Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: LuneDeSang    29/07/2018    1 recensioni
Alle volte gli incubi restano nelle nostre notti difficili eppure... qualche volta trovano un modo per strisciare via e seguirci dietro ogni angolo, si nascondono nei sussurri proprio dietro il nostro orecchio.
Alle volte si cominciano giochi che non dovrebbero essere fatti e con essi si risveglia un mondo distorto e difficile da allontanare.
Cosa è realtà? Cosa è immaginazione?
Genere: Erotico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie per aver scelto di iniziare a leggere questa mia storia!
Premetto di non avere alcuna pretesa di voler sembrare un'esperta per quanto riguarda il gioco di ruolo di Vampire: the Masquerade. In questa storia voglio semplicemente "romanzare" una sorta di quest introspettiva dei due protagonisti, per l'appunto Isidor e Gerard, per renderla piacevole e gradita anche a chi non conosce questo gioco e/o le sue regole. 
VtM è molto complesso e ricco di regole, sottigliezze che se messe in questo contesto renderebbero la storia poco chiara e poco scorrevole, quindi mi voglio scusare in anticipo con i grandi appassionati: semplificherò e romanzerò molte "regole", non vogliatemene!



Grazie mille e buona lettura!

 
LuneDeSang
 

 

Gerard



Parigi. Ottobre 2017.
Ore 00:10.

Gerard si era appena acceso una sigaretta quando vide un'ombra muoversi nella stanza buia. L'uomo lasciò fuoriuscire un filo di fumo dalle narici che si contrassero impercettibilmente mentre si drizzava con la schiena, l'aria era fresca ed un brivido gli risalì tutta la spina dorsale mentre il suo respiro ed il suo pensiero rallentavano come per imporsi autocontrollo e concentrazione.

 

La sua pianta preferita cominciò ad appassire restando semplicemente una sterile cascata di foglie secche e morte. Gli fu chiara ogni cosa e tornò a rilassarsi accompagnando la sigaretta alle labbra facendo rischiarare una piccola porzione di oscurità sul proprio viso.

Gli occhi cominciarono ad abituarsi al buio e poté riconoscere l'intruso.

 

“Sembra che tu stia cominciando a divertirti un po' troppo con queste apparizioni, o sbaglio?”

 

“Non dirmi che ti ho spaventato... mi si spezzerebbe il cuore.” rispose una voce femminile accompagnata da una lieve risata “Ho trovato la chiave di riserva che hai nascosto e così ho pensato di entrare.”

 

Gerard accese l'abat jour e rischiarò la camera da letto mettendo in luce tutto il disordine che vi era: vestiti abbandonati sul pavimento, l'armadio lasciato con un'anta socchiusa e diversi posacenere posati in punti strategici per non far cadere le cicche sulla moquette. Poi vide lei, il suo splendido mostro. Se ne stava seduta alla scrivania sommersa di foto, carte e planimetrie. Si perse a studiarne il suo abbigliamento, ovviamente sempre ben curato e di classe, e notò che aveva scelto qualcosa di stranamente sobrio per quella sera: una camicetta bianca ed un pantalone grigio scuro.

 

“Potevi chiamarmi o semplicemente suonare il campanello, sono sicuro che ti avrei aperto, Isidor.” la rimproverò bonariamente mentre si copriva con il lenzuolo per evitarsi imbarazzo dal momento che stava dormendo nudo. Lei però non parve dare alcun segno di disagio o di disapprovazione per tutto ciò, anzi, continuò a sorridergli mentre muoveva sinuosamente il collo per scostarsi i capelli castani dalle morbide onde da una spalla.

Ancora faceva fatica ad associare Isidor a ciò che era, in circostanze diverse avrebbe preferito smettere di pensare e portarsela a letto ma qualcosa lo teneva come incatenato e sapeva bene anche il motivo. Quella donna lo aveva stregato in qualche modo e lo aveva coinvolto in qualcosa che credeva essere solo frutto di una storia dell'orrore.

La notte in cui l'aveva incontrata per la prima volta credeva che fosse frutto della sua immaginazione, un incubo fin troppo reale e sicuramente frutto di una qualche intossicazione alimentare o di una sbronza coi fiocchi, eppure non era stato affatto così poiché quella notte aveva sentito la sua gelida carne stringere la propria come se non fosse stato altro che un misero sacco di carne e sangue. Si era sentito impotente e fatalmente suo mentre lei lo seduceva con parole che lo invitavano a concedersi e a vivere per sempre.

Forse erano stati i suoi occhi? Occhi grigi dalle pagliuzze dorate che lo avevano ipnotizzato per tutto quel tempo.

Inconsciamente si portò una mano al collo dove lei lo aveva ferito. Un vampiro. Era finito nelle grinfie di una creatura tanto infima quanto bella. Doveva necessariamente darsi dello stupido perché aveva finito col cadere vittima di quel demonio.

 

“Lo so, Gerard.” lo risvegliò lei dai suoi pensieri con la sua voce pacata ed elegante sebbene con un lieve tono sarcastico. “Ma non fanno per me certe cose, se desidero qualcosa lo prendo e basta. Dunque... ti chiederai perché sono venuta fin qui a mezzanotte. È semplice: mi mancavi...”

Isidor si riscosse dalla sua immobilità e con sé mosse quell'aria gelida che l'accompagnava sempre, si alzò e si mise a sedere sul bordo del letto mentre con la mano sinistra accarezzava le lenzuola stropicciate e profumate col suo dopobarba.

“È passato un mese dalla nostra prima notte, è giusto che io mi prenda cura di te se vuoi continuare a vivere. Come ti ho spiegato il dono che ti ho fatto ha un prezzo e delle conseguenze, non tutto viene dato per nulla. Ti ci abituerai.”

Con grazia felina fece scivolare in avanti la mano con cui stava scorrendo le lenzuola e si lasciò ricadere in avanti per potersi protendere verso Gerard, lui rimase immobile mentre sentiva il lieve crepitio della sigaretta mentre ardeva stretta tra le sue dita.

Il freddo strisciò sul materasso come una fredda serpe e si appropriò della sua pelle, era normale tutto ciò? Sembrava sempre aleggiare la presenza della morte quando era in compagnia di quella donna.

Ma ormai lui non ne aveva più paura, o almeno non completamente. Lei aveva insistito tanto affinché lui l'accompagnasse nella sua caccia e quando vide con i propri occhi quale fosse la vera natura di Isidor aveva dovuto reprimere il desiderio di scappare o di aggredirla per liberare la persona che stava stringendo a sé.

 

“Tutte le volte mi domando se tutto questo per te non sia altro che un gioco, mi irriti eppure sei qualcosa di complesso da non lasciarmi scelta se non quella di continuare a vedere in che modo mi farai diventare pazzo.” Gerard sorrise quasi divertito dalle proprie stesse parole, era vero, stava diventando un'ossessione anche il solo fatto di voler capire cosa accidenti gli aveva fatto, il motivo per cui la propria forza era aumentata, di come difficilmente poteva ferirsi o di come cominciava a percepire il mondo attorno a sé. Lei abbassò lo sguardo e scosse lentamente il capo mentre si passava la mano sui bottoni della camicia facendoli uscire dalle piccole asole mettendo a nudo la pelle nivea, i seni dalla morbida curva ed il ventre piatto di una giovane donna.

Gerard dovette costringersi a respirare e ad inghiottire la saliva per inumidirsi la gola mentre spegneva distrattamente la sigaretta che ormai aveva finito di esistere.

“Dio...” mormorò lui tirandosi leggermente indietro con la schiena e col busto per appoggiarsi alla testiera del letto e lo vide. Vide la trasformazione, quel sottile cambiamento in lei, qualcosa che stava ribollendo sotto la sua pelle come un formicolio sempre più diffuso. La sua carnagione divenne più rosea e vide alzarsi il petto in un profondo respiro fino a quando il freddo nella stanza non sembrò diminuire fino a diventare pressoché una misera traccia.

Ancora una volta si sentiva una preda ma tutto ciò lo eccitava, seppur in segreto gli piaceva vedere quella donna soffocarlo con la propria presenza come se fosse inghiottito da un fascino primordiale.

Gli sfuggì un breve ansimo e lei se ne accorse.

 

“Mi ami?” chiese lei.

 

“Non scherziamo.”

 

Fu la risposta di Gerard mentre si imponeva un briciolo di dignità sulla propria mente e soprattutto sul proprio corpo, tuttavia lei non parve gradire quella risposta e lo scoprì lentamente dal lenzuolo per potergli baciare la caviglia. Sentì sotto le labbra carnose il pulsare delle sue vene e quasi provò l'impulso di morderlo per ripicca, ma proseguì a lasciargli una scia di baci risalendo fino al ginocchio ed andò su, raggiungendo la coscia. A quel punto Gerard non aveva più alcuna parola in bocca, restava in attesa di una sua reazione, avrebbe potuto ferirlo come compiacerlo e sperava vivamente in un qualche risvolto il più presto possibile, quell'attesa lo faceva fremere: non era mai stato un tipo troppo paziente ed il suo corpo ne dava conferma, nonostante l'ambiguità e la diffidenza era difficile resistere al fascino femminile.

 

Lei fece la propria mossa e lui contrasse i muscoli delle gambe mentre chiudeva gli occhi nel sentirsi avvolgere in quel modo, un piacere quasi famelico si diffuse in tutto il suo corpo mentre si lasciava nelle sue mani, non vi era più tempo per qualche pensiero coerente e scivolò in quel delizioso delirio mentre risvegliava i propri sensi e la propria libido. La sua bocca era eccitante ma non quanto quello sguardo, quella carezza leggera sul ventre e lui decise che se era quello il modo in cui doveva condannarsi... con che diritto poteva opporsi?

Gemette con voce roca e carica di desiderio, non si era accorto prima di quel momento che lui l'aveva desiderata ogni notte da quando l'aveva conosciuta. Con possessività le passò le dita tra i capelli sentendo quanto fossero morbidi e serici quelle ciocche ondulate, li sentì scivolare e li tirò appena mano a mano che sentiva crescere il proprio piacere. Quasi all'improvviso sentì con la propria pelle quella del suo seno che lo carezzava e perse definitivamente la testa, colto da quell'irrefrenabile passione ripeté più volte il suo nome e urlò quando si sentì trafiggere dai suoi denti sul ventre.

Urlò ancora quando, nel risalire, lei continuò a morderlo e a lappare il suo sangue fino a ritrovarsi viso a viso.

 

Gerard era sconquassato dal piacere e dal dolore, la sua eccitazione era quasi dolorosa e pulsava prepotentemente mentre i suoi occhi divoravano quel viso immutato nel corso dei decenni. La stanza attorno a lui era svanita per sostituire ogni cosa con lei, con Isidor. Delle vertigini si impossessarono della sua mente e lui fu totalmente suo, privo di ogni resistenza e di ogni difesa, riuscì quasi a sentire le sue mani penetrargli nella testa sebbene lei si stesse semplicemente appoggiando ai lati delle sue spalle premendo sul materasso.

Sul bel volto di lei sbocciò un sorriso e le labbra si tinsero di rosso, un rosso liquido che parve brillare alla intima luce della abat jour.

Lui la baciò in un impeto di passione e di possessività mentre sentiva quel fuoco liquido riempirgli la bocca e bruciargli l'esofago. Bevve. Bevve da lei e si sentì come trafitto da mille pugnalate da cui sanguinava solamente piacere.

Lei, languidamente, si leccò le labbra e lo lasciò respirare mentre si godeva quella sensazione di perfetta felicità. Entrambi sapevano che qualcosa era cambiato e che lui era ancora più prigioniero di lei.

 

“E adesso? Mi ami?”

 

Insistette ancora una volta seppur con un tono diverso, come quello di un gatto che aveva appena iniziato il proprio gioco col topo. E lì, in quel momento, la presa sulla mente di Gerard venne meno, come se quei tentacoli che manipolavano la sua volontà si ritirassero nel fondale di un qualche oceano sconosciuto, insieme agli altri mostri degli abissi.

Non le avrebbe mai dato alcuna soddisfazione in tal riguardo, non voleva finire con l'accettare di sentirsi un giocattolo nelle sue mani e perciò le sorrise con scherno prima di affondare il viso tra i suoi seni per baciarli, assaporarne la pelle.

Con un colpo di reni invertì le loro posizioni e le diede una risposta più semplice.
 

===

 

Ore 7:30

 

Il fastidioso ed insistente rumore della sveglia lo fece svegliare con un profondo e rauco ringhio. Il traffico della strada cominciava a farsi sentire ad appena due piani sotto di lui così come la luce del giorno filtrò attraverso le tende della sua camera.

Gerard riuscì finalmente a spegnere quel dannato marchingegno e si guardò attorno mentre si passava una mano tra i capelli scuri, non vi era alcuna traccia di lei, sebbene vi fosse rimasta una traccia del suo profumo tra le lenzuola. Doveva essersene andata prima dell'alba chissà dove, chissà con chi. Non sapeva nulla di lei a parte che era un vampiro da quasi duecento anni, non sapeva altro se non il suo nome. Si sentì geloso nel non sapere. Montò per un breve momento la rabbia e poi scemò fino a sentirsi svuotato di ogni cosa, perché non poteva sapere nulla di più di lei? Dopo quella notte avrebbe fatto di tutto per vederla ancora.

 

“Ehi, Gerard... che cosa vai a pensare? È tempo di mettersi al lavoro.”

 

Lasciò a malincuore il letto senza minimamente preoccuparsi di ricomporlo e si chiuse in bagno gettandosi quasi violentemente sotto una doccia fredda. Doveva avere la testa ben sveglia e priva di distrazioni.

Una volta pronto si mise a guardare le ultime notizie alla televisione mentre si riempiva una tazza con un caffè nero bollente, non vi era niente di nuovo o di interessante e cominciò a fare zapping mentre sfogliava dei dossier che aveva sottratto da un archivio del Louvre. A quanto pareva vi erano in corso d'opera delle nuove collaborazioni per delle opere d'arte inedite risalenti ai secoli bui. Qualcosa che parlava di esoterismo e di superstizione. Erano pezzi davvero interessanti specialmente per la richiesta sul mercato.

Riuscire a farsi inserire nell'equipe di restauro e di ricerca sarebbe stato facile se paragonato alle sue conoscenze nel settore. Avrebbe preparato tutti i pass ed i badge necessari per entrare nel museo.

 

“Allora... devo vedere che nome ho usato l'ultima volta, potrei utilizzare il tesserino di Arturo Morrello. Sì, almeno avrebbero meno sospetti nel presentarmi lì, dopotutto è una collaborazione italiana.” parlò tra sé e sé mentre ticchettava velocemente alla tastiera del suo computer mentre scansionava, modificava e duplicava documenti con la nuova identità. Sorrise soddisfatto del proprio lavoro, ci voleva grandi doti e grande fantasia per certe cose.

Ormai erano quasi le 9 e stava concludendo il tutto entrando nel database del museo per inserire l'ordine ed il messaggio della sua partecipazione. Controllò un'ultima volta l'ora per potersela ricordare nel caso in cui gli facessero delle domande specifiche e finì col prepararsi, scelse con cura l'abbigliamento che potesse rappresentare al meglio questo esperto di opere medievali e finì con il contemplarsi gonfio di soddisfazione.

L'appuntamento, la prima riunione, come lesse dall'email trafugata, era alle 11 a Boulevard Saint-Jacques.

Ci rifletté sopra per qualche istante.

Lì vicino vi era situato l'ingresso per le Catacombe di Parigi. Storse un poco il naso, non capiva perchè nei documenti non vi fosse riportato che si sarebbe scesi là sotto.

 

La cosa non gli piaceva, una sensazione a pelle come se sentisse lo stesso freddo che avvolgeva Isidor.


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