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Autore: S t r a n g e G i r l    29/07/2018    3 recensioni
Spoiler 5x11
Avevano convissuto sei anni, gomito a gomito, e Raven non lo aveva mai considerato, nemmeno dopo che le cose con Emori erano andate a puttane. In fondo, perché avrebbe dovuto farlo?
 Lui era quello che si nascondeva negli anfratti, che pur di sopravvivere avrebbe sacrificato chiunque. Era uno scarafaggio e gli era sempre andato bene quel ruolo.
Poi Raven l’aveva guardato con quei suoi dannati occhi nocciola e in lui era avvenuta una lenta metamorfosi che lo aveva cambiato, trasformato in qualcos’altro. Non sapeva nemmeno lui cosa diavolo fosse diventato, ma aveva sperato fosse sufficiente ad attrarre lo sguardo attento, intelligente e curioso del corvo e a non farglielo distogliere più.
Riportò lo sguardo sulle nocche sbucciate e sbuffò, digrignando i denti. Aprì e chiuse a pugno le dita, riuscendoci a malapena: davvero saggio rischiare di rompersi la mano destra. L’idiota era lui, non Shaw. Shaw era solo uno stronzo fortunato; lui, invece, un cretino invidioso. E anche un idiota patentato, visto che stava male il doppio di prima: al dolore per la mano si sommava lo strano dolore al petto, che era tornato a farsi sentire.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROIETTILI INVISIBILI

"Oh God it hurt,
the moment that I saw you with someone else,
the one that you belong to...
I never thought I'd drown in my shallow heart.
I'd like to say the things I never used to,
but come today they won't ever be useful.
I never learnt to use my shallow heart.
I never meant to hurt you, It's just something I do...
I guess it's not a good excuse." 

 

Murphy sgranò gli occhi e indietreggiò, portandosi una mano al petto.
Gli avevano sparato.
Non l’aveva nemmeno visto, quel bastardo di un cecchino; si era servito delle tenebre per appostarsi indisturbato e poter prendere bene la mira. Non aveva neppure udito lo sparo. L’aveva percepito, però: aveva sentito il buco aprirsi violentemente e strappare pelle, carne e muscoli.
Si tastò meglio il punto dove avvertiva quel dolore insopportabile, alla ricerca del foro e dell’emorragia da bloccare, ma tutto ciò che le sue dita incontravano era stoffa asciutta e intonsa e nient’altro.
Abbassò lo sguardo e con stupore si rese conto di non essere ferito; nessuno gli aveva sparato.
Possibile?
E allora che diavolo era stata quella fitta tremenda?
Alzò di nuovo lo sguardo e il dolore tornò prepotente, facendogli dubitare della sua sanità mentale.
Stava impazzendo? Aveva bisogno di un parere medico?
« Non sono arrabbiata con te per avermi salvato la vita. »
Le parole di Raven gli arrivarono appena. Inconsciamente, si protese per udire meglio il resto.
« Sono arrabbiata perché hai fatto in modo che mi preoccupassi della tua. Hai capito? »
Murphy strinse a pugno le dita, intrappolando fra di essere il cotone della sua maglietta, e serrò la mascella tentando di forzare se stesso ad andarsene o, quantomeno, a guardare altrove.
Invece rimase immobile, sofferente, a scrutare le sagome del pilota e di Raven avvicinarsi sempre di più.
Si baciarono e a lui salì in gola un conato di vomito, che a stento riuscì a reprimere.
Provava un fastidio inspiegabile alla vista di quella scena e aveva voglia di spaccare qualcosa per la rabbia. Magari, proprio la faccia di quell’idiota che stava circondando la vita di Raven con le sue mani luride.
Ma chi cazzo si credeva di essere?
E perché lei si stava comportando in maniera così sconsiderata e ingenua?
Era tutta una messa in scena, quella di Shaw, ne era sicuro; se ne intendeva di certe cose…
Raven aveva un cuore buono, ma aveva imparato sulla sua pelle che la fiducia andava dosata col contagocce, che la guardia non andava mai abbassata.
O, almeno, era così che si comportava con lui. Murphy aveva sperato per sei anni -i sei maledetti, interminabili anni di esilio sull'Arca- che l’atteggiamento di Raven nei suoi confronti si mitigasse, che gli permettesse di farle conoscere il suo lato migliore, ma lei non aveva mai del tutto dismesso i suoi sistemi di difesa.
Diceva di averlo perdonato per la condizione della sua gamba, che non lo colpevolizzava più nemmeno troppo poiché all’inizio di quella avventura erano due persone diverse che la Terra aveva cambiato nel profondo, ma non era mai riuscita a fidarsi del tutto.
Mi dispiace averti fatto questo, Raven.
Non è colpa tua, Murphy.
Quando lui era nei paraggi, lei si irrigidiva; rimaneva all’erta, vigile, quasi si aspettasse una pugnalata alle spalle in qualunque momento. Poi si era imbattuta in Shaw e la resa era stata immediata: aveva deposto le armi senza nemmeno pensarci.
Murphy scagliò un pugno rabbioso sul tronco dell’albero che aveva di fronte e ingoiò l’imprecazione dovuta al dolore. Meglio quello dell’altro, che somigliava fin troppo ad un colpo di fucile in pieno petto.
Girò le spalle ai due ancora incollati e tornò alla grotta a grosse falcate, reggendosi la mano ferita.
Avevano convissuto sei anni, gomito a gomito, e Raven non lo aveva mai considerato, nemmeno dopo che le cose con Emori erano andate a puttane. In fondo, perché avrebbe dovuto farlo?
Lui era quello che si nascondeva negli anfratti, che scappava, che cercava sempre una scappatoia o un capro espiatorio, che pur di sopravvivere avrebbe sacrificato chiunque. Era uno scarafaggio e gli era sempre andato bene quel ruolo.
Poi Raven l’aveva guardato con quei suoi dannati occhi nocciola e in lui era avvenuta una lenta metamorfosi che lo aveva cambiato, trasformato in qualcos’altro. Non sapeva nemmeno lui cosa diavolo fosse diventato -di certo non una stupida farfallina colorata-, ma aveva sperato fosse sufficiente ad attrarre lo sguardo attento, intelligente e curioso del corvo e a non farglielo distogliere più.
Voleva essere visto, visto davvero.
Sulla Eligius, gli era sembrato possibile; quando se l’era inaspettatamente ritrovato davanti, Raven lo aveva scrutato come se credesse di trovarsi di fronte ad un ologramma. Per un attimo gli era sembrata sollevata, forse quasi felice.
Che cavolo ci fai qui, Murphy?
Ti tengo compagnia. E, comunque, prego.
Era rimasto, consapevole che non esisteva alcun modo per tornare sulla Terra; alla faccia del comune comportamento da scarafaggio che tutti -lei per prima- si aspettavano da lui.
Aveva imparato a leggere le sue espressioni e aveva capito subito che Raven aveva mentito a Bellamy per alleviare il peso della gravosa decisione che andava presa, e lui di riflesso aveva agito d’istinto; non era riuscito a lasciarla sola, ad abbandonarla, e non aveva nemmeno voluto farlo.
Sai cosa? Avevi ragione: morire da soli avrebbe fatto schifo.
Già.
Grazie.
Ma erano durati poco i sorrisi e la complicità instaurati: sulla Terra ogni sentimento positivo veniva contaminato e ciò che lei magari aveva iniziato a provare per lui era stato sopraffatto dalla tortura prima e dall’arrivo di quel dannato pilota poi.
La sua solita fortuna.
Andò a sedersi sul masso più comodo che riuscì a trovare nella penombra del fuoco morente, il più lontano possibile da Diyoza, che dormiva a terra davanti alle braci con le mani chiuse in maniera protettiva sul grembo.
Si guardò le nocche sbucciate e sbuffò, digrignando i denti. Aprì e chiuse a pugno le dita, riuscendoci a malapena: davvero saggio rischiare di rompersi la mano destra poco prima di uno scontro. L’idiota era lui, non Shaw. Shaw era solo uno stronzo fortunato; lui, invece, un cretino invidioso. E anche un idiota patentato, visto che stava male il doppio di prima: al dolore per la mano si sommava lo strano dolore al petto, che era tornato a farsi sentire.
« Murphy, sei qui? » Raven entrò nella grotta, accucciandosi appena, e scandagliò gli anfratti alla sua ricerca.
Murphy si ritrasse, sperando che lei desistesse e se ne andasse. Non voleva vederla e non voleva essere visto da lei in quelle condizioni.
Ma Raven non desisteva. Mai.
« Murphy? » chiamò ancora, addentrandosi con gli occhi ridotti a fessura per cercare di scorgere qualcosa in più.
Che cavolo! Non poteva nemmeno starsene in pace, da solo, ad auto commiserarsi e a inveire contro se stesso e la sua stupidità. Non aveva niente di meglio da fare, lei, che rompergli le scatole? D’improvviso le era passata la voglia di pomiciare col pilota?
A quel pensiero aberrante, la fitta si acutizzò nuovamente, facendogli emettere uno sbuffo di dolore malcelato, così lei lo individuò.
« Ah, eccoti. » lo raggiunse con la sua andatura claudicante, che non mancava mai di fargli stringere lo stomaco per il senso di colpa.
« Ti cerca Echo. » comunicò Raven alle sue spalle, ostinatamente girate nella sua direzione.
« Ricevuto. » disse a denti stretti, continuando imperterrito a fissare la parete di roccia di fronte a sé: non aveva la benché minima intenzione di voltarsi ed esporsi alla sua mercè.
« Che hai? » domandò lei, cercando un masso dove sedersi.
« Niente. Sto solo esibendo il mio solito atteggiamento da scarafaggio: me ne starò rintanato in questo buco finché non toccherà andare a salvare le chiappe di Bellamy, Monty e Harper. »
Raven non sembrava convinta dalle sue parole; con la coda dell’occhio, Murphy le vide inclinare leggermente la testa, facendo così dondolare la coda in cui erano stretti i suoi capelli.
« Dovrai fare di meglio per convincermi. Cos’hai? »
« Perché ti interessa? Guarda che non devi preoccuparti per me, visto che sei già così presa a preoccuparti per Shaw… » l’ultima frase gli sfuggì di bocca prima che potesse mordersi la lingua.
Era saturo: li aveva visti flirtare sotto al suo naso di continuo, persino quattro giorni prima dentro quella stessa caverna. E ogni volta lui aveva avvertito qualcosa, una sorta di pizzicore in un angolo in alto a sinistra dentro al petto.
Aveva perciò cercato di intromettersi, di strappare loro di mano il filo invisibile che li univa, ma non c’era riuscito; le sue solite battute sprezzanti non erano bastate: Raven lo aveva ignorato e quel pizzicore si era fatto più insistente, fino quasi a fargli venire voglia di grattarsi… ma le sue mani non avrebbero potuto arrivare tanto in profondità.
Percepiva quel fastidio a pelle, come un graffio di cui non ti accorgi nel momento in cui te lo procuri ma quando inizia a bruciare.
E nei giorni in cui lei non aveva rivolto parola al pilota, il bruciore era diventato insopportabile, quasi un dolore fisico. Murphy era consapevole che quel silenzio non era dovuto alla rabbia: Raven non era tipo da trincerarsi dietro il mutismo quando era arrabbiata.
Lui lo sapeva bene, visto quanto era bravo a farla incazzare.
« E questo cosa dovrebbe significare? » chiese dopo qualche attimo di esitazione lei, con quella che sembrava genuina sorpresa nel tono di voce.
« Niente. Non significa niente, ho detto una delle mie solite stronzate, non farci caso. »
Si alzò, cercando di troncare quel discorso che lo stava mettendo in una posizione davvero scomoda, ma lei lo bloccò afferrandogli il polso.
Murphy imprecò per il dolore, che gli era riverberato fino alla punta delle dita, e alzò frustrato gli occhi al soffitto roccioso.
« Che ti sei fatto alla mano? » domandò Raven, sfiorando con delicatezza le nocche livide.
« Ho preso a pugni un albero, ma chiaramente non ho avuto la meglio... » sbottò con sincerità.
« Perchè? »
« Perché sì. »
« Murphy… »
Lui sottrasse la mano dalla presa di lei -visto che quel tocco sembrava in grado di fargli dire cose che era meglio non venissero mai a galla- e tornò a sedersi: non voleva allontanarsi poi troppo. L’indomani sarebbe potuto morire e voleva godersi quel momento di pace. Voleva godersi quel momento con lei.
« Vabbè, non vuoi parlare, ho capito. Torno fuori che sicuramente mi starà cerca… »
« Oh, certo. Il pilota avrà le labbra secche, senza i tuoi baci. Meglio che tu corra a vedere come sta. » sputò velenoso, sforzandosi di ignorare il dolore al petto.
Quello che inizialmente era solo un graffio, doveva essersi esteso, visto quanto gli faceva male. Probabilmente la ferita s’era infettata e lui non aveva idea di come curarsi.
« Ma che… parlavo di Echo. Si può sapere che diavolo ti prende? »
« Non lo so, Raven! Mi da fastidio, ok? » esplose lui, sbuffando poi e grattandosi la nuca esasperato.
Ma perché non si tagliava la lingua? Quelle ammissioni rischiavano di farlo sembrare più patetico di quanto già non si sentisse da solo.
« Senti, sei stato tu a rovinare le cose con Emori. Se solo volessi, potresti anche sistemarle. Muovi il sedere e fai qualcosa, invece di sfogare la tua invidia contro un povero albero innocente. Nel caso in cui ti sia sfuggito, non ne sono rimasti molti sul pianeta… » tentò di scherzare Raven, arricciando le labbra in un sorriso appena accennato. Murphy, suo malgrado, si ritrovò a pensare che quelle labbra rosse sembravano fatte apposta per essere baciate, ma non di certo da Shaw.
« Credi davvero che facendo qualcosa la situazione migliorerà? »
« Oh, no. Potrebbe anche peggiorare ma… » il resto della sua frase morì sulla bocca di Murphy.
Gli occhi allarmati di Raven erano spalancati nei suoi, che cercava di vincere le sue resistenze con una gentilezza che sorprese persino lui stesso. Sperando di non rimediarsi uno schiaffo in pieno viso, un pugno nello stomaco o un calcio nelle parti basse, lui chiuse lentamente le palpebre e pregò che lei facesse altrettanto.
Lui non era Shaw, non era altruista, non metteva in pericolo la sua vita per qualcuno che non conosceva o di cui non gli importava e non aveva fatto niente per meritarsi Raven, lo sapeva. Era quanto più di sbagliato potesse esserci per lei, ma in quel momento quel bacio sembrava così giusto…
Il dolore al petto, causato dal proiettile invisibile, era sparito completamente e ogni graffio si era rimarginato. Murphy pensò addirittura di essere morto e non essersene accorto e gli andava bene così. Quel bacio, che da casto e dolce si andava trasformando sempre più in passionale e coinvolgente, valeva anche la morte.
Quando infine si separarono, Raven aveva le labbra gonfie e ancor più rosse di prima; se le morse, guardandolo in maniera confusa.
Murphy si strinse nelle spalle « Ho seguito il tuo consiglio: ho mosso il culo e ho agito. Tra due ore probabilmente saremo tutti morti, grazie alla sanguinaria regina rossa, quindi non avevo niente da perdere. »
« Avrei potuto… »
« Già, avresti potuto. » concordò lui, interrompendola e alzandosi di nuovo: non era prudente sfidare la sorte una seconda volta.
Si incamminò verso l’uscita della grotta senza aggiungere altro e proprio mentre abbassava la testa per uscire all’aria aperta, sentì Raven sussurrare:
« Vedi di non morire proprio stavolta. Va’, sopravvivi. »
Rise, Murphy, e le fece l’occhiolino, rispondendole « È quello che fanno gli scarafaggi. »


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All'inizio della quinta stagione, sono approdata in questo fandom con una one-shot che ha riscosso più successo di quello che avrei mai potuto immaginare, però mi ero ripromessa di tornarci solo se avessi avuto tra le mani qualcosa di carino e su personaggi diversi.
Ebbene... dalla scorsa stagione ho iniziato a fare il tifo per John Murphy, che è un personaggio estremamente controverso e che spesso si è fatto odiare dalla sottoscritta. Ritengo però che nell'ultimo periodo si sia riscattato e, secondo me, meriterebbe una possibilità con Raven -il mio personaggio preferito della serie da sempre-.
Aspettavo l'occasione per scrivere di loro dalla 5x01 e finalmente ne ho trovata una, ispirata anche dalla canzone intitolata "Always hate me" di James Blunt e diversi video di youtube (grazie a cui ho scoperto di non essere la sola a shippare i, cosiddetti, Murven) .
Spero che questa breve storia vi piaccia: ho tentato, per quanto possibile, di tenere IC entrambi i personaggi. Mi auguro di esserci riuscita.
Siate clementi, per favore, e se ne avete voglia, sarei molto felice di ricevere anche un commentino.

Un abbraccio.
A presto.
Strange.

P.S. I video a cui facevo riferimento sono quelli di cui vi lascio i link qui sotto, nel caso in cui vi andasse di dargli una occhiata. Meritano molto secondo me ;)
https://www.youtube.com/watch?v=-w2aDdjWwUo
https://www.youtube.com/watch?v=f3G_MWSgpYU
https://www.youtube.com/watch?v=qG1vWrPuW9o&t=8s

P.P.S.  Questa OS è dedicata a Moon (_apefrizzola_ su EFP), perchè si è lasciata influenzare su Raven e Murphy e ha letto in anteprima la prima parte della storia, incoraggiandomi. Grazie <3

 
   
 
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