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Autore: Bomboletta    26/07/2018    1 recensioni
Marceline si risveglia dopo un sogno che ha portato alla mente i ricordi di un amore passato. E' troppo tardi per tornare indietro?
"Che diavolo ci fai qui?"
"Voglio sapere che succede"
"Succede che hai interrotto la mia musica, Principessa!" Marceline si sfilò la tracolla, lasciando scivolare il suo basso sul divano, con aria scocciata. Di fronte a lei, la Principessa aveva le braccia incrociate e non sembrava per nulla intimorita dal tono sgarbato dell'altra.
"Ho le mie ragioni" aveva detto, semplicemente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash | Personaggi: Gommarosa, Marceline
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Che diavolo ci fai qui?"


"Voglio sapere che succede"


"Succede che hai interrotto la mia musica, Principessa!" Marceline si sfilò la tracolla, lasciando scivolare il suo basso sul divano, con aria scocciata. Di fronte a lei, la Principessa aveva le braccia incrociate e non sembrava per nulla intimorita dal tono sgarbato dell'altra.


"Ho le mie ragioni" aveva detto, semplicemente.


"Non hai uno dei tuoi stupidi impegni reali a tenerti occupata?" chiese la vampira, fluttuando oltre la porta e affacciandosi sul porticato di casa sua. Il sole stava scomparendo oltre le montagne, ancora qualche minuto e sarebbe stata libera da ogni vincolo, libera di allontanarsi da quella prigione, libera di allontanarsi dalle sue emozioni. Come previsto, l'altra la seguì.


"I miei impegni sono stati rimandati, dovevo parlarti!" disse alle sue spalle. Marceline sorrise amara.


"Quale onore, la Principessa che annulla i suoi impegni per venire qui, tra i bassi fondi, a farmi la ramanzina!" si voltò a guardarla, con espressione livida "E' un peccato che sia io quella impegnata. Impegnata a vivere!" 


Aveva esagerato e lo sapeva. Aveva visto l'espressione della giovane mutare, il dolore, la confusione, l'amarezza, farsi spazio sul suo viso.


"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese. E il suo tono di voce faceva così male da farle desiderare la morte. Non c'erano arroganza, ira, saccenza. Era qualcosa di molto simile alla disperazione e Marceline non riuscì a sostenere il suo sguardo. Si voltò e prese a camminare all'aperto. Il sole ormai era scomparso, rendendola padrona dei suoi spazi.


"Bonnibel, vai via!" ringhiò, ma la Principessa la stava seguendo.


"Che problemi hai!? Sono mesi che continui ad evitarmi!" la vampira strinse i denti, sentendosi afferrare per la maglietta "Credevo fossimo migliori amiche!"


"Migliori amiche!?" Marceline si arrestò e, voltandosi, fece in tempo a vedere gli occhi bagnati di lacrime della ragazza che le stava di fronte. Le prese il viso tra le mani e la baciò, prima che la ragione le dicesse di fermarsi. Si aggrappò a lei come se non avesse altro appiglio, nemmeno si accorse che le mani della Principessa si erano posate sui suoi polsi. 


Non ebbe il coraggio di riaprire gli occhi, adesso bagnati di lacrime, quando si allontanò da lei. Appoggiò la fronte alla sua, il respiro affannato e un macigno sullo stomaco.


"Non posso essere tua amica, Bonnie, lo capisci?" disse piano "Vai a casa, ti prego..." ma la giovane strinse più forte la sua t-shirt sgualcita, affondandovi il viso e iniziando a singhiozzare.


"Quanto sei stupida!" pianse, lasciando di sasso la vampira, che automaticamente l'aveva stretta in un abbraccio e osservava la sua sagoma minuta scossa dai singhiozzi.


"Bonnie..." sussurrò. E solo dopo aver sfogato la sua frustrazione, la Principessa alzò lo sguardo, incontrando quello confuso dell'altra.


"Io sono già a casa" sussurrò, facendo appena in tempo a scrutare l'espressione sorpresa della donna. Poi fu lei a baciarla, cercando di esprimere tutto ciò che l'emozione impediva di dire a voce.






Marceline si risvegliò di soprassalto, nel suo letto, madida di sudore, il respiro affannato. Aveva di nuovo sognato quell'incontro, quella sera d'estate, il momento in cui tutto era cominciato. Era un ricordo che si manifestava in sogno, quando le sue difese crollavano, ricordandole uno dei momenti più intensi della sua vita. Era successo tanti anni prima, ma avrebbe potuto scandire ogni momento. 


Si lasciò cadere sul letto in un sospiro rassegnato e non potè fare a meno di ripensare a Bonnie. A quella magica notte e a tutte le altre a seguire, a quanto si fossero amate senza freni nonostante le diversità. Erano il giorno e la notte, il caldo e il freddo, la ragione e l'istinto. Due opposti complementari.


Ed era stata una sfida fin dal primo istante, dal momento in cui Marceline l'aveva presa tra le sue braccia e l'aveva portata nella sua stanza, da quando si erano giurate amore eterno tra un gemito e l'altro. Bubblegum aveva un regno da governare, obblighi e doveri ai quali adempiere. Marceline era una testa calda e il fatto che arrivasse a sera senza morire, era già un miracolo.


Si incontravano la notte ed erano una cosa sola, complici e amanti. Quante volte, al calar del buio, Marceline si era intrufolata nella regale camera della Principessa, grande e luminosa, facendosi spazio sotto le sue coperte e baciandole la fronte. Quante volte la Principessa era sgattaiolata tra i passaggi segreti dell'immenso castello, trovandosi nel bosco come una vagabonda, correndo a perdifiato per non perdere nemmeno un momento del tempo che avrebbe trascorso con lei.


Erano tempi felici e, come tutte le cose belle, quell'amore era destinato a finire. Presto Bubblegum aveva sentito il peso crescente dei suoi doveri. Ed era impossibile regnare di giorno, se di notte era troppo impegnata a vivere, per concedersi riposo.


Con le lacrime agli occhi e lo sguardo spento, aveva fatto una scelta. Aveva detto addio a Marceline, l'aveva allontanata dallo sguardo ma mai dal cuore. Ed era stato un immenso dolore per entrambe. Per troppe notti la Principessa aveva lasciato la finestra aperta nella speranza di vederla arrivare, di sentirsi stringere, di poterla accarezzare.


Per troppe notti Marceline si era ritrovata a svolazzare davanti a quella finestra, come un insetto attratto dalla luce, senza mai entrare. Eppure non la odiava, non ci era mai riuscita. Non era mai stata capace di rinfacciarle le sue scelte o di dirle che le lacrime di frustrazione bruciavano tanto, notte dopo notte.


Ed in quegli anni si erano inseguite, in un rapporto di odio e amore che non vacillava mai. Si erano urlate contro, si erano aiutate nel momento del bisogno, avevano combattuto insieme e vissuto incredibili avventure. Non erano amanti, eppure non erano amiche.


Solo qualche mese prima, in una folle notte a caccia di parassiti, si erano ritrovate tra i vecchi cunicoli che abitavano durante le loro scappatelle. Avevano ricordato insieme alcuni dei momenti più belli di quelle notti semplici, eppure straordinarie. Solo in quel momento, per la prima volta dopo un numero di anni che sembrava incalcolabile, ne avevano parlato. Bubblegum aveva aperto il suo cuore, aveva pianto, le aveva chiesto perdono per averla allontanata.


E Marceline avrebbe ucciso a mani nude, piuttosto che vederla piangere. L'aveva semplicemente stretta, le aveva detto che non era arrabbiata, che andava tutto bene. Ma era una bugia, non andava tutto bene. Ogni tanto, in quegli anni, Marceline si era intrufolata tra le mura del castello e le aveva proposto di andare a fare una passeggiata, guardare un film insieme, fare qualunque cosa le andasse di fare. Non succedeva spesso, ma era come ai vecchi tempi. Beh, quasi.


Non si abbracciavano, non si tenevano per mano, stavano semplicemente insieme e tanto bastava. Se non altro, bastava a sopravvivere. E fu pensando a quanto quei brevi incontri la facessero stare bene, che decise di andare a cercarla.


La notte era giovane e lei si alzò in volo, diretta al castello. Quel sogno l'aveva resa nervosa, notte dopo notte era talmente vivido da lasciarle un senso di vuoto e amarezza ogni volta che si svegliava.

Si accorse da lontano che la finestra della Principessa era aperta. Non l'aveva mai chiusa, era sempre rimasta aperta per lei.


Quando giunse sul davanzale, atterrò morbidamente e la guardò. Dormiva beatamente e aveva indosso una maglietta. Era la maglietta che Marceline  indossava la sera del loro primo bacio e che la Principessa aveva tenuto con se fin da quel momento. Sorrise nella penombra e sedette piano sul letto, avvicinandosi a lei e accarezzandole il viso:


"Marci?" mormorò lei, nel sonno.


"Hey, Bonnie"


"E' un sogno?" chiese, massaggiandosi gli occhi, prima di aprirli.


"Direi di no" la vampira la osservò con dolcezza "E' una bellissima serata, vieni a fare un giro?" 


Lei, in risposta, le strinse le braccia intorno al collo. Un invito silenzioso a prenderla tra le sue braccia e a guidarla nella notte. Marceline si sollevò in volo e uscì di nuovo, stringendo la giovane. Si allontanarono in fretta dal castello, adesso Bubblegum era completamente sveglia.


"Dove mi porti?" chiese la Principessa.


"A casa" rispose lei. Bonnie la strinse più forte.


Come quella sera di tanti anni prima, nascose il viso tra le pieghe della sua maglietta, riparandosi dalla brezza, respirando il profumo della sua pelle. E giunsero davanti al portico della casa di Marceline, dove la lasciò andare a malincuore. 


E la vampira, adesso, sembrava nervosa, interdetta, quasi non sapesse cosa fare.


"Stai bene?" le chiese la Principessa. Lei sorrise, mostrando i denti appuntiti.


"Certo" sedette sul primo scalino, la vide fare lo stesso.


"Era da tanto che non venivo qui" la ragazza si guardò intorno, osservando le pareti, le scale, i campi, come se potesse leggervi qualcosa che nessun altro poteva leggere "Mi mancava"


"Ho sognato di quella sera in cui ti baciai" quelle parole vennero fuori prima che potesse reprimerle. Vide le gote di Bubblegum imporporarsi, nonostante ci fosse solo la luna ad illuminare quella notte buia "E' assurdo che sia passato così tanto tempo, non trovi?" 


"Lo ricordo come fosse ieri" Bonnibel sorrise "Tu e quella tua espressione arrogante, non importava quanto mi ingegnassi, non riuscivo proprio a togliertela dal viso!" Marceline rise sommessamente.


"Col tempo ci hai fatto l'abitudine" disse "All'arroganza, agli sbalzi d'umore, al mio bisogno di cacciarmi nei guai"


"Anche tu ti sei abituata ai miei ritmi, alla scienza, alla saccenza...alle mie fughe..." la Principessa abbassò lo sguardo, sentendo il peso delle sue stesse parole "Sono passati dieci anni, e solo adesso sono riuscita ad ammettere ad alta voce i miei errori ed il male che ti ho fatto. Ho smesso di parlarti, ti ho lasciata andare... Mi chiedo quanto tempo ci metterò a perdonarmi tutto questo... E, soprattutto, a farmi perdonare da te"


La mano fredda di Marceline si posò su quella di Bubblegum.


"Cosa dovrei perdonarti? Non sono mai stata arrabbiata con te!" l'altra la guardò "Beh, okay, i primi tempi lo ero tanto, ma pensi davvero che se ti avessi odiata, avrei varcato ancora quella finestra? La finestra che lasci aperta ogni notte?"


"Tenerla aperta è da egoisti... come tenerti ancorata a me..." Marceline rise.


"Bonnie... Io non vorrei essere da nessun'altra parte! E sono stata così felice qualche settimana fa, quando hai ammesso i motivi che ti hanno spinta a mandarmi via... non perchè volevo che ti sentissi in colpa, ma se non altro, adesso ho la certezza che non avevi smesso di amarmi, ed era l'unica cosa della quale mi importasse! Pensi davvero che mi importi qualcosa se i tuoi doveri da principessa ti porteranno via per la maggior parte del tempo? Se dovrò entrare dalla finestra, nel cuore della notte, per il resto dei miei giorni? Non voglio continuare a vivere tra i ricordi di quello che è stato, per poi rendermi conto che era solo un altro maledetto sogno! Non voglio far finta che questa specie di strana amicizia sia abbastanza, non lo è! Non - "


Fu interrotta dalla Principessa, che l'aveva afferrata per la maglietta, premendo le labbra sulle sue, con disperazione. Le sue mani tremavano, nonostante fossero strette al cotone della maglia della vampira, il viso era bagnato di lacrime. E Marceline la strinse forte, e credeva che non avrebbe mai più sentito il suo stomaco fare capriole, i brividi sulla pelle, il sapore delle sue labbra.


"Non ho mai smesso di amarti, Marci" sussurrò "Ti amo da sempre"


"Lo so" Marceline la baciò ancora, la sua lingua si fece spazio tra le labbra della giovane, che le dischiuse, accogliendola in un gemito. E quella era magia pura, era perfezione. Accarezzò la sua lingua, mentre la Principessa affondava le mani tra i suoi capelli corvini. 


La agganciò e si sollevò dal suolo quel tanto che bastava a portarle entrambe dentro casa. Raggiunse la sua stanza alla cieca, adagiando la compagna sul giaciglio con estrema dolcezza e lasciandosi cadere piano su di lei.


La sovrastò col suo peso, puntellandosi sui gomiti per non farle male, ma sembrava che alla giovane non importasse, era impegnata a cercare di sfilarle la maglietta. Baciava ogni lembo di pelle che riusciva a raggiungere, le sue mani vagavano sul corpo esile della vampira.


"Bonnie..." gemette lei, quando sentÌ i suoi denti chiudersi attorno al suo lobo destro. Era come se gli ultimi dieci anni non fossero mai trascorsi. Erano in perfetta sintonia, conoscevano a memoria l'una il corpo dell'altra, si incastravano alla perfezione. 


"Bonnie..." continuava a chiamare il suo nome, con gioia mista a disperazione, mentre si contorceva, spingendo la testa dell'amante più a fondo, tra le sue gambe.


"Marci" la voce gentile della Principessa, adesso, era un gemito incontrollato, mentre affondava i denti sulla spalla di Marceline e si portava avanti con i fianchi, contro di lei, e la sentiva dentro.


Trascorsero la notte ad amarsi come dieci anni prima, a dirsi quanto si amassero, a sospirare forte. Si addormentarono strette, su quel letto che sapeva del loro amore. E quando, alle prime luci dell'alba, Marceline aprì gli occhi, fu felice che non si trattasse di un sogno:


"Devo riportarti al palazzo, prima che il sole si faccia alto" disse in un sussurro.


"Il regno sopravviverà per un giorno senza di me" rispose la Principessa, alzando la testa e guardandola con un sorriso.


"E quando questo giorno sarà finito?" chiese, timorosa.


"Ne verrà un altro... E temo che dovrai sopportarmi per l'eternità" disse, sfiorando la punta del suo naso. 


"Non scapperai di nuovo?"


"Mai più, qualunque cosa accada..."


"Speravo che lo dicessi" Marceline si avvicinò quel tanto che bastava per baciarla "Altrimenti avrei dovuto rapirti"
La sentì sorridere sulle sue labbra. All'improvviso era di nuovo tutto perfetto.


 
  
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