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Autore: Hilary Anne Carstairs    27/07/2018    1 recensioni
Hi everyone!
Again, questa è una storia originariamente pubblicata su un'altro account che preferisco mettere anche qui per avere più ordine. E' parte di una raccolta che presto provvederò a creare ed a riempire di altre stoire.
Vi sono molto legata e spero davvero che vi piaccia!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Chosen by fate'
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Erano notti ormai che non riusciva a dormire, restava semplicemente appoggiata con la testa sulla spalla di Seth con lo sguardo perso verso la finestra. 
Da lì erano visibili le stelle, e poi con il passare delle ore riusciva a scorgere anche l'alba. 
Era puntualmente quella l'ora in cui si alzava dal letto ed iniziava ad occuparsi delle ricerche che i due si erano ripromessi di far durare una settimana. 
Non di più.
I loro ricordi erano ancora vaghi, o meglio quelli di Seth lo erano. Lei rivedeva tutto con chiarezza, era la prima volta da anni che riusciva a guardare indietro nella sua vita e a ricollegare i pezzi in maniera cosi perfetta.
In alcuni momenti era indecisa se definire quei ricordi una benedizione o una maledizione. 
Certe cose infatti le rivedeva ancora chiudendo gli occhi, e rabbrividiva al solo pensiero.
Eppure c'era un ricordo che non riusciva a capire bene dove collegare.
Era un ricordo antecedente alla cancellazione della sua memoria.
Riguardava lei quando aveva all'incirca quattordici anni e una bambina. 
Sua figlia.
O perlomeno quella che lei credeva fosse sua figlia.
Quei ricordi erano vaghi e scostanti, mancavano pezzi che lei non riusciva a trovare nemmeno concentrandosi come le era stato detto più volte di fare.


[...]


Dovevano essere passate ore dall'alba quando sentì Seth che si muoveva nel letto, probabilmente si era svegliato anche lui, e lei era ancora intenta a digitare sul portatile intricati codici che la stavano solo innervosendo di più dato che la portavano ad altri codici più complicati.
« Tu pensi che sia morta vero? »
La voce del ragazzo le arrivò attutita, probabilmente aveva il viso ancora sprofondato su un cuscino.
In un primo momento lei continua a digitare ignorando la domanda. Ma dopo qualche minuto rimane ferma con le mani sulla tastiera.
« Sinceramente? Si. Tu sei voluto venire a controllare, ma io non ricordo di averla sentita piangere. Lei non piangeva Seth. Quante possibilità ci sono che sia viva? »
Lui in risposta si alzò ed andò verso il bagno.
A lei bastava come risposta.
Guardando il portatile si chiese perché aveva deciso di tornare indietro, di tornare a casa, solo per sapere una cosa che in entrambi i casi l'avrebbe distrutta.
In alcuni momenti sentiva quasi di voler scoprire che era morta, tanto per avere il ricordo di una bambina innocente ed una tomba sulla quale portare i fiori.
Si morse il labbro e chiuse il portatile con un colpo secco.
Non poteva andare avanti cosi, la cosa migliore da fare probabilmente era prendere il primo aereo e tornare indietro senza più pensare a quella storia.
Si era già alzata per prendere il telefono quando sentì il campanello suonare.
Si immobilizzò all'improvviso, nessuno sapeva della partenza, chi avrebbe dovuto suonare il campanello? 
« Chantal, vai ad aprire la porta »
Fu riscossa solo quando sentì le parole di Seth, e con il cuore che le batteva forte corse giù per le scale mentre il campanello continuava a suonare.
Si preparò intanto un discorso mentale per chiunque fosse, ma niente l'aveva preparata quando aprendo la porta si era ritrovata di fronte una bambina agitata con uno zainetto in spalla.
« Hey piccolina, ti sei persa per caso? »
Cercò di essere cordiale, infondo non sembrava avere più di dieci anni.
« No, ho bisogno di aiuto. Sto cercando i miei nonni. Loro dovrebbero vivere qui »
Chantal aprì la bocca, stava per dire qualcosa ma all'improvviso si bloccò guardando la bimba. Si spostò per lasciarla entrare con la stessa espressione sul viso.
Dubitava che sarebbe riuscita a dire qualcosa.
« Loro dove sono? Ho bisogno di parlargli subito. »
La bambina sembrava fosse sul punto di piangere mentre la guardava, ma la sua mente era ormai presa dal fare calcoli, e in una minima parte cercava di dirle che non poteva essere vero.
« Chantal! Ma insomma, potresti pure dirmi chi è alla porta! »
Seth era comparso sulle scale con un'espressione irritata, non sembrava essersi accorto della terza presenza, lei gliela indicò con un cenno del capo.
Ora la bambina era concentrata e guardava lei con gli occhi spalancati, si tolse dalle spalle lo zaino e ci frugo dentro fino a che non ne riemerse con in mano una foto. 
Il suo sguardo allora passo da lei a Seth, più volte rifaceva lo stesso giro. 
Lei, Seth, la foto.
Poi i suoi occhi si fermarono su di lei come certa di qualcosa che era ovvio.
« Mamma. »
Chantal sentiva che stava per mettersi a piangere, già una lacrima incontrollata le scendeva lungo la guancia, guardo nella direzione di Seth per chiedergli aiuto con lo sguardo, ma sembrava che lui fosse ridotto nelle sue stesse condizioni.
Era arrivato a pochi passi dalla bambina. Quest'ultima avevo lo sguardo verso di lui.
Chantal non riusciva a smettere di fare avanti ed indietro fra i due.
« Tu... Tu sei mia... Mia figlia? »
Il modo in cui disse quelle parole fecce fare a Chantal qualche passo indietro, stava diventando tutto troppo concreto.
Sin dal primo momento che si era ricordata era fermamente convinta che la bambina fosse morta, o peggio.
« Tu sei mio padre. »
Ad un tratto si slanciò verso di lui e gli getto le braccia al collo. 
Chantal in quel momento sembro riprendersi mentre Seth sebbene sconvolto ricambiava l'abbraccio della bambina.


[...]


Quella notte probabilmente non sarebbe stata lei l'unica a non dormire.
Avevano sistemato la piccola Sophia nella sua vecchia stanza ed erano entrambi lì che la guardavano dormire.
Lei era seduta su un'angolo del letto, vicino ai piedi della bambina,  Seth era su una delle poltroncine poco distanti.
Non avevano avuto occasione di parlarsi per tutto il giorno, avevano riempito la bambina di domande e lei era riuscita a fargli comprendere molte cose che a loro erano sfuggite. 
Era indubbiamente intelligente, e sembrava più grande dei sette anni che aveva.
Chantal era rimasta stupita nello scoprire che il suo nome era Sophia, a quanto aveva raccontato la piccola l'avevano chiamata cosi perché proprio lei l'aveva chiesto prima che le cancellassero la memoria.
Poi si era stancata, e loro l'avevano messa a letto sperando che si addormentasse. E nel corso di mezz'ora si era addormentata veramente.
« Ero sicura che fosse morta. L'hanno cresciuta loro, ero certa che le avessero fatto qualcosa e che l'avrebbero uccisa dopo. Non mi aspettavo davvero che fosse viva »
Lui alzò lo sguardo verso di lei. Era tutto il giorno che aveva gli occhi lucidi, sembrava che quella ormai fosse la sua espressione della giornata.
« Nemmeo io credevo lo fosse. Averla qui rende la cosa reale. »
« Abbiamo una figlia. »
« Una figlia di sette anni. »
La cosa le fece sorridere, anche se quello non sembrava essere il mometo adeguato. Lei si trattenne dal ridere per non svegliarla e probabilmente anche lui per lo stava facendo.
Ai loro occhi era assurda l'idea della bambina, figurarsi una di sette anni che probabilmente era più intelligente di loro.
« Noi due che abbiamo una figlia, se me lo avessero detto quando ti ho conosciuta non ci avrei mai creduto »
« Probabilmente perché quando ci siamo conosciuti io avevo cinque anni e tu dieci »
Seth si appoggiò allo schienale e tornò a guardare la bambina. 
Lei si alzò e andò a prendere una coperte che poi gli gettò sulla testa.
« Prova a dormire, resto io a vegliare su di lei »
Lui prese la coperta e le lanciò uno sguardo accusatorio mentre se la sistemava addosso.
« Non sono io quello che non chiude occhio da quanto siamo partiti. »
Lei stava per rispondergli quando Sophia si girò e li distrasse, lei tornò a guardare lui con un dito ancora alzato e la bocca aperta pronta a parlare.
Rimase cosi per alcuni secondi poi richiuse la bocca e abbasso la mano.
« Vai a dormire, siamo entrambi troppo sconvolti oggi »


[...]


Visto che l'avevano trovata, a rigor di logica potevano tornare a casa. 
Difatti Seth era tutto concentrato che cercava i voli col tablet, si era perfino messo lgi occhiali, cosa che faceva molto di rado.
Lei invece litigava con la cucina mentre tentava di preparare qualcosa di commestibile per colazione.
In quel momento spuntò Sophia, aveva gli occhietti semichiusi e continuava a stropicciarseli mentre sbadigliava e si sedeva a tavola.
« Cosa state facendo? »
« Io cerco un volo, lei tenta inutilmente di cucinare. »
Seth si strinse nelle spalle come se fosse una cosa ovvia.
Chantal rinunciò a voler cucinare e si sedette imbronciata.
« Non ci sono gli ingredienti, cosa dovrei cucinare? »
« Non trovare scuse. »
Per un istinto ebbe l'istinto di tirargli qualcosa addosso, giusto per fargli male. Poi però riflettè che non era la cosa migliore da fare con la bimba che li guardava confusa.
« Ma voi due state insieme? Siete sposati? »
Quelle parole fecero bloccare tutti quanti. 
Chantal e Seth la guardarono, poi si guardarono a vicenda e scoppiarono a ridere per l'assurdità di quell'idea. La bambina li guardava sconvolta e loro ridevano ancora di più quando lei lo faceva.
« Noi due? Fidanzati? SPOSATI?!  »
« Io e lei, lei ed io? »
La bambina aggrottò le sopracciglia meravigliata dalla reazione che vista da un'altro punto di vista doveva essere eccessiva.
« Io e lui insieme saremmo una pessima coppia. »
« Molto pessima, non dureremmo più di due giorni. »
« No dai, non essere cosi catastrofico. Dureremmo, solo che finirebbe in un bagno di sangue. »
« Vero. »
Probabilmente quelle affermazioni dovevano essere cosi comiche dato che anche lei si mise a ridere insieme a loro.
« Ma se non state insieme, mi spiegate come sono nata? »
Le risate terminarono con degli sguardi indecisi, ovviamente non avrebbero potuto dirle la verità, ma qualsiasi cosa le dicessero alla fine sarebbe stata pessima.
Seth stava per dire qualcosa.
Lei gli lanciò uno sguardo assassino che lo zittì all'istante.
« Sophia, è una cosa complessa, che ti spiegheremo un giorno. Tu piuttosto pensa a questo. Devi prepararti perché fra qualche ora ce ne andiamo. Torni con noi negli Stati Uniti. »
  
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