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Autore: Mimithe_Moonlight    23/07/2018    2 recensioni
E se le avventure di Elisabeth e delle sue sorelle si svolgessero nel presente mentre le ragazze frequentano il liceo?
E' iniziato un nuovo anno alla PRIDE HIGH SCHOOL e le giovani Bennet si preparano a fare incontri che cambieranno le loro vite.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Bingley, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Jane Bennet, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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               PICCOLA PREMESSA DELL’AUTRICE

Eccomi sono tornata più incostante che mai. Mi dispiace, sono una frana ma ho intenzione di migliorare ( o almeno spero) Il dramma è che scrivo sempre molto a sentimento e quindi se l’ispirazione non c’è…non c’è ecco. Questo capitolo (giuro) l’ho scritto e cancellato quattro volte prima di giungere a qualcosa che mi piacesse vagamente e ancora non mi convince del tutto. Come vedrete sto cercando di riportare la mia storia su binari più allegri dopo il mio cupo declino verso la valle delle disgrazie dell’ultimo capitolo che ancora non comprendo pienamente. Detto questo non vi rubo altro tempo e vi lascio alla lettura. Recensite vi prego e non abbandonatemi anche se, fossi in voi, mi prenderei a calci nel sedere da sola.
 


-Allora qual è il vostro piano per la giornata? - Cinguettò Georgiana non appena Elizabeth e il fratello fecero di nuovo il loro ingresso nella stanza. I due si scambiarono un rapido sguardo prima che Lizzy rispondesse
-Faccio un primo passo per ottenere giustizia e tuo fratello mi dà una mano-
-Il solito gentiluomo- commentò la ragazza tirando una gomitata scherzosa al fratello che nel frattempo sollevava gli occhi al cielo fingendosi scocciato sebbene entrambe le ragazze sapessero che niente di quello che sua sorella avesse detto avrebbe potuto far crollare l’immenso affetto che provava per lei.
-Tu non dovresti già essere a studiare con le tue amiche? – lei scosse il capo leccando un cucchiaino sporco di crema al cioccolato.
-Grace sta male, appuntamento saltato. Piuttosto potresti dire a Caroline che non ho intenzione di andare allo stupido party a cui si ostina ad invitarmi? Tanto sappiamo entrambe che lo fa solo per entrare nelle tue mutande…-
-Georgiana!- esclamò William spalancando gli occhi
-Che c’è? E’ vero!- Il ragazzo si passò una mano sul viso allibito dal candore della sorellina.
-Dio, quand’è che hai smesso di essere una tenera bambina di sei anni che giocava con le bambole…- Elizabeth rise portandosi la tazza di caffè alle labbra.
-Bhe, almeno non ha preso il tuo noioso modo di fare- commentò
-Cosa intendi dire?-
-Sì, sai quel modo di muoverti, di parlare…insomma di esistere che hai? Quello di un uomo del 1800. Di quelli che leggi nei romanzi di Jane Austen-
-Davvero divertente, avete finito di prendervi gioco di me voi due?-
-Certamente mio signore-rispose pronta Georgiana scoppiando poi a ridere con Elizabeth. William sospirò i nuovo scuotendo il capo.
-Cosa dovrei fare con voi due?-
-Bhe io sono piuttosto convinta di cosa vorresti fare con una di noi due, fratellone e ti assicuro che non sto parlando di me- Lizzie per poco non si strozzò col caffe mentre voltandosi verso la sorella il moro esclamava ancora una volta -Georgiana!- incerto se strozzare la sorella oppure nascondersi per la vergogna dentro il forno e cuocersi da solo come un piatto di lasagne.
Alla fine della mattinata, dopo un leggero pranzo cucinato da Georgiana che si apprestava a diventare, almeno nella mente di Elizabeth, la ragazza perfetta, William la accompagnò all’ospedale. Fu strano stare lì, seduta in quella sala d’aspetto senza sapere cosa fare o dire per alleviare il peso di quel silenzio che si era creato fra loro mentre aspettavano che qualcuno li ricevesse per dare un’occhiata alle ferite della ragazza. Intorno a loro le persone continuavano ad andare e venire, nella fretta del pronto soccorso e Lizzy attendeva attendo nervosamente un piede per terra. Poi sentì la mano di William posarsi delicatamente sulla sua gamba, il palmo rivolto verso l’alto in attesa. Lei esitò prima di posare la sua su quella del ragazzo e lasciare che le loro dita si intrecciassero mentre lui faceva scorrere il pollice sulla pelle morbida di lei. Non parlò ma quella stretta disse molto più di qualsiasi parola e bastò per farla smettere di pensare almeno per un attimo. Poi un’infermiera si fece avanti e le chiese di seguirla. A malincuore Elizabeth lasciò la mano di William e si alzò seguendo la donna fino ad un lettino dove la attendeva una giovane dottoressa tutta intenta a controllare il risultato di alcuni esami sul suo registro. Sollevò gli occhi verso di loro e con un sorriso le fece cenno di sedersi sul lettino prima di chiederle cosa le fosse successo. Elizabeth le raccontò tutto. Ogni dettaglio di ciò che era successo la notte prima mostrando di volta in volta i lividi e le ferite riportate. Quando nominò William la dottoressa insistette per poterlo vedere e solo dopo che Lizzy le ebbe indicato il suo amico poté continuare. Attentamente la donna ascoltò il suo racconto interrompendola ogni tanto per controllare che non ci fossero lesioni più gravi nei punti indicati dalla ragazza che docilmente si lasciava sfiorare dalle sue mani esperte. Quando le chiese se per caso le avesse fatto violenza lei scosse il capo mormorando –non c’è riuscito neanche questa volta- e spiegando poi a che cosa si riferisse mostrando le cicatrici argentate che ancora tentava di nascondere. La dottoressa aveva uno sguardo impenetrabile, pieno di rabbia e compassione, come se davvero riuscisse a mettersi nei panni della sua paziente. Sospirò di sollievo nel sapere che il suo aggressore non era riuscito a spingersi oltre le sue minacce e dopo aver compilato il suo referto si sedette sul lettino al fianco di Elizabeth.
-Sai-disse-Ne vediamo tante di ragazze come te, troppe. Ragazze con un brutto passato che torna a perseguitarle. Alcune di loro tornano spesso e poi d’improvviso non attraversano più quella porta. Altre decidono di parlare e di farsi forza e la volta che attraversano quella porta è per venire a ritirare il proprio referto insieme ad un avvocato per renderla una prova nel loro processo. Voglio che tu sia una di loro e che tu riesca ad ottenere giustizia per te e per tutte quelle ragazze che non hanno avuto la forza di farlo. Terrò con cura questo referto finchè non verrai a ritirarlo, ne farò copie su copie se sarà necessario così anche se dovessero bruciarle una per una tu potrai sempre avere una possibilità. Testimonierò a tuo favore se vorrai-
-perché fa tutto questo per me?-
-Perché sono stanca di guardare sempre da fuori, voglio per una volta fare la differenza. Quando mi sono laureata ho fatto un giuramento e aiutare te sembra uno dei modi migliori per rispettarlo. Quindi per favore, lotta Elizabeth Bennet- la ragazza sorrise annuendo mentre la dottoressa le porgeva il foglio per le dimissioni e una ricerca per un blando antidolorifico per le sue costole incrinate.
-Lo farò-
Quando uscì dalla piccola sala per le visite subito William le venne incontro con un sorriso incoraggiante. La dottoressa le strinse piano la spalla stringendo il referto appena compilato e si fermò vicino al ragazzo.
-Farai bene a trattarla come si deve o giuro che romperò il mio giuramento di Ippocrate- Lui annuì stupito prima di raggiungere l’amica con un’espressione confusa.
-Ti sei fatta una nuova amica?- domandò indicando dietro di sé, lei rise stringendosi nelle spalle prima di sospirare al pensiero della fermata successiva, la stazione di polizia.
-Ero così sicura stamattina riguardo a tutta questa faccenda ma ora, guardando tutto ciò che mi aspetta inizio a dubitare che arriverò sino in fondo-
-Hei va tutto bene, è normale che tu sia nervosa ma ricordati che noi saremo qui per te, qualsiasi cosa deciderai di fare-
-E noi chi sarebbe? Hai sviluppato un qualche disturbo della personalità mentre non c’ero?-
-Sai bene di chi sto parlando, di me, della tua famiglia, di tua sorella Jane-
-Non le ho più parlato sarà preoccupata…-
-Stai tranquilla le ho telefonato ieri sera dopo che ti sei addormentata- Lizzy lo guardò stupita.
-Pensi sempre a tutto non è vero?-
-O almeno ci provo, allora dove vuoi andare ora?-
-Facciamo un altro passo avanti, andiamo dalla polizia- Lui si avvicinò e con un sorriso orgoglioso la abbracciò e Lizzy ricambiò la stretta prima di separarsi da lui.
-In marcia allora-
 
Quando finirono di rispondere alle domande della polizia, Lizzy era esausta. William aveva rilasciato la sua deposizione e finalmente erano tornati nella macchina del ragazzo. Con un sospiro lei appoggiò la testa al sedile chiudendo gli occhi
 -Lo stiamo facendo davvero?- William annuì con un sorriso e allungò una mano spostandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. Elzabeth arrossì mentre improvvisamente qualcosa le tornava alla mente.
-Sai con tutto quello che è successo non abbiamo più parlato di una cosa piuttosto importante-
-E sarebbe?-
-Quello che mi hai detto la sera della festa a casa tua- William arrossì visibilmente voltandosi a guardare un punto imprecisato fuori dall’auto.
-Temevo saremmo arrivati a questo momento…- mormorò
-Su non essere così tragico!-
-E’ stato uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita e non è neppure bastato a farti capire cosa provassi perché quella guastafeste di Anne si è messa in mezzo, proprio mentre cercavo di dichiararmi. Dio che imbarazzo-
-Bhe non stavi andando malissimo, certo non proprio un Romeo però passabile…-
-Passabile?-
-Direi che un 8 meno per l‘impegno avrei potuto anche concedertelo-
-Donna tu mi uccidi-
-Sai che non poso farne a meno, è più forte di me-
-E sentiamo cosa avresti voluto sentirti dire?- sussurrò avvicinandosi al suo viso con un luccichio divertito negli occhi di oceano.
-E’ questo il meglio che sapete fare signor Darcy?- rispose lei mentre il suo respiro le sfiorava le labbra socchiuse in un sorriso di scherno.
- Forse ti aspettavi qualcosa di diverso, più diretto?- la sua mano le accarezzo il collo e il mento spostandole i capelli dal viso.
-William…- fece per dire Lizzie ma il suono di qualcuno che bussava sul finestrino li colse di sorpresa facendo sobbalzare William che con un imprecazione si trovò a picchiare la testa contro il soffitto dell’abitacolo. Elizabeth si voltò di scatto incontrando due occhi azzurri che ben conosceva.
-Jane…-sussurrò con un filo di voce voltandosi a guardare l’amico.
-Tu centri qualcosa con tutto questo?-
-Ti giuro Elizabeth che se centrassi qualcosa loro non sarebbero arrivati proprio in quel momento- rispose facendola arrossire mentre si apprestava a seguire William che stava scendendo dall’auto imprecando e sfregandosi la testa. Elizabeth prese un respiro profondo poi aprì lo sportello. Jane la guardava con un’espressione indecifrabile su viso solitamente allegro, le braccia incrociate davanti al petto e alle sue spalle Charles che discuteva a bassa voce con William gesticolando animatamente.
-Jane io…- iniziò Elizabeth ma pima che potesse andare avanti Jane le si lanciò addosso stringendola fra le braccia come se avesse paura che potesse scappare.
-Non fare mai più una cosa simile. Ci siamo capite? Mai più. Il mio cuore non reggerebbe, non riesco ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere se solo Will non fosse stato lì-  Elizabeth le accarezzò teneramente la guancia con un sorriso sollevato nel vedere che non era arrabbiata con lei.
-Non pensarci, sto bene, Jane, sto bene- la rassicurò ridendo. La maggiore delle sorelle Bennet la imitò abbracciandola ancora per poi voltarsi verso i due ragazzi che le osservavano con aria compiaciuta.
-E voi due che avete da guardare-
-Nulla tesoro, è solo che mi era mancato vedervi così, insieme- rispose Charles prendendo sotto braccio la fidanzata.
-Ma cosa più importante cosa stavate facendo voi due in auto prima che arrivassimo?- domandò poi indicando Will e Lizzie che si guardarono arrossendo.
-Nulla!- esclamarono all’unisono con voce più stridula del normale.
-Sì, come no…- mormorarono gli altri due scambiandosi uno sguardo complice.
-Come avete fatto a sapere dove eravamo comunque?-
-Georgiana- rispose semplicemente Charles mentre si incamminavano lungo la strada per raggiungere l’altra macchina Elizabeth e Jane rimasero indietro stringendosi l’una all’altra come non capitava da mesi.
-William mi ha detto cosa stai facendo…Sono fiera di te sorellina ma c’è una cosa che probabilmente dovrei dirti…- Lizzie si fermò voltandosi verso la sorella improvvisamente preoccupata.
-J, cosa succede?-
-Nulla di importante ma forse sarebbe meglio che non tornassi a casa per ora-
-Ho detto a mamma e papà dell’incidente con quel disgustoso essere strisciante-
-O merda, ma come ti è venuto in mente! Avrei dovuto dirglielo io di persona! Mamma starà uscendo di testa e papà…-
-E’ distrutto, devi lasciare ad entrambi un po’ di tempo e se tonassi a casa con tutti quei lividi probabilmente peggioreresti la situazione-
-E dove dovrei andare scusa? Me lo paghi tu l’hotel?-
-In realtà avrei pensato ad un’altra cosa…- sorrise incerta Jane indicando con il capo i due ragazzi davanti a loro
-Non posso chiedere a William! Ha già fatto così tanto! E poi le cose sono strane fra di noi da quando si è dichiarato, insomma non posso autoinvitarmi a casa sua!- Jane per un attimo spalancò gli occhi stupita.
-Primo: QUANDO DIAVOLO SI E’ DICHIARATO!? E secondo: Charles e io gliene abbiamo già parlato stamattina e lui ha detto di sì quindi…
-Sei diabolica, lo sai questo vero?-
-Faccio del mio meglio- Elizabeth rise passando un braccio intorno alle spalle della sorella e ricongiungendosi ai due amici che le stavano aspettando.
 
La notte era ormai scesa e le poche stelle visibili scintillavano timidamente nel cielo, nascoste dalle luci della città sottostante che ancora non accennava ad andare a dormire. William ed Elizabeth se ne stavano sul poggiolo con lo sguardo fiso nel vuoto e una sigaretta accesa fra le labbra, un posacenere di ceramica appoggiato sul tavolino fra loro. Lei lo aveva già ringraziato come minimo una dozzina di volte per l’ospitalità e ora si trovava al suo fianco indossando un suo vecchio maglione decisamente troppo grande che le arrivava a metà coscia e con i piedi nudi che rabbrividivano a contatto con il pavimento gelato. Lui si voltò a guardarla sorrise nel vederla con la bocca leggermente socchiusa come un bambino che osserva incantato una farfalla colorata. Era stupenda e William non poteva fare a meno di sentire la gola seccarsi quando casualmente il suo sguardo cadeva sulle lunghe gambe snelle e nude che mal venivano coperte da quel suo vecchio maglione che la faceva sembrare ancora più piccola e indifesa cadendole di lato e lasciandole scoperta una spalla, il collo sottile reclinato all’indietro che lasciava vedere il ritmico pulsare della sua giugulare. Era bella da mozzare il fiato e questo William lo sapeva troppo bene ma non aveva il coraggio di andare oltre, per paura di forzarla o di allontanarla da sé dopo quello che aveva passato nelle ultime ore.  Poi lei si voltò a guardarlo e i loro occhi si incontrarono.
-Che succede?- domandò lei spegnendo la sua sigaretta mentre espirava l’ultima boccata di fumo.
-Niente solo che…-
-“solo che” cosa?- insistette lei avvicinandosi.
-Fratellone sai mica dove…- Esclamò Georgiana affacciandosi dalla porta finestra e maledicendosi subito per il proprio pessimo tempismo.
-Scusatemi, ho interrotto qualcosa?-
-No, tranquilla ti lascio tuo fratello io vado a prepararmi per la notte-
Georgiana uscì sul balcone mentre William si passava una mano fra i capelli, con fare sconsolato.
-Mi dispiace tanto fratellone, te lo giuro che in un universo parallelo un’altra me sta sbattendo la testa contro il muro…-
-Non fa niente, cosa ti serviva?-
-Le lampadine, quella di camera mia è morta-
-Sono al loro solito posto in dispensa, ultimo cassetto del mobile-
-Grazie- rispose sollevandosi sulle punte per posare un leggero bacio sulla guancia del fratello prima di correre verso casa.
-Ah Will- si interruppe fermandosi –Smettila di fare il fifone e bacia quella ragazza o l’altra me inizierà a sbattere la tua testa contro il muro. Non c’è niente di meno sexy di un uomo che ti chiede il permesso di baciarti-
-Una parte di me vorrebbe sapere come hai acquisito questa grande saggezza mentre l’altra, bhe l’altra parte, quella che ti vede ancora come la mia piccola sorellina, decisamente convinta che non sapere sia la scelta migliore- Lei rise prima di scomparire dentro casa mentre William rimaneva immobile a guardare la cicca della sua sigaretta spegnersi.
-Oh, al diavolo!- Esclamò prima di entrare e dirigersi verso la stanza degli ospiti che aveva preparato per Elizabeth e, dopo un momento di esitazione,

bussò.


 
   
 
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