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Autore: Mahlerlucia    02/08/2018    9 recensioni
{ Sequel di “Appuntamento a Milano (parte prima e seconda)" }
Mitsuru era visibilmente emozionato. Sapeva bene che su quel traghetto viaggiava anche Shun. Il solo pensiero che il suo compagno avesse percorso quasi milletrecento chilometri 'unicamente' per venire a festeggiare il suo compleanno gli provocava delle lievi fitte d'ansia all'altezza dello stomaco.
Che siano le famose farfalle di cui parlano tanto le ragazze quando s'innamorano? Fanno davvero così 'male'?!
[Tanti auguri Sano!]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Hiroshi Jito/Clifford Yuma, Mitsuru Sano/Sandy Winter, Shun Nitta/Patrick Everett
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing up beside you'
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Il Castello di Hirado

 

Voglio farti un regalo
Qualcosa di dolce
Qualcosa di raro
Non un comune regalo...


 

Kashiwa, domenica 29 luglio 2012

Il castello di Hirado, conosciuto anche come Castello Kameoka, era di proprietà del clan Matsura, daimyō del Dominio Hirado. Dal 1599, anno in cui venne costruito, diventò il sito del castello Hinotake-jo, ma venne distrutto dallo stesso clan come gesto di lealtà nei confronti del governo Tokugawa. Novant'anni anni dopo iniziò la costruzione di un nuovo castello, precisamente nel 1704, terminata in quattordici anni. Il castello venne poi nuovamente distrutto per essere ricostruito nel 1962. Attualmente è una proprietà culturale importante, contenente spade e documenti relativi alla storia di Hirado, una delle città nipponiche storicamente più influenzate dalla cultura occidentale.

Shun era pienamente assorto nella lettura di una pagina web dedicata ad una delle più importanti attrazioni turistiche della città natale di Mitsuru. Aveva preso nota di tutti le nozioni storiche e geografiche di cui era venuto a conoscenza consultando diversi cataloghi cartacei ed elettronici. Per poter attuare il piano che da diverse settimane gli frullava nella testa non poteva tralasciare nessun dettaglio, indipendentemente dal fatto che fosse marginale o fondamentale.
Salvò tutte le informazioni che aveva raccolto in una cartella disposta sul desktop e spense il computer.
Prese il suo telefono cellulare e chiamò Jito, suo indispensabile collaboratore nell'ideazione e nell'organizzazione di ogni sorpresa pensata per il piccolo fantasista delle “vespe” di Fukuoka.

“Ciao Jito, sono Shun. Sei riuscito a sentire il sindaco?”

“Ehi Nitta! Sì, è tutto ok. Giovedì sera Kameoka's Castle sarà tutto nostro!”

“Perfetto! Grazie infinite per l'aiuto!”

“Figurati! Per il compleanno di Mitsuru-kun questo e altro!”

“Guai a te se ti lasci sfuggire qualcosa quando vi incontrerete!”

“Fidati di me. Sarò una tomba!”

“Ma quale tomba! Ci servi vivo per la difesa! Già abbiamo Ryo che non è esattamente una cima...”

Il corpulento difensore della nazionale scoppiò in una fragorosa risata; si passò un dito sotto il naso nel tentativo di calmarsi e s'impegnò a ricercare le parole più adeguate da usare per rispondere alle simpatiche provocazioni dell'ex attaccante dalla Nankatsu.

“A proposito di Ryo, ha confermato la sua ovvia presenza.”

“E figurati se non confermava, l'immancabile party-man!”

“Verranno anche Urabe e Misaki.”

“Urabe...”

“Urabe... Cosa?”

“Niente! Domani provo a sentire Shingo per capire quando ci potrà degnare della sua imprescindibile presenza, dato che la Serie A partirà tra più di un mese! Dai, ci sentiamo. Per qualsiasi cosa... avvertimi!”

“Se la memoria non m'inganna, credo che in Italia i ritiri pre-campionato partano già da luglio. Comunque... va bene dai, ci sentiamo! In gamba Reysol!”

“Buona fortuna, Vespa gigante! E avvisami in caso di emergenza... anche piccola! Ciao!”

“Che ansia! Guarda che ho capito, eh! Ciao!”

 

***

 

Hirado, giovedì 2 agosto 2012

I raggi solari colpirono con calda irruenza il parabrezza del fuoristrada guidato da Hiroshi, senza però infastidire più di tanto i passeggeri del veicolo. Non a caso, i due amici avevano pensato bene di attivare l'aria condizionata e di armarsi di occhiali scuri per evitare eventuali abbagli esterni.
Mitsuru si era quasi completamente estraniato dalla realtà mentre tentava di comprendere le funzionalità delle diverse applicazioni presenti sul suo nuovo smartphone, regalo di Jito per l'avvento del suo diciannovesimo anno di vita. Pigiava freneticamente i polpastrelli su quel piccolo schermo piatto dal quale, di tanto in tanto, si diffondevano dei brevi suoni digitali. Il minuto fantasista metteva continuamente in mostra grandi sorrisi di conquista o piccole smorfie di disappunto, a seconda della piccola scoperta tecnologica appena fatta.

Pronunci il messaggio vocale dopo il segnale acustico, grazie.

“Hiro, ma questo aggeggio può inviare e ricevere anche messaggi vocali?! Che figata!”

Hiro - ma questo agge-ggio può inviare e rice-vere anche messaggi vo-cali. Che fi-gata.

La voce dell'assistente Google sorprese i due ragazzi sia per la sua attivazione immediata che per la cadenza meccanica con la quale ripeté ad alta voce le ultime parole pronunciante da Mitsuru.

“Ti ha risposto 'la signorina'!”

“Wow, che gentile! È proprio un regalo bellissimo! Grazie Hiro!”

Il difensore mise una mano tra la folta chioma castana dell'amico e l'arruffò con fare affettuoso. Era la maniera più naturale con la quale riusciva a comunicare il proprio apprezzamento per i suoi sentiti ringraziamenti.
Hiroshi aveva pensato a lungo al regalo da comprare per quell'occasione così speciale. Non avrebbe mai voluto donargli qualcosa di esageratamente scialbo o già visto. Negli anni precedenti era passato da una mountain bike a una felpa firmata da Lionel Messi in persona.
Non si era mai risparmiato per rendere felice il suo più caro amico. Dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare in passato a causa dei bulli della loro vecchia scuola media, aveva giurato a se stesso che cose del genere non gli sarebbero capitate mai più. Sarebbe stato sempre al suo fianco, cercando di non risultare mai invadente e lasciandolo costantemente libero di fare le sue scelte. Ad esempio, quella di approfondire la conoscenza di quel tipetto stravagante chiamato Shun Nitta.

 

***

 

Giunsero nei pressi del porto, esattamente nel quartiere di Sakigatacho. Quel modesto molo aveva da sempre avuto un significato speciale per i due giovani calciatori. Prima del trasferimento a Fukuoka, infatti, era stato il loro principale punto di ritrovo estivo.
Di lì a poco sarebbe arrivato il traghetto proveniente da Tabira, città costiera dell'isola madre di Kyūshū.
Mitsuru era visibilmente emozionato. Sapeva bene che su quel traghetto viaggiava anche Shun. Il solo pensiero che il suo compagno avesse percorso quasi milletrecento chilometri 'unicamente' per venire a festeggiare il suo compleanno gli provocava delle lievi fitte d'ansia all'altezza dello stomaco.
Che siano le famose farfalle di cui parlano tanto le ragazze quando s'innamorano? Fanno davvero così 'male'?!

La nave attraccò al porto in perfetto orario e i passeggeri iniziarono a scendere a scaglioni lungo lo scalandrone. Tra gruppi di famiglie in vacanza e turisti occidentali diversamente cromati, non fecero troppa fatica a riconoscere quel gruppo di giapponesi scapestrati proveniente da Tokyo, Iwata e dintorni.
Ishizaki, Urabe, Misaki, Taki, Sawada e i fratelli Tachibana non sarebbero mancati per nulla al mondo. Se c'era la possibilità di divertirsi in compagnia, il posto in prima fila era sicuramente già stato prenotato da loro.
E finalmente lo vide. Shun!

Il suo sguardo, però, cadde subito sul soggetto che camminava al suo fianco. Ma quello è...

“...Shingo?!”

“Esatto! È riuscito a venire fino a qui grazie all'intervento di Nitta!”

“Shun... ha fatto questo... per me?!”

Sure, boy!”

Attesero giusto qualche minuto per far sì che la folla di parenti, amici e comitive turistiche si dileguasse dal piccolo scalo. Non appena ne ebbe la possibilità, Mitsuru corse incontro a Shun che lo accolse con un caloroso abbraccio. Shingo non esitò ad incrementare l'ampiezza e il calore di quella cerchia umana e si unì a loro; poco dopo Sawada e i fratelli Tachibana seguirono il suo esempio.

“Auguri Nanerottolo!”

Il commento di Hanji Urabe - dai toni vagamente aspri - arrivò come un urto improvviso sino alle orecchie dell'attaccante di Kashiwa. L'occhiataccia che gli lanciò in risposta fu piuttosto eloquente. Abbiamo già parlato in privato, ora non rompere i coglioni! Non sei per nulla divertente!

“Oh, grazie Hanji. E grazie a tutti voi per essere venuti! Vi sono grato! Domo arigatou!”

“Ci sembrava il minimo. E poi sai Mitsuru, era da un po' che non venivo nella prefettura di Nagasaki. Da quando ho comprato casa ad Iwata, non seguo più mio padre nei suoi continui viaggi di lavoro per il Giappone. E un po' mi dispiace. Quindi le occasioni vanno colte al volo!”

“Ben detto Misaki!”

Tra auguri, saluti e racconti riguardanti le ultime settimane calcistiche e le loro vite private, avevano trascorso il pomeriggio in attesa dell'arrivo degli invitati mancanti. Avevano fatto merenda in un chiosco all'aperto, a pochi passi dal molo, per poi concedersi una lunga passeggiata lungo i sentieri del parco Sakikata

“Notizie di Soda, Izawa e... chi altro manca?!”

“Mitsuru, anche Sorimachi mi ha dato la conferma della sua partecipazione 'straordinaria'.”

“Anche Teppei doveva essere già qui. Gli avevo proposto di venire insieme a noi... ma no! Lui ha deciso di andare con Mamoru e gli altri due. Deve sempre fare l'alternativo dei miei stivali!”

“Quindi verranno tutti e quattro insieme in auto?! Beh sì, ci può stare come cosa considerando che Kobe è poco distante da Osaka.”

“Jito, per me basta che si muovano!”

“Taki, vai tranquillo che se si sono ricordati di fare il pieno, prima dell'alba forse ce la fanno ad arrivare!”

 

***

 

Il nero era l'unico colore che Mitsuru poteva distinguere in quel momento intorno a sé. Era stato bendato affinché non sbirciasse con eccessivo anticipo quello che doveva essere il regalo di Shun. Lasciandosi guidare dai compagni lungo il sentiero che costeggiava l'intero parco Kameoka, raggiunse l'ingresso dell'omonimo castello. Nell'attimo in cui Hiroshi gli levò la benda - e poté, quindi, riprendere il contatto visivo col la realtà che lo circondava - spalancò gli occhi per la sorpresa.

“Il castello dei Matsura! È una vita che non ci entro!”

“E stasera lo farai!”

“Ma come?! Dobbiamo fare il biglietto! Mi scoccia farvi pagare...”

“Macché biglietto, Mitsuru! Questo è il mio regalo per te!”

Il giovane fantasista deglutì a fatica, senza saper bene cosa dire. Fissava il portone d'ingresso del maestoso edificio più volte distrutto e ricostruito nel corso dei secoli. Ma non lo stava guardando realmente, vista la vacuità delle sue pupille sgranate.
Cosa significa che questo è il tuo regalo per me? Quale pazzia hai fatto per i miei miseri diciannove anni?
Le chiacchiere dei compagni alle sue spalle divennero dei semplici bisbiglii che andarono via via scomparendo, fino a lasciare il posto al mutismo più assoluto. Tutti i presenti erano in attesa di una risposta o, quantomeno, di una concreta reazione da parte del festeggiato. Ma Mitsuru non riuscì a spiccicare una parola che fosse una, rendendo ancora più assordante quel silenzio già incombente.

“Mitsuru... a cosa stai pensando?! Guarda che non l'ho comprato! Mica ho tutti questi yen!”

Solo a quel punto il fantasista di Fukuoka si girò e guardò l'altro con aria ancora più confusa. Lo scrutò dritto nelle numerose sfumature in cui si diramavano le sue iridi color ambra; voleva comprendere quello che stava cercando di dirgli realmente e, soprattutto, il motivo per il quale e non si decidesse a farlo nel modo più esplicito e semplice possibile. Cosa mi stai nascondendo... si può sapere?

“L'hai affittato?”

Shun finalmente si rilassò, chiuse gli occhi e sorrise fiero del risultato raggiunto. Non riusciva a comprendere appieno il motivo della palese apprensione di Mitsuru.

“Sì, e Jito mi ha aiutato con le pratiche burocratiche. Ha contattato Kuroda ed è riuscito ad ottenere le chiavi fino a domani mattina!”

“Hiro, hai davvero fatto questo? Sei andato persino dal sindaco per... per il mio compleanno?!”

“Certo! Ma non lo avrei mai fatto se non me lo avesse chiesto un certo attaccante di Kashiwa...”

 

***

 

Il signor Kuroda aveva fatto riservare un'intera sala al primo piano del castello appositamente per consentire ai ragazzi di festeggiare il compleanno di Sano. Memore delle storiche imprese che i due ex giocatori della rappresentativa calcistica giovanile della sua città avevano raggiunto negli anni precedenti, non aveva potuto dire di no alla gentile richiesta di Hiroshi. Naturalmente, il difensore si guardò bene dal rivelare al primo cittadino di Hirado che in realtà l'idea non era stata sua. Erano dettagli che potevano essere tranquillamente omessi per generosa furbizia.

Due lunghi tavoli erano stati apparecchiati e imbanditi con molti piatti tipici della cucina del posto. Il menù, tra le altre cose, prevedeva: Saraudon, Sasebo Burger, Omura Sushi, Nagasaki Wagyu e l'immancabile torta Castella, di derivazione portoghese, ma diffusissima in tutta la prefettura di Nagasaki. Da bere non potevano mancare il Sakè e il Shōchū, oltre a tutte le classiche bevande gassate e agli spritz di rito.
Il tutto era completato dalla musica di sottofondo, dai palloncini colorati e dai numerosi addobbi appesi al soffitto.

Terminata la cena, Mitsuru si dedicò allo scarto dei regali. Il pensiero più bizzarro che si ritrovò tra le mani fu una cuffia di plastica per la doccia con le orecchie da panda. Non poteva che essere un'idea partorita dalla mente di quel gran genio di Ryo Ishizaki.

“Ragazzi... io... io non so davvero come ringraziarvi! Credo che questo sia davvero il più bel compleanno della mia vita!”

“Pensi che sia finita qui?”

“Perché me lo chiedi Shun?! C'è dell'altro?”

“Vieni con me al piano di sopra!”

 

***

 

Mitsuru e Shun si ritrovarono finalmente soli sul terrazzo posto al piano più alto dell'antico edificio.
Rimasero entrambi a bocca aperta di fronte all'infinita bellezza mostrata dal paesaggio serale che si prostrava davanti a loro. La luce della luna, mischiata a quella frontale del faro del porto di Tabiracho, offriva loro una splendida fonte d'illuminazione in quella calda serata estiva. La natura e la storia di quei posti stavano offrendo loro uno spettacolo che difficilmente avrebbero potuto rimuovere dalle loro memorie.
Sentivano una sorta di richiamo da parte del mare. Una vastità oceanica che non aveva una sua identità o una sua nazione d'appartenenza. Il Mar del Giappone abbracciava il Mar Cinese Orientale, senza mai impedire al Mar Giallo di unirsi a loro in quella strana danza poliglotta.
L'intera isola di Hirado altro non era che un punto d'incontro tra diverse culture asiatiche ed europee. Una piccola comunità sorta secoli fa nell'estremo sud della terra del Sol Levante. Una terra senza alcuna pretesa, se non quella di dimostrare che da sempre esiste la possibilità di creare una pacifica convivenza anche tra persone di razze ed etnie completamente diverse. Una terra di nessuno condivisa da tutti.

“Non pensavo che Hirado potesse offrire tutto questo. È davvero stupenda!”

“Siamo stati influenzati da tante culture in passato. Pensa che abbiamo anche una chiesa cattolica di origine portoghese.”

“Come la Castilla?”

“Sì! Dai che è buona. Anche più della Cosa-alla-milanese che abbiamo mangiato quando siamo stati in Italia!”

“Per gli dèi! Sono già passati due mesi dalle nostre ultime 'avventure europee'...”

“Da quando siamo tornati il campionato ci ha praticamente risucchiati e non abbiamo più potuto vederci.”

“Ti dispiace?”

“... A te, Shun?”

“Tanto! Anzi... non immagini nemmeno quanto!”

Accompagnati dallo sciabordio delle onde del mare che s'infrangevano lungo il litorale, i due ragazzi restarono qualche minuto in silenzio, fino a quando Mitsuru non sentì la sua mano muoversi tra i lunghi capelli castani. Quel contatto non assomigliava minimamente agli approcci che tipicamente condivideva con Jito. In quelli c'erano sempre stati affetto, stima e un forte legame d'amicizia. Nel tocco gentile e premuroso di Shun c'era molto di più. Mitsuru poteva riconoscere a occhi chiusi quel sentimento che era nato solo qualche mese prima, ma che stava pian piano crescendo insieme a loro. La paura, l'insicurezza e la gelosia erano sempre in agguato, nascoste dietro ad un angolo e pronte a coglierli in fallo alla prima difficoltà. Ma entrambi sapevano che c'era qualcosa che andava ben oltre quelle 'tre disgrazie' che solitamente amavano muoversi insieme: il desiderio di amarsi e di viversi nella maniera più vera e limpida possibile, ogni momento di più, ogni giorno depositando un nuovo piccolo mattone per la costruzione del loro castello di emozioni.

Mitsuru si sollevò dalla balaustra e si voltò verso il compagno. I loro sguardi s'incontrarono, ma gli occhi di Shun caddero quasi subito sulle labbra rosee e carnose del fantasista. Fece un passo verso di lui e gli afferrò il mento. Le loro fronti si toccarono, i loro respiri in affanno si mischiarono alla freschezza della brezza marina che avvertivano sulla loro pelle accaldata.
La bocca di Shun premette sulle sue labbra. Mitsuru esitò qualche istante prima di lasciarsi completamente andare. La lingua dell'attaccante del Reysol sapeva ancora di Sakè.

“Bacio! Bacio! Bacio!”

Presi alla sprovvista da quelle voci fastidiose che, in coro, avevano deciso di fare il tifo per la loro intimità, si bloccarono. Si affacciarono al terrazzo per capire chi diavolo si fosse preso la briga di disturbare quel momento perfetto che avevano cercato con insistenza per tutta la serata. Erano arrivati gli invitati mancanti: Soda, Izawa, Kisugi e Sorimachi.

“Ah bene! Non solo arrivate con un ritardo imbarazzante, ma vi permettete pure di... di... di 'disturbarci'! Che pusillanimi che siete!”

I quattro ritardatari si trovavano di fronte al portone d'ingresso del castello. Avevano un'aria stravolta a causa del lungo viaggio da Osaka. Ma non si sognavano neanche per sbaglio di lesinare commenti personali, sarcasmo e piccoli battibecchi. Non potevano fare a meno di farsi riconoscere ovunque si trovassero.

“Ma eravate così teneri... perché avete smesso?”

“Soda, forse perché vi siete messi a fare i coretti idioti?”

“Nitta, io non c'entro con questi tre. Mi sono solo ritrovato per sbaglio nella loro auto.”

“Sì Kazuki, tu non c'entri mai niente! Come no! Comunque qualcuno potrebbe venire ad aprirci?”

Izawa non fece in tempo a terminare la domanda. Taki si precipitò fuori dal castello e cominciò ad inveire contro Kisugi per l'estremo ritardo con cui erano arrivati. L'attaccante del Cerezo Osaka spiegò al compagno che avevano semplicemente sbagliato più volte strada, soprattutto dopo aver superato la prefettura di Hiroshima.

Shun e Mitsuru restarono ancora un po' ad osservare quella bizzarra discussione. Nel momento in cui finalmente li videro avvicinarsi in massa al portone, tornarono a pensare alle loro 'questioni personali'.
Ripresero quel bacio bruscamente interrotto dal punto esatto in cui lo avevano lasciato pochi minuti prima. Labbra contro labbra. Pelle contro pelle. Mani disperse tra i crini lunghi e profumati. Sussurri, respiri corti e poche parole pronunciate da chi si era fatto davvero in quattro per organizzare quella magnifica serata che era davvero riuscita in tutto e per tutto: Buon compleanno Mitsuru!

 

... Vorrei mi facessi un regalo
Un sogno inespresso
Donarmelo adesso
Di quelli che non so aprire
Di fronte ad altra gente
Perché il regalo più grande
È solo nostro per sempre...










 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia ff.

Questa shot è stata scritta per il compleanno del personaggio di Mitsuru Sano (2 agosto).
La trama si ricollega alle ultime due OS della raccolta “Growing up beside you”, ovvero “Appuntamento a Milano (parte prima e parte seconda)”.

Piccole annotazioni:

  • Il Kashiwa Reysol è la quadra in cui giocherà Nitta da professionista, con la maglia numero 35. Ha sede nella città di Kashiwa.

  • L'Avispa Fukuoka è la squadra in cui giocheranno Sano e Jito da professionisti, con le maglie numero 88 e 90. Ha sede ad Hakata-ku, nella prefettura di Fukuoka.

  • Il testo della canzone che riporto all'interno della narrazione è Il regalo più grande di Tiziano Ferro.

  • Daimyō: era la carica feudale più importante tra il XII secolo e il XIX secolo in Giappone. Letteralmente si traduce dal giapponese: "grande nome" (大名).

  • Naruhiko Kuroda è realmente il sindaco di Hirado dal 2009.

  • Kyūshū è l'isola più estesa della prefettura di Nagasaki e si trova esattamente dirimpetto all'isola “minore” di Hirado. Le due isole sono collegate via mare e via terra (dall'omonimo e spettacolare Hirado Bridge).

  • Sakigatacho è il nome del quartiere portuale di Hirado (l'avevo già citato in “I will come to you”).

  • Il parco di Sakikata si trova a pochi passi dal porto, nei pressi della Muraglia Olandese, “ricordo” dell'insediamento commerciale europeo denominato Compagnia Olandese delle Indie Orientali.

  • La chiesa cattolica di cui parla Sano è la Chiesa Memoriale a San Francis Xavier, situata proprio ad Hirado.

  • Vi riporto una breve descrizione dei piatti tipici della prefettura di Nagasaki che elenco nel testo:
    * Saraudon: spaghetti crudi conditi con verdure saltate e carne;
    * Sasebo Burger: hambuger tipico della città di Sasebo, non si discosta troppo dal classico hamburger “occidentale”;
    * Omura Sushi: sushi preparato con riso agrodolce, fette di pesce fresco e pezzetti di verdure;
    * Nagasaki Wagyu: carne tipica di Nagasaki, considerata la migliore del Giappone per la sua consistenza tenera;
    * Castella: dolce di pan di spagna di origine portoghese (è considerato il souvenir più famoso di Nagasaki);
    * Shōchū: liquore di riso tipico dell'isola di Iki.

  • Principali fonti d'informazione usate dall'autrice:

            * http://www.japanese-castle-explorer.com
            * http://visit-nagasaki.com/it/places/hiradocity

            * wiki (sempre!)
            * google maps (indispensabile!).

Dedico questa fanfiction a kymyit che ha festeggiato il suo compleanno lo scorso mercoledì. Auguri carissima! :*

A presto,

Mahlerlucia

 

   
 
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