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Autore: Evola Who    22/07/2018    1 recensioni
Mentre me ne stavo immobile senza dire niente, il piccolo pubblico sotto di me iniziò a bisbigliare, confuso dal mio inaspettato silenzio, ma non mi importava.
“Leia” dissi a voce bassissima. Quasi un sussurro...
[Star Wars AU]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Han Solo, Principessa Leia Organa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Drive All Night.
 
Capitolo 1
The Working
Class.
 


New Jersey, Asbury Partk. Fine Maggio 1982. 22:30.
 
Cantare sul palco è una delle cose che amo più fare nella mia vita. Non importa se non sto facendo un mega concerto al Madison Square Garden di New York, ma in un piccolo bar sulle spiagge di Jersey Shore. Ma lì, in quel momento c’era il mio pubblico.
 
Uomini e donne di etnie e età diverse, che passavano otto ore o anche più delle loro vite, ogni giorno, a lavorare tra fabbriche di montaggio, negozi o dietro a una cassa, solo per cercare di sbarcare il lunario.
 
Ogni sera si trasformavano in persone attive ed energiche, mettendosi in mostra i loro stivaletti e jeans migliori per divertirsi fino a notte fonda tra musica, alcol e risate. 
 
E io sono uno di loro. Un elettricista in una fabbrica che si spacca la schiena per otto ore al giorno per avere uno stipendio minimo sindacale. Di sera, fino a notte fonda, mi diverto sul piccolo palco – e anche fuori da lì – a cantate a squarciagola e a scatenarmi come un idiota, senza che qualcuno mi dica nulla.
 
Con i capelli bagnati dal sudore che scende dalla fronte e le vene che si ingrandiscono sotto la pelle. Ma soprattutto, con quella adleriana che ti scorre per tutto il corpo, donandoti una energia quasi infinita che ti fa sentire invincibile.
 
Anche dopo essere sceso da quel palco e aver raggiunto i miei amici, mi sento come un re acclamato dai suoi sudditi. Voglio godermi queste serate fino all’ultimo, prima di rientrare in quella dannata fabbrica a spaccarmi la schiena.
 
E posso dire che sono fiero di suonare con la mia chitarra acustica di seconda mano, e di cantare con la mia voce rauca le canzoni scritte e composte di mio pungo. Canto le storie della mia vita da provincia e quelle della mia gente.

Non mi importa se mi diranno che sono una brutta copia di Bob Dylan dei poveri. Cantare è una delle cose che riesco a fare bene e con passione. E voglio solo dimostrare a tutti quello che sono capace di fare. E chi se ne frega delle persone che mi dicono che sto solo sprecando il mio tempo suonando in giro ed è inutile.
 
Vorrei dir loro di andare a farsi fottere, e che non capiranno mai la mia musica. E che forse, un giorno, farò successo e diventerò ricco grazie alle mie canzoni.
 
Dopo aver suonato l’ultima canzone, ricevo un affettuoso applauso da donne con giacche di jeans, pantaloni o gonne aderenti con la canotta sotto, i Jens scuri e gli stivaletti alti, e da uomini con jeans stretti e stivaletti e giacche di pelle, tutti pronti a divertissi durante una serata di fine primavera.
 
Inizio a parlare davanti al microfono: “Grazie, grazie mille! Siete un pubblico fantastico! Uno dei pochi che mi ascoltano mentre sono occupati a bere.”
 
La gente seduta ai tavoli e agli sgabelli ridono per quella battuta. Prefetto, ogni tanto ci sta una battuta tra una canzone e l’altra per attirare la loro attenzione. Così capiscono che sei anche una persona simpatica e ascoltano di più.
 
“Bene! Prima che tutti noi torniamo alle nostre tristi vite, canterò un'altra canzone!”
 
Il pubblicò alzò i bicchieri, entusiasta per le mie parole. Ridacchiai, divertito da quella scena, ma sodisfatto di essere apprezzato e di poter suonare ancora.
 
Cominciai ad accordare la chitarra, preparandomi per la prossima canzone. Ma quando alzai lo sguardo, vidi una cosa a cui stentavo a credere.
 
Una ragazza, o meglio, una giovane donna di 20 anni. Vestiva con una camicia bianca, un copri spalle corto di cashmere color verde acqua, jeans a vita alta chiari che lasciavano scoperti i polpacci, le scarpe di tela bianche con i lacci e la tracolla di finta pelle marrone intorno alla spalla.
 
Un look casual che faceva risaltare il suo corpo sottile, ma allo stesso tempo faceva capire che non apparteneva a quel mondo pieno di blue collars come in quel momento.

La prima cosa che vidi fu il suo viso: il suo dolce sguardo dipinto con un trucco leggero. Le labbra sottili, tinte di un leggero roso ciliegia, le guance colorate da una sfumatura di rosa e i suoi occhi color nocciola sembravano più grandi e luminosi. E infine, i suoi capelli di color castano scuro, ben ordinati e legati in una coda da cavallo.
 
Era ferma lì, davanti all’ingresso, in pendi. Guardava verso il palco, con un piccolo sorriso luminoso e cordiale. Io, invece, la fisso con sguardo stupito e confuso, come se avessi appena avuto una visione.
 
Mentre me ne stavo immobile senza dire niente, il piccolo pubblico sotto di me iniziò a bisbigliare, confuso dal mio inaspettato silenzio, ma non mi importava.
 
“Leia” dissi a voce bassissima. Quasi un sussurro, per evitare che si sentisse davanti al microfono. 
 
Lei alzò la mano, facendo un cenno di saluto mentre sorrideva divertita. Probabilmente per la mia espressione.
 
Merda!” pensai, nel panico. “E ora che faccio?”


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Note:
Nuova storia! :D
Lo so, ho solo due capitoli coretti. Ovvero, questo e 
il capitolo due. Ma, pubblicerò ogni domenica il nuovo
capitolo. E non, due volte alla settimana.
Sapete come si dice? "La pazienza è la virtù dei forti" :)
Comuque, questa storia è un misto dalla mia saga preferita e
dalla mia fissa musicale del momento, ovvero il Boss.
(in fatti "Drive All Night" è una sua canzone.) e volevo fare
questo espirimeto AU a,bietato dei anni 80'.
Se vado un pò fuori del presonaggi, mi dispiace.
Sopratutto per me, che cerco di essere più fedele 
prosibili hai i miei personaggi preferiti. 
Ma, questo è il mio periodo della "Espiremetazione" 
qundi, spero che vi piaccia! :D
Rigrazio a tutti quelli che leggerando della mia storia.
Qundi, vi auguro buona domenica. 

   
 
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