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Autore: KatWhite    30/07/2018    0 recensioni
Le era balenato nella mente quando Yu Lan l’aveva quasi uccisa, di come era crollata quando aveva capito che “quello stupido fissato di cose militari” era una delle poche ragioni per restare in vita; ma non solo: aveva anche fatto una promessa. “D’ora in avanti lotterò. Per sempre”. Sarebbe stata una vigliacca se vi avesse rinunciato proprio ora. Non poteva e non voleva ancora dire addio alla possibilità di vivere un futuro insieme. «Usa tutto quello che hai: la tua mancanza di senso comune, i tuoi lati fastidiosi e le tue ridicole abilità militari. Sistema anche gli avversari più pericolosi, e vieni qui ad abbracciarmi! Tu dovresti essere capace di farlo, no?!»
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Avete presente quando quelle emozioni che provavi un tempo ti travolgono come un’onda e all’improvviso ti ritrovi catapultata indietro a quando tutto ti sembrava più bello e semplice, riprovando emozioni di quando eri solo una piccola bambina? Mille profumi e brividi ti riempiono la mente e ti fanno sospirare, pensando a cosa ti rendeva così felice e cosa rendeva tutto speciale.
E ti rendi conto che sei cresciuta, e inesorabilmente il tempo passa.
Nulla è inafferrabile, ma quei ricordi rimarranno tuoi per sempre.

Thanks FMP ❤

 
Con voce flebile e insicura, Kaname sussurrò il suo nome. «Sousuke».
La ragazza percepì chiaramente un sussulto dall’altra parte del microfono. Trattenne l’istinto di sorridere, sapendo che lui ancora provava dei sentimenti così forti per lei. E io ora avrebbe dovuto spezzarglieli completamente, rompere impietosamente il suo cuore e le sue speranze. Perché sapeva che mai sarebbero potuti stare insieme di nuovo. «Mi senti? Rispondimi».
«Chidori!» arrivò dall’altra parte, il tono freddo di sempre svanito e totalmente preda dall’ansia e dall’emozione.  «Chidori! Sei tu? Dove sei?!»
Anche la pelle di Chidori rabbrividì: non lo sentiva da quasi tre mesi, e in parte aveva dimenticato la frequenza quasi atona delle sue corde vocali, che nonostante tutto, l’ansia e la preoccupazione non riuscivano a celare completamente. Parecchie volte le erano sovvenuti in sogno alcuni sprazzi passati insieme, ma chiaramente la mente umana dopo un po’ cancella ciò che non ci è utile. A maggior ragione quando il tuo cervello è impregnato di informazioni tecnologiche avanzate che nemmeno tu stessa sei troppo in grado di comprendere, almeno non consciamente.
«Io sto bene» rispose la giovane, dissimulando l’agitazione e sforzando un tono impassibile. Le mani le si strinsero spasmodicamente sulle cuffie prima e sulla pistola che teneva puntata alla tempia dopo.
«Stai bene dici?» a quelle parole, le labbra di Kaname si tinsero di un sorriso amaro: sapeva fin troppo bene che quella con cui stava parlando non era più la stessa liceale spensierata di tre mesi prima.
«È successo tanto prima di arrivare qui. Ho avuto tante difficoltà, ma ce l’ho fatta! Sono venuto per te, per salvarti e riportarti in quella scuola!». Gli occhi della ragazza presero a luccicare, e le iridi nocciola si tinsero di una patina opaca e lucida, la bocca era lievemente sbarrata, come fa una bambina che vorrebbe credere ad una favola con tutta se stessa ma bloccata nel baratro tra la realtà e la fantasia. Non poteva vedere il volto di Sagara, ma erano bastati pochi secondi in sua compagnia per instillare in lei il seme dell’esitazione. Quanto sarebbe stato bello tornare finalmente a casa, riprendere la vita di tutti i giorni, andare a scuola con Sousuke e prenderlo a sberle ogni volta che faceva una qualche cavolata. Tornare a casa insieme, mano nella mano, e poi cenare insieme… «Dove ti trovi? Ti prego, dimmelo!» arrivò come una supplica la voce del ragazzo.
«Sousuke… Smettila» implorò la ragazza ad occhi chiusi, la voce che tentennava leggermente.
«Smetterla? Di cosa parli?» replicò urgente e sorpreso il sergente.
«L’ho capito. Se io restassi libera, sicuramente qualcuno verrebbe… ferito… Sì, ecco! Proprio come Kyouko!» strillò preda della più completa disperazione, ma non solo: vi era anche un pizzico di senso di colpa per aver lasciato che la propria migliore amica rischiasse di morire. La ragazza dai capelli color lapislazzuli pensò che la propria vita non valeva quella di tutte le persone che la amavano. E poi… quella volta era toccata a Kyouko; e la prossima sarebbe potuta toccare a… “Te, baka! Come fai a non arrivarci?” «Non deve più succedere!» aggiunse in un tono che non ammetteva repliche, denso di ira e rabbia.
«Chidori…» il ragazzo sussurrò il suo nome, come se in quel momento non riuscisse a formulare nessun altro pensiero per la sua incredulità.
«Non posso sopportarlo! Per questo… Dimenticati di me» e con quelle parole, Kaname seppe di averlo spezzato completamente. Era stato così difficile per Sousuke adattarsi ad una vita pacifica e senza guerre. Kaname gli era entrata fin troppo facilmente nel cuore, era stata colei che gli aveva fatto scoprire cosa fossero l’amore, l’amicizia, la fiducia, la speranza… Tutte quelle emozioni che si era sempre negato e proibito di provare perché pensava rendessero deboli le persone. Ma in realtà erano proprio queste sensazioni che lo avevano reso più forte: amava Kaname, eppure non aveva smesso un solo secondo di cercarla. Il suo amore per lei non lo rendeva debole, lo stimolava ad andare avanti e a combattere per lei e per tutte le cose belle che rappresentava: i suoi capelli serici e del colore del mare in tempesta, gli occhi sensuali color nocciola, il suo inconfondibile profumo di vaniglia, gli angoli della bocca che si incurvavano ogni volta che sorrideva. La sua Chidori ora gli stava chiedendo di rinunciare a tutto questo.
«Facciamola finita. Io e te ci lasceremo qui. Ci lasceremo qui…». La ragazza si morse le labbra rafforzando la presa sulla pistola alla tempia, mentre una morsa stritolante le prese lo stomaco. Le parole di Kaname arrivavano in lontananza e come suoni ovattati alle orecchie di Sousuke.
Mentre stava elaborando ancora lo shock, si rese conto che la ragazza aveva smesso di parlare, e ora c’era un silenzio quasi surreale.
Una impercettibile boccata d’aria fece intendere a Sagara che Chidori stava per aggiungere qualcosa: «Non mi va proprio. Non mi va per nulla! Non mi importa dei feriti!» esplose la giovane mentre un coro di voci sorprese le faceva da sottofondo assieme ad un piccolo “click”. Kaname puntò la pistola contro il sergente maggiore Kalinin, il braccio fermo e non più preda degli spasmi. «Non si muova, voglio finire di parlare!» ordinò con fermezza e determinazione.
La ragazza si sistemò meglio le cuffie, spingendo il microfono più vicino che poté alla sua bocca. «Sousuke, sto per darti un ordine, capito?»
«Chidori…» Sousuke si sentì come appena ripreso da un coma: era stato come un viaggio sulle montagne russe, prima dolore e ora stupore.
«Vieni a salvarmi! Non importano i sacrifici, quante persone moriranno… Fossero cento, mille o cento milioni, non importa, quindi vieni a prendermi!» si sgolò quasi la ragazza, la voce venata di paura ma anche di risolutezza e speranza nel domani. Le era balenato nella mente quando Yu Lan l’aveva quasi uccisa, di come era crollata quando aveva capito che “quello stupido fissato di cose militari” era una delle poche ragioni per restare in vita; ma non solo: aveva anche fatto una promessa. “D’ora in avanti lotterò. Per sempre”. Sarebbe stata una vigliacca se vi avesse rinunciato proprio ora. Non poteva e non voleva ancora dire addio alla possibilità di vivere un futuro insieme. «Usa tutto quello che hai: la tua mancanza di senso comune, i tuoi lati fastidiosi e le tue ridicole abilità militari. Sistema anche gli avversari più pericolosi, e vieni qui ad abbracciarmi! Tu dovresti essere capace di farlo, no?!»
«Sì, lo farò» replicò Sousuke anch’egli fiducioso. Un brivido attraversò la schiena di Kaname come un serpente infido e subdolo. Una scintilla le si accese negli occhi, che le scoppiarono in mille lacrime come tanti piccoli fuochi d’artificio. «Arriverò sicuramente! Aspettami!» aggiunse il soldato sereno, mentre un sorriso pregno della più completa e cieca fede per le parole dell’amata si disegnava nelle labbra di Sousuke.
Fu un impulso che la ragazza non riuscì a frenare, più impetuoso e veemente di una bufera di neve. «Sousuke… Ti amo tanto» asserì con tono dolce la ragazza con la voce angelica e soave impastata di lacrime. Quelle parole le erano uscite così, di getto, e non sapeva nemmeno lei da quanto tempo aleggiavano tra quel detto e non detto, tra la consapevolezza ed un’ingenua ignoranza.
«Vale lo stesso per me. Aishiteru» proferì Sousuke con un sorriso di pura e semplice felicità; la felicità, quella vera e quasi dimenticata, in cui sei senza cattivi pensieri e tutto ti appare così bello e perfetto.
Chidori scoppiò in una lieve risata di gioia. Ora sapeva che lui sarebbe venuto, non importava quanto arduo sarebbe stato, perché non dubitava neanche di uno solo di quei suoi sentimenti che erano nati, cresciuti e maturati tra un’uniforme scolastica e una militare, e infine sbocciati. Sapeva che ci sarebbe stato qualcuno per cui valeva la pena tornare a casa. «Sono felice… E allora, la prossima volta che ci vediamo, baciamoci ad ogni costo! A nostro piacimento, non importa dove! Va bene? È una promessa!» propose Kaname mentre si asciugava gli occhi e sorrideva, intanto che puntava spensierata la pistola contro un altro uomo. Normalmente avrebbe esitato, ma in quel momento nulla eccetto loro due importava.
«Te lo prometto» giurò Sagara con voce indulgente.
«E comunque… Le centinaia di milioni erano tanto per dire!» riprese Kaname col suo solito tono da rimbrotto ma che in realtà voleva solo sdrammatizzare la situazione da “amore platonico”.
«Ah… Va bene, ho capito» ammise Sousuke apposta rassegnato, stando al gioco.
«Ti aspetterò» sussurrò Chidori con voce più dolce del miele. E mentre la comunicazione cadeva, quasi poteva sentire il tocco caldo e gentile delle sue mani se solo chiudeva gli occhi.
Qualunque dubbio nel cuore di Kaname era svanito. Ora sapeva che avrebbe potuto sopportare qualunque scenario le si sarebbe profilato all’orizzonte, e che, anche se era un pensiero egoista, voleva vivere la sua vita con accanto Sousuke. Nulla l’avrebbe sconfitta e buttata giù, perché da quel momento Kaname Chidori risaliva sul ring, più forte e agguerrita che mai.


 
KitKat says- author's corner
Niente, credo di aver già detto abbastanza nella piccola dedica ad inizio fiction.
L'unica cosa che mi sento di aggiungere è: scusate per il finale, sono sempre stati per me uno scoglio insormontabile.
Scritta soprattutto grazie alla fantastica ending.
Per il resto, vi si lovva!

Baci stellari,
Kat
  
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