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Autore: CheshireClown    08/07/2009    5 recensioni
Scivolò sempre più in basso, ruotando un poco la testa, affinché le sue labbra sfiorassero l’orecchio del ragazzo.“Perché?” sussurrò.
Doumeki, Watanuki e i sentimenti che li legano. Avversione, affetto e i dubbi di due ragazzi. [Fanfiction partecipante al concorso ODIO et AMO (Multifandom Yaoi/Slash) indetto da _ALE2_ e Setsuka]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prenderò un altro bicchiere del suo odio, signor watanuki
Prenderò un altro bicchiere del suo odio, Signor Watanuki
 




- Saké. -
Watanuki digrignò i denti in risposta all’affermazione composta di Doumeki.
-Ma certo! Vuole qualcos’altro, signore?-
La sua presa in giro dai toni isterici non turbò il ragazzo seduto sul pavimento di legno.
-Anche qualche dolcetto di riso, grazie. –
Chiuse gli occhi, sorseggiando del the, senza curarsi di Watanuki, intento a sbraitare a destra e a manca.
- Chi si crede di essere? Io non sono la sua cameriera! –
Eppure, per quanto si lamentava, Watanuki alla fine in cucina a prendere il saké c’era andato.
- No, davvero, a mezzanotte chi mai accetterebbe di fare dei dolcetti di riso a quello là?-
I fornelli ascoltavano passivamente i suoi urli, i vetri delle finestre vibravano spaventati.
Ringhiando, Watanuki cominciò a cucinare. Aveva già preso fuori la bottiglia di saké che ora riposava tranquilla accanto al lavandino.
Alla fine obbediva come un cagnolino ai comandi del simpaticone. Perché mai?
Non lo sopportava, per quale motivo allora si ritrovava nel ruolo della brava casalinga a fare tutto ciò che Doumeki chiedeva?
Strinse i denti, sfregandoli l’uno contro l’altro. Tartassò l’impasto di riso sparpagliato fra le sue dita, torturandolo mentre continuava a pensare al ragazzo nella stanza accanto.
In un momento di pazzia aveva addirittura ceduto il suo occhio per lui!
Cosa aveva mai di speciale Doumeki? Ah, sì, in sua presenza gli spiriti non si facevano vedere.
Era solamente in costante debito con lui, pensò sarcastico.
Lo sguardo vuoto, quasi triste, si fermò sulla finestra, sul buio oltre i vetri.
Sarebbero rimasti legati a forza per sempre da quel legame basato su favori?
Avrebbe dovuto rimanere con lui a vita, nonostante non lo sopportasse?
Forse era impossibile, lui era destinato a rimanere solo fino alla fine, era sempre stata la certezza a cui si era aggrappato in passato.
Scosse la testa, pensarci era troppo doloroso.
Perso nelle sue riflessioni, non si era accorto di fissare incuriosito la bottiglia di sakè vicino a lui.
Il liquido contenuto nel vetro riposava tranquillo, sistemandosi ogni tanto, movendosi sinuoso entro quelle strette pareti.
Chissà cosa mai ci trovavano d’interessante Doumeki e Yuko…
Curioso, Watanuki allungò la mano fino ad accarezzare il collo della bottiglia.
Un sorso non avrebbe ucciso nessuno e il simpaticone poteva anche accontentarsi di qualche goccia in meno.
Sempre più interessato, il ragazzo stappò la bottiglia e ne baciò la sommità.
Ne bevve un sorso ad occhi chiusi. Assaporò il sakè nella sua bocca, senza trovarci niente di interessante.
Continuò a bere, sempre più curioso, senza accorgersi della vista ormai offuscata.


- Hey! -
L’urlo di Doumeki scivolò fino in cucina, senza ricevere risposta.
Sbuffando il giovane si alzò e si diresse verso la stanza accanto.
Quello stupido di Watanuki sembrava essere stato inghiottito dal pavimento della cucina.
Si affacciò dalla porta, guardando all’interno.
- Sei qui? -
Come risposta alla sua domanda lo sguardo si posò sulla figura rannicchiata di Watanuki, accoccolato sul pavimento che dormiva beatamente stringendo una bottiglia di sakè come un orsacchiotto.
Doumeki alzò un sopracciglio, divertito dalla scena.
Con un sospiro si avvicinò al ragazzo, togliendogli con difficoltà la bottiglia dalle braccia.
- Non si può mai lasciarti solo per pochi minuti che combini qualche guaio…-
Lo sollevò per le ascelle, come un gatto, caricandoselo come un sacco sulla spalla.
Tornò nella stanza attigua, depositando il ragazzo su un futon posto in un angolo.
Lo coprì con le coperte, inginocchiandosi accanto a lui.
Rimase a fissare il volto di Watanuki, le sue guance appena tinte di rosso, le labbra schiuse che permettevano al fiato caldo di uscire a singhiozzi.
Sollevò gli occhiali dal viso del ragazzo, poggiandoli poco lontano dal futon.
Si alzò per riprendere il the caldo e i pochi dolcetti rimasti che Watanuki gli aveva preparato precedentemente, tornando poi a inginocchiarsi accanto al ragazzo beatamente addormentato.
Ricominciò a mangiare, invadendo la bocca di un gusto dolce, un sapore particolare intriso in qualsiasi cosa Watanuki preparava per lui.
Aggrottò la fronte, Doumeki, serrando le mascelle. Lasciò quella dolcezza scivolare lentamente via, lo sguardo severo nuovamente fisso sul viso del ragazzo steso vicino a lui.
Si soffermò a studiare le palpebre chiuse, le ciglia che vibravano ad ogni respiro.
Oltre quella sottile pelle c’era un pezzo di lui, nelle viscere di Watanuki scorreva parte di lui.
Se solo quell’idiota non avesse avuto il brutto vizio di sacrificarsi senza dire niente a nessuno…
Doumeki si chinò in avanti, arrivando a sfiorare il naso dell’altro ragazzo con il suo.
Era stata quell’affermazione, tempo prima, ad insinuare quel dovere di rimanere accanto a Watanuki, a tutti i costi.
Chiuse gli occhi, inspirando il fiato caldo che scivolava via da quelle labbra schiuse.
Non lo sopportava, era certo che il sentimento era addirittura ricambiato.
Allora perché?
Strinse le mascelle, serrando le palpebre.
Quel sapore dolce era risalito fino al palato, stuzzicandolo e seducendolo.
Come mai ogni cosa che Watanuki preparava per lui, per quanto desse ad intendere di farlo controvoglia, aveva quel gusto caldo e morbido?
Un estraneo mai avrebbe dichiarato che chi aveva cucinato lo aveva fatto con odio, anzi, avrebbe pensato che in quelle semplici ricette albergasse un fantasma d’affetto.
Le palpebre si riaprirono con forza, costringendolo a guardare il volto calmo di Watanuki.
Scivolò sempre più in basso, ruotando un poco la testa, affinché le sue labbra sfiorassero l’orecchio del ragazzo.
“Perché?”
Un sussurro, un movimento stanco delle labbra.
Con la fronte aggrottata, Doumeki sollevò il capo, allontanandosi da quel corpo caldo.
Le urla rabbiose di Watanuki gli riecheggiavano nella sua testa, il sapore dolce danzava sinuoso nel suo spirito.
Anche lui era diviso fra due sentimenti così contrastanti?
Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma era certo che non avrebbe ricevuto risposta.
Era in attesa, in costante attesa di un segno, un gesto che determinasse il sentimento che li legava.
Con le dita sfiorò la fronte di Watanuki, spostando alcuni soffici ciuffi scuri.
Dimmelo tu, idiota, dimmi tu cosa ci lega; si ripeteva con rabbia, sapendo che alla fine quelle parole sarebbero rimaste nella sua gola a riposare per sempre.
Erano costantemente ad un bivio, bastava scegliere una strada, niente di difficile.
Doumeki aveva paura, una paura irrazionale, che qualsiasi scelta avessero fatto, lui avrebbe rimpianto di non aver scelto l’alternativa.
Si alzò, allontanandosi da Watanuki.
Si fermò solo in prossimità della porta della cucina, voltandosi un’ultima volta verso il ragazzo.
Era straziante non riuscire a definire il loro rapporto, non capire neanche come dovevano comportarsi l’uno con l’altro.
“La prossima volta Watanuki…” iniziò in un sussurro Doumeki, fermandosi a fissare colui che avrebbe dovuto sentire con attenzione quelle parole.
Dovevano scegliere una strada, quella dall’aspetto meno pauroso, così pensava Doumeki.
Non si potevano più permettere di ballare fra affetto e avversione, a quel punto del gioco era proibito continuare a scambiarsi gesti equivoci e confusi.
“…la prossima volta voglio assaggiare il tuo odio, Watanuki.”







***

Fanfiction partecipante al concorso  ODIO et  AMO  [Multifandom Yaoi/Slash] indetto da _ALE2_ e  Setsuka.
Prima storia incentrata su questa coppia, una delle mie preferite e una di quelle che oserei dire più mi affascinano.

That's all folks.

  
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