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Autore: Out Of The Blue    31/07/2018    10 recensioni
Raccolta di one-shot introspettive su vari personaggi di Fullmetal Alchemist, in parte ispirate da idee di Laodamia94/Manto.
Garantisco, e prendetemi in parola, lentezza negli aggiornamenti, ma farò del mio meglio per essere pienamente soddisfatta di ciascuna shot.
I. S’i’ fossi foco, arderei ’l mondo
(due personaggi a sorpresa)
« Siete tutti diversi, voi umani, l’unica cosa che vi accomuna è l’irrazionalità. Te lo dice uno che ha vissuto per lunghi secoli e ne ha conosciuti tanti, di voi, credimi. Molti più di quanti un uomo come te potrebbe anche solo immaginare di incontrarne ».
« “Conosciuti”? Ho i miei dubbi al riguardo. Lo si legge nel modo in cui ti comporti: tu ci hai presi, copiati, ma studiati mai. Non paragonarti a me ».

La prima one-shot partecipa al contest “Shinigami, Alchimisti ed Eroi: A Rapporto!” indetto da Laodamia94 sul forum di Efp.
NB: man mano che aggiungerò storie modificherò l’introduzione, i personaggi, le coppie, ecc. che compaiono nelle caratteristiche della storia.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I. S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo

 

Perché hai vissuto come hai vissuto, uomo?

Davvero me lo stai chiedendo? Non mi sarei mai aspettato una domanda del genere da uno di voi, men che meno da te.

Rispondi o incontrerai la tua fine, qui ed ora.

Giusto perché sia chiaro, non mi fa alcuna differenza. Tu non saresti qui a illuderti di impormi la tua volontà, se io non avessi già incontrato la mia fine. Ma nulla mi impedisce di risponderti, a questo punto. Non cambierà niente. 

Vedi, al mondo ci sono due categorie di persone: gli idealisti e cinici. 

Gli idealisti sono i più celebrati, perché sognano. Si dice, o meglio, altri idealisti dicono, che sia grazie a loro che la civiltà, la tecnologia, la scienza, la filosofia et cetera progrediscono. 

Sono invece cinici quelli che, come me, sanno. Eppure siamo i più criticati. Dagli idealisti, ovviamente: specificarlo è inutile. “Cos’è che sappiamo in più degli altri?”, ti verrà da chiedermi. Abbiamo capito come funziona davvero la natura e per questo siamo fieri e indomabili ma, al contempo, condannati. Il fio che paghiamo per aver colto questa verità è di vedere la vita non più attraverso il velo sublime del mistero, bensì tramite la lente bruciante della disillusione. 

Siamo forse tristi per questo, noi cinici? Rassegnati? No, stanne certo. Non ne vale la pena. 

Fermo, rallenta un attimo. Perché vuoi ridurre il mondo a due categorie di persone? Siete tutti diversi, voi umani, l’unica cosa che vi accomuna è l’irrazionalità. Te lo dice uno che ha vissuto per lunghi secoli e ne ha conosciuti tanti, di voi, credimi. Molti più di quanti un uomo come te potrebbe anche solo immaginare di incontrarne. 

“Conosciuti”? Ho i miei dubbi al riguardo. Lo si legge nel modo in cui ti comporti: tu ci hai presi, copiati, ma studiati mai. Non paragonarti a me.

D’altro canto, è pur vero che non dovrei sorprendermi della tua arroganza: da omuncolo quale sei, è comprensibile che tu abbia difficoltà a condividere ciò che penso, per cui proverò a porti la questione diversamente, in modo più scientifico. 

Ogni uomo può avere uno di due tipi di cervelli. Il cervello idealista è quello che, guardando il mondo, si meraviglia di come la Natura, che per lui avrà sempre la “N” maiuscola, sia stata capace di creare la vita. Quattro miliardi e mezzo di anni fa, ti racconta, non c’era niente. Poi, tutt’a un tratto, eccola lì, che esercita funzioni biologiche in autonomia: la prima cellula. Autonoma. Viva. Ad un certo punto, ecco che varie cellule si uniscono, si formano colonie1 e, successivamente, nascono i primi organismi complessi, pluricellulari. Da lì, la biodiversità cavalca l’onda, aumenta esponenzialmente. “Non è meraviglioso?”, ti dirà: “tante cellule unite insieme che iniziano a dividersi i compiti: qualcosa in loro comanda che alcune facciano da protezione all’organismo, altre secernano ormoni, altre ancora si contraggano per consentire motilità ad un corpo che ora, così grande, sembra quanto di più lontano dal primo organismo unicellulare possa esistere. Eppure, la base è tutta lì: non è affascinante?”. 

Insiste e, anzi, ti dirò di più: continuerà sempre ad insistere, perché gli idealisti si esaltano e non sanno trattenersi quando qualcuno se ne esce con “il primo”, “la prima”. Poveretti, non hanno capito una mazza.

Perché tu, invece, sei il detentore della saggezza dell’universo, non è vero?

Oh, è sarcasmo questo? Fammi indovinare: vorresti interrompermi per affermare che solo quello che voi chiamate “Padre” ha il diritto di sentenziare a proposito di come gira il mondo. Ma fammi il piacere! Sta’ zitto e lasciami finire, è meglio. Vuoi protestare che manco di modestia? Fa’ pure, è risaputo che non è una mia “virtù”. Sempre che di virtù si possa parlare, a proposito della modestia: io argomenterei anzi il contrario, perché è un attributo di cui vantarsi è sciocco come gli idealisti che la celebrano. 

Ma evitiamo di divagare, ché non è il caso. Il secondo tipo di cervello, dicevo, è quello cinico. Se rientri in questa categoria, sei illuminato. Padroneggiate le leggi della fisica, della chimica e della biologia, sei riuscito finalmente a toglierti i paraocchi e hai scoperto che tutte le branche della scienza non sono altro che varie lingue, varie stazioni radio che trasmettono lo stesso messaggio: la realtà che ci circonda è un sistema meccanicistico. 

La tanto decantata cellula, scopri, non ha nulla di miracoloso e, anzi, funziona proprio come una minuscola macchina fatta di centinaia di ingranaggi perfettamente oliati.

Questi, casualmente, si chiamano acidi nucleici, proteine, lipidi e carboidrati. Le cellule, ti rendi conto, funzionano in modo automatico: sono congegnate per ricevere segnali e rispondere in maniera predeterminata innescando precise sequenze di reazioni chimiche che portano il muscolo del cuore a pompare, inevitabilmente, un muscolo a contrarsi, inevitabilmente, e il nostro cervello a farci sentire euforici, annoiati, adirati, depressi, inevitabilmente. E, allora, niente riesce più a stupirti. Inevitabilmente

Ciò però non vuol dire che diventerai apatico, anzi: dall’alto della tua consapevolezza, riuscirai comunque a trovare ancora dilettevole osservare che, nonostante le prove evidenti che ogni giorno vengono loro sbattute davanti al naso, le persone che ti circondano seguitano ad illudersi che la vita abbia uno scopo. Bah, contenti loro… Tanto, cercare di convincerli è inutile: dev’essere una scoperta che viene da dentro.

Ma che tono da intellettuale represso! Dal modo in cui cerchi di monopolizzare la conversazione, si direbbe che tu, questi pensieri che ora propugni tanto fieramente, li abbia taciuti per tutta la vita… Cos’è, tutto il sangue di cui sei coperto ti ha dato alla testa? Non vorrai mica farmi credere di esserti adeguato alle regole degli “idealisti”, che tanto disprezzi, ed aver giocato la parte dell’illuminato in silenzio? Non essere ipocrita, su…

Non mi dire, ho catturato l’attenzione del principe dei superbi? Potrei dire lo stesso di te, o negheresti forse di andare fiero della tua immortalità e di guardare noi poveri mortali dall’alto in basso?

Non temere per me, sono saldo nelle mie convinzioni. Ma anche io mi diverto a osservare voi umani mentre vi affannate come falene intorno alla luce. I fratelli Elric sono tra i più interessanti, vengono incontro ai piani di nostro Padre senza neanche accorgersene, è esilarante! Si illudono di poter competere con noi Homunculi, quando in verità stanno solo facendo il nostro gioco. Patetici! Ora rispondi alla mia domanda, sto perdendo la pazienza con tutti i tuoi sofismi.

Ma guardati… Ti stai forse abbassando – di nuovo – a paragonarti a me, alla mia umanità? Sii coerente, omuncolo! Viste le tue accuse, ci tengo a puntualizzare che non ho mai nascosto la mia vera natura, come d’altra parte non l’ho mai nemmeno sbandierata ai quattro venti. Nessuno è tanto stupido e, comunque, sarebbe stato inutile, lo sai anche tu: in un mondo in cui i perbenisti sono la stragrande maggioranza, per avere successo bisogna rendersi piacevoli. 

Quella della dissimulazione, che tu chiami ipocrisia, in realtà è per me un’arte e un’alleata. In che modo, altrimenti, uno come me avrebbe passato la parte psicologica dell’esame per diventare Alchimista di Stato, se non perché sapevo esattamente che tipo di risposte ci si aspettava io dessi? 

Non dimenticare, poi, che ci sono state anche persone a cui mi sono svelato: uno dei miei passatempi preferiti è sempre stato quello di andare a stuzzicare gli idealisti più irriducibili per esaminarne le reazioni. Quel bamboccio di Mustang, per esempio, è la definizione fatta persona di “burattino dell’Esercito”, sempre così insicuro… È così complessato che resistere alla tentazione di girarselo e rigirarselo tra le mani come un pupazzetto è veramente impossibile. 

Hughes, invece, come soggetto era più stimolante, peccato che abbiate dovuto ucciderlo così presto! Poveretto, cercava sempre di sbrogliare il carattere aggrovigliato del caro Roy e di calmare i suoi bollenti spiriti… Ma non temere, Maes, il tuo amichetto continuerà ad invocare il tuo nome ogni volta che non saprà da che rametto iniziare ad accendere il fuoco e noi tramanderemo il tuo insuccesso nei secoli dei secoli. Amen

Dulcis in fundo, il terzo è lo scricciolo Elric! Degno successore del Brigadier Generale, si infervora ogni volta che ci attacco bottone – neanche avessi dato della puttana a sua madre – e inizia a parlare dell’importanza della vita umana. Mi fa proprio pena, è seriamente convinto di poter andare avanti senza uccidere i suoi nemici, puah! Voglio proprio vedere per quanto tempo ancora questa sua filosofia sopravviverà! 

Oh! Quasi dimenticavo… Sai qual è la caratteristica più tenera del nanerottolo? Che lui e Marcoh sono seriamente convinti che la Pietra Filosofale si possa fabbricare solo con vite umane! Eppure è solo una batteria per immagazzinare energia, pensavo fosse chiaro a tutti.

Eh, che ci vuoi fare, mi rendo conto che abbiamo sottovalutato l’ingenuità di Marcoh. Ma ammetterai che utilizzare piante e insetti sarebbe molto più complicato, nonché dispendioso: servirebbero come minimo tutte le foreste del pianeta e utilizzarle senza destare scalpore sarebbe poco pratico. Oltretutto, l’energia che otterremmo sarebbe molto diversa, selvaggia e complicata da imbrigliare. 

Oh, sì, senz’altro. Non ho mai avuto nulla in contrario a che utilizzaste vite umane. Senza una Pietra Filosofale così raffinata e celestiale, le mie trasmutazioni non sarebbero mai diventate così eleganti, così sublimi. Ishval è stato l’apice della mia carriera: non dimenticherò mai quegli irripetibili mesi di purificazione della mia arte, sono ciò di cui vado più fiero.

La Pietra è stata come una seconda rivelazione: noi cinici siamo pur sempre uomini e, finché non avremo smontato e rimontato anche l’ultimo baluardo dell’idealismo, il nostro cervello ci tradirà, perché l’ultimo baluardo è proprio lui. 

Da scienziato e osservatore, ti chiedi: “Come funziona il cervello umano? Si parla di reti di associazione neuronali, ma cosa sono?”. Quelle reti, proprio quelle reti, ti guardano e ti scherniscono: “Boh! Ma lascia perdere e piuttosto guarda: quest’attività in cui ti stai cimentando è elettrizzante, catartica, non trovi?”. Non puoi fare altro che annuire, a quel punto. Anche il cinismo ha dei limiti.

Per rispondere alla tua domanda iniziale, ti dirò questo: nella vita solo due giorni sono veramente importanti: il giorno in cui sei nato e il giorno in cui scopri perché. Per gli idealisti, si salvi chi può, è facile: ti diranno di essere nati per sconfiggere la fame del mondo, per dar voce alle minoranze, per diffondere la pace,… Scommetto che risveglio dolci ricordi!

Mica tanto. Ma niente paura, insisti ancora un po’ e vedrai che risvegli la fine della mia pazienza.

Così mi fai arrossire, sto gongolando! Purtroppo, per i cinici come me, capire perché si nasce non è così facile, sai? È come cercare di saltare con i piedi incastrati nel terreno: serve un evento scatenante, un terremoto. Una Pietra Filosofale. È stato ad Ishval che la mia storia s’è fatta interessante: voi avete ordinato di fare una mattanza; io ho avuto un’epifania e ho scoperto di essere un artista. 

In fondo l’ho sempre saputo, che in questo mondo vige la legge del più forte. La vita è un privilegio che va guadagnato, va strappato ai deboli con le unghie e con i denti. Solo i migliori possono arrogarsi il diritto di imporre agli altri la propria volontà, è sempre stato e sempre sarà così: per questo gli esseri umani sono spinti dal desiderio di diventare più forti. Non più di una minoranza, però, ha i mezzi per raggiungere quest’obiettivo: sono coloro che hanno capito che la possanza non è tutto e che in una guerra impari, dove tutti ti colpiscono alle spalle, devi essere capace di giocare d’astuzia. Ma ancora, non tutti coloro che arrivano a questa conclusione sono in grado di metterla in pratica o ne hanno il talento necessario. Gli unici a concorrere, alla fine, siamo noi alchimisti; per questo, immancabilmente, inseguiamo la Pietra Filosofale. 

È proprio la ricerca della Pietra che ci spinge ad raffinare la nostra tecnica. La cruda verità, però, è che ella si concede veramente solo ad alcuni prescelti, l’ho capito quando mi è stata donata. C’è una certa grazia, sai, nella Pietra. Mi guidava sussurrandomi, suadente, che conveniva passare dalla fissione alla fusione nucleare2; ascoltarla è stata la scelta più purificante che potessi fare, perché soltanto adesso l’arte della liberazione dell’energia riesce finalmente ad ammaliarmi. 

Gli atomi piccoli come l’idrogeno e l’elio danzano armoniosamente, edenici e cristallini, e cantano intonati come un coro di putti celesti. Prima di sfiorare la Pietra non sono mai stato soddisfatto del suono delle mie esplosioni: l’uranio e il torio scoppiavano come sicari spassionati, come vecchi dalla voce gracchiante e affaticata.

Ma aaah, i miei preferiti in assoluto sono l’azoto e l’ossigeno, con la loro impagabile sensualità. Anelano costantemente il ricongiungimento e, quando finalmente si trovano, dal nucleo che viene a formarsi emana un aroma profondamente eccitante… Sono amanti nel fiore degli anni che scoprono le gioie dell’intimità e nel profumo di sangue umano si abbandonano alla perdizione; da quando ho respirato la loro passione per la prima volta, le mie esplosioni sbocciano, totalizzanti, e i miei sensi si sconvolgono, estatici… È un naufragare tanto dolce che ancora adesso, quando ogni mattina mi sveglio, ardo e mi consumo nel desiderio di bruciare qualcuno e rivivere il tour de force con cui Ishval mi ha stregato… 

Accarezzare la Pietra per la prima volta è stato come essere abbagliato dalla luce dopo una vita di cecità: lei, lei sola mi ha concesso la forza di autodeterminarmi quando pensavo di essermi ingabbiato, bieco, in una vita di ascetica contemplazione. Poi, quei buoni a nulla dei generali dell’Esercito hanno avuto il cattivo gusto di rivolerla indietro. Che stolti! Nessun uomo sano di mente lascerebbe mai che un artefatto di tale magnificenza fosse di nuovo violato dagli osceni artigli di quegli animali! 

Che discorso sentito, sei tanto filosofo quanto sei psicopatico. Ora non ho più dubbi riguardo al fatto che tu mi abbia raccontato solo una montagna di stronzate. Oltretutto, il rosso di cui sei ricoperto ti dona, sai? Ma sono magnanimo, Alchimista del Loto Cremisi, e ti farò un regalo. Vivrai in me per tutta l’eternità: allora, quando il mondo rigetterà la specie umana, potrai testimoniare la forza di noi Homunculi. In tutto il tuo farneticare, infatti, una mezza verità l’hai detta: per voi uomini, in questo mondo meccanicistico dove solo i forti hanno il diritto di vivere, non c’è posto. 

Staremo a vedere… Ti sei mai chiesto, dall’alto della tua Superbia, quale sia il significato del nome con cui il Padre che tanto osanni chiama te ed i tuoi fratelli? Il Giorno Promesso è alle porte, chissà che una rivelazione non arrivi anche a te. Ci vediamo al Giudizio Universale, piccoletto!

 

 

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Note

Il titolo, a scanso di equivoci (visto che ormai il copyright è bell’e scaduto), è farina del sacco di Cecco Angiolieri, l’ho preso da un sonetto delle Rime.

Siccome alcuni riferimenti che ho fatto nel testo potrebbero non essere chiari a tutti, ho pensato di chiarirli qui. Qualora notaste altri concetti che necessitano di chiarimenti, fatemelo sapere e provvederò ad aggiungerli.

1 Una colonia (es., di batteri o lieviti) è un aggregato di microrganismi, derivati da un unico individuo, che formano su un terreno di coltura una massa riconoscibile per forma, aspetto e consistenza, ma che sono a tutti gli effetti singoli organismi unicellulari.

In un organismo pluricellulare (es. animali, piante, funghi), invece, cellule con lo stesso DNA sono differenziate a formare diversi organi e tessuti con funzioni specializzate.

2 La fusione e la fissione sono due tipi di reazioni nucleari, che cioè modificano le caratteristiche dei nuclei atomici; entrambe possono essere spontanee (e quindi liberare energia) o indotte (e quindi richiederla).

La fusione, con cui le stelle generano luce, è spontanea se avviene con nuclei piccoli, per esempio di idrogeno, che si fondono a formare nuclei via via più grossi (elio, ecc.) fino a che non si arriva, credo, a. ferro (non studiando, fisica non sono sicura), la cui fusione è una reazione endoergonica – che, quindi richiede energia.

I nuclei grandi (es. uranio e torio), invece, si scindono spontaneamente in nuclei più piccoli, liberando energia in un lento processo di decadimento radiattivo. Si parla di fissione quando questo processo viene “forzato”, bombardando l’atomo – in realtà specifici isotopi, ma non voglio addentrarmi – con un neutrone e liberando grandi quantità di energia. Man mano che i nuclei si rimpiccioliscono, però, la loro fissione diventa endoergonica. Questo tipo di reazione è stata usata nelle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki ed è ancora in uso in molte centrali nucleari.

Ma prima di farvi pensare male di me e dei miei valori, voglio precisare due cose importanti:

1. non ho nulla contro il cinismo delle persone che si incontrano in giro tutti i giorni, ho vari amici così e li stimo molto. Quello che ho descritto è una forma di cinismo accoppiato a superbia, che vuole assolutizzarsi ad unica chiave interpretativa della realtà. Penso che, più, del cinismo, la la mia sia stata una critica della superbia. Quindi ve lo assicuro, vengo in pace e con tanti buoni propositi. 

2. Ho utilizzato, oltre a vari termini molto poco fini, un “Amen” che, per i toni, mi sono chiesta più volte se non sfiorasse il limite del blasfemo, vista la frase che seguiva e il sarcasmo a cui era appaiato. Spero di non aver offeso nessuno, e, in caso, vi chiedo scusa. Non me la sono sentita di sostituirlo con qualcos’altro, perché era la parola più potente della frase.

 

Chiacchiere dell’autrice (preparatevi, sono lunghe)

Avete capito chi sono i due personaggi? Ditemi che erano chiari, vi prego °^° Nessuno dei due mi piace granché, ma nemmeno posso dire di odiarli visceralmente. Credo che questa one-shot mi sia uscita in toni così aggressivi non solo perché i personaggi stessi lo sono, ma anche perché una buona dose di strafottenza l’ho sfogata io su di loro. E, forse, ha influito anche il fatto che mi reputo idealista fino al midollo, chissà…

Nonostante la brevità, come storia non è stata affatto facile da scrivere, ma ne sono abbastanza soddisfatta. La bega non si è rivelata tanto la gestione dei due personaggi “Sorpresa” quanto, piuttosto, la forma: volevo che fosse un dialogo tra i due personaggi, ma l’idea di impicciarmi a fare da narratore in questo caso non mi piaceva, mi sentivo di troppo.

Il messaggio che mi sono portata a casa è che non è per niente facile cercare di far trapelare in modo inequivocabile le emozioni e le idee di qualcuno esimendosi dall’utilizzare aggettivi e affidandosi, per l’enfasi, solo a punteggiatura e corsivo, soprattutto perché è proprio con il corsivo che ho deciso di distinguere un personaggio dall’altro. 

L’impresa è stata complicata ulteriormente dal fatto che tendenzialmente sono troppo molto generosa con la punteggiatura: le mie frasi, lo avrete notato, sono piene di virgole e incisi. Taaanti incisi. Sono altresì una grande fan dei due punti; in questo caso la rivelazione è stata che posso anch’io, in certi casi, sentirmi costretta ad utilizzarli due volte in uno stesso periodo. È andata così e, con mia grande sorpresa, la frase non suonava nemmeno troppo forzata. Tra l’altro, è proprio lì che ho inserito la citazione che ho scelto per il concorso, di Mark Twain:

“I due giorni più importanti della tua vita sono il giorno in cui sei nato, e il giorno in cui scopri il perché.” 

L’ho un po’ rielaborata, perché espressa così non calzava con il tono generale che la frase (e il testo in generale) volevo trasmettesse. Non credo che la giudice avesse previsto lo sviluppo in una chiave così contorta e degenerata: ammetto che, la prima volta che l’ho letta, avevo pensato ad uno sviluppo in chiave eroica del personaggio di Hughes, che comunque ho intenzione di sperimentare in una delle prossime shot.

La controparte di Kimbley all’inizio aveva un ruolo molto meno invadente: nell’evoluzione della storia è passata dal mancare del tutto, perché inizialmente si trattava di un monologo rivolto al lettore, ad essere inserito come Dio/Verità/Spirito dell’Universo (l’omino bianco che sorride sempre, per intenderci), fino a diventare Pride il Superbo ed esigere varie righe per intervento, ma sono orgogliosa di tutti questi ripensamenti, perché l’Homunculus ha contribuito a rendere il tutto più speziato.

L’unica cosa che un po’ mi dispiace è che ho dovuto accantonare molti spunti, non da ultimo quello di dimostrare che gli ideali di entrambi sono sbagliati. Volevo inserire un secondo confronto tra i due, ambientato nel momento in cui Ed sconfigge Pride e Kimbley momentaneamente riemerge: avrebbe concluso la mia riflessione sul suo personaggio, che qui ho tratteggiato in modo incompleto. L’idea di spezzare così la one-shot, però, non mi convinceva per nulla, per cui alla fine ho deciso di tagliar via questa parte.

Visto che, comunque, questo è il cantuccio delle chiacchiere, se dopo essere arrivato fino in fondo qualcuno avrà ancora voglia di leggere, ecco l’abbozzo della parte accantonata della mia analisi, che ho steso dettagliatamente solo per Kimbley (anche perché Pride, in quanto personificazione della Superbia, è meno “fertile”):

Il Kimbley che si ricopre di cinismo maschera, in realtà, un uomo che, sì, è incompreso, ma vuole disperatamente trovarsi un posto nel mondo e cerca di dimostrare che, in realtà, egli solo ha capito il vero volto della natura. Può sembrare che, affermandone la meccanicità, egli rigetti il Romanticismo, eppure il modo in cui ragiona è innegabilmente romantico, seppur sporcato di elitismo: solo coloro che sono stati illuminati dalla conoscenza possono anelare a domare con l’alchimia le leggi scientifiche che governano il mondo. Il termine “illuminati” non è stato scelto a caso, né nel testo né qui: persistendo a cercare di inserire Kimbley nelle correnti di pensiero della “nostra” storia, egli si riterrebbe piuttosto un illuminista, quando in verità lo stesso lume con cui crede di farsi luce in un mondo che cede al misticismo cela i germogli dell’idealismo, che la scoperta della Pietra Filosofale non fa altro che annaffiare e nutrire. Da allora, pur considerandosi lo stesso un uomo razionale, la sua superbia non può fare a meno di trascinarlo tra coloro che tanto disprezza. 

Nessuno dei due personaggi – né lui né Pride – è in grado di vedere i propri limiti: sarà proprio uno dei tanto disprezzati idealisti, lo “scricciolo Elric”, a smascherare i loro errori di giudizio, sconfiggendo il Nano-nell’-ampolla senza tradire il proprio ideale di non uccidere con l’alchimia. Questo perché i cinici puri, in realtà, sono bloccati e non hanno più vere motivazioni per vivere; gli idealisti, invece, purché si impegnino produttivamente per realizzare i propri obiettivi, riescono a dare un senso alla propria vita. Kimbley crede di aver trovato il proprio scopo nella Pietra Filosofale, che venera come un’amante; in realtà, mettendosi al servizio del “più forte”, si è solo reso spettatore passivo del mondo. Pur consapevole di questa sua posizione, non riesce a vederla in una luce negativa e ciò gli impedisce di evolversi. 

Per finire, vorrei spendere due parole sulla contrapposizione omuncolo/Homunculus: se ci avete fatto caso, Kimbley utilizza sempre il primo termine, mentre Pride il secondo. Questo perché Pride considera gli Homunculi alla stregua di una specie, proprio come la specie Homo sapiens. Quando Kimbley dice “omuncolo”, invece, lo dice con commiserazione e sufficienza, perché considera Pride e i suoi fratelli esseri inferiori, brutte copie degli uomini.

 

… Ecco, finalmente ho finito coi miei sproloqui. Vi ringrazio di aver resistito fino in fondo e perdonate la prolissità, che, ahimè, temo resterà un mio difetto ancora per molto, visto che è dalle elementari che mi dicono che non sono capace di fare i riassunti >.<

Se vorrete lasciarmi un parere vi garantirete la mia riconoscenza, a prescindere da ciò che scriverete. E se avete pomodori da tirare, non nascondeteli, li accetterò e cercherò di migliorare nelle prossime storie ;)

Un ringraziamento particolare, corredato di tanti occhietti a stelline, va a Laodamia94/Manto, che mi ha fornito splendide idee per questa prima one-shot ed altre che, col tempo, aggiungerò alla raccolta.

Baci a tutti,

Out Of The Blue

  
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