Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: BabaYagaIsBack    24/07/2018    1 recensioni
Re Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano.
Alchimista.
In una fredda notte, in quella che ora chiameremmo Gerusalemme, stringe tra le braccia il corpo di Levi, come se fosse il tesoro più grande che potesse mai avere. Lo stringe e giura che non lascerà alla morte, il privilegio di portarsi via l'unico e vero amico che ha. Chiama a raccolta il coraggio e tutto ciò che ha imparato sulle leggi che governano quel mondo sporcato dal sangue ed una sorta di magia e, per la prima volta, riporta in vita un uomo. Il primo di sette. Il primo tra le chimere.
Muovendosi lungo la linea del tempo, Salomone diventa padrone di quell'arte, abbandona un corpo per infilarsi in un altro e restare vivo, in eterno. E continuare a proteggere le sue fedeli creature; finchè un giorno, una delle sue morti, sembra essere l'ultima. Le chimere restano sole in un mondo di ombre che dà loro la caccia e tutto quello che possono fare, è fingersi umani, ancora. Ma se Salomone non fosse realmente morto?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


- controlla sempre i capitoli precedenti per essere certo di non esserti perso alcun aggiornamento -
 

"This is the time when all I was convinced of gains a new meaning,

an unknown awareness, a secret life of words.
You may say my eyes are empty and my skin is so withered,
but unlike a candle my life burns from both ends!"

From yesterday to ashes, Harakiri for the sky


 

 

A Levi ci erano voluti giusto un paio di pomeriggi per recuperare dai meandri della casa diari e libri che Salomone, in una delle sue tante vite precedenti, aveva avuto la premura di nascondere, forse sospettando che a un certo punto gli sarebbero potuti tornare utili. Da quello che aveva detto la Chimera erano stati messi in punti strategici, protetti da sistemi di sicurezza che solo chi aveva grande conoscenza dell'Ars, o era stato presente il giorno in cui erano stati attivati, avrebbe saputo come raggirare. E Noah non si era preoccupato di chiedere altro. A dire il vero, non gli piaceva l'idea di apparire agli occhi delle sue creature come uno stolto. Così aveva preso i volumi poco per volta, leggendoli con una certa, intima bramosia. Non voleva che i suoi compagni di viaggio sapessero con quanto desiderio, in solitudine, volesse scoprirsi. Era stufo di essere ignorante, di non sapere, di essere sopraffatto dalle loro confessioni - per una volta avrebbe voluto potersi dire preparato.

Così, nella libertà che gli era stata concessa, l'Hagufah aveva appreso più cose di quanto si sarebbe mai immaginato. Si era letto in epistole scritte a persone che mai le avevano ricevute e in diari che parevano essere più delle tesi di laurea che confessioni a se stesso.
Insieme a tutto ciò era sopraggiunta anche una tranquillità familiare. Si muoveva per la casa come se fosse sempre stata sua e durante le telefonate con gli amici e i parenti della vita che stava provando ad abbandonare gli uscivano di bocca menzogne di cui si accorse non pentirsi. Finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva al posto giusto e con le persone a cui era destinato da... sempre. Tutte le allucinazioni che lo avevano assillato si erano fatte concrete, carne, ossa, profumi e suoni in cui trovava conforto ogni giorno - e in quel conforto si spinse a osare.
La mattina presto, quando Levi usciva per allenarsi, Colette per andare in città a svolgere chissà quale attività e Alexandria restava sotto le lenzuola, lui scendeva al piano di sotto e prendeva possesso di una delle sedie in cucina. Restava lì mentre con sapienza Zenas preparava leccornie per la colazione. La prima volta che gli aveva posto una domanda, la Chimera aveva interrotto il suo impastare aggressivo, si era voltata con le labbra schiuse e aveva corrugato le sopracciglia prendendosi diversi minuti prima di dire qualsiasi cosa. Il giorno seguente era andato pressoché nella stessa maniera, poi Zenas aveva pian piano ridotto le reazioni, limitandosi a far diventare le sue risposte parte integrante della preparazione dei croissant. I dubbi di Noah erano diventati più specifici e, a un certo punto, si era concesso il coraggio di chiedere il motivo per cui la sua Ars fosse tanto speciale, ma soprattutto perché il Cultus la volesse.
Le mani di Akràv erano affondate nell'impasto, l'avevano stretto e schiacciato e con estrema pazienza aveva iniziato a raccontare ciò che sapeva. Agitando la testa per allontanare il dreadlock sfuggito dalla crocchia, Zenas gli aveva detto che c'erano stati altri alchimisti nel tempo, ma nessuno di loro aveva mai potuto apprendere direttamente da Salomone. Erano orbitati intorno alla loro famiglia senza mai riuscire a farsi accettare veramente, così avevano estrapolato dai pochi discorsi con il Re le basi, rielaborato i concetti secondo le ideologie moderne e, alla fine, avevano creato un ibrido abbastanza accettabile da venir chiamato nella stessa maniera. La loro però era più un'accozzaglia di scienza e filosofia, non qualcosa di paragonabile alla magia e, forse, perché nessuno aveva oltrepassato gli insegnamenti della Magnum Opus come aveva fatto lui. Insomma, il Cultus aveva creato delle imitazioni, non dei veri e propri alchimisti. Molti di loro riuscivano a manipolare un elemento, a trasformarlo e muoverlo secondo il proprio desiderio, ma nulla più. Il Re, invece, aveva controllo su tutto, persino la vita e la morte.

Apprese quelle nozioni Noah aveva ripreso i suoi studi per poi, qualche giorno dopo, avvicinare Colette. A lei aveva chiesto cose semplici, basiche persino, giusto per essere certo di aver compreso bene gli appunti preliminari dell'Hagufah che lo aveva preceduto. Con lei aveva chiarito il perché fosse necessario avere un'ottima conoscenza della chimica e, di conseguenza, quanto i suoi studi all'università lo stessero agevolando in tutto quel percorso. Le loro erano state chiacchiere, più che insegnamenti o spiegazioni, un confronto insolitamente normale e maturo.

Il terzo approccio, abbastanza involontario, era stato quello con Alexandria che, trovandolo in giardino intento a studiare, gli si era seduta accanto allungando il collo per sbirciare a che punto fosse. Per un momento aveva creduto che fosse stato Levi a mandarla lì. In un angolo recondito di sé sospettava che lo stesse tenendo d'occhio, forse perché Zenas, o addirittura Colette, lo avevano informato dei loro incontri.
Alex prese un sorso di succo. Lo teneva in una tazza di metallo piena di segni d'usura e bozzi dovuti a chissà quali tipi di urti. «Vedo che sei arrivato al vitriolo» constatò leccandosi le labbra come un animaletto. Lui distolse lo sguardo: «Già, ma ci sto capendo gran poco.» Eppure avrebbe dovuto essere un argomento semplice, l'ennesimo elemento composto da ripassare e superare - peccato che negli appunti di Salomone sembrasse essere altro, più di quello che aveva sempre saputo. Ne scriveva come se nascondesse qualcosa, un potere simile, ma non uguale o altrettanto evidente, a quello del sangue. Eppure non riusciva a capirne il motivo.
La Chimera bevve ancora: «E perché mai?» La risatina lieve che le uscì di bocca sembrò un tintinnio nel vento.
Noah scosse la testa, incapace di trovare la situazione divertente, e in un gesto involontario chiuse il diario prima di abbandonarlo tra di loro, quasi rinunciando a proseguire. Sentiva i pensieri affollarsi nella mente, premere sulle tempie chiedendogli di uscire.
«Non so» ammise: «è solo che ne parla come se... non si trattasse di semplice vetriolo.»
Alexandria afferrò il diario. Con movimenti cauti lo aprì, fece scivolare una pagina dietro l'altra davanti al proprio viso. Nell'osservarla, all'Hagufah sembrò di restare incantato dalla sua espressione serafica e compiaciuta, da quella consapevolezza per nulla celata di stargli per rivelare qualcosa che gli era sfuggito.
«Io ho detto vitriolo, non vetriolo» sogghignò, come se vi fosse qualche differenza.
«Tu usi i termini della tua epoca» la punzecchiò, sentendo una certa soddisfazione nell'averla presa alla sprovvista. Dopo tutte le volte che lo aveva definito un "moccioso" gli parve la ricompensa più adeguata - peccato che lei non fece una piega.
Con il sorriso ancora appollaiato sul viso, Z'év interruppe la propria ricerca e, aprendo per bene le pagine del diario, proseguì ignorando il suo commento: «Vitriol, Noah. Tu non hai scritto del vetriolo, hai scritto di qualcosa molto più importante.»
Il ragazzo corrugò le sopracciglia.
Non capiva. Anzi, se doveva essere del tutto onesto gli parve di andare ancor più in confusione; e Alex dovette capirlo. Senza esitazione mollò la tazza in un punto sicuro, poi si sporse tanto che Noah sussultò nel momento in cui i loro nasi quasi si sfiorarono. La mano di lei si premette sul suo petto e un brivido gli corse lungo la schiena. Il battito accelerò a tal punto che sembrò prendere la rincorsa per bloccarglisi in gola e per un momento, uno solo, credette che lo avrebbe baciato. Mentre le dita della Chimera gli si stringevano con bramosia sulla t-shirt, il suo corpo riuscì a elaborare solo un'immagine, seguita dalla sensazione delle labbra secche di lei sulle sue.
Z'év però aveva un controllo ben superiore a quello che lui aveva creduto e si fermò alla distanza perfetta per illuderlo, per fargli credere tutto ciò.

«Il Vitriol» la mano di lei strinse maggiormente sulla stoffa, parve volerlo trascinare ancora un po' più a sé: «non indica solo qualcosa di fisico. Benché in passato si credesse che fosse talmente corrosivo da poter penetrare fino al centro della Terra, arrivando al suo nucleo, il vitriolo ha anche un altro significato. Mi segui?» Noah avrebbe voluto dire di sì, ma temette che qualsiasi movimento delle proprie labbra, persino il semplice schiudersi per respirare, l'avrebbe portato a baciarla come mai aveva pensato di fare - così rimase immobile. Era conscio di star provando qualcosa di sbagliato, di non dover desiderare quel contatto per una ragione al momento oscura, eppure non riuscì a mettere a tacere i propri istinti. Più stavano vicini, più d'un tratto la desiderava - o forse era solo un gioco perverso dello stress.
Alex tese gli angoli della bocca, ignara di tutto ciò che la sua presenza gli stesse facendo provare. Nemmeno una volta, nelle occasioni precedenti, si era sentito sopraffare da quei sentimenti, dal desiderio di compiere un gesto tanto sconsiderato.

Doveva per forza essere un tiro mancino della stanchezza.

«Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem.» Sibilò facendo cadere il proprio sguardo sulla parte bassa del suo viso, quasi stesse pronunciando quelle parole per fargliele ingoiare, come un respiro, una boccata di fumo. Lo stomaco di Noah si torse. Conosceva quelle parole e d'improvviso conosceva le azioni di Alexandria, perché un tempo erano state sue. Anche i suoi occhi caddero sulle labbra di lei: «Visita l'interno della terra e rettificandoti troverai la pietra nascosta» sussurrò in quel modo intimo e sensuale con cui lei lo stava indottrinando, come le era stato insegnato in passato.
Lo sguardo della Chimera incrociò il suo: «Esattamente. Ma parafrasiamo il tutto, che ne dici?» Improvvisamente il viso di lei si allontanò, ridandogli aria e un senso di incompiutezza fastidioso. La mano allentò la presa sulla maglietta e Alexandria smise di provare ad ammaliarlo: «Devi cercare dentro di te, negli angoli più oscuri e profondi. Devi trovare il fondo del tuo animo e, solo comprendendone l'essenza, potrai trovare il fulcro del tuo potere e ghermirlo.»

Finalmente Noah deglutì.
Era quello il senso. Era sempre stato quello - e chissà quante cose gli erano sfuggite durante la lettura degli scritti di Salomone; chissà quanti significati nascosti aveva celato dietro parole di quel tipo. Forse, persino quello che gli aveva detto Zenas riguardo alla Magnum Opus e all'incapacità del Cultus di padroneggiare l'Ars ai suoi livelli era collegato al Vitriol.

Fissò Alexandria. Le fu grato come mai prima d'allora. L'istinto di baciarla tornò a fargli visita e, senza controllo, si chinò su di lei. Le sue labbra le toccarono lo zigomo, vi si premettero con forza. Ne sentì il sapore sulla punta della lingua. La pelle di lei era come un dolce.
«Grazie, Z'év» e imbarazzato dal suo stesso gesto, con il cuore a martellargli in petto, prese il diario e corse via senza alcuna spiegazione.

 
 
Magnum OpusLa Grande Opera, conosciuta in latino come Magnum Opus, è l'itinerario alchemico di lavorazione e trasformazione della materia prima, finalizzato a realizzare la pietra filosofale. Consiste in diversi passaggi che conducono gradualmente alla metamorfosi personale e spirituale dell'alchimista, ai quali corrispondono, secondo la tradizione ermetica, altrettanti processi di laboratorio.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: BabaYagaIsBack