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Autore: whitemushroom    30/07/2018    0 recensioni
La storia della nascita e della caduta dell'amicizia tra i due criminali più famosi di Gotham narrata attraverso scorci delle loro esistenze, intrappolate nella rete di un feroce gioco degli enigmi che ammette soltanto un vincitore.
Avvertenze: spoiler della 3x15 e di tutti gli episodi ad essa precedenti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Sei pregato di non mettere i piedi sul divano, Oswald”.
Edward si accascia su una sedia, buttando giù una delle sue pillole. La giornata non è stata delle migliori.
Trovare una nemesi è quasi peggio che trovare un amico.
Ha la giacca ancora sporca del sangue di quel penoso docente di chimica; il primo pensiero è quello di correre in bagno a cambiarsi, ma l’occhio gli cade sulle pozze d’acqua lasciate dal passaggio del suo amico. “Ti dispiacerebbe ripulire questo macello?”
“Nervosetti stasera?”
Dio, se sa essere irritante certe volte! Per nulla intimorito dal suo tono minaccioso, Oswald lascia a bella posta una pedata di fango sul telo del divano e si versa un bicchiere di Scotch. Edward fa per alzarsi con l’intento di strapparglielo dalle mani e costringerlo a pulire il pavimento con la lingua, se necessario, poi lo manda al diavolo e si abbandona sulla poltrona. Il telo è pieno di buchi ed avrebbe un urgente bisogno di essere rammendato, ma è troppo stanco per alzarsi e prendere la scatola del cucito. “Ho bisogno schiarirmi le idee, Oswald”.
“Come vedi sono qui” risponde. Versa un secondo bicchiere, e a Ed non sfugge il sorriso che gli attraversa le labbra quando glielo porge. “Inizia tu”.
“Molto bene”.
Sì, già va meglio. Va sempre meglio quando il suo cervello inizia a creare. “Sono una creatura dai tanti volti. Vivo nelle tenebre, e mille uomini mi danno la caccia. Se vengo scoperto perdo l’anima, la vita ed il nome”


L’aria di quella casa profuma di plumcake e biscotti allo zenzero.
In fondo non sarebbe tanto male come risveglio, ma le cinghie che gli avviluppano i polsi e lo bloccano al letto dicono un’altra cosa.
Un bisogno di rimettere gli attraversa il corpo, e la gola di Oswald Cobblepot implora un sorso d’acqua.
“Scusami, amico, ti ho dovuto imbottire di morfina. Ma stai tranquillo, sono riuscito a levarti quel proiettile” dice il tipo strano, lo spilungone con gli occhiali. Oswald ricorda di averlo visto nel bosco, davanti alla sua roulotte, ma appena il cervello cerca di fare marcia indietro tutto inizia a girare. Il volto senza vita di sua madre sembra l’unico ricordo immobile.
“Adesso ti libero. Però sarebbe carino se non mi vomitassi sul pavimento. Sono stato ore a pulire tutto quel sangue” dice l’altro. Oswald si sforza di mettere a fuoco il viso del tipo, di ricordare dove abbia già incontrato il suo salvatore improvvisato.
“Tu sei quello della GCPD, vero? Il tipo che mi ha posto quell'enigma …”
“Ma che bella memoria. Allora, tutti sanno aprirmi, nessuno sa chiudermi. Chi sono?”
“Un uovo”.
Tutti i dati in suo possesso indicano che è appena finito nelle mani di un pazzo psicolabile. Il che, a dirla tutta, non è poi un enorme problema. Sono a Gotham, e qui un tipo abile col bisturi ed il pallino per gli indovinelli non rientra nemmeno nel livello di codice di allerta arancione. Specie se suddetta persona gli ha appena salvato la vita e “sembra” non avere intenzioni ostili, almeno a giudicare dal piatto pieno di pancetta e uovo che gli viene servito sotto il naso. “Sei davvero intelligente come dicono. Fantastico! Dai, adesso tocca a me indovinare”.
Oswald manda giù la colazione. Ha bisogno di riprendersi tutto.
Non solo le forze, ma molto altro.
Il suo regno. La sua vita. E la vendetta, quella prima di ogni altra cosa.
Gli indovinelli iniziano a rincorrersi nella stanza e, quando il Pinguino alza gli occhi verso la pendola, si accorge di aver passato più di sei ore pensando solo a come battere uno stupido spilungone con una ancora più stupida fissazione per gli enigmi.
E, detesta ammetterlo, non si è mai divertito così tanto.
  
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