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Autore: Abby_da_Edoras    03/08/2018    4 recensioni
Questa è la mia versione AU della stagione 5 di The Originals.
Elijah crede di poter mantenere un equilibrio tra la sua attrazione per Tristan e gli impegni presi con Antoinette, la donna che lui reputa sia giusta per lui, ma non saprà nemmeno controllare se stesso e i propri impulsi. E Tristan non accetterà di essere messo in secondo piano ancora una volta.
La storia è dedicata ad Aliseia: grazie per le tue ispirazioni e per gli spoilers sulla stagione 5... come vedi, per Elijah e Tristan non è ancora giunto il momento di pace e riconciliazione... e alla mia nuova e affezionata lettrice Spensieratezza che sta seguendo con tanta passione e tanto affetto queste e altre mie storie. Grazie!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Rebekah Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Je sais pas si je t'aime'
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Seconda parte

Tristan era rimasto completamente spiazzato dall’assalto prepotente e sensuale di Elijah e non era riuscito a respingerlo, anzi, gli si era donato totalmente, consapevole di quanto gli fosse mancato il suo Sire, le sue braccia forti, la sua bocca, il suo profumo, tutto di lui.

Ma era altrettanto consapevole di cosa Elijah avesse detto: avrebbe sposato Antoinette, l’aveva scelta, per lei avrebbe fatto un passo che non aveva avuto il coraggio di fare nemmeno con Hayley.

Tristan aveva visto giusto, Antoinette era davvero una rivale imbattibile, qualcuno contro cui lui non aveva armi. Poteva considerare quell’amplesso con Elijah come un addio, un ultimo momento insieme prima di essere abbandonato di nuovo e definitivamente.

Tuttavia non avrebbe mai mostrato la sua sofferenza, non si sarebbe umiliato davanti a Elijah, tanto meno adesso che stava per sposarsi con la sorella del Conte Dracula

Ostentando una calma olimpica, Tristan si rialzò dal prato bruciacchiato, riassettandosi le vesti e fingendo che quella non fosse stata altro che una concessione ad un piacere proibito.

“Molto bene, a quanto pare io ti ho già fatto il regalo di nozze” disse, in tono distaccato e frivolo. “Penso che da oggi in poi non avremo altro da dirci. Ti saluto, Elijah, sii felice.”

Questa volta il vampiro Originale rimase talmente sbalordito dalla reazione di Tristan da non riuscire a dire o a fare niente. Quel suo distacco dopo la passione e la brama che li avevano uniti era destabilizzante e lui stesso non riusciva a comprendere perché si fosse lasciato andare così con il giovane Conte. Stava per sposare Antoinette, in fondo, era lei che amava, e allora perché…?

Ma mentre si stava ancora facendo queste domande, Tristan era già scomparso.

 

Quella sera, quando Elijah era ormai tornato da colei che sarebbe diventata la sua sposa, Tristan prese una decisione definitiva. Era l’unica cosa sensata da fare in una situazione del genere.

Rebekah lo incontrò sulle scale che portavano verso il patio. Il Conte De Martel le stava scendendo e in mano portava una piccola valigia.

“Tristan, stai partendo?”

“Ottima osservazione, Rebekah” rispose ironico il giovane, usando come al solito il sarcasmo per non mostrare il dolore che lo devastava.

“Ma dove andrai? E Elijah lo sa?” insisté la ragazza.

“Elijah lo saprà domattina, quando giungerà qui e non mi troverà” replicò Tristan. “Non sarà una gran perdita per lui, ormai ha scelto la sua strada e io sto scegliendo la mia. Andrò in Europa, dove di preciso non lo so ancora.”

Rebekah era indecisa. Da un lato avrebbe voluto che Tristan si confrontasse con Elijah, prima di partire, dall’altro, però, si rendeva conto che anche lui, forse, desiderava finalmente sentirsi libero da un rapporto che gli aveva dato più dolori che gioie. Lei poteva comprenderlo, perché amava moltissimo i suoi fratelli, ma spesso aveva sentito il bisogno di vivere lontana da loro.

“E’ giusto che anche tu scelga la tua strada, Tristan, ti auguro di trovare la pace, dovunque andrai” gli disse.

Il Conte De Martel rimase sorpreso dalla gentilezza della giovane. Già altre volte Rebekah era intervenuta in suo favore o aveva preso le difese di Aurora, ma era passato molto tempo e lui era stato accusato di voler reclutare Marcel, Hope e altri membri della famiglia per la Strix.

Scrollò il capo come per scacciare i pensieri e i ricordi più strazianti, poi tese la mano alla ragazza per un saluto formale, sì, ma non distaccato.

“Auguro anche a te di vivere la tua vita come desideri, Rebekah” rispose, “e ricorda, se ti capiterà di fare un viaggio a Marsiglia, chiedi di Aurora De Martel. Mia sorella sarà felicissima di rivedere una vecchia amica.”

“Lo farò sicuramente” disse lei.

Preso congedo da Rebekah, Tristan uscì deciso dal portone di villa Mikaelson, convinto che una fase della sua vita fosse terminata e che non avrebbe mai più fatto ritorno in quella casa dove aveva sofferto tanto.

 

Il mattino dopo, però, quando Elijah tornò a palazzo per incontrare i suoi familiari, restò di ghiaccio nello scoprire che Tristan non era più là. Sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi così, che ciò che provava non aveva senso: era venuto per informare il fratello e le sorelle della decisione presa e della sua volontà di celebrare le nozze con Antoinette a villa Mikaelson. Sarebbe dovuto essere entusiasta, in pace con se stesso e ansioso di arrivare al giorno del matrimonio… invece la notizia che Tristan non era a palazzo gli scavò una voragine dentro.

“Qualcuno di voi sa dove sia andato?” domandò, ma né Klaus, né Cami, né Freya ne avevano la minima idea.

“Elijah” intervenne Rebekah, che era scesa da poco nel patio, “Tristan è partito ieri sera, poco tempo dopo che tu eri andato all’hotel di Antoinette.”

“E’ partito? Ma cosa dici? E tu perché non l’hai fermato?”

“Tristan non era prigioniero a villa Mikaelson, non è così? Ha detto di voler seguire la sua strada e mi è sembrato giusto lasciarlo andare” replicò la ragazza, convinta.

Elijah faticò a trattenersi. Avrebbe voluto afferrare la sorella per le spalle e rimproverarla, ma sapeva che lei non avrebbe compreso e sarebbe rimasta male e poi… perché doveva arrabbiarsi? Non era forse giusto così? Rebekah aveva ragione, lui aveva scelto di sposare Antoinette e Tristan aveva deciso di lasciare New Orleans per trovare anche lui la sua strada.

Eppure Elijah non riusciva a sopportarlo.

“Non voglio rimproverarti, sorella, solo… avresti potuto chiamarmi e informarmi della decisione di Tristan” le disse, cercando di dominarsi.

“Tu eri con Antoinette e ho pensato che non volessi essere disturbato” ribatté Rebekah, quasi in tono provocatorio. Amava Elijah, ma in quel momento non riusciva a concepire il suo egoismo: perché Tristan non avrebbe dovuto scegliere liberamente se lui aveva deciso di sposare Antoinette? Era proprio questa mania del controllo che aveva sempre trovato fastidiosa nei suoi fratelli…

“Ora che sappiamo che non era Tristan il colpevole di quelle uccisioni, non c’era motivo di trattenerlo ancora a villa Mikaelson” intervenne Klaus, con un sorrisetto. “In tutta sincerità, io sono molto più contento se il mostriciattolo se ne va da New Orleans.”

“Pensi che possa ancora essere pericoloso, Elijah? Sei preoccupato per questo?” domandò Freya.

No, no, non capivano, nessuno di loro capiva. Klaus era sollevato di essersi tolto Tristan dai piedi, Freya si chiedeva se, libero, non potesse rappresentare una minaccia e Rebekah invocava il suo diritto alla libertà. Ma lui, Elijah, si sentiva perduto senza Tristan…

“Non temere, Freya” disse Rebekah alla sorella. “Tristan mi ha detto che sarebbe partito per l’Europa e non mi sembrava affatto intenzionato a nuocere a Hope o a chiunque della famiglia, altrimenti lo avrei fermato. Mi credi davvero così ingenua? Probabilmente desiderava soltanto tornare a Marsiglia dalla sorella, infatti mi ha invitato ad andare a far loro visita, se lo vorrò.”

“A Marsiglia?” ripeté Elijah, illuminandosi in volto. Se Tristan era là, lui avrebbe potuto raggiungerlo, parlargli e convincerlo a tornare a New Orleans.

“Elijah, cosa pensi di fare?” intervenne Freya. “Non vorrai partire per Marsiglia adesso? E le tue nozze con Antoinette?”

A quanto pareva, l’idea del matrimonio era completamente svanita dalla mente di Elijah.

“Per ora non ci sarà alcun matrimonio” ribatté Elijah con decisione. “Avvertirò Antoinette e partirò per Marsiglia con il primo aereo disponibile. Vado a preparare il mio bagaglio.”

Detto questo, il vampiro Originale salì in fretta le scale che portavano alla sua stanza, sotto lo sguardo allibito della sua famiglia.

 

Un’ora dopo, Elijah aveva salutato il fratello e le sorelle e si era recato all’hotel Ritz- Carlton per parlare con Antoinette. La donna dovette far ricorso a tutta la sua pazienza per non andare in collera.

“Io non ti capisco, Elijah. Dobbiamo sposarci, ci sono mille cose da fare e tu volevi organizzare la cerimonia a villa Mikaelson… Come puoi pensare di partire per Marsiglia adesso? E poi perché? Hai scoperto che il Conte De Martel non costituisce una minaccia e, comunque, non è un pericolo per te e la tua famiglia se va in Europa.”

“Non è questo, io…” Elijah non sapeva come rispondere, si rendeva conto lui per primo che era un’assurdità e che i suoi pensieri si sarebbero dovuti concentrare solo sulla donna che amava e che voleva sposare… ma non era così. “Io devo parlare con Tristan. Tornerò il prima possibile, te lo prometto, ma devo chiarire le cose con lui.”

Dopo un frettoloso e distratto bacio, Elijah uscì dalla suite dove alloggiava Antoinette e ben presto fu fuori, in cerca di un taxi che lo avrebbe portato all’aeroporto.

Gli occhi della donna lo seguirono per tutto il tempo, pieni di un gelo che non aveva eguali.

 

Elijah trovò un aereo per Marsiglia alle due del pomeriggio e, dopo un lungo volo, giunse a Marsiglia a mezzogiorno del giorno seguente, dato il fuso orario della Francia rispetto a New Orleans. Prese il primo taxi disponibile per arrivare il più in fretta possibile alla grande e lussuosa villa sul mare dei De Martel. L’ansia lo divorava, il suo unico pensiero era Tristan, ritrovarlo, parlare con lui. Era convinto che, se gli avesse parlato con calma e spiegato le sue ragioni, il giovane Conte si sarebbe lasciato persuadere e lo avrebbe seguito a New Orleans. Non si interrogò nemmeno per un secondo sui motivi che lo spingevano a cercare Tristan e a volerlo comunque accanto; in effetti, i suoi pensieri non si soffermarono minimamente nemmeno su Antoinette e su ciò che avrebbe provato per la sua precipitosa partenza. Era come se, finalmente, avesse smesso di riflettere e di ragionare su tutto ciò che faceva e si lasciasse guidare esclusivamente dall’istinto… e il suo istinto lo portava, inesorabilmente, verso Tristan, verso la sua Creatura, verso colui con il quale aveva un legame di sangue millenario e un rapporto complesso e conflittuale ma unico, al quale non avrebbe mai saputo rinunciare.

Giunto alla villa dei De Martel, i ricordi che Inadu gli aveva tolto lo sommersero nuovamente: rivide il giorno in cui vi si era recato per la prima volta, ormai più di tre anni prima, con il violino di Tristan in mano e la volontà di rimanere a vivere con lui per sempre; ricordò la passione con cui l’aveva amato dopo averlo ritrovato… Queste immagini luminose e appassionate lo accompagnarono mentre si avvicinava al cancello della villa e suonava il campanello. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta rivisto Tristan, ma non gli interessava: sapeva che, ancora una volta, sarebbe stato il suo cuore a guidarlo.

Il cancello si aprì lentamente, ma non c’era Tristan ad attenderlo sulla soglia della lussuosa villa: c’era Paul, e il suo sguardo era freddo e ostile.

“Signor Mikaelson, cosa è venuto a fare qui?” domandò il giovane fidanzato di Aurora, senza nemmeno invitarlo a entrare.

“Voglio vedere Tristan. E’ in casa?”

“Il Conte non è qui, signor Mikaelson” replicò gelidamente Paul, “e perdoni la mia scortesia se non le dico di accomodarsi, ma non voglio assolutamente che la sua apparizione improvvisa possa turbare la mia fidanzata.”

“Potrei costringerti a farmi entrare e ti assicuro che non ti piacerebbe” lo minacciò Elijah, ma Paul non si scompose.

“Certo, potrebbe, ma non troverà comunque il Conte De Martel. E’ stato qui, è vero. E’ arrivato ieri sera, sul tardi, per abbracciare la sorella dopo tanti mesi di separazione. Al tempo mi aveva chiesto di soggiogarla perché lo dimenticasse, ma prima di venire mi ha chiamato affinché la liberassi dall’amnesia” spiegò il ragazzo. “Aurora e suo fratello sono rimasti svegli fino a tardi a parlare, poi il Conte ha trascorso qui la notte ed è ripartito stamattina presto. Se non mi crede può anche perquisire la casa, ma confido che qualcosa del gentiluomo sia rimasto in lei e che non vorrà addolorare ulteriormente la mia amata Aurora.”

Le parole di Paul furono come una doccia gelata per Elijah.

“E’ partito di nuovo. E… non ha detto dove sarebbe andato? Non lo ha riferito nemmeno alla sorella?” insisté il vampiro Originale, mentre l’angoscia gli serrava la gola come una morsa. Era stato tutto inutile, Tristan non era alla villa, non aveva bisogno di perquisirla per saperlo: avrebbe riconosciuto ovunque il battito del suo cuore e lì non lo udiva.

“No, Aurora non sa dove si sia diretto suo fratello” rispose il giovane pittore, “ma anche se lo sapesse non glielo direbbe, e nemmeno io. Sappiamo entrambi ciò che ha fatto al Conte De Martel, signor Mikaelson, Madame Angéle è venuta qui ieri sera e ci ha raccontato tutto. Riteniamo che sia meglio che ritorni a New Orleans e che ci lasci in pace una volta per tutte.”

Elijah avrebbe potuto aggredire il ragazzo e costringerlo a confessare, ma sapeva che sarebbe stato inutile: era tipico di Tristan proteggere sua sorella ad ogni costo e, avendo previsto tutto, non le aveva rivelato la sua destinazione.

Ad Aurora no, ma a Madame Angéle?

Un flebile speranza riprese a palpitare nel petto del vampiro Originale. Tristan aveva un bel rapporto di fiducia e stima reciproca con la potente strega e, con ogni probabilità, a lei aveva spiegato quali fossero le sue intenzioni.

“Va bene, non voglio disturbare oltre” disse dunque Elijah. “Non è mia intenzione turbare la Contessa De Martel, ma posso assicurarti che non sto cercando Tristan per fargli del male, al contrario, io…”

“Questi sono problemi suoi, signor Mikaelson, e non so proprio perché ne parli con me. Le auguro una buona giornata” ribatté laconico Paul, prima di richiudere il pesante portone in faccia allo sgradito ospite.

Elijah non aveva tempo da perdere con un ragazzino capriccioso, perciò non si offese per la sua evidente mancanza di educazione. Lasciò la villa senza perdere altro tempo e ritornò al taxi, che aveva fatto attendere. Doveva recarsi immediatamente a casa di Madame Angéle, forse Tristan si trovava da lei e, comunque, la strega avrebbe sicuramente saputo dove intendeva recarsi.

Mentre il taxi attraversava le strade di Marsiglia, Elijah contemplava i luoghi che lo avevano visto sereno e felice accanto a Tristan e che adesso apparivano freddi e grigi senza di lui. Il suo cuore era stretto in una morsa dolorosa e tutto ciò che poteva fare era sperare che il giovane Conte si fosse confidato con la Reggente delle Streghe di Marsiglia.

Il taxi sembrava viaggiare lentissimo, ma era l’impazienza di Elijah a farlo sentire così.

Doveva trovare Tristan a tutti i costi, non avrebbe avuto pace finché non lo avesse riavuto davanti a sé.

 

FINE

 

 

 

 

   
 
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