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Autore: Robigna88    25/07/2018    1 recensioni
Gli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, dopo una battaglia. Ma le cose, forse stanno per cambiare, almeno per uno di loro. Il più schivo e onesto tra tutti, il Capitano Rogers, si ritroverà investito da un sentimento che non conosce per niente bene e che non sa come gestire. Sarà tentato di spingerlo via ma sarà in grado di resistere all'emozione che Lidya Abel sa offrirgli anche solo sorridendo?
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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8.

 

 

 

 

 

Tony era arrivato a Ginevra in circa un’ora e aveva raggiunto Lidya senza perdere tempo. L’aveva trovata semi addormentata, coperta da uno scialle marrone e seduta su una sedia che sembrava l’apoteosi della scomodità. E la prima cosa che aveva fatto era stata abbracciarla. Un abbraccio dentro il quale lei si abbandonò completamente tremando come una foglia.

“Stai bene?” le chiese staccandosi poco per guardarla.

Lei annuì. “Sì, sto bene. Sono solo un po’... stordita. Non so neppure se sia il termine più adatto a descrivere come mi sento.”

“Non è importane” le disse lui scuotendo il capo, sistemando meglio lo scialle che minacciava di cadere. “L’unica cosa che conta è che tu sia tutta intera, ci occuperemo di tutto il resto dopo.”

Lidya sospirò tornando a sedersi; le sue gambe proprio non ne volevano sapere di tenerla in piedi, esattamente come le sue mani non ne volevano sapere di smettere di tremare. “Grazie di essere venuto, Tony. Non eri tenuto a farlo.”

“Sì beh” l’uomo si guardò intorno curioso. “Non potevo di certo lasciarti qui. Capitan Ghiacciolo non me lo avrebbe mai perdonato e, come ti ho detto, è un rompipalle di prima categoria quando ci si mette.”

La donna chiuse gli occhi: le faceva male la testa ma si disse che era fortunata tutto sommato. Sarebbe potuto succedere di peggio, sarebbe potuta morire e sarebbe successo solo ed esclusivamente per la sua testardaggine. Era un errore che non voleva fare mai più e se ne era resa conto quando dentro quell’edificio le bombe stavano per esplodere e lei si era ritrovata a pensare a Clint, e a Tony, e a Natasha... a Steve.

“Hai detto a qualcuno che stavi venendo a prendermi?”

“No. Natasha era all’ospedale con il Capitano, Clint a sbrigare alcune cose personali, Thor e Banner non ho idea di dove fossero quando sono partito per venire qui” Tony guardò l’orologio. “Che ne dici se ora ce ne torniamo a casa?”

Lidya si alzò, o almeno ci provò, e per poco non cadde in ginocchio: Stark la afferrò per tempo. “Sicura di stare bene?” le domandò.

“Sì, sto bene. Andiamo via.”

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Natasha andò incontro al Queen Jet quando si fermò sul tetto, le braccia aperte e l’espressione confusa mentre il portellone si apriva. “Stark ma dove cavolo eri?” i suoi occhi si spalancarono quando si accorse che poggiata a lui c’era Lidya. Non poteva crederci e il suo primo istinto fu quello di correre da Steve per dirglielo.

“Ciao Nat” le sussurrò la donna e lei riprese lucidità. Le andò incontro e la abbracciò come meglio poteva, sorreggendola quando si rese conto che non riusciva a reggersi in piedi.

“Oh mio Dio” le sussurrò accarezzandole i capelli. “Come... com’è possibile? Quel posto è saltato in aria, un’esplosione così violenta che...”

“Non si ricorda molto” la informò Tony sorreggendo Lidya dall’altro lato. “E ha qualche graffio di troppo. La dottoressa Cho è già arrivata?”

“Sì, si sta occupando di Steve.”

“Steve” mormorò Lidya cercando di ritrovare il controllo del suo corpo. “Portatemi da lui, voglio vederlo. Posso aiutarlo.”

“Ci stiamo andando dolcezza” le fece sapere Tony. I tre percorsero il corridoio, salirono alcuni gradini ed entrarono nello studio che la dottoressa Cho stava utilizzando. Steve era sveglio, le sue ferite avevano già un aspetto migliore, fissò Lidya come se avesse visto un fantasma.

“Lidya?” domandò guardandola, guardando poi Natasha e Tony.

“Ciao Rogers” lei gli sorrise e barcollò fino al letto. Il Capitano la aiutò a mettersi seduta. “Tutti questi lividi sul tuo bel viso sono colpa mia, credo. Mi dispiace tanto.”

L’uomo le prese il viso tra le mani, cercò il suo sguardo e lo trovò, seppur spezzato. “Tu stai bene?”

“Credo di sì” Lidya alzò una mano e gliela poggiò sulla guancia, le dita tremarono prima di toccare la pelle ferita. Chiuse gli occhi e Steve si sentì pervaso da un calore mai provato prima. Quando passò, le sue ferite erano sparite, si sentiva bene. Lidya invece perse i sensi.

“Okay!” esclamò Tony afferrandola prima che toccasse il pavimento. “Dottoressa Cho.”

“Mettetela qui sopra” la dottoressa liberò un lettino, afferrò uno dei suoi magici attrezzi ultratecnologici e lo passò sul corpo inerme della donna. “Porca miseria” mormorò quando arrivò all’altezza della testa.

“Cosa?” le chiese Steve che nel frattempo si era rimesso in piedi e si era avvicinato per stringere la mano di Lidya.

“Ha un ematoma subdurale piuttosto importante.”

Natasha la guardò spaventata. “Quanto importante?”

“Diciamo che non ho idea di come faccia ad essere ancora viva. Ma suppongo che sia perché non è del tutto umana, anzi forse non lo è affatto. Che cos’è?” chiese perplessa, ripensando a quello che aveva fatto a Steve poco prima.

“È una lunga storia” le disse Tony. “Puoi aiutarla?”

La Cho annuì, collegò alcuni tubicini al corpo di Lidya e respirò a fondo. Quelle tecniche super innovative e ultra sperimentali erano ciò che rendeva il suo lavoro eccitante, ma erano sempre un’incognita che le metteva ansia. Mentre iniettava alla donna quella specie di siero che lei e Banner avevano creato insieme, sperò che funzionasse. “Dovremo aspettare un po’ e poi ricontrollare l’accumulo di sangue. Se questo siero funzionerà in modo corretto, lo riassorbirà completamente.”

“Se?” domandò Steve guardandola. “Non è sicura che funzionerà?”

“Starà bene” lo rassicurò Natasha dandogli una pacca sulla spalla. “Funzionerà. Ne sono sicura” ma lo disse per rassicurare se stessa più di tutti gli altri.

“Ha bisogno di riposare” continuò la dottoressa. “Dormirà per un bel po’.”

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Ci vollero sei ore e dieci minuti esatti prima che Lidya riprendesse conoscenza, ma quando lo fece sembrava lucida come mai prima. Nella stanza, al suo capezzale era rimasto solo Steve che non si era allontanato neppure per un secondo. Attraverso le grandi vetrate, la donna notò che fuori era buio, in cielo c’era una luna così grande da fare quasi impressione.

“Hey” le sussurrò il Capitano strofinandosi gli occhi. “Come ti senti?”

Lei gli sorrise sollevandosi fino ad essere seduta al centro del letto, Steve vi si sedette sopra a sua volta. “Sto bene” gli disse. “Quanto tempo...”

“Sei ore. Sei rimasta incosciente per sei ore.”

Lidya respirò a fondo. “Sei rimasto qui per sei ora di fila? Hai l’aria stanca.”

“Non volevo che fossi sola al tuo risveglio. Natasha e gli altri sono rimasti a lungo, ma alla fine la stanchezza ha avuto la meglio.”

La donna annuì, abbassò lo sguardo per un istante e quando lo rialzò gli occhi chiari di Steve si fissarono dentro i suoi. “Mi dispiace” si scusò. “Ho agito in modo impulsivo. Ho rifiutato il vostro aiuto perché credevo di proteggervi ma facendolo ho finito quasi per farvi saltare in aria. Ma più di ogni cosa, mi dispiace perché sento di aver tradito la tua fiducia in qualche modo e questo pensiero è quello che mi tormenta più degli altri.”

Il Capitano rimase in silenzio ma non distolse lo sguardo dal suo. Infine le fece un mezzo sorriso. “Ero arrabbiato con te” le confessò. “Fino a quando non ho creduto che fossi morta. A quel punto la rabbia è passata e ha lasciato il posto alla paura. Io non mi spavento facilmente” piegò poco il capo. “Ma il pensiero che tu non ci fossi più mi ha spaventato. Ho sentito un grande vuoto, un vuoto che non sentivo da tanti anni. Non è una sensazione che mi piace, quindi ti prego, non farmela provare più.”

Lidya sentì gli occhi riempirsi di lacrime ma si sforzò di non piangere. “Lo prometto” disse incrociando due dita. “E ti devo ancora una cena e un racconto dettagliato della mia vita. Domani, che ne dici?”

“Non ho impegni per domani sera” Steve le sorrise e per Lidya fu istintivo alzare la mano e poggiargliela sul viso.

“Sto per baciarti” gli sussurrò. “E se per caso non ti piacerà, tutto quello che dovrai fare sarà spingermi via e capirò. Okay?”

Lui le baciò il palmo della mano. “Okay.”

La donna avvicinò le labbra alle sue, esitò un istante e poi le baciò dolcemente. Si rese conto che erano così morbide... non ci aveva fatto caso la prima volta che lo aveva baciato, ma in sua difesa doveva dire che forse non ne aveva avuto neppure il tempo. Quel bacio era durato una frazione di secondo, e non era stato per niente intimo come quello che si stavano scambiando in quel momento. Sentì le dita di Steve tra i suoi capelli, le labbra si dischiusero per permettere a quel bacio di diventare più profondo, per un lungo minuto. Poi il contatto si ruppe ed entrambi respirarono a fondo quasi volessero riprendere fiato.

“Non mi hai spinto via, suppongo quindi che ti sia piaciuto” ridacchiò Lidya.

“Sei perspicace” scherzò lui. “Ora sarà meglio che vada e ti lasci dormire. La dottoressa Cho ha detto che hai bisogno di riposare.”

“Ho dormito per sei ore, tu hai bisogno di riposare più di me probabilmente” la donna si fece di lato nel letto. “Ma farò come ha detto la Cho, solo... perché non riposiamo insieme?”

Steve si sdraiò accanto a lei, accolse il suo capo sul petto e le baciò la fronte. Solo dopo si addormentò.

   
 
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