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Autore: Cara93    29/07/2018    0 recensioni
Una cupola trasparente cala su una cittadina del Maine, isolandola. Per uno strano caso (ma si tratta proprio di un caso?) Amy Pond resta bloccata al suo interno.
CROSSOVER
Doctor Who stagione 6/ inizio 7
The Dome di Stephen King (ATTENZIONE, SPOILER)
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Rory Williams
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seconda incursione in questo fandom e, sorpresa sorpresa, secondo crossover. Credo che Doctor Who sia perfetto sia per i crossover che per gli AU e non ho potuto resistere. Comunque. Ho ripreso a leggere King e The Dome è stata la mia ultima lettura, che mi ha impegnata molto meno del previsto, considerando la mole. Leggendo, ho subito pensato al Dottore. Il resto, quale Dottore e come incastrare (forse) il tutto, è venuto poi. Ho cercato di non intaccare troppo l'opera di King, specie perchè l'ho amata (non quanto altri libri, ma considerando che non leggo nulla di King da più di un anno, sono piuttosto soddisfatta) e perchè, insomma, si parla di King e di un'opera imponente. Diciamo che è più un cercare di inserire il Dottore, Amy e Rory nel racconto, edulcorando un po' la situazione, quando e se possibile. Spero di essere stata rispettosa sia riguardo la caratterizzazione di 11th e i suoi compagni, sia di aver rispettato l'opera di King. Ah, dimenticavo: sarà una mini long di 4-5 capitoli che percorrerà i giorni sotto la Cupola (spoiler, spoiler ovunque), ma il resto è in fase di scrittura, quindi aggiornerò appena sarà possibile.
Buona lettura, sempre se vi va'.




21 OTTOBRE, GIORNO DELLA CUPOLA

La Tardis atterrò dolcemente sullo spiazzo erboso, il suono caratteristico dei freni della cabina non sconcertò nessuno, perchè nessuno si trovava nelle vicinanze. Castle Rock era una cittadina popolosa, ma non certo una metropoli e il parco in cui era atterrata non così frequentato. Nessuno all'interno, come al solito, sapeva con esattezza dove si trovassero, ma non aveva alcuna importanza, come sempre. Lo sportello si aprì e per primo uscì un giovane dalla fronte piuttosto alta e il mento sporgente, i piccoli occhi ardevano di una luce particolare, di divertimento e di una sete di conoscenza senza pari. Subito, piegò le braccia a riaggiustarsi il vivace cravattino, mentre i suoi accompagnatori lo seguivano, con più prudenza, saggiando non solo il terreno, ma anche l'aria del luogo in cui erano atterrati. Si trattava di una coppia. L'uomo era molto magro ed aveva l'aria impacciata, una barbetta bionda gli copriva il mento e, tra i suoi compagni, era quello che si muoveva con più circospezione. La caratteristica più notevole della ragazza erano certamente i capelli rossi, ma ad un osservatore più attento, risultava chiaro che non era solo quello. Tutto in lei urlava determinazione. Il primo degli sbarcati fu anche il primo a parlare: -Benvenuti a Castle Rock, Maine, ventunesimo secolo- disse, allargando le lunghe braccia, come a racchiudere e abbracciare l'intera cittadina.

-Perchè siamo qui?- la domanda di Rory Williams non era assolutamente fuori posto e neppure così irrazionale, ma, come succedeva quasi sempre ogni volta che si rivolgeva al Dottore, la pose quasi con incertezza, come se interiormente, già sapesse di aver dato voce ad una stupidaggine. Il Dottore gli sorrise. Era quella la sua caratteristica migliore. Potevi anche essere uno stupido o sentirti stupido, ma il Dottore, almeno per quanto gli era possibile, tendeva a farti sentire importante, spesso indispensabile.
-Non lo so. Non è assolutamente fantastico?- rispose, chiaramente entusiasta. Rory sospirò. Era la parte che amava odiare di più. Amy li guardò con indulgenza, i vivaci occhi scuri intenti a divorare il più possibile. La consolle della Tardis aveva prodotto un lampo verde, cominciando poi ad emettere un suono stridulo ed acuto, come quello di una sirena. Il Dottore aveva perso per un momento il controllo dei comandi e si erano ritrovati lì. Nel Maine. In America. Non poteva crederci. Anche se, a ben pensarci, non era il luogo più incredibile in cui era finito, viaggiando con il Dottore. Sorrise, lo sguardo rivolto alla giovane moglie. Sembrava che anche lei provasse le medesime sensazioni. Coraggiosa, meravigliosa Amy. Non fosse stato per lei e per la sua fantasia infantile, che non si era poi rivelata così fantasiosa, ora starebbe tornando a casa, stremato da un turno di notte... sempre se si fossero trovati nel loro tempo. A volte, viaggiare con il Dottore rendeva difficile anche solo pensare al giorno prima, figurarsi a ciò che si sarebbe dovuto fare il giorno dopo.
 -Dovremmo capire cos'è successo alla Tardis...- cominciò, quasi balbettando.
 -E lo stiamo facendo, Rory. Anche se...- il Dottore cominciò a borbottare tra sè e sè, armeggiando con le tasche interne del completo marrone che portava sempre, o perlomeno, che portava sempre da quando lo conosceva.
-Dovremmo andare verso il centro- si intromise Amy, impaziente. Sapeva di non poter competere con il Dottore, almeno non in quello. Amy provava la stessa curiosità, la stessa sete di conoscenza che erano il motore propulsivo dell'alieno, era ciò che li manteneva uniti, quella scintilla che l'aveva spinta ad aspettare per anni l'arrivo del suo Dottore Stropicciato, per poi viaggiare con lui tra le stelle.
-Buona idea, Amy- assentì il Dottore.

Si stava annoiando. Avevano passato ore intere a setacciare quella cittadina in cerca della cosa che aveva fatto impazzire la Tardis. Nessun mostro, nessun alieno, nessuna invasione. Niente di niente, eppure qualcosa doveva esserci. Il Dottore continuava imperterrito la propria ricerca, ignaro del suo disagio; Rory lo seguiva, anche lui sperava che quella ricerca finisse, ma per le ragioni diverse. Sapeva che Rory accompagnava il Dottore più per amor suo che per amor dell'avventura. Era un uomo sorprendente, così buono e così coraggioso, anche se, su quest'ultimo aggettivo sicuramente lui avrebbe avuto da ridire. Non aveva la percezione di quanto potesse essere straordinario e spesso, questo pensiero la stupiva. Se l'aveva capito lei, com'era possibile che non ci arrivasse da solo? Cercò di distrarsi sbirciando in una vetrina, era un negozio che vendeva articoli per turisti, dai gadget alle mappe. "Forse è il caso di allargare il raggio d'azione", pensò. E, senza indugiare oltre, entrò.
La mappa che aveva appena comprato, rappresentava tutta la regione. Subito il suo sguardo venne attratto da una zona a forma di calzino, adiacente al grosso bollino rosso che indicava Castle Rock. "E se andassi a vedere?". Lanciò un'occhiata al Dottore e a Rory, indecisa. "Non sembra lontano, non ci vorrà molto".

Non aveva lasciato neppure un biglietto, ma non credeva fosse necessario. Al massimo, se avesse tardato, avrebbe mandato un messaggio a Rory dicendogli dove si trovasse e perchè aveva deciso di separarsi da loro. Anzi, meglio solo dove si trovasse, il perchè sarebbe stato troppo difficile da spiegare a parole. Si trovava sulla strada che portava a Chester's Mill, che si era rivelata più lunga del previsto. Aveva anche pensato di prendere l'autobus, ma un'occhiata alla pensilina divelta e al cartellone degli orari che recava come ultima data d'aggiornamento l'estate 1975, l'aveva dissuasa. Ora arrancava sull'asfalto, sventolando le braccia in cerca di un passaggio. "Come in uno di quei road movie", pensò. Le poche auto che aveva incrociato e che andavano verso quella direzione, non si degnarono di fermarsi. Alla fine, quando stava per gettare la spugna e tornare nella direzione da cui era venuta, si fermò un furgone. Il vetusto mezzo, coperto di ruggine e fango, avanzava sbuffando lungo la strada con la maestosità e l'autorità di un prete in un corteo. Accostò, appena vide la ragazza sul ciglio della strada.

Alden Dinsmore non era solito caricare autostoppisti. Infatti, se non fosse stato per l'insistenza del figlio maggiore, non si sarebbe neppure fermato. Che si arrangiasse. Ma Ollie aveva ragione, la ragazza non sembrava pericolosa, anzi, solo terribilmente fuori posto. "Una turista", pensò.
-Passaggio?- chiese, abbassando il finestrino del suo lato, la voce burbera, quell'unica parola quasi inintelleggibile a causa della gomma che stava masticando. La ragazza sorrise e annuì. Mentre Ollie le apriva la portiera e contemporaneamente si allungava per farle posto, Alden la squadrò da capo a piedi. Capelli rossi, pelle bianchissima, occhi scuri. Piuttosto alta, magra, ma non da far paura. Abiti e modi tipicamente di città. Sì, una turista e anche piuttosto carina. Se non si fosse fermato lui, probabilmente si sarebbe fermato qualcun altro, che probabilmente avrebbe preteso un pagamento di qualche tipo per il passaggio. Scosse la testa, scacciando quel pensiero, mise in moto e ripartì.

-Perchè sta andando al Mill?- sentì chiedere a suo figlio, non proprio in modo educato, sicuramente sfacciato, probabilmente scorretto, rivelando così tutta la sua grettezza. Se non avesse avuto entrambe le mani sul volante, gli avrebbe di sicuro mollato una schicchera dietro il collo. Ma stava guidando ed Alden Dinsmore era piuttosto prudente alla guida, specie se si ritrovava a guidare fuori città.
-Ho visto la cittadina su questa cartina e ho deciso di venirci. Non credevo fosse così lontana, però- rispose lei, sorridendo. Aveva un accento che non era in grado di identificare, ma chiaramente era forestiero. E la mappa che sventolava aveva chiaramente il simbolo della Stralight Press, la piccola casa editrice di Castle Rock, che vendeva i propri manufatti sia alla libreria di Chester's Mill, sia ai negozi di Castle Rock.
-Immagino che aveva intenzione di farci un giro e poi tornare in città- si intromise l'uomo più anziano. La ragazza rispose di sì, spiegandogli poi che aveva lasciato degli amici a Castle Rock e che, dopo aver curiosato un po' in giro, avrebbe trovato il modo di tornare indietro.


Se il furgone non avesse accostato e i suoi occupanti non le fossero parsi affidabili, Amy avrebbe sicuramente desistito. Ma i Dinsmore le sembrarono brave persone, forse un po' rozze, però sicuramente innoque. E fu quindi per un caso fortuito, o forse non così fortuito, che Amy Pond si trovasse a Chester's Mill, il giorno in cui la Cupola comparve. Anzi, fu proprio per una questione di secondi. Alden la lasciò nei pressi della sua fattoria, indicandole il modo più veloce per raggiungere il centro e promettendole che, se ne avesse avuto bisogno, l'avrebbe accompagnata lui stesso a Castle Rock. Una promessa che non avrebbe potuto mantenere.    


Amy si stava avviando a piedi per la 119, di nuovo. La strada principale che portava al centro cittadino era anche quella che avrebbe dovuto percorrere per tornare a Castle Rock. Si trattava di una camminata di mezz'ora, entro un'ora e mezzo, prevedeva di tornare alla Fattoria Dinsmore per reclamare il favore che l'uomo le aveva offerto. Sarebbe stata una visita breve, avrebbe dato solo un'occhiatina e poi via, di nuovo alla Tardis. Sentiva in lontananza, appena sopra di sè, il motore di un aereo, che stava volando a quota abbastanza bassa. Non alzò lo sguardo, anzi, procedeva dritta e spedita, ignorando le rade macchine che procedevano nel senso inverso. Si sentiva come se fosse l'unica donna rimasta sulla terra, così sola, a vagare per quella strada deserta. Ma non era sola. Intravide, davanti a sè, una sagoma maschile. Un altro essere che, come lei, stava affrontando quel cammino, solo in una direzione diversa. Un altro postulante, solo che lui, a differenza sua, non aveva trovato un Alden Dinsmore disposto a darle un passaggio. Stava paragonando la propria condizione a quella dello sconosciuto, fantasticando sulle cause e le motivazioni che lo avrebbero portato lontano da Chester's Mill, quando un boato pazzesco la obbligò ad alzare gli occhi e a mettere a fuoco lo sguardo. L'aereo che aveva sentito prima e che volava quieto per i cieli sopra la cittadina, si era schiantato contro qualcosa. Pezzi di metallo e plastica volarono da tutte le parti, portando con sè, con orrore sempre crescente, anche dei resti umani. Non era mai stata testimone di un incidente aereo prima d'ora ed era terribile. Di una cosa era certa, però: che non poteva essere un incidente normale. Perchè non c'era nulla con cui l'aereo si sarebbe potuto scontrare.

Dale Barbara aveva appena salutato quella che credeva essere Claudette Saunders, che stava mettendo a frutto le sue lezioni di volo, quando vide l'aereo scontrarsi con il nulla. Si precipitò verso il luogo dell'incidente, tallonando una ragazza che stava facendo lo stesso. Arrivarono sulla scena quasi contemporaneamente, lui sfruttando il proprio fisico allenato, era stato in grado di raggiungerla abbastanza facilmente, anche se la ragazza aveva un discreto passo. Ciò a cui si trovarono davanti li lasciò senza fiato. Non solo un incidente aereo, anche un grave incidente stradale. Se non l'avesse visto accadere, avrebbe pensato che l'aereo stava volando troppo basso e che quindi si fosse scontrato in qualche modo con l'auto. Ma sapeva che non era così. Dall'altra parte, dove l'auto giaceva accartocciata come se si fosse scontrata con un muro invisibile, un'altra auto riuscì a frenare appena in tempo.

Si trattava di un muro invisibile, non potevano esserci altre spiegazioni. Amy osservò con attenzione, quasi con eccitazione, i due uomini avvicinarvisi e cozzare contro la barriera invisibile. Quello dall'altro lato,riportando delle ferite nel tentativo, l'altro con più cautela. Non pensò subito, almeno non in quel momento, alle implicazioni. Non poteva tornare indietro.

Quando Ernie Calvert era giunto a fatica sul luogo dell'incidente, a cui aveva assistito sconcertato, non ebbe neppure il tempo di prendere coscienza dell'accaduto. Dale Barbara, il cuoco del Sweetbriar's Rose, l'aveva messo subito all'opera. Contattare la Sicurezza Nazionale non era difficile, in teoria, ma nella pratica si rivelò più complicato del previsto. Non solo era stato messo in attesa nei suoi ben due tentativi, ma la ricenzione non era delle migliori. Stava ricomponendo il numero un'altra volta, quando giunse Alden Dinsmore accompagnato dai suoi due marmocchi. Con sua grande sorpresa, Dinsmore non era esattamente l'uomo più estroverso di sua conoscenza, chiese alla rossa, che non ricordava di aver mai visto, se stesse bene. Quella novità, lo distrasse dai movimenti di Barbara, che si stava chiaramente allontanando dalla scena, più o meno nello stesso momento in cui l'Hummer di Big Jim Rennie si profilava all'orizzonte.

-Incredibile, vero? L'hai visto anche tu? - continuava a ripetere Rory Dinsmore, più elettrizzato del fratello. Non conosceva la ragazza e, in una situazione normale, si sarebbe ritrovato a balbettare imbarazzato, ma quella non era una situazione normale. Sentiva i discorsi degli adulti con un orecchio solo, intento ad osservare davanti a sè, poi, come colto da un'ispirazone, allungò una mano e toccò la barriera invisibile. Subito la ritrasse, come elettrificato. L'azione gli guadagnò uno scapellotto da parte del padre, oltre allo sguardo incuriosito da parte della ragazza, che si affrettò ad imitarlo.

Erano sopraggiunte le autorità, a quanto le era sembrato di capire. Solo che un'auto della polizia e un tizio imponente su una Jeep nera, non era esattamente il tipo d'autorità che aveva in mente, anche se, probabilmente, a Chester's Mill era l'unico. La prima ipotesi che fornirono era quella di una collisione tra l'auto e l'aereo, nonostante le testimonianze di tre persone; sarebbero state quattro, ma l'altro uomo se n'era andato; e a ragione, pensò Amy, quando notò lo sguardo omicida negli occhi del proprietario dell'Hummer, quando gli altri lo nominarono. Aveva notato che il bambino del fattore, che aveva cercato di toccare la barriera, si era ritratto di scatto. Incuriosita, vi avvicinò la mano con cautela. Subito, sentì una scarica elettrica attraversarla. Si guardò la mano, incuriosita.

"La ragazza dev'essere impazzita. Si sa che le pollastre non riescono a sopportare lo choc come i maschi" pensò Big Jim, quasi con disgusto, notando la ragazza persa nei propri pensieri. Aveva troppe cose a cui pensare, c'era un'incidente per l'amor del cielo. Chiuse la comunicazione che Ernie Calvert era riuscito così faticosamente ad ottenere, sul punto di ordinare a Randolph di far sgomberare i pezzi, quando vide Jackie Wettington sbattere il naso contro qualcosa. Con un'imprecazione, o quella che nel linguaggio di Big Jim era un'imprecazione, tentò di mettersi in contatto con la Sicurezza Nazionale, di nuovo.

Il capo della polizia era morto. Il suo pacemaker era scoppiato. Era stata quella la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Scortata da Peter Randolph, ora promosso a capo ad interim, raggiunse la gazzella. Quella barriera era pericolosa e l'aveva isolata, perchè Amy era certa che, qualunque strada avesse provato a percorrere, prima o poi sarebbe finita contro quel muro invisibile. E chissà quant'era alto, visto che non uno, ma ben due velivoli ci erano finiti contro. Aveva paura, così isolata. Dinsmore le aveva proposto di rimanere alla fattoria, ma quel colosso di Big Jim aveva un'altra idea: La Santo Redentore. Per il suo bene e quello dei Dinsmore, ovviamente. Chi meglio di una chiesa poteva ospitare chi ha bisogno di rifugio? Aveva accettato con una smorfia. Jim Rennie, noto semplicemente come Big Jim, non le piaceva per nulla. Tutta quella situazione non le piaceva per nulla. Doveva chiamare il Dottore, lui si che avrebbe saputo cosa fare. Si frugò nelle tasche, mentre Randolph metteva in moto, ne estrasse il cellulare e pigiò due tasti. Non successe nulla, il telefono era morto.
-No, no, no. Nonononono- si disperò, continando a premere tasti, sperando che il telefono riprendesse vita. Peter Randolph la guardava di sottecchi. Così, dal nulla, la ragazza aveva cominciato ad agitarsi. Aveva capito che era una turista con una sola occhiata. Poteva essere stupido, Randolph, ma non così stupido.
-Torni indietro, per favore- urlò. Dal suo tono, Peter capì che se non l'avesse fermata in qualche modo, avrebbe fatto qualche sciocchezza.
-Tranquilla, cara, quando arriveremo da padre Coggings andrà tutto meglio, vedrai- cercò di consolarla.
-No, io devo tornare indietro, devo avvisare il Dottore e Rory... oddio, Rory... devo andare da lui, mi starà cercando!- continuò, armeggiando con la cintura di sicurezza.
-Quando questa cosa si sarà risolta, potrà vedere tutti i dottori che vorrà, glielo prometto-
-Devo andare da Rory, devo vedere mio marito!- continuò, come se non l'avesse sentito, cercando di aprire la portira, che era bloccata. Precauzione standard.
-Mi spiace, cara. Non possiamo fare niente, per ora, a parte pregare- rispose, impacciato. Non era abituato a consolare nessuno, figurarsi una giovane donna. A quelle parole, così assurde alle sue orecchie, Amy cominciò a piangere. Il capo Randolph assistette al suo sfogo, indeciso su cosa fare. Alla fine, con estremo imbarazzo, le appoggiò una mano sulla spalla per un fuggevole secondo. 

Solo a posteriori, Amy riuscì a spiegarsi il crollo emotivo che la colpì il giorno della Cupola. Nonostante avesse affrontato innumerevoli avventure con il Dottore, le cui situazioni, spesso e volentieri, erano pure peggiori rispetto all'isolamento che la barriera avrebbe comportato, quella le sembrava insormontabile. Era la prima volta, però, in cui Amy si era sentita sola. Prima non aveva mai dubitato che il Dottore sarebbe accorso, ora non ne era più così sicura. Come poteva venire a salvarla, riportarla a casa, da Rory, se neanche sapeva dov'era? Era un pensiero troppo angosciante, per potercisi soffermare. Aveva problemi più pressanti, al momento. Per esempio, il Reverendo Coggings. L'uomo la inquietava enormemente. Non aveva fatto altro che pregare e profetizzare la fine del mondo, con un'esaltazione tale, con una follia e determinazione che le avevano provocato un brivido lungo la schiena. Le ricordava quasi Madame Kovarian e l'Ordine del Silenzio, anche se erano pensieri che cercava di scacciare. Non voleva pensare a Melody. River. Era stato assurdo e sorprendente scorpire la vera identità di River, ma ora le sembrava triste. Perchè nonostante il Dottore le avesse promesso che l'avrebbe ritrovata, le sembrava già una promessa remota e impossibile da mantenere. 
Forse proprio perchè aveva viaggiato tanto, Amy si sentiva così negativa. Aveva visto cosa poteva scatenare nella gente la paura nei confronti dell'ignoto. Sapeva come si potevano comportare gli umani, quando si trovavano alle strette, senza una speranza. E più il Dottore sarebbe stato lontano, più le speranze diventavano fragili, quasi inconsistenti.


Il mistero di Chester's Mill, come venne chiamato in un primo tempo, prima che si scoprisse la morfologia e le caratteristiche della Cupola, ebbe grande risonanza, all'esterno. Il primo ad accorgersene fu Rory. Il Dottore non aveva tempo per i telegiornali. Ciò che aveva disturbato la Tardis aveva la precedenza. Invece, così non era per Rory. All'inizio, non aveva prestato grande attenzione all'assenza di Amy, aveva solo pensato che si fosse spinta un po' più lontano, ma che sarebbe tornata al più presto. Aveva cominciato anche lui a cercare. Non alieni, ma Amy. La sensazione di disagio che provava, si era acuita quando, dopo aver provato a contattare la moglie, aveva ottenuto solo il segnale di libero. Quando sullo schermo del locale in cui si era rintanato, con una tazza di caffè di fronte, in attesa del Dottore, per essere rassicurato soprattutto, era apparsa la notizia di quella forza misteriosa che aveva circondato la città vicina, la sua paura prese corpo. Perchè all'improvviso, venne colto da una certezza: Amy era lì.
Si precipitò alla ricerca dell'alieno. Amy era in pericolo, isolata da loro e, forse, era quella forza misteriosa, ad averli condotti lì. Ma perchè la Tardis era atterrata a Castle Rock e non a Chester's Mill?


Era uscita il più silenziosamente possibile, lasciando Coggings davanti all'altare, intento a pregare. Il reverendo le aveva mostrato una stanza all'interno della canonica, in cui avrebbe potuto trascorrere la notte, mentre il giorno dopo con l'aiuto del capo Randolph, le avrebbero trovato una sistemazione più consona. Non aveva ancora avuto l'occasione di capire dove si trovasse. E, forse, se avesse fatto qualcosa, qualunque cosa, sarebbe sfuggita a quel senso di ineluttabilità e di scoramento a cui si era abbandonata. Passò davanti alla WCIK, la radio cristiana, che continuava indefessamente a librare nell'aere le note delle sue canzoni pseudo-sacre. C'era un odore strano nell'aria, ma non indagò oltre. Camminò il più velocemente possibile, portandosi di nuovo sulla 119. Alzò lo sguardo verso il cielo. Non sembrava cambiato molto. Le stelle erano spuntate, salutando il sole, non ancora del tutto tramontato. Era ancora lo stesso cielo, quello che aveva imparato ad amare, quello che nascondeva così tanti segreti e così tanta vita. Il cielo del Dottore Stropicciato.

Riuscì quasi subito a distinguere il luogo in cui era caduto l'aereo, grazie alle tende dell'accampamento militare che era sorto, un formicaio brulicante attività, e che riusciva a scorgere in lontananza, aguzzando la vista il più possibile. Ma il compito le risultò molto più semplice, grazie alle impalcature luminose che avevano montato praticamente lungo tutto il perimetro della barriera. Voltò le spalle, per un attimo al problema che l'aveva costretta lì. Percorse la strada principale, che si era, nel frattempo, trasformata in Main Street. Superò il supermarket e la sede del giornale locale, il Democrat, senza quasi rivolgere loro uno sguardo. Lanciò solo un'occhiata al municipio e all'insegna della polizia. Era una delle poche persone ancora per strada. Decise di seguirne una. L'uomo, probabilmente un fattore, come Alden Dinsmore, la condusse vicino al Sweetbriar's Rose. Era l'unico locale nei dintorni, da quello che aveva potuto notare. L'insegna del diner le stimolò l'appetito. Non mangiava da ore.

La prima persona che la accolse, appena varcata la soglia, fu Rose, la proprietaria. Era una donna di mezz'età, sorridente e volitiva. Le sorrise debolmente, mentre la donna, con il suo bel grembiule da cameriera e l'espressione materna, la condusse ad un tavolo.
-Buonasera, benvenuta al Sweetbriar's Rose. Io sono Rose. Cosa ti porto, cara?-
-Ecco, io... non saprei...- balbettò, incerta. Sembrava assurdo che, con tutto quello che era successo, la vita scorresse tranquilla e normale, come il tono vivace di Rose, simile ad un torrente in piena.
-Il nostro cuoco è appena tornato- le confidò l'altra, quasi in un sussurro, come se le stesse confidando un enorme segreto. Se avesse notato il disagio di Amy, non è dato saperlo. -Ti consiglio le uova. O al limite, il panino alla carne grigliata della casa-
-Emm, ok. Vada per le uova-
Mentre Rose le versava il caffè, lanciò uno sguardo al televisore. Era impostato sul muto, ma stava trasmettendo le immagini della giornata. Il cuore di Amy le sobbalzò nel petto. Forse c'era una speranza. Rose notò il cambiamento negli occhi della ragazza, che le era sembrata così sperduta e indifesa. Non era una bella giornata, per una turista.
-Lo stanno trasmettendo da ore. Le stesse immagini e le stesse chiacchere  in continuazione. Per questo è sul muto- le spiegò -Sono sicura che tutto si risolverà e potrai tornare a casa anche tu, cara- aggiunse.
-Si nota così tanto?- chiese la ragazza, quasi sorridendo.
-Un po'. Chi hai lasciato là fuori?- domandò Rose, poi. Le sembrava ancora strano parlare di "dentro" e "fuori", ma si sarebbe abituata troppo presto.
-Mio marito Rory e un amico con cui viaggiamo-
-Sei troppo giovane per essere sposata, cara. Quanti anni hai, sedici?-
-Ventuno. Quasi ventidue- sorrise ancora, questa volta un sorriso vero. Aveva apprezzato il tentativo di Rose di risollevarle il morale.
-Ti porterò il tuo piatto al più presto, cara. Lasciami servire gli altri clienti, prima che Anson, il ragazzotto laggiù, vedi, quello che sta pulendo quel tavolino? Ecco, è meglio che lo tenga d'occhio prima che mi distrugga il locale!- e si allontanò, lasciando Amy persa in pensieri un po' meno cupi rispetto a prima.   

Aveva appena finito le sue uova, quando Rose, con un sorriso a trentadue denti, le indicò il cuoco. Era lo stesso uomo che si trovava al luogo dell'incidente, quello che Big Jim non poteva evidentemente sopportare. Si era fermato a parlare con una donna un po' più grande di lui, piuttosto carina e dal portamento deciso. Ma l'unico dettaglio che attirò Amy fu il telefono con cui continuava a giochicchiare.

Si alzò e, come in trance, li raggiunse, seguita da Rose, chiaramente confusa. Ormai, non c'era più nessuno nel locale. Anche per questo, il cuoco era uscito dal suo regno. I due stavano parlando animatamente, ma quando si accorse della ragazza, la donna ammutolì. Il cuoco, che dava la schiena ad Amy, si voltò e si ritrovò a fissarla negli occhi.
-Sei tu- esordì, dopo un attimo di silenzio.
-Già. E tu sei tu- gli rispose Amy, di rimando.
-Io non ci sto capendo molto- si intromise Rose, mentre l'altra donna li guardava incuriosita.
-Si trovava anche lui sul luogo dell'incidente- rispose Amy, quasi all'unisono con il cuoco.
-Curioso, per uno che se ne va, una arriva- mormorò l'altra, improvvisamente interessata alla ragazza che aveva di fronte. -Sono Julia Shumway, direttrice del Democrat- si presentò, poi. Era estremamente interessata a quello che la ragazza avrebbe avuto da dire, finora, aveva solo la versione di Barbara, visto che la polizia, per ordine del capo Randolph, si era stretta nel lutto. Una scusa, anche piuttosto patetica, considerando che chiunque abitasse in città sapeva dei rapporti quantomeno burrascosi che intercorrevano tra Duke Perkins e Big Jim, perciò con Randolph, che era il burattino del secondo consigliere.
-Amelia Pond. Amy. Viaggiatrice a tempo pieno, modella, a tempo perso- si presentò con vivacità, come al solito senza usare il cognome da sposata. Era un'abitudine che aveva il Dottore e mantenerla glielo faceva sentire più vicino. Non le era particolarmente piaciuta l'enfasi che Julia aveva dato alla sua professione. E poi, lo sapevano tutti, i giornalisti erano una seccatura. Julia sollevò un sopracciglio, indecisa se replicare o meno.
-Dale Barbara- si intromise il cuoco. -Per gli amici Barbie-
-Bene, Barbie. Perchè sei sparito, prima, alla barriera?- Barbara si accigliò. Non voleva parlarne, soprattutto con un'estranea.
-Immagino che Big Jim fosse presente- si intromise allora Rose -diciamo che Barbie non è nelle grazie di Rennie, al momento- tagliò corto, una volta che Amy ebbe annuito.
-Beh, lo posso capire. Non piace molto neanche a me-
-Benvenuta nel club, cara- così dicendo, Rose allargò le braccia, ad indicare tutti i presenti.
-La Sicurezza nazionale è stata allertata?- chiese poi Barbara ad Amy. La ragazza si accigliò. Le sembrava di ricordare il signore anzianotto che cercava di telefonare e, proprio quando sembrava aver ricevuto risposta, Rennie che chiudeva la chiamata.
-Non ne sono sicura-
-Alla TV hanno detto che è stata posta una no zone qualcosa, su Chester's Mill- si intromise Rose.
-Bene- commentò Barbara, con un sospiro di sollievo. -Almeno quella cosa... quella Cupola, non farà altre morti- Nè il commento cupo nè il sospiro sfuggirono ad Amy.
-Devi essere stato un militare. O lo sei ancora- dichiarò allora, con sicurezza. Alle occhiate sorprese degli altri, si affrettò a rispondere:- sicuramente un militare avrebbe pensato di avvertire la Sicurezza Nazionale, per prima cosa- Julia e Rose si ritrovarono a riflettere su quel particolare. In effetti, se avessero assistito all'incidente, la Sicurezza Nazionale non sarebbe stata la loro prima scelta, per quanto riguarda la richiesta di soccorso.
-Sai, è interessante che una straniera, probabilmente europea, se lo sia chiesta, ma non un americano- commentò Barbara, deviando il discorso. Amy arrossì lievemente, scrollando le spalle.
-Da dove vieni, cara?- domandò Rose, sorpresa. Non aveva colto nulla di particolare dal suo accento.
-Londra, Inghilterra. Cioè, ora vivo a Londra, ma non vengo da lì... insomma, immagino che ora non abbia importanza-
-Sei davvero lontana da casa, bambina- commentò, colpita. -Hai un posto in cui dormire, vero?-
-Il signor Dinsmore aveva proposto che dormissi da loro, finchè questa cosa non si risolve, ma il signor Rennie ha ritenuto che fosse più opportuno che chiedessi asilo alla Chiesa- rispose, con una smorfia.
-La Chiesa di Coggings, immagino- sottolineò Julia. -Vuole tenerti sott'occhio, per qualche ragione-
-Sta attenta- consigliò Barbara. Stava pensando che, se la situazione fosse peggiorata, e prevedeva che sarebbe successo, Amy sarebbe stata un ottimo capro espiatorio. Oltre a lui, ovviamente.
-In effetti, non mi sembra molto... equilibrato- Barbara non fece commenti. Non gli sembrava il caso di metterla in guardia oltre. L'avrebbe preso per un pazzo visionario, con ogni probabilità.
-Quel telefono funziona?- chiese Amy, rivolta a Julia, dopo un minuto di silenzio. Rose e Barbara si stupirono della domanda. Non era quello che si aspettavano.
-La linea è piuttosto disturbata, ma sì, funziona. Per ora, prevedo ancora qualche giorno di batteria- rispose Julia, meno sorpresa degli altri. Aveva notato che la linea aveva qualcosa di strano.
-Credi che potrei fare una telefonata? O mandare un messaggio?- continuò, speranzosa.
-Certo- Julia osservò Amy accettare il telefono, comporre velocemente un breve messaggio, attendere un minuto e per poi riconsegnarglielo.
-Non avevi ancora avvertito tuo marito, cara?- le chiese Rose, sorpresa. Dall'espressione sconsolata che aveva notato, mentre la ragazza fissava il televisore muto, aveva pensato che avvisare della sua presenza lì, bloccata a Chester's Mill, avesse la priorità assoluta.
-Il mio telefono è morto e il reverendo non credeva che fosse opportuno farmi usare la linea fissa-
-Come morto?- chiese Julia, interessata. Amy trasse il cellulare ormai inservibile dalla tasca e lo porse alla giornalista, che provò ad accenderlo, senza successo. Poi, come colta da un'improvvisa illuminazione, lo aprì. La batteria era fusa. Non era esploso, com'era successo ad altri dispositivi elettronici che si erano trovati nei pressi della barriera. Sia Julia che Barbara, ma soprattutto Barbara, fissarono il congegno con interesse. Amy non poteva certo spiegare loro che il Dottore aveva modificato il suo telefono, rendendolo in qualche modo alieno, facendo in modo che potesse telefonare da ogni angolo dell'Universo. E con una tariffa conveniente, per di più. Non poteva certo dir loro, così, subito, che credeva che quella "cosa" avesse un'origine aliena. L'avrebbero presa per pazza.
-Domani ti accompagnerò da Burpee's a comprare un prepagato- asserì la giornalista -finchè sarà aperto, ovviamente- aggiunse.
-Credi davvero che Rommie chiuderà, perdendosi un'occasione simile?- chiese Rose, consapevole del fiuto per gli affari che aveva il proprietario dei grandi magazzini di Chester's Mill.
-Potrebbe non avere scelta, a meno che, ovviamente, questa situazione non si risolva domani- le rispose Julia. Aveva espresso a parole gli stessi dubbi di Barbara, ma con meno preoccupazione. Sembrava che solo Barbara ed Amy non fossero troppo ottimisti circa la scomparsa del loro problema, con la differenza che Amy non sentiva il polso della situazione politica di Chester's Mill, come Barbara e Julia.
-Beh, domani è un altro giorno, come si suol dire- commentò Rose, positiva -è meglio se andiamo tutti a dormire. Julia, potresti accompagnare Amy alla Santo Rendentore? Tesoro, per ogni evenienza, io e Barbie siamo qui, ricordatelo- concluse poi la serata.

"Under the dome.  Amy" il trillo del messaggio giunse agognato, alle orecchie di Rory. Il suo contenuto, invece, lo costrinse ad agire. Mostrò il cellulare al Dottore, spiegandogli che il telegiornale stava trasmettendo da ore servizi sulla situazione di Chester's Mill. L'alieno si affrettò ad entrare nel primo locale a disposizione e a chiedere a gran voce di vedere il tg.
-Perchè non me l'hai detto prima?- chiese, con un gemito, riprecipitandosi fuori, in direzione della Tardis.
-Andiamo a riprendere Amy, vero Dottore?- chiese Rory,affaticato dalla corsa che aveva fatto per stargli dietro. Lo chiese  solo per precauzione, per avere una conferma ed una rassicurazione. Era certo che il Dottore non avrebbe lasciato Amy da sola e, se l'avesse fatto, sapeva che lui, Rory, si sarebbe rifiutato di seguirlo.
-Andiamo a Chester's Mill, Rory Pond- urlò, mettendo in moto i comandi della nave -a prendere Amy. E a capire cosa sta succedendo-
   
 
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