25/07/2018
2 recensioniIl mondo crolla
L’umanità è morta.
Ryo si chiede come abbia fatto a non accorgersi tanto a lungo della bellezza delle stelle. Cos’altro aveva mai avuto da guardare, con quegli occhi fulgidi ma freddi come il ghiaccio? Era forse abbagliato dalla luce che in fondo sapeva di emanare, dalla bellezza che sapeva di possedere?
Poi ricorda: l’umanità è morta. Adesso il cielo non è più velato dai suoi miasmi.
È limpido, maestoso e fiero come l’ambizione che ha condotto Ryo fin dove si è spinto, in quell’angolo di universo da correggere, epurare, e adesso spezzato dalla sua battaglia.
Akira, accanto a lui, ancora non parla. Forse è arrabbiato, ma capirà.
Ryo aveva deciso per lui in quell’occasione. Aveva deciso per tutte le volte in cui non era riuscito a farlo in passato.
Gli aveva portato via tutto ciò che Akira, invece, aveva dato a lui. Gli amici, la famiglia, la casa. E Akira lo era stato, per lui: un amico, una famiglia, una casa.
Ryo gli ha tolto tutto.
Perché l’amore esiste, l’ha scoperto, ma non sa provarlo.
E come un bambino che nulla sa, non dà nulla: non regala il proprio cuore, ma strappa agli altri dal petto il loro. Perché è egoista e pur sapendo di sbagliare non si ritrae. O forse non sa di errare e continua a farlo, distruggendo, rovinando, depravando.
Voleva solo il meglio per sé stesso, egoista, mascherato con il bene che voleva per Akira.
Quando se ne accorge, il sangue a lordargli le dita candide come la luce che ha portato via dal mondo, è troppo tardi.
È troppo tardi per Akira, per l’umanità.
Non è troppo tardi per lui, le lacrime sulle guance e le grida che gli dilaniano la gola, la straziano.
Nemmeno il sangue gli resta di Akira.
Gli ha portato via anche questo. Si è portato via anche questo.
Le sue dita non sono sporche davvero. Sono sporche di peccati commessi, trasparenti e pesanti.
Ma Ryo ha imparato a piangere, ha capito cosa Akira, un bambino umano, aveva cercato di insegnargli.
« Anche tu stai piangendo, Ryo. »
E mentre la terra collassa su se stessa, su di lui e su Akira, mentre l’anima di quel mondo ormai in rovina si sgretola, Ryo spera di dimenticarlo.
Dimenticare di, dimenticare come.
Essere stato umano per un istante.
Solo per un secondo, Akira stretto fra le braccia. Il dolore a scavargli nel petto con le unghie e con i denti.
Il mondo crolla.
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Ho scritto questa fanfiction qualche settimana fa, subito dopo aver concluso l'ultimo episodio di Devilman Crybaby. Ho abbandonato quest'anime a metà per mesi, poi di colpo l'ho ripreso in mano e l'ho finito in pochi giorni.
Di solito scrivo di qualcosa quando me ne innamoro perdutamente, ma con Devilman è stato un po' diverso: ho scritto questa shot quasi per fare un po' di chiarezza su ciò che avevo appena visto. Non è una critica che muovo all'anime, semplicemente non mi aspettavo quel pugno finale di emozioni - come credo non se lo aspettasse Ryo - dopo la piega che aveva mantenuto l'anime per quasi tutti e dieci gli episodi.
Questa flashfiction è rimasta per settimane nella mia cartella, ma siccome continuavo a pensarci ho deciso di darle un'ultima letta e di pubblicarla.
Spero davvero che possa esservi piaciuta, per quanto sia un breve stralcio introspettivo del finale che tutti conosciamo e di Ryo, che mi ha molto affascinata come personaggio.
Se vi andasse di lasciarmi un parere mi farebbe davvero felice!