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Autore: Xephil    22/07/2018    7 recensioni
Concluso il Rating Game con Raiser, la vita di Zayden e del gruppo Gremory sembra essere tornata in una condizione di pace.
Ancora una volta, però, tale calma non è destinata a durare: due misteriose guerriere della Chiesa giungono in città per contrastare un nemico riemerso dal doloroso passato di Kiba e intento a scatenare un nuovo orrore sul mondo. E quando viene rivelata la sua alleanza con un nuovo, potente nemico in grado di minacciare le Tre Grandi Fazioni stesse, Zayden si troverà costretto da una parte a proteggere il suo nuovo gruppo e dall'altra a impedire che l'ormai furente Kiba sprofondi per sempre nello stesso baratro oscuro che lui ha già conosciuto: la vendetta.
Nel frattempo, altri individui riemergono dal passato e il futuro del Sekiryutei sembra divenire ogni giorno più incerto e buio...
Dalla storia:
[“E che altro dovrei dire con quest'improvvisata?!”
“Secondo te, cosa può voler dire che sono venuta qui? Non potrebbe essere semplicemente che un'anziana nonna è venuta a trovare suo nipote per vedere come sta, razza di somaro?”
...
"Sai, Ddraig, ho sempre più l'impressione di essere venuto al mondo proprio per rompere il culo agli esseri sovrannaturali come questo corvaccio!"]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rias Gremory, Un po' tutti, Yuuto Kiba
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'DxD: A Dragon's Fate'
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Life 2: I due volti della chiesa
 

DRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNN
 
Grrr…stavo dormendo così bene… DANNATA SVEGLIA INFERNALE!
 
[Fermo, partner! Non farlo, calmati subito! Calmati!]
 
La voce di Ddraig fu così improvvisa e perentoria che fermò di scatto il pugno che stavo per calare sulla sveglia. A quel punto, riacquistai appieno la lucidità. C’è mancato poco… Grazie, compagno. Non ci tengo a comprare un’altra sveglia nuova dopo nemmeno due mesi dall’aver preso l’ultima.
 
[Allora, cortesemente, impara a gestire meglio le tue emozioni mattutine. Giuro, appena sveglio, sei peggio di un gatto al quale è stata pestata la coda nel sonno!]
 
Bel paragone, bestione rosso. Quasi quasi me lo segno per riusarlo in futuro, ti spiace?
 
[Fai come ti pare, tanto anche potessi pagarmi i diritti d’autore, non me ne farei nulla in ogni caso da qui dentro.]
 
Yeah, fair enough, buddy. In ogni caso, grazie. Meglio alzarsi adesso.
 
[E pensi di riuscirci senza svegliarla?]
 
Ancora una volta, la sua domanda mi fece di colpo percepire appieno le sensazioni che sentiva il mio corpo e aprii gli occhi, lievemente infastiditi dalla luce solare che filtrava dalla persiana chiusa, per mettere a fuoco la familiare chioma cremisi di Rias che dormiva accanto a me, acciambellata come un leopardo sul ramo di un albero. A differenza dell’altra volta, stavolta la diavola era ‘semplicemente’ pressata contro il mio fianco destro e teneva il mio braccio corrispondente stretto al petto, mentre la sua testa poggiava sulla mia spalla. Inoltre, rispetto all’ultima volta, non era nuda, ma portava ancora la vestaglia con cui era arrivata da me e, anche se non nascondeva praticamente nulla delle sue forme più che generose, quel lieve velo protettivo fortunatamente mi impedì di sentire direttamente la sua pelle sulla mia, mitigando almeno un po’ i miei ‘istinti primordiali’.
Alla fine, dopo aver visto l’intera stagione 13 di RVB, Rias si era letteralmente addormentata di sasso sul mio letto e io, in un impeto di altruismo che non capivo nemmeno da dove mi fosse uscito, non solo l’avevo messa sotto le coperte, ma mi ero pure coricato insieme a lei. Probabilmente aveva percepito la mia presenza durante il sonno e mi si era così stretta al fianco in un’istintiva ricerca di calore e compagnia. Osservando il suo volto placidamente addormentato, non potei non chiedermi per l’ennesima volta come fosse possibile che avessimo legato tanto nel giro di poche settimane dal nostro Rating Game. Tutto era principalmente partito da lì, da quando mi aveva ringraziato per averla salvata dal matrimonio e averle insegnato le vere responsabilità di un leader, eppure stentavo ancora a credere che avessimo potuto migliorare tanto semplicemente dopo un evento simile. Il mio maestro aveva proprio ragione quando diceva che i legami più inaspettati si stringono dopo un conflitto!
D’istinto allungai una mano per accarezzarle alcune ciocche di capelli. Dio, se erano morbidi! E, dopo pochi secondi, vidi il volto di Rias tremare un attimo prima che le sue palpebre si aprissero lentamente.
 
“Yawn…” sbadigliò leggermente la rossa prima di fissare i suoi occhi nei miei. “Buongiorno, Zayden. Come… Aspetta, ma sei..?! O sono io che..?!” La vidi guardarsi intorno spaesata per qualche secondo prima di sospirare. “Sono io da te, vero?”
 
Quindi si era davvero addormentata senza rendersene conto… Doveva essere stanca anche lei dopotutto. “Hai preso sonno dopo che abbiamo finito la stagione, mentre spegnevo consolle e TV. Sembravi così tranquilla e placida che non me la sono sentita di svegliarti o portarti a casa, così ti ho lasciato dormire qui.”
 
“Capisco. Sei stato davvero gentile” mi disse lei con un sorriso riconoscente. Poi la sua espressione divenne perplessa. “Ma perché sei rimasto qui a dormire con me invece di spostarti da un’altra parte? Credevo non ti piacesse farlo con me accanto.”
 
“Non ho mai detto che sia sgradevole dormire con te accanto. Mi lamentavo solo perché lo facevi senza permesso e senza dirmi nulla, ma non di certo perché non sopporti l’idea di averti accanto. Per quanto riguarda la tua domanda, semplicemente ho pensato che te lo dovevo dopo l’altra sera, quando mi hai fatto compagnia per farmi dormire sereno. Volevo restituirti il favore, insomma.”
 
Rias mi guardò sorpresa prima di ridacchiare. “Restituirti il favore… Non si può proprio pensare di fare qualcosa per te senza ricevere qualcosa in cambio, eh?”
 
Sorrisi. “Diciamo che è nella mia natura.”
 
“Allora o la tua natura è fin troppo altruista o sei uno che non vuole assolutamente avere alcun tipo di debito, nemmeno quelli che vedi solo tu. Quale delle due?”
 
“Hmm. Entrambe.”
 
“C’avrei giurato. Mai una volta che tu scelga una delle due opzioni che ho pensato…” Da divertita la sua espressione cambiò ancora, stavolta in provocatoria. “Dunque ti piace dormire con me, eh? Pensa un po’…”
 
Oh, mannaggia! “Non-non lusingarti troppo! È stato solo un caso stanotte, visto che ti sei addormentata senza preavviso, quindi non abituartici!”
 
“Ah, adesso non provarci nemmeno a fare lo scontroso, carino! Alla fine della fiera, per quanto tu possa dire il contrario, non ti dispiace affatto la mia compagnia altrimenti non avresti dormito con me di tua volontà e nemmeno avresti accettato la mia proposta delle serate anime e affini! Avanti, nega adesso!”
 
“Non allargarti! Ho accettato di crearci quelle serate perché, primo, mi piaceva l’idea e, secondo, perché sei anche tu come me un’appassionata di certi programmi ed è più bello vederli insieme a qualcuno così, in modo da poterne poi parlare o discutere al meglio! Ma faccio la stessa cosa coi miei compagni, quindi non vedo proprio niente di speciale in tutto questo! E comunque apprezzare la compagnia di qualcuno durante una visione non vuol dire accettare di dormire tutte le notti con quest’ultimo accanto!”
 
Rias fu sul punto di replicare, ma poi chiuse le labbra e mi rivolse un ghigno. “Continua a raccontartela, Sekiryutei…” Poi si alzò dal letto e si stiracchiò. “Meglio andare adesso. Ho voglia di assaporare di nuovo una tua colazione e credo anche che Asia stia per venire a cercarti.”
 
Oh, cavoli! Asia, giusto! Se la ritrova qui, chissà che razza di idee potrebbero saltarle in testa! Mi alzai anch’io dal letto. “Senti, Rias, forse è meglio che-”
E in quel momento qualcuno bussò alla porta. ECCHECAZZO!
 
“Zayden-san, va tutto bene? Mi sembrava che parlassi con qualcuno!” sentì la voce di Asia dire dall’altra parte.
 
E, ovviamente, a rispondere fu Rias: “Tranquilla, Asia, non preoccuparti. Stava parlando con me.”
 
“Rias!” sibilai nella sua direzione. Lei mi rispose con una linguaccia. Dannata stronza di una...!
 
E nella praticamente tragicomica replica della scorsa mattina, Asia aprì la porta di scatto per osservare prima Rias e poi me con un’espressione tra l’indignato e il geloso. “Non è giusto! Non voglio rimanere sempre fuori!”
 
Ma davvero ho fatto così tanto male nella mia vita, io?! Ok sì, ne ho fatto un bel po’… Ma andiamo!
 
[Lo sai? Amo vivere con te. Non ci si annoia mai...]
 
E tu tappati la bocca e vatti a far fottere con un neurone spinato!
 
*
 
Poco dopo, fummo tutti e tre insieme a tavola, godendo della colazione a base di frittelle con sciroppo, frutta e caffelatte che avevo preparato e discutendo del da farsi per la giornata attuale. In particolare, una cosa della quale ci parlò Rias mi sorprese: “Caccia al famiglio?”
 
“Proprio così” rispose la diavola sorseggiando la propria tazza. “Avevo fatto un’altra scommessa con Sona: dal momento che entrambe abbiamo acquisito un nuovo servo nel medesimo lasso di tempo, avevamo scommesso che chi delle due avesse vinto al Torneo della Palla sarebbe stata la prima a trovare un famiglio per il servo in questione. E visto che il Torneo l’abbiamo vinto noi del Club di Ricerca dell’Occulto, oggi andremo a caccia di un famiglio per Asia. Uhuhuhuh…” Di colpo, Rias si era messa a sogghignare come una pazza. “Non solo ho vinto l’assaggio dell'udon con tutti i condimenti a Kobashiya, ma anche la possibilità di assegnare un famiglio alla mia cara serva prima di Sona! E di questo devo ringraziare soprattutto te, Zayden! Sapevo saresti stato l’arma segreta per la nostra vittoria!”
 
“L’arma segreta per la nostra vittoria… Ragazzi, mi sento veramente sfruttato in questo momento…” commentai sarcastico prima di inghiottire un grosso boccone di frittella inzuppato di sciroppo.
 
“Non fare tanto il musone, su!” ribatté Rias. “Ti assicuro che ti sono davvero riconoscente e non solo: ricorda che, anche grazie a te, Asia potrà acquisire un famiglio tutto suo e questo la aiuterà non poco in futuro.”
 
Uhm… Beh, sì. Effettivamente su questo non posso darle torto. Un famiglio potrebbe essere un ottimo aiuto per Asia, la quale in battaglia ha attualmente solo il compito di guaritrice e dunque è un bersaglio fin troppo ghiotto e indifeso per i possibili nemici che dovremo affrontare in futuro.
 
“Eh-ehm… Scusate, Rias-Buchou e Zayden-san… Ma esattamente che cosa sarebbe un famiglio?” ci chiese d’un tratto Asia tenendo una mano timidamente alzata.
 
“I famigli sono delle creature magiche che i diavoli sono in grado di legare a sé stessi come propri servitori e alleati” spiegò Rias. “Sono un requisito fondamentale per noi, dato che possono aiutarci in vari modi, compreso il lavoro e la trasmissione di informazioni. Possono adattarsi a vari tipi di situazione e supportarci di conseguenza, per questo è essenziale che anche tu ne abbia uno.” Con un gesto, fece comparire sulla propria spalla quello che sembrava un piccolo pipistrello rosso. “Questo, ad esempio, è il mio famiglio.”
 
“Oh...capisco.” Asia sembrava ancora un po’ spaesata, ma quando mi vide annuire in segno di approvazione sembrò convincersi appieno. Salvo poi chiedere: “E tu, Zayden-san? Non ne hai bisogno anche tu?”
 
Le risposi con un lieve sogghigno. “Di questo non devi preoccuparti, Asia. Io ce l’ho già un mio famiglio, quindi sono a posto.”
 
Rias sgranò gli occhi. “Dici davvero? Non credevo avessi anche un tuo famiglio.”
 
“Te l’ho detto, rossa: devi ancora imparare molte cose di me.” Ghignai internamente nel vedere la sua espressione seccata, un piccolo rimborso per il suo scherzetto di prima! Quando le parlai, però ero serio: “Ad ogni modo, per favore, fai in modo che trovi un buon famiglio. Per Asia è essenziale.”
 
“Di questo non preoccuparti. Lo so bene anch’io” rispose Rias altrettanto seria. “Io, Akeno e Koneko la accompagneremo insieme al mio Maestro di Famigli e faremo il possibile per lei.”
 
“D’accordo. Allora io vi aspetterò nella sala del Club. Possibilmente con Kiba, o almeno spero che stia lì anche lui.”
 
La rossa diavola si rabbuiò. “Lo spero anch’io. Non ho avuto notizie di lui stamattina, spero non sia successo nulla di grave.”
 
Non so perché, ma ho la sensazione che qualcosa di grave stia per accadere… O forse è invece già accaduta…
 
*
 
Ore dopo, nel pomeriggio…
 
 
Mi grattai pigramente il mento, prima di sfogliare una pagina dell’Orlando Furioso e proseguire la lettura. Visto che ero rimasto solo mentre Rias e gli altri accompagnavano Asia nella ricerca di un famiglio per lei, mi ero diretto alla sala del Club di Ricerca dell’Occulto e avevo deciso di aspettarle lì dopo le lezioni, ingannando il tempo con il libro lasciato in sospeso la sera precedente. Purtroppo, come avevo constatato appena entrato, ero del tutto solo. Kiba non era tornato al club oggi, anzi ormai erano 24 ore che non lo vedevo da nessuna parte, nemmeno nell’istituto. Chissà che diavolo stava combinando in quel momento…
Sospirai per tornare a concentrarmi sul libro davanti a me. Una faccenda come quella avrei tanto voluto ignorarla, ma non potevo… Non dopo ciò che avevo vissuto in passato…
L’improvviso bussare alla porta mi fece sobbalzare leggermente; mi concentrai un attimo sulle presenze all’esterno per assicurarmi che non fossero ostili, infine dissi: “Avanti.” Fui sorpreso non poco quando a entrare furono Sona Sitri e la sua seconda, Tsubaki Shinra. “Sona! Che sorpresa” dissi chiudendo il libro e poggiandolo affianco a me. “Buonasera.”
 
“Buonasera a te, Ward-san” rispose Sona con un piccolo inchino, imitata subito da Tsubaki. La Preside del Consiglio Studentesco si guardò poi intorno, come in cerca di qualcosa o qualcuno. “Rias non c’è?”
 
Scossi la testa. “Lei e gli altri sono andati ad accompagnare e aiutare Asia nella ricerca di un suo possibile famiglio. Non so quando torneranno di preciso. Spiacente.”
 
Sona parve un po’ turbata. “Pessimo tempismo, eh? Che seccatura.”
 
La cosa m’incuriosì subito: se qualcuno come Sona Sitri era turbata da qualcosa, allora doveva essere di certo degna d’interesse. “Potresti spiegarmi, per favore? Che cosa succede di preoccupante?”
 
La Preside mi guardò un attimo, poi sospirò. “Ne parlerò anche a Rias quando tornerà, ma visto che ne ho l’occasione mi sembra giusto che informi anche te, visto che ormai sei direttamente coinvolto in ogni evento di questa città, come tutti noi.”
 
La vidi muoversi verso la scrivania di Rias, soffermando lo sguardo sulla scacchiera appoggiata nell’angolo sinistro. Quella vista mi fece scattare un certo desiderio di sfida. “Ti va una partita mentre parliamo?” le chiesi.
 
Sona mi guardò sorpresa. “Tu giochi a scacchi?”
 
“Aha. Ci gioco quasi sempre con un mio compagno e amico. Mi piace molto e posso assicurarti che non me la cavo affatto male.”
 
Quelle parole sembrarono stuzzicare la diavola. “Ma davvero? Scopriamolo allora.” E raccolse la scacchiera per poi appoggiarla sul tavolo in mezzo ai divani e sedersi su quello opposto al mio. “Neri o bianchi?”
 
“Neri, grazie. Perciò.. a te la prima mossa, Kaichou” risposi con un sorrisetto.
 
Sona rispose muovendo uno dei suoi pedoni. “Sembri molto sicuro di te.”
 
“Devo esserlo. Sicuro ma non arrogante, quindi fai attenzione.” E mossi a mia volta. “Allora dimmi: che cosa succede?”
 
“Questa mattina ho incontrato due membri della Chiesa” fu la risposta di Sona dopo una piccola esitazione.
 
Fermai la mano che teneva il mio pezzo del cavallo a mezz’aria. “Esorcisti?”
 
“Sì, esatto. Esorciste, per la precisione. Hanno chiesto di poter incontrare Rias, a quanto pare devono parlarle di qualcosa d’importante.”
 
Poggiai il pezzo sulla scacchiera. “Membri della Chiesa che vogliono un incontro con una diavola? Se è uno scherzo, è di pessimo gusto.”
 
“Invece è proprio così” rispose lei mentre muoveva un altro suo pezzo.
 
“E tu che gli hai detto?”
 
“Ho accettato. Vogliono incontrarla domani, dopo le lezioni, in questa stanza.”
 
“E non ti hanno detto o almeno accennato di cosa vogliono parlarle? Dubito che tu abbia accettato la loro richiesta senza saperne un minimo di più.”
 
“Hai ragione. Non so tutti i dettagli, ma posso dirti due cose: primo, sono a caccia di qualcuno di pericoloso. Secondo, portavano delle Spade Sacre.”
 
Sul serio? Ma scherziamo?! “Delle Spade Sacre? Pensa un po’. Quando si dice cadere a fagiolo…”
 
Sona mi guardò perplessa. “Che cosa intendi dire?”
 
“Diciamo che ultimamente sono state un pensiero fisso nella mente del Cavaliere di Rias. Sapere che ora ci sono due portatrici di Spade Sacre in città mi rende alquanto inquieto, visto che non ho idea di come potrebbe reagire. Di sicuro, però, so che farebbe qualcosa di stupido.”
 
“Non mi è del tutto chiara questa storia.”
 
“Perdonami, ma la versione completa e chiara dovrai averla da Rias o da Kiba in persona, visto che riguarda quest’ultimo a un livello molto personale. Non ho alcun diritto di parlarne ad altri senza il suo permesso, capisci?”
 
Sona mi fissò un momento prima di annuire. “Sì, capisco.”
 
Per i successivi cinque minuti, nessuno dei due parlò più ed entrambi ci limitammo a concentrarci sulla partita in corso. Mentre giocavamo, notai subito che le voci che avevo sentito sulle abilità intellettive e strategiche di Sona Sitri erano più che fondate: grazie alle mie numerosissime partite con Tora ero diventato un giocatore di scacchi più che abile, eppure lei non mi lasciava spazio per alcuna distrazione e controbatteva ogni mia mossa con notevole calma e precisione. Se avessi perso la concentrazione anche solo per una mossa, avrebbe vinto di sicuro. Impressionante davvero. Non è certo al livello di Tora, ma le sue capacità sono innegabili, di sicuro maggiori di quelle di Rias. Ha il potenziale per diventare una stratega senza pari in futuro. Mi chiedo come si svolgerebbe uno scontro tra il suo gruppo e me…
In quel momento mi venne in mente l’attacco del giorno precedente da parte del Diavolo Randagio e decisi di provare a condividere con lei i miei sospetti: “Sona, posso farti un’altra domanda, già che ci siamo?”
 
Come me, nemmeno lei staccò gli occhi dalla scacchiera mentre rispondeva: “Di che si tratta, Ward-san?”
 
“Hai presente il Diavolo Randagio che ci ha attaccati a scuola ieri?”
 
“Sì, certo. Ebbene?”
 
“Non hai notato niente di insolito in quell’esemplare? Rispetto a quelli che cacciate ed eliminate solitamente, intendo.”
 
Stavolta la percepii chiaramente alzare lo sguardo e la imitai per incrociarlo col mio. “Allora te ne sei accorto anche tu” disse lentamente muovendo un suo alfiere per mangiare una mia torre.
 
“Proprio così. Fin dal primo momento in cui ha iniziato ad aggredirci, mi sono accorto che c’era qualcosa di strano.” Mossi un mio cavallo per mangiare quello stesso alfiere. “Non solo i suoi movimenti erano molto più precisi degli altri Randagi, ma riusciva a cambiare obiettivo basandosi sulla sua pericolosità. Per questo non mi ha mai ingaggiato direttamente. Inoltre, è riuscito a entrare senza essere percepito fino all’ultimo nell’istituto presidiato dalle ereditiere di due delle famiglie nobili più importanti di diavoli. Non è assolutamente possibile per un normale Diavolo Randagio fare tutto ciò.”
 
“Ottime riflessioni, Ward-san” replicò Sona con una nota compiaciuta nella voce. “Esattamente quelle che ho pensato io e delle quali intendevo parlare a Rias insieme alla questione delle emissarie della Chiesa. Quello non era affatto un comune Diavolo Randagio, eppure aspetto, abilità e temperamento sembravano essere nella norma, perciò ritengo non fosse nemmeno un esemplare in un certo senso evoluto. Se dovessi azzardare un’ipotesi, direi che quel Diavolo Randagio era sotto il comando di qualcuno, che gli ha detto come entrare e chi attaccare o, ancora peggio, lo stava controllando a distanza. Qualunque sia la verità tra queste, sono pronta a scommettere che non aveva agito di sua iniziativa. C’è qualcun altro dietro.”
 
“Qualcuno che ci conosce e sa come penetrare nella scuola. Giusto?”
 
“Precisamente.”
 
“Sono le stesse considerazioni che ho fatto io. Sono pienamente d’accordo con te e, se dovessimo avere ragione, le domande sarebbero solo due: chi è questo qualcuno? E perché dovrebbe volerci attaccare?”
 
“Questo è il mistero, Ward-san.”
 
“Un mistero inquietante e pericoloso, Sona. Solo individui con un certo potere e soprattutto un notevole grado di conoscenza possono essere al corrente di noi e indurre un Diavolo Randagio ad attaccarci nel bel mezzo del territorio tuo e di Rias, per giunta rendendolo ben più pericoloso di quanto non sia. Inoltre, se approfondiamo il discorso, un’altra domanda salta fuori: perché il responsabile, chiunque egli sia, ha mandato il Randagio ad aggredirci con una simile azione suicida? Di sicuro sapeva benissimo anche lui che non avrebbe mai potuto sconfiggerci da solo e in quel modo, perciò perché l’ha mandato letteralmente al macello?”
 
“Un altro ottimo interrogativo. Le uniche spiegazioni che mi vengono in mente ora è che volesse studiarci o distrarci per qualche motivo. Potrebbe essere stato anche solo un sacrificio per testare la nostra forza, ma è-”
 
“Altamente improbabile” conclusi. “Se avesse voluto metterci alla prova, ci avrebbe inviato avversari ben più forti o perlomeno più numerosi. Tuttavia, è improbabile che fosse una semplice prova perché, se come sospettiamo ci conosce, allora il responsabile non avrebbe alcun bisogno di testarci per capire la nostra forza e, di certo, non in modo tanto blando.”
 
“La mia stessa deduzione. I sospetti maggiori ricadono su un tentativo di distrazione o un qualche test per la cavia stessa, magari per capire fino a che livello fosse possibile controllare il Diavolo Randagio… Tuttavia, al momento, non siamo in grado di capirlo, non abbiamo prove e il Randagio è morto. Non abbiamo modo di saperne di più al momento, insomma.”
 
“Al momento no. Dovremo aspettare che chiunque ci fosse dietro al Randagio, se esiste, faccia un’altra mossa. Staremo attenti e ci terremo pronti per qualsiasi cosa. È la nostra opzione migliore per adesso.” Sbuffai. “Forse non avrei dovuto lasciare che Rias distruggesse completamente quello schifo di essere: se avesse lasciato almeno la testa, avrei potuto saperne di più. Di certo Tora avrebbe tirato fuori qualcosa da essa…”
 
“Tora?”
 
“Uno dei miei migliori amici e compagni. Un cervellone di prima categoria e senza pari. Molto meglio sia di me che di te.”
 
“…Ma davvero? E come fai a esserne così sicuro?”
 
Alzai gli occhi su Sona e notai che la sua espressione sembrava incuriosita e scocciata allo stesso tempo. Dunque la faccenda di Tora la intrigava, ma stentava anche a credere che potesse sicuramente essere più intelligente di lei. Divertente! Anche lei ha un bell’orgoglio come Rias! “Non fraintendere: non ti sto dando della stupida, anzi so che hai una mente notevole. Però, fidati: non c’è paragone con la sua. E posso assicurartelo per un semplice motivo.” Indicai la scacchiera. “Ho giocato 485 partite a scacchi con lui e non ne ho mai vinta nemmeno una...”
 
La solita espressione seria di Sona si spezzò in una di puro stupore. Era chiaro che ora mi credeva e non riuscii a non sorridere. “…Mi piacerebbe poterlo conoscere, un giorno…” disse poi, riacquistata la sua compostezza.
 
“In tal caso, sei fortunata: è probabile che molto presto farò venire il mio gruppo qui per una questione di sicurezza, dunque potrai farlo allora.”
 
“Sicurezza?”
 
“Questa città ha una concentrazione di poteri impressionanti al momento e sempre più cose accadono di recente. Sono dell’idea che potranno solo aumentare di questo passo, perciò voglio avere tutto l’aiuto possibile.”
 
“Sei un tipo prudente e assennato, Ward-san. Capisco perché Rias si senta al sicuro con te vicino…”
 
Ebbi l’impressione che Sona avesse detto quell’ultima frase con una certa malizia nella voce, ma decisi di non farci caso. “Beh, ormai quello che è fatto, è fatto. Non pensiamoci troppo. È tempo di concentrarsi al massimo sulla partita, se vogliamo concluderla per bene.”
 
“Sono d’accordo anche stavolta.”
 
*
 
Poco dopo…
 

“Scacco matto.”
 
Fissai la scacchiera, incredulo. “Mi hai…battuto. Goddammit! I was so close!”
 
“Dunque parli inglese in momenti fortemente emotivi? Interessante” commentò Sona con un sorrisetto. “Vicino ma non abbastanza, Ward-san. Spiacente. Però devo riconoscerlo: mi hai dato filo da torcere come pochissimi altri, un paio di volte ho addirittura pensato di stare per perdere. Sei molto bravo, complimenti.”
 
Sbuffai. “…Grazie del complimento. E io ammetto che sei persino più intelligente di quanto dica la tua fama. A parte Tora, non ho mai avuto una partita tanto impegnativa. Rifacciamone un’altra in futuro, ok?” E le porsi una mano.
 
Lei sorrise gentile e me la strinse. “Con molto piacere.”
 
Nello stesso istante in cui quelle parole furono pronunciate, un cerchio magico cremisi comparve nel bel mezzo della stanza e quattro figure si materializzarono da esso. “Ma guarda! Finalmente siete tor- What the hell?!” non potei non commentare quando le figure di Rias, Akeno, Koneko e Asia divennero visibili…e mi accorsi che i loro abiti erano quasi completamente assenti, rendendole praticamente nude! Guardandole meglio, però, mi accorsi che quei vestiti non erano assenti, bensì erano stati terribilmente danneggiati, come se qualcosa li avesse bruciati o disciolti. “Ma che cazzo è successo?! Perché siete conciate così?!”
 
“Uno slime” fu la stoica risposta di Rias. “Ci ha attaccate mentre cercavamo il famiglio per Asia. La sua specie in questione non era particolarmente pericolosa, ma aveva il fastidioso vizio di sciogliere i vestiti degli altri, in particolare degli individui di sesso femminile.”
 
“Sul serio?! Ma bene ci mancava pure lo slime pervertito… Roba da chiodi” commentai sospirando pesantemente. “Dal momento che stai parlando di quest’essere al passato, devo supporre che…”
 
“Sì, esatto. È stato eliminato. Certe esistenze non hanno il diritto di esistere.”
 
“In effetti, dubito esista qualcuno capace di tollerare simili esseri… Ad ogni modo, slime depravato a parte, com’è andata?”
 
Stavolta a rispondermi fu Asia, la voce carica di gioia ed emozione. “Guarda, Zayden-san! L’ho trovato! Il mio famiglio, l’ho trovato!” E mi mostrò ciò che stringeva tra le braccia, che inizialmente non avevo notato perché distratto dai loro abiti malridotti.
 
Quasi sobbalzai: un piccolo draghetto blu col ventre bianco, la testa triangolare dotata di tre corna rivolte all’indietro e gli occhi rossi si crogiolava tra le sue braccia come un grosso, pigro gatto domestico. “Uno Sprite Dragon?! Veramente?!” Ero incredulo: gli Sprite Dragon erano una razza ormai molto rara di draghi di alto livello, incapaci di sputare fuoco ma in grado invece di produrre e scagliare fulmini molto potenti, capaci di abbattere alla loro massima potenza anche dei diavoli o angeli di Alta Classe o sopra. Quello che teneva tra le mani era solo un cucciolo, ma da adulto sarebbe stato lungo almeno una quindicina di metri. “Incredibile, Asia! Congratulazioni! Ti sei trovata un compagno davvero notevole! E sei stata pure fortunata ad averlo trovato di questa età: gli Sprite Dragon adulti sono indomabili, solo i cuccioli possono essere eventualmente ammansiti e ammaestrati. Ottima scelta!”
 
“Grazie, Zayden-san!” rispose Asia raggiante. “Tuttavia, in realtà, non l’ho scelto io. È stato Raiden da solo a venire da me.”
 
“Davvero? E… Aspetta, Raiden? È quello il nome che gli hai dato?”
 
“Mi è venuto in mente spontaneamente appena si è avvicinato a me ed è diventato il mio famiglio. Mi sembrava l’ideale!”
 
“Raiden, eh?” Per un attimo mi venne in mente il protagonista del videogioco Metal Gear Rising e mi venne da ridere, ma sapevo bene che non era lui. Si era chiaramente ispirata a me per quel nome. Solita, adorabile Asia! “Non male, sorellina!”
Puntai poi gli occhi sul piccolo drago che sembrava fare le fusa tra le sue braccia e decisi di provare un approccio.
 
[Partner, sei sicuro? So quello che vuoi fare, ma ti ricordi che gli Sprite Dragon odiano i maschi di qualunque razza, vero? Potrebbe reagire peggio di quanto credi…]
 
Certo che mi ricordo, Ddraig. Per quello intendo metterlo alla prova. Non preoccuparti, andrà tutto bene.
 
[La pelle è tua.]
 
Mi feci avanti verso il draghetto alzando una mano per toccarlo. Subito Raiden se ne avvide e mutò atteggiamento: si sistemò meglio tra le braccia di Asia per fronteggiarmi e prese a ringhiare, basso ma deciso. “Una reazione chiara e minacciosa. Sei un tipo gagliardo, eh, piccoletto? Ma per quanto lo sarai…?” dissi lentamente, iniziando ad emanare un forte istinto omicida che fece ritrarre un po’ il cucciolo.
 
Asia sembrò subito preoccuparsi. “Zayden-san, per favore, non fargli del male! E tu, Raiden, non fare il cattivo con lui!”
 
“Va tutto bene, Asia. Voglio solo vedere fin dove arriva il suo coraggio…” E avvicinai ancora la mano.
Stavolta Raiden, malgrado fosse chiaramente intimorito, reagì violento: dalla sua bocca aperta partì una saetta azzurra che mi investì in pieno attraversandomi dalla testa ai piedi. Annaspai un istante per il dolore e l’elettricità che sconvolgeva il mio sistema nervoso, ma riuscii con un po’ di fatica a restare in piedi. Scossi la testa per riprendermi.
“Accidenti… Sapevo che eri forte, ma non pensavo così forte, per giunta a un’età così giovane… Sono impressionato, Raiden…” E allungai ancora la mano verso di lui, fissandolo stavolta dritto negli occhi. Altre scariche elettriche danzarono intorno alla sua bocca, ma non attaccò né si ritrasse. Rimanemmo in contatto visivo finché la mia mano non si poggiò sulla sua fronte... Ma stavolta nessun fulmine mi colpì, anzi! Il draghetto sfregò la testa contro il mio palmo e si lasciò accarezzare senza problemi. Per tutta risposta, feci sparire ogni traccia residua del mio istinto omicida e lo presi in braccio, iniziando a coccolarlo proprio come se fosse stato un gatto. “Sei proprio un vero drago: forte e coraggioso a sufficienza da superare la paura di un nemico più forte e reagire per difendere te stesso o la tua padrona. Sono già fiero di te, Raiden! Non vedo l’ora di vedere quanto migliorerai crescendo!” La risposta del piccolo drago fu quella di sfregarsi contro il mio petto, mentre si godeva le carezze e i grattini che gli stavo facendo su testa, collo e schiena.
 
“…Questa poi. Il Maestro di Famigli che ci ha accompagnate aveva detto che gli Sprite Dragon odiavano i maschi di qualunque altra razza… Come hai fatto a conquistarlo, Zayden?” mi chiese Rias guardandoci sorpresa.
 
“Modestia a parte, posso dire con assoluta certezza di essere uno dei massimi esperti al mondo sui draghi. Da quando ho liberato il Boosted Gear e Ddraig ha iniziato ad allenarmi nel suo uso e nell’arte del combattimento, il mio compagno si è anche assicurato che studiassi più materie possibile per aumentare sia la mia conoscenza che le mie capacità intellettive e strategiche. E, ovviamente, la razza su cui mi ha fatto studiare e imparare di più è proprio quella dei draghi e questo non solo per orgoglio personale verso di essa, ma anche perché, in quanto attuale Sekiryutei, mi sarei spesso trovato ad avere a che fare con altri draghi come lui, sia amichevoli che ostili. Questo” sollevai Raiden per mostrarlo meglio tra le mie braccia “non è che uno dei risultati dei miei studi: gli ho fatto sentire fin da subito che avevo un elemento draconico in me e non mi sono fatto intimorire dalla sua ostilità, senza nel contempo dargli l’impressione che volessi davvero fargli del male. Così ha percepito sia la differenza tra le nostre forze che le mie reali intenzioni ed è riuscito a calmarsi e a riconoscermi come amico o compagno di razza. Il modo migliore di comunicare coi draghi è sempre prima di tutto tramite dimostrazioni di forza, per questo è così complicato relazionarsi con loro.”
 
“Capisco. Molto interessante” commentò la voce di Sona e alzai la testa per notarla accanto a me, che fissava pensierosa Raiden con una mano sotto il mento. “Mi chiedo se anche Saji possa sfruttare queste informazioni a suo vantaggio…”
 
“Sona? Che ci fai qui?” chiese di colpo Rias, finalmente accortasi della presenza dell’amica.
 
“Ero venuta a riferirti una cosa molto importante, però prima…” Gli occhi della diavola si strinsero dietro le lenti da vista, mentre squadrava l’amica dalla testa ai piedi. “…non pensi che sia il caso che vi cambiate di abito? Guarda come siete ridotte…”
 
“Oh?” Lo sguardo di Rias divenne prima confuso poi sorpreso. “Ah, è vero! Il confronto tra Zayden e Raiden mi ha distratta al punto che me n’ero dimenticata! Scusami.” E fece per lasciare la stanza per andare a cambiarsi.
 
“Aspetta, Rias” la fermò però Sona. “A questo punto, vieni direttamente a casa mia, così posso parlartene in privato. Porta pure Akeno, deve sapere anche lei in quanto tua Regina.”
 
La serietà nella voce dell’ereditiera dei Sitri doveva aver lasciato Rias non poco perplessa, visto che il suo volto divenne subito altrettanto serio. “Ho capito. In tal caso, seguirò il tuo consiglio.” I suoi occhi si spostarono su di me. “Suppongo te ne abbia già parlato mentre noi eravamo via, vero?”
 
“Affermativo” le risposi. “So già tutto, ma è essenziale che anche tu lo sappia, perciò vai. Ne riparleremo domani.” Quando Rias annuì, sentii di colpo il mio cellulare squillare, così riconsegnai Raiden ad Asia per rispondere. “Nonna?” mormorai quando vidi il nome sul display. Premetti il pulsante d’accettazione. “Pronto?”
 
“Ciao, Zayden!” mi rispose dall’altra parte la voce gentile della mia amata vecchietta. “Hai impegni per stasera?”
 
“Ehm…no, niente di che. Perché?”
 
“Allora vieni a cena da me, all’indirizzo dove alloggio. Ho qualcosa che potrebbe interessarti. O per meglio dire, qualcuno.”
 
Quelle parole mi fecero sentire stranamente agitato. “Che intendi dire?”
 
“Vieni e lo saprai. Riguarda anche le tue nuove amicizie, ma per il momento è meglio non avvertirle. Preferisco parlare prima solo con te, va bene? A dopo allora. Ciao!”
 
E prima che potessi dire anche solo un’altra parola, riattaccò. Ma porca miseria! Accidenti, Nonna! Potevi anche dirmi di più! Tuttavia, da come aveva parlato, era chiaro che non stava scherzando, perciò avrei fatto meglio a obbedire. In ogni caso, chissà di chi è che parlava…
 
*
 
Quella sera…
 
 
“…Questo…è qualcuno che non mi aspettavo proprio di vedere da te” non potei non mormorare mentre osservavo la figura distesa sul piccolo divano dell’appartamento affittato da Nonna, avvolta da una coperta e con un panno umido sulla fronte.
Sì, perché quella figura era nientepopodimeno che Yuuto Kiba! Il Cavaliere di Rias in persona! E non aveva affatto una bella cera: pelle pallida, fronte madida di sudore e brividi continui. Tutti chiari sintomi di un bel febbrone da cavallo o qualcos’altro del genere. Inoltre, avvicinandomi e scostando un po’ la coperta, notai che aveva anche delle bende intorno al braccio sinistro e all’addome. “Come sta?” chiesi dopo averlo osservato per un altro minuto circa.
 
“Molto meglio di quando l’ho portato qui” rispose Nonna. “Ho medicato tutte le sue ferite e, anche se non sembra, la febbre è scesa rispetto a prima. Probabilmente sarà quasi completamente sparita nel giro di poche ore.”
 
“E com’è finito ridotto così? Che gli è successo?”
 
“Vieni prima a sederti a tavola, nipote, e mangiamo. Poi ti dirò tutto. È da tanto che non ci facciamo una cena insieme.”
 
Il tono nostalgico con cui lo disse mi convinse ad ascoltarla. Dopotutto era vero eccome e anche a me mancavano i nostri pasti insieme...
Così, nel giro di neanche cinque minuti, mi ritrovai davanti a una tavola imbandita di leccornie tra cui tagliatelle di ragù e funghi, risotto con salsiccia e radicchio, pollo arrosto, costine d’agnello e bistecche di manzo, tutto con contorno di patate, carciofi saltati in padella, spinaci, insalata e varie altre verdure! Solo a sentire l’odore del tutto il mio stomaco ruggiva! “Come mi mancavano questi pasti…” mormorai faticando per non sbavare sull’intera tavola.
 
“Immagino” ridacchiò Nonna. “Allora che aspetti? Mangia a sazietà!”
 
Non me lo feci ripetere due volte. Mi sedetti e iniziai ad ingurgitare tutto quello che avevo a portata, spesso facendo bocconi più grandi della mia bocca e beccandomi per questo un rimprovero bonario da parte della mia vecchia, ma non me ne curai più di tanto. Non con quei sapori celestiali che facevano fare le montagne russe alle mie papille gustative!
Dopo circa un’ora, ogni singolo piatto era stato ripulito e io mi ritrovai adagiato con la schiena sullo schienale della sedia, sospirando soddisfatto e battendomi un palmo sulla pancia rigonfia. “Sono sazio. Divino come sempre, Nonna” feci con un po’ di difficoltà per la quantità di cibo mangiata.
 
“Guardati come sei messo. Potrebbero mettere una tua fotografia sul vocabolario alla parola ‘ripieno’! Ringrazio che la tua condizione fisica ti fa consumare le calorie a un ritmo praticamente triplo rispetto al normale, anche in fase di inattività fisica, altrimenti il tuo fisico perfetto sarebbe già rovinato!” borbottò Nonna in tono sarcastico mentre si sbucciava una mela. “Niente frutta o dolce allora?” aggiunse poi in tono tentatore.
 
“Prima mi rimproveri perché ho mangiato troppo e poi mi offri altro cibo… Non sei molto in linea tra una frase e l’altra, eh?” commentai suscitando una risatina a entrambi. “Comunque dammi un paio di minuti che mando giù un po’ di roba prima. Nel frattempo, che ne dici di spiegarmi un po’ quel che è successo a Kiba?”
 
“Come preferisci.” Ingoiando uno spicchio di mela, Nonna si fece più seria. “L’ho trovato per puro caso ieri notte e non era da solo: era impegnato in uno scontro con un prete esorcista.”
 
Quell’informazione mi sorprese. “Un prete esorcista?!”
 
“Sì, esatto. Un giovanotto parecchio maleducato e boccalone, un vero-”
 
Quelle poche parole mi fecero venire un tremendo sospetto. “Aspetta. Il suo nome era forse Freed Seelzen? Capelli bianchi, occhi rossi, esorcista adolescente pazzo, totalmente cazzone e con una bocca più sporca della fogna di Calcutta dopo che ci hanno tenuto un concerto i Pink Floyd?”
 
Nonna rise. “Bel paragone, nipote! Comunque sì, proprio quello! Un moccioso veramente irritante e maleducato, solo sentirlo mi dava sui nervi… E come se non bastasse, non impugnava nemmeno una normale arma anti-diavolo. No, impugnava una Spada Sacra. Uno dei frammenti di Excalibur, per l’esattezza.”
 
“…Stai scherzando?”
 
“Ho la faccia di una che scherza?”
 
“Purtroppo no.” Ok le coincidenze, i casi o quello che vuoi, ma adesso esageriamo! “Per favore, continua.”
 
“Il tuo compagno, hai detto che si chiama Kiba, giusto? Beh, era già nettamente in difficoltà ad affrontare solo quel teppistello e la sua Excalibur, ma poi allo scontro si sono aggiunti anche due Diavoli Randagi da lui non so come evocati e così Kiba non ha avuto più scampo, ha subito un duro colpo e sarebbe stato eliminato se non avessi deciso d’intervenire.” S’interruppe un attimo per mangiare un altro spicchio di mela. “Ho eliminato i Randagi e dato una raddrizzata a quel moccioso d’un esorcista, poi ho preso Kiba e l’ho portato qui per curarlo. È rimasto incosciente da quel momento. Aveva diversi lividi e tagli causati dai Randagi, una ferita piuttosto profonda al braccio sinistro e una più superficiale al ventre, entrambe causate dalla Spada Sacra, e gli era venuta anche una bella febbre. Solo queste ultime due mi hanno dato dei problemi nel curarle, dato che purtroppo è la prima volta che curo un diavolo, ma siccome ho già avuto a che fare con le Spade Sacre e con ferite causate da debolezze simili, sono riuscita infine a guarirlo. È stato fortunato: se fossi arrivata anche solo mezzo minuto dopo, ora sarebbe morto.”
 
“Ho capito. Ti ringrazio, Nonna.” Mi grattai il mento un attimo, prima di afferrare a mia volta una mela, una pesca e alcune noci; parlare mi stava facendo tornare un po’ di appetito per frutta e dolce. “Hai detto che hai dato una raddrizzata a Freed, non che l’hai ucciso. O sbaglio?”
 
“Diciamo che l’ho sballottato un pochino e poi l’ho spedito a farsi un giro nella stratosfera. Se è sopravvissuto a quella caduta, cosa assai improbabile senza un paio di ali, allora no, non l’ho ucciso.”
 
“…E perché l’hai spedito nella stratosfera anziché incenerirlo o polverizzarlo con un qualsiasi altro incantesimo offensivo?”
 
“Come perché?” Bevendo un sorso d’acqua, Nonna mi mostrò un sorriso fin troppo innocente, al punto da dare i brividi. “Sai che adoro le urla dei teppistelli come quello quando si prendono le sculacciate che meritano. E quelle che stava emettendo mentre spariva verso le nuvole erano troppo divertenti. Peccato non abbia potuto sentirlo anche in discesa e dunque assicurarmi che si fosse davvero schiantato, visto che ho dovuto occuparmi di aiutare quel Kiba…”
 
[…Sai, partner. È in questi momenti che tua nonna mi sembra essere ben peggio della tua forma di Death Dragon…]
 
True story, bro… “…La prossima volta, per favore, divertiti di meno ed elimina di più. Quel maledetto esorcista è dannatamente difficile da uccidere, lo so per esperienza. Anche se non è molto forte, è più resistente di uno scarafaggio.” Ingoiai un paio di noci dopo averle rotte. “Tuttavia, la cosa che mi preoccupa di più è la Spada Sacra che aveva. Sei sicura che fosse una delle Excalibur?”
 
“Ne sono certa. Per la precisione, era una di quelle appartenenti alla Chiesa… Excalibur Rapidly, se non mi sbaglio.”
 
“Alla Chiesa, eh? Però Freed era stato esiliato, dunque la sola spiegazione è che l’abbia rubata… E come se non bastasse, anche lui era insieme a dei Diavoli Randagi… Per caso, questi ultimi erano diversi da quelli normali? Tipo più intelligenti o scaltri?”
 
Nonna ci pensò un attimo su. “Li ho eliminati immediatamente, quindi non posso risponderti con certezza… Però, in effetti, mi sembra di ricordare che agissero in perfetta sincronia con quell’esorcista. Un’impresa assolutamente impensabile ed illogica per un Randagio.”
 
“Come sospettavo. Dunque anche Freed c’entra qualcosa…” E procedetti a spiegare anche a Nonna gli ultimi eventi successi alla Kuoh Academy e i sospetti miei e di Sona a riguardo.
 
Anche lei sembrò farsi pensierosa. “Capisco. Le vostre riflessioni mi sembrano ben pensate e comprendo perché questo mistero vi agiti tanto. Personalmente, escludo a priori che possa essere stato uno come Freed a controllare i Diavoli Randagi: la sua mente folle e contorta non avrebbe mai nemmeno elaborato un simile pensiero. Come voi, sono dell’idea che ci sia qualcun altro che controlla questi Diavoli Randagi e lo stesso Freed da dietro le quinte, qualcuno da non sottovalutare. Tuttavia, al momento, non saprei dirti molto di più di quello che tu e Sona Sitri vi siete già detti, non senza altre informazioni o prove, mi spiace.”
 
“Non preoccuparti, Nonna, me ne rendo benissimo conto. Dopotutto anche noi dobbiamo ancora raccogliere molte altre informazioni prima di avere un quadro chiaro delle cose, quindi in realtà non siamo messi meglio di te. È essenziale saperne di più” Mi fermai un attimo per mangiare alcuni spicchi di mela. “E credo che inizierò proprio domani all’incontro con quelle inviate della Chiesa: di sicuro salterà fuori più di un’informazione interessante.”
 
“Mi raccomando, tienimi aggiornata su quello che vi diranno, va bene? Io continuerò le indagini in città per conto mio, ma teniamoci sempre in contatto. In questo modo ci sarà più facile informarci a vicenda e coordinarci.”
 
“Non preoccuparti, lo farò.” Mentre finivo la frutta, rivolsi uno sguardo alla sala adiacente e vidi la sagoma di Kiba ancora priva di sensi sotto la coperta; aguzzando un po’ la vista, mi fu possibile notare che il suo colorito stava lentamente tornando normale. Probabilmente una buona nottata di riposo l’avrebbe ristabilito completamente. “Prenditi cura di lui finché non si sarà ripreso, per favore. E cerca di trattenerlo il più possibile perché, sinceramente, è meglio che lui non partecipi alla riunione di domani.”
 
Nonna mi guardò perplessa. “E per quale motivo?”
 
“Conosci il Progetto Spada Sacra?”
 
La sua espressione s’indurì subito. “Non dirmelo: è un sopravvissuto di esso?”
 
“Quindi lo conosci. Perché non me ne hai mai parlato?”
 
Nonna sospirò, come se si aspettasse una simile domanda -o forse era la situazione che si aspettava?- “Mi dispiace aver taciuto, ma cerca di capire: ci sono così tante ingiustizie e atrocità a questo mondo che, alla fine, finisci per cercare di non pensarci o almeno di tenere chi ti è caro lontano da esse. Ed è per questo che ho cercato di dirti solo i fatti relativi ai tuoi scopi. Non ti ho detto del Progetto Spada Sacra per il semplice fatto che non volevo potessi averci qualcosa a che fare o decidessi di agire nei confronti della Chiesa. Per quanto sia stata una vera infamia, è un atto passato e ormai archiviato e i responsabili hanno pagato per esso, perciò non avevo motivo di parlartene. Inoltre, sai che non voglio che tu abbia a che fare con quella gente: portano solo più guai di quanti già tu ne abbia. E poi quel progetto non c’entrava nulla con la tua ricerca di Zamiel, né con le vite dei tuoi compagni e amici, dunque perché avrei dovuto parlartene? Solo per darti un altro motivo per diffidare dell’umanità? Sinceramente ritengo tu ne abbia avuti già abbastanza… In modi che non avrei mai voluto per giunta…”
 
Quell’accusa non così velata mi fece vacillare: sapevo bene di cosa parlava ed era effettivamente una delle mie azioni passate che più odiavo. Non tanto per quello che avevo fatto, ma per quello che avevo provato e scoperto… “…Ho capito. Non fraintendermi, Nonna: non sono arrabbiato e comprendo bene perché tu non me ne abbia mai parlato. Però, anche se sono storie che potrebbero non piacermi, ci tengo a conoscerle tutte. Lo sai che per me essere informato e sapere sono cose essenziali per il mio giudizio e il mio pensiero, altrimenti non potrei agire con la massima sicurezza e convinzione.”
 
“Comprendo, certo. Ma se te ne avessi parlato, sarebbe cambiato qualcosa? Ti saresti messo contro la Chiesa per fare ‘giustizia’?”
 
“Certo che no. Per quanto atroce, come hai detto tu, ormai è una storia conclusa e che non riguarda né me né i miei amici o Zamiel.” Mi voltai di nuovo verso Kiba. “Almeno fino a questo momento. Dalla prossima volta, per favore, informami di ogni singolo fattaccio tu conosca, così saprò affrontare al meglio la situazione.”
 
Nonna sospirò ancora. “Suppongo tu abbia ragione stavolta. Ormai sei grande ed è giusto che tu sappia tutto ciò che c’è da sapere, soprattutto con gli obiettivi che ti sei prefisso… Eppure non biasimarmi se, per me, tu rimani ancora il mio amato nipotino che voglio difendere da tutto e tutti.”
 
Normalmente me la sarei presa a essere trattato come un bambino, ma in questo caso come potevo biasimarla? Le sorrisi e allungai una mano per stringere una delle sue sopra il tavolo. “Non potrei mai farlo. Anzi, io sono e sarò sempre il tuo nipotino, come tu sarai sempre la mia nonna preferita. Non posso prometterti di rimanere sempre fuori dai guai o di non correre rischi anche molto seri, ma ti prometto che non smetterò mai di volerti bene e di tornare da te. Siamo una famiglia, dopotutto.”
 
Lei mi sorrise a sua volta e ricambiò la stretta. “Esatto. E sempre lo saremo. E in famiglia ci si aiuta e supporta sempre.”
 
“Giusto.”
 
Rimanemmo così per qualche minuto, godendo di quel semplice contatto affettuoso, poi ci separammo e ripresi il discorso: “Ad ogni modo, Kiba è l’unico sopravvissuto di quel progetto ed è assetato di vendetta contro Excalibur. Ecco perché preferirei che non fosse presente all’incontro di domani.”
 
“Oh. Ora capisco.” Nonna si grattò il mento, pensierosa. “Hai paura che possa creare casini se salterà fuori qualcosa riguardo le Spade Sacre, giusto?”
 
“Sì, esatto.”
 
“Posso capire i tuoi dubbi, ma sai che non potrò trattenerlo contro la sua volontà se domani sarà in condizioni decenti e vorrà venire a tutti i costi, vero? Io non obbligo le persone contro la loro volontà e nemmeno tu lo fai dopotutto.”
 
“Infatti la mia è più una speranza che altro. Quel ragazzo deve liberarsi della sua sete di vendetta perché ora lo sta portando sulla strada sbagliata, una che ho già visto anche troppe volte e che, per questo, non voglio si ripeta ancora. Meno sta a contatto con quelle spade e meglio è.”
 
“E in caso contrario cosa conti di fare? Proverai a fermarlo ancora, magari con le cattive? O risolverai tu il suo problema?”
 
“Ci sto ancora pensando.”
 
“Stai proprio cambiando, Zayden.” Al mio sguardo interrogativo, Nonna sorrise. “Ti stai finalmente legando ad altre persone all’infuori di me e dei tuoi amici e compagni e vuoi sinceramente aiutarli. Prima con Asia, poi Rias e ora Kiba. È una cosa davvero bella. Puoi anche dirmi che l’hai fatto solo per puro istinto, impulsività o, almeno nel caso di Kiba, perché non vuoi che finisca come stavi finendo tu o com’è finito… Noah… Però io riesco a vedere che non è solo per questo: tu ti stai veramente legando a loro e questo mi rende molto felice. Tu hai bisogno di persone che ti stiano intorno, Zayden.”
 
Noah… Da quanto tempo non sentivo questo nome… Se penso a quanto gli volevo bene…e a come poi tutto è finito…
 
[Flashback: “Sei solo un traditore… Mi hai mentito…”
 
“Non è vero! Io non ti ho mai mentito! Ho sempre voluto soltanto aiutarti! Adesso ti prego, smettila!” gli urlai.
 
“Menzogne! L’hai fatto solo perché ti servivo! Sei un ipocrita! Un egoista! Un lurido traditore!”
 
“Non sono un traditore! Non ho mai voluto né tradirti né sfruttarti, lo sai bene anche tu! Ora cessa questa follia!”
 
“No! Mi fermerò solo quando avrò finito.. quando avrò portato a termine la mia vendetta contro di te, sgozzandoti come il cane bastardo che sei!”
 
“Ti prego, ti supplico! Non costringermi a fare ciò che non voglio… Fermati!”
 
“Mai! E ora MUORI!” E scattò contro di me, l’istinto omicida ormai irrefrenabile.
 
“FERMO! NO!”]
 
Il ricordo s’interruppe di colpo facendomi trasalire. Lo odiavo. Era uno dei miei più grandi fallimenti, se non il più grande… Ma per questo non potevo scordarlo mai e poi mai. Noah…
 
In quel momento, probabilmente per stemperare l’atmosfera che si era creata, Nonna sembrò ricordarsi di qualcosa e si alzò in piedi. “Quasi dimenticavo! Bisogna concludere la cena in bellezza, no?”
 
La guardai di traverso. “Perché, non si era conclusa perfettamente?”
 
“Oh no, affatto!” replicò lei tirando fuori qualcosa dal frigorifero: una stupenda meringa al cioccolato, quasi lucente da quant’era liscia e ben preparata! “Non finché non sarà servita anche questa!”
 
In un istante, mi sentii subito meglio. Dio, se adoro la mia vecchietta preferita!
 
*
 
Il giorno dopo…
 
 
“Permettetemi di ringraziarvi per aver accettato quest’incontro” disse una delle due rappresentanti della Chiesa sedute dinanzi a noi.
 
Dopo la piacevole cena e nottata passate da Nonna, ero andato alla Kuoh Academy come al solito, ma poi, non appena le lezioni si erano concluse, mi ero recato al Club di Ricerca dell’Occulto per presenziare all’incontro tra le inviate della Chiesa e il gruppo Gremory. Così ora mi trovavo nella sala del Club insieme a Rias e a tutti i suoi servi tranne Kiba -rimasto ancora privo di sensi all’appartamento di Nonna- e alle nostre nuove ospiti. Entrambe sedevano su uno dei due divani al centro della sala mentre Rias sedeva su quello davanti a loro; gli altri stavano in piedi dietro alla rossa e io stavo invece un po’ più in là, appoggiato al muro con le braccia conserte, così da tenere meglio d’occhio l’intera situazione.
E dovevo ammettere che quello che stavo vedendo già non mi piaceva affatto: per un problema riguardante qualcosa d’importante come le Spade Sacre, mi sarei aspettato un invio di forze consistente da parte della Chiesa. Non certo il Vaticano al completo, ma perlomeno credevo che quei pochi membri inviati sarebbero stati un’elite esperta, abile e attrezzata per l’impresa da compiere… Invece sul divano davanti a Rias, sedevano due ragazze avvolte in lunghi mantelli da viaggio bianchi dotati di cappuccio, una delle due aveva corti capelli blu con una mesh verde sulla frangia e occhi giallo scuro mentre l’altra aveva lunghi capelli castani acconciati in due alte code laterali e occhi magenta; entrambe non dimostravano più di 16 o 17 anni e la prima portava con sé un grosso oggetto avvolto in una pesante tela scura, probabilmente la sua Spada Sacra vista l’aura che sentivo, mentre la seconda sembrava disarmata, o almeno non presentava armi visibili. E da quello che potevo sentire concentrandomi sui loro ki, non solo erano normali umane, ma la loro energia non era nemmeno niente di eccezionale o speciale. Sarebbero loro le inviate di cui mi ha parlato Sona? Sul serio?! Tutta qui la forza mandata dalla Chiesa per risolvere il problema di una Spada Sacra rubata?! Ma scherziamo?!
 

La ragazza che aveva parlato per prima, quella coi capelli blu e la mesh verde, continuò presentandosi: “Io sono Xenovia.”
 
“E io sono Irina Shidou” continuò l’altra, quella con le code castane.
 
“Dei seguaci della Chiesa che vogliono incontrare una diavola…” commentò Rias seduta con gambe accavallate e braccia incrociate; anche se sorrideva, non sentivo alcuna ironia nella sua voce. “Potreste dirmi cos’è successo?”
 
A quel punto fu Irina a prendere la parola: “Come sapete, salvo una che è andata perduta durante la precedente guerra tra diavoli, angeli e angeli caduti, attualmente ci sono sei Excalibur in custodia alla Chiesa. Però, di recente, tre di esse, quelle custodite dalla Chiesa cattolica del Vaticano, dalla Chiesa protestante e dalla Chiesa ortodossa orientale, sono state rubate.”
 
“Quelle che abbiamo qui sono due delle rimanenti” continuò Xenovia portando davanti a sé il grosso fagotto che teneva e srotolandolo in parte per mostrare l’impugnatura e l’elsa di una spada. “Questa è Excalibur Destruction, la Spada Sacra della Distruzione. Appartiene alla Chiesa cattolica.”
 
“E questa invece è Excalibur Mimic, la Spada Sacra del Mimetismo” disse Irina indicando una piccola cordicella avvolta intorno al suo omero sinistro. “Come vedete, cambiare la sua forma in tutto quello che voglio, quindi è molto pratica da portare in giro. Questa appartiene alla Chiesa protestante.”
 
Ecco spiegato perché inizialmente mi sembrava disarmata. Come detto da Sona, entrambe impugnano una Spada Sacra, per giunta due frammenti di Excalibur. Osservandoli e concentrandomi per percepire la loro aura, ripensai alla sua leggenda: la Spada Sacra più famosa, impugnata dal prode re Arthur Pendragon di Camelot, capace di scuotere la terra con la sua potenza e dotata di multiple e potenti abilità. Poi, però, durante la guerra era stata distrutta e spezzata in sette frammenti, i quali erano stati successivamente raccolti e riforgiati in sette nuove spade tramite l’alchimia. E ognuno dei frammenti aveva ottenuto uno dei poteri della spada originale nonché una parte della sua incredibile forza, che li rendeva ben superiori alle Spade Sacre normali ma comunque molto inferiori rispetto all’originale e alle altre tre Spade Sacre supreme.
 
“Allora le Excalibur rubate cosa hanno a che fare con questo paese, situato nella parte orientale del mondo?” domandò Rias.
 
“La Chiesa cattolica era in possesso di due Excalibur, compresa la mia” rispose Xenovia. “Pure la Chiesa protestante ne aveva due e, escludendo la settima andata perduta, la Chiesa ortodossa orientale aveva le ultime due. Una Excalibur è stata rubata da ogni Chiesa. Quelli che le hanno rubate sono fuggiti in Giappone e le hanno portate proprio in questa città.”
 
Non potei non sbuffare. “Certo che il tuo territorio è pieno di incidenti e problemi, eh, rossa?” commentai sarcastico.
 
Rias mi guardò di traverso. “Grazie per sottolineare l’ovvio.” I suoi occhi tornarono sulle due ragazze. “Allora chi sono quelli che hanno rubato le Excalibur?”
 
“Sono stati i Grigori.”
 
A quelle parole, nonostante la mia posizione, mi sembrò quasi di vedere le iridi acquamarina di Rias allargarsi per lo stupore. “Le Spade Sacre sono state rubate dall'organizzazione degli angeli caduti? Effettivamente sarebbero loro quelli più interessati a rubarle. Per i diavoli che svolgono un ruolo nelle alte sfere, le Spade Sacre non sono oggetto di grande interesse.”
 
“Conosciamo anche il principale colpevole del furto delle Excalibur. È stato uno dei leader dei Grigori, Kokabiel.”
 
“Kokabiel… Uno dei leader degli angeli caduti che è sopravvissuto alle guerre precedenti, fin dai tempi antichi… Non mi sarei mai aspettata di sentire il nome di colui che appare nella Bibbia.” Le labbra di Rias si allargarono in un sorriso mentre diceva queste parole.
 
Non mi dire che la cosa la sta intrigando?! Non c’è nulla di divertente o emozionante in questa faccenda! Avevo ormai capito che c’era qualcuno di pericoloso dietro ai recenti avvenimenti, ma che fosse qualcuno appartenente all’organizzazione dei Grigori, per giunta un loro leader… Questo può essere un bel problema. Rias e gli altri non erano pronti nemmeno per sconfiggere Raiser, figuriamoci un leader degli angeli caduti come Kokabiel! Kokabiel… Hmm… Ora che ci penso, me ne avevano parlato una volta Kayla e Tora. Se non mi sbaglio, è quel maniaco guerrafondaio che si è opposto fino alla fine alla pace tra le Tre Grandi Fazioni e che tuttora coltiva un profondo senso d’insoddisfazione verso il modo in cui la precedente guerra si è conclusa. Tsk! Perfetto! Tipo peggiore non poteva capitare…
 
“Abbiamo inviato alcuni sacerdoti ed esorcisti in questa città in segreto, ma sono stati uccisi” sentii in quel momento dire da Xenovia.
 
Freed, pensai. Scommetto che è stato lui a eliminarli. Dev’essere in combutta con Kokabiel. E scommetto anche che è sempre quest’ultimo il responsabile dei recenti casi di Diavoli Randagi anomali.
 
“E allora? Cosa volete da noi?” insistette Rias andando al sodo dell’incontro.
 
L’espressione di Xenovia s’indurì prima di rispondere: “Questo è un problema tra noi e gli angeli caduti. Semplicemente non vogliamo intromissioni da parte dei diavoli che vivono in questa città. In altre parole, siamo venute qui per dirti di non interferire con questo incidente.”
 
“Questa è proprio una bella accusa. Pensi che proveremo ad allearci agli angeli caduti per fare qualcosa alle Spade Sacre?” ribatté Rias senza perdere il sorriso, ma dal suo tono era chiaro che non aveva gradito affatto quell’insinuazione.
 
“Per un diavolo, una Spada Sacra è qualcosa da odiare” continuò imperturbata Xenovia. “E non la pensano così anche gli angeli caduti? Per i nostri superiori quest’alleanza non è così improbabile.”
 
Gli occhi di Rias iniziarono a bruciare di rabbia cremisi. Si stava incazzando di brutto! Beh, d’altronde non c’era da sorprendersi: queste inviate della Chiesa arrivavano nel suo territorio senza preavviso o permesso, agivano come gli pareva e piaceva, le dicevano di non intromettersi nei loro affari e ora l’accusavano pure senza mezzi termini di poter essere interessata a cospirare coi loro nemici. Si stavano prendendo decisamente troppe libertà… Quella Xenovia farebbe meglio a imparare a negoziare meglio con dei potenziali nemici, soprattutto se si trova già nel loro territorio e circondata. Parla come se fosse sicura di poter eliminare Rias e chiunque altro se dovessero minacciarla, malgrado sia chiaramente in una posizione di svantaggio. I casi sono due: o è troppo sicura di sé o decisamente stupida. Se avesse voluto negoziare con me così, l’avrei già messa in ginocchio per la sua impertinenza…
 
Anche stavolta, tuttavia, Xenovia non parve affatto impressionata o preoccupata dalla rabbia crescente di Rias. “I pezzi grossi non si fidano dei diavoli e degli angeli caduti. Ci hanno detto qualcosa tipo: ‘Se le Spade Sacre venissero portate via dal lato di Dio, allora anche i diavoli ne sarebbero felici, giusto? E gli angeli caduti ne trarrebbero profitto. Per queste ragioni non sarebbe impossibile per loro formare un'alleanza’. È per questo che vi stiamo dando un avvertimento: se formerete un'alleanza con l’angelo caduto Kokabiel, allora verrete tutti eliminati. Anche se dovesse trattarsi della sorella minore del Maou Lucifer.”
 
Ora la minaccia pure? Capisco la preoccupazione e i sospetti dei loro superiori, ma sta decisamente esagerando. Quest’incontro rischia sempre di più di finire in modo molto spiacevole…
 
Malgrado le parole impertinenti della ragazza, Rias mantenne un impeccabile sangue freddo quando rispose: “Dato che conosci la mia identità, lascia che ti dia un avviso: non unirei mai le forze con alcun angelo caduto. Lo giuro sul nome dei Gremory. Non farei mai una cosa che possa ricoprire d’infamia il nome del Maou.”
 
Le rivolsi uno sguardo divertito. Considerando il suo orgoglio, ero sicuro che avrebbe reagito molto più bruscamente alle accuse e minacce rivoltele, soprattutto visto come si è arrabbiata… Invece ha saputo trattenersi e dare una risposta tanto breve quanto significativa. Ben fatto, rossa!
 
Anche Xenovia parve soddisfatta. “Sentire queste parole è più che sufficiente. Noi volevamo solo esporre le nostre intenzioni, ma non mi aspetterei mai un’azione tanto stupida dalla sorella del Maou.”
 
“Allora spero che voi seguaci di Dio riconosciate il mio essere completamente neutrale e che non vi fornirò alcun tipo di aiuto.”
 
“Certamente. Vogliamo solo la certezza che non farete casini finché siamo qui.”
 
Finalmente Rias parve rilassarsi. “Abbiamo capito.” Poi, però, sembrò ricordarsi di qualcosa: “Dov'è la persona che la Chiesa ortodossa ha mandato?”
 
“Quella persona è stata messa in attesa per questo caso” rispose Xenovia. “Stanno progettando di proteggere l'ultima Excalibur se Irina ed io dovessimo fallire.”
 
“Quindi siete solo voi due?” Rias non riuscì affatto a trattenere la propria incredulità. “State cercando di recuperare le Excalibur da un leader degli angeli caduti solo voi due? È avventato. State forse pensando di morire?”
 
“Sì” fu l’istantanea risposta di Irina.
 
“La penso come Irina, ma, se possibile, preferirei non dover morire” rispose invece Xenovia.
 
“…Voi siete venute qui in Giappone pronte a morire? La fede nel vostro insegnamento è estrema come sempre.”
 
“Non parlare male della nostra fede, Rias Gremory. Giusto, Xenovia?”
 
“Giusto. Anche la Chiesa ha deciso che sarebbe meglio eliminare tutte le Excalibur piuttosto che lasciarle nelle mani degli angeli caduti. Il nostro obiettivo minimo è quello di tenere le Excalibur lontane da loro e per realizzare ciò, ci sta bene anche morire. L'unico modo per combattere contro le Excalibur è usare altre Excalibur.”
 
Bah. Quanta inutile determinazione. Uno spreco totale. S’impegnano tanto in nome di una fede che non ripaga mai, di un istituto capace di atrocità anche peggiori di quelle degli esseri che cacciano e di un Dio che tanto non può nemmeno più ascoltarle e che, anche quando poteva, preferiva rimanere in silenzio. Per quanto mi riguarda, loro, la loro fede, il loro Dio e tutti i suoi leccapiedi can go and fuck themselves with a ballista! You and all your fuckin’ breed!
 
“È possibile riuscirci solo con voi due?”
 
“Beh, non saremo morte invano” rispose senza esitazioni Xenovia.
 
“Mi sembri sicura di te. Avete un'arma segreta?”
 
“Forse. Lascio alla vostra immaginazione.” Dopo quell’ultima frase e una breve pausa di qualche secondo, la blu si alzò insieme alla compagna. “A questo punto, noi ci congediamo. Ci scusiamo per avervi fatto perdere tempo.”
 
“Dato che siete qui, vi andrebbe una tazza di tè?” offrì Rias in un inaspettato slancio di ospitalità.
 
“No, non abbiamo intenzione di fare amicizia con dei diavoli” fu l’asciutta risposta di Xenovia. “Allora, vi prego di scusarci.”
 
“Mi dispiace. Ci vediamo!” salutò a sua volta Irina.
 
Non avevano compiuto però che pochi passi verso l’uscita che Xenovia si fermò e rivolse la sua attenzione in direzione di un’altra delle presenti. Asia. “Avevo una strana sensazione quando siamo arrivate e ti ho vista. Sarai mica… Asia Argento?”
 
L’interpellata trasalì nel sentirsi chiamare per nome. “S-sì?” rispose timidamente.
 
“Non avrei mai pensato di incontrare qui la Strega.”
 
A quelle parole, il corpo di Asia cominciò a tremare visibilmente da capo a piedi. La cosa non mi piacque affatto.
 
“Oh? Tu sei l’ex-Santa fanciulla divenuta strega?” chiese Irina guardandola sorpresa. “Avevo sentito che sei stata scomunicata per la tua capacità di guarire anche gli angeli caduti e i diavoli, ma pensare che sei diventata addirittura una diavola…”
 
“E-ehm… E-ecco… Io…” Asia era sempre più agitata e tremante. Era chiaro che quei commenti stavano facendo riaffiorare i suoi ricordi più tristi, nonché quella che ormai era a tutti gli effetti la sua maledizione, almeno per la Chiesa.
 
“Va tutto bene. Non diremo ai superiori quello che abbiamo visto qui, in modo da stare tranquille. E poi le persone che erano intorno alla ‘Santa fanciulla Asia’ rimarrebbero scioccate nel sentire questa storia.” Le parole di Irina, se possibile, fecero impallidire ancora di più la povera Asia.
 
“Però una Santa fanciulla che è finita col diventare una diavola… Esistono veramente coloro che cadono così in basso” osservò Xenovia con aria sprezzante. “Eppure credi ancora nel nostro Dio?”
 
“Xenovia, adesso lei è una diavola. Non ha motivo per credere ancora in Dio.”
 
“No, anche tra i criminali e i peccatori c’è chi non volta le spalle alla propria fede. Io sono sensibile a queste cose e posso ancora sentire l’impronta della fede in lei.”
 
“Davvero è così?” Irina fissò Asia con un misto di incredulità e perplessità. “È vero, Asia-san? Credi ancora in Dio anche se sei diventata una diavola?”
 
“Non…non riesco ad abbandonarlo così facilmente” fu la risposta di Asia, mentre i suoi occhi si vergavano di lacrime. “…Ho creduto in lui per tutta la mia vita.”
 
“Dunque è così. Allora dovresti lasciarti uccidere immediatamente da noi. Anche se sei una peccatrice, Nostro Signore ti perdonerà di sicuro. Perciò, il minimo che puoi fare è lasciarti uccidere da noi.” Xenovia avanzò verso Asia sollevando la sua Excalibur. “Nel nome di Dio-”
 
“La vorreste smettere con queste assurdità?” tuonò improvvisamente la voce di Rias. La rossa si alzò per fronteggiare Xenovia. “Non umiliate ulteriormente la mia servitrice.”
 
“Non avevo intenzione di umiliarla” fu l’arrogante risposta della blu. “Le mie azioni sono naturali per un membro della Chiesa.”
 
Ok. Ora ne ho davvero abbastanza.
Sottolineai quel pensiero sciogliendo le braccia e battendo il palmo della mano sul muro alle mie spalle con sufficiente forza da lasciare una ragnatela di crepe nel punto colpito. Senza muovere nemmeno un muscolo del resto del corpo. Tutti si voltarono a guardarmi, Rias, Akeno, Koneko e Asia sconvolte, Xenovia e Irina perplesse. “Basta. Vedi di chiudere quella fogna adesso. Ne ho le palle piene di sentire tante stronzate sulla Chiesa, Dio e tutto ciò che riguarda la vostra fede” dissi in tono basso ma gelido.
 
“Come osi chiamare la nostra fede una stronzata?” Anche il tono di Xenovia era diventato freddo.
 
“E come altro dovrei definirla? Pretendete cieca devozione e fedeltà dai vostri adepti, ma poi, quando per chissà quale motivo questi diventano a vostro dire problematici o finiscono nei guai, voi cosa fate? Li abbandonate o li bollate come fenomeni da baraccone pericolosi e li allontanate così da coprirvi il culo. Esattamente come avete fatto con Asia. Come se non bastasse, l’avete pure rinominata col termine dispregiativo di ‘strega’ per far sì che anche gli altri fedeli non provassero sospetti o dubbi sulla sua sorte.”
 
“Mi sembra ovvio. Al momento, quello è il termine che meglio la definisce.”
 
“Lo sapete almeno che non ha scelto lei di diventare una diavola? Che è stata uccisa e resuscitata come tale? E anche se ammetto che non sarebbe mai stata la mia prima scelta ridarle vita in questo modo, ho accettato perché volevo che avesse la possibilità di vivere una vita vera e felice, dove avrebbe davvero potuto esaudire il suo unico e più grande desiderio: avere amici sinceri con cui stare e divertirsi. E tu vorresti davvero dirmi che questo è sbagliato?”
 
“Pensi che la Santa fanciulla avesse davvero bisogno di amici? I santi vivono solo dell’amore di Dio. Non hanno bisogno di provare o possedere sentimenti di amore o amicizia per gli altri perché, quando li ricercano, sono finite. Dunque Asia Argento non aveva il diritto di essere la Santa fanciulla fin dall’inizio.”
 
Sbuffai nauseato. “Solo sentire questi discorsi mi fa venire voglia di vomitare. Parlate come se desiderare amore e amicizia dagli altri fosse un crimine, credete che morire per gli ideali della vostra cosiddetta fede sia un vero onore e vi riempite la bocca di lodi per un Dio che non fa che rimanere in silenzio alle sofferenze degli altri. Se Asia è una strega, allora voi siete carne da macello, lo sapete? Ottusa e patetica, aggiungerei, visto che morireste per individui ai quali non gliene frega niente di voi.”
 
Sia Xenovia che Irina s’irrigidirono visibilmente alle mie parole e i loro sguardi si fecero taglienti. Xenovia, in particolare, si mise di fronte a me per affrontarmi. “Tu sei il Sekiryutei, giusto? L’attuale detentore dell’anima di uno dei Draghi Celesti. Abbiamo sentito parlare di te prima di venire qui. Sei un umano eppure ti sei alleato a un gruppo di diavoli. Inoltre, lo sento chiaramente: non c’è alcuna impronta di fede in te, anzi, avverto un notevole disprezzo verso Dio provenire dalla tua anima. Sei un eretico e un blasfemo anche più dei diavoli che ti circondano, non hai nemmeno il diritto di nominare il nome di Dio.”
 
Per tutta risposta mi staccai dal muro e avanzai di un passo per sovrastarla con tutta la mia statura. “Che sensi acuti, chierichetta. Hai detto bene: io non ho alcuna fede in Dio, né amore per lui o per i suoi seguaci. Perché dovrei credere e affidarmi ad una divinità che rimane sorda e silenziosa alle preghiere disperate dei suoi fedeli e permette che casi come il Progetto Spada Sacra o l’ingiusta sorte di Asia vadano avanti impuniti? E poi dov’erano Dio e i suoi angeli quando la mia città è andata distrutta dai diavoli e i suoi abitanti sterminati? Dov’erano quando, in ogni angolo del mondo, i loro fedeli venivano torturati o uccisi dalle creature dell’oscurità o addirittura dai propri simili? Non li ho mai visti prendersi davvero cura di coloro che inneggiano al loro nome con tutte le forze e, personalmente, non mi sono mai state di alcun aiuto né le preghiere né le suppliche, perciò non ho assolutamente rispetto per lui! Anzi, se ce l’avessi ora qui davanti a me, sai cosa gli farei? Gli spaccherei la faccia. Con il mio ammazzadivinità personale.” E materializzai il Boosted Gear per poi farlo scomparire subito dopo.
 
“Tu osi minacciare il nostro Dio?! Il tuo Dio?!” fu l’urlo incollerito di Irina.
 
“Non è il mio Dio e non lo sarà mai. Sapete anzi cos’altro penso? Che, per quanto mi riguarda, voi, la vostra fede, il vostro Dio e tutti i suoi leccapiedi can go and fuck themselves with a ballista! You and all your fuckin’ breed!”
 
La reazione delle due ragazze fu istantanea: sia Xenovia che Irina assunsero un atteggiamento minaccioso e i loro occhi mi fulminarono col più profondo disprezzo, mentre i loro corpi iniziarono ad emanare un forte istinto omicida. Un altro insulto così e mi avrebbero indubbiamente attaccato. “Un’altra bestemmia e sarà la tua lingua a finire tagliata e schiacciata sotto il mio piede” sussurrò Xenovia, gelida come il vento antartico.
 
“Insultami o minacciami quanto ti pare, ma non osare più sfiorare Asia nemmeno con il pensiero di un insulto. Né tu né nessun altro ha il diritto di accusarla di essere una strega solo perché ha voluto ricercare una nuova e più felice vita.”
 
“Quale empatia. Cos’è per te Asia Argento?”
 
Risposi senza esitare: “Una cara amica, una preziosa compagna e un’adorabile sorella minore. Insomma una persona che mi sta molto a cuore. E chiunque osi minacciarla, anche se dovesse trattarsi di un dio o un demonio, finirà schiacciato sotto il MIO di piede. Quindi è meglio che stai attenta tu a quello che dici, chierichetta.”
 
“Sfidandoci avrai contro l’intera Chiesa, lo sai? E tu non sei un diavolo, né fai parte del gruppo di Rias Gremory, quindi non puoi contare su alcuna protezione particolare. Sei decisamente presuntuoso, pur essendo il Sekiryutei.”
 
“Oh, non credo di essere io il presuntuoso qui. Io almeno conosco i miei reali limiti, a differenza di voi, che vi siete imbarcate senza battere ciglio in una missione suicida. E tutto solo perché vi è stato ordinato dai vostri superiori.”
 
“Stai forse insinuando che sei più forte di noi? O addirittura dell’intera Chiesa?”
 
“Tu che ne dici?”
 
“Zayden, forse adesso è meglio-” La voce di Rias, che probabilmente intendeva fare da paciera, venne interrotta da un’altra, una maschile carica di rabbia e odio:
 
“Tempismo perfetto. Allora sarò io il vostro avversario.”
 
Ci voltammo tutti insieme per vedere Kiba sulla soglia della porta del Club, il quale fissava le due inviate della Chiesa con uno sguardo a dir poco assassino. Avevo percepito il suo arrivo già da un po’ di tempo ormai, ma non ci avevo prestato molta attenzione visto che ero più interessato a sentire che cos’avevano da dire le nostre ‘ospiti’. A quanto pareva, però, ora era lui che aveva deciso di non rimanere più inosservato e silenzioso. Alla fine è andata come temevo…
 
“Yuuto! Dov’eri sparito?” domandò Rias con un tono tra il sorpreso e il preoccupato.
 
“E tu chi saresti?” chiese invece secca Xenovia.
 
“Sono il vostro senpai. Anche se, a quanto pare, sono stato un fallimento…”
 
Con quelle parole, centinaia di spade demoniache apparvero all’interno della sala.
 
*
 
Come andò a finire? Nel modo più ovvio e forse sbagliato possibile.
Nel giro di cinque minuti eravamo tutti fuori nella radura dietro il vecchio edificio scolastico, dove ci eravamo alleati per il Torneo della Palla, io e Kiba che fronteggiavamo Xenovia e Irina e gli altri che ci osservavano da un lato dello spiazzo. Alla fine, le due inviate della Chiesa -principalmente Xenovia- ci avevano sfidati a un duello non ufficiale in cui avremmo dovuto mettere fuori gioco l’avversario senza ucciderlo. A loro dire, sarebbe stato anche un modo di valutare non solo la forza del servo di Rias Gremory e loro senpai, ma anche quella del Sekiryutei.
Personalmente ritenevo quella schermaglia solo l’ennesima perdita di tempo, ma l’irritazione che mi avevano suscitato coi loro discorsi su Dio e la fede e con gli insulti verso Asia era più che sufficiente per convincermi ad accettare la sfida. Solo per il gusto di zittirle e rimetterle in riga, per farle capire quanto la loro missione fosse davvero pericolosa e letale. Per quanto invece riguardava Kiba… Beh, lui semplicemente non vedeva l’ora di poter distruggere di persona le Excalibur e, data la sconfitta contro Freed di due notti fa, ora che gli veniva offerta una nuova opportunità su un piatto d’argento, non avrebbe mai potuto rifiutare.
 
Una volta posizionatici gli uni di fronte alle altre, Xenovia e Irina gettarono via i propri mantelli bianchi, rivelando sotto di essi delle uniformi da battaglia nere che fasciavano completamente i loro corpi, eccezion fatta per alcune porzioni di pelle scoperta su braccia e gambe. La forte aderenza delle divise, però, metteva bene in evidenza le forme dei loro corpi e così potei constatare che, oltre a delle curve notevoli, entrambe avevano un fisico snello ma ben allenato. Hmm… Beh, se non altro, si può almeno dire che entrambe hanno ricevuto un buon addestramento. Ma mi chiedo quanto buono davvero…
Irina afferrò la corda che aveva avvolta intorno al braccio e la srotolò con un movimento; questa si agitò nell’aria per un istante prima di trasformarsi in una lunga katana. Xenovia, dall’altra parte, srotolò il panno che avvolgeva la sua arma, rivelando così una grossa spada simile a uno spadone occidentale.

Excalibur Mimic e Destruction, eh?, pensai squadrando prima la katana poi lo spadone. Se non mi ricordo male ciò che ho studiato, la prima può trasformarsi in qualunque cosa desideri l’utilizzatore, mentre la seconda è capace di sprigionare una potenza distruttiva molto superiore a quella delle altre spade e paragonabile a quella della spada originale. Hmm… Tra le due, di certo la più imprevedibile e pericolosa è la prima, ma, a giudicare dalla sua aura, dovrebbe essere piuttosto semplice fermarla. Almeno per me. Tuttavia, per un diavolo come Kiba…
 
In quel momento, questi scoppiò in un’inquietante risata, tra l’amaro e il trionfante, che lasciò perplesse entrambe le nostre avversarie. “Stai ridendo?” chiese Xenovia abbassando leggermente la spada.
 
“Sì, perché l’unica cosa che volevo distruggere, ma che finora non c’ero mai riuscito, è qui davanti ai miei occhi” rispose Kiba mentre una miriade di spade demoniache spuntavano di nuovo dal terreno, in risposta al suo desiderio crescente di distruzione delle Excalibur. “Dei diavoli e un drago. Avevo sentito che stando vicino a un’alta concentrazione di poteri, altri venivano attratti, ma non credevo che quelli ai quali ero interessato sarebbero arrivati così presto.”
 
La cosa mi scocciò un pochino: non ero il suo cazzo di miele per attirare le mosche della sua vendetta! Giurai che, se alla fine di questa storia fosse stato ancora vivo, sarei stato io a strigliarlo per bene!
 
“Sword Birth, eh?” osservò Xenovia. “Il suo possessore può creare qualunque spada demoniaca riesca a immaginare, giusto? Avevo sentito che c’era una cavia sopravvissuta al Progetto Spada Sacra… Sei tu, dunque?”
 
La risposta di Kiba fu quella di impugnare la spada più vicina e brandirla con decisione. “Esatto. Per questo, il mio potere è composto anche dall’odio dei miei compagni, che sono stati uccisi mentre erano pieni di rimorsi! E io userò questo potere per distruggere Excalibur e i suoi possessori!” E con quella frase si scagliò all’attacco, incrociando la sua lama con quella della spada di Xenovia, la quale non perse tempo e rispose con una serie di colpi che fecero entrare subito il duello nel vivo.
 
“Zayden Ward-kun!”
 
L’esclamazione di Irina attirò la mia attenzione e mi ritrovai a fissare i suoi occhi stranamente luminosi, al punto che ebbi l’impressione che delle lucciole stessero svolazzando dietro alle sue iridi. “…Sì?”
 
“Sono appena tornata nella mia città d’infanzia e già sono messa davanti a una difficile sfida: dover mostrare a un eretico come te il potere della vera fede! Ero andata in Inghilterra perché ho scoperto di poter usare le Spade Sacre e pensavo di poter diventare così una rappresentante di Dio! Poi sono tornata qui in Giappone per risolvere un problema legato alle Spade Sacre stesse, ma il destino mi ha posto davanti un ostacolo che non posso ignorare! Non permetterò a nessuno di bestemmiare contro il nome di Dio! Nemmeno a un Drago Celeste! Ahhh! Che sia dunque una prova del destino questa? Ho il dovere di insegnargli quale sia la maestosità della vera fede? Sì, probabilmente è così! Questo eleverà anche la mia stessa anima! Perciò vieni, Zayden Ward-kun, e ti darò una sentenza con questa Excalibur! Amen!”
 
La fissai per tutto il tempo con uno sguardo a dir poco incredulo. Era completamente persa nel suo piccolo mondo di fede e Dio! E questa avrebbe dovuto essere una prova del destino? La volontà di Dio, magari?! Ma per favore! Maestosità della vera fede un paio di cefali! Ero fortemente tentato di rivelarle la verità sul suo amato Dio, almeno per il gusto di vederla crollare e capire la futilità della sua devozione… Ma chissà quale moto di pietà mi convinse a non farlo. Bah, che palle!
Mi limitai a dire: “Dannazione. Non posso credere che ho accettato questa merda…  Beh, fai un po’ come vuoi, ma sappi una cosa: qualunque cosa accada, Irina, io non farò sul serio. Finché voi due non mi affronterete insieme, a meno che non mi diate parecchio filo da torcere, io non ti combatterò seriamente. E questo è quanto.”
 
Lo stupore che invase il volto di Irina fu uno spettacolo impagabile. “…Mi stai forse dicendo che, a meno che non siamo due contro uno, tu non farai sul serio? Mi prendi in giro, forse?! Questo è un duello tra noi due! Perché vuoi anche Xenovia? Lei non sta già lottando con quel diavolo?”
 
Rivolsi un attimo lo sguardo verso Kiba e Xenovia che continuavano a scambiarsi colpi. “Prima risposta, perché è lei quella che mi ha fatto più infuriare e dunque voglio dare una lezione anche a lei. Seconda risposta, al momento sì, stanno lottando tra loro… Ma dubito che ci vorrà molto prima che Kiba sia sconfitto.”
 
“…Sei così convinto che sarà lui a perdere? Non hai fiducia nel tuo compagno?”
 
“Qui non si tratta di fiducia, ma di reali capacità di combattimento e possibilità di vittoria. Le prime le possiede, ma non sono sufficienti e purtroppo nemmeno la sua mente sta pensando nel modo giusto. È solo questione di tempo prima che faccia una mossa sbagliata. Morale: mancano le possibilità di vittoria.”
Mi voltai verso lo scontro in corso. Dal momento che la sua avversaria era una posseditrice di Spada Sacra, per giunta armata con una delle Excalibur, Kiba era in netto svantaggio già dall’inizio del duello: anche solo una ferita superficiale sarebbe bastata per arrecargli danni gravissimi. Dall’altra parte, notai anche che stava sfruttando la sua velocità di Cavaliere, nettamente superiore a quella di Xenovia, per restare fuori dalla portata dell’Excalibur e nel contempo colpire ripetutamente per aprire una breccia nella guardia della spadaccina nemica. O almeno normalmente sarebbe stato così sia per lui che per qualunque altro spadaccino… Ma qui Kiba non stava combattendo per sconfiggere Xenovia, bensì la Spada Sacra che portava e dunque i suoi colpi non miravano a disarmarla, bensì a distruggere la sua arma. Di conseguenza, stava perdendo molte occasioni per concludere il duello e si stava anche stancando inutilmente nel colpire senza sosta la lama dell’Excalibur per riuscire a spezzarla. Osservando il corpo di Xenovia, inoltre, avevo grossomodo compreso che la sua struttura corporea era quella di una spadaccina che ricerca più la forza che la tecnica e, dunque, anche la sua resistenza era sicuramente più alta di quella di Kiba. Se il duello fosse diventato di attrito, allora Kiba non avrebbe avuto speranze.
In definitiva, le sue possibilità di vittoria erano assai scarse.
 
Dopo circa un altro minuto di scambi infruttuosi per entrambi, Kiba si posizionò tra alcune delle spade che aveva creato in precedenza e ne prese due. “Ora brucia! E poi congela!” Al suo urlo, una delle lame venne avvolta dalle fiamme, mentre l’altra si ricoprì di ghiaccio; il Cavaliere partì alla carica contro Xenovia agitando come una furia le due nuove armi.
 
La ragazza, tuttavia, non ne fu per nulla intimorita. “Che ingenuo!” esclamò menando un fendente con la sua Excalibur.
In un sordo rumore di rottura, entrambe le spade di Kiba andarono in pezzi. Senza fermarsi, Xenovia alzò poi l’arma in alto e la piantò nel suolo con forza.
L’intero terreno tremò quando una fortissima scossa, analoga a quella di un terremoto, si sprigionò dal punto colpito e un enorme polverone si sollevò avvolgendo la spadaccina; persino io feci fatica per non vacillare e cadere. Quando in seguito la polvere si fu diradata, potei vedere che il colpo di Xenovia aveva scavato un cratere profondo e largo parecchi metri, come se fosse caduto un piccolo meteorite. “La mia Excalibur Destruction non è chiamata la Spada Sacra della Distruzione per niente. Non c’è nulla che essa non possa distruggere!” disse estraendo la spada dal terreno e brandendola ancora una volta.
 
Un potere impressionante, non c’è dubbio. Forse sarà poca cosa rispetto a quello dell’Excalibur originale, ma rimane comunque decisamente pericoloso, soprattutto per i diavoli, pensai osservando la distruzione causata dal colpo. In ogni caso, era proprio necessaria quella dimostrazione di forza? Non mirava nemmeno a Kiba, l’ha fatto solo per mostrargli il vero potere della sua arma. Così facendo non ha fatto altro che perdere l’effetto sorpresa e dunque una buona occasione per vincere. I casi sono due: o le piace vantarsi della potenza della sua spada, o non è particolarmente sveglia…
 
“Anche dopo essere stata divisa in 7 parti, ha ancora tutto questo potere… A quanto pare, distruggerle tutte sarà un’impresa ardua…” commentò Kiba, sconvolto dalla potenza sprigionata da Xenovia in un istante.
 
E lui è ancora posseduto dal suo odio e dal desiderio di vendetta. Nemmeno dopo questa dimostrazione di forza intende tirarsi indietro o almeno provare a pensare e riflettere più attentamente sulla sua avversaria. Di questo passo, la sua sconfitta sarà non solo inevitabile, ma anche tremendamente amara…
 
“Tch! Ma dai, Xenovia! Non distruggere tutto all’improvviso!” si lamentò Irina tirandosi in piedi. A quanto sembrava, la scossa suscitata dalla sua compagna l’aveva mandata a rovinare a terra. Malgrado questo, la ragazza seppe riacquistare in fretta la sua compostezza. “Allora? Sei ancora sicuro di volerci affrontare entrambe? O-”
 
“Sicurissimo” risposi senza esitare né levare lo sguardo dal duello in corso.
 
Stavolta la mia risposta parve stizzire molto Irina, la quale probabilmente non stava nemmeno apprezzando il fatto che la stessi totalmente ignorando a favore della visione dello scontro tra Kiba e Xenovia. “Non mi stai sottovalutando troppo?! Io sono una guerriera della Chiesa, al servizio di Dio onnipotente! Non ti permetto di insultarmi ignorandomi così nel nostro duello!”
 
Sbuffai annoiato. “Non ho mai avuto intenzione d’insultarti. Ho detto che avrei atteso che foste in due per impegnarmi, non che non ti avrei affatto combattuta. Quindi, se ci tieni tanto, puoi attaccarmi pure, ma sappi che non riuscirai nemmeno a scalfirmi…”
 
La risposta di Irina fu una carica e un fendente discendente alla mia testa. “Non prendermi così alla leggera! Amen!”
 
Sospirai. C’avrei scommesso… Beh, di certo non mi rimangerò la parola per questo. Avevo detto che non mi sarei impegnato e così sarebbe stato.
Perciò, per tutta risposta, alzai il braccio destro mentre concentravo il mio ki sull’indice destro, manipolandolo e condensandolo al massimo in modo che formasse una sorta di strato di energia scarlatta intorno ad esso. E, con grande stupore non solo di Irina ma anche degli altri, la lama della sua Excalibur impattò contro il mio dito senza riuscire né a inciderlo né a spostarlo di un millimetro.
 
“Un…dito?! Hai fermato la mia Excalibur Mimic…CON UN SOLO DITO?!”
 
“L’hai dimenticato, chierichetta invasata? Io non sono un diavolo, ma un umano e la mia aura è quella di un umano e di un drago. Un Drago Celeste, per l’esattezza. Per questo, l’aura sacra della tua spada non ha effetti superefficaci contro di me come invece ne avrebbe contro un diavolo o un’altra creatura oscura. È semplicemente un’aura come tutte le altre e, dunque, se non è più potente della mia, non può né perforarla né tagliarla.” Avvertii Irina che cercava di affondare il colpo, ma riuscì solo a farmi tremare un po’ la mano prima che aumentassi a mia volta la forza immessa e la spingessi così via. Lei prese ad aggredirmi con una serie di altri fendenti e stoccate, ma mi limitai a bloccare la lama o deviarla con lo stesso dito, spostandomi solo ogni tanto quando necessario. “Questo non l’avevi considerato, suppongo. Deduco che o sei troppo abituata ad affrontare creature oscure deboli all’elemento sacro, o sei solo tonta. Inoltre, non stai considerando nemmeno un’altra cosa molto importante: le abilità della tua Spada Sacra. Pensi forse di continuare a usare Mimic come la tua compagna usa Destruction?”
 
Irina mi guardò confusa, ma prima che potesse chiedermi cosa intendessi, sentimmo entrambi Kiba gridare inferocito e, allontanatomi di alcuni metri dalla mia avversaria, mi voltai in tempo per vedere una forte luce brillare tra le mani di lui. In un lampo, apparve una gigantesca spada demoniaca, lunga forse più di due metri e larga almeno mezzo metro, che emetteva una spettrale aura demoniaca e sembrava pesare almeno un quintale. Kiba la strinse con entrambe le mani alzandola in cielo. “Il potere distruttivo della tua Spada Sacra o quello di una mia Spada Demoniaca! Vediamo qual è il più forte!” urlò avventandosi su Xenovia.
 
Strinsi gli occhi, un curioso senso di delusione che mi pervadeva il petto. Il duello è finito. Non posso credere che abbia fatto un errore tanto patetico.
 
Xenovia sembrò del mio stesso parere perché commentò: “Che peccato. Hai preso la decisione sbagliata.” Il successivo fendente della sua Excalibur mandò in frantumi la gigantesca spada di Kiba con una facilità impressionante; quest’ultimo rimase così sconvolto che forse non sentì nemmeno le parole successive di lei: “Le tue armi sono la varietà di spade demoniache che riesci a creare e la tua velocità. Non solo non hai la forza per usare una spada così grande, ma sei diventato pure più lento. Stai cercando un potere distruttivo? Nel tuo stile di combattimento è inutile. Non pensavo che non riuscissi a rendertene conto.” E con un movimento rapido e deciso, affondò il pomo della Spada Sacra nello stomaco di Kiba con sufficiente forza da creare un’onda d’urto; il giovane tossì un misto di sangue e saliva e crollò supino a terra. “Non ti ho colpito con la lama, ma un colpo del genere sarà comunque sufficiente a farti stare a terra per un po’.”
 
“Asp-aspetta…!” provò a fermarla Kiba, ma per quanto allungasse le sue mani verso di lei, era chiaro che non era più in grado di combattere. Anzi, a malapena era cosciente dopo quel colpo.
 
“Prova a combattere con la mente libera, la prossima volta. Senpai” fu la replica beffarda di Xenovia, che Kiba ricambiò subito con uno sguardo di puro odio. La blu si voltò poi verso me e Irina. “Ti ho sentito prima. Dunque vuoi davvero combattere contro noi due da solo?”
 
“Mi sono già fatto un’idea chiara delle vostre capacità e posso dirti due cose: primo, non ho bisogno di altro che tre mosse per sconfiggere ciascuna di voi senza nemmeno usare il Boosted Gear. Secondo, non siete minimamente sufficienti per questa missione. Morirete di sicuro, proprio come quei preti ed esorcisti che vi hanno precedute. Sapete almeno chi è stato ad ammazzarli?” Rivolsi lo sguardo verso Kiba. “Su, diglielo avanti.”
 
A fatica, il Cavaliere si mise in ginocchio, una mano sempre pressata al ventre per alleviare il dolore del colpo ricevuto. “È stato Freed Seelzen a ucciderli” mormorò poi suscitando sorpresa in tutti i presenti, oltre a una certa paura in Asia. “Per caso… Ero sul posto quando uno di loro è stato ucciso. E sono sicuro che…stesse utilizzando una Spada Sacra. Una delle Excalibur.”
 
“Un prete rinnegato” fece Xenovia con aria pensierosa. “Freed Seelzen, eh? Lo conosciamo. Il genio che è diventato un esorcista del Vaticano all'età di 13 anni. Ha ottenuto molti grandi risultati perché continuava a eliminare demoni e bestie mistiche. Ma poi ha esagerato. Freed non ha mai avuto fede in Dio fin dall'inizio. Le uniche cose che aveva erano l’istinto di combattimento e gli intenti assassini nei confronti dei mostri, oltre a un'ossessione anomala per le battaglie. Ha anche ucciso i suoi alleati. Era solo una questione di tempo prima che fosse accusato di eresia.” I lineamenti del volto della spadaccina vennero deformati da odio e rabbia. “Allora è così? Freed ha usato l'Excalibur che ha rubato per uccidere i nostri fedeli compagni e ora noi ne paghiamo le conseguenze perché il gruppo di eliminazione non ha potuto prendersi cura di lui all’epoca della sua scomunica.”
 
“Non è certo la minaccia peggiore, ma visto che impugna anche lui una delle Excalibur, è molto probabilmente implicato con Kokabiel e dunque con le altre spade rubate. E voi siete solo in due. Morale: a meno che il vostro piano B non sia qualcosa capace di tirare il cielo giù sulla terra, siete già belle che morte.”
 
“Ciò che intendiamo fare noi non ti riguarda, quindi puoi anche smetterla di cercare di farci cambiare idea” replicò Xenovia rivolgendomi uno sguardo sprezzante. “Dopotutto, che gliene importa a un eretico come te di che cosa ci succede?”
 
Presi un bel respiro chiudendo gli occhi. Ora ne avevo davvero abbastanza. Così sia.
Senza aggiungere altro, mi mossi fulmineo davanti a Irina assumendo apparentemente una posizione per colpirla con un pugno. Lei se ne rese conto e provò ad anticiparmi sferrando un fendente non appena mi vide avvicinarmi, ma stavolta io usai le prime tre dita della destra per afferrare e bloccare la lama a mezz’aria. “Uno” dissi per poi iniziare a torcere la spada verso la mia sinistra, piegandola lentamente fino all’altezza del suo petto. Irina lottò per liberare l’Excalibur, ma la mia presa rimase solida. “Non hai affatto pensato a quello che ti ho detto prima, vero? Peccato.”
Con uno scatto rapido dell’altra mano, afferrai la guardia dell’arma e la feci scattare verso l’alto, togliendola alla presa di entrambi e mandandola a roteare sopra di noi. “Due.”
E nel momento in cui ridiscese, approfittando anche della sorpresa di lei, fui di nuovo più rapido e afferrai l’Excalibur per primo per calarla infine sul suo collo, fermandola non appena il filo della lama le sfiorò la pelle. “Tre.”
Irina mi fissava con uno sguardo a dir poco incredulo e terrorizzato, gli occhi che saettavano continuamente tra la lama alla sua gola e il mio volto. “Morta” le sussurrai glaciale.
 
“Allontanati subito da lei!” Quell’urlo mi fece balzare all’indietro in tempo per evitare l’attacco di Xenovia. La spadaccina si mise tra me e Irina, la quale scivolò a terra, vinta dalle sue stesse emozioni fuori controllo.
 
“La prossima volta che vuoi attaccarmi di sorpresa, tappati la bocca. Funzionerà meglio, fidati.” Mi misi a gambe leggermente flesse e braccia aperte, in attesa del nuovo attacco. “Oh bè, tanto non ci sarà una prossima volta per te…”
Con un altro urlo, Xenovia si scagliò su di me menando un fendente discendente. Dato il potere distruttivo della sua enorme spada non potevo certo bloccarla con un dito come avevo fatto finora e anche con una mano sarebbe stato troppo rischioso, tuttavia avevo notato che, solo quando il colpo andava a segno, la sua Excalibur dimostrava tutta la sua incredibile forza. Di conseguenza, la soluzione era più semplice di quanto si potesse pensare: con uno scatto rapidissimo, chiusi la lama tra i palmi delle mie mani mentre era ancora alta, bloccando l’attacco sul nascere. “Uno” ghignai ricominciando il conteggio.
 
“C-come fai a tenere Excalibur Destruction con tanta facilità?!” esclamò lei allibita.
 
“Non mi hai ascoltato prima, per caso? L’aura sacra non ha più effetto di qualunque altra aura su di me perché io sono un umano, non un diavolo. Inoltre, la potenza della tua arma si sprigiona appieno solo quando sferri un colpo con tutte le tue forze e questo va a segno… Ma se lo fermi prima che il colpo entri in contatto? Allora è come ogni altra spada e le spade non hanno filo nel piatto della lama.”
Mentre parlavo, iniziai a fare pressione per spingere di lato l’Excalibur, proprio come avevo fatto prima con Irina. Xenovia se ne accorse e la sentì mettere più forza per contrastarmi, ma io ero ben più forte di Kiba e questo mi permise di continuare a torcere e abbassare la spada finchè non fu all’altezza del suo fianco. E come prevedevo, gli occhi di Xenovia balzarono subito sulle mie mani, attenti per quando avrei replicato il movimento eseguito con la sua compagna per disarmarla e pronta ad annullarlo. Mossa sbagliata.
“Altro errore madornale, anzi due in uno: non limitare mai la tua visione e non pensare mai che l’avversario replichi sempre le stesse mosse.” Xenovia mi guardò con un misto di confusione e irritazione e io, per tutta risposta, sferrai un calcio con la gamba destra, tirata precedentemente indietro per una migliore stabilità, alla guardia della sua Excalibur, sbalzandogliela di mano. “Due!”
Lo stupore della spadaccina fu tale che l’ultima mossa fu un gioco da ragazzi: mormorando: “Tre”, scattai in avanti e chiusi le dita della mano destra intorno alla sua gola per poi stringere con sufficiente forza da sollevarla dal suolo. Xenovia iniziò subito ad agitarsi, muovendo frenetiche le gambe e artigliando inutilmente il mio braccio per liberarsi. “Cosa ti prende, chierichetta? Dov’è finita tutta la tua baldanza di prima?” la schernii sempre ghignante.
 
“…Male-det-to…!” ribatté Xenovia a denti stretti prima di sferrare in un disperato tentativo di fuga due calci: uno al mio fianco e uno al mio collo. Tuttavia, la sua posizione instabile e l’ossigeno che già iniziava a mancare le impedirono di scagliare dei colpi efficaci e la mia corazza di ki fece il resto, attutendo completamente gli impatti.
 
Hmm… Di certo ha una bella forza e grinta da vendere, ma anche questi calci non sono niente di speciale. Koneko picchia ben più forte, per non parlare di Blake, Tora o Kayla… E ha fatto un altro errore: invece di provare subito a liberarsi, avrebbe prima dovuto cercare di allentare un po’ la mia presa per poter respirare di nuovo, anche se solo di poco, pensai prima di convogliare parte della mia aura nei muscoli del braccio destro; per tutta risposta, questi si contrassero di più e la stretta sulla gola della ragazza aumentò all’istante. Xenovia prese allora ad annaspare, ormai privata del tutto della capacità di respirare, e i suoi movimenti divennero sempre più flebili.
“Cagnolina della Chiesa. Dì pure addio alla vita.”
E proprio nel momento in cui il corpo di Xenovia fu sul punto di cedere… La lasciai andare. La spadaccina si afflosciò a terra come un sacco vuoto e prese a tossire violentemente, mentre riprendeva a respirare normalmente. “O così direi se tu fossi una mia nemica. Però, non lo sei e io non uccido chi non mi è nemico. Considera questa sconfitta come una lezione e una punizione per aver parlato male della mia sorellina.” Detto questo, mi allontanai verso il gruppo Gremory, notando subito che tutti mi guardavano con sentimenti contrastanti. Ancora una volta non dovevo aver dato un bello spettacolo. Posso comprenderli, però devo anche dire che, malgrado la loro natura, sono ancora troppo delicati… Dovranno imparare in fretta che la realtà del nostro mondo è più crudele di quanto possano pensare. Nel contempo, però, sentii anche qualcosa dentro di me che si lamentava per l’interruzione improvvisa e spasimava per più violenza, al punto che la mia mano destra tremò leggermente. Forse stavolta mi sono lasciato troppo andare. Dannazione, di solito non è così forte… Che sia un effetto collaterale che finalmente inizia a farsi sentire?
 
“A-aspetta!” mi voltai per vedere Xenovia che si era messa a sedere affiancata da Irina, la quale la stava aiutando a riprendersi dal quasi strangolamento. Entrambe mi fissavano con un misto di rabbia e terrore, come pecore davanti al lupo.
 
“Falla finita. Avete entrambe perso miseramente, proprio come Kiba.” Rivolsi un’occhiata al diretto interessato e lo vidi distogliere lo sguardo. “E la cosa peggiore è che avete perso contro una forza ben inferiore a quella del nemico che intendete affrontare da sole. Quindi ora vedete di darvi una regolata e di pensare a cosa fareste meglio a fare nella situazione in cui vi trovate. Pensate davvero che sfidare direttamente Kokabiel e i suoi leccapiedi sia la soluzione migliore e più saggia?”
 
Irina aiutò cautamente Xenovia a rialzarsi. “Avremo anche perso, ma questo non cambia niente” mi rispose poi con voce secca. “La nostra missione non è cambiata e la porteremo a termine anche se le nostre possibilità sono pressoché nulle.”
 
Resistetti con fatica all’impulso di schiaffarmi una mano in faccia. “Seriously? Intendete davvero diventare carne da macello per gli angeli caduti? Oh, ma che sciocco! Per voi è un onore essere carne da macello, giusto? Bah! Sapete che vi dico? Fate come volete, io me ne lavo le mani. Forse il mondo sarà migliore con due cieche fanatiche religiose in meno…”
 
Entrambe mi rivolsero un’occhiata in cagnesco, ma non dissero altro, limitandosi a rinfoderare le proprie armi e rimettersi i mantelli da viaggio. “Rias Gremory, mi fido di te dopo il discorso che abbiamo fatto prima. Ci occuperemo noi delle Excalibur, voi restatene fuori” disse Xenovia rivolta alla rossa. “Ora, con il vostro permesso…” E iniziò ad allontanarsi, seguita da Irina.
In quel momento, però, la vidi voltarsi verso di me e rivolgermi uno sguardo strano: non era rabbioso o spaventato, ma piuttosto in conflitto, come se avesse voluto dirmi o chiedermi qualcosa senza riuscirci. Alla fine, esortata anche dalla compagna, si voltò ed entrambe sparirono presto dalla nostra vista. Chissà che significava quello sguardo…
 
“Aspetta! Yuuto!”
E ovviamente le rotture di palle non potevano finire là, no? Chiaramente no, visto che Kiba si era rimesso in piedi solo per dirigersi nella stessa direzione in cui erano sparite le inviate dalla Chiesa. E la cosa a Rias ovviamente non piaceva affatto. “Non ti permetterò di lasciare questa casata! Tu sei il Cavaliere della casata dei Gremory! Starei molto male se diventassi un esiliato! Fermati in questo istante!”
 
Tuttavia Kiba sembrava irremovibile. “...Sono riuscito a scappare da lì solo grazie ai miei compagni. Ecco perché devo mettere i loro rimpianti nella mia spada demoniaca…”
 
“Non ti perdonerò se mi lasci, Yuuto! Fermati subito!”
 
“Buchou… Mi dispiace.” Con quell’ultima frase, Kiba s’incamminò verso l’esterno del campo e scomparve a sua volta.
 
“Yuuto… Perché?”
 
Vedere Rias così scoraggiata e triste mi suscitò un’inaspettata malinconia… No, non era solo quello. Anche il comportamento di Kiba mi aveva amareggiato. Si stava comportando come uno sciocco vendicativo che vede solo la sua vendetta e non si cura del dolore che causa agli altri, soprattutto a coloro che l’hanno a cuore. Proprio come avevo fatto io… Proprio come aveva fatto Noah
Quel pensiero mi bastò per sentirmi tremendamente frustrato. Ora basta. Non permetterò alla storia di ripetersi ancora davanti ai miei occhi.
 
[Dunque intendi davvero agire di persona, partner?]
 
All’incirca. Non intendo sbrogliare i problemi di quel ragazzo come se fossi sua mamma, ma capisco che è in un momento in cui ha bisogno di una mano per evitare di finire sulla peggiore delle strade. E io gliela darò.
 
[Ho capito. Hai il mio pieno supporto.]
 
Annuii lievemente per poi avvicinarmi a Rias e le misi una mano sulla spalla. “Non perdere le speranze, Rias” dissi cercando di suonare confortante. “Non è mai troppo tardi per tornare da chi ami, se i tuoi sentimenti sono sinceri. Devi solo continuare a crederci.”
 
Lei mi guardò sorpresa e interrogativa, ma io mi limitai a sorridere e a darle una pacca gentile sulla spalla, per poi iniziare ad allontanarmi in direzione della strada.
 
“Zayden-san!” Mi voltai e incrociai gli occhi con le iridi smeraldine di Asia. “Tu puoi aiutare Kiba-san, vero? Puoi fare qualcosa per lui, no? Ti prego! Non voglio vedere così triste né lui né Buchou-san… Non voglio vedere triste nessuno!”
 
Piccola, dolce Asia. Sempre così buona e generosa, anche se la sua natura è ormai demoniaca… Le rivolsi un sorriso accarezzandole la testina bionda. “Farò qualcosa di sicuro. Puoi contarci, Asia. Tu fidati di me.”
 
“Io mi fido sempre di te, Zayden-san” fu la sua immediata risposta accompagnata da un sorriso a dir poco solare.
 
Le diedi un altro buffetto e ripresi il cammino. Quando fui solo, tirai fuori il cellulare e composi l’ultimo numero che avevo registrato in rubrica. Dall’altro lato vi furono un paio di squilli prima che una voce maschile rispondesse: “Pronto?”
 
“Pronto, Saji? Sono io, Zayden Ward. Il Sekiryutei.”
 
Un verso strozzato seguito da una serie di forti colpi di tosse dall’altra parte mi suggerirono che il mio interlocutore aveva appena rischiato di strozzarsi con qualcosa. “W-Ward-senpai?! Sei proprio tu?! Ma-ma come hai…?!”
 
“Ringrazia Sona: mi ha dato lei il suo e il tuo numero in caso di necessità o richieste importanti. Ebbene, ora io ho una richiesta importante per te.”
 
“Una richiesta i-importante? Per m-me? E cioè?”
 
“Vieni domani pomeriggio alle 15 all’indirizzo che sto per mandarti e ti dirò tutto. Ti assicuro che si rivelerà un’esperienza importante anche per te…”





Note:
Famiglio = creatura magica che un diavolo ha legato a sé stesso come proprio servitore e alleato, per questo è indiscutibilmente fedele al diavolo padrone e può aiutarlo in numerosi modi diversi, a seconda delle sue richieste e ordini.
Sprite Dragon = razza di draghi appartenenti all'Alta Classe, tra i più imponenti (arrivano anche a 15m di lunghezza) e potenti; incapaci di sputare fuoco, sono invece in grado di produrre e soffiare potenti fulmini e saette capaci di uccidere o ferire gravemente anche le classi più elevate di altre creature sovrannaturali; questi draghi possono essere domati e ammaestrati solo da cuccioli perché da adulti divengono incontrollabili.
Excalibur Rapidly = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra del Bagliore Celeste; in origine appartenente alla Chiesa cattolica del Vaticano, è stata rubata ed è attualmente in possesso del prete rinnegato Freed Seelzen.
Excalibur Destruction = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra della Distruzione; appartenente alla Chiesa cattolica del Vaticano, ha l'abilità di sprigionare una forza distruttiva ben superiore a quella degli altri frammenti e paragonabile a quella dell'originale.
Excalibur Mimic = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra dell'Imitazione; appartenente alla Chiesa protestante, ha l'abilità di trasformarsi in qualunque cosa a seconda della fantasia e della volontà dell'utilizzatore.


CIAO A TUTTI MINNA!!! E' BELLO ESSERE DI NUOVO QUA!!!
Allora, visto che ho mantenuto la parola di tornare prima stavolta? Sono stato bravo? XD In realtà, devo confessarvi che è già da un po' che ho concluso questo capitolo, ma dovevo rivederlo e correggerlo e, inoltre, oltre a non aver quasi mai trovato il momento adatto per caricarlo, ho anche voluto portare un po' più avanti anche gli altri miei lavori, così potrò pubblicare anche quelli in un futuro più prossimo del solito. Tuttavia, siccome vi avevo fatto attendere per mesi l'uscita del capitolo precedente di DxD, ho deciso di impegnarmi per finirvene un altro nel più breve tempo possibile senza però penalizzare la qualità. Che ne dite? Mi è riuscito? Siete soddisfatti? Io di sicuro, visto che è da tanto che non riesco a fare due capitoli di una stessa storia in meno di tre mesi... XD
Passando ora al capitolo o Life in questione, che ne pensate? Come avrete visto, anche qua ho messo parecchia carne al fuoco, ma visto che c'era più roba del previsto ho deciso di fermarmi e chiudere con un bel cliffhanger per invogliarvi ancora di più al prossimo capitolo ;) . Andando per ordine, abbiamo visto qualche altro scambio divertente tra Zayden e Rias (giuro, è troppo divertente scrivere di loro due! XD), Asia ricevere il suo primo famiglio, diversi dialoghi tra i personaggi e l'incontro tanto atteso con Xenovia e Irina. Non male, vero? XD
Sul famiglio di Asia, ovviamente vista la diversità di protagonista, non poteva chiamarsi Rassei, no? Ironicamente, quando ho riflettuto sul fatto che il nome sarebbe dovuto essere l'unione tra il nome di Zayden e Raigeki, ovvero "fulmine" in giapponese, mi è quasi venuto da ridere per il fatto che si otteneva appunto Raiden XD ma mi sembra anche particolarmente adatto considerando i poteri del nostro nuovo draghetto XD vi posso garantire che lui e Zayden diventeranno molto uniti col tempo e anche con Darak, il famiglio di Zayden che avete visto nei capitoli precedenti, vi anticipo già che Raiden stringerà un bel legame. Per quanto invece riguarda il dialogo con Sona, il mio obiettivo non era solo fare un po' di riflessioni e indagini sull'intera situazione, ma anche avvicinare lei e il nostro protagonista e far sì che si fidassero più l'uno dell'altra; dopotutto in futuro, Saji sarà praticamente un apprendista per Zayden e dunque è più che giusto che questo leghi di più anche con la sua padrona, soprattutto considerando che il nostro Sekiryutei apprezza molto la personalità di Sona. Vi consiglio di porre attenzione sulla partita a scacchi: essa diventerà un'attività molto importante in futuro, soprattutto dopo l'arrivo permanente di Tora, Blake e degli altri compagni di Zayden.
Invece come vi è sembrata la serata e cena con la nonna? Ditemi quanti di voi non sono d'accordo con me sul piacere di certe cene in famiglia dopo aver vissuto separati da essa per tanto tempo... ;) Come avrete visto, ho alternato momenti divertenti o piacevoli ad altri nostalgici o dolorosi, in particolare ne ho approfittato non solo per approfondire il rapporto tra Zayden e sua nonna, ma anche per mostrare di più sulla conoscenza di quest'ultima e far dedurre più cose sul passato del nostro portagonista. E a tal riguardo, avrete subito notato il nuovo nome tra le conoscenze di Zayden: Noah. Se vi ricordate, lo stesso flashback qui mostrato è quello anche che si vede nel secondo capitolo del primo volume, A New Sekiryutei, quando Zayden e Ddraig parlano insieme. Purtroppo non è ancora il momento di dirvi tutto di lui, ma sappiate che era un carissimo amico di Zayden, al pari dei suoi attuali compagni, e che con lui le cose si sono risolte molto male, purtroppo. Vedrete di più in futuro, ve lo prometto.
Infine ecco quello che è forse il punto più importante della Life perché introduce alla parte principale di questo volume, ovvero lo scontro con Kokabiel e seguaci: l'incontro appunto con Xenovia e Irina. Come avrete letto, in parte è stato come nell'originale, ma in parte anche totalmente nuovo, soprattutto a partire dalle accuse verso Asia; ovviamente Zayden non conosceva nessuna delle due rispetto a Issei, ma la sua reazione e il suo atteggiamento nei loro confronti era piuttosto prevedibile, non credete? Zayden sa già la verità sulla condizione di Dio e disprezza il cielo e tutti i suoi abitanti da quando ha capito che nessuno di loro muoverà mai un dito per aiutare davvero l'umanità dai loro nemici per un motivo o per l'altro. Posso assicurarvi che Michele e tutti i suoi compagni dovranno fare molto per farsi accettare dal nostro protagonista... E per il momento il suo atteggiamento verso Chiesa e seguaci appunto non è dei migliori...e questo si vede anche nello scontro successivo: se a voi è sembrato troppo facile per lui, pensate bene al fatto che ora lui non stava affrontando creature sovrannaturali ma due semplici umane con capacità fisiche di base inferiori alle sue e delle armi che sono sì potenti ma non più efficaci contro di lui di quanto avrebbero potuto essere gli attacchi del gruppo Gremory nel Rating Game del secondo volume. Inoltre, ricordate che lui ha molta più esperienza di loro ed è stato furbo perché le ha fatte prima innervosire e arrabbiare e poi perdere la concentrazione per sorprenderle con una bella mossa a sorpresa. Dunque il risultato era piuttosto scontato.
Ora Zayden che avrà in mente con la collaborazione di Saji? Se avete letto la novel o visto l'anime originali, avrete già una buona idea, ma vi assicuro che le cose saranno al tempo stesso ben diverse da questi ultimi... Vedrete eccome!! ;)
Credo di aver detto tutto... Concludo perciò con l'annuncio che il mio prossimo aggiornamento sarà Bleach, perciò mi ci vorrà un po' di più per fare il prossimo di DxD, soprattutto considerando che voglio protare avanti anche le mie altre storie e qualche nuovo progetto. Perciò dovrete aspettare un po' di più stavolta, ma vi garantisco che non vi lascerò mai più con troppa attesa tra l'uno e l'altro capitolo!! ;) Detto questo, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Spero che questo vi sia piaciuto e vi incoraggio come al solito a scrivermi i vostri pareri e le vostre domande o perplessità con recensioni, messaggi privati, posta, Facebook e quant'altro. Tutto mi va bene!! ;)
Vi ringrazio per la lettura e alla prossima!! Statemi bene!!!
Ja naa minna!!!
   
 
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