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Autore: vivvi_viola    26/07/2018    2 recensioni
Ambientata dopo la 3x24
E se non fosse la detective, ma Lucifer quello più sconvolto dopo la rivelazione?
Il diavolo si ritrova a dover fare i conti con la sua paura più grande: perdere Chloe.
Ma quando l'unica soluzione possibile pare essere il ritorno all'Inferno, l'uomo sembra essere ancora in grado di stupirlo, uno in particolare.
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Non è la prima fanfiction che scrivo, ma è sicuramente la prima che pubblico (spinta anche da un'amica). Scrivere non è il mio forte, ma spero comunque che questa storia scritta di getto all'una di notte possa essere una lettura piacevole.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto testimoniare: aveva ucciso un uomo contravvenendo alle leggi imposte agli angeli da suo Padre; secondo le leggi degli uomini gli sarebbe bastato dichiarare di aver agito per legittima difesa, ma lui sapeva, e non l’avrebbe mai dimenticato, di aver strappato un’anima alla vita, un’anima cui aveva promesso la morte, certo, ma che lui non aveva il diritto di prendere. L’ombra di quel delitto, il sangue umano di cui si era sporcato le mani non sarebbe mai stato lavato via.

Alzò lo sguardo per dare un’occhiata all’orologio antico appeso al muro: le 23:47.

La giornata ormai era finita da molto tempo, alla centrale saranno rimasti sorpresi non vedendolo arrivare, ma si era assicurato che il detective Espinoza comunicasse loro che si sarebbe presto presentato per un interrogatorio. Ad una sola condizione: Chloe non doveva trovarsi nei paraggi.

La detective aveva visto il suo vero volto, piagato dai segni della Ribellione: ricordava ancora la sua espressione stupita e terrorizzata, la mano sollevata che gli intimava di starle lontano. Non poteva sopportarne il ricordo, troppo doloroso persino per il signore dell’Inferno: l’unica persona che amava davvero, l’unica che era riuscita a ricordargli chi fosse veramente adesso non avrebbe più voluto vederlo.

Si rigirò il bicchiere di whisky tra le dita, le sfaccettature del bicchiere di vetro riflettevano la luce della luna che splendeva piena fuori dalla finestra. Il suo sguardo assente vagò dal bicchiere alla superficie riflettente del tavolino di fronte a sé che gli restituí il riflesso del suo volto: non era la sua “faccia da diavolo”, ma in quegli occhi scuri e profondi riusciva a vedere il suo tormento interiore e l’oscurità che ormai era parte di lui da un’eternità. Non poteva biasimare Chloe.

Neanche lui riusciva a sopportare il suo riflesso, continuava a vedervi quello che aveva notato nello specchio dei suoi occhi spaventati: un mostro.

Distolse lo sguardo e avvicinò lentamente il bicchiere alle labbra per bere.

Era sicuro che stavolta fosse finita per sempre, non avrebbe mai più rivisto la detective; forse sarebbe stato meglio per tutti se avesse lasciato Los Angeles, ancora meglio se fosse tornato nell’unico posto adatto a quelli come lui, l’Inferno. Non avrebbe più disturbato Chloe, l’avrebbe lasciata a vivere la sua vita, quella cui lui l’aveva strappata con il suo egoismo, stavolta avrebbe fatto la scelta giusta e non sarebbe più tornato sui suoi passi come al solito.

Si piegò in avanti e appoggiò il bicchiere vuoto sul ripiano di fronte a lui.

 

00:00.

 

La mattina dopo sarebbe andato al commissariato e poi sarebbe sparito nel nulla come se non fosse mai esistito, esattamente come era arrivato sei anni prima. Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, anche la detective sarebbe andata avanti e avrebbe finalmente trovato qualcuno che la meritasse.

Alzatosi dal divano si diresse verso la camera, girò attorno al letto e si sedette sul bordo del materasso, lo sguardo rivolto verso il cielo terso al di là della vetrata del suo attico. Quanto gli sarebbero mancate le stelle, quei piccoli lumini argentati che brillano nel cielo da così tanti anni da sembrare eterne, alle quali non importa niente dei drammi umani, né di quelli celesti; all’Inferno non ce ne sono, l’unico chiarore nel buio infernale è generato dalle fiamme della dannazione, rosse, come la passione che genera il peccato, niente a che vedere con la luce bianca, lattiginosa e pura del cielo stellato, la luce degli angeli.

Avvolto nei suoi pensieri non si accorse della figura che era appena uscita dall’ascensore; l’ombra indugiò e si fermò al centro della stanza, tentò di aprire la bocca per dire qualcosa, ma le sue labbra rimasero sospese per un istante prima di emettere alcun suono. «Lucifer» sospirò tremante la figura.

Il suono inconfondibile del suo nome, pronunciato con dolcezza da quella voce lo fece sobbalzare.

Lucifer non si voltò, cercava di convincersi che fosse uno scherzo della sua immaginazione, anche se sapeva che lei era lì, proprio dietro di lui, ma con quale coraggio avrebbe potuto guardarla negli occhi, dopo che lei aveva visto il suo vero aspetto?

Tutte le volte che pensava a lei non riusciva ad evitare il ricordo della sua espressione sconvolta.

«Lucifer» chiamò di nuovo, stavolta con più fermezza.

L’uomo si girò appena, per verificare che effettivamente lei, Chloe, fosse lì nel suo attico sopra al Lux. Scorse il luccichio tremolante dei suoi occhi azzurri e la sua sagoma che si stagliava nera sullo sfondo arancio delle luci dell’ascensore.

Aveva sempre adorato quell’atmosfera soffusa, intima e accogliente, ma capace allo stesso tempo di avvolgere ogni oggetto di un’aura misteriosa e quasi peccaminosa; luce che non illumina, ma nasconde. Era sollevato di non riuscire a vedere lo sguardo deluso della detective, non sarebbe riuscito a sostenerne la vista.

Abbassò lo sguardo e si voltò di nuovo verso la finestra; non sapeva perché Chloe fosse lí, sperava che rimanendo in silenzio se ne andasse, maledicendo se stesso per non essersene tornato all’Inferno quella mattina stessa.

La donna rimase immobile, guardò le mani che si stava torturando in attesa di una risposta che non arrivò.

Spostò il peso da un piede all’altro, poi si decise ad avvicinarsi. Lucifer la sentí salire gli scalini che conducevano alla camera da letto. Chloe si fermò e appoggiò una mano sulla colonna alla sua sinistra, solcata da iscrizioni cuneiformi, aspettando che l’altro reagisse; ma Lucifer rimase immobile socchiudendo gli occhi alla luce della luna. La sentí avvicinarsi ancora con passo felpato: aveva paura di lui, lo sentiva dal suo respiro tremante. Oh se avesse saputo quanta ne aveva lui di farle del male.

«Lucifer».

La scorse apparire nell’angolo sinistro del suo campo visivo e la vide sedersi lentamente sul bordo del letto.

Sentí gli occhi inumidirsi mentre si voltava dalla parte opposta per evitare lo sguardo della detective.

Chloe, che stava per dire qualcosa rimase con la bocca aperta. Sollevò allora la mano destra e gli sfiorò delicatamente la spalla; Lucifer sussultò leggermente sentendo il suo tocco lieve e gentile. Quei piccoli momenti di intimità sarebbero presto stati solo un lontano ricordo, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per poter sentire ancora il suo tocco, il suo profumo, la sua voce, per far tornare tutto come era, prima che lei vedesse il suo lato mostruoso.

«Lucifer» ripeté per l’ennesima volta la donna con rinnovata convinzione, «guardami»; lui inclinò la testa fino a scorgere la mano della detective ancora sulla sua spalla.

«Per favore» aggiunse con un soffio di voce Chloe, «voglio vederla di nuovo».

Fu allora che Lucifer ruotò il busto per guardare in faccia la donna: era ancora scossa, ma adesso sembrava animata da nuova forza; aveva la solita espressione di quando era decisa ad ottenere risposte da un interrogato. I capelli le ricadevano arruffati sulla spalla destra e le ombre scure intorno agli occhi indicavano una notte insonne. Gli apparve tuttavia bellissima.

«Tu…» cominciò Lucifer prima di richiudere la bocca e scuotere la testa. Non poteva averglielo chiesto davvero, si trovava forse già all’Inferno? Era nuovamente stato fatto prigioniero dal suo senso di colpa?

«Mostramela Lucifer» ripeté Chloe.

La guardò di nuovo negli occhi e vide la sua determinazione crescere sempre di più, si rassegnò e abbassò la testa.

Sentì le sue mani morbide afferrargli il volto, costringendolo a sollevare nuovamente lo sguardo e a osservarla mentre reagiva nuovamente alla vista orribile della sua vera natura.

Le sue labbra furono attraversate da un tremito che nascose serrandole.

Vide i suoi occhi indugiare su ogni cicatrice e solco del suo volto sfigurato, accompagnandone le linee con il pollice.

Dischiuse poi le labbra e fissò i suoi occhi azzurri in quelli rossi di lui per un tempo indefinito. Le sue pupille si spostavano da un occhio all’altro, come se stesse studiando qualcosa, come se stesse cercando di decifrare la sua anima.

Un timido sorriso ruppe la tensione del suo volto contratto; «Riesco a vederlo» gli sospirò chiudendo le palpebre e lasciando che una lacrima le scivolasse lungo la guancia.

«Cosa?» chiese tentando di controllare il terrore nella sua voce.

«Il Lucifer che conosco.»

«Tu non mi conosci» rispose bruscamente tornando al suo volto umano e allontanandosi da lei. «Io sono il diavolo, il principe dell’Inferno, Satana, hai visto la mia vera faccia», il tono della sua voce si era fatto alto e la detective ritirò la mano sobbalzando.

«So cosa ho visto» lo interruppe Chloe inclinando la testa.

Lucifer aprí e richiuse la bocca distogliendo lo sguardo per nascondere i suoi occhi lucidi.

Riflesso nel vetro di fronte vide la detective agitarsi nervosamente sul bordo del materasso.

«E so che giudicare un libro dalla copertina è sbagliato.» continuò con calma «Io ti conosco, non come il Diavolo, ma come Lucifer e il tuo volto non cambierà quello che sei».

«È questo il punto, io sono il Diavolo e niente di quello che faccio potrà mai cambiarmi» sbottò Lucifer esasperato e lasciandosi andare ad una risata isterica.

«È vero» lo interruppe fissandosi la punta degli stivali, «hai fatto molte cose da quando ti conosco, sei egocentrico, imprevedibile, non riesci a prendere niente seriamente» sollevò la testa e lo guardò negli occhi, «ma so che posso sempre contare su di te. Non mi hai mai mentito, neanche quando ti ho chiesto di smettere di usare quelle che credevo fossero metafore.»

Il suo tono era deciso e non ammetteva repliche.

Lucifer si alzò lentamente e uscí sul balcone, aveva bisogno di aria fresca.

«E sai una cosa?» continuò Chloe, «Io non conosco nessuna persona né angelo che avrebbe fatto quello che hai fatto tu per me: quanto volte mi hai salvato la vita, pur sapendo di rischiare la tua? Tu, Lucifer Morningstar, non sei il Diavolo. Non per me.» La donna si alzò e lo raggiunse sul balcone, lui ancora girato di spalle appoggiò le mani sul parapetto di vetro che aveva di fronte.

La detective posò la sua mano sinistra vicino a quella di Lucifer e si voltò per guardarlo.

Sentí i suoi occhi su di lui, ma non riusciva a guardarla.

«Il tuo aspetto esteriore non potrà mai cambiare quello che io penso di te» gli sussurrò lei dolcemente; a quelle parole Lucifer si irrigidí e staccò la mano sinistra dal cornicione per voltarsi verso la donna.

Quello che stava dicendo non aveva alcun senso: lei aveva visto tutto, sapeva chi era davvero e nonostante questo si ostinava ad affermare che per lei quello che aveva visto non significava niente. Forse stava solo fingendo che andasse tutto bene, prima o poi tutti fuggono di fronte al Diavolo e lei non poteva certo essere diversa.

Si ricordò di uno dei suoi tanti incubi, nel quale Chloe era stata costretta a vedere le sue ali. Forse mostrandogliele si sarebbe finalmente convinta della sua natura.

Guardò la detective negli occhi e lentamente spalancò le sue ali; fitte di dolore gli corsero lungo tutta la schiena: alcune ferite causate dai proiettili si riaprirono e macchiarono le piume già incrostate di sangue rappreso di un rosso vivo.

Guardò la donna di fronte a sé mentre la sua espressione passava dall’incredulità, alla confusione e di nuovo allo stupore.

«Come…» deglutí Chloe senza staccare gli occhi dalle sue ali, «come ti sei fatto queste?» proseguí sfiorando uno dei fori provocati dai proiettili.

Lucifer ritirò di scatto l’ala facendo fare un balzo indietro alla detective.

Si pentí subito del suo brusco movimento, temendo di averla spaventata più di quanto non fosse già.

Quando vide che invece lei continuava a stare in piedi davanti a lui con la testa inclinata da una parte, con aria interrogativa, abbassò gli occhi e respirò profondamente. «L’imboscata di Pierce… Caino.» si corresse «C’era una pioggia di proiettili e io potrei averle usate come scudo.» la guardò titubante, «Per proteggerti» aggiunse infine.

Il volto di Chloe si illuminò e fece un passo verso di lui, per poi fermarsi come a chiedergli il permesso di avvicinarsi.

Lucifer si arrese, lasciando cadere tutte le barriere che aveva eretto negli ultimi due giorni e si abbandonò al tocco delicato della sua mano sulla propria guancia.

La donna gli si avvicinò tanto da toccare la propria fronte con quella di lui, il quale chiuse gli occhi. Riusciva a sentire il respiro della detective e il suo dolce profumo.

Lei era l’unica persona che credeva in lui, anche quando lui stesso non credeva in sé, nelle sue capacità e qualità.

Accanto a lei si sentiva a casa.

Si sentiva una persona migliore e pensava davvero di potersi meritare di meglio di un buco puzzolente, buio e riempito delle urla disperate dei dannati.

«Nessuno al posto tuo lo avrebbe fatto. Tu sei un angelo Lucifer» gli parlò, lasciando scivolare la mano dietro al suo orecchio, «Il mio angelo custode.»

   
 
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