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Autore: orchidee    28/07/2018    4 recensioni
Dopo una serata a chiacchierare con le mie amiche dei nostri primi amori, sono tornata a casa ed ero così felice, da buttare sulla carta qualche pensiero. Il giorno dopo ho ripreso quei pensieri e ho provato a dar loro una forma... Ho rubato i figli dei protagonisti delle mie precedenti storie e li ho resi i miei nuovi personaggi. Non ho idea di come si evolverà questa Fanfiction. Per ora ho scritto con entusiasmo il primo capitolo e spero di riuscire ad esprimere i sentimenti provati quella sera. Spero di riuscire a dare alla ma protagonista il carattere che ho immaginato per lei. Vorrei fosse una donna solo all'apparenza fragile e insicura. Che con il passare dei capitoli, acquisti sempre di più l'aspetto della donna forte e consapevole.
È una storia che si discosterà completamente dalla serie. Ho solo usato i nomi, i luoghi per dare una scenografia alla mia protagonista.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

"Ciao piccolina! Cosa fai qui?"
"Cercavo Cami..."
"Cami? È strano! Meno di un'ora fa, è uscita per venire a casa tua... Doveva studiare con tuo fratello, da quanto ne so!"
"Ah sì? Non vengo da casa... Non c'è nessuno?"
"Solo Riccardo, come ogni giorno a quest'ora..."
"Vado a salutarlo!"
"Fran, non è solo! Perché non vai a casa?"
"Lucia, ma voglio solo salutarlo... E gli devo chiedere scusa! E poi gli zii lo sanno che sono qui e anche i miei genitori!"
"Piccola, questa volta non scordare di bussare..."
"È sempre la stessa stupidella?"
"È la sua ragazza, Fran!"
La settimana prima, era piombata come ogni pomeriggio a casa. In genere lo trovava in giardino, in veranda o in sala, impegnato a costruire qualche macchinina strana, o nella sua camera, a studiare. Si metteva a guardarlo, a chiacchierare, a volte lui la trattava male o nemmeno la considerava, ma a lei sembrava non importare. Le piaceva anche solo passare il tempo ad osservarlo. E quando lui, perché era di buon umore o semplicemente perché la vedeva più triste del solito, le concedeva un po' del suo tempo, lei sembrava fiorire come una rosa a maggio. 
Ma da qualche tempo le cose erano cambiate. Riccardo si era fidanzato con una compagna di università. Una ragazza brillante, intelligente, molto carina e soprattutto sveglia. Li aveva trovati spesso mentre si baciavano o si scambiavano qualche tenerezza, li importunava, li disturbava, come aveva fatto mille altre volte. Succedeva ogni volta che Riccardo conosceva una ragazza e questa diventava importante. 
Lei sapeva che per lui alcune ragazze erano più importanti di altre. Lo vedeva da come le toccava e le baciava e lei impazziva di gelosia. Diventava invadente e assillante. E anche quella volta non aveva fatto eccezione, tanto che lui era stato costretto ad intimarle di non farsi più vedere. Lei ci era rimasta male e si era offesa. Era permalosa e viziata e non sopportava che qualcuno le imponesse qualcosa. Non lui. Così per qualche giorno non era tornata. 
Solo per qualche giorno, perché quel pomeriggio proprio non era riuscita a resistere. Aveva aperto quella porta piano. Voleva vederlo, le mancava come l'aria, il suo Riccardo. Si era preparata un discorso lungo ed era sicura che lui l'avrebbe perdonata. Ma quando si era avvicinata alla porta, ripetendosi mentalmente quello che voleva dire, aveva sentito qualcosa di strano. Era incuriosita. Sentiva la sua voce, era strana, e non capiva cosa dicesse. Aveva appoggiato l'orecchio e poi aveva fatto scivolare la maniglia entrando in camera. Erano sul letto. Lui era sopra di lei e... E poi la ragazza di Riccardo si era messa a strillare. Si era girato e l'aveva vista. Si era alzato, coprendosi con qualcosa e l'aveva buttata fuori, prendendola per un braccio. Poi era tornato dalla fidanzata, chiudendo a chiave la porta. Non si era mossa. Era rimasta ferma nello stesso punto in cui lui l'aveva spinta, piangeva e aspettava che uscisse. E quando quella porta si era riaperta, le teneva la mano. Lei li aveva guardati in silenzio. 
 "Non muoverti da qui! Accompagno lei e poi dobbiamo parlare! È chiaro?"
 Gli aveva sorriso. Sì, dovevano parlare. A lei bastava quello. 
Per lei, il fatto che dovessero parlarle, significava essere importante. Più di quella stupida strega che invece veniva accompagnata alla porta. Ma lui non ricambiò il sorriso, anzi. Sorrise a lei, che sembrava arrabbiata.
 "Non permetterti più di entrare nella mia camera! Francesca, hai capito? Sono stanco di te, della tua invadenza! Che diavolo vuoi da me?"
 "Volevo solo salutarti... È tanto che non ci vediamo!"
 "Tanto? Sono quattro giorni! Per te, è tanto?"
 "Sì... Mi mancavi!"
 "Fran, ti giuro che non voglio più ripetertelo! Stai lontana da me! Mio Dio, Fran, sei entrata mentre... Stasera dovrò dirlo a mia madre, che lo dirà alla tua... Perché non mi lasci in pace?"
 "Non dirlo a tua madre... Non è necessario. Possiamo far finta che non sia successo nulla..."
 "Senti, io non ti sopporto più! Sei invadente, ossessiva! Lei è la mia ragazza e la amo! Voglio stare solo con lei. Voglio essere libero di baciarla, di ridere e scherzare e sì, voglio anche fare sesso con lei! Siamo fidanzati! Ma tu sei sempre qui! Sei sempre in mezzo."
 "Con lei puoi uscire anche la sera..."
 "Con lei voglio essere libero di uscire quando voglio! La sera e anche il pomeriggio. Quando sono solo, in casa mia. In un posto tranquillo e discreto... In teoria! Perché tu sei dappertutto! Fran, lasciami in pace!"
 "La conosci da quanto? Un mese? Non dovresti andare con una così superficiale..."
 "Non è superficiale! E poi non sono affari tuoi!"
 "Sì, che lo sono... Tu sei... Chicco, io ti amo!"
 "Fran, sei una bambina! E siamo cresciuti insieme. Ti voglio bene! Ti adoro! Ma sei come una sorella! Tu e Camilla siete le mie sorelline!"
 "Io non sono tua sorella..." 
Aveva provato a baciarlo, ma lui l'aveva respinta. Era esasperato da lei. Da sempre. Da quando lo ricordava, lei era sempre con lui. Era una presenza costante, a volte insopportabile. Era vero, le voleva bene, ma come a sua sorella Camilla. Era solo questo. Non voleva farle del male, ma non la sopportava più.
 "Non farlo più! Anzi non farti più vedere! Sei insopportabile!"
 Quella sera stessa ne aveva parlato a sua madre, che aveva cercato di minimizzare quello che era successo ma lui era stato chiaro. Non la voleva più tra i piedi e sua madre doveva fare in modo che fosse così. Quindi Betty aveva parlato con Marcella e lei aveva imposto a sua figlia di stare lontano da lui. Ma per Francesca quel divieto era insopportabile. Lui era il suo principe, il suo ragazzo. Senza di lui si sentiva sola, persa. Ed era così da sempre. Così era riuscita a rispettare l'ordine della madre solo per qualche giorno. Poi il desiderio di vederlo aveva prevalso e si era ritrovata, li, davanti alla porta della sua camera. Ma non voleva rischiare di vederlo ancora tra le braccia di quella strega che lo aveva sedotto. Non la sopportava e non sopportava il modo in cui lui le parlava. Quindi bussò e aspettò che aprisse. 
 Era bellissimo, con i capelli spettinati, il torso nudo, abbronzato e quella sua bellissima bocca. Si perse nei suoi occhi e rimase incantata a guardarlo fino a quando la voce stridula di quella strega, non li interruppe.
 "È ancora lei? Cacciala, Ricky! Si può sapere cosa vuole?"
 Ma lei si limitò a guardare lui, senza considerarla di striscio.
 "Piccola... Perché sei qui?"
 "Volevo chiederti scusa... E salutarti!"
 "Cacciala Ricky! Non la voglio vedere!"
 "Erika, per favore... Ora se ne andrà!"
 "Ma subito! O me ne vado io!"
 "Ecco, brava! Vai via tu! Tanto questa è casa dei miei zii e non puoi cacciarmi!"
 "Fran... Per favore!"
 "Si può sapere cosa aspetti? Cacciala! È una pazza! È ossessiva e invadente! Non la voglio più vedere!"
 "Erika..."
 "Voglio solo chiederti scusa... Non mandarmi via!"
 "Me ne vado io! Ci vediamo stasera! Questa è l'ultima volta che ci vediamo in questa casa! Preferisco fare l'amore con te in macchina! Sarà scomodo e poco romantico, ma non rischiamo di essere interrotti da una ragazzina pazza!"
 "Erika, aspetta!"
 "No, Ricky, o lei o me! Ci vediamo stasera! Tanto nemmeno ti vede! Brutto sgorbio! Sembri Olivia!"
 La ragazza se ne andò sbattendo la porta e lasciandolo solo con quella bambina invadente a cui voleva un bene infinito, ma che non sopportava più.
 "Sei una strega!"
 "Fran... Non è una strega!"
 "Mi tratta male! Ha detto che sono un brutto sgorbio e che sembro Olivia! Non è una strega?"
 "Non la saluti, non la consideri, sei sempre in mezzo. Ci hai visti fare l'amore... Sei gelosa di lei. Cosa pretendi? Che ti tratti da amica?"
 "Beh, lei in questa casa è un'ospite..."
 "E tu? Tu, nella mia camera, cosa sei?"
 "Sono un'ospite? Credevo..."
 "Senti, piccola... Lo sai vero che io sono innamorato di Erika? Mi dispiace, ma è così, che a te piaccia o no, lei è la mia ragazza. Forse non la vedrai più perché non verrà più qui, non la incontrerai più, ma stasera usciremo insieme. E... Piccola, sei una bambina! Lei no!"
 "Non sono più una bambina! Ho 16 anni! E ti amo!"
 "Non sai nemmeno cosa significhi amare!"
 "E tu lo sai?"
 "Forse... O forse no, ma so che voglio lei. Voglio baciarla, voglio ridere con lei, voglio fare l'amore con lei e..."
 "E io non ti piaccio nemmeno un po'? Credi che abbia ragione a dire che sono uno sgorbio?"
 "No, sei molto carina! E mi piaci tanto! Sei bella, come tutte i bambini della tua età, come mia sorella, come Claudio e come Edo. Siete carini, piccoli e dolci."
 "Un giorno ti sposerò!"
 "Davvero? Io credo che presto ti innamorerai di qualcuno della tua età e ti dimenticherai di me."
 "Oh, no! Io non mi dimenticherò mai di te! Presto mi vedrai per quello che sono! La donna della tua vita!"
 "Donna? Fran..."
 "E cosa sono se non una donna? Un ragno? Un giorno, quando mi guarderai, non vedrai più due braccia e due gambe lunghe e secche. Mi troverai bellissima, sarò come la mia mamma e come la tua! Allora forse sarò io che ti vedrò vecchio e brutto..."
 "Speriamo succeda in fretta... Mi lascerai libero di respirare!"
 "Non ti vedrò mai vecchio e brutto!"
 "Chi lo sa... Fran, mentre aspetti che cominci a vederti bellissima e che diventi tuo marito, mi lascerai in pace?"
 "Io non voglio disturbarti... Ma ho tanto bisogno di te!"
 "Vieni qui, stupidina! Forse un giorno ci sposeremo, ma per ora promettimi di lasciarmi un po' di spazio! Solo un po'! Come faccio a capire che sei la donna della mia vita, se non mi permetti di conoscerne altre? E magari, potresti anche tu conoscere qualcuno... Chi lo sa magari ti accorgeresti che vuoi qualcosa di diverso!"
 "A me non importa conoscere altri uomini. Non ne ho bisogno. Io lo so già che sarai tu mio marito! Avremo dei figli bellissimi. Ti somiglieranno tutti..."
 "Fran, tuo padre sa quello che pensi?"
 "No... Non dirglielo, Chicco! Mi metterebbe in punizione..."
 "Sei così buffa... Parli come una donna, ma ti comporti come una bambina... Lo sai, sei una pazza."
 "Me lo dai un bacio?"
 "Non vorresti fosse il tuo ragazzo a dartelo?"
 "Certo che voglio sia il mio ragazzo a baciarmi. Per questo te lo sto chiedendo!" 
Mentre lo diceva si avvicinava a lui, chiudendo gli occhi e trasformando la sua bocca, tanto carina, in un piccolo cuore. Riccardo la guardò divertito. Non aveva mai baciato davvero nessuno. Il modo in cui aveva arricciato le labbra, era la prova che era solo una bimba curiosa.
 Le fermò il viso e le diede un bacio sulle fronte e lei ne fu delusa.
 "È tutto qui? Tu baci così Erika?"
 "Baceresti Giulio come io bacio Erika?"
 "Certo che no!"
 "Per me sei come Cami, Fran... Mi dispiace! Non so davvero più come dirtelo... Tra me e te, non c'è nulla e non ci sarà mai nulla! Siamo cresciuti insieme. Sei mia sorella. Sei dolce, carina... Ma non ha alcuna importanza! Quello che credi di provare per me è qualcosa che prima o poi ti passerà. Quando conoscerai il ragazzo giusto, mi vedrai per quello che sono davvero, tuo fratello, come Giulio, Claudio ed Edo... Noi siamo una famiglia!"
 "Ma io..."
 "Fran... Per favore..."
 "Ti prometto che farò la brava, non ti disturberò più e se me lo chiederai, mi scuserò con quella brutta strega... Ma tu baciami! Voglio sia tu a darmi il primo bacio vero. Che sia tu ad insegnarmi come si dà un bacio..."
 "No! Per favore, Francesca... Non voglio farti del male! Non voglio offenderti, perché ti voglio bene davvero! Ma se continuerai in questo modo, non ti permetterò più nemmeno di vedermi! Fai attenzione, bambina! Non sto giocando, né scherzando! Non sei niente per me! Sei solo una bambina viziata e capricciosa..."
 "Tu... Tu non lo pensi davvero!"
 "No... Ma... Fran, cosa devo fare con te?"
 "Io... Io non lo so! Ma dimmi cosa pensi di me..."
 "Fran... Vai a casa!"
 "Per favore!"
 "Sai una cosa? Resta qui! Sarò io ad andare via. Puoi tornare quando vuoi, tanto sai che questa è casa tua!"
 "Chicco, scusami!"
 "Vattene al diavolo! Non ti sopporto più!"
 Da quel giorno aveva evitato di vederla. Rimaneva fuori ogni pomeriggio. Studiava in biblioteca e a casa di Erika, non cenava con la famiglia quando sapeva che ci sarebbero stati anche i Mora e non le rispondeva al telefono né ai messaggi. 
Alla fine, sembrava che lei avesse accettato la situazione e che se ne fosse fatta una ragione. Ma a quel punto era stato lui a cedere. Le mancava come gli sarebbe mancata Camilla. Forse di più, perché quei suoi sorrisi dolci, erano qualcosa a cui non riusciva a rinunciare. 
 Così un giorno era andato al centro sportivo che frequentava e l'aveva aspettata per riaccompagnarla a casa. La guardava dalla vetrata, mentre lei nuotava. Sembrava una sirena, agile, veloce. Gli era sembrata ancora più magra e alta, mentre, seduta sul trampolino, dondolava le gambe, guardando l'acqua sotto di lei. Era triste, si vedeva chiaramente. Rimase a fissarla sorridendo. Gli faceva tenerezza, era dolce anche se sembrava sempre un po' sola e infelice. 
 "Ciao piccolina!"
 Camminava con il suo zaino sulle spalle, con la testa a guardarsi le scarpe. Le sue gambe fasciate nei jeans stretti, sembravano davvero delle zampe di un ragno. Si fermò e alzò gli occhi su di lui.
 "Ciao!"
 "Dammi il tuo zaino... Ti porto io a casa!"
 "No... No! Non importa. Tra poco passerà il bus!"
 "Dai... Se vuoi possiamo fermarci a bere un succo di frutta... O a mangiare un gelato!"
 "No, grazie!"
 "Sei arrabbiata con me?"
 "No, ma voglio restare un po' sola!"
 "Non farti pregare! Tienimi compagnia!"
 Lei non gli aveva risposto, si era limitata ad avvicinarsi e lasciò che lui le togliesse lo zaino dalle spalle. 
 "Sei alta quanto me!"
 "No... Non è vero!"
 "Beh, quasi! Comunque sei la più alta! A parte me..."
 "Sì beh... Non credo sia tanto importante!"
 "Non ci vediamo più da tanto! Mi mancavi!"
 "Non prendermi in giro! Non è vero! Sono sicura che sia stata la zia a dirti di venire qui! Non è vero?"
 "No, non è stata mia madre! È vero! Mi mancavi! Io non ti sono mancato?"
 "Voglio andare a casa!"
 "Allora sei arrabbiata con me. Piccola, mi dispiace! Ma... Ehi, vuoi guardarmi? Ma stai piangendo?"
 "No, ma voglio andare a casa e voglio rimanere da sola! Non sei obbligato a perdere tempo con me! E puoi anche passare le tue giornate a casa! Io non ti ho più cercato! Quindi non devi più nasconderti!"
 "Ehi... Mi dispiace per quello che ti ho detto! E anche per tutto il resto. Mi credi? E mi manchi! È bello sapere che ci sei tu a farmi ridere!"
 "A farti ridere? Immagino che tu e la tua fidanzata vi siate fatti un sacco di risate! Sono ridicola!"
 "No... Non intendevo dire questo! Sono solo così abituato ad averti intorno che la tua assenza è... È strana! Possiamo fare la pace?"
 "Sì, ma voglio comunque tornare a casa! E non voglio più parlare con te!"
 "Cosa posso fare per farmi perdonare?"
 "Niente! Ma potresti portarmi a casa!"
 "Lo sai? Non credevo fossi tanto permalosa!"
 "Beh, allora portami a casa, corri dalla tua fidanzata e non pensare a me!"
 "Piccola... Non mi piace che tu sia arrabbiata con me! E non mi piace vederti tanto triste! Tu sei la mia farfallina colorata! E sono sicuro che tu sia triste per colpa mia. Allora, perché non mi dici cosa fare per farti ridere e poi mi abbracci?"
 "Chicco, sei gentile, davvero! Ma non c'è nulla che tu possa fare per farmi ridere. Ma tu non c'entri, sono solo un po' pensierosa! Non è colpa tua!"
 "E si può sapere a cosa pensi per essere tanto triste?"
 "Perché lo vuoi sapere?"
 "Perché ti voglio bene!"
 "Penso... A tante cose. Penso che forse sarò bocciata... E la mia mamma si arrabbierà con me! E penso che il papà ci rimarrà male. E Giulio e Camilla mi prenderanno in giro. E anche Claudio! E penso che mi piacerebbe dormire fino alla fine del semestre... Ecco a cosa penso. Penso che vorrei sparire, tanto nessuno se ne accorgerebbe. Sei contento adesso che lo sai?"
 "No... Mi dispiace! Io mi sono accorto che sei sparita dalla mia vita e... e mi manchi!"
 "Mmmmm, ok! Voglio andare a casa, adesso!"
 "Se vuoi posso aiutarti io! A studiare, intendo!"
 "Non fa niente! Grazie comunque."
 "Quindi non sono io a farti soffrire? Lo sai, un po' mi dispiace! Credevo di essere io il centro dei tuoi pensieri!" 
 "Non mi sento molto a mio agio in questo momento!"
 "Non sei a tuo agio con me?"
 "No... Ti ho detto un sacco di sciocchezze. Sono stata stupida! Avevo solo voglia di giocare! Di mettere alla prova qualcuno... E pensavo fosse divertente! Tutto qui! E adesso mi spiace che tu creda che sia colpa tua! Non è così, non sono arrabbiata con te! Sono solo un po'... Un po' così! Non ti sono mai capitati dei periodi un po' più difficili?"
 "Sono contento fosse tutto uno scherzo! Non ti nego che mi sentivo un po' in imbarazzo... Meglio così! Però il mio aiuto te lo posso dare! Lo farei volentieri. Potremmo organizzare un piano di studi. Capire quello in cui sei più portata... Insieme potrebbe essere più facile! Per il resto tutti hanno dei periodi un po' più difficili, ti passerà! Allora? Che ne pensi? La vuoi una mano?"
 "No... Proverò a farcela con le mie forza! Senti Chicco, sarei dovuta essere già a casa..."
 "Adesso che abbiamo chiarito ti ci porto subito!"
 Non lo guardò più fino a quando non arrivarono a casa. Aveva pianto per tutto il tempo ma lui nemmeno se n'era accorto. Troppo felice di aver preso due piccioni con una fava, essersi liberato di lei e non doversi sentire in colpa, vedendola. Perché a lui mancava terribilmente quella bambina troppo magra e alta. 
 "Ci vediamo domani? Passerai a casa?"
 "Cosa? No, non credo. Andrò a casa di una mia amica per studiare con lei... Ciao Chicco!"
 "Ciao, piccolina! Vieni qui solo un momento!"
 Lei si avvicinò e lui la abbracciò dandogli un bacio sulla fronte.
 "Mi spiace davvero che tu non voglia più sposarmi!"
 "Io non voglio sposarmi con nessuno!"
 Scese dall'auto e corse in casa. Non salutò nessuno e si chiuse nella sua camera. Tirò fuori il suo diario e strappò qualche pagina, raccolse tutte le foto in cui c'era anche lui e poi buttò tutto in un cassetto chiudendolo a chiave. Non aveva capito proprio nulla. Chicco non capiva proprio nulla. Lo odiava con tutto il cuore. La considerava solo una bambina ed era felice che lei non fosse innamorata di lui. Come se fosse una cosa brutta, di cui vergognarsi. Giurò a se stessa che non lo avrebbe più cercato, che non avrebbe più pensato a lui. Poteva fare quello che voleva. Lei lo odiava e non avrebbe mai smesso di odiarlo. 
Da quel momento, per molto tempo, aveva cercato di evitarlo, di non vederlo e di essere distaccata. Ma le faceva male ogni istante in cui lo evitava, non lo vedeva e lo teneva a distanza. Lui nemmeno se ne accorgeva. 

 Era rimasta in disparte, per mesi aveva evitato di incontrare il suo sguardo e aveva provato a fare in modo di non restare mai sola con lui. Perché lei sapeva che tutte le promesse che si era fatta, sarebbero state completamente vane, se solo lui le avesse sfiorato una mano. Si limitava a guardarlo da lontano. Ma tutti quanti si erano accorti che lei era innamorata di lui. Tutti, tranne lui. 
 Suo fratello e Camilla la prendevano in giro, senza nemmeno dover alludere alla sua cotta. Semplicemente la trovavano strana e troppo diversa da loro perché facesse parte della loro vita. A lei non importava, nemmeno si accorgeva che tutti, a parte lei, avevano una vita. Lei andava a scuola e poi passava i pomeriggi in piscina. Fin da bambina adorava nuotare. Quando era nell'acqua, quasi dimenticava tutto e tutti. Non si sentiva nemmeno sola. A lei non importava circondarsi di amici. Non sentiva nessuno vicino. E non cercava mai nessuno. 
 Camilla, Giulio, i suoi compagni, uscivano, passavano il loro tempo a studiare e a divertirsi. Era strano quello che loro trovavano divertente. Indossare un vestito costoso, perdere tempo in qualche locale con musica tanto alta da impedire quasi di poter parlare. A volte sua madre l'aveva obbligata a seguirli, ma lei aveva passato la serata seduta in disparte, quasi assente e isolata. 
Ciò che la rendeva felice era il nuoto. Era l'unica cosa in cui era davvero brava, la migliore della sua squadra e soprattutto migliore di tutti loro. Era un primato senza importanza però, e sembrava che per nessuno fosse una cosa interessante. Contrariamente a tutto quello che riguardava gli altri. 
Per qualche tempo aveva sofferto dei loro rifiuti, ma poi li aveva accettati, del resto non aveva nulla in comune con nessuno di loro e l'unico che per lei era importante, nemmeno la rifiutava, semplicemente non la vedeva. Era sempre gentile, con lei in modo particolare. E lei non lo sopportava. Era come se quel suo atteggiamento dolce, fosse riservato a lei perché era una ragazzina triste e stupida! 
Ma nonostante i propositi, le promesse che si era fatta e i tentativi di dimenticarlo, il suo amore per lui cresceva. Lo vedeva poco, Riccardo aveva smesso di partecipare ai pranzi e alle cene in famiglia, era spesso fuori, al maneggio o con gli amici. Aveva una vita come ogni ragazzo della sua età e lei soffriva. Era chiaro a tutti che lei soffrisse. Ma nessuno sapeva davvero che la sua non era solo una cotta, ma amore. 
 Per gli altri, lei era solo una ragazzina, capricciosa e insoddisfatta, senza interessi e incapace di vivere una vita normale. Ma lei proprio non capiva cosa fosse la normalità. Camilla le diceva sempre che se fosse stata normale, come tutti gli altri, sarebbe stata felice, come lo era lei, come lo erano tutti. Se solo avesse provato ad essere come gli altri, sicuramente nessuno l'avrebbe evitata. Che le importava che i suoi compagni la evitassero? Non era interessata né a loro, né alle loro feste, alle chiacchiere, e in generale a tutto quello che li riguardava! 
Vedeva la preoccupazione dei suoi genitori e le dispiaceva, ma proprio lei non sapeva cosa fare per renderli felici. Non sapeva come si facesse ad essere normale, come gli altri. 
Una volta, Camilla, l'aveva convinta ad accompagnarla in un negozio a fare acquisti. Era buffo, i loro genitori avevano una casa di moda ma a Camilla piaceva vestire con abiti firmati da altri stilisti e spendeva molti soldi per quegli abiti. Del resto le stavano così bene, che sembravano tutti disegnati per lei. Ma lei si era limitata a guardarla mentre li provava e si era annoiata per tutto il pomeriggio.
Ci provava, ma proprio non riusciva ad essere come loro. 
Le dispiaceva anche non essere portata per lo studio. Le piaceva andare a scuola, e alcune materie le trovava interessanti, ma nonostante l'impegno, non eccelleva. Le capitava di restare sveglia anche la notte per studiare, ma i risultati che ottenevano tutti gli altri con semplicità, per lei erano sempre lontani. 
La realtà era solo una, lei viveva per lui. E più lui era lontano da lei, più lei si spegneva. E in quei mesi lui era lontano più che mai! Non fisicamente, viveva sempre a due passi da lei, lo vedeva, anche se meno di quello che avrebbe voluto, ma era troppo impegnato con lo studio, coi cavalli e... E con le sue fidanzate. Quell'odiosa di Erika non era più la sua ragazza, l'aveva lasciata e lei ne era stata felice. Ma era durato poco. Ne aveva trovata un'altra e poi un'altra e un'altra ancora. E ogni volta per lei era come un po' morire. Ma non si era arresa. Era sicura che prima o poi lui l'avrebbe ricambiata. Che l'avrebbe vista come una donna e non come una ragazzina. Tutti quelli che la ritenevano una pazza e un'illusa si sarebbero ricreduti. O forse no, ma non aveva alcuna importanza che lui si accorgesse di lei, le cose non sarebbero cambiate. Il suo amore sarebbe stato per sempre.

 "Allora? Parteciperai oppure no?"
 "Credo di sì... Ma perché vuoi festeggiare in un locale?"
 "È il mio compleanno! Lo festeggio come preferisco! Comunque ho 17 anni e non voglio che alla festa ci siano i miei genitori! E poi ci saranno tanti amici e sarà divertente passare una serata in quel posto! Se ti infastidisce puoi restare a casa..."
 "Ci sarà anche... Anche tuo fratello?"
 "È ovvio! Mio padre non mi permetterebbe mai di dare una festa in un locale alla moda, senza la presenza di mio fratello! È lui che l'ha convinto. Ci sarà lui con qualche amico e hanno promesso di tenerci d'occhio... Come se ne avessimo bisogno! Ma lo sai il mio papà com'è fatto! Così mio fratello si porterà dietro qualche insopportabile nerd e fingerà di controllare che nessuno superi il limite..."
 "Oh... Va bene! Allora non vedo l'ora arrivi sabato!"
 "Sì, certo! Come no! Un'altra cosa! Hai presente Jake?"
 "No..."
 "Jake, l'amico di tuo fratello! Quello irlandese! Hai presente no? Biondo, occhi azzurri?"
 "Sì, forse sì! Perché me lo chiedi?"
 "Perché sembra ti trovi piuttosto carina!"
 "Non abbiamo nemmeno mai parlato..."
 "Beh, pensaci! Forse è perché non ti conosce che si interessa a te..."
 "Perché chi mi conosce non si interessa a me?"
 "No! E lo sai! Comunque, Jake, non ti conosce e ti trova carina! Ti chiederà di venire alla festa con lui!"
 "Io credo non sia una buona idea!"
 "Quando mai? Fai quello che vuoi! Ah, mio fratello, oltre ai suoi insopportabili amici, verrà con la sua ragazza! Potresti, per una volta provare a farlo ingelosire, no?"
 "Perché dovrei? Non mi importa nulla di tuo fratello!"
 "Fran... Stai scherzando vero? Lo sappiamo tutti quanti che gli muori dietro!"
 "Non... Non è vero! Dai il mio numero a quel vostro amico!"

 "Ciao piccolina!"
 "Ciao Chicco!"
 "Hai un fidanzato..."
 "E anche se fosse?"
 "Niente! Ma siccome invece di stare con lui, sei qui tutta sola, ho pensato avessi bisogno del mio aiuto!"
 "Perché?"
 "Perché credo che il tuo fidanzatino sia proprio cotto! Prima ti cercava come un matto..."
 "Lascia che mi cerchi! Mi sto annoiando! Vorrei andare a dormire!"
 "Sei l'unica ad annoiarsi!"
 "Beh, sono tutti degli stupidi... Bevono, credono di essere migliori di quello che sono!"
 "Non tutti sanno essere speciali semplicemente nascondendosi qui!"
 "Io ti odio!"
 "Perché? Io ti dico che sei speciale e tu mi dici che mi odi!"
 "Senti Chicco, io voglio restare sola! Non mi sto divertendo! Vorrei andare a casa e non sopporto nessuno di quelli che partecipano a questa festa! Nessuno!"
 "Nemmeno me?"
 "Nessuno! Né tua sorella, né mio fratello, né quell'idiota di un inglese! È chiaro? Nessuno!"
 "Farfallina, perché sei sempre così arrabbiata?"
 "Perché non mi lasciate in pace?"
 "Forse perché ti vogliamo bene! Forse perché vorremmo che fossi felice!"
 "E se fossi felice così?"
 La guardò per qualche secondo, perplesso. Era chiaro che lei non fosse felice.
 "Vuoi farlo un giro per la città?"
 "Con te?"
 "Certo..."
 "E la tua fidanzata?"
 "È solo un'amica con cui a volte mi diverto, ma tra me e lei non c'è proprio nulla, quindi se le dicessi che vado via, non se la prenderebbe! Non preoccuparti!"
 "E dove vuoi andare?"
 "Ha importanza? È presto e la festa sarà ancora lunga! Possiamo anche andare fino al lago!"
 "Vuoi andare fino al lago con me?"
 "Te lo sto chiedendo... Magari ti tornerà il buon umore... Guarda, stai già sorridendo!"
 "Possiamo andare sulla tua barca!"
 "Andiamo, farfallina!"
 Durante il tragitto, le sembrava di vivere un sogno. Lui guidava la sua auto, sicuro, sempre perfetto. Gli guardava le mani che si spostavano dal volante alla leva del cambio, le gambe fasciate nei jeans e cercava di evitare di guardarlo negli occhi. Forse lui non se ne sarebbe nemmeno accorto, ma lei quasi temeva che potesse accorgersi di quello che provava.
 "Allora, farfallina, va meglio?"
 "Oh, Chicco, sì! Va benissimo! È tanto tempo che non veniamo al lago!"
 "Io ci vengo ogni domenica..."
 "Vieni qui? Credevo andassi al maneggio..."
 "Sto pensando di smettere di cavalcare! Almeno a livello agonistico!"
 "Perché? Sei così bravo! Hai vinto tante gare e mamma ha detto che potresti essere scelto per la squadra nazionale..."
 "In effetti mi hanno fatto pressioni per accettare. Sarebbe tutto più semplice, sponsor, trasferte. Dovrei solo pensare a cavalcare. Ma tu mi conosci! Sai che quando qualcosa che faccio per piacere, diventa qualcosa che mi impongono, non mi diverto più! Tutto quello che ho vinto, era solo per divertimento..."
 "Con chi vieni qui?"
 "In barca? A volte con qualche amico, a volte da solo..."
 "Perché non porti me? Perché non me l'hai mai chiesto?"
 "Non lo so... Non ci ho mai pensato!"
 "Ovvio... Perché avresti dovuto?"
 "Francesca, perché fai così? Stavi sorridendo, ti divertivi e poi cambi umore. Basta una parola... Una parola qualunque e diventi un'altra ragazza! Posso sapere cosa ti infastidisce?"
 "Niente!"
 "Mia sorella ha ragione! Sei insopportabile! Perché non provi ad essere come tutte le altre persone?"
 "Mi dispiace! Ok? Mi dispiace se non sono come tua sorella! Non mi interessa essere come lei! Tanto non ci riuscirei, nemmeno se volessi! Sono fatta così!"
 "Puoi almeno spiegarmi perché ti sei arrabbiata?"
 "Perché... Perché non mi hai mai chiesto di venire qui?"
 "Te l'ho detto! Non ci ho pensato!"
 "Nessuno pensa mai a me!"
 "Ehi, farfallina! Ma non è vero!"
 "A nessuno importa quello che penso o che faccio! Nessuno mi chiede mai niente... mi piacerebbe fare qualcosa di speciale!"
 "Mia sorella ci teneva che fossi presente al suo compleanno..."
 "No, non le importava! Non mi sopporta! Nemmeno Giulio! E nemmeno quegli stupidi dei loro amici! Voleva solo che accompagnassi quel cretino di un inglese!"
 "È irlandese..."
 "Quello che è!"
 "Io sono qui..."
 "Solo perché ti faccio pena!"
 "Piccolina, no! Ecco... Sei sempre così distante, lontana da tutti e tutto! Sembri sempre sola! E mi dispiace così tanto! Io ti voglio bene... Sei la persona a cui voglio più bene! Adoro vederti sorridere come prima, quando siamo arrivati qui! Sei la persona con cui vado più d'accordo! Tu sei la persona che preferisco!"
 "Più delle tue fidanzate?"
 "È diverso... Io parlo della famiglia! Tu sei quella con cui non devo mai spiegarmi! Perché tu mi ascolti e non mi giudichi! Perché sai tutto di me, di quello che voglio fare! Sei la mia farfallina!"
 "Oh, Chicco... Solo questo? Sono solo questo?"
 "Solo questo?"
 "Io... Io vorrei..."
 "Francesca, mia sorella dice che sei innamorata di me... È vero? Una volta mi hai detto che lo eri, ma poi hai confessato che era solo un gioco!"
 "Sarebbe così brutto? Ti infastidirebbe se fosse così?"
 "No, non mi darebbe fastidio, ma non sarebbe bello! Perché se tu fossi innamorata di me, stare insieme, non ti farebbe bene! E invece io voglio che tu sia felice!"
 "Non... Non sono innamorata di te!"
 "Me lo giuri?"
 "Io sono innamorata di un uomo che non mi ricambia!"
 "Un uomo? Forse dovresti pensare ai ragazzi della tua età!"
 "Non ha alcuna importanza, perché lui non sa nemmeno che esisto."
 "Chi lo sa, magari tra qualche anno, quando sarai una donna, le cose cambieranno e lui, non solo si accorgerà di te, ma si innamorerà follemente..."
 "Non credo! Ma a me basta sia felice!"
 "Sei dolce! Ma anche tu sarai felice! Ne sono sicuro!"
 "Forse! Penso sia ora di tornare in città!"
 "Farfallina, mi prometti di cercare di essere almeno un po' serena?"
 "Ma sì, certo!"
 "La prossima settimana ti piacerebbe tornare qui per passare la giornata sulla barca?"
 "Con Cami e Giulio?"
 "Se vuoi non lo chiederò a nessuno dei due!"
 "A te farebbe piacere?"
 "Non te l'avrei chiesto..."

 "Perché alimenti le sue speranze?"
 "Perché non le alimento! Non è come credi. È vero, è innamorata, ma non di me. Non ho idea di chi sia questa persona, ma credo qualcuno di più grande, forse un professore! O il suo allenatore di nuoto, non lo so, ma fidati! Non sono io! Voi la escludete e lei si sente sola! Che male c'è se viene con me e i miei amici per una gita al lago?"
 "Chicco... Sei così stupido! Certo che sei tu quella persona! Non è innamorata né di un professore, né del suo allenatore, che tra l'altro è una donna! Sei tu! Fai quello che vuoi! Comunque è lei ad escludersi! L'hai vista la sera del mio compleanno? Nessuno la sopporta!"
 "Beh, io sì! E nessuno dei miei amici la giudicherà! Si divertirà!"
 "Fai come vuoi! Ma credimi, lei crede sarete soli! Me l'ha detto Giulio! Non si divertirà perché sarà delusa di essere con gli altri!"

 Quella notte non aveva dormito. Aveva passato il sabato a scegliere cosa indossare, il costume, i jeans, la maglietta. Avrebbe portato anche un vestito. Aveva passato la giornata a cercare nei negozi qualcosa di speciale per essere bella e soprattutto per non sembrare una ragazzina. Aveva preparato la borsa cercando di non dimenticare nulla e aveva controllato ogni ora il cielo pregando rimanesse sereno e quando il sole era sorto, era corsa in bagno e si era preparata con cura. La sera prima aveva preso un ombretto e un rossetto di sua madre ma non riusciva a decidersi. Tutte le sue amiche si truccavano e le aveva viste spesso farlo, ma lei non era convinta di apparire più bella truccata. Del resto non si sentiva bella. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere l'aspetto di Cami. Lei era più bassa, ma proporzionata. Aveva un corpo armonioso, tutti la guardavano perché era davvero bellissima. E poi sapeva vestirsi con gusto, pettinarsi e truccarsi senza mai sembrare esagerata. Sempre perfetta, anche quando faceva ginnastica. Tutti i ragazzi impazzivano per lei e le ragazze la invidiavano. Era bella. Lei invece sembrava ancora una bambina. Una bambina secca e senza forme. Ma a lui non importava. Le aveva chiesto di passare la domenica insieme, sarebbero stati soli e non le importava che lui la credesse innamorata di un altro e che non ricambiasse i suoi sentimenti. Sarebbero stati insieme e lei non vedeva l'ora che arrivasse. 
 "Principessa, che fai già in piedi?"
 "Faccio colazione... Lo ricordi no, che arriverà a prendermi Chicco?"
 "Ma sono le sette..."
 "Sì... Beh, possiamo fare colazione insieme! Solo noi due! La mamma dorme ancora?"
 "No... Ecco... Volevo portarle la colazione a letto!"
 "Oh, vai pure! Siete buffi a fare ancora queste cose!"
 "Ancora? Guarda principessa che io e la tua mamma siamo ancora giovanissimi! Ma soprattutto, ricordati, che, queste piccole cose, significano che io e tua madre, ci amiamo proprio come una volta!"
 "È bello..."
 "Sì, principessa! È bellissimo! Vuoi fare colazione con noi?"
 "Sei pazzo? No grazie! E poi spero che Chicco arrivi presto!"
 "Ehi... Fai attenzione! L'acqua sarà ancora fredda! E non dimenticare la crema solare!"
 "Sì papà! Farò attenzione!"
 Passarono ancora più di due ore prima che lui arrivasse. Appena sentì il citofono corse fuori, seguita dal padre e vide un'auto che non conosceva. 
 "Ciao farfallina! Sei pronta? Ciao zio!"
 "Riccardo! Mi raccomando! Prenditi cura di lei!"
 "Prometto che te la riporterò sana e salva! Andiamo?"
 "Non fate troppo tardi, domani deve andare a scuola! E, principessa, chiamaci quando arrivate!"
 "Ehi... Dammi la tua borsa..."
 Era imbarazzata, il padre la trattava come se fosse una bambina e lo faceva davanti a lui e ai suoi amici. Lasciò che lui la prendesse e la sistemasse nel bagagliaio del suv, poi la invitò a salire. Al posto di guida c'era un ragazzo della stessa età di Chicco e accanto a lui una ragazza. Si sedette accanto alla ragazza che aveva visto con lui la sera del compleanno di Cami. Prima di partire Chicco si intrufolò tra le due e disse all'amico di partire. 
Sperava avrebbe passato la giornata sola con lui, invece si trovava in mezzo a persone sconosciute.
 In realtà gli amici di Riccardo furono molto carini con lei e il viaggio verso il lago fu abbastanza divertente. Ma lei riusciva solo a vedere lui che sussurrava qualcosa all'orecchio di quella... Di quella ragazza e lei rideva divertita, magari rispondendo con qualche schiaffo fin troppo intimo.
 "Sei proprio cotta di Ricky, vero?"
 "No! Proprio per niente! Non mi piace!"
 "Davvero? Saresti l'unica a non trovarlo irresistibile!" 
Le indicò il ragazzo che armeggiava con le vele dopo aver attraccato non troppo al largo di una graziosa spiaggia.
 "Per me non è nulla di speciale!"
 "Davvero? Non si direbbe da come lo guardi, ma ci credo! Io invece ne sono innamorata da sempre... Anche Elisabetta lo era, prima di mettersi con Mauro... In realtà credo lo sia ancora!"
 "Beh, tu sei la sua ragazza... No?"
 "Eh, no! Non immagini quanto mi piacerebbe! Ma siamo amici... Amici particolari, diciamo! Ma tra noi non c'è molto più di questo! Ho smesso di sperare che si innamorasse di me già da un po'!"
 "A me sembra che si comporti come se fosse innamorato..."
 "Ricky è gentile con tutti... Uff... È bello, intelligente, brillante e anche gentile e sa davvero come far perdere la testa ad ogni ragazza! E non si può nemmeno odiare... Perché è sincero! Ti dice le cose come stanno, non ti inganna!"
 "Lui è perfetto!"
 "Ma non sei innamorata di lui, vero?"
 "No, certo che no!"
 Gaia rise, quella ragazzina che sembrava solo una bambina era buffa e dolce. 
 "Comunque, se proprio lo vuoi sapere, non è perfetto! È un egocentrico che adora essere adorato! Non che lui non sia speciale, ma sono sicura che sia abbastanza intelligente da capire gli altri e dar loro quello che vogliono, così che nessuno riesca a resistergli... Anche se con te non ci riesce!"
 "Io non voglio niente!"
 "Meglio così!"
 "Gaia... Cosa gli piace di una ragazza?"
 "Non lo so... Forse che sia come lui... O forse il contrario! Ha avuto un sacco di storielle, ma non si è mai fermato molto... Forse quella matta di Erika è il suo ideale... Odiosa, saccente!"
 "Anche a me non piaceva! Diceva che sono brutta e che sono uno sgorbio!"
 "Io invece penso che tu sia molto carina! Molto più di quella pazza! Comunque alla fine, evidentemente, non era nemmeno lei che voleva... Lo sai, io credo che non lo sappia nemmeno lui! Magari sei tu..."
 "Io per lui sono solo una sorellina..."
 "Ma la sua sorellina non è qui! Tu sei qui!"
 "Sì, ma solo perché la scorsa settimana mi ha vista un po' giù... Pensa sia strana! Lo pensano tutti! Gli altri mi odiano e a lui faccio pena!"
 "Beh, non tutti lo pensano! A me sei simpatica, forse sei solo un po' timida, ma è normale! Non sai nemmeno chi sono... E anche Mauro ed Ely ti trovano simpatica! Quindi, come vedi, sbagli a credere di non piacere a nessuno. E per quanto riguarda Ricky, ti adora!"
 "Un po' mi piace..."
 "Ma va? Lo sai una cosa? A me sembra strano che lui invece non lo sappia!"
 "Forse fa finta di niente per non ferirmi. I nostri genitori sono come fratelli..."
 "E credi che a lui interessi? No, io credo che per lui tu sia una persona speciale! E che ti veda come qualcuno che fa parte di lui! Non lo so... Guarda un po' chi ci sta raggiungendo... Adoro vederlo in costume! Non lo trovi bellissimo?"
 "Anche tu lo sei!"
 "Credevo di aver portato al lago due donne che vogliono divertirsi e non che si isolano..."
 "Prendiamo il sole, gentile capitano..."
 "Io... Io faccio un bagno!" Si alzò pensando che lui volesse rimanere solo con Gaia.
 "Che ne dici se lo facciamo insieme?"
 Senza aspettare una riposta la sollevò dal ponte e la prese in braccio per poi buttarsi in acqua con lei.
 Quella giornata, per Francesca fu meravigliosa. Gaia era stata gentile e premurosa e Mauro ed Elisabetta l'avevano coinvolta nei loro giochi, senza mai farla sentire di troppo. Era forse la prima volta che non si sentiva a disagio con qualcuno. Sperò che le ore passassero lentamente e fu delusa quando arrivò l'ora per tornare a casa.
 "Quindi vuoi fermarti qui?"
 "Proprio così, capitano! Mi fermo un paio di giorni e torno in città con Marco e Andrea! Ho voglia di godermi questo bellissimo lago ancora per un po'!"
 "Ma stasera, una volta portato a casa lei... Pensavo che sarebbe stato carino passare un po' di tempo insieme..."
 "Allettante, ma dobbiamo proprio rimandare..."
 Francesca osservava i due che si salutavano e pensò che fossero davvero belli. E lei era simpatica e dolce, l'aveva odiata, ma dopo averla conosciuta meglio, riusciva a capire perché a lui piacesse.
 "Ciao Francesca! Quando torno in città, se ti va, possiamo vederci! Fai la brava!"
 Francesca alzò la mano e la salutò allegramente. Sì, Gaia le piaceva e anche se sapeva che non l'avrebbe cercata, era contenta di aver parlato un po' con qualcuno che non la trovava insopportabile.
 "Hai fatto amicizia con Gaia... Hai visto che ti sei divertita? Questa mattina avevi un faccino imbronciato e brutto!"
 "Dovrebbe diventare la tua ragazza! Davvero sai, è così bella!"
 "Sì, è bella... E tu sei scottata! Tuo padre mi ammazzerà quando vedrà la sua principessa rossa come un peperone..."
 "Vorrei restare anche io qui al lago!"
 Durante il viaggio si era addormentata sulla sua spalla. Aveva un po' freddo, forse per il troppo sole preso o forse perché l'aria, la sera, era ancora fresca. Lui l'aveva abbracciata e le aveva messo sulle spalle il suo maglione e lei, inebriata da quel contatto e dal suo profumo, si era addormentata come una bambina.
 "Ehi, farfallina... Siamo arrivati a casa mia... Facciamo una passeggiata fino a casa tua, ti accompagno, ok?"
 "Siamo già arrivati? Che ore sono?"
 "Le nove! Non è tardi!"
 "È stato bellissimo oggi!"
 "È vero! Piccolina, ti va di mangiare qualcosa con me? Prima di rientrare intendo... Possiamo dire ai tuoi che i miei amici hanno insistito."
 "Vengono anche Mauro ed Ely?"
 "No... Solo noi due! Loro li usiamo come scusa per il tuo papà! Vuoi?"
 "Oh, sì!"
 A Francesca non sembrava vero. Loro due, soli, a cena insieme, dopo aver passato la più bella giornata che avesse mai passato sulla sua barca, con i suoi amici. Loro due, come se fossero una coppia.
 "Voglio dirti una cosa che non sa ancora nessuno..."
 "Un segreto?" 
 Francesca sperò con tutto il cuore che quello che lui stava per dirle, fosse quello che più desiderava. Che le confessasse che la trovava bella, unica e che si fosse innamorato di lei. Sarebbe stato perfetto. Del resto perché avrebbe dovuto chiederle di cenare insieme, se non per quello. Forse si era accorto proprio quel giorno dei sentimenti che provava per lei. E come aveva detto Gaia, era sincero...
 "Non è un segreto, non proprio... È qualcosa che mi riguarda! E voglio che tu sia la prima a saperlo! Lo sai che con te è tutto più facile! Sei l'unica con cui mi piaccia parlare!"
 "Allora dimmelo! Sono sicura sia qualcosa di bellissimo se riguarda te!"
 "Dolce e solare Francesca..."
 "Sono pronta ad ascoltare tutto quello che hai da dirmi!"
 Il suo sorriso luminoso e sincero lo fece sorridere, le accarezzò una guancia e le prese la mano baciandogliela. Il cuore della ragazza sembrava impazzito, era vero... Lui si era innamorato di lei!
 "Conto di laurearmi tra qualche mese. In realtà se potessi mi piacerebbe laurearmi prima, ma lo sai, no? I tempi accademici vanno rispettati e anche se ho praticamente la tesi pronta e potrei dare gli ultimi esami domani, devo aspettare i tempi previsti..."
 "Beh, non lo so, ma che importanza ha?"
 "Qualche mese fa ho inviato il mio curriculum accademico e qualche progetto a Boston, al MIT. Voglio prendere lì il mio dottorato. L'istituto mi darebbe una borsa di studio... Sono interessati ad alcune idee... Uno dei docenti, il professor Forbes, mi ha contattato qualche settimana fa, dicendo che potrei andare anche subito, addirittura prima della laurea, ma ho pensato fosse meglio fare le cose per bene!"
 "Non ho capito, Chicco!"
 "Voglio andare negli Stati Uniti per prendere il master in ingegneria meccanica. Mi si aprirebbero tutte le possibilità! Il MIT è uno degli atenei più importanti del mondo..."
 Le girava la testa. Non riusciva a capire cosa stesse dicendo!
 "Chicco... Vuoi andare via?"
 "Sì! Almeno per un paio d'anni! Il problema è dirlo ai miei! Mio padre non mi rivolgerà più la parola! Lo sai, no? Continua a blaterare perché prenda il suo posto in quella dannata società! Ma io non capisco nulla di affari! Nulla! E non mi interessa quello che fanno! Con lui ho già avuto un mare di contrasti per la scelta della facoltà. Per fortuna mio nonno era dalla mia parte... Ma ora che lui non c'è più, impazzirà!"
 "Ma forse... Forse dovresti pensare anche a lui!"
 "Mia sorella è un'economista nata! Tra qualche anno prenderà lei il posto di mio padre! E poi ci sono Giulio, Edo e tuo fratello! Anche loro intraprenderanno la strada degli affari! Io invece voglio progettare qualcosa a cui nessuno ha mai pensato! Voglio che il mio nome non venga associato a questa città, alla finanza... Voglio percorrere la mia strada a modo mio! Io voglio fare l'ingegnere! Non l'uomo d'affari!"
 "E non puoi farlo qui? Forse tuo padre lo accetterebbe..."
 "Sì, potrei... Ma vedi, in quel posto insegnano dei premi Nobel... I migliori ingegneri provengono da lì... È un'occasione, lo capisci?"
 "Sì... Sì, certo!"
 "Sapevo che mi avresti appoggiato! Io credo che anche tu troverai la tua strada lontano da qui! Noi non siamo come loro! Noi siamo diversi!" 
Il suo telefono squillò e prima di rispondere, le sorrise.
 "E questo credo sia tuo padre e se non ti riporto a casa subito, mi cercherà per tutta la città per uccidermi! Andiamo?"
 "Sì..."
 Prima che lei aprisse la porta di casa sua, Riccardo le diede un bacio sulla fronte.
 "È stata una giornata bellissima! Quando ne hai voglia, dimmelo! I miei amici ti trovano deliziosa... Come dar loro torto? Sei la mia farfallina! Grazie, piccolina! Per oggi e per la chiacchierata!"
 "Grazie a te! È stato bello!" 
Poi corse in casa, senza salutare nessuno, si chiuse nella sua camera e pianse, come troppo spesso faceva, quando passava il suo tempo con lui.

 "È successo qualcosa quella domenica?"
 "Ma no! Assolutamente! Ve l'avrei detto!"
 "Riccardo, forse uno dei tuoi amici l'ha fatta rimanere male, in qualche modo..."
 "No, vi garantisco che si è divertita! Ha passato la maggior parte del tempo a ridere e scherzare con Gaia. So che l'ha anche cercata, ma lei non ha risposto. Vi assicuro che se è successo qualcosa, non è stato quel giorno, ma perché me lo chiedete?"
 "Perché dopo essere tornata quella sera, si è chiusa in camera a piangere! Esce solo per andare a scuola e il preside ci ha comunicato che passa le ore in una sorta di stato apatico. Quando è a casa sembra assente e... Siamo un po' preoccupati!"
 "Forse... Forse è colpa della persona di cui è innamorata! Voi sapete chi è?"
 "Certo che lo sappiamo, Riccardo! Lo sanno tutti di chi è innamorata! È per questo che ti stiamo chiedendo se per caso quel giorno è successo qualcosa che la possa avere scossa!"
 "Anche voi credete sia innamorata di me? Vi sbagliate! Lei mi ha confessato di essere innamorata di un uomo... Non ho idea di chi sia!"
 "Riccardo, quell'uomo sei tu! Per lei non sei un amico, un fratello o altro!"
 "Zia... È una bambina..."
 "Riccardo, non ti stiamo accusando di niente! Sappiamo bene che le sei affezionato, che la adori! Sappiamo che il tuo interesse è quello di un fratello maggiore, ma credimi, per lei le cose sono diverse!"
 "Posso provare a parlarle?"
 "Non so se sia il caso... Forse è meglio di no! Vorremmo chiederti di stare un po' lontano, di non cercarla! Magari se ti allontanassi un po', riuscirebbe a trovare un po' di serenità! Ora che è arrivata l'estate, non sarà difficile! Tua madre mi ha detto che starai in giro per gli Stati Uniti per tre mesi..."
 "Sì... Però io non credo sia come dite voi! Noi parliamo di tutto! Non abbiamo segreti e... Lo capirei se fosse innamorata di me!"
 "No, non lo capiresti, perché la vedi solo come una bambina. La vedi incapace di avere dei sentimenti maturi. Credi che lei ti sia amica, che ti ascolti solo perché vi conoscete da sempre, ma lei non è più una bambina... È cresciuta! È una giovane donna senza esperienze, senza malizia e aggrappata al suo sogno... E il suo sogno sei tu!"
 "Zia, posso parlarle, solo un momento! Ti giuro che non voglio farle del male! La saluterò e poi non mi vedrà per tre mesi! Lei, per me, è importante!"
 "È in camera sua..."
 Aveva bussato, ma non aveva risposto, così era entrato piano, cercando di non essere invadente.
 "Ciao farfallina, sei a letto a quest'ora?"
 "Vai via!"
 "Piccola, volevo solo salutarti... Dopo domani parto per gli Stati Uniti..."
 "Non mi importa! Vai via!"
 Rimase a guardarla per qualche istante accarezzandole le spalle nascoste sotto le coperte.
 "Farfallina, mi dispiace non riuscire a contraccambiare quello che provi per me! Ma tu sei importante e non voglio farti soffrire!"
 Sentì i singhiozzi e pensò di essere stato uno stupido a non averla capita. Si sentì in colpa per non aver ascoltato sua sorella.
 "Non volevo farti del male! Non volevo illuderti! Però... Farfallina, io... Mi si spezza il cuore pensando che stai male per me! Davvero, non ne vale la pena! Io non sono il principe azzurro che credi!"
 Lei non smise di piangere e cercò di nascondersi ancora di più sotto le coperte.
 "Vuoi guardarmi solo per un momento?"
 Lei non gli rispose e non si mosse dalla sua posizione.
 "Io... Io non sono innamorato di te, non ho mai pensato a te come... In quel modo! Ma ti giuro che nessuno è importante come te! Sei davvero l'unica persona a cui mi senta vicino! Posso dirti ogni cosa e... E non voglio perdere quello che abbiamo! Però... Però a te tengo davvero e se quando ci vediamo, tu ci stai male... Se questo significa vederti star male, mi farò da parte! Eviterò di vederti e starò lontano da te! Prima o poi anche tu mi vedrai per quello che sono!"
 "E... E chi sei?"
 "Solo il tuo fratellone che vuole scappare da tutto e da tutti! Che non sa quello che vuole ma che sa di non poterlo trovare qui! Io andrò via! Tu lo sai! E tu... Tu sei così piccola!"
 "Vai via! Non voglio più vederti! Io ti odio!"
 "Mi fai male quando dici queste cose! Perché se mi odi, io perdo qualcosa!"
 Lei, buttando all'aria le coperte e mettendosi seduta sul letto, lo guardò con astio. Lui la vide, forse per la prima volta in vita sua. Aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime, i capelli arruffati e spettinati e indossava una canottiera rosa. Non aveva mai notato quanto fosse cresciuta. Nemmeno quando l'aveva vista in costume, quella domenica al lago. Eppure sotto quella conottiera in cotone, si intravvedevano le sue forme solo accennate e distolse lo sguardo, quasi imbarazzato. Era bella e non come la bambina che conosceva.
 "Non ti ho chiesto di venire qui! Non ti ho chiesto nulla! Puoi andare via anche adesso! Puoi evitare di vedermi e puoi andartene al diavolo! Io non smetterò mai di odiarti! Anzi, lo sai cosa ti dico? Che per me non esisti più! Vai a raccontare i tuoi segreti a qualcuno che non sono io! Non mi interessa sapere più niente! Spero di non vederti mai più e adesso vai via!"
 Poi tornò a nascondersi sotto le coperte cercando di non ascoltarlo più.
 Lui rimase fermo per qualche minuto, cercando di trovare le parole per sistemare tutto, ma non gli venne in mente nulla.
 Si alzò e prima di uscire la salutò.
 "Ciao farfallina! Mi dispiace tanto! Davvero!"
 Poi tornò da sua zia e le chiese scusa per non aver capito prima quello che lei provava! Assicurò che non avrebbe più fatto nulla per alimentare le sue speranze e che nulla di quello che aveva fatto era per farle del male. 
 "Le passerà, tesoro! Non è colpa tua! Vedrai che per quando sarai tornato dalle vacanze, si sarà dimenticata di tutto!"
 "Ti garantisco che lei è... Io non lo so, ma è davvero la persona a cui tengo di più! La sento più vicina di mia sorella, e anche se considero Giulio un amico vero, lei è... Per me lei è... Mi mancherà tanto parlare con lei! Sa sempre farmi sorridere, anche quando tutto va male!"
 "Oh, Riccardo! Questa lunga vacanza farà bene anche a te! Ora vai e non pensare più a lei! È una ragazzina che ha ancora tanto da imparare!"

 E non aveva più pensato a lei. Durante la vacanza si era divertito e aveva vissuto ogni istante del viaggio. Non si era sottratto a nessuna esperienza che si era presentata e poi era andato a Boston. Quella sarebbe stata la sua meta. Avrebbe vissuto lì non appena finita l'università ed era completamente preso da se stesso e da quello che si aspettava dalla vita. 
 Quando era tornato a casa, nemmeno si ricordava di quel piccolo turbamento provato quel pomeriggio nella sua camera e poi lei sembrava cambiata. Sempre un po' triste e sola, ma distaccata anche da lui. Lo aveva salutato con gentilezza, sorridendogli ma senza trasporto. E a lui andava bene. Si era ripromesso di non cercarla né di ritrovare la confidenza che li univa. E poi erano cominciati i problemi con la famiglia. Suo padre non aveva preso bene la sua decisione di andare a Boston e le liti e i contrasti erano all'ordine del giorno. Liti furiose in cui entrambi si dicevano cose difficili da digerire. Si era staccato sempre di più dalla famiglia e praticamente non vedeva più quasi nessuno. 
 E nessuno era presente il giorno in cui discusse la tesi. Solo lei. Aveva marinato la scuola e senza dirlo ad anima viva, si era sistemata in un angolo, cercando di non farsi vedere.
 Era l'unica che non aveva voluto mancare. Per lei, lui, era tutto. 
 "Francesca..."
 "Ciao... Io... Non volevo essere invadente!"
 "Aspetta... Non andare via!"
 Salutò alcuni amici e dei docenti che si complimentavano per il risultato e tornò di corsa da lei.
 "Cosa fai qui? Perché non sei a scuola?"
 "Beh... Io... Io volevo vederti! So che è un giorno così importante..."
 "Chi ti ha detto che oggi avrei discusso la tesi?"
 "Domenica tuo padre parlava con il mio... Era triste! So che avete litigato e che non gli avevi nemmeno detto quando ti saresti laureato... È per questo che non c'è nessuno!"
 "Sì, ho preferito che non ci fosse nessuno della mia famiglia, ma tu come lo sapevi?"
 "L'ho chiesto a Gaia... Non arrabbiarti con lei! Non le ho detto niente! E lei è sempre così gentile con me! Ma vado via subito! Non volevo nemmeno che mi vedessi!"
 "No! Sono contento tu sia qui! Davvero!"
 "Ora vado! Sei stato davvero bravo, sai? Buona giornata!"
 "Ehi, farfallina, resta con me oggi! Vuoi andare al lago?"
 "No... Non posso!"
 "Grazie, piccolina!"
 Gli sorrise e si allontanò, mentre lui continuava a guardarla sorpreso. Lo aveva lasciato senza parole. 

 La festa che aveva organizzato al piccolo porticciolo dove era ormeggiata la sua barca, era divertente, ma lui era seduto in disparte, scomposto, con una sigaretta, a guardare il lago scuro. 
 "Ehi, capitano, cosa fai qui, assorto nei tuoi pensieri?"
 "Hai detto tu a Francesca di oggi?"
 "Non avrei dovuto? So che hai qualche problema con i tuoi, ma mi ha stupito che a lei tu non l’avessi detto..."
 "Non parliamo più da tanto!"
 "Credevo sarebbe venuta..."
 "Gliel'ho chiesto, ma non ha voluto! Meglio così, almeno non ho dovuto spiegare ai suoi genitori la ragione di questa festa…"
 "Meglio così... Ma ti dispiace!"
 "Ma no! Figurati!"
 "Perché non lo ammetti che ti piace e anche tanto!"
 "Gaia... È una bambina! Credi che possa piacermi? Sarebbe come se mi piacesse mia sorella!"
 "Non dire sciocchezze! Non è tua sorella e il mese scorso ha compiuto 18anni!"
 "Lo scorso mese era il suo compleanno?"
 "Sì! Lo so che lo hai dimenticato! Non è stato un compleanno molto allegro in realtà!"
 "Ti ha invitato?"
 "No! Perché non ha fatto alcuna festa! Semplicemente ci siamo viste per un gelato quel giorno, mi ha detto che era il suo compleanno solo quando ci siamo salutate! È sempre stata tanto triste e sola?"
 "È sempre stata così..."
 "Vi somigliate!"
 "No... Non credo!"
 "No? Lei non ha detto a nessuno del suo compleanno e non ha voluto festeggiarlo. E tu non hai nemmeno detto ai tuoi che oggi ti sei laureato. Stai festeggiando qualcosa di importante, un traguardo e un successo che pochi riescono ad avere e invece di pensare a divertirti, pensi a lei che non ha voluto essere qui!"
 "Era solo una curiosità... Oggi non mi aspettavo di vederla e... E niente! Tutto qui!"
 "È cresciuta, sai? Ti sei accorto quanto sia diventata bella?"
 "No! Non me ne sono accorto! Per me lei è come prima! Alta e carina, una bambina!"
 "Alta, carina, una bambina... Ricky, sei intelligente come nessuno! Bello, simpatico, brillante. Tutte le università più importanti vorrebbero che conseguissi il dottorato con loro, eppure sembra tu sia un povero idiota! Almeno ti sei accorto che è cotta di te?"
 "Lo scorso anno... Prima delle vacanze! Sì! Certo! Non sono stupido! Ma quando sono tornato non è stato tanto difficile tenerla a distanza! Lei non mi ha più cercato, io non l'ho cercata. Non voglio farle del male! E sono sicuro che le sia passata!"
 "Già... Forse è vero! E poi presto partirai e non vi vedrete per un bel po'..."
 "Sì, infatti!"
 "Cerca di divertirti stasera! È la tua festa e lo meriti!"
 "Come va con Marco?"
 "Bene, capitano! Tanto bene che non ho intenzione di venire a letto con te!"
 "Non te l'ho chiesto..."
 "Non ne hai bisogno! Falle un piccolo regalo, se vuoi renderla felice!"
 "Di cosa parli?"
 "Lo sai benissimo!"

 Era rincasato il mattino dopo. Nella sua camera, sul letto, c'era un pacchettino incartato male, senza alcun biglietto. Dopo essersi fatto un bagno, raggiunse la madre che stava dando indicazioni alla governante.
 "E questo cos'è?"
 "Un regalo, credo! Lo ha portato Francesca, ieri!"
 "È venuta qui?"
 "Sì, ma non si è fermata! Non l'abbiamo nemmeno vista in realtà! Ha dato il pacchetto a Lucia e te lo abbiamo lasciato in camera... Tesoro... Tuo padre è molto stanco della situazione che si è creata!"
 "Mi sono laureato ieri, mamma!"
 "Cosa... Cosa stai dicendo? Perché non ce lo hai detto!"
 "Sapevate che dovevo solo discutere la tesi!"
 "Il regalo è per la laurea? L'hai detto a Francesca? Le hai imposto di non dire nulla?"
 "Sì, credo che il regalo sia per quello e no! Non gliel'ho detto! L'ha saputo da un'amica! Quindi ha taciuto perché ha voluto, non gliel'ho chiesto io! Non sono abituato a plagiare una bambina!"
 "Tesoro, che cosa ti sta succedendo? Perché sei diventato così intollerante nei nostri confronti. Dovresti parlare a tuo padre... Lui ti ama con tutto il cuore e ti capirebbe!"
 "Mamma, ci ho provato! Ma il fatto che non abbia alcun interesse a diventare il dirigente che ha sempre sognato, gli impedisce di capirmi!"
 "Riccardo, dove stai andando?"
 "Torno nella mia camera..."
 In quel momento non era interessato a discutere con sua madre. Non voleva discutere con nessuno. Pensava a quel regalino e non vedeva l'ora di aprirlo. La sua farfallina, era sempre capace di stupirlo. Era così fresca e piena di attenzioni. Si pentì di non aver insistito perché lei partecipasse alla sua festa. Era quella che più di tutti avrebbe voluto vicino. Si sdraiò sul letto e prima di aprire il regalo guardò il modo in cui lo aveva incartato. Sorrise, non era molto brava. La immaginò mentre si impegnava, ma il risultato raggiunto era, quantomeno, approssimativo. 
 Il pacchetto conteneva un flacone del suo profumo preferito. Sorrise pensando che non le aveva mai detto quale fosse. La piccola Francesca era davvero speciale. Forse doveva seguire il consiglio di Gaia e farle un regalo per i suoi diciotto anni, ma gli sembrava fosse una sorta di ripiego, come se farglielo sminuisse il suo Gesto. Come se fargli un regalo fosse quasi un modo per sdebitarsi del suo. Eppure sentiva che doveva fare qualcosa per ringraziarla. Del regalo e per la sua presenza il giorno della laurea. E poi... E poi aveva voglia di vederla.

 "Zia, lo scorso mese era il compleanno di Francesca, non è vero?"
 "Già! Non ha voluto nessuna festa... Forse aveva paura che nessuno partecipasse, sai che non ha molti amici! Te lo sei ricordato solo ora?"
 "Sì... Mi dispiace averlo dimenticato! Davvero! Il fatto è che ci sono un po' di problemi... Sono certo che mia madre te ne abbia parlato!"
 "Sì, mi ha detto anche della tua laurea... Congratulazioni, ma scusami se te lo dico, se vuoi cercare di risolverli i problemi, escludere la tua famiglia, non è il modo migliore!"
 "Sì, lo so! Sono imperdonabile e ho già chiesto scusa a mio padre... Marcella, credi che potrei chiedere a Francesca di uscire a cena?"
 "Tu e lei?"
 "Se temi che le possa fare del male, ti assicuro che non è così! Vorrei chiederle scusa per aver dimenticato di farle gli auguri!"
 "Mi fido di te! So che non vuoi farle del male! Ma Francesca è fragile... E io proprio non credo sia una buona idea!"
 "Pensi... Pensi che sia ancora innamorata?"
 "Non lo so! Lei non parla mai, né con me, né con suo padre. Sai bene che non ha molti amici e quei pochi sono tutti come lei... Un po' silenziosi, ombrosi. Però non è molto importante! Anche se la cotta per te le fosse passata, forse è meglio lasciare le cose come stanno!"
 "Forse sì... Però vedi, io a lei tengo davvero! E ti assicuro che mi manca!"
 "Oh, ma io non ne dubito. Solo che tu sei un uomo! Presto partirai, sei sicuro di te stesso e non hai bisogno di lei. La mia bambina invece, è confusa e ha bisogno di essere protetta. Io sono sua madre e preferisco che tu non le chieda di cenare con te! So che non hai intenzione di alimentare le sue fantasie, che forse non esistono più, ma sono sicura che basterebbe poco perché cominci a chiudersi più di quanto già non faccia!" 
 "Come vuoi zia! Non voglio confonderla! Dille che le voglio bene!"
 "Lo sa! Ma se ha ancora qualche fantasia su di te, le farebbe male saperlo e se non fosse più interessata, non cambierebbe molto!"
 "Buona serata zia!"
 "Ciao Riccardo!"

 Era strano che proprio lei gli mancasse tanto. Presto sarebbe partito. Sarebbe andato lontano dalla sua città, inseguendo il suo sogno. Non passava giorno che non litigasse con suo padre, e sua madre, nonostante tutto, non riusciva a capirlo fino in fondo. Del resto anche lei era convinta che la sua decisione fosse egoista e lo avrebbe preferito vicino, a dirigere le loro compagnie. Edo era solo un bambino e Camilla non solo non lo capiva, ma lo biasimava semplicemente perché faceva soffrire il suo papà. 
Se solo avesse potuto parlare un po' con la sua farfallina, forse avrebbe avuto un po' di serenità, forse non si sarebbe sentito solo e respinto. Lei gli sarebbe stata vicina, come sempre, anche solo guardarla sorridere gli sarebbe stato d'aiuto. Ma sua zia aveva ragione, Francesca era sempre stata strana, fragile. Forse lui l'avrebbe confusa o addirittura fatta soffrire, e lui proprio non voleva che lei soffrisse. Era davvero l'ultima cosa che voleva. 
Solo qualche giorno e avrebbe trovato tutto quello che cercava. Non vedeva l'ora di andare via. Senza le pressioni della sua famiglia, avrebbe ottenuto tutto ciò che desiderava e avrebbe smesso di avere bisogno di una bambina per trovare un po' di tranquillità.
 Nonostante il suo proposito, però, non riusciva a fare a meno di pensare a lei. Voleva vederla. Il suo sorriso appena accennato, il suo regalo, lo tormentavano. Aveva bisogno di parlare con lei, anche solo per un momento. Si stupì di se stesso. Perché non era per fare un favore a lei, era lui, che sentiva la necessità di vedere quel suo sorriso dolce, che sembrava essere il solo che riuscisse a tranquillizzarlo.
E poi... Poi il sogno che faceva da qualche notte lo turbava. Era un sogno bello e dolce, proprio come lei. La sognava con una canottiera rosa, sorridente, mentre lo abbracciava. E durante il sogno, le sensazioni che provava, erano inaspettate. Lui la stringeva e le accarezzava la schiena e le baciava la spalla. Era sempre uguale quel sogno, era bello e quando si svegliava sperava solo, che la notte successiva, quel sogno continuasse. Era impazzito? Francesca era una bambina, la sua farfallina!
 Aveva parcheggiato l'auto poco lontano dall'ingresso della sua scuola. Aveva aspettato più di mezz'ora perché uscissero. Non appena la vide, con il suo solito zaino, i suoi jeans e la maglietta troppo larga, scese dall'auto e fece per raggiungerla. Non sapeva cosa le avrebbe detto, né perché fosse tanto contento, ma sul suo viso si era dipinto il sorriso. Si fermò prima che lei lo vedesse. Sua sorella l'aveva chiamata e si erano fermate a parlare. Erano così diverse. Avevano la stessa età, ma nonostante Francesca, fosse molto più alta, sembrava che Camilla fosse più grande. Sua sorella era truccata, con una camicia senza maniche, aderente, i pantaloni scuri e delle scarpe eleganti. Aveva una borsa all'ultima moda e anche lo zaino per i libri era un modello esclusivo. Camilla le diceva qualcosa che sembrava non interessarle molto. Poi si allontanarono insieme. Camilla sorrideva e salutava tutti, chissà cosa avrebbe pensato il loro papà, se avesse visto il modo in cui i ragazzi la guardavano. Era strano. Camilla era carina, ma Francesca... Lei era... Nessuno sembrava accorgersi di lei. Invece lui avrebbe dato qualsiasi cosa per portarla via da lì, portarla al lago e passare tutto il pomeriggio con lei. Continuò ad osservarla, fino a quando scomparve dentro l'auto di Giulio. 
 Risalì sulla sua macchina e guidò nella stessa direzione dell’amico. Non vedeva più la sua auto, forse li avrebbe rivisti tutti e tre a casa. Invece si rese conto, che stava guidando verso il centro sportivo in cui lei si allenava. Evidentemente l'avevano accompagnata la.
 "Ehi, farfallina..."
 Si girò, stupita, fermandosi a guardarlo qualche secondo prima di tornare sui suoi passi e raggiungerlo. 
 "Ciao, Chicco!"
 "Vuoi un passaggio?"
 "No, sto andando ora a nuotare, poi passerà il papà a prendermi!"
 "E non puoi venire con me a fare un giro?"
 "Oh... È successo qualcosa?"
 "No... No, io... Volevo ringraziarti per il regalo... Quello per la laurea!"
 "Era solo un pensiero!"
 "È il mio profumo preferito..."
 "Sì, lo so! Senti, Chicco, sto facendo tardi! Ci vediamo..."
 Si voltò e fece per andare via, lasciandolo interdetto. Aveva sperato di vederla felice di vederlo, sperava gli avrebbe chiesto di andare da qualche parte, invece se ne stava andando. Le prese la mano e la fermò.
 "Farfallina..."
 Sollevò gli occhi su di lui, incuriosita e forse un po' confusa.
 "Io... Ti chiedo scusa se ho dimenticato il tuo compleanno!"
 "Era quasi due mesi fa! Non ho fatto una festa come quella che farà tua sorella!"
 "Mi dispiace!"
 "Non mi piacciono le feste, lo sai!"
 "Non per la festa... Solo per non averlo ricordato!"
 "Non è importante!"
 Invece lo era. Lo era per lui.
 "Chicco, non ti ho fatto un regalo perché tu ti sentissi in dovere di contraccambiare in qualche modo! Davvero!"
 Non era per quello, era lì perché aveva solo voglia di vederla, di dirle che lei gli mancava. Voleva solo parlare. 
 "Ciao, Chicco!"
 Si liberò con dolcezza dalla sua stretta, lasciandogli la mano e senza voltarsi, raggiunse l'ingresso del centro sportivo. Prima di chiudersi la porta alle spalle si girò e lo guardò, sollevò una mano e lo salutò sorridendogli. 
 Rimase qualche istante fermo, nella speranza tornasse da lui. Era deluso. Nemmeno lui sapeva spiegarsi perché, ma aveva sperato di parlare con lei, di raccontarle come si sentiva, quello che provava. Mancavano solo poco meno di due settimane alla sua partenza per Boston, e aveva sperato che il clima, in casa sua, migliorasse. Invece suo padre si era chiuso in un silenzio glaciale e la madre non faceva altro che biasimarlo per quella scelta. 
Ma che diavolo ci faceva lì? Aveva solo bisogno di parlare e lei sapeva ascoltare. E capire. Era solo una ragazzina, ma era bello parlare con lei. E poi... Poi sapeva bene che lei pendeva dalle sue labbra. Sì, era lì soprattutto per farla felice. Evidentemente si era sbagliato. La cotta per lui, era sicuramente passata. Magari si era già innamorata di qualcun altro. Mentre si dirigeva alla sua auto compose il numero di un'amica.
 "Jasmine, come stai?... Anche io... Anche tu mi sei mancata, sono stato un po' impegnato... Che ne diresti di passare qualche giorno al lago?... Sì, sulla mia barca!... Ma certo che andremo in quel locale... Passo a prenderti tra un paio d'ore!"
 Sarebbe andato via dalla città per qualche giorno. Aveva bisogno di non pensare ai suoi problemi. Sperava di farsi consolare da una bambina, ma non aveva bisogno di una sorella, ma di un'amante, bella e disponibile come Jasmine.
 Cosa aveva fatto? Perché lo aveva lasciato lì, solo? Corse fuori, con le scarpe da ginnastica slacciate, e l'accappatoio sopra il costume. Aprì la porta di vetro e sperò di vederlo ancora là... Lo cercò, quasi piangendo, ma era andato via. Voleva passare un po' di tempo con lei ed era scappata. Che cosa le era saltato in mente? La sua allenatrice la chiamò, irritata. Era in ritardo e doveva sbrigarsi. Chiese scusa alla donna e le ubbidì. Lo avrebbe chiamato quella sera.
 Non vedeva l'ora di rimanere sola. Dopo cena i suoi genitori si erano intrattenuti più del solito a chiacchierare con lei, o forse era solo una sua impressione, ma quando finalmente, andarono a letto, fu libera. 
 Lo chiamò un paio di volte, ma non aveva risposto. Sconsolata gli inviò un messaggio.
 "Chicco, scusa per oggi... Se ti va possiamo vederci domani... Mi piacerebbe tanto! Ti voglio bene. La tua farfallina."
 Aspettò una risposta per tutta la notte e per tutta la mattina. Aveva letto il messaggio, ma non le aveva scritto nemmeno un saluto. Avrebbe scoperto solo la domenica, che era al lago, e anche se i suoi zii non lo avevano detto, sapeva che non era solo. Soffriva così tanto. 
 Lei lo aveva chiamato un paio di volte, ma lui nemmeno aveva visto le chiamate. Stava cenando con una ragazza bella, allegra, che gli avrebbe dato quello che voleva. La stava corteggiando, anche se non ne aveva bisogno. Ma adorava guardare le donne che si innamoravano di lui solo per una parola o per un gesto. Era un gioco seducente e divertente. Non le prendeva in giro. Ogni parola che usciva dalla sua bocca era vera. Non le illudeva. Era sempre chiaro. Poi erano tornati sulla sua barca e avevano fatto l'amore senza aspettare di raggiungere la cabina. Aveva preso in mano il telefono, più che altro per vedere se ci fossero telefonate di suo padre. Invece c'erano le sue e il suo messaggio. Lo aveva guardato per qualche secondo... Era indeciso se risponderle, ma che senso aveva? Era proprio una bimba capricciosa e viziata. E poi quel senso di inquietudine era passato. In fondo non era lei di cui aveva bisogno. Il sogno che lo tormentava, non era altro che uno strano gioco della mente, senza nessuna importanza. Doveva solo distrarsi un po' e la ragazza sdraiata accanto a lui era la migliore delle distrazioni. Buttò il telefono ai piedi del letto e si girò verso Jasmine, che dormiva. Si alzò e salì in coperta, guardando il lago e le luci dei paesi che lo circondavano. Era bellissimo e si sentiva in pace.
 Lei invece si disperava. Presto lui sarebbe partito e non l'avrebbe visto per tanto tempo. Aveva buttato via l'occasione per stare con lui, anche solo per poco. Non l'aveva più cercata. Si sentiva in imbarazzo a chiedere di lui, le faceva male essere presa in giro, così provò a chiamarlo di nuovo. 
 "Ciao, Fran!" La sua voce era sempre bellissima, dolce, ma era distante.
 "Ciao... Ciao Chicco! Sei ancora al lago?"
 "No, sono tornato ieri... Parto tra qualche giorno..."
 "Lo so! Chicco... Non ci siamo più visti, scusa per l'ultima volta!"
 "Non preoccuparti. Mi sentivo in colpa per non averti nemmeno fatto gli auguri e tu invece sei stata tanto gentile! Tutto qui! Se per te non è un problema, meglio così!"
 "Possiamo vederci... Oggi o domani! Quando vuoi!"
 "Non posso! Sto sistemando ogni cosa, devo vedere qualche professore e alcuni amici e devo salutare anche altre persone..."
 "Oh... Non vuoi salutare anche me?"
 "Ma sì, certo! Ci vedremo alla cena a casa dei miei, la sera prima di partire... Fran, scusa ma adesso devo lasciarti!"
 "Scusa, Chicco!"
 "Farfallina, non devi chiedermi scusa! Davvero!"
 "Forse volevi parlare con me..."
 "No... Davvero! No! Era solo perché mi sentivo in colpa. Tutto qui... Fran, ci vediamo a casa dei miei per la cena!"
 "Ciao..."
 Lui riattaccò il telefono, prima di sentirla dire che lo amava. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Si chiese perché. Sapeva molto bene che lui non era interessato a lei, eppure si sentiva sempre più sola per quell'indifferenza. Quel pomeriggio le era sembrato che lui avesse bisogno di lei, anche solo un po', invece si era illusa, come sempre. E mancavano solo quattro giorni alla sua partenza. Forse la distanza glielo avrebbe fatto dimenticare. Perché era stanca. Anche a lei sarebbe piaciuto avere una vita come tutti gli altri. Come quella di Camilla, innamorata di suo fratello, Giulio, che la ricambiava. O come quella delle sue compagne. Era stanca di pensare a lui ogni giorno, ogni istante. Ed era sempre stato così. Non vedeva l'ora se ne andasse. 
 Non era vero, si sentiva male alla sola idea di non vederlo per tanto tempo. Le sembrava di impazzire. Era corsa da lui, Lucia le aveva detto che era nella sua camera e senza nemmeno bussare era entrata, come aveva fatto tante volte. Lui stava preparando le sue cose, alcune valige erano già pronte e lei provò un forte dolore allo stomaco.
 "Farfallina... Che ci fai qui?"
 "Io... Niente! Posso... Posso tenerti un po' di compagnia mentre prepari le tue cose? Non parlerò nemmeno se non lo vuoi!"
 Lui rise e si sedette sul letto.
 "Vieni qui, piccolina!"
 Lei si avvicinò, quasi con timore e si mise seduta accanto a lui, senza guardarlo. Le diede una lieve spallata, guardandola.
 "Che cos'hai?"
 "Niente... E tu? Tu come stai?"
 "Eccitato, agitato, nervoso! Ma immensamente felice! Non vedo l'ora di prendere quell'aereo!"
 "Sarai il migliore di tutti!" Aveva sorriso, ma la voglia che lui aveva di andare via, era terribile.
 Era dolce, come sempre. Le diede un bacio sulla guancia e la ringraziò. Poi la abbracciò e lei si lasciò andare a quell'abbraccio che per lei significava tutto. Piano scivolarono sul letto, quasi senza accorgersene. Il suo calore la avvolgeva e la faceva sognare. Lui invece era sereno, si sentiva bene, in pace. Non riusciva a vederle il viso, lei lo teneva schiacciato al suo petto. Non lo abbracciava, rannicchiata tra le sue braccia, lasciava fosse lui a stringerla. Pensò che sarebbe stato difficile riuscire a stare così bene lontano da... Da lei. La tenne stretta a lungo. Erano immobili, lei era persa in quelle sensazioni e lui non riusciva a lasciarla andare. Furono i rumori che arrivarono dal soggiorno a destarli dal loro dolce torpore. Edo era rincasato e chiamava il fratello. Lei balzò seduta sul letto, rossa e imbarazzata, completamente confusa. E prima che il fratello entrasse nella sua camera, anche lui si mise seduto, altrettanto confuso.
 "Farfallina, va tutto bene?"
 Ma lei, non riuscendo a sostenere il suo sguardo, corse fuori dalla camera, scappando perché non potesse leggere nei suoi occhi l'amore e la disperazione, lasciandolo solo, perplesso e quasi... Si sentiva strano, la sua farfallina era andata via, quasi spaventata, lasciando su di lui un profumo dolce, un profumo da donna. Strizzò gli occhi, passò una mano sui capelli e, in quei giorni, cercò di non pensare a lei e al sogno che sembrava avesse vissuto davvero.
 Sarebbe rimasta sola. Senza di lui nulla aveva senso. Si era illusa? Eppure, su quel letto, le era sembrato che anche lui avesse bisogno di lei. Pochi giorni e sarebbe andato via. Tutto sarebbe cambiato, la sua vita, senza di lui, le sembrava inutile e infelice.

 Era partito il giorno prima e lei sentiva ancora il suo sapore sulle labbra. Riviveva il momento in cui si erano baciati continuamente. Era successo davvero? Gli mancava come l'aria. Lei gli aveva sfiorato le labbra con le sue, era sicura che lui l'avrebbe allontanata, invece quando si era spostata per scappare via, l'aveva trattenuta e le aveva dato il suo primo bacio. Le venivano i brividi pensando a quel momento. Era stato dolce. Era stato strano. Sapeva come si baciava, ma era stato diverso da come lo aveva immaginato. Si sentiva quasi a disagio ripensando a quella sensazione. Si sdraiò sul letto e nascose la testa sotto il cuscino, arrossendo. Le aveva detto che non avrebbe mai dimenticato quel bacio. E lei non avrebbe mai dimenticato la sensazione di stringerlo tra le braccia. Il suo profumo, il battito del suo cuore e il calore che aveva provato, erano ancora vivi, come se fosse appena successo. Le sue labbra sulle sue e poi... E poi lui che le aveva fermato il viso con le mani avvicinandola di nuovo a sé, sorridendole e l'aveva baciata. Le sue labbra che cercavano le sue, e poi la sua lingua che si insinuava nella sua bocca. Le sembrava di essere l'unica al mondo ad aver provato quell'esperienza, le sembrava che nessuna donna potesse aver vissuto quello che aveva vissuto lei. Eppure Chicco aveva avuto molte ragazze e sapeva bene che era andato a letto con loro, ma era come se non le considerasse, come se quel bacio avesse cancellato tutto il passato. Come se lui, non avesse mai dato un bacio a nessuna, come lo aveva dato a lei.
 Era completamente sopraffatta e... E infelice! Era più sola che mai! E quel ricordo non le bastava più! Voleva riviverlo, quel ricordo. Lui era lontano solo da un giorno e lei non aveva la minima idea di come andare avanti. Avrebbe dato qualsiasi cosa per raggiungerlo! E ci aveva provato in tutti i modi per convincere le persone a cui era legata ad andare da lui.
 "Cami... Perché non andiamo?"
 "Perché non voglio passare le vacanze con mio fratello! Voglio andare al mare! Con Giulio! E poi devo preparare l'esame di ammissione all'università! Devo studiare e dovresti farlo anche tu! Dopo il diploma, mi prenderò qualche settimana di vacanza e poi comincerò a pensare all'università! Punto! Comunque credi che a lui importi qualcosa? Gli saremmo di peso! E poi visto il modo in cui si è comportato con papà, non ho alcuna voglia di vederlo! Ci odia! Crede di essere migliore di tutti noi! E se credi che per lui tu sia qualcosa di diverso, ti sbagli! Sei ridicola a continuare a coltivare le tue speranze! Trovati un ragazzo anche tu!"
 "Perché mi tratti sempre in questo modo? Perché mi mortifichi... Io pensavo solo che sarebbe stato carino fare qualcosa di diverso..."
 "Non è vero! Vuoi solo vedere mio fratello! Non ti sto mortificando! Mi dispiace davvero che tu soffra per lui! Perché vedi, non lo merita! È presuntuoso e arrogante! Potresti anche essere più grande, ma fidati, non si accorgerebbe di te! Per lui nessuno è alla sua altezza!"
 "Lui... Lui non è così!"
 "Pensa quello che vuoi! Non mi interessa! Resta il fatto che lui è dall'altra parte del mondo a costruire la sua vita! Senza pensare a mio padre e soprattutto non pensa a te! Non sei nulla per lui!"
 E lei era corsa a casa, nella sua camera a piangere. Aveva provato a convincere sua zia a raggiungerlo per cercare di appianare i loro contrasti, ma anche con lei le cose non avevano funzionato. 

 Aveva conseguito il diploma più per compassione che per merito e aveva deciso di trovare un lavoro e smettere di studiare. Finalmente non doveva più farlo, non era mai stata brava e ora che era libera di scegliere, voleva andare via! Con tutta se stessa si sarebbe impegnata per raggiungerlo! Aveva litigato con i suoi genitori che la accusavano di essere solo una ragazzina viziata e insoddisfatta. Avevano messo in mezzo anche la sua cotta per lui. E lei li odiava quando sminuivano il suo amore! Poi, una sera, mentre cenavano, ascoltando sua madre che parlava del suo lavoro, ebbe come una rivelazione.
 "Che cos'è un casting?"
 "Una selezione. Stiamo cercando delle modelle che indossino gli abiti di Ugo..."
 "Per sfilare?"
 "No... Devono semplicemente essere a disposizione degli stilisti per indossare gli abiti, per vedere come tagliarli, cucirli... Per capirne la comodità!"
 "Perché non assumete me?"
 "Tu? Servono delle modelle! Non delle ragazzine che non sanno cosa fare della propria vita! Ti ho detto che non appena l'anno accademico inizierà, tu inizierai le lezioni! Credevo di essere stata chiara!"
 "Io non andrò all'università! Qualsiasi cosa tu voglia, non lo voglio io! Voglio fare la modella!"
 "E da quando? Il lavoro di modella non è quello che credi! È faticoso! Dovresti essere a disposizione di Ugo! Passare ore a posare e non credo proprio tu lo voglia! E poi non sai truccarti, non sai vestirti, non sai camminare! Non sei una modella!"
 "Pensi sia brutta?"
 "No, ma non sei una modella! Capitolo chiuso!"
 "Ti odio, mamma! Tu non vuoi che sia felice! Vuoi che faccia quello che vuoi tu! Ti odio!"
 Si era chiusa nella sua camera, per giorni. Era completamente sopraffatta. Era sola e i suoi non la capivano. Lui non la chiamava, non la cercava, era come se si fosse dimenticato di lei. Camilla glielo aveva detto che non la considerava nemmeno. Che quando chiamava a casa non chiedeva mai di lei e che forse aveva anche trovato una ragazza. Se solo fosse riuscita a trovare un lavoro... Avrebbe potuto raggiungerlo. Ma sua madre non voleva. 
Passava le giornate al buio, senza mangiare. Fino a quando suo padre, preoccupato, convinse sua madre a cedere. Almeno per qualche tempo, le avrebbero permesso di provare a lavorare come modella di sartoria. Le sembrò di rinascere. In realtà non si era mai considerata bella, ma non doveva salire su una passerella o posare per delle foto, doveva solo stare ferma e indossare dei vestiti.

 "Ciao Laura!"
 "Ciao... Ciao Marcella!"
 "Laura, dov'è Ugo?"
 "Sta vestendo le ragazze... Posso aiutarti io?"
 "Da oggi Francesca vi aiuterà qui in atelier! Affiancatele una delle modelle più esperte, che le insegni a camminare, muoversi..."
 "Vuoi che faccia la modella? Ma noi abbiamo già le ragazze che ci servono!"
 "Non ha alcuna importanza! Insegnatele il mestiere! Jenny occupatene tu!"
 "Cos'è questa novità? March, non è un gioco che la tua bambina vuole fare! Mi servono delle professioniste, non delle ragazzette!"
 "Ciao Ugo, ho deciso così! Falla diventare una modella! È chiaro?"
 "Come vuoi... Ehi, svegliati, principessa! Jenny comincia a darle dei vestiti femminili e brucia quelli che indossa!"
 "Ciao, Francesca, vieni di là..."
 Sorridente e felice saltellò insieme alla donna, ma si sentì umiliata udendo chiaramente quello che i tre, rimasti soli si dissero.
 "Si stancherà in fretta! Non ha carattere e si annoierà a passare le giornate ai vostri ordini!"
 "Per quanto sia carina è troppo magra ed è sgraziata. Cammina come una papera..."
 "Che importanza ha? Non deve sfilare!"
 "Ma deve saper valorizzare i vestiti..."
 "Insegnateglielo! Resisterà un paio di mesi se va bene! Il tempo per capire che deve iscriversi all'università!"
 "Dille solo di sorridere un po' di più!"
 "È mia figlia, ma non deve avere nessuna attenuante! Ha già avuto la fortuna che sia io sua madre, altrimenti nessuno le avrebbe dato questa possibilità! Quindi se vedete che proprio non riuscisse a cavarsela, non fingete riguardi inutili!"
 "E sia!"
 Odiò Ugo e soprattutto sua madre. Giurò a se stessa che tutti si sarebbero rimangiati quelle parole. Si impegnò con tutta se stessa per non cedere al modo antipatico in cui gli stilisti la trattavano, imparò a camminare, a sfilare, a sorridere, a posare e nel giro di pochi mesi si era trasformata. Il suo corpo slanciato era perfetto per quel lavoro, le sue forme armoniose e solo accennate facevano cadere ogni abito a perfezione e si era raffinata. Indossava abiti che valorizzavano la sua figura, iniziò a truccarsi e pettinarsi. Tanto che anche Ugo e Laura si erano stupiti. Fu quasi naturale usarla come sostituta di una delle modelle ingaggiate che si era infortunata, per la sfilata della società. 

 "Signorina Mora..."
 "Salve... Ci conosciamo?"
 "No! Sono Albert Hermann, sono il proprietario dell'agenzia che procura le modella per la società di sua madre!"
 "Piacere, Signor Hermann, mia madre sta parlando con alcuni clienti... Venga, la accompagno da lei!"
 "In realtà vorrei parlare con lei, non con sua madre... Vorrei chiederle di lavorare per me!"
 "Oh, ma io ho già un lavoro..."
 "Mi dica, vuole lavorare solo per la sua famiglia? La capisco, non mi fraintenda, ma se decidesse di provare a fare carriera, questo è il mio biglietto... Le mie ragazze hanno detto che oltre ad essere bellissima, sa anche essere professionale, puntuale e si impegna molto! Potrebbe diventare famosa come Helena Bauman... È proprio lei che mi ha detto di venire per conoscerla..."
 "Helena le ha parlato di me?"
 "Di una ragazza bellissima, carina ed elegante. Che più di tutte le altre, ha seguito le indicazioni degli stilisti! Ed è stata brava... Davvero! Ci pensi!"
 Bellissima... Lei era bellissima. 
 "Ehi... Hai parlato con Albert... Allora?"
 "Allora cosa?"
 "Non vuoi diventare una top model?"
 "Non ci ho mai pensato!"
 "Senti, Francesca... Domani ti vengo a prendere, andiamo da un mio amico fotografo. E nel pomeriggio potresti avere un contratto fantastico! Potrai avere ingaggi e potrai viaggiare! Mi hai detto che è quello che vuoi..."
 "Ma io lavoro per mia madre..."
 "Vuoi limitarti a lavorare in una sartoria? Sperare che un'altra modella si faccia male per salire su una passerella? E poi ho visto come ti trattano! Non hanno alcun rispetto per te..."
 "Credi che possa davvero fare questo lavoro? Pensi possa avere successo?"
 "Faccio la modella da 6anni. Ne ho viste tante di ragazze e tu hai qualcosa in più! Non sei solo bella... Hai qualcosa che ho anche io! Non so spiegarti... Ma non l'ho visto solo io! Albert ha lanciato e lavora con tutte le più grandi top model del mondo! La sua agenzia è la più importante del paese e una delle migliori al mondo! Dipende da te, se lo vuoi davvero e se hai il coraggio di provarci! Ma con il suo aiuto il prossimo anno potresti sfilare a Parigi, a Milano... Da domani la tua vita potrebbe cambiare!"
 
"Non vi ho chiesto se siete d'accordo! Vorrei solo che deste un'occhiata al contratto prima di firmarlo! Ma se non volete darmi una mano, chiederò ad un avvocato qualunque!"
 "Tu sei impazzita! Questa sciocchezza doveva durare il tempo per farti capire cos'è davvero importante! Tu non firmerai quel contratto!"
 "Basta mamma! Ti ho già detto che non andrò all'università! Domani mattina firmerò il contratto! Puoi chiudermi in casa. Lo firmerò la prossima settimana! Farò la modella e diventerò famosa! Me ne andrò e non mi vedrete più! Vi odio con tutto il cuore! E tu mamma sei quella che odio di più! Vorresti fossi come voi! Ma io non lo sono!"
 "No! Non lo sei! Sei una stupida arrogante! Credi di essere bellissima, credi di avere qualcosa che le altre non hanno! Non sei nulla di speciale!"
 "Ci sono persone che non la pensano come te! E poi odio lavorare per quei falliti di Ugo e Laura! Mi trattano come un'idiota!"
 "Perché lo sei! Guardati... Fino a ieri ti struggevi per qualcuno che passa la sua vita a studiare e non sa nemmeno che esisti! Forse se non fossi tanto stupida ti noterebbe!"
 "Non mi importa quello che pensi! E non mi importa di nessuno! Non devo dimostrare nulla a nessuno! Sono cresciuta e sicuramente non passerò mai più un giorno a struggermi per nessuno! Nemmeno per te mammina!"
 "Principessa, la mamma è solo preoccupata... Non pensa quello che ha detto!"
 "Papà... Non sono intelligente come voi, ma non sono nemmeno tanto idiota! Lo pensa e lo pensi anche tu! Ma non importa! Domani firmerò quel contratto!" 
Li lasciò soli e si chiuse in camera. Poi pianse. Li odiava davvero e odiava lui. L'aveva dimenticata. Sua madre aveva ragione, non sapeva nemmeno che lei esistesse! E forse la ragione era proprio il fatto che non fosse come loro! Ma non le importava più! Sarebbe diventata una modella famosa e invidiata da tutti. Con contratti in ogni parte del mondo e sarebbe stata felice! Non aveva bisogno di nessuno! Nemmeno di lui.
 Nel frattempo Nicola cercava di calmare la moglie.
 "Tesoro, per favore, calmati! Non riusciremmo a farle cambiare idea... E se non vogliamo che se ne vada via e che ci escluda, dobbiamo accettare la sua scelta!"
 "Nicola! È una scelta sbagliata! Il mondo della moda è spietato e lei è troppo debole per farcela! Tu lo ricordi, vero? Quando dirigevi l'Ecomoda, quante ragazze ce l'hanno fatta? Quante di quelle ragazzine piene di sogni, sono riuscite a diventare davvero delle modelle?"
 "Lo so! So bene quante ragazze ci provino e falliscano! Quante rischino di perdersi in un mondo spietato! Per questo dobbiamo starle vicino! Lo vedi, ci ha portato il contratto per controllarlo, e ha fatto inserire una clausola che le permette di sfilare per te nel caso lo volessi... Forse la sottovalutiamo! Avrebbe potuto firmarlo, invece ha voluto che noi lo vedessimo..."
 "Dovrebbe studiare, Nicola!"
 "Non vuole, tesoro! Questo contratto scadrà il prossimo anno... Lasciamola provare. Se le chiudiamo le porte adesso, quando avrà più bisogno di noi, non ci cercherà... La stiamo perdendo, Marcella! È la nostra bambina..."
 Alla fine l'aveva lasciata fare. E da quel giorno, aveva iniziato la sua carriera.

 "Giulio... Non immagini quanto sia felice di sentirti!"
 "Da quando sei bugiardo? Avresti potuto chiamarmi tu!"
 "Lo so... Ma tu lo sai come sono fatto! Questo non significa che non sia felice di sentirti!"
 "Come stai, Chicco?"
 "Bene! Benissimo! Sto lavorando e studiando tantissimo e non ho mai un momento per annoiarmi e tu?"
 "Direi che non posso proprio lamentarmi! Anche io sono preso dallo studio e da tua sorella!"
 "State ancora insieme... Beh, siete fortunati!"
 "Io lo sono sicuramente! E tu? Hai qualche amica speciale?"
 "Ho qualche amica, ma nessuna speciale!"
 "Prima di tutto il dottorato..."
 "Già... Proprio così! Come vanno le cose? Tornerò tra qualche mese... Ho qualche giorno di vacanza e mi mancano i miei..."
 "È bello sentirlo! Le cose qui sono come al solito... I miei sono sempre preoccupati per mia sorella, ma niente di che..."
 "Non si sono ancora arresi alla sua decisione?"
 "Riccardo... Fa la modella... Credi sia convinta della sua scelta? Ha solo voglia di divertirsi... Comunque se lei è contenta a me va bene..."
 "Quindi è contenta?"
 "Strano vero? Contenta... Felicità e contentezza non sono certo sostantivi che le si addicano, ma è così! Passa le giornate a lavorare, servizi, foto, sciocchezze così, e la sera passa da una festa all'altra! I miei le hanno comprato un appartamento in centro perché non rischiasse la pelle tornando a casa all'alba!"
 "Stiamo parlando della stessa persona?"
 "Già... Non è più la ragazzina di quando sei partita! Si è trasformata in una donnetta superficiale che non pensa a niente se non a soddisfare i suoi capricci. Non è più carina e gentile... Almeno non con noi... Forse con i suoi amichetti!"
 "Non riesco a crederci..."
 "Presto la vedrai. Sarà lei la modella di punta della sfilata di mia madre e tuo padre... La sua agenzia sta guadagnando un bel po' di soldi con lei, tanto che per poter essere disponibile alla sfilata, le hanno organizzato un'agenda fitta sia prima che dopo. Fa la star... E loro la compiacciono per non perdere la loro gallina dalle uova d'oro!"
 Non riusciva ad immaginare la sua farfallina con i jeans e la felpa, nel modo in cui l'aveva descritta Giulio. La sua piccola Francesca, una modella richiesta e prezzolata, che poteva premettersi di fare la star e di passare le serata a divertirsi nei locali alla moda della città. Lei che odiava il caos e che era intimidita dalle persone. Che odiava essere anche solo guardata, era diventata davvero il centro dell'attenzione di quelle orribili serate mondane? Non l'aveva mai vista truccata, pettinata o anche solo con un vestito. Lei era una ragazzina. La sua farfallina. Ma nello stesso tempo pensava che fosse speciale. Aveva sempre saputo che non era come loro. Quando parlava con lei, sapeva che era diversa da chiunque delle loro famiglie. Faticava ad immaginarla lottare per vincere la sua battaglia contro la madre, ma aveva dimostrato di avere un carattere forte e determinato, proprio come lui. Era certo che avrebbe spiccato il volo molto presto, anche se gli sembrò buffo che una ragazzina come lei riuscisse a farlo, sfruttando il proprio aspetto. Lei che con le modelle della società dei loro genitori, non aveva nulla in comune.
 Non l'aveva più cercata. Era stato tentato di farlo, ma si era sempre trattenuto. Quel bacio che si erano scambiati, più che altro lui le aveva dato, forse, non era stato giusto. Forse lei lo aveva interpretato nel modo sbagliato. Forse, ancora una volta l'aveva illusa che tra loro potesse nascere qualcosa. Sorrise. Quella bambina che solo l'anno prima non aveva mai baciato nessuno, era diventata una modella. Era curioso di vederla. Aveva una voglia matta di vederla.
 Ma era sicuro che non fosse poi tanto diversa da come la ricordava. Carina e dolce, disponibile e lunatica. Triste e ombrosa. La stessa ragazzina che aveva stretto, sdraiato sul suo letto e che riusciva a rasserenarlo e a rassicurarlo con un sorriso.
 Accese il computer e digitò il suo nome. Se davvero era diventata una modella richiesta, forse sarebbe riuscito a vederla. Ma uscirono solo alcuni articoli di quando era una ragazzina e appariva in pubblico con suo padre e sua madre. In realtà apparve anche una foto in cui alcune ragazze brindavano in una discoteca e il trafiletto la indicava tra le partecipanti alla festa. Era strano, ma proprio non riusciva a vederla. Quelle nella foto, erano donne, belle e sofisticate, truccate, vestite con eleganza e sensuali. Sensuali… La sua farfallina… Sensuale...
 Non era riuscito a trovare nulla in rete, ma pensò che sarebbe stato facile vederla alla precedente sfilata della società dei genitori e la cercò sul sito ufficiale. Ma le modelle che si susseguivano su quella passerella indossavano una piccola maschera ed erano tutte pettinate, truccate in maniera da renderle tutte uguali. Quanto erano stupide quelle serate. Come faceva lei a sopportarle? Eppure ne aveva fatto un lavoro, per quanto inutile.
 Non era importante. La sua era solo curiosità. Spense il computer, si buttò sul letto e si addormentò, sognando una farfallina con la canottiera rosa, che lo abbracciava e a cui baciava una spalla.

 Non immaginava che fare la modella fosse tanto impegnativo. Aveva orari rigidi, doveva sempre essere in forma e sorridere a comando, ma si divertiva. E poi per la prima volta in vita sua, non era più la ragazzina troppo magra e alta. Era come tutte le altre ragazze, e le piaceva da impazzire il modo in cui tutti la trattavano. Erano gentili, la tenevano in considerazione, la invitavano alle feste. Era ammirata e le piaceva quella sensazione.
 "Buongiorno!"
 "Ciao, sei Oliver, vero?"
 "Già... Lo sai che uno dei ragazzi più belli di questa campagna, ti preferisce a me?"
 "Cosa?"
 "Lo sai? Sei diversa dalle altre!"
 Lei sorrise, ma non sembrava né divertita né felice.
 "Me la dicono da sempre! Tutti quanti! Non siamo obbligati a diventare amici, né a parlare!"
 "Non volevo essere antipatico. Era un complimento! In mezzo a ragazze tutte uguali, tu spicchi perché sei... Sei carina e... Tenera!"
 "Mi descrivi come un'idiota!"
 "Oh, no! Se ti sono sembrato odioso è perché sono geloso di te!"
 "Sei geloso di me? E perché?"
 "Te l'ho detto! Will! Gli piaci e anche tanto!"
 "Io non so nemmeno chi sia questo Will! E poi davvero, non capisco!"
 "Credevo fosse gay, come me! Invece pare proprio che non lo sia e che abbia perso la testa per te! Del resto come dargli torto? Sei bella e sì, anche diversa, ma nel senso buono del termine!"
 "Oh, ma stai tranquillo! Io non ho la più pallida idea di chi sia!"
 "È lui! Lo vedi? Carino eh! Dimmi, ragazzina, hai visto le persone con cui hai lavorato in questi giorni? Hai notato che oltre alle ragazze con cui ridevi, c'eravamo anche noi maschietti in biancheria intima?"
 "Sì, certo, ma alcune ragazze le conosco da tanto perché hanno lavorato per mia madre... Per questo scherzo con loro! E poi sono gentili con me!"
 "Helena Bauman gentile?"
 "Sì, lo è! È sempre gentile!"
 "Lo è con te! Perché sei diversa! E anche le altre ti trovano diversa! Sembra tu non sia in competizione con loro! È per questo motivo che sono gentili con te! Perché non sgomiti come le altre per trovare il tuo posto al sole?"
 "Perché non ho nulla di speciale! Non sono bella come Helena, né sofisticata come Katrina, né sexy come Alessia! E poi mi sembra impossibile essere qui con voi... Fino a qualche mese fa non sapevo nemmeno quello che volevo fare. Accetto ogni lavoro che l'agenzia mi da! Faccio quello che i fotografi dicono e cerco di essere professionale come mi è stato insegnato!"
 "Se solo tu fossi un po' più ambiziosa potresti diventare una top model tra le più famose! Non vorresti sfilare a Parigi?"
 "Sarebbe bello, sì! Ma ho iniziato a lavorare solo da qualche mese e solo per un caso fortunato. Mi accontento..."
 "Sei davvero strana! Ma mi piaci! Comunque il mio Will ti chiederà di uscire..."
 "Spero non lo faccia..."
 "Immagino tu abbia già un fidanzato... Magari un ricco imprenditore, figlio di qualche amico di famiglia!"
 "Non c'è proprio nessuno nella mia vita! Nessuno a cui interessi quello che sono! L'hai detto tu, sono diversa, strana!"
 "Evidentemente non hai mai conosciuto nessuno di speciale! Chi lo sa, magari potresti divertirti con Will! Non dovresti rifiutare un suo invito. Non è un ragazzino superficiale!"
 "In realtà conosco un sacco di persone speciali! I miei fratelli, i miei genitori... E... Altri!"
 "Altri... Chi?"
 "Sono cresciuta in mezzo a persone speciali, davvero!"
 "Non hai un fidanzato, ma qualcuno nel tuo cuore c'è..."
 "Sì, forse sì..."
 "È lui?"
 "Lui chi?"
 "Quello della foto sul tuo telefono..."
 "Lui è... È un amico! Lo conosco da sempre... Siamo cresciuti insieme! Non è... Non è niente per me!"
 "E a lui non piaci?"
 "A lui piace solo se stesso!"
 "Chi è?"
 "È il figlio dei miei zii... Cioè, non sono davvero i miei zii, ma le nostre famiglie sono molto unite. Mia madre e suo padre sono i proprietari dell'Ecomoda, e sua madre dirige la compagnia di mio padre... Insomma è come fosse mio fratello!"
 "Anche lui fa il modello? È molto bellino..."
 "No... No! Lui è un ingegnere! Vive a Boston, studia lì!"
 "Bello, ricco e anche intelligente..."
 "Già! Terribile, vero?"
 "Beh, sicuramente sa esserlo! Se poi è arrogante come tutti i ricconi di questo paese..."
 "Oh, no! Lui... Lui è dolce! È simpatico! Non è uno snob! Mio fratello lo è, lui no! Non ha mai dato molto peso a certe cose! Davvero!"
 "Chi lo sa, magari se uscissi con un ragazzo carino, gentile e bello come Will, potrebbe davvero diventare un... Un niente!"
 "Perché vuoi che esca con qualcuno che piace a te?"
 "Perché a lui non interesso, purtroppo, e te l'ho detto! Mi piaci!"
 Aveva seguito il consiglio di Oliver e accettato l'invito di Will e si era divertita. Ne erano seguiti altri e lei aveva davvero cominciato a trovarlo fantastico. Era carino con lei, gentile e premuroso. Nessuno era mai stato premuroso con lei. In genere tutti quelli che conosceva, la evitavano o addirittura la odiavano. Lui invece era sempre disponibile. E la faceva divertire. Le diceva cose bellissime e mai scontate, banali. Si era affezionata a lui e quando una sera, prima di lasciarla andare a casa si era avvicinato cercando di baciarla, aveva chiuso gli occhi e l'aveva corrisposto. Quel bacio sembrava aver cancellato il passato. Era corsa nel suo piccolo appartamento felice ed emozionata. Era stato un bacio dolce, pieno di significato. E lei aveva così bisogno di essere amata. Era stata sola per tutta la vita, inseguendo un sogno o una chimera. Era sempre stata sola, nessuno l'aveva mai capita davvero e Will le dava tutto quello che desiderava. La compiaceva, la comprendeva e non la giudicava. Per lui, lei, era speciale, particolare e bellissima. 
 Del resto la sua famiglia era arrabbiata con lei perché invece di studiare come il fratello e come Camilla, aveva scelto un'altra strada, proprio non la capivano. E anche le persone che avrebbero dovuto starle più vicino, continuavano a non apprezzarla. Camilla, che le ricordava sempre quanto fosse noiosa, che la accusava di essere asociale e distante da tutti, non aveva smesso di considerarla diversa. Nonostante le cose fossero cambiate, nonostante lei non si sottraesse più alle serate mondane che tanto le piacevano. E persino suo fratello la biasimava. Era come se fosse deluso. Si chiedeva perché. In fondo lei era solamente cresciuta. Aveva chiesto loro di partecipare alle feste a cui era invitata, ma era stato inutile. Dovevano sempre studiare, o avevano impegni con amici, o volevano rimanere soli. Tutto era cambiato, ma loro la trattavano sempre come se fosse un'estranea. Aveva provato a non soffrirci. Ma loro erano la sua famiglia e ad ogni rifiuto, ci rimaneva male. Così si era costruita un muro che le impedisse di essere ferita. Aveva cominciato a trattarli con distacco e sufficienza, lei era una modella, bellissima, ricercata e ammirata. Loro solo degli studenti come tanti, con la fortuna di essere ricchi.
 Poi, quando aveva cominciato ad uscire con Will, tutto era cambiato. Con lui si sentiva bene. Protetta e appagata.
 Sarebbe stato lui il suo primo uomo. Era una donna e aveva voglia di esserlo davvero. Non pensava più a Riccardo, al suo amore per lui, al loro bacio e ai sogni di bambina che aveva costudito nel suo cuore per tutta la vita. Era tutto passato. Will aveva curato le sue ferite, il suo dolore, la sua solitudine. 
 Will era bellissimo, perfetto. 
 E quella sera credeva davvero che si sarebbe data a lui. Avevano cenato in un ristorante elegante, lui l'aveva corteggiata con fiori e parole dolci. Chiunque li vedesse, non poteva che considerarli meravigliosi. Belli e giovani e soprattutto innamorati. Già da qualche tempo lui le chiedeva di passare del tempo soli, in un posto tranquillo, dove avrebbero potuto conoscersi meglio e quella sera era quella giusta. Lo aveva invitato a salire nel suo appartamento e si erano baciati a lungo, sul divano. Ma quando lui aveva cominciato a toccarla in maniera più intima, si era sottratta alle sue carezze.
 "Credevo lo volessi anche tu..."
 "Lo voglio... Ma... Non lo so! Will... Ti sembrerò stupida, ma ho sempre sognato che avrei fatto l'amore solo con l'uomo che sarebbe diventato mio marito... Forse è assurdo... Ma... Non sono pronta!"
 "Sarebbe la tua prima volta?"
 "Sei il mio primo ragazzo, Will! Non sono mai stata insieme a nessuno! Mai! Nessuno mi ha mai portata fuori a cena, mi ha mai regalato dei fiori e nessuno mi ha mai fatta sentire come mi fai sentire tu..."
 "Nessuna è come te! Io ti amo, Francesca... E voglio dimostrartelo, voglio fare l'amore con te! Ti giuro che sarà bellissimo! Non vuoi fare l'amore con me?"
 "Oh, sì! Sì! Voglio darti ogni cosa di me, ma non adesso... Per favore, non odiarmi! Dammi solo un po' di tempo!"
 "Tutto il tempo che ti serve... Sposiamoci! Se davvero sogni di fare l'amore con l'uomo che diventerà tuo marito, sposami!"
 "Sei serio? Vuoi sposarmi?"
 "Sì! Dimmi che lo vuoi anche tu!"
 E lei gli aveva risposto di sì! Lui l'avrebbe portata via da lì, sarebbero stati felici e non avrebbe mai più pensato a loro, a lui. Non sarebbe mai stata più sola! Mai.

 "Sei venuta! Sono felice! Davvero!"
 "Oh, Gaia... Sei bellissima e sei così felice!"
 "Come potrei non esserlo? Marco è la mia anima gemella..."
 "Siete così belli insieme... Siete fortunati..."
 "Il prossimo mese ci trasferiremo a Stoccolma. Marco lavorerà per una banca internazionale e io... Io per un po' penserò solo a lui e... Sono incinta, Francesca! Ehi... Che fai? Piangi?"
 "No... Cioè sì... Ma solo perché sono felice per te... E anche perché mi mancherai... Sei l'unica amica che ho!"
 "Non è vero! Hai tanti amici adesso che sei una modella! E poi... Puoi venire a trovarci! Anche Marco ti adora, lo sai... Sempre tu non sia troppo impegnata con il tuo amico speciale!"
 "Oh, no... Verrò a trovarti... Per vedere il tuo bambino!"
 "Come sei cresciuta, piccolina... Ricordo quella domenica al lago..."
 "Sono passati solo due anni in realtà!"
 "E lui manca da mesi... Vi siete mai sentiti?"
 "No... Ma lo sai, a lui non sono mai interessata!"
 "Io non credo che sia proprio così! Se ti vedesse ora..."
 "Sono così cambiata?"
 "No... No! Sei sempre la stessa, ma nessuno guardandoti direbbe che sei una bambina... Sei una donna... E una donna così bella..."
 "Non sono così bella..."
 "Oh, sì che lo sei... Dovresti solo volerti un po' più bene!"
 "E tu? Tu l'hai sentito?"
 "Ogni tanto... Sì! Lo avevo invitato per il nostro matrimonio, ma non ha proprio potuto, così ha detto! Dovrebbe tornare fra un paio di mesi..."
 "Oh... Forse tornerà per il lancio della collezione di suo padre..."
 "Non lo so... Ma difficilmente riusciremo a vederci... Ma non ha importanza, la cosa importante è che vi vediate voi!"
 Lei sorrise tristemente.
 "Ti ha mai chiesto di me?"
 "No... Non direttamente! Ma mi ha detto che non vede l'ora di tornare per vedere le persone che ama!"
 "Io non sono tra queste persone... Ma lo sai, non mi interessa... Sono cresciuta e ora vedo le cose da un altro punto di vista... Non penso più a lui da tanto tempo! Ora so cosa voglio e so come ci si sente ad essere importanti per qualcuno!"
 "Davvero?"
 "Gaia... Devo andare... Torna da tuo marito e dai tuoi ospiti! Io... Ti ringrazio per la tua amicizia!"
 "Buona fortuna, piccolina!" 
L'aveva guardata allontanarsi e non era proprio riuscita a crederle. Tutti sapevano che aveva un fidanzato. Era un modello come lei e sembravano fatti l’uno per l’altra. Ma gli occhi di quella donna bellissima, erano gli stessi della ragazzina triste, che aveva conosciuto una domenica al lago. Occhi che vedevano solo lui.
   
 
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