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Autore: Frulli_    03/08/2018    3 recensioni
Inghilterra, 1911. L'Europa sta attraversando un periodo di serenità e ricchezza, la "Belle Epoque". E se Parigi è il fulcro della moda e del divertimento, Londra certo non è da meno! Lo sanno bene i membri della famiglia Norton e dei suoi servitori, che per la Stagione londinese vengono catapultati in un mondo di divertimenti e finzione, dove tutti sono un pò "sottosopra", e rischiano di perdere di vista le cose vere e reali della vita, come i sentimenti e l'amicizia...
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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Poteva ancora sentire il sapore del pudding in bocca.
L'odore del vino rosso sotto il suo naso, la sua consistenza vellutata lungo la gola...le luci soffuse della Sala...il calore del camino...
Rideva, Ethel. Quella sera era felice, e rideva. Guardava Alfred con gli occhi luminosi, era felice. Erano marito e moglie, e parlavano tra loro...
Si girò, si guardò intorno...poteva sentire l'erba fresca tra i piedi nudi, ed il sole che brillava alto in cielo. Cassie sorrideva.
Gli sorrideva, e lo salutava da lontano. Gridava per farsi sentire, da sotto il gazebo ombroso, mentre gli uomini giocavano a cricket.
Sorrideva, ma di lì a poco avrebbe pianto, solo pianto...
I lampi del tuono, la luce in casa che va via, le lampade si fulminano...Ethel piange, grida furiosa.
Pazzo. Sei un pazzo.
Vuoi farti ammazzare?
I fuochi d'artificio...ci sono i fuochi d'artificio! Oh Georgie, per me? Grazie...Grazie...
I fuochi scoppiano in cielo, rimbombando tra le colline, mentre la polvere da sparo si colora nel cielo, creando meravigliose figure colorate, che illuminano per pochi secondi i loro visi.
Grazie, Georgie...


 
Somme, Ottobre 1916


E' un trattore. E' solo un trattore.
Se lo ripeteva da settimane, giorni. Era solo un trattore quel rumore insistente, pressante, continuo. Metallico. Sanguinoso. Era solo un trattore della sua campagna in Cornovaglia, pensava.
Lo pensava, ad occhi chiusi e stretti, le mani ormai gelate intorno al fucile, che stringeva con forza come se fosse l'unica cosa rimastagli. Lo pensava, per non pensare alla verità: l'aviazione tedesca volava sopra le loro teste, in continuazione. E al nemico che sparava oltre la trincea, alla mitragliatrice, alle grida, ai pianti...agli schizzi di sangue, altrui, di cui si era ricoperto fin dal primo giorno.
Compagni? Nemici? Non faceva più nessuna fottuta differenza.
Aprì lentamente gli occhi, e solo quando quel rumore sembrava essere passato. Ma rimaneva sempre quel fischio nelle orecchie, costante, a cui faceva fatica ad abituarsi.
Guardava oltre la trincea, in una finestrella fatta con i sacchi di sabbia misti ormai al sangue, al fango, alla pioggia che incessante si abbatteva su di loro. Non si guardava mai indietro, mai.
Non era concesso. La pena, era soccombere. Non si poteva guardare dentro la trincea, il suo addestratore glielo disse dal primo giorno: la trincea è l'inferno, bisogna sempre rivolgere lo sguardo verso il campo di battaglia. Paradossalmente, l'aria da quel lato era più respirabile.
Quando si camminava in trincea, si doveva camminare pensando ad altro. In silenzio. Si ascoltano gli ordini, si eseguono gli ordini e si sta zitti. A pensare a casa.
Al vino. Al pudding. Alla pelle calda di sua moglie. Al sorriso. Al pianto.
«La mamma...voglio la mamma...» sibilò qualcuno ai suoi piedi. Abbassò appena lo sguardo.
Era il soldato semplice Thompson. Soldato. Che parolone. Quanti anni poteva avere, quel ragazzo? Quindici? Forse sedici?
Puzzava, era probabile che si fosse pisciato sotto. Capitava a tutti, i primi giorni. Era capitato anche a lui, a volte non c'è nemmeno il tempo di farlo, e te la fai nei pantaloni. Anche se nella maggior parte delle volte, ci si pisciava addosso per paura. Pura e semplice paura, allo stato brado, primitiva.
«Thompson, alzati. Alzati! E' un ordine!» gridò, per farsi sentire. Lo prese per una spalla e fece alzare. Il ragazzo sembrò come svegliarsi da un incubo, e fissava il suo superiore con spavento.
«Io...voglio andare via...» sibilò il ragazzino.
Lo guardò, ed ebbe solo compassione per lui, nient' altro che compassione.
«Non puoi andartene, ragazzo. Saresti un traditore e processato come tale con la pena di morte, e lo sai. Devi stare qui, devi ascoltare gli ordini...eseguire gli ordini...e stare zitto, in silenzio. Ad aspettare. La guerra sta per finire, vedrai. E' quasi finita. Stai qui, sorveglia questa postazione, ok? E riferisci qualunque cosa a me, a me soltanto ok?»
«Signor si, signore!» esclamò il ragazzino, sbattendo il tacco nella pozzanghera di fango dove si trovava.
Ordini. La mente umana, in quei casi, ha solo bisogno di ordini. Di sapere cosa fare, di avere un punto di riferimento. Lui era il punto di riferimento dei suoi uomini, e il suo superiore lo era a sua volta per lui. Funziona così l'esercito.
Ordine e disciplina. Testa china e si lavora. E si spera. Di tornare a casa il più presto possibile.
«Sentito mamma? La guerra sta finendo...!» brontolava tra sé Thompson, entusiasta.
Si sentì in colpa, ma fece finta di nulla.
Sollevò gli occhi al cielo grigio e carico di nubi. Stava per piovere di nuovo.
Se c'era una cosa che non sarebbe mai finita, era quella fottuta guerra. Forse un giorno le potenze europee avrebbero smesso fisicamente di combattere, ma loro? Quei soldati, quando avrebbero finito di combattere?
Mai.
Ficcò la mano destra nella tasca della giacca lurida e cacciò nella mano una medaglietta, ammaccata ma viva. Era diventato mezzo cieco, forse aveva bisogno degli occhiali, ma poteva vedere con gli occhi del cuore i ritratti di Cassie ed Ethel. Richiuse la medaglietta, la strinse forte nella mano e se la ricacciò in tasca.
Si era fatto una promessa. Tornare a casa, vivo, per loro.
E l'avrebbe fatto.




NdA: Lo so lo so, non è l'Epilogo che vi aspettavate ahahah! Ma eravamo nel 1911, non potevo non scrivere qualcosa sulla vicinissima prima guerra mondiale! E così ho sacrificato il nostro caro vecchio Georgie.
Precisazione storica: Georgie, come altri 478.892 inglesi, si arruolarono volontariamente nell'esercito inglese grazie alla propaganda bellica di Sir Horatio Kitchener, allora Ministro della Guerra nonché veterano bellico. Non c'erano praticamente limiti di età o sociali, e pur essendo sposati si poteva partire (l'unica eccezione era avere figli, cosa che per ora George non ha xD), e così nel 1914 circa, George è partito per il fronte francese.
Ho volutamente scritto la prima parte -i suoi ricordi- come se fosse in uno stato confusionario. Ricordi in piccoli pezzi, vaghe memorie di una vita civile che sembra lontana secoli in un inferno come quello della prima guerra mondiale, un inferno che possiamo solo lontanamente immaginare.
Per quanto rimarrà via? Tornerà a casa?
Chissà... ;)
  
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