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Autore: Abby_da_Edoras    30/07/2018    3 recensioni
Questa è la mia versione AU della stagione 5 di The Originals.
Elijah crede di poter mantenere un equilibrio tra la sua attrazione per Tristan e gli impegni presi con Antoinette, la donna che lui reputa sia giusta per lui, ma non saprà nemmeno controllare se stesso e i propri impulsi. E Tristan non accetterà di essere messo in secondo piano ancora una volta.
La storia è dedicata ad Aliseia: grazie per le tue ispirazioni e per gli spoilers sulla stagione 5... come vedi, per Elijah e Tristan non è ancora giunto il momento di pace e riconciliazione... e alla mia nuova e affezionata lettrice Spensieratezza che sta seguendo con tanta passione e tanto affetto queste e altre mie storie. Grazie!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Rebekah Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Je sais pas si je t'aime'
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La luna (prima parte)

 

Now I walk along the streets of Marseilles 
the winter sky is cold and gray 
and I don't know why I left you that day 
And I don't know where you are.

Ah la luna la luna

The night that we fell under

The spell of the moon

Ah la luna la luna

The light that will bring me back to you…

(“La luna” – Belinda Carlisle)

 

 

Elijah aveva creduto che sarebbe stato possibile far convivere Tristan con la sua famiglia a villa Mikaelson anche dopo ciò che era accaduto.

Elijah aveva sperato di poter continuare la sua vita con Antoinette anche a New Orleans, pensando di trascorrere con lei le serate e le notti e dedicando il resto del tempo alla famiglia e a riallacciare il rapporto con Tristan.

Elijah pensava che, una volta sciolto l’incantesimo di Inadu, avrebbe potuto parlare con Tristan e chiarire l’accaduto, spiegandogli che era molto dispiaciuto di averlo trattato tanto male e di averlo dimenticato ma che, appunto, la sua mente in quel periodo era soggiogata dalla malvagia strega e lui non si rendeva bene conto delle proprie azioni.

Elijah si illudeva e la realtà si sarebbe dimostrata ben più dolorosa.

Non si era reso conto del fatto che Tristan aveva risentito in modo particolare dell’ultima esperienza negativa subita. Le cose non potevano più essere come prima, questa volta non si sarebbero risolte tanto facilmente.

E, soprattutto, non sarebbe stato possibile, in alcun modo, far coesistere pacificamente Tristan e Antoinette.

Tristan non era più quello di prima, ma non perché avesse conseguenze fisiche dovute alla lunga prigionia nelle segrete. In realtà non era nemmeno in collera con Elijah per ciò che gli aveva fatto: aveva compreso che il suo Sire non era in sé quando lo aveva condannato e fatto imprigionare. Sapeva bene cosa significasse avere la mente confusa e offuscata: si era occupato per secoli della sorella Aurora e, anche se adesso lei stava bene, non poteva dimenticare quanto fosse stato difficile contenerla e gestirla.

Quello che non riusciva più a fare era credere nel legame con Elijah. Lui lo aveva abbandonato di nuovo, seppure condizionato da un incantesimo malefico. Era stata Inadu a maledirlo, ma il suo sortilegio si era innestato in un terreno fertile, perché Elijah non aveva avuto mai fiducia in lui e, in fondo al cuore, lo aveva sempre sospettato di pianificare e ordire cose abiette contro la sua famiglia. Inadu aveva avuto gioco facile perché il sospetto albergava già in Elijah, perfino quando vivevano insieme a Marsiglia, come una vera coppia.

Poi adesso c’era Antoinette, la donna perfetta, quella che sapeva riempire tutti i vuoti di Elijah. Non una ragazzina prepotente e selvaggia come Hayley, ma una donna raffinata, piena di classe e di passione… qualcuno con cui Tristan non era certo di poter competere.

E forse non aveva neanche più voglia di lottare, di mettersi in gioco. Aveva rincorso Elijah per mille anni, aveva fatto di tutto per ritornare con lui, aveva combattuto sperando di poter, finalmente, riunirsi a colui che lo aveva creato e che rappresentava l’unica possibilità di sentirsi completo. Ma ogni volta era rimasto deluso, frustrato, persino sconfitto. Elijah aveva sempre cercato altrove la sua completezza, illudendosi di trovarla in qualcuna che non si mettesse in opposizione con la sua famiglia. Hayley, in questo, era la più adatta… ma adesso l’equilibrio funzionava anche con Antoinette, a cui Elijah dedicava sere e notti per poi ritornare a villa Mikaelson al mattino.

Inoltre, da ciò che aveva compreso Tristan, Antoinette era veramente innamorata di Elijah e non, come Hayley, di un gentiluomo da sfoggiare e da cui farsi aiutare se necessario. Per quanto non amasse trovare i lati positivi della sua rivale, Tristan doveva ammettere che Antoinette, innamorata, passionale, colta e raffinata, era veramente l’incarnazione dei desideri di Elijah.

Tristan era stanco, sfiduciato e la distruzione della sua Strix gli aveva dato il colpo di grazia.

Non aveva più motivazioni e, soprattutto, non desiderava rimanere a New Orleans dove non c’era più posto per lui.

Una mattina di tre settimane dopo che Tristan era stato liberato, Elijah era arrivato a villa Mikaelson per parlare con lui e non lo aveva trovato.

“Dov’è Tristan?” aveva domandato a Rebekah e Freya.

Le sorelle si erano scambiate uno sguardo perplesso prima di rispondere.

“Non lo so, non è nel suo appartamento?”

“L’ho cercato là per prima cosa, ma non c’è” rispose Elijah.

“Forse sarà andato al caffè per la colazione, lo fa spesso, a quanto pare gli piacciono i dolci” suggerì Rebekah con un sorrisetto.

“Non sapevo che non potesse uscire dal palazzo, altrimenti lo avrei sorvegliato” disse Freya. “Pensi ancora che possa fare del male a qualcuno?”

“No, non è questo” disse Elijah, guardandosi intorno pensieroso. “Avevo bisogno di parlargli e… Va bene, andrò a cercarlo al caffè.”

Il vampiro Originale salutò le sorelle e si recò alla pasticceria dove, ormai più di un anno prima, aveva trovato Tristan completamente immerso nei piaceri della cioccolata calda e dei croissant, ma il giovane Conte non c’era. Elijah si sentì sperduto, si guardò attorno ma vide solo i turisti che affollavano, come al solito, le strade di New Orleans. Tristan di sicuro non era in mezzo a loro.

Ad un tratto comprese, come in un lampo, dove potesse essere il Conte De Martel.

Vi giunse velocemente e lì lo trovò, proprio dove aveva immaginato che fosse.

Tristan era andato a Davilla Estate, o meglio a ciò che ne rimaneva. Il quartier generale della Strix era stato distrutto, raso al suolo da un incendio dopo che tutti i membri erano stati massacrati da Klaus, Marcel e i suoi vampiri in quella notte maledetta. Il parco della villa era devastato, l’erba bruciata, pochi cespugli stentati, alberi caduti… e le macerie della dimora un tempo stupenda sparse al suolo, carbonizzate e annerite. Il giovane Conte stava in piedi davanti a quella che un tempo era stata la sua casa, il luogo in cui viveva e dava i suoi party, il posto dove aveva incontrato di nuovo Elijah dopo secoli, il quartier generale della sua organizzazione.

Ora non restava più niente.

E, insieme alla Strix, Tristan sentiva di aver perduto anche una gran parte di sé. Non c’era più niente che lo trattenesse: Elijah aveva fatto le sue scelte e la Strix non esisteva più. Tutto quello per cui aveva combattuto e sofferto per anni era stato distrutto in una sola notte… insieme alla sua fiducia e alla sua speranza.

Per la prima volta, nella sua lunghissima vita, Tristan non trovava uno scopo per andare avanti.

Non si sarebbe arreso, questo no, ma la distruzione che poteva contemplare e che rappresentava il segno esteriore della distruzione che aveva invaso la sua anima gli faceva comprendere chiaramente che tutto quello che aveva tentato fino a quel momento era sbagliato.

Se voleva sopravvivere, doveva intraprendere un’altra strada.

Se voleva trovare un nuovo scopo alla sua esistenza, doveva andarsene da New Orleans e ricominciare da capo altrove, lontano, dimenticando tutto ciò che era accaduto in quei lunghi anni. Non voleva che gli fosse tolta la memoria com’era accaduto ad Aurora, lui voleva avere ben presente ognuno degli errori che aveva commesso per essere sicuro di non ripeterli mai più.

Osservando le macerie e la devastazione, tutto ciò che rimaneva della sua Strix, Tristan De Martel prese la sua decisione. Poi, di nuovo fiero e dignitoso, fece per andarsene, ma si trovò di fronte Elijah.

“Ero venuto a cercarti a villa Mikaelson e non ti ho trovato, poi ho pensato che saresti stato qui” gli disse il suo Sire. Sembrava stranamente imbarazzato a parlare con lui, adesso, probabilmente a causa dei sensi di colpa che lo laceravano per tutto ciò che gli aveva fatto e di cui quelle rovine erano un monito perenne.

Tristan scrollò il capo con noncuranza.

“Avevo bisogno di vedere con i miei occhi che cosa la tua famiglia aveva fatto alla Strix” replicò, cercando di sembrare indifferente. “Comprendo che in quel momento eri sotto l’incantesimo di Inadu, ma spero che adesso ti renda conto del fatto che hai ordinato la distruzione della tua stessa creazione. Tu avevi fondato la Strix e ne eri comunque il mentore.”

“Ho fatto anche di peggio, ho fatto del male a te…” iniziò a dire Elijah, ma Tristan lo interruppe.

“Come ti ho detto, non ti accuso di niente, so che la tua mente non era libera” disse. “Per secoli ho dovuto gestire le intemperanze di Aurora quando non era in sé e so di cosa si tratta.”

Paradossalmente, l’indifferenza con cui Tristan affrontava l’argomento era per Elijah ancora più straziante. Avrebbe voluto che lo accusasse, che lo insultasse, magari. L’odio e la rabbia erano comunque sentimenti, mentre questo distacco lo feriva.

“Ad ogni modo, di che cosa volevi parlarmi?” tagliò corto il Conte De Martel.

Elijah avrebbe voluto dire tante cose, in quel momento avrebbe desiderato stringerlo tra le braccia, sentire di nuovo il suo profumo, il sapore e la morbidezza delle sue labbra e perdersi nell’incanto del suo corpo. Ma c’era Antoinette. Lei lo amava, aveva fiducia in lui e lui le aveva promesso che… le aveva detto che si sarebbero sposati. Antoinette era la donna giusta, finalmente, una donna che amava tutto di lui, che accettava i momenti che Elijah dedicava alla famiglia e che non pretendeva di farne un manichino ben vestito. Lei gli aveva fatto comprendere che i suoi istinti di vampiro non andavano repressi, ma solo incanalati nel modo giusto: spesso, la notte, uscivano a caccia insieme per nutrirsi. Secondo Antoinette era sbagliato usare le sacche di sangue, non era naturale per un vampiro, la caccia era essenziale, tuttavia le vittime non dovevano soffrire, bensì venire soggiogate. Questo non faceva di loro dei mostri perché, a differenza di molti altri vampiri, loro uccidevano solo per necessità e cercavano di causare minor sofferenza possibile alle persone che sceglievano. Del resto, era ciò che avevano sempre fatto anche Klaus, Marcel e i loro vampiri e lo stesso Tristan… con la sola differenza che questi non erano pietosi come Antoinette e non soggiogavano le vittime.

Sì, quella era la scelta giusta, questa volta non avrebbe commesso errori.

“Tristan, volevo dirti che… io chiederò ad Antoinette di sposarmi” disse.

Un pallore mortale si diffuse sul volto del giovane Conte e il cuore gli parve trapassato da un punteruolo di ghiaccio. Eppure, per quanto poté, Tristan cercò di dominarsi e di non mostrare la minima emozione.

“Congratulazioni, allora. Pensavi di invitarmi al matrimonio? Sono spiacente, ma dovrò declinare l’invito: il mio modo di intendere la vita è molto diverso da quello della tua futura sposa e dei suoi amici e temo che non mi divertirei ad un party di vampiri puristi” ribatté, ostentando un supremo distacco. “Se vuoi ti invierò un dono di nozze. Cosa desidereresti? Una bella bara a due piazze per poter dormire di giorno?”

“Non c’è bisogno di essere sarcastico, Tristan” reagì Elijah, seccato non tanto per le parole del Conte quanto dall’insoddisfazione che sentiva aumentare. Non avrebbe dovuto provare quei sentimenti, avrebbe dovuto sentirsi felice: non stava forse per sposare la donna che amava? “E trovo molto offensivo che tu parli di Antoinette e della sua famiglia in questo modo.”

“Per cortesia, Elijah” lo interruppe Tristan con una smorfia di disprezzo. “Credi che non abbia visto quei puristi, come vogliono farsi chiamare? Sono dei poveri pezzenti, vivono nell’oscurità e hanno un quoziente intellettivo inferiore a quello di molte creature che strisciano nelle paludi del Bayou. Non nego che Antoinette sia diversa da loro, ma il mondo in cui ti porterà a vivere è quello. Tuttavia è una tua scelta, perciò… sii felice.”

Il Conte De Martel, considerando chiuso l’argomento, fece per andarsene. Elijah, però, non era soddisfatto. Confuso, frustrato e stizzito per le emozioni che si affollavano dentro di lui e che non riusciva a controllare, afferrò d’impulso il braccio di Tristan e lo attirò a sé. Quando lo ebbe così vicino non riuscì più a resistere e lo baciò avidamente, risucchiando il suo respiro come se fosse l’aria che gli era mancata per tanto tempo, gustando il suo sapore e perdendosi in esso. Baciare Tristan fu come aprire la diga dei sentimenti che aveva represso fino a quel momento e l’esplosione del desiderio lo travolse. Rovesciò il giovane Conte sull’erba bruciacchiata che rimaneva ancora sul terreno, continuando a baciarlo con prepotenza e affondandogli la lingua in bocca sempre più indecentemente. L’urgenza della brama era troppo forte: si abbassò i pantaloni e slacciò quelli di Tristan, si infilò tra le sue gambe imprigionate ed entrò dentro di lui con un movimento deciso, continuando poi a possederlo disperatamente, freneticamente, senza respiro. In quei momenti, perduto nella passione e nella soddisfazione dell’unione con il Conte De Martel, Elijah parve riacquistare una consapevolezza perduta, la certezza che l’unica sua possibile felicità e completezza era insieme a lui, era fondendosi con Tristan. Ogni dubbio, frustrazione, preoccupazione si dissolveva mentre il suo corpo si perdeva nel giovane Conte sotto di lui, mentre la sua bocca si riempiva del sapore di Tristan. Antoinette era dimenticata, lontana, un’ombra nell’oscurità. Tristan era la luce e il calore della passione e Elijah non riusciva a fermarsi, non riusciva a saziarsene…

Fine prima parte

 

 

   
 
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