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Autore: Maty66    28/07/2018    0 recensioni
Ormai è ufficiale George Kirk tornerà nel prossimo film di Star Trek (timeline Kelvin).
Questa è la mia visione della storia...
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
Si destò all’improvviso, mentre la navetta veniva scossa da continui sussulti e gli allarmi impazzavano.
Grida di spavento si levavano fra i prigionieri ed anche i Klingon si agitavano correndo di qua e di là.
“Hanno problemi ai motori” pensò George sentendo il rumore rauco della propulsione dei motori che stentava ad andare avanti.
“Moriremo tutti!!” urlò  l’umano di fianco a lui, terrorizzato.
George si trovò  invece stranamente calmo al pensiero, quasi sollevato.
Dopo  tanti anni di sofferenze e torture stava per finire tutto e certo una morte istantanea, o quasi, era meglio di una morte di stenti e caldo nelle miniere di Kronos.
Alcuni dei prigionieri iniziarono ad alzarsi dai loro posti.
“Restate seduti” urlò una delle guardie klingon, ma una donna  kelpiana, con le vibrisse del pericolo allargate, presa dal panico iniziò a correre lungo la passerella.  Neppure un minuto dopo giaceva morta colpita dal phaser di uno dei klingon.
“Chiunque si muove dal proprio posto sarà immediatamente ucciso” ringhiò il capo delle guardie.
All’improvviso tutte le luci si spensero  ed entrarono in funzione le sole luci di emergenza.
“Ecco  i motori sono andati. Fra meno di due ore non avremo più ossigeno” pensò George.
La gente continuava ad urlare ed imprecare ed ora anche i klingon davano segni palesi di  nervosismo.
“Ripeto restate seduti e non vi muovete”  urlò minaccioso il capo delle guardie mentre si ritirava sul retro della navetta, seguito dagli altri Klingon.
Poco dopo si udirono i rumori di diverse espulsioni.
“Si stanno lanciando con le capsule di salvataggio” urlò uno dei prigionieri, guardando dal piccolo oblò che aveva di fronte.
Nella navetta scoppiò il panico assoluto. Urla e lamenti si levavano dappertutto
“Moriremo tutti…” l’uomo  seduto di fianco a George iniziò a piangere.
“Non c’è nulla che possiamo fare. Se i motori  si sono spenti, vuol dire che siamo alla deriva. Tempo un paio d’ore e l’ossigeno finirà” disse piano George.
“Non può finire così…” pianse ancora l’uomo.
“Tu, sembra che te ne intendi…” fece un enorme cardassiano avvicinandosi minaccioso.
“Ti sbagli… io non so nulla” si difese George.
“Sì che te ne intendi, ti sei accorto subito che i motori avevano smesso di funzionare” incalzò il cardassiano.
“Ti prego, cerca di fare qualcosa, non può finire così…” singhiozzò l’umano di fianco.
George si guardò intorno. Sapeva che la situazione era disperata altrimenti i klingon non avrebbero abbandonato la navetta in semplici capsule di salvataggio.
La navetta  piombò nel silenzio più assoluto e tutti gli sguardi erano su di lui.
“Sono passati più di trent’anni… e non so nulla del sistema di propulsione klingon”  George provò a giustificarsi, ma tutti quegli sguardi speranzosi lo facevano sentire come sulle braci ardenti.
“Devi tentare, devi!” fece l’uomo accanto a lui.
Così George si alzò e si avviò verso la cabina di pilotaggio.
I minuti passavano inesorabili, e come  George aveva previsto, nulla era  possibile per riavviare i motori.
Con difficoltà, interpretando, in base ai suoi ricordi, le mappe klingon sapeva che si trovavano ai confini della zona neutrale e quindi il malfunzionamento dei sistemi li aveva portati completamente fuori rotta.
Rise fra sé e sé pensando che se non li uccideva l’asfissia probabilmente  qualche nave della Federazione di pattuglia li avrebbe disintegrati per essere entrati nel loro spazio.
Ormai le urla  al di là della porta  della cabina di pilotaggio si erano calmate. L’ipossia  stava facendo il suo lavoro e anche George iniziava a sentirsi letargico. Non ci sarebbe voluto molto; ormai i livelli di ossigeno erano già oltre i limiti della sopravvivenza.
Si appoggiò allo schienale del posto di pilotaggio ripensando a quando, giovane cadetto,  aveva pilotato per la prima volta: una sensazione inebriante e magnifica .
Ripensò a Winona,  capelli color oro e occhi verdi, al giorno del loro matrimonio,  lei così felice ed entusiasta, alla prima volta che aveva tenuto in braccio Sammy, a  lei  che con un sorriso morbido gli annunciava l’arrivo del loro nuovo bambino.
Un figlio mai visto per cui aveva sacrificato tutto . Nei trent’anni di prigionia a volte il pensiero di aver salvato sua moglie e suo figlio era l’unica cosa che lo faceva andare avanti.
Chissà dove era la sua famiglia ora, se erano tutti vivi, chi e  cosa erano diventati i suoi figli…
Gli occhi ormai si chiudevano ed il respiro era sempre più affannoso, i polmoni briciavano.
“Navetta klingon siete nello spazio  della Federazione. Identificatevi”
La voce dal comunicatore era indistinta e George non sapeva se era frutto della sua fantasia.
“Navetta klingon ripeto, siete nello spazio della Federazione. Identificatevi”
George tentò di alzare il braccio per attivare la comunicazione, ma ormai non aveva forze. Era troppo tardi la morte era su di lui.
“Navetta klingon, qui USS Enterprise. I nostri  sensori rilevano che non avete propulsione ed i vostri  sistemi vitali sono off line”
Troppo tardi, troppo tardi.
George sospirò per l’ultima volta.
“Navetta klingon,  qui USS Enterprise, stiamo attivando il raggio traente.  Preparatevi all’abbordaggio”
  
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