohnaka,
ha delle specie di zanne bianche che gli spuntano dalle guance come una sorta
di bizzarra barba della loro specie.
Sta
seduto su una specie di seggio imponente, forse un vecchio trono riutilizzato. Attorno
ci sono persone di varie razze, tutti armati. Fissano me e i miei rapitori.
Ohnaka prende la
parola: “Padre, guarda che cosa ti ho portato, direttamente da Chalacta.”
L’anziano
mi scruta dalla testa ai piedi. Mi sento un po’ a disagio.
Abbozza
un sorriso e dice: “Non male: capelli lisci e neri, pelle color sabbia … sono le
caratteristiche tipiche degli abitanti di quel pianeta. Ha pure quel buffo gioiello
tra le sopracciglia, ottimo! Peccato solo che sia grassoccia.”
“Sì,
ma tette e culo possono competere con quelli di una Twi’lek.”
Nel
dir ciò, il mio sequestratore mi schiaffeggia un paio di volte il sedere.
Gliela
taglio quella mano. Giuro che alla prima occasione … beh però è stato un poco
eccitante. Comunque non doveva osare!
“Vero.”
conferma suo padre “Ma quella pancia e quei coscioni
non si possono guardare … credo che schifano persino un Hut.”
Esagerato!
Non sono una palla di lardo.
Ride
pure, adesso.
Basta,
mi sono stancata di questa pagliacciata. Va bene evitare guai ed essere
prudenti, ma che mi si offenda così non posso sopportarlo.
“Possiamo
sempre segregarla e tenerla a digiuno finché non raggiunge una forma valida per
metterla all’asta.” sta dicendo Ohnaka junior.
Non
dovrei ricorrere alle mie doti di sacerdotessa davanti ad estranei, ma ne va
della mia vita.
Sri
Kalki, proteggimi tu!
Sferrò
un calcio al ginocchio ad Ohnaka che sta parlando col
padre ed è impreparato, poi all’altro tizio che mi è accanto, poi salto all’indietro:
sollevata a qualche metro da terra, faccio una capriola all’indietro a mezz’aria
e atterro in piedi in fondo alla stanza, ma guardando il weequay
in trono che mi guarda allibito.
Uno
che era sulla nave solleva il suo blaster e lo punta
verso di me.
È
il momento.
Anche
senza l’ausilio delle mani, mi basta lo sguardo per strapparglielo via, fargli
attraversare la stanza e tuffare fuori dalla finestra.
“Fermi
tutti!” esclama il capo “Quella è una Jedi! Liberatela,
ora.”
Jedi? Io? Ma che …?
Ho
sentito parlare di Jedi, ovvio, ho letto molto su di
loro, la Forza, le varie correnti filosofiche, il Lato Chiaro e quello Oscuro,
leggende di ogni genere, oltre ai dati storici. I racconti delle gesta di Skywalker sono giunti da noi come nel resto della Galassia,
ovvio. Papà dice pure di conoscerlo. Ma cosa c’entro io con loro?
Intanto
qualcuno è venuto a liberarmi i polsi.
Ohnaka anziano mi fa
cenno di avvicinarmi. È tutto contento, lo si vede non solo dal sorriso, ma
anche dagli occhi. Dice: “Il mio miglior amico era uno Jedi!
E poi io ho addestrato il primo Jedi-pirata: Ezra. Lo hai sentito nominare? Ah, che bello incontrare
giovani Jedi, io e loro siamo amici da tantissimo
tempo, fin dalle Guerre dei Cloni!”
Cos’è
tutta questa esuberanza?
“Ah,
bene.” mi limito a dire.
Questa
reazione proprio non me la sarei mai immaginata.
“Ascoltami,
lo faresti un favore al vecchio Hondo, in onore del
legame che ho con il tuo Ordine?”
Assecondiamolo:
almeno adesso non vuole più vendermi.
“Se
non è in contrasto con il volere della Forza, volentieri.”
“Oh,
bene, bene … Ti garantisco che non c’è nulla di losco. No, no. Vedi, tempo fa
ho trovato una mappa che indica il luogo di un tempio Jedi
... vorrei tanto andarci in pellegrinaggio ma, ogni volta che sono sul posto,
il tempio non c’è. Dicono che solo uno Jedi può
trovare l’ingresso dei loro templi. Dunque, mi daresti una mano ad entrare?”
Deglutisco.
Che
dirgli? Non troverò mai quella porta.
Non
sembra, però, disposto ad accettare un No
come risposta.
Bah,
io accetto, al più avrò occasione di scappare e intanto vedrò un posto nuovo. In
fondo i templi degli Jedi sono rari, soprattutto dopo
che l’Imperatore ne ha distrutti la maggior parte.
“D’accordo,
vi aiuterò.”
Ohnaka senior sorride
ancor di più e mi stringe la mano.