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Autore: ChrisAndreini    30/07/2018    3 recensioni
"Le prime cinque regole imposte alla società dei supereroi sono:
1) Ogni supereroe deve avere un localizzatore nel flusso sanguigno, che deve essere impiantato entro due anni dalla nascita del suddetto;
2) I supereroi non possono utilizzare i loro poteri se non in territorio da loro posseduto o con specifici permessi elargiti dalla DIS, pena la reclusione immediata;
3) Ogni supereroe deve indossare, non appena uscito di casa, uno speciale bracciale che elimina il potere, e non può essere rimosso per nessuna ragione fino al ritorno in casa o con il permesso elargito dalla DIS;
4) Non sono permesse relazioni romantiche e soprattutto procreazione tra supereroi e persone prive di poteri superumani, e ogni matrimonio tra supereroi deve essere approvato e supervisionato dalla DIS;
5) Se e solo se la DIS lo riterrà utile, un supereroe ha il dovere di servire la DIS con il suo potere e di lavorare in un ambito che possa sfruttarlo nel modo migliore"
Quando un'onda di energia magica si abbatte sulla città, creando il caos, Eryn Jefferson, supereoina nata senza poteri, cercherà di cambiare le cose.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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The Outlaw Team

 

Prologo

 

L’oscurità avvolgeva il vicolo silenzioso e solitario della zona più malfamata della città, dove due ragazze si erano con incoscienza andate ad infilare in un goffo tentativo di scappare dai tre grossi e massicci criminali che avevano loro tagliato la strada mentre tornavano a casa da scuola.

Un muro si parò davanti a loro, e senza fiato iniziarono a cercare una soluzione, una scappatoia, da quella strada senza uscita.

Ma i brutti ceffi avevano bloccato ogni via di fuga.

-Vi prego, non fateci del male- supplicò una delle ragazze, mettendosi in ginocchio con le lacrime agli occhi.

L’amica prese una pietra da terra e si mise davanti a lei, cercando di proteggerla, ma consapevole di non avere i mezzi e le abilità per farlo.

-State lontani da noi! O ve ne pentirete- li minacciò, con voce fin troppo acuta per risultare minacciosa.

Tremava per il freddo della notte e la paura dell’attacco, e non aveva idee su come salvarsi da quella situazione.

-Oh, ma guarda, la ragazzina vuole fare la dura. Che dici, la prendiamo per prima?- uno dei brutti ceffi, un uomo muscoloso e dagli occhi piccoli e maligni, si rivolse ai compagni, che ridacchiarono con crudeltà, prima di prenderle il polso e disarmarla con un semplice gesto della mano.

-Allora, dimmi, sarai tu a farmene pentire?- chiese divertito, stringendole forte il braccio e facendole emettere un gemito di dolore.

-No, ma… i supereroi… arriveranno…- disse lei con un filo di voce.

-I supereroi? Può essere. E allora prenderemo anche loro- detto questo, il criminale strinse il pugno libero, che prese fuoco, dimostrando il suo potere celato.

I suoi colleghi fecero altrettanto. Uno di loro evocò un muro di roccia alle loro spalle, bloccando l’eventuale accesso di supereroi, mentre l’altro allungò le braccia per bloccare la ragazza ancora inginocchiata a terra, e ammutolirla perché aveva iniziato ad urlare, per paura o per chiedere aiuto.

-Nessun supereroe riuscirà mai a batterci!- esclamò il criminale con poteri di fuoco, esibendosi in una crudele risata maniacale. 

Ma quando tutto sembrava perduto per le povere ragazze, due figure piombarono dall’alto nel vicolo, sorprendendo i tre criminali.

-Vogliamo scommettere?- disse la più grande, una donna di 25 anni dai mossi capelli castani e due stupendi occhi azzurri.

-Oh, no! È Reality Maker, insieme a sua sorella!- esclamò il criminale allungabile, facendo un passo indietro e tenendo stretta la ragazza fifona utilizzandola come scudo umano.

-Farete meglio ad arrendervi se non volete fare una brutta fine!- li minacciò la sorella minore, di anni 20, che esibiva con orgoglio gli stessi capelli castani ma occhi verdi.

Senza aspettare risposta dagli assalitori, la più giovane si alzò in volo, ed usò la sua superforza per abbattere il muro alzato da uno dei brutti ceffi. Poi, con la sua telecinesi sollevò in volo i bidoni della spazzatura, che colpirono tutti i criminali mandandoli KO e…

-Ma dico, ti senti?- la rimproverò la sorella maggiore, facendola fermare un attimo.

-Cosa?- chiese la ragazza senza capire.

-Superforza, telecinesi e volo? Sul serio, Eryn?- incrociò le braccia, riportandola alla realtà.

Ovvero nel salotto di casa sua, dove con sua sorella stava giocando con le bambole fingendo che fossero supereroine potentissime in lotta contro il crimine.

-Maddie, non capisco quale sia il problema…- obiettò confusa, rigirandosi la sua bambola tra le mani e guardando sua madre, Deborah Jefferson, in cerca di aiuto.

Aveva solo cinque anni, mentre la sorella ne aveva già dieci, quindi sicuramente aveva ragione, solo che Eryn non lo capiva comunque.

-Mi chiamo Madison! E comunque, non puoi avere tutti quei poteri- cercò di spiegarle lei, con tono di superiorità.

-Ma papà può trasformare il suo corpo in tutti gli elementi che vuole, e tu puoi farlo con… eh… tutto… no? Sono tanti poteri- cercò di spiegarsi, continuando a lanciare occhiate incerte verso sua madre, che cullava suo fratello Robin, che aveva da poco compiuto due anni, senza badare molto a quello che facevano le figlie ma lanciando occhiate preoccupate al telefono.

Probabilmente loro padre era in ritardo e non era una buona cosa.

-No! È un solo potere: potere di modifica parziale della realtà! E come tutti i poteri ha un limite e soprattutto è singolo! Devi informarti meglio. Vero mamma?- Madison attirò l’attenzione della donna, che si girò a guardarle colta alla sprovvista ma grazie alla sua abilità riuscì a ricapitolare nella sua mente tutto il discorso appena fatto e dare una risposta che potesse piacere a entrambe.

-Madison, hai ragione, ma tua sorella ha solo cinque anni e non è al tuo livello di studio. E poi è solo un gioco. Sai che non ha poteri, lasciale scegliere quelli che vuole almeno mentre giocate. Neanche la rappresentazione dei cattivi era molto realistica- rispose mite, sorridendo incoraggiante ad entrambe le figlie e posando a terra Robin, che iniziò a gattonare verso le sorelle, incuriosito dal loro gioco, ma senza comprenderlo affatto.

Madison sospirò e alzò gli occhi al cielo, ma poi alzò le spalle e cedette.

Per lei sua madre aveva sempre ragione.

-Ah… come sono i cattivi?- Eryn invece era più curiosa. Si alzò in piedi, sempre tenendo stretta la sua bambola, per avvicinarsi alla madre e si arrampicò con difficoltà sul divano dove era seduta.

-Non hanno mai abilità magiche, o comunque sono molto molto rari quelli che le hanno. La DIS…- iniziò a spiegare paziente Deborah, sempre tenendo sotto controllo il telefono con aria un po’ preoccupata, e venendo subito interrotta dalla figlia maggiore.

-La DIS: Divisione Internazionale Supereroi, tiene sotto controllo costante tutte le famiglia di superumani in circolazione, e sotto la sua vigile sorveglianza è impossibile che qualcuno decida di diventare supercattivo. E se anche volesse, i nostri genitori li catturerebbero in un attimo e li rinchiuderebbero nelle segrete della DIS dove i loro poteri sono bloccati- spiegò da maestrina, avvicinandosi, orgogliosa di sé stessa e aspettandosi un qualche riconoscimento da parte della madre.

-Esattamente Madison. Il più grande rischio sono i supereroi nati da famiglie senza poteri, ma è un evento molto raro. Robin! Non si mangia!- Deborah si alzò di scatto e si diresse con grande velocità verso il figlio, che era in procinto di infilare la bambola di Madison in bocca, e che però le sfuggì con riflessi ben più veloci dei suoi catapultandosi come una saetta da una parte all’altra della stanza deciso ad assaggiare il giocattolo.

-Tranquilla mamma- Madison schioccò le dita e la bambola divenne un ciuccio gigante.

Deborah tirò un sospiro di sollievo e riuscì con una certa difficoltà a riprendere il figlio in braccio, togliendogli la bambola-ciuccio dalla bocca e rilanciandola alla figlia che eliminò l’incantesimo e la strinse con fare protettivo e una grande soddisfazione personale.

-Grazie Madison. Robin! Ti ho detto mille volte di non mettere oggetti in bocca!- lo sgridò, facendolo ritirare dispiaciuto.

Poi sospirò e lo rimise nel box, realizzato apposta per impedirgli di uscire nonostante i suoi poteri di velocità e riflessi sensazionali. Messo al sicuro il figlio riprese il telefono, decisa a chiamare il marito che stava facendo davvero tardi, e dirigendosi in cucina per non preoccupare le figlie.

Non riuscì nell’intento, perché Madison capì subito che qualcosa non andava, e fissò la porta dove la madre era sparita come cercando di vederci attraverso.

Eryn si avvicinò al box del fratello e sollevò una mano verso di lui, che la osservò per un po’ curioso per poi mandarle una piccola scossa sul dito per evitare che lo toccasse, e scoraggiandola dal continuare ad guardarlo.

-Allora, Eryn, vuoi continuare a giocare?- le chiese Madison, distogliendosi dall’osservazione della porta e cercando di distrarsi un po’, anche se non sembrava molto convinta dalla sua stessa proposta.

-Sì! Posso avere tutti i poteri che voglio?- chiese la minore speranzosa, tornando sul terreno di gioco dove i tre criminali, interpretati da due peluche morbidi e un pupazzo allungabile, tenevano ancora in ostaggio le due ragazze, rappresentate da due barbie bionde vestite da scolare giapponesi.

-Che poteri hai in mente?- chiese la sorella mettendosi davanti a lei e pettinando i capelli della bambola che la rappresentava, senza guardare la sorella minore negli occhi per evitare di mostrarle tutta la sua disapprovazione.

-Beh, io pensavo alla super forza, saper volare, telecinesi, poter creare uno scudo e…- iniziò ad elencare lei emozionata, facendo degli inconsulti gesti con le mani come se possedesse davvero i poteri che stava elencando.

-Quattro poteri bastano- la interruppe Madison irritata.

-Ma il quinto è il più bello!- cercò di convincerla lei, con occhi brillanti.

-Non mi interessa. Quattro bastano e sono anche troppi. E poi sono poteri base davvero banali, non credo che il quinto sarebbe tanto meglio. Se vuoi continuare a giocare, giochi solo con questi quattro- le impose lei, trasformando con i suoi poteri i pupazzi in figure più umanoidi uguali a come si immaginava i cattivi, e facendo lo stesso con le bambole che rappresentavano le due sorelle.

-Uff, va bene- cedette Eryn, riprendendo lo scontro da dove lo avevano interrotto.

-La sorella minore aveva mandato KO i tre assalitori, e volò su quello che teneva la ragazza come scudo umano per prenderlo a pugni e fargliela mollare- Eryn imitò la scena con le bambole mentre, annoiata, Madison portava con molta più eleganza la sua verso il capo del gruppo che ancora teneva una delle ragazze per un braccio.

-Reality Maker sollevò la mano, e il pavimento diventò sabbia mobile, che inghiottì i criminali abbastanza da impedir loro di muoversi. Poi lo trasformò in cemento, recuperò le ragazze dalla loro presa lenta e chiamò la polizia per arrestarli. Fine del gioco!- concluse, alzandosi in piedi e facendo tornare i giochi come erano prima. Buttò la sua bambola nella mischia, e si diresse verso la cucina senza dare neanche un’occhiata alla sorella minore.

-Ehi! Ma io stavo affrontando quello che si allungava. E poi non mi hai dato la possibilità di usare lo scudo- si lamentò Eryn senza alzarsi.

-Non devi mostrare i tuoi poteri per forza, ma solo utilizzarli nel modo più utile per risolvere la situazione. Ma in ogni caso non ti deve interessare. Tu non sarai mai una supereroina- le spiegò Madison, fermandosi quando dalla porta della cucina Deborah uscì, ancora parlando al telefono, diretta probabilmente in camera.

Si accorse delle figlie e fece loro cenno di restare lì e che andava tutto bene. Il suo sorriso non nascondeva però la sua crescente preoccupazione.

-Sta succedendo qualcosa- commentò Madison, affrettandosi a sedersi sul divano e accendendo la televisione nella speranza di capire cosa affliggeva sua madre così tanto e perché suo padre ancora non era tornato nonostante si approcciasse l’ora di cena.

-Maddie, perché pensi che non ce la posso fare?- chiese Eryn, che al contrario non stava avvertendo i segnali e pensava solo alle parole della sorella.

-Uffa, Eryn. Mamma e papà te lo hanno detto mille volte: tu non hai poteri! Non potrai mai essere una supereroina! Sei proprio ridicola a sperarci ancora- Madison sbuffò infastidita.

Non era la prima volta che avevano quel tipo di confronto.

Eryn abbassò lo sguardo, e fissò il fratellino, che si annoiava e per divertimento creava scintille e si spostava con i suoi riflessi fulminei da una parte all’altra del box.

-Perché non ho poteri? Non lo capisco. Magari mi arriveranno tardi- insistette, speranzosa ma con le lacrime agli occhi.

Madison ascoltava con interesse il telegiornale, dove Pierrick Fontaine trasmetteva in diretta uno scontro in una banca dove il celebre supereroe Mr. Change, padre delle ragazze, affrontava da solo una banda di rapinatori.

Ma la registrazione era scadente, la voce bassa e Madison non capiva se suo padre stesse bene e soprattutto se stesse vincendo.

L’insistenza della sorella, quindi, non fece che irritarla maggiormente.

-Senti, Eryn. Già i supereroi sono in difficoltà! Non abbiamo bisogno di una fallita come te. Non avrai mai superpoteri, altrimenti li avresti già mostrati. Rassegnati a lascia lavorare quelli che ne hanno le capacità!- la sgridò, per poi alzare il volume della televisione per capire meglio le notizie.

Eryn abbassò lo sguardo, ormai annebbiato dalle lacrime, e si morse il labbro inferiore per non ribattere.

Dopotutto la sorella aveva ragione.

Sospirò, strinse la bambola che non aveva lasciato dall’inizio del gioco, e decise di andare in camera e giocare da sola.

Se nella realtà non sarebbe mai stata potente, tanto valeva rifugiarsi nella sua fantasia.

E poi aveva solo cinque anni, tante cose potevano cambiare fino all’età adulta.

Magari i suoi poteri si sarebbero sviluppati con molto ritardo. Magari avrebbero creato tecnologie così potenti da permettere a chiunque di intraprendere la carriera di supereroi. Magari la sua passione per la giustizia sarebbe scemata e con il passare degli anni avrebbe deciso che la sua vera vocazione era il disegno, o la medicina, o legge.

Di certo l’ultima cosa che riteneva possibile era che di lì a pochi anni i supereroi sarebbero stati banditi come professione, controllati in modo maniacale e obbligati ad utilizzare i loro poteri secondo il volere della DIS senza poter più decidere il proprio futuro.

Eppure fu esattamente quello che accadde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non so neanche cosa sto facendo.

Mi rigirava da un po’ l’idea di una fanfiction originale sui supereroi e ho pensato… perché no! Tanto probabilmente non la leggerà nessuno quindi non devo avere l’ansia per gli aggiornamenti e ho bisogno di scrivere qualcosa di originale e di ricevere eventuali feedback.

Spero che la storia piaccia a qualcuno, spero che i personaggi siano ben caratterizzati e che le scene ben scritte e descritte.

Fatemi sapere che ne pensate, se volete. Nessuna imposizione. 

Ho preso leggera ispirazione da vari universi di supereroi, ma ho cercato di rendere il tutto il più originale possibile.

Gli aggiornamenti dipenderanno dalla mia voglia di scrivere e l’ispirazione (che per ora sono alte ma chissà in seguito), il tempo che ho, e, purtroppo è collegato con la voglia di scrivere, dal numero di recensioni o comunque dall’apprezzamento che la storia riceverà.

In ogni caso spero di non abbandonare la storia come metà  delle cose che scrivo.

Avverto che potrei cambiare il titolo e qualche piccola cosa di poco conto, ma è improbabile.

Alla prossima.

 

   
 
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