Furti e rapimenti su commissione
«Hic!»
Kaito si portò una mano alla bocca, mentre
finiva di sistemarsi la cravatta. Si era svegliato con il singhiozzo, e tutti i
metodi che aveva sempre utilizzato per farselo passare si erano rivelati
inutili. Sospirò, mentre un ulteriore singhiozzo gli sfuggiva. Forse i suoi
compagni conoscevano un incantesimo in grado di aiutarlo, stava diventando
davvero insopportabile.
«Hic!»
Un rumore alle sue spalle lo fece voltare.
Il baule di Thomas si era improvvisamente ribaltato.
«Eh? C’è qualcuno?»
Per un attimo il pensiero andò a Pix in vena di malandrinate, ma che sapesse il poltergeist
non entrava nei dormitori degli studenti.
«Hic!»
Con la coda dell’occhio vide un’altra cosa
strana. Il letto di Colin era sollevato di qualche centimetro da terra.
«Ma che...»
Respirò profondamente.
«Hic!»
Il letto crollò a terra, causando la
rottura di una delle sue gambe.
«Oh no!»
Il pensiero andò ancora ad altri due
burloni: «Fred, George! Dai, lo so che siete voi!»
Nessuna risposta. Il prestigiatore rimase a
fissare il letto di Colin, poi pensò che, chiunque fosse stato, non era il caso
di lasciarlo così.
«Reparo!»
Il letto a baldacchino tornò com’era sempre
stato, ma Kaito non fece in tempo ad ammirarlo.
«Hic!»
Istintivamente aveva chiuso gli occhi, e
quando li aveva riaperti si era ritrovato davanti alla porta della Sala Grande,
ancora stringendo in mano la sua bianca bacchetta. Quasi subito sentì un nodo
d’ansia allo stomaco. Ok, qualcosa non stava decisamente funzionando, era certo
di non essersi smaterializzato di sua volontà. Si precipitò nel salone, dove
quasi tutti i suoi compagni stavano già facendo colazione.
«Ragazzi, sta succedendo qualcosa di
strano.»
Sheridan si voltò con aria ironica, ma
quasi subito notò l’espressione preoccupata del compagno: «Buongiorno anche a
te, Kaito... che succede?»
«Prima ero... Hic!»
Un altro colpo di singhiozzo gli sfuggì
dalla bocca e all’istante la panca su cui erano seduti metà dei Grifondoro
scomparve, facendo precipitare tutti col sedere per terra. Kaito si mise le
mani sulla bocca, spaventato.
«Hic!»
La panca ricomparve, come se nulla fosse
successo, a parte tutti i ragazzi che si massaggiavano il fondoschiena
dolorante. Ginny, Stephen e Thomas, seduti dal lato intatto del tavolo,
guardarono Kaito allibiti.
«Madama Chips. Subito.»
Tutta la classe del terzo anno di
Grifondoro accompagnò Kaito in infermeria, e ormai era chiaro anche al
prestigiatore che gli strani fenomeni che aveva notato erano quantomeno
collegati all’insopprimibile singhiozzo da cui era tormentato fin dal
risveglio. Nel tragitto non aveva mai smesso di rovesciare oggetti, sbalzarli
via, farli sparire e riapparire, persino all’interno dell’infermeria.
Madama Chips lo guardò perplessa: «Bè,
questo sì che è strano!»
«Fino a qui ci ero... hic!... arrivato
anch’io!»
Kaito si guardò intorno per vedere cosa
fosse successo, ritrovandosi Thomas che si tastava il volto e i dintorni
borbottando: «I miei occhiali... dove sono i miei occhiali?»
Il prestigiatore fece una smorfia
imbarazzata: «Scusa... hic!»
Gli occhiali scomparsi ricomparvero
dall’altra parte della stanza e l’infermiera, seppure sempre molto perplessa,
confermò: «Eh sì, non ci sono dubbi, hai tutti i sintomi...»
Cercando di ignorare Thomas che cercava i
suoi occhiali a carponi buttando giù tutto, Kaito la incalzò: «I sintomi di
cosa?»
«Singhiozzo magico infantile, direi.»
Ginny sussultò: «Cosa? Ma quello viene solo
ai bambini piccoli!»
«È quello che mi lascia perplessa... però guardalo!»
«Hic!»
Questa volta furono due letti a sparire.
«Anche se davvero mi piacerebbe capire
perché continui quasi solo a smaterializzare oggetti... di solito le magie
coinvolte sono più variegate.»
Sheridan cercò di imitare la celeberrima
faccia da poker del compagno. Solo loro in quella stanza potevano intuire la
risposta alla domanda di Madama Chips.
Kaito sbuffò, lasciandosi sfuggire
l’ennesimo singhiozzo che rimise i letti al loro posto: «Per chi non si intende
di malattie magiche infantili, si può sapere cos’ho?»
Madama Chips spiegò: «È un disturbo magico
che viene ai bambini piccoli che non sanno controllare la loro magia. Nel
momento in cui si accorgono che in loro c’è qualcosa di diverso, ma non
riescono ad accettare la magia, può capitare questo effetto collaterale. Però
tu sei decisamente grande, e ormai sei al terzo anno, potrei ancora capire
qualcuno di origine babbana nei primi giorni qui, ma
a questo punto...»
Kaito chiese preoccupato: «Come si cura?»
«Non si cura, passa da solo non appena il
bambino si tranquillizza e accetta la magia. O almeno, di solito è così, con te
non saprei.»
«Hic!»
Una serie di bottiglie andarono a
infrangersi contro il muro, mentre Stephen commentava ironico: «Vedo che l’Expelliarmus continua a riuscirti benissimo...»
Kaito invece era più disperato: «E io oggi
come faccio?»
Madama Chips, con tranquillità, rispose
mentre con un colpo di bacchetta aggiustava quanto era andato infranto:
«Avvertiremo gli insegnanti, così nessuno ti toglierà punti. Vai pure a lezione
e cerca il più possibile di calmarti e rilassarti. Se riesci, cerca di capire
qual è la causa, purtroppo è tutta una questione psicologica.»
Kaito alzò gli occhi al cielo: «See... la fa facile, lei! Tutta questione... hic!...
psicologica...»
Un altro letto si ribaltò e Sheridan si
lasciò sfuggire una smorfia: «Sarà una luuunga
giornata...»
La maggior parte dei professori si dimostrò
comprensiva con Kaito. La McGranitt, Vitius, la
Sprite non interruppero le loro lezioni, limitandosi ad aggiustare con pigri
colpi di bacchetta ciò che Kaito involontariamente mandava in frantumi.
Tuttavia un professore non fu altrettanto bendisposto.
«Kuroba, in queste condizioni non puoi
stare nella mia aula. Vai nel corridoio e attendi la fine della lezione o che
ti sia passata questa bizzarria.»
«Come vuole, professor Piton.»
«Ah, questo non ti esenta dalla lezione,
dovrai recuperarla.»
«Certamente, professor... hic! Piton.»
Un intero calderone scomparve. Piton si limitò a fissarlo malissimo.
«Prima, Kuroba, restituiscimi il mio
calderone d’argento. Ci tengo particolarmente.»
Kaito si limitò ad attendere il successivo
colpo di singhiozzo con una smorfia imbarazzata, per poi venire sbattuto fuori
in malo modo dall’insegnante.
Kaito sospirò. Due ore di attesa nel
corridoio sarebbero state lunghe e noiose, ma almeno poteva avere tutto il
tempo di capire cosa gli stesse succedendo. Madama Chips aveva parlato di
difficoltà ad accettare la magia, e non ci voleva poi tantissimo a capire a
cosa si stesse riferendo. Il problema non era accettare la propria magia, quello ormai ci era riuscito almeno da un paio
d’anni... il problema era accettare la magia di suo padre. Aveva provato a ignorare la questione e ci era anche
riuscito, almeno per un po’, ma ora il problema era tornato prepotentemente a
galla. Doveva trovare una soluzione in fretta, perché continuare in quel modo
era improponibile.
Una vocina acuta e lamentosa attirò
l’attenzione di Kaito.
«Oh... povero Harry Potter! Povero, povero,
povero!»
Il prestigiatore cercò di avvicinarsi con
discrezione. A parlare era stata una creaturina marrone vestita nel modo più
assurdo che avesse mai visto, persino per gli standard dei maghi.
«Dobby come farà
ad aiutare Harry Potter?»
Kaito s’illuminò. Ma certo, Dobby! L’aveva intravvisto nei corridoi un paio di anni
prima, ma conosceva quel nome dai racconti di Harry. Doveva essere l’elfo
domestico che aveva tentato di salvarlo ferendolo gravemente.
«Hic!»
Un’armatura si staccò dal terreno e volò
proprio addosso alla creaturina. Istintivamente Kaito si buttò e la spinse via
appena in tempo. Dobby rimase per un momento smarrito
fra le braccia del ragazzo, poi quest’ultimo gli sorrise.
«Mi dispiace, è colpa mia, questo
singhiozzo... hic! Appunto, questo singhiozzo continua a farmi combinare
pasticci.»
Dobby s’illuminò: «Il signore ha salvato Dobby!»
Kaito sospirò: «In realtà temo di essere stato
io a lanciarti per errore quell’armatura addosso, quindi era... hic! Il minimo.
Tu devi essere Dobby, vero?»
L’elfo si rimise in piedi: «Il signore
conosce Dobby?»
«Harry mi ha parlato qualche volta di te.»
Dobby sembrò sciogliersi dalla felicità: «Harry
Potter ha parlato di Dobby ai suoi amici!»
Kaito tenne per sé che se ne aveva parlato
era per metterlo in guardia, ma invece decise di interrogarlo: «A proposito di
Harry... hic! Scusa, cosa stavi dicendo?»
«Dobby è molto
dispiaciuto per Harry Potter. Per la prova di domani.»
L’attenzione di Kaito s’innalzò di colpo.
Mirtilla, dopo aver aiutato Harry con l’uovo, gli aveva riferito il curioso
canto uscito da esso:
Vieni a cercarci dove noi cantiamo,
che sulla terra cantar non possiamo,
e mentre cerchi, sappi di già:
abbiam preso ciò che ti mancherà,
hai tempo un'ora per poter cercare
quel che rubammo. Non esitare,
che tempo un'ora mala sorte avrà:
ciò che fu preso mai ritornerà
«Sai qualcosa sulla prova?»
Dobby annuì tristemente: «Dobby
ha sentito i professori, signore. Dobby sa che
prenderanno quello rosso.»
«Quello... rosso?»
L’elfo domestico annuì: «Quello rosso! Quello
rosso è importante per Harry Potter! Come potrebbe fare Harry Potter senza il
suo rosso? Così Dobby ha capito come aiutare Harry
Potter, ma Dobby non è bravo in queste cose,
signore... significa tradire la fiducia del professor Albus
Silente e Dobby è molto grato al professor Albus Silente per questo posto di lavoro.»
Kaito gli sorrise: «Anche io voglio aiutare
Harry. Forse quello che non puoi fare tu potrei farlo io.»
Dobby lo guardò spaventato: «Ma si tratta di un
furto, signore! Dobby non può chiederle tanto!»
Kaito ridacchiò: «Non temere, Dobby, fidati di me. Cosa dovrei rubare?»
Dobby sembrò ancora incerto: «Dobby non dovrebbe dare queste informazioni a uno studente.
Il professor Albus Silente si arrabbierà molto.»
Kaito gli fece l’occhiolino: «Basterà non
dirglielo. Allora, cosa devo prendere?»
L’elfo lo guardò con occhi adoranti:
«L’amico di Harry Potter è molto coraggioso, oppure molto stolto...»
Il ragazzo rise ancora: «Una non esclude
l’altra. Parla, adesso.»
«Dobby ascolta,
signore, è un elfo domestico, va su e giù per il castello ad accendere le luci
e pulire i pavimenti, Dobby ha sentito la
professoressa Minerva McGranitt e il professor Alastor Moody
in sala professori che parlavano della prossima prova... dicevano che si può
respirare sott’acqua masticando un’erba chiamata Algabranchia,
signore. Il professor Alastor Moody ha detto anche
che il professor Severus Piton
ne ha un po’ nella sua riserva personale, signore, ma che sicuramente non
gliel’avrebbe mai data, signore, e Dobby pensa che il
professor Alastor Moody abbia proprio ragione,
signore, il professor Severus Piton
non aiuterebbe volentieri Harry Potter.»
Kaito annuì: «Concordo. Dunque, devo
entrare nel deposito privato di Piton e prendere
questa Algabranchia, giusto?»
Dobby annuì e aprì la bocca per aggiungere
qualcosa, ma il ragazzo non lo fece parlare: «Ci vorrà un attimo.»
In una frazione di secondo si ritrovò nella
dispensa privata di Piton. Non era mai stato lì
dentro e se non fosse stato strettamente necessario l’avrebbe evitato: era un
locale piuttosto stretto, buio e inquietante, pieno di ragnatele (probabilmente
usate a loro volta come ingredienti). Di sottofondo sentiva la voce del
professore. Doveva fare estremamente piano, tornando per un momento nel puro
spirito di Kaito Kid. Era una piccola sfida, dopotutto, e anche se Piton era decisamente più temibile di Nakamori
la situazione era tutta a suo vantaggio. La mano indugiò per un momento sulla
bacchetta, ma poi la ritrasse. Un Lumos lo avrebbe
certamente aiutato, ma c’era il rischio che Piton
notasse la luce fioca da sotto la porta. Una torcia elettrica o una luce al led
a Hogwarts non potevano funzionare, quindi con un rapido gesto del polso si
ritrovò fra le mani una bustina bianca, che aprì velocemente con i denti. Una
polverina gialla gli impiastricciò le dita e, fregandole fra loro, generò una
luce fioca, ma sufficiente per vedere le etichette. Sorrise con soddisfazione,
il fosforo non lo avrebbe mai tradito. Facendo attenzione a non smettere mai di
sfregare le dita, Kaito si aggirò velocemente fra gli scaffali alla ricerca
dell’ingrediente. Per sua fortuna Piton era piuttosto
preciso, e aveva ordinato tutto in rigoroso ordine alfabetico. Trovato quello
che cercava, aprì il vaso, ne afferrò una manciata e si smaterializzò
nuovamente da Dobby.
«Ecco, era questa quella che volevi, no?»
Dobby spalancò gli occhi in un modo esagerato,
tanto che Kaito si chiese per un secondo se i bulbi oculari non potessero
rotolargli via.
«L’amico di Harry Potter che svanisce ha
preso l’Algabranchia!»
Kaito rise: «Per favore, chiamami Kaito
Kuroba.»
«Dobby è molto
grato a Kaito Kuroba che svanisce, signore! Immensamente grato!»
Il ragazzo consegnò l’erba: «Dalla a Harry
appena puoi e non fare il mio nome, te ne prego.»
«Kaito Kuroba che svanisce è davvero molto
generoso con Harry Potter, signore. Dobby non lo
dimenticherà.»
«Vai, adesso, prima che ci scoprano.»
«Dobby ricambierà
il favore, Kaito Kuroba che svanisce. Dobby
promette.»
Con uno schiocco l’elfo sparì. Kaito rimase
perplesso per un paio di secondi, chiedendosi se per aver voluto aiutare un
amico non stesse, da quel momento in poi, rischiando la propria vita a causa
della promessa di Dobby. Fu solo in quel momento che
si rese conto di una cosa.
«Il singhiozzo...»
Era svanito. E, ripensandoci, non era
svanito in un momento qualsiasi. Lo aveva fatto quando aveva iniziato a darsi
da fare per aiutare Dobby e Harry. Sospirò. Forse
alla fine non era poi tanto diverso da suo padre. Per la prima volta si pose
sinceramente una domanda.
Nella
stessa identica situazione, avrebbe agito come lui?
Quasi a malincuore, fu costretto a
rispondersi di sì, perché lo aveva appena fatto. Aveva usato la sua magia per
aiutare una persona a lui cara e aveva chiesto a Dobby
di non dire nulla. Esattamente come suo padre.
Alleggerito, seppur con un pizzico di
dolore, aprì la porta e tornò in classe.
«Quanto ci mettono Fred e George? Lo
sapevano che dovevamo vederci, no?»
Kaito sorrise: «Calma, Sheridan,
arriveranno. Magari stanno facendo qualche scherzo a Gazza...»
Finalmente i due gemelli entrarono nella
Sala Comune.
«Finalmente!»
«Scusate, finiamo una commissione e siamo
subito da voi.»
I due gemelli si avviarono con passo deciso
verso Harry, Ron ed Hermione, e Kaito e Sheridan
andarono con loro. Hermione stava chiudendo con un colpo secco un volume
intitolato Curiosi Dilemmi Magici e Loro Soluzioni.
«Oh,
questo non serve. Chi mai vorrebbe farsi crescere il naso a riccioli?»
Fred rispose: «A me non dispiacerebbe. Sarebbe
un bell'argomento di conversazione, no?»
Ron chiese: «Che cosa ci fate voi due qui?»
George
spiegò: «Vi stavamo cercando. La McGranitt vuole vederti, Ron.
E anche te, Hermione.»
Hermione
domandò, sorpresa: «Perché?»
Fred
rispose: «Non so... era un po' triste, però.»
«Dobbiamo
accompagnarvi giù nel suo ufficio.»
Ron e Hermione fissarono Harry, alzandosi: erano tutti e due
parecchio preoccupati.
«Ci
rivediamo in Sala Comune. Porta tutti i libri che riesci, ok?»
Harry
disse inquieto: «Va bene.»
I gemelli diedero un segno ai due compagni
malandrini: «Finiamo questa cosa e torniamo subito, ok?»
Kaito annuì e rimasero per un po’ a
consolare Harry. Kaito tratteneva a fatica un sorriso. Chissà che faccia
avrebbe fatto quando Dobby si sarebbe presentato con
l’Algabranchia...
Ginny,
sugli spalti fremeva: «È in ritardo... non è da lui.»
Nicole
le sorrise incoraggiante: «Magari ha una piccola crisi di panico, ci può
stare.»
Kaito, che fino a quel momento era stato
tranquillo, iniziò anche lui a guardarsi intorno. I sedili che a novembre
avevano circondato la staccionata dei draghi ora erano disposti sulla riva
opposta, schierati in tribune colme fino a scoppiare che si riflettevano nel
lago di sotto; il chiacchiericcio eccitato della folla echeggiava stranamente
sull'acqua mentre dall'altra parte del lago i giudici, che erano seduti a un
altro tavolo ricoperto d'oro, sulla riva, aspettavano il ritardatario insieme a
Cedric, Fleur e Krum.
Sheridan, Fred e George, tutti vicini, non
erano più tranquilli.
Sheridan sospirò: «E voi che avete?»
Uno dei gemelli non smetteva di allungare il
collo per guardarsi intorno: «Vi ricordate quando ieri sera siamo venuti a
chiamare Ron?»
«Sì, e allora?»
«Lo avete più visto?»
Sheridan scosse la testa: «In effetti no...
e neanche Hermione...»
Kaito sorrise: «Strano, perché voi Weasley
con quei capelli rossi... vi... si...
nota...»
Sheridan lo guardò, preoccupata
dall’improvviso cambio di tono e di espressione del compagno: «Kaito?»
«No, dai... sarebbe stupido. Non per una
gara... ma già l’altra volta... no...»
George scosse fisicamente l’amico: «Ok, ora
tu ci spieghi tutto.»
Il prestigiatore annuì: «Ieri ve l’ho
detto, ho visto Dobby. Lui mi ha detto una frase che
non ho capito, ma quell’elfo domestico parla in modo strano... mi ha detto che
Harry non poteva fare a meno del suo “rosso”. Ho pensato parlasse di qualcosa
legato a Grifondoro, ma se invece...»
Sheridan si portò le mani sulla bocca,
mentre i gemelli, in una speculare espressione di orrore, si misero nei capelli
esclamando in coro: «Noi... avremmo consegnato Ron a
fare da esca per Harry? Nel lago? La
mamma ci fa a polpette se lo scopre!»
La malandrina chiese a Kaito, agitata: «Non
puoi andare a controllare?»
Kaito scosse la testa: «Nel lago? Ragiona!
Prima di tutto avrei lo stesso problema di Harry, ho dato tutta l’Algabranchia a Dobby... e poi...»
Sheridan interpretò correttamente la
smorfia sul volto del ragazzo: «I pesci...»
Aveva ragione. Buttarsi a capofitto in quel
lago, anche con la Smaterializzazione, avrebbe significato mettere solo a
rischio una persona in più.
«E allora che si fa?»
Colin e suo fratello si fiondarono col
fiatone nei posti che avevano tenuto loro i compagni: «Sta arrivando! L’abbiamo
incrociato!»
Ginny tirò un sospiro di sollievo:
«Alleluia!»
In effetti di lì a poco si poté notare un
trafelato Harry raggiungere di corsa il bancone dei giudici. Ludo Bagman gli rivolse qualche parola, poi tornò al tavolo;
puntò la bacchetta verso la propria gola e la sua voce si levò fragorosa verso
le tribune, al di là dell'acqua scura.
«Bene,
tutti i nostri campioni sono pronti per la seconda prova, che comincerà al mio
fischio. Hanno un'ora esatta per recuperare ciò che è stato sottratto loro.
Uno... due... tre!»
Il fischio echeggiò acuto nell'acqua fredda
e immobile; le tribune risuonarono di urla e applausi; senza voltarsi a
guardare che cosa facevano gli altri campioni, Harry si tolse le scarpe e le
calze, estrasse dalla tasca la manciata di Algabranchia,
se la ficcò in bocca ed entrò nel lago. Gli altri campioni si buttarono in
acqua subito, Harry indugiò un po’ di più, causando fischi e grida di scherno
dei Serpeverde che i Malandrini non vedevano l’ora di spegnere nei modi
peggiori. All’improvviso però il ragazzo sembrò sentirsi male, si portò le mani
alla gola e poi finalmente si tuffò in acqua.
Tutti i Grifondoro, quasi in coro,
sospirarono d’ansia. Da quegli spalti non c’era modo di sapere cosa succedesse
là sotto, e un’ora di attesa sembrava eterna. I fratelli Weasley erano
doppiamente in tensione, chiedendosi cosa stesse succedendo a Ron, e tutti in generale si sentivano impotenti e in ansia.
Una campanella annunciò che il tempo limite
di un’ora era passato, e ancora nessuno era tornato. Il gelo scese sulle
tribune. Ginny si stritolava le mani in una muta preghiera, Fred e George erano
pallidissimi, persino Percy, dal bancone dei giudici,
dava segni di nervosismo. Sheridan si voltò verso Kaito. La sua faccia da
poker, perfetta come la vedeva da molto tempo, non le impediva però di pensare
che fosse molto preoccupato anche lui.
Finalmente Cedric riemerse, e con lui Cho Chang. Fu un primo sospiro di
sollievo per gli allievi di Tassorosso e per quelli
di Corvonero. Per avere un secondo sospiro fu
necessario attendere altri dieci minuti, quando riemersero anche Krum e Hermione. Fleur riemerse
da sola, spaventatissima, e questo causò il panico fra gli studenti di Beauxbatons. Ma i Grifondoro non erano da meno.
Sheridan deglutì rumorosamente: «Quanto
tempo è passato?»
Kaito rispose: «Mezz’ora.»
Ginny era sul punto di piangere: «E quanto pensano
di aspettare ancora prima di aiutarlo?»
Sheridan si rivolse al prestigiatore:
«Quanto tempo dura l’Algabranchia?»
«Non lo so, Dobby
non me l’ha detto.»
«E se...»
Non ci fu modo di aggiungere altro, perché
il forte rumore di un flash interruppe tutti. Colin era in piedi sul sedile, la
macchina ancora fumante, con un sorriso fantastico.
«L’attesa valeva lo scatto! Questa è fra le
foto migliori che abbia mai fatto!»
E allora tutti si voltarono verso il lago.
Harry stava emergendo, esausto, circondato da quelle che tutti immaginarono
essere sirene, trascinando sia Ron che una bambina
dagli stessi capelli di Fleur Delacour,
entrambi immobili. La folla gridò, di ansia, di paura, di gioia, impossibile
stabilirlo. I fratelli Weasley sembravano aver perso la capacità di respirare,
come apparentemente Ron nel lago; poi finalmente
quest’ultimo si mosse, sputò l’acqua e sembrò parlare ad Harry. I gemelli e
Ginny si accasciarono sulla sedia esausti, come se lo avessero recuperato loro
di persona, ma nessuno si sentì di biasimarli.
Harry e Ron trascinarono
la sorellina di Fleur nell'acqua, verso la riva dove
i giudici erano schierati a guardare, con venti tritoni che li scortavano come
una guardia d'onore, cantando le loro terrificanti canzoni stridule. Madama
Chips si affannava attorno a Hermione, Krum, Cedric e
Cho, tutti avvolti in pesanti coperte. Silente e Ludo
Bagman rivolsero a Harry e Ron
un gran sorriso dalla riva mentre questi si avvicinavano a nuoto, ma Percy, che era molto pallido e sembrava in qualche modo
molto più giovane del solito, venne loro incontro schizzando acqua. Nel
frattempo Madame Maxime cercava di trattenere Fleur Delacour, che era pressoché
isterica e lottava con le unghie e con i denti per tornare in acqua.
Percy afferrò Ron e lo
trascinò a riva, mentre quest’ultimo urlava: «Mollami, Percy,
sto benissimo!»
Tutto il gruppo di Grifondoro sugli spalti
si lasciò scappare una risata liberatoria. A quanto pareva era davvero tutto a
posto.
Silente e Bagman
rimisero in piedi; Fleur si liberò dalla presa di
Madame Maxime e abbracciò la sorella, mentre Harry
veniva sequestrato da Madama Chips.
Mentre tutti si preoccupavano di chi era
riemerso dal lago, Silente era accovacciato accanto all'acqua, immerso in una
fitta conversazione con quella che sembrava la leader del popolo delle sirene,
una femmina dall'aria particolarmente selvaggia e feroce. Stava facendo lo
stesso tipo di rumori stridenti che emettevano i tritoni; era chiaro che
Silente sapeva parlare sirenesco. Alla fine si
rialzò, si rivolse ai colleghi giudici e disse: «Credo che sia necessario un
consulto prima di assegnare i punteggi.»
I giudici presero a confabulare. Madama
Chips era andata a salvare Ron dagli abbracci
convulsi di Percy e lo condusse da Harry e dagli
altri, gli diede una coperta e un po' di Pozione Pepata, poi andò a recuperare Fleur e la sorellina. Fleur aveva
parecchi tagli sul viso e sulle braccia, e la veste strappata, ma non gliene
importava, e non voleva che Madama Chips glieli disinfettasse.
Poco dopo la voce prodigiosamente
amplificata di Ludo Bagman risuonò altissima,
facendoli sobbalzare tutti e riducendo al silenzio la folla nelle tribune: «Signore
e signori, abbiamo preso una decisione. La Capitansirena
Murcus ci ha raccontato che cosa è successo in fondo
al lago, e di conseguenza abbiamo deciso di assegnare un punteggio su base
cinquanta a ciascuno dei campioni, come segue. La signorina Fleur
Delacour, anche se ha dimostrato una padronanza
eccellente dell'Incantesimo Testabolla, è stata
aggredita dagli Avvincini mentre si avvicinava
all'obiettivo, e non è riuscita a recuperare il suo ostaggio. Le assegniamo
venticinque punti.»
Applausi
dalle tribune.
«Il
signor Cedric Diggory, che a sua volta ha fatto uso
dell'Incantesimo Testabolla, è stato il primo a fare
ritorno col suo ostaggio, anche se è riemerso un minuto oltre il tempo massimo
di un'ora.»
Fragorosi
evviva dai Tassorosso in platea.
«Quindi
conquista quarantasette punti.»
«Il
signor Viktor Krum ha usato una forma incompleta di
Trasfigurazione, che nondimeno si è rivelata efficace, ed è stato il secondo a
tornare col suo ostaggio. Gli attribuiamo quaranta punti.»
Karkaroff applaudì molto forte, con aria decisamente
altezzosa.
«Il signor Harry Potter ha usato l'Algabranchia con grande efficacia. È tornato per ultimo, e
ben oltre il tempo massimo di un'ora. Tuttavia, la Capitansirena
ci informa che il signor Potter è stato il primo a raggiungere gli ostaggi, e
che il ritardo nel suo ritorno è stato causato dalla sua decisione di riportare
indietro tutti gli ostaggi, e non solo il suo.»
Kaito, finalmente, si lasciò andare a una
risatina liberatoria: «Tipico!»
«Quasi
tutti i giudici» - e qui Bagman scoccò a Karkaroff un'occhiata molto torva - «ritengono che ciò sia prova
di tempra morale e meriti il punteggio pieno. Tuttavia... il punteggio del
signor Potter è di quarantacinque punti.»
Un applauso dalle tribune dichiarò la fine
ufficiale della prova e il riconoscimento che tutti, Serpeverde ovviamente
esclusi, riconoscevano al più piccolo partecipante della prova.
«La
terza e ultima prova avrà luogo il ventiquattro giugno al tramonto. I campioni
verranno informati su ciò che li attende con un mese esatto di anticipo. Grazie
a tutti voi per il sostegno che avete dato loro.»
I Malandrini tirarono un sospiro di
sollievo. Avevano molto tempo per poter capire come aiutare Harry ancora una
volta.
E rieccomi.
Potrei dirvi che ho passato mesi a litigare con vari problemi di
salute e di lavoro, ma so che non potrebbe scusare i mesi di ritardo, quindi mi
limito a consegnarvi in colpevole ritardo la continuazione di questa storia.
E così, anche la seconda prova è andata, e ormai non manca molto
alla conclusione del libro.
Intanto ringrazio fenris, Lunaby e Selena Leroy (ex SuorMaddy)
per i commenti e per la pazienza.
Prossimo capitolo? Non ancora la terza prova, ma un intermezzo
che ci darà informazioni importanti e curiose e che avrà a che fare... con la
poesia!
Spero di avervi incuriosito, alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92