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Autore: Happy_Pumpkin    03/08/2018    2 recensioni
“Vieni, Nemeo: ti aspetto, stronzetto!”
Quasi richiamato dalla provocazione, un enorme leone gli balzò addosso, ma Naruto fece una potente torsione del busto che si concluse con uno schianto della robusta mazza in legno contro la mandibola spalancata della creatura, pronta a divorare l’intero carretto.
Il leone finì nella polvere in un ruggito frustrato, per poi sparire in una pioggia di pixel dorati.
“Uno a zero per me, yeah!”
Sasuke, decisamente, non sapeva se essere più stupito per quello strike portentoso contro un leone volante, o se per il fatto che Naruto si fosse ricordato del leggendario leone Nemeo ucciso da Ercole in una delle sue fatiche. L’aveva pure soprannominato stronzetto, ma quelli erano dettagli.

Un archeologo, un tester di videogiochi... sopravvivranno?
[Fanfiction scritta per il raduno del gruppo SasuNaruFanfiction Italia | SasuNaruSasu]
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Madara Uchiha, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Noi, per il resto del mondo


Prologo


L’archeologo Sasuke Uchiha si guardò attorno, nel grande e immenso spazio bianco dove era stato trasferito; socchiuse appena le palpebre: tutta quell’assenza di colore faceva persino male agli occhi.

Una volta che le retine artificiali si furono abituate, abbassò lo sguardo, per aprire e chiudere le falangi in movimenti lenti ma costanti, così da testare l’efficienza della riproduzione grafica del suo corpo. Poté dirsi soddisfatto per la risposta all’input dei dati.
Poco dopo, in una deframmentazione di quelli che sembravano cristalli, vide comparire davanti a sé il proprio compagno, anche se definirlo tale in quel frangente gli sembrava persino assurdo. Dovevano intraprendere un compito fondamentale, persino vitale per il futuro della razza umana, della sua identità e cultura. Ma faticava ad accettare l’idea che per farlo occorresse davvero la presenza di qualcuno che non sapeva distinguere una colonna dorica da una ionica, eppure riusciva a battere i record di robe come Virtual Zombiecide sin dalla data del release di quella sottospecie di ammasso di luci, suoni e sangue che era il videogioco.
Videogioco, esatto.
Fece una smorfia, per poi sospirare e guardare altrove, mentre il nuovo arrivato dopo un saluto allegro aveva già cominciato a scaldarsi, agitando le braccia.
Certo, come se uno che faceva il tester di videogiochi avesse davvero bisogno di fare un riscaldamento pre… pre-cosa, esattamente?
“Piantala di dimenarti. Adesso carichiamo il file Roma, dall’Urbe all’Impero e saniamo le parti che ci servono, poi passiamo al prossimo.”
Il gamer Naruto Uzumaki si tirò su, portandosi le mani ai fianchi, roteò gli occhi e ribatté:
“Sasuke, tu rendi tutto così facile, ma sono io con il mio pad a dover usare questo corpo fittizio per arrampicarmi tra canopi, necropoli e pile di ceramiche in modo da trovare i bug di sistema, rimetterli a posto e far funzionare tutto. Tu ti limiti a dire ‘no, quella non ha la forma di anfora con il puntale è una… – perse il tono scimmiottante per riflettere – cilica, kilika, chilo… bah, quella roba lì.”
“Kylix, Naruto! Una kylix! Quando imparerai il termine? Ne avrai viste a centinaia, sei una zucca vuota: per quello servo io, altrimenti avresti riparato il bug mischiando canopi egizi con aryballoi greci!” lo aggredì Sasuke, tagliente.
“Oh Santa Gea che orrore, che crimine contro l’umanità – vide lo sguardo disgustato e offeso dell’altro, quindi precisò – dai, Sasuke, scherzo. Apprezzo tantissimo quello che stiamo facendo e la possibilità di ripristinare tutto ciò che rimane delle civiltà antiche da dopo il Grande Terremoto. Solo, mi piace prenderti un po’ in giro: quando toccano le cose a cui tieni perdi proprio la calma, sei affascinante.”
Ammise Naruto, tirando fuori il suo pad personale per incominciare a inserire delle coordinate e immettere altri dati, in modo da procedere con il caricamento.
Sasuke vide sul suo volto un’espressione quasi nostalgica, persino malinconica. Non capì perché, ma decise di lasciar perdere, limitandosi a borbottare qualcosa d’incomprensibile mentre faceva materializzare a sua volta un pad olografico, in quel caso appartenente invece all’azienda per cui lavorava, se così si poteva dire, in modo da controllare i dati vitali.
“La tua frequenza cardiaca è a posto: ovunque tu ti trovi in realtà sembri rilassato. Connessioni neuronali funzionanti, i corpi virtuali paiono rispondere bene e non dovrebbero esserci problemi con l’interazione dei dati. Tengo aperto il pannello per confermare gli indici vitali una volta che la realtà digitale si sarà sviluppata, sperando di non trovare bug ostici fin da subito.”
Commentò Sasuke.
Corpi e realtà virtuale, tutti termini che ormai da più di un anno avevano preso a far parte della sua quotidianità, assieme ad altri più vicini al suo mestiere, da quello di terminus ante quem al carotaggio. Già, perché centinaia di secoli fa la Terra, come altri archeologi e, in generale, umani la conoscevano, aveva subito violente scosse telluriche capaci di cambiare radicalmente la geografia mondiale: continenti un tempo soggetti alla deriva avevano finito per accatastarsi nuovamente in una sorta di Pangea primordiale, collassando tra loro con tragiche conseguenze climatiche e vitali.
I sopravvissuti, anche agli stravolgimenti successivi, avevano perso ogni traccia di quello che era stato l’Uomo prima di allora. E se, nonostante tutto, nel tempo la voglia di vivere aveva fatto sì che l’ingegno prevalesse sulla morte e la desolazione, con il passare degli anni e grazie a una relativa stabilità geografica l’uomo aveva sentito la necessità di riprendere in mano le sue origini.
Se il culto della Madre Terra Gea aveva sopperito al primo bisogno di conforto e protezione, specie nei momenti in cui riecheggiava in petto la paura di un nuovo collasso geologico, la musealizzazione e l’archiviazione digitale – grazie ai numerosissimi dati sopravvissuti al Grande Terremoto – avevano concesso all’uomo la possibilità di ricreare opere statuarie, città, quadri e beni archeologici di valore inestimabile in spazi virtuali totalmente tridimensionali, nei quali la gente comune poteva immergervisi; non solo, riusciva persino a toccarli, sfiorarli, camminarvi grazie alla creazione di corpi virtuali connessi a quello vero, esplorando senza rischi oppure ostacoli.
Il videogioco con la realtà aumentata, in sostanza, era stato la base per ricreare qualcosa di ancora più profondo dal punto di vista culturale e storico: merito dell’intraprendenza dei veneratissimi Fondatori della società Archeo Travel che, cent’anni fa circa, avevano recuperato i dati sepolti dalla terra e dal tempo per farli vivere alle persone, guidate dai loro personali archeologi professionisti.
Da un anno a quella parte, però, i numerosissimi e consolidati luoghi digitali archeologici erano stati invasi in maniera inspiegabile da tantissimi bug; pericolosi, non solo perché alteravano dati e quindi riproduzioni storicamente corrette, ma anche perché a volte tramutavano l’ambiente, diventando aggressivi per i visitatori che vi si trovavano immersi.
Per quel motivo, diverse squadre composte da un archeologo e un beta tester professionista erano state incaricate dall’Archeo Travel di entrare nelle simulazioni, scovare i bug, combatterli in caso di aggressività e infine ripararli, per riportare nella forma corretta qualsiasi cosa fosse stata alterata.
Poco tempo fa, Sasuke e Naruto, ormai colleghi dall’inizio di quella sfiancante campagna di correzione, dopo essere passati per Cartagine avevano giusto concluso una sistemazione di Atene; anche se le Cariatidi del Partenone avevano preso a lanciare loro addosso i capitelli che, in teoria, avrebbero dovuto stare sulla loro testa e... ecco, non era stato propriamente piacevole.
Per non parlare della volta prima ancora, in Egitto, quando la piramide di Cheope si era trasformata nella piramide in vetro del Louvre e si erano dovuti arrampicare su ogni singola parete scivolosa per sistemarla, tra il controllare la corretta inclinazione dei blocchi e il caldo asfissiante del sole del Cairo, voluto per immergere totalmente i visitatori nell’esperienza.
In quell’occasione sarebbe toccato a Roma: una riproduzione di buona parte dei luoghi fondamentali che avevano fatto la storia della città, con uno spettro di datazione esteso a millenni di civiltà in una nazione che, prima del Grande Terremoto, era nota come l’Italia, sulla base di ricerche compiute da storici, geologi e geografi memorizzate nel database ritrovato dall’Archeo Travel.
Sasuke incrociò le braccia, pensoso, mentre Naruto annunciava di aver ultimato il caricamento e, per prudenza, aveva imbracciato il fucile deframmentante. A volte funzionava, scomponendo ad arte qualche bug aggressivo, altre... beh, non tanto, ma rappresentava comunque un diversivo simpatico.
Sperò che le cose non fossero messe tanto male come riportato dalle relazioni degli ultimi tecnici che avevano ispezionato, tramite computer, le linee di programmazione di Roma, dall’Urbe all’Impero, mentre loro due, come sempre prima di ogni missione, avevano studiato l’intera planimetria cittadina; comunque, sembrava parecchio plausibile esserci la mano esperta di qualcuno nell’alterazione di specifici dati.
Ma, in quel momento, non ebbe più tempo per riflettere oltre: il luogo era stato infatti completamente caricato e loro non potevano permettersi di distrarsi ancora. Il bianco cominciò a mutare, come se ci fosse stato un invisibile pennello immenso mosso da un titano: si dipinsero chiazze di colore e luci che attraversarono l’aria in movimenti rapidi eppure armoniosi. Sasuke, come Naruto, vennero investiti da quei colori, sembrò ci fossero vento e luce; il mondo stesso vorticò in un meraviglioso contorno di vita che si generava dal nulla.
Si ersero altissime colonne, obelischi trasportati migliaia di anni prima dall’Egitto lontano, poi arcate imponenti che reggevano le basi dell’Anfiteatro Flavio, capace di ergersi sopra il resto di quel bianco accecante con la sua colossale struttura fatta di mattoni, di sabbia, di celle interrate nelle quali gladiatori e belve attendevano il loro fatale momento, tra il sudore e le urla di un pubblico che acclamava gli scontri.
Dopo aver velocemente controllato le statistiche sul pad, l’archeologo fece per dire qualcosa, ma quando tornò a guardare Naruto, vide quest’ultimo sgranare gli occhi e urlargli:
“Giù!”
Istintivamente, Sasuke lo fece. Ormai aveva imparato a fidarsi: o così, o rischiava che i bug, l’ambiente stravolto, potessero alterare in maniera irreversibile i suoi dati e la memoria, sempre più confusa.
Quando si chinò di scatto, sentì l’aria scuotergli i capelli e il rumore metallico di qualcosa che sembrava fendere l’ambiente sopra di sé; non dovette nemmeno alzare lo sguardo perché, in un caos di zoccoli e ruote, gli passò a pochi centimetri dal fianco una biga, trainata da due cavalli schiumanti che sollevarono un nugolo di polvere, schizzata da una strada ancora sterrata.
Nonostante lo shock, Sasuke cercò di rialzarsi rapido, mentre il conducente, un auriga dal fisico possente e il torace coperto da spesso cuoio intagliato, eseguì una manovra per invertire la direzione dei cavalli; allo stesso tempo, l’uomo che gli era al fianco saltò giù e brandì un gladio, accompagnato da uno scenografico mantello che si gonfiò, come sospinto dal soffio di Eolo.
Naruto si mise di fronte al compagno e sparò un colpo di fucile: dando però prova di maestria, il loro avversario mosse la spada in un movimento fluido e deviò il colpo con forza sorprendente; un’arcata del Colosseo, investita in pieno dalla velocità del proiettile destrutturante, si frammentò in numerosissimi pixel che caddero simili a polvere dalle migliaia di colori diversi, fino a lasciare un vuoto bianco nel mezzo.
“Maledizione.” Sbottò Naruto tra i denti.
“Cambia arma! Usane una contundente!”
Contu che?” sbraitò l’altro, sparando un altro colpo che venne deviato, attaccando un frammento di voluta alla base.
“Appuntita, va bene? Appuntita! – rispose spazientito l’archeologo –  Punta allo spazio oltre il torace, verso le spalle e le ascelle!” Aggiunse, osservando rapido il terreno che sotto le ruote della biga in corsa sprizzava scintille di pixel, mischiate alla terra polverosa.
“Questo lo so, grazie tante! Tu vedi di non morire nel frattempo!”
Ribatté Naruto, per poi sorridere adrenalinico e roteare il fucile; in un movimento rapido esso mutò forma, dilatandosi in scie che mischiavano innumerevoli colori brillanti, per poi diventare una lancia metallica dalla punta capace di penetrare la carne, come le ossa, persino i resistenti corpi alterati delle unità virtuali.
Schivò un fendente del combattente che, nel frattempo, lo aveva raggiunto in una corsa feroce, poi spostò l’arma davanti a sé in modo da parare l’attacco successivo in sequenza rapida, facendo schiantare la spada dell’altro contro il freddo metallo digitale. Dei pixel di un colore uguale al mercurio s’involarono tra di loro, simili a sudore argentato.
Con una mossa di mano, Naruto riuscì a reclinare la parte più bassa della lancia senza sbilanciarsi, così da colpire i polpacci dell’avversario che non fece in tempo a indietreggiare, destabilizzandosi; il tester approfittò del momento per indietreggiare a sua volta di un passo con un salto agile, caricare il colpo ed eseguire un affondo all’altezza del braccio, proprio sotto il punto vitale dell’ascella.
Non che ci fosse un vero cuore, nemmeno pulsazioni o sangue, ma le unità umanoidi, persino quelle buggate, erano più sensibili alla deframmentazione se colpite negli ipotetici punti vitali. Infatti l’entità, dopo un istante in cui era rimasta assolutamente immobile, gli occhi sbarrati, il mantello che aveva smesso di fluttuare per restare sospeso nell’aria sorretto da fili invisibili, esplose in centinaia di migliaia di frammenti colorati che, sempre più infinitesimali, si dispersero senza nemmeno cadere a terra, inghiottiti dall’aria virtuale.
Ma né Sasuke, né Naruto ebbero tempo per tirare il fiato: l’auriga ormai era prossimo e, in un trionfo di cavalli sbuffanti, polvere e frammenti luminosi, si trovava a pochi metri dai loro corpi, che avrebbe schiacciato e calpestato. Tramite il collegamento neuronale la simulazione perfetta delle ossa spaccate sarebbe arrivata dritta all’encefalo di entrambi, provocando l’idea tragica della morte.
Naruto fece per aggredirlo, scartando di lato in modo da corrergli incontro e cercare di disarcionarlo dalla biga, ma Sasuke scosse la testa in un gesto secco e gli afferrò la lancia. Senza perdere altro tempo trascinò Naruto dietro di sé, così da toglierlo dalla traiettoria dei cavalli e, pochi istanti dopo, quando se li vide passare di fianco riuscì a schivare il colpo di spada dall’auriga per attaccare a sua volta.
Sperando che la forza virtuale lo assistesse e reggesse il contraccolpo, schiantò la lancia tra le ruote della biga, la quale collassò in uno schiocco secco di legno che si spaccava, eiettando l’auriga al di fuori della postazione che ora raschiava il terreno, trascinata in una corsa folle dai cavalli terrorizzati.
Sasuke venne sbalzato a terra, ma resse bene la violenza dell’impatto; fu però Naruto, tornato in piedi, a oltrepassarlo, afferrare la spada dell’uomo ruzzolato sull’acciottolato e trafiggerlo alla gola. Non schizzò sangue, eppure il bug esplose in nuove scintille vitali, simili alla polvere e al fuoco di pixel del carro ormai rovinato.
I sopravvissuti ansimarono, immobili nel silenzio calato all’improvviso tra di loro, con poco distante l’imponente struttura del Colosseo, le nuvole immobili del cielo azzurro e, a qualche metro, il foro totalmente deserto, adornato dalle tracce distanti di quella che avrebbe dovuto essere la vita e il passaggio di altri esseri umani.
Naruto si guardò la mano, ancora stretta attorno a una spada che in realtà, ormai, era svanita, esattamente come era accaduto ai due nemici fronteggiati pochi istanti fa. Poi annuì e la tese a Sasuke, il quale con una impercettibile smorfia accettò l’aiuto, non veramente necessario, a rialzarsi in piedi.
“A questo giro sono stati davvero aggressivi. E io già pensavo di aver visto il peggio con la falange oplitica.” Commentò Naruto, passandosi una mano tra i capelli.
Sasuke si tolse la polvere di dosso con qualche gesto brusco, infine ammise:
“Non mi aspettavo una cosa simile sin dal principio. Temo che se incontreremo altri bug non andrà decisamente meglio – occhieggiò sia il Colosseo che i fori, poi aggiunse – mi affretto a cambiare la matrice per inviare al tuo pad le indicazioni in modo da sistemare i bug, tu tieni d’occhio la situazione.”
Naruto recuperò la sua arma, ancora intatta ma tornata a essere un fucile – d’altronde era un oggetto inanimato, non certo connesso a un encefalo pieno di stimoli, dunque non rischiava come loro di morire o annientarsi, a meno che fossero morti loro stessi.
Dopodiché ammise: “Quella cosa con la lancia – poi, visto che Sasuke inarcò un sopracciglio, quasi sfidandolo inconsapevolmente, precisò – beh, era figa. Una bella idea.”
L’archeologo deviò lo sguardo, fissando il pad, per poi commentare apparentemente impegnato: “Mi ha ispirato quel film vecchissimo che abbiamo caricato quando attendevamo la simulazione di Atene.”
“Il Gladiatore?” domandò Naruto con un sorriso.
“Già. Era persino abbastanza accurato, anche se non si chiariscono dettagli fondamentali, per esempio che i barbari sono Quadi e Marcomanni, tra le altre popolazioni germaniche.” Replicò l’altro, come se una simile contestazione fosse davvero importante.
Sollevò lo sguardo ed entrambi finirono per fissarsi. Non sapeva se prendere a schiaffi la faccia gongolante del tester, oppure sorridere, perché sembrava felice di una cosa tanto banale, quando avevano appena rischiato di morire investiti da un carro virtuale.
Eppure trattenne un sorriso e continuò a lavorare. Naruto invece lo fissò, ancora, per poi spaziare lo sguardo sulle vie, le colonne, i porticati e le strade che si diramavano attorno a loro.
Quando conclusero il lavoro, sistemando gli ultimi bug, si guardarono brevemente, soddisfatti. A ben pensarci, dopo un anno di conoscenza virtuale a conti fatti non conoscevano realmente le rispettive identità. Sapevano i rispettivi gusti e si erano confrontati su idee, oppure opinioni tra le più disparate; a volte avevano litigato, pestandosi fino a rischiare di deframmentare i corpi virtuali con grande disappunto dell’Archeo Travel, però alla fine erano riusciti ad appianare le divergenze, uscendone in qualche modo accresciuti e più consapevoli l’uno dell’altro.
Sasuke si chiese se Naruto dovesse avere quell’aspetto, nella vita reale, con i capelli biondi, gli occhi chiari, quell’aria energica e a tratti troppo agitata, capace però di lasciar posto a una determinazione terribile, simile a un fuoco impossibile da estinguersi.
Sarebbe stato confortante, egoisticamente, sapere che era come lui. Anche se non ricordava esattamente certi dettagli, quando avesse cominciato a sentire che la propria esistenza era sempre uguale a se stessa, pur nell’imprevedibilità del lavoro svolto.
“Sasuke...” lo vide guardare oltre le sue spalle.
Per un solo istante, l’archeologo non si voltò, poi sentì un suono gracchiante, nemmeno troppo forte, simile allo statico di una vecchia radio come quelle studiate all’università dagli studenti del futuro. Poi lo fece, seguendo lo sguardo sempre più stupito del tester, e vide una spaccatura verticale che si stava lentamente aprendo.
Indietreggiò di un passo e Naruto gli fu al fianco, con l’arma stretta in mano. Dubitava che essa potesse fare qualcosa contro un bug, sempre che si trattasse di un bug, in grado di alterare lo spazio digitale, ma proprio non riusciva a rinunciare a difendersi e, allo stesso tempo, a modo suo proteggere Sasuke.
In stato di allerta, indietreggiarono ancora, mentre la luce proveniente dalla fenditura si fece più luminosa e, attorno, le antiche strutture, il mercato, le colonne, sembrarono scurirsi, pennellate da ombre profonde. Socchiusero appena gli occhi, la retina digitale sensibile ai cambiamenti di luce era infatti come quella umana, dunque quando la luminosità si attenuò poterono scorgere un uomo uscire lentamente dall’apertura generata: i suoi folti capelli neri, lunghi oltre le spalle, scompigliati, selvaggi, erano in contrasto con il bianco accecante dietro di sé. Il corpo alto, di una muscolatura compatta che si intravedeva oltre vestiti slargati, indossati senza cura o interesse, si stagliò di fronte ai due uomini.
Dopo qualche istante, in uno spegnersi lento del crepitio elettrostatico, i colori tornarono alla normalità e la ferita nel mondo digitale sembrò rimarginarsi; calò il silenzio più totale.
Naruto fece per aprire la bocca e domandare chi fosse quel tizio spuntato dal nulla, con gli occhi scuri, un po’ gonfi e le labbra sottili piegate in un sorriso distorto, ma l’uomo sembrò persino prevederlo e lo interruppe, asciutto.
“Taci.”
Offeso, Naruto aprì la bocca in modo da ribattere, ma Sasuke lo prese per un braccio e l’altro si decise ad attendere che il nuovo arrivato proseguisse.
Cosa che in effetti fece, pur non mancando di notevole sarcasmo:
“Bene, ora che vi siete decisi a smetterla di sprecare ulteriore tempo, vi avviso di questo: i bug peggioreranno e, soprattutto, dovete avere bene in mente dove andare. Perché se non è la direzione corretta prevista dal sistema – aprì la mano e, in un istante, la richiuse – per voi è finita. Deframmentati. In questa gigantesca sala virtuale, le vostre connessioni neuronali imploderanno.”
“Che stai dicendo? Chi sei?” domandò Naruto, confuso e con un pessimo presentimento.
Sasuke fissò l’uomo, in silenzio, con il corpo in tensione.
Lo sconosciuto accennò una risata secca, persino tagliente.
“Tutto questo non ha importanza. Quello che conta sarà dove andrete, per riparare davvero questo mondo. Dopo il trionfo, in fondo... cosa c’è? La vittoria. O intendete perdere?”
Li provocò, con occhi quasi folli, ma attenti.
“Cos...” fece per dire Naruto, cercando di afferrarlo, eppure non vi riuscì: l’uomo, o la sua emanazione digitale, scomparve all’improvviso, come se non fosse mai esistito.
Per un attimo i due rimasero in silenzio, circondati da ulteriore silenzio; si guardarono, vicini, nelle loro orecchie in realtà l’eco delle parole e del crepitio di un mondo virtuale capace di ucciderli.
“Dobbiamo tornare indietro, disconnetterci. Se continuiamo, moriremo.” Decretò Sasuke.
La cosa capace di far riflettere Naruto era che l’archeologo non sembrava affatto spaventato; al contrario, appariva semplicemente logico, persino scientifico.
Naruto gli toccò il braccio. Lo sentì così suo in quel mare di finzione, da credere che forse c’era ancora vita, dopotutto. Potevano essere assieme, anche se lontani, anche nelle decisioni più difficili.
“No. Ci riusciremo. Se ce ne andiamo questo mondo, le sue memorie... verranno divorate dai bug e per allora sarà troppo tardi ripararlo. Quando accadrà, nemmeno la tua bravura come archeologo servirà per ricostruire tutto questo, trasmesso di secolo in secolo.”
Sasuke gli guardò prima la mano, poi gli occhi che sembravano esortarlo, sfidandolo.
Osservò un istante il foro romano in cui si erano trovati, alle spalle l’immensità del Colosseo e, oltre, attorno a loro, il resto della città in una commistione di stili e monumenti, similmente a come era stata secoli fa, prima che tutto venisse distrutto. Gli imponenti archi a tre fornici come quello di Costantino o a uno solo, come quello poco distante da loro, appartenente a Tito, sembravano caratterizzare le vie contornate da vestigia di antichi templi – quello di Vesta per esempio, il cui sacro fuoco si era ormai estinto, senza più alcuna vestale devota a tenerlo in vita.
“Lo sconosciuto... – rifletté all’improvviso Sasuke, per quanto gli sembrava di aver già visto quell’uomo spuntato dal nulla – ci ha dato un indizio su dove proseguire.”
Naruto inarcò un sopracciglio. Poi ripensò alle parole, osservò la strada percorsa e ciò che invece ancora avevano davanti a sé, per poi annuire. Rimise il fucile in spalla e avanzò: dovevano tentare, sperando di aver avuto l’intuizione giusta, altrimenti avrebbero potuto dire addio a loro stessi, come alla storia per cui stavano lottando.



Sproloqui di una zucca

Questa fanfiction è nata per la caccia al tesoro organizzata dal gruppo SasuNaru Fanfiction Italia, al quale la dedico con grande affetto. Tramite il raduno del 27-29 di luglio ho conosciuto e reincontrato persone meravigliose; spero davvero con il prossimo raduno di poterne incontrare tante altre.
Nel capitolo è contenuto in indizio per capire quale successiva tappa della Città di Roma i nostri due protagonisti dovranno visitare, potete provare anche voi a scoprire e decifrare l'indizio!
Spero che vi piaccia, per quanti non hanno potuto assaporarla o, per chi ha partecipato alla caccia al tesoro, non ha avuto esattamente tempo di gustarsi  i dettagli.  Avrà toni scanzonati, d'avventura, a tratti un po' malinconici e... ovviamente sarà sasunaru.
Grazie ancora e buona lettura <3


   
 
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