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Autore: nyanyaqueen    01/08/2018    0 recensioni
Idda01 ritorna dopo 4 anni su un altro profilo e con una nuova storia!
Alice e Oz, dopo l'accaduto alla villa di Isla Yura, tornano con Gilbert a casa per riposare, ma Oz non riesce a dormire, ripensando a quello che è successo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non riusciva a dormire. Continuava a pensare a quello che era successo alla villa di Isla Yura, alla rottura del sigillo… Alla morte di Elliot. Riviveva la scena della scoperta del suo cadavere nel buio della stanza e si chiedeva come facessero Alice e Gil a dormire nonostante ciò. L sua mente venne poi portata al ricordo della bruna fra le braccia dell’uomo ormai deceduto, poi indifesa su un letto di marmo, quando ricordò di averla vicino sul letto. Si alzò, mettendosi seduto affianco alla ragazza che aveva rischiato di morire di fronte ai suoi occhi, e rimase fermo per qualche secondo a guardala. Sembrava così tranquilla mentre dormiva, come se nulla fosse successo. Era davvero bella e al contrario suo sorrideva. Averla così vicino lo faceva sentire uno po’ meglio.

 

“Chissà cosa stai sognando…”

 

Sussurrò, socchiuse gli occhi e portò la mano sulla guancia della ragazza, accarezzandogliela dolcemente, ma Alice si svegliò. Ci mise un po’ ad abituarsi al buio e a riprendersi dal sonno, Oz non distolse minimamente lo sguardo da lei e finalmente, dopo qualche secondo, eccoli che si guardavano. Alice era ancora molto confusa essendo appena stata svegliata dal tocco dell’altro e il biondo la trovava molto tenera con quel fare quasi da bambina mentre si stropicciava gli occhi.

 

“Scusami, non volevo svegliarti.”

 

Le diede ancora qualche carezza, a cui lei rispose semplicemente chiudendo gli occhi e godendosi quelle attenzioni, ma poi venne colto alla sprovvista da quello che disse lei.

 

“Che hai? Sei strano, sembri triste e non mi piace. Solo io posso rendere triste il mio servo.”

 

Appena lo disse si avvicinò a lui, alzò il busto e gli morse la guancia come suo solito. Chissà perché faceva così ogni volta che lo vedeva triste, ancora non riusciva a spiegarselo né lei gli aveva dato qualche spiegazione; nonostante ciò gli fece piacere. Chiuse gli occhi e sorrise, allungando le braccia per avvolgerla e stringerla a sé.

Alice era quanto di più prezioso aveva. Da subito si era instaurato un legame profondo fra loro due, si era affezionato in fretta e spesso provava una strana nostalgia nel vederla sorridere o nel ricevere abbracci e morsi da parte sua. Non capiva perché, forse era il loro contratto, o forse c’entrava il passato di Alice che sapeva essere legato a Jack. Lei lo aiutava sempre, anche se non lo sapeva, lo rendeva felice con il minimo gesto, lo faceva stare bene… Adorava passare tempo con lei, osservarla, sentirla, toccarla. Quando l’aveva vista nelle mani di Yura e in balia dei Baskerville aveva perso il controllo, finendo per uccidere -seppur sotto il controllo di Jack- l’uomo che aveva provato ad inscenare una nuova tragedia di Sablier. Si era preoccupato così tanto… E alla fine solo grazie a lei era riuscito a tornare in sé.

Era davvero una persona incredibile.

 

“Nulla, è solo che… Stavo pensando a quanto sono debole. Non sono riuscito a proteggerti a dovere, hai addirittura pianto… Non me lo posso perdonare. Non posso perdonare nessuno di quelli che ti fanno del male… Nessuno deve toccare Alice… La mia preziosa Alice…”

 

La presa che aveva su di lei si fece più forte, iniziando addirittura a farle del male senza accorgersene; lei si lamentò, cercò di staccarsi, ma non riuscì: Oz sembrava in trance. Poteva sentire il suo sguardo addosso, ma non aveva nulla dello sguardo gentile e protettivo che aveva di solito, sembrava più… Cattivo. Non nei suoi confronti, ma nei confronti delle persone che le facevano del male. Per quanto questa cosa le facesse piacere la spaventava, avvertiva pericolo in arrivo e proprio da colui che la stava abbracciando.

 

“Oz, smettila. Solo io posso toccarti senza permesso, tu no! Ti stai comportando in maniera troppo strana!”

 

Una frase che di solito funzionava, ma che in quel momento lo fece solo sorridere. Allentò la presa ma solo per bloccarla contro il letto, con sua sorpresa e paura dato lo sguardo di Oz.

Non riusciva a controllarsi. Più la guardava e più pensava a quando Yura l’aveva toccata, a quando era stata presa in braccio dai Baskerville, toccata da mani che non erano le sue. Poteva quasi intravedere la scia di quelle mani, era infastidito, arrabbiato. Più la guardava e più la rivedeva toccata da altre mani, con le lacrime agli occhi e sulle guance, senza più il potere della sua Chain ora che lui se ne era impadronito. Era debole, troppo debole, e solo lui poteva e doveva proteggerla.

 

“Devi starmi sempre vicino, Alice, o rischi di essere catturata da qualcun altro… Nessuno oltre me deve toccarti, Alice. 

Alice…

La mia piccola, preziosa Alice…”

 

Marcò la parola “mia” prima di posizionarsi sopra di lei, le mani che passavano dall’accarezzarle le guance al collo, scendendo fino ai fianchi e risalendo, come a eliminare le tracce delle altre mani che avevano osata toccarla e colpirla.

Lei lo guardava, confusa più di prima e arrabbiata, frustrata perché non riusciva a liberarsi e a capire cosa stava succedendo a Oz. Di solito era gentile, la assecondava, la trattava bene e non si permetteva di toccarla in quel modo, ora sembrava tutta un’altra persona.

Aveva paura. Gilbert non era nella loro stanza, dormiva altrove e probabilmente nemmeno era in casa quel momento, aveva la brutta abitudine di uscire la notte per andare a fumare e stare solo. Non sapeva che fare. Più lo guardava e più iniziava a temerlo, cercava di colpirlo, urlava e lo riempiva di insulti in preda alla rabbia, ma non succedeva nulla: era quasi come se le catene che liberava quando chiamava il Black Rabbit la stessero bloccando, e per questo lui non si preoccupava.

No, non le avrebbe mai fatto del male, lo sapeva… Era pur sempre Oz, la adorava, le voleva bene e lei ricambiava, era sicura che non sarebbe successo nulla, però… Perché aveva paura, allora?

Le faceva male il petto. Era stanca, ancora spaventata da quello che era successo alla villa, da quando aveva visto il suo adorato Oz derubarla dei poteri e distruggere i Baskerville con la sua falce, per poi uccidere l’uomo che l’aveva rapita senza segni di rimorso nemmeno quando era tornato in sé. 

Si fidava di lui… Allora perché voleva scappare e chiamare Gilbert per aiutarla…?

 

“Tu… Devi starmi sempre vicino. Solo vicino me. Tu sei la MIA Chain… Devi stare solo con me.”

 

Sebbene entrambi sapessero che ormai non era più Alice ad avere i poteri della Chain ma Oz, lui lo disse come fosse un ordine e lei sobbalzò. 

Un morso sulla guancia, uno all’orecchio, due sul collo.

Non c’era alcuna intenzione maliziosa in quei morsi, Oz non era capace di nulla del genere, lo stava facendo per marchiarla, per eliminare i segni degli altri su di lei.

Le mani che la bloccavano sul letto dai gomiti, e altri morsi iniziarono. Scese lungo il petto, senza soffermarsi in modo eccessivo, aiutandosi con una mano per toglierle la camicia e lasciandola scoperta con solo l’intimo addosso. Due morsi al centro del petto, altri due a ogni lato, ancora vicino al seno, e l’ultimo sulla parte sinistra, dove sul corpo del biondo era presente l’orologio che segnava il tempo rimasto dall’inizio del contratto. Lì lasciò un segno più grande degli altri e più scuro.

 

“Oz…?”

 

Non era riuscita a muoversi. Non era riuscita a fare nulla per fermarlo, per farlo riprendere, per impedirgli di spaventarla ancora di più.

Aveva gli occhi lucidi e rossi, le guance bagnate, era impallidita e piena di segni. Tremava ancora sotto la sua presa, sentiva dei nodi in gola che in tutta la sua vita mai aveva provato, e lo guardava sperando di riuscire e farlo calmare, anche se ormai non credeva di poterlo fare più.

Voleva dire qualcosa, voleva liberarsi, gridare per cercare aiuto, ma come poteva? Una paura più grande di lei la fermava, le impediva di reagire dopo che lui l’aveva toccata in punti del genere. 

Lo guardava e non trovava più quell’Oz che conosceva, iniziando addirittura a pensare fosse Jack, ma no, lui non avrebbe mai fatto una osa del genere a lei…

Sembrò che avesse capito che ormai era immobilizzata dalla paura, e per questo la lasciò andare, rimanendo lo stesso sopra di lei.

Ah, era così bella… Non l’aveva mai vista in quelle condizioni, e se trovava la solita Alice arrogante e energica stupenda, questa Alice impaurita, marchiata e così esposta a lui era semplicemente un’opera d’arte.

Meravigliosa.

Sorrise. Le prese il viso fra le mani e si avvicinò lentamente, dando ascolto a quell’istinto puerile che lentamente prendeva il sopravvento.

 

“Sei così bella… Ahh, non ce la faccio più…”

 

Un ultimo sorriso e poi un bacio.

Seguendo l’istinto, la costrinse a passare una notte che non avrebbe dimenticato facilmente e dopo cui quella relazione così dolce, pura e innocente prese una svolta inquietante.

 
   
 
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