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Autore: hinata 92    24/07/2018    3 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Furti e rapimenti su commissione

 

«Hic!»

Kaito si portò una mano alla bocca, mentre finiva di sistemarsi la cravatta. Si era svegliato con il singhiozzo, e tutti i metodi che aveva sempre utilizzato per farselo passare si erano rivelati inutili. Sospirò, mentre un ulteriore singhiozzo gli sfuggiva. Forse i suoi compagni conoscevano un incantesimo in grado di aiutarlo, stava diventando davvero insopportabile.

«Hic!»

Un rumore alle sue spalle lo fece voltare. Il baule di Thomas si era improvvisamente ribaltato.

«Eh? C’è qualcuno?»

Per un attimo il pensiero andò a Pix in vena di malandrinate, ma che sapesse il poltergeist non entrava nei dormitori degli studenti.

«Hic!»

Con la coda dell’occhio vide un’altra cosa strana. Il letto di Colin era sollevato di qualche centimetro da terra.

«Ma che...»

Respirò profondamente.

«Hic!»

Il letto crollò a terra, causando la rottura di una delle sue gambe.

«Oh no!»

Il pensiero andò ancora ad altri due burloni: «Fred, George! Dai, lo so che siete voi!»

Nessuna risposta. Il prestigiatore rimase a fissare il letto di Colin, poi pensò che, chiunque fosse stato, non era il caso di lasciarlo così.

«Reparo!»

Il letto a baldacchino tornò com’era sempre stato, ma Kaito non fece in tempo ad ammirarlo.

«Hic!»

Istintivamente aveva chiuso gli occhi, e quando li aveva riaperti si era ritrovato davanti alla porta della Sala Grande, ancora stringendo in mano la sua bianca bacchetta. Quasi subito sentì un nodo d’ansia allo stomaco. Ok, qualcosa non stava decisamente funzionando, era certo di non essersi smaterializzato di sua volontà. Si precipitò nel salone, dove quasi tutti i suoi compagni stavano già facendo colazione.

«Ragazzi, sta succedendo qualcosa di strano.»

Sheridan si voltò con aria ironica, ma quasi subito notò l’espressione preoccupata del compagno: «Buongiorno anche a te, Kaito... che succede?»

«Prima ero... Hic!»

Un altro colpo di singhiozzo gli sfuggì dalla bocca e all’istante la panca su cui erano seduti metà dei Grifondoro scomparve, facendo precipitare tutti col sedere per terra. Kaito si mise le mani sulla bocca, spaventato.

«Hic!»

La panca ricomparve, come se nulla fosse successo, a parte tutti i ragazzi che si massaggiavano il fondoschiena dolorante. Ginny, Stephen e Thomas, seduti dal lato intatto del tavolo, guardarono Kaito allibiti.

«Madama Chips. Subito.»

 

Tutta la classe del terzo anno di Grifondoro accompagnò Kaito in infermeria, e ormai era chiaro anche al prestigiatore che gli strani fenomeni che aveva notato erano quantomeno collegati all’insopprimibile singhiozzo da cui era tormentato fin dal risveglio. Nel tragitto non aveva mai smesso di rovesciare oggetti, sbalzarli via, farli sparire e riapparire, persino all’interno dell’infermeria.

Madama Chips lo guardò perplessa: «Bè, questo sì che è strano!»

«Fino a qui ci ero... hic!... arrivato anch’io!»

Kaito si guardò intorno per vedere cosa fosse successo, ritrovandosi Thomas che si tastava il volto e i dintorni borbottando: «I miei occhiali... dove sono i miei occhiali?»

Il prestigiatore fece una smorfia imbarazzata: «Scusa... hic!»

Gli occhiali scomparsi ricomparvero dall’altra parte della stanza e l’infermiera, seppure sempre molto perplessa, confermò: «Eh sì, non ci sono dubbi, hai tutti i sintomi...»

Cercando di ignorare Thomas che cercava i suoi occhiali a carponi buttando giù tutto, Kaito la incalzò: «I sintomi di cosa?»

«Singhiozzo magico infantile, direi.»

Ginny sussultò: «Cosa? Ma quello viene solo ai bambini piccoli!»

«È quello che mi lascia perplessa... però guardalo!»

«Hic!»

Questa volta furono due letti a sparire.

«Anche se davvero mi piacerebbe capire perché continui quasi solo a smaterializzare oggetti... di solito le magie coinvolte sono più variegate.»

Sheridan cercò di imitare la celeberrima faccia da poker del compagno. Solo loro in quella stanza potevano intuire la risposta alla domanda di Madama Chips.

Kaito sbuffò, lasciandosi sfuggire l’ennesimo singhiozzo che rimise i letti al loro posto: «Per chi non si intende di malattie magiche infantili, si può sapere cos’ho?»

Madama Chips spiegò: «È un disturbo magico che viene ai bambini piccoli che non sanno controllare la loro magia. Nel momento in cui si accorgono che in loro c’è qualcosa di diverso, ma non riescono ad accettare la magia, può capitare questo effetto collaterale. Però tu sei decisamente grande, e ormai sei al terzo anno, potrei ancora capire qualcuno di origine babbana nei primi giorni qui, ma a questo punto...»

Kaito chiese preoccupato: «Come si cura?»

«Non si cura, passa da solo non appena il bambino si tranquillizza e accetta la magia. O almeno, di solito è così, con te non saprei.»

«Hic!»

Una serie di bottiglie andarono a infrangersi contro il muro, mentre Stephen commentava ironico: «Vedo che l’Expelliarmus continua a riuscirti benissimo...»

Kaito invece era più disperato: «E io oggi come faccio?»

Madama Chips, con tranquillità, rispose mentre con un colpo di bacchetta aggiustava quanto era andato infranto: «Avvertiremo gli insegnanti, così nessuno ti toglierà punti. Vai pure a lezione e cerca il più possibile di calmarti e rilassarti. Se riesci, cerca di capire qual è la causa, purtroppo è tutta una questione psicologica.»

Kaito alzò gli occhi al cielo: «See... la fa facile, lei! Tutta questione... hic!... psicologica...»

Un altro letto si ribaltò e Sheridan si lasciò sfuggire una smorfia: «Sarà una luuunga giornata...»

 

La maggior parte dei professori si dimostrò comprensiva con Kaito. La McGranitt, Vitius, la Sprite non interruppero le loro lezioni, limitandosi ad aggiustare con pigri colpi di bacchetta ciò che Kaito involontariamente mandava in frantumi. Tuttavia un professore non fu altrettanto bendisposto.

«Kuroba, in queste condizioni non puoi stare nella mia aula. Vai nel corridoio e attendi la fine della lezione o che ti sia passata questa bizzarria.»

«Come vuole, professor Piton

«Ah, questo non ti esenta dalla lezione, dovrai recuperarla.»

«Certamente, professor... hic! Piton

Un intero calderone scomparve. Piton si limitò a fissarlo malissimo.

«Prima, Kuroba, restituiscimi il mio calderone d’argento. Ci tengo particolarmente.»

Kaito si limitò ad attendere il successivo colpo di singhiozzo con una smorfia imbarazzata, per poi venire sbattuto fuori in malo modo dall’insegnante.

Kaito sospirò. Due ore di attesa nel corridoio sarebbero state lunghe e noiose, ma almeno poteva avere tutto il tempo di capire cosa gli stesse succedendo. Madama Chips aveva parlato di difficoltà ad accettare la magia, e non ci voleva poi tantissimo a capire a cosa si stesse riferendo. Il problema non era accettare la propria magia, quello ormai ci era riuscito almeno da un paio d’anni... il problema era accettare la magia di suo padre. Aveva provato a ignorare la questione e ci era anche riuscito, almeno per un po’, ma ora il problema era tornato prepotentemente a galla. Doveva trovare una soluzione in fretta, perché continuare in quel modo era improponibile.

Una vocina acuta e lamentosa attirò l’attenzione di Kaito.

«Oh... povero Harry Potter! Povero, povero, povero!»

Il prestigiatore cercò di avvicinarsi con discrezione. A parlare era stata una creaturina marrone vestita nel modo più assurdo che avesse mai visto, persino per gli standard dei maghi.

«Dobby come farà ad aiutare Harry Potter?»

Kaito s’illuminò. Ma certo, Dobby! L’aveva intravvisto nei corridoi un paio di anni prima, ma conosceva quel nome dai racconti di Harry. Doveva essere l’elfo domestico che aveva tentato di salvarlo ferendolo gravemente.

«Hic!»

Un’armatura si staccò dal terreno e volò proprio addosso alla creaturina. Istintivamente Kaito si buttò e la spinse via appena in tempo. Dobby rimase per un momento smarrito fra le braccia del ragazzo, poi quest’ultimo gli sorrise.

«Mi dispiace, è colpa mia, questo singhiozzo... hic! Appunto, questo singhiozzo continua a farmi combinare pasticci.»

Dobby s’illuminò: «Il signore ha salvato Dobby

Kaito sospirò: «In realtà temo di essere stato io a lanciarti per errore quell’armatura addosso, quindi era... hic! Il minimo. Tu devi essere Dobby, vero?»

L’elfo si rimise in piedi: «Il signore conosce Dobby

«Harry mi ha parlato qualche volta di te.»

Dobby sembrò sciogliersi dalla felicità: «Harry Potter ha parlato di Dobby ai suoi amici!»

Kaito tenne per sé che se ne aveva parlato era per metterlo in guardia, ma invece decise di interrogarlo: «A proposito di Harry... hic! Scusa, cosa stavi dicendo?»

«Dobby è molto dispiaciuto per Harry Potter. Per la prova di domani.»

L’attenzione di Kaito s’innalzò di colpo. Mirtilla, dopo aver aiutato Harry con l’uovo, gli aveva riferito il curioso canto uscito da esso:

 

Vieni a cercarci dove noi cantiamo,

che sulla terra cantar non possiamo,

e mentre cerchi, sappi di già:

abbiam preso ciò che ti mancherà,

hai tempo un'ora per poter cercare

quel che rubammo. Non esitare,

che tempo un'ora mala sorte avrà:

ciò che fu preso mai ritornerà

 

«Sai qualcosa sulla prova?»

Dobby annuì tristemente: «Dobby ha sentito i professori, signore. Dobby sa che prenderanno quello rosso.»

«Quello... rosso?»

L’elfo domestico annuì: «Quello rosso! Quello rosso è importante per Harry Potter! Come potrebbe fare Harry Potter senza il suo rosso? Così Dobby ha capito come aiutare Harry Potter, ma Dobby non è bravo in queste cose, signore... significa tradire la fiducia del professor Albus Silente e Dobby è molto grato al professor Albus Silente per questo posto di lavoro.»

Kaito gli sorrise: «Anche io voglio aiutare Harry. Forse quello che non puoi fare tu potrei farlo io.»

Dobby lo guardò spaventato: «Ma si tratta di un furto, signore! Dobby non può chiederle tanto!»

Kaito ridacchiò: «Non temere, Dobby, fidati di me. Cosa dovrei rubare?»

Dobby sembrò ancora incerto: «Dobby non dovrebbe dare queste informazioni a uno studente. Il professor Albus Silente si arrabbierà molto.»

Kaito gli fece l’occhiolino: «Basterà non dirglielo. Allora, cosa devo prendere?»

L’elfo lo guardò con occhi adoranti: «L’amico di Harry Potter è molto coraggioso, oppure molto stolto...»

Il ragazzo rise ancora: «Una non esclude l’altra. Parla, adesso.»

«Dobby ascolta, signore, è un elfo domestico, va su e giù per il castello ad accendere le luci e pulire i pavimenti, Dobby ha sentito la professoressa Minerva McGranitt e il professor Alastor Moody in sala professori che parlavano della prossima prova... dicevano che si può respirare sott’acqua masticando un’erba chiamata Algabranchia, signore. Il professor Alastor Moody ha detto anche che il professor Severus Piton ne ha un po’ nella sua riserva personale, signore, ma che sicuramente non gliel’avrebbe mai data, signore, e Dobby pensa che il professor Alastor Moody abbia proprio ragione, signore, il professor Severus Piton non aiuterebbe volentieri Harry Potter.»

Kaito annuì: «Concordo. Dunque, devo entrare nel deposito privato di Piton e prendere questa Algabranchia, giusto?»

Dobby annuì e aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma il ragazzo non lo fece parlare: «Ci vorrà un attimo.»

In una frazione di secondo si ritrovò nella dispensa privata di Piton. Non era mai stato lì dentro e se non fosse stato strettamente necessario l’avrebbe evitato: era un locale piuttosto stretto, buio e inquietante, pieno di ragnatele (probabilmente usate a loro volta come ingredienti). Di sottofondo sentiva la voce del professore. Doveva fare estremamente piano, tornando per un momento nel puro spirito di Kaito Kid. Era una piccola sfida, dopotutto, e anche se Piton era decisamente più temibile di Nakamori la situazione era tutta a suo vantaggio. La mano indugiò per un momento sulla bacchetta, ma poi la ritrasse. Un Lumos lo avrebbe certamente aiutato, ma c’era il rischio che Piton notasse la luce fioca da sotto la porta. Una torcia elettrica o una luce al led a Hogwarts non potevano funzionare, quindi con un rapido gesto del polso si ritrovò fra le mani una bustina bianca, che aprì velocemente con i denti. Una polverina gialla gli impiastricciò le dita e, fregandole fra loro, generò una luce fioca, ma sufficiente per vedere le etichette. Sorrise con soddisfazione, il fosforo non lo avrebbe mai tradito. Facendo attenzione a non smettere mai di sfregare le dita, Kaito si aggirò velocemente fra gli scaffali alla ricerca dell’ingrediente. Per sua fortuna Piton era piuttosto preciso, e aveva ordinato tutto in rigoroso ordine alfabetico. Trovato quello che cercava, aprì il vaso, ne afferrò una manciata e si smaterializzò nuovamente da Dobby.

«Ecco, era questa quella che volevi, no?»

Dobby spalancò gli occhi in un modo esagerato, tanto che Kaito si chiese per un secondo se i bulbi oculari non potessero rotolargli via.

«L’amico di Harry Potter che svanisce ha preso l’Algabranchia

Kaito rise: «Per favore, chiamami Kaito Kuroba.»

«Dobby è molto grato a Kaito Kuroba che svanisce, signore! Immensamente grato!»

Il ragazzo consegnò l’erba: «Dalla a Harry appena puoi e non fare il mio nome, te ne prego.»

«Kaito Kuroba che svanisce è davvero molto generoso con Harry Potter, signore. Dobby non lo dimenticherà.»

«Vai, adesso, prima che ci scoprano.»

«Dobby ricambierà il favore, Kaito Kuroba che svanisce. Dobby promette.»

Con uno schiocco l’elfo sparì. Kaito rimase perplesso per un paio di secondi, chiedendosi se per aver voluto aiutare un amico non stesse, da quel momento in poi, rischiando la propria vita a causa della promessa di Dobby. Fu solo in quel momento che si rese conto di una cosa.

«Il singhiozzo...»

Era svanito. E, ripensandoci, non era svanito in un momento qualsiasi. Lo aveva fatto quando aveva iniziato a darsi da fare per aiutare Dobby e Harry. Sospirò. Forse alla fine non era poi tanto diverso da suo padre. Per la prima volta si pose sinceramente una domanda.

Nella stessa identica situazione, avrebbe agito come lui?

Quasi a malincuore, fu costretto a rispondersi di sì, perché lo aveva appena fatto. Aveva usato la sua magia per aiutare una persona a lui cara e aveva chiesto a Dobby di non dire nulla. Esattamente come suo padre.

Alleggerito, seppur con un pizzico di dolore, aprì la porta e tornò in classe.

 

«Quanto ci mettono Fred e George? Lo sapevano che dovevamo vederci, no?»

Kaito sorrise: «Calma, Sheridan, arriveranno. Magari stanno facendo qualche scherzo a Gazza...»

Finalmente i due gemelli entrarono nella Sala Comune.

«Finalmente!»

«Scusate, finiamo una commissione e siamo subito da voi.»

I due gemelli si avviarono con passo deciso verso Harry, Ron ed Hermione, e Kaito e Sheridan andarono con loro. Hermione stava chiudendo con un colpo secco un volume intitolato Curiosi Dilemmi Magici e Loro Soluzioni.

«Oh, questo non serve. Chi mai vorrebbe farsi crescere il naso a riccioli?»

Fred rispose: «A me non dispiacerebbe. Sarebbe un bell'argomento di conversazione, no?»

Ron chiese: «Che cosa ci fate voi due qui?»

George spiegò: «Vi stavamo cercando. La McGranitt vuole vederti, Ron. E anche te, Hermione.»

Hermione domandò, sorpresa: «Perché?»

Fred rispose: «Non so... era un po' triste, però.»

«Dobbiamo accompagnarvi giù nel suo ufficio.»

Ron e Hermione fissarono Harry, alzandosi: erano tutti e due parecchio preoccupati.

«Ci rivediamo in Sala Comune. Porta tutti i libri che riesci, ok?»

Harry disse inquieto: «Va bene.»

I gemelli diedero un segno ai due compagni malandrini: «Finiamo questa cosa e torniamo subito, ok?»

Kaito annuì e rimasero per un po’ a consolare Harry. Kaito tratteneva a fatica un sorriso. Chissà che faccia avrebbe fatto quando Dobby si sarebbe presentato con l’Algabranchia...

 

Ginny, sugli spalti fremeva: «È in ritardo... non è da lui.»

Nicole le sorrise incoraggiante: «Magari ha una piccola crisi di panico, ci può stare.»

Kaito, che fino a quel momento era stato tranquillo, iniziò anche lui a guardarsi intorno. I sedili che a novembre avevano circondato la staccionata dei draghi ora erano disposti sulla riva opposta, schierati in tribune colme fino a scoppiare che si riflettevano nel lago di sotto; il chiacchiericcio eccitato della folla echeggiava stranamente sull'acqua mentre dall'altra parte del lago i giudici, che erano seduti a un altro tavolo ricoperto d'oro, sulla riva, aspettavano il ritardatario insieme a Cedric, Fleur e Krum.

Sheridan, Fred e George, tutti vicini, non erano più tranquilli.

Sheridan sospirò: «E voi che avete?»

Uno dei gemelli non smetteva di allungare il collo per guardarsi intorno: «Vi ricordate quando ieri sera siamo venuti a chiamare Ron

«Sì, e allora?»

«Lo avete più visto?»

Sheridan scosse la testa: «In effetti no... e neanche Hermione...»

Kaito sorrise: «Strano, perché voi Weasley con quei capelli rossi... vi... si... nota...»

Sheridan lo guardò, preoccupata dall’improvviso cambio di tono e di espressione del compagno: «Kaito?»

«No, dai... sarebbe stupido. Non per una gara... ma già l’altra volta... no...»

George scosse fisicamente l’amico: «Ok, ora tu ci spieghi tutto.»

Il prestigiatore annuì: «Ieri ve l’ho detto, ho visto Dobby. Lui mi ha detto una frase che non ho capito, ma quell’elfo domestico parla in modo strano... mi ha detto che Harry non poteva fare a meno del suo “rosso”. Ho pensato parlasse di qualcosa legato a Grifondoro, ma se invece...»

Sheridan si portò le mani sulla bocca, mentre i gemelli, in una speculare espressione di orrore, si misero nei capelli esclamando in coro: «Noi... avremmo consegnato Ron a fare da esca per Harry? Nel lago? La mamma ci fa a polpette se lo scopre!»

La malandrina chiese a Kaito, agitata: «Non puoi andare a controllare?»

Kaito scosse la testa: «Nel lago? Ragiona! Prima di tutto avrei lo stesso problema di Harry, ho dato tutta l’Algabranchia a Dobby... e poi...»

Sheridan interpretò correttamente la smorfia sul volto del ragazzo: «I pesci...»

Aveva ragione. Buttarsi a capofitto in quel lago, anche con la Smaterializzazione, avrebbe significato mettere solo a rischio una persona in più.

«E allora che si fa?»

Colin e suo fratello si fiondarono col fiatone nei posti che avevano tenuto loro i compagni: «Sta arrivando! L’abbiamo incrociato!»

Ginny tirò un sospiro di sollievo: «Alleluia!»

In effetti di lì a poco si poté notare un trafelato Harry raggiungere di corsa il bancone dei giudici. Ludo Bagman gli rivolse qualche parola, poi tornò al tavolo; puntò la bacchetta verso la propria gola e la sua voce si levò fragorosa verso le tribune, al di là dell'acqua scura.

«Bene, tutti i nostri campioni sono pronti per la seconda prova, che comincerà al mio fischio. Hanno un'ora esatta per recuperare ciò che è stato sottratto loro. Uno... due... tre!»

Il fischio echeggiò acuto nell'acqua fredda e immobile; le tribune risuonarono di urla e applausi; senza voltarsi a guardare che cosa facevano gli altri campioni, Harry si tolse le scarpe e le calze, estrasse dalla tasca la manciata di Algabranchia, se la ficcò in bocca ed entrò nel lago. Gli altri campioni si buttarono in acqua subito, Harry indugiò un po’ di più, causando fischi e grida di scherno dei Serpeverde che i Malandrini non vedevano l’ora di spegnere nei modi peggiori. All’improvviso però il ragazzo sembrò sentirsi male, si portò le mani alla gola e poi finalmente si tuffò in acqua.

Tutti i Grifondoro, quasi in coro, sospirarono d’ansia. Da quegli spalti non c’era modo di sapere cosa succedesse là sotto, e un’ora di attesa sembrava eterna. I fratelli Weasley erano doppiamente in tensione, chiedendosi cosa stesse succedendo a Ron, e tutti in generale si sentivano impotenti e in ansia.

 

Una campanella annunciò che il tempo limite di un’ora era passato, e ancora nessuno era tornato. Il gelo scese sulle tribune. Ginny si stritolava le mani in una muta preghiera, Fred e George erano pallidissimi, persino Percy, dal bancone dei giudici, dava segni di nervosismo. Sheridan si voltò verso Kaito. La sua faccia da poker, perfetta come la vedeva da molto tempo, non le impediva però di pensare che fosse molto preoccupato anche lui.

Finalmente Cedric riemerse, e con lui Cho Chang. Fu un primo sospiro di sollievo per gli allievi di Tassorosso e per quelli di Corvonero. Per avere un secondo sospiro fu necessario attendere altri dieci minuti, quando riemersero anche Krum e Hermione. Fleur riemerse da sola, spaventatissima, e questo causò il panico fra gli studenti di Beauxbatons. Ma i Grifondoro non erano da meno.

Sheridan deglutì rumorosamente: «Quanto tempo è passato?»

Kaito rispose: «Mezz’ora.»

Ginny era sul punto di piangere: «E quanto pensano di aspettare ancora prima di aiutarlo?»

Sheridan si rivolse al prestigiatore: «Quanto tempo dura l’Algabranchia

«Non lo so, Dobby non me l’ha detto.»

«E se...»

Non ci fu modo di aggiungere altro, perché il forte rumore di un flash interruppe tutti. Colin era in piedi sul sedile, la macchina ancora fumante, con un sorriso fantastico.

«L’attesa valeva lo scatto! Questa è fra le foto migliori che abbia mai fatto!»

E allora tutti si voltarono verso il lago. Harry stava emergendo, esausto, circondato da quelle che tutti immaginarono essere sirene, trascinando sia Ron che una bambina dagli stessi capelli di Fleur Delacour, entrambi immobili. La folla gridò, di ansia, di paura, di gioia, impossibile stabilirlo. I fratelli Weasley sembravano aver perso la capacità di respirare, come apparentemente Ron nel lago; poi finalmente quest’ultimo si mosse, sputò l’acqua e sembrò parlare ad Harry. I gemelli e Ginny si accasciarono sulla sedia esausti, come se lo avessero recuperato loro di persona, ma nessuno si sentì di biasimarli.

Harry e Ron trascinarono la sorellina di Fleur nell'acqua, verso la riva dove i giudici erano schierati a guardare, con venti tritoni che li scortavano come una guardia d'onore, cantando le loro terrificanti canzoni stridule. Madama Chips si affannava attorno a Hermione, Krum, Cedric e Cho, tutti avvolti in pesanti coperte. Silente e Ludo Bagman rivolsero a Harry e Ron un gran sorriso dalla riva mentre questi si avvicinavano a nuoto, ma Percy, che era molto pallido e sembrava in qualche modo molto più giovane del solito, venne loro incontro schizzando acqua. Nel frattempo Madame Maxime cercava di trattenere Fleur Delacour, che era pressoché isterica e lottava con le unghie e con i denti per tornare in acqua.

Percy afferrò Ron e lo trascinò a riva, mentre quest’ultimo urlava: «Mollami, Percy, sto benissimo!»

Tutto il gruppo di Grifondoro sugli spalti si lasciò scappare una risata liberatoria. A quanto pareva era davvero tutto a posto.

Silente e Bagman rimisero in piedi; Fleur si liberò dalla presa di Madame Maxime e abbracciò la sorella, mentre Harry veniva sequestrato da Madama Chips.

Mentre tutti si preoccupavano di chi era riemerso dal lago, Silente era accovacciato accanto all'acqua, immerso in una fitta conversazione con quella che sembrava la leader del popolo delle sirene, una femmina dall'aria particolarmente selvaggia e feroce. Stava facendo lo stesso tipo di rumori stridenti che emettevano i tritoni; era chiaro che Silente sapeva parlare sirenesco. Alla fine si rialzò, si rivolse ai colleghi giudici e disse: «Credo che sia necessario un consulto prima di assegnare i punteggi.»

I giudici presero a confabulare. Madama Chips era andata a salvare Ron dagli abbracci convulsi di Percy e lo condusse da Harry e dagli altri, gli diede una coperta e un po' di Pozione Pepata, poi andò a recuperare Fleur e la sorellina. Fleur aveva parecchi tagli sul viso e sulle braccia, e la veste strappata, ma non gliene importava, e non voleva che Madama Chips glieli disinfettasse.

Poco dopo la voce prodigiosamente amplificata di Ludo Bagman risuonò altissima, facendoli sobbalzare tutti e riducendo al silenzio la folla nelle tribune: «Signore e signori, abbiamo preso una decisione. La Capitansirena Murcus ci ha raccontato che cosa è successo in fondo al lago, e di conseguenza abbiamo deciso di assegnare un punteggio su base cinquanta a ciascuno dei campioni, come segue. La signorina Fleur Delacour, anche se ha dimostrato una padronanza eccellente dell'Incantesimo Testabolla, è stata aggredita dagli Avvincini mentre si avvicinava all'obiettivo, e non è riuscita a recuperare il suo ostaggio. Le assegniamo venticinque punti.»

Applausi dalle tribune.

«Il signor Cedric Diggory, che a sua volta ha fatto uso dell'Incantesimo Testabolla, è stato il primo a fare ritorno col suo ostaggio, anche se è riemerso un minuto oltre il tempo massimo di un'ora.»

Fragorosi evviva dai Tassorosso in platea.

«Quindi conquista quarantasette punti.»

«Il signor Viktor Krum ha usato una forma incompleta di Trasfigurazione, che nondimeno si è rivelata efficace, ed è stato il secondo a tornare col suo ostaggio. Gli attribuiamo quaranta punti.»

Karkaroff applaudì molto forte, con aria decisamente altezzosa.

«Il signor Harry Potter ha usato l'Algabranchia con grande efficacia. È tornato per ultimo, e ben oltre il tempo massimo di un'ora. Tuttavia, la Capitansirena ci informa che il signor Potter è stato il primo a raggiungere gli ostaggi, e che il ritardo nel suo ritorno è stato causato dalla sua decisione di riportare indietro tutti gli ostaggi, e non solo il suo.»

Kaito, finalmente, si lasciò andare a una risatina liberatoria: «Tipico!»

«Quasi tutti i giudici» - e qui Bagman scoccò a Karkaroff un'occhiata molto torva - «ritengono che ciò sia prova di tempra morale e meriti il punteggio pieno. Tuttavia... il punteggio del signor Potter è di quarantacinque punti.»

Un applauso dalle tribune dichiarò la fine ufficiale della prova e il riconoscimento che tutti, Serpeverde ovviamente esclusi, riconoscevano al più piccolo partecipante della prova.

«La terza e ultima prova avrà luogo il ventiquattro giugno al tramonto. I campioni verranno informati su ciò che li attende con un mese esatto di anticipo. Grazie a tutti voi per il sostegno che avete dato loro.»

I Malandrini tirarono un sospiro di sollievo. Avevano molto tempo per poter capire come aiutare Harry ancora una volta.

 

E rieccomi.

Potrei dirvi che ho passato mesi a litigare con vari problemi di salute e di lavoro, ma so che non potrebbe scusare i mesi di ritardo, quindi mi limito a consegnarvi in colpevole ritardo la continuazione di questa storia.

E così, anche la seconda prova è andata, e ormai non manca molto alla conclusione del libro.

Intanto ringrazio fenris, Lunaby e Selena Leroy (ex SuorMaddy) per i commenti e per la pazienza.

Prossimo capitolo? Non ancora la terza prova, ma un intermezzo che ci darà informazioni importanti e curiose e che avrà a che fare... con la poesia!

Spero di avervi incuriosito, alla prossima!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

  
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