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Autore: EmsEms    04/08/2018    0 recensioni
[Golden Kamui]
[Golden Kamui]Tsukishima offre lezioni di russo.
[TsuruTsuki]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avvertimenti: questa fanfiction è incentrata su una coppia di adulti con una grande differenza d’età (20 anni). Astenetevi dal leggerla se non è nelle vostre corde.
 
La fanfiction non è stata betata perché la mia beta è in vacanza e non la voglio stressare. Se trovate errori o pensate che la mia prosa lasci un po’ a desiderare, vi prego di farmi sapere la vostra in un bel commento. Vi sarei grata se mi deste dei consigli per affrontare il blocco dello scrittore! Grazie <3
 
PS ovviamente ogni tipo di feedback mi fa esplodere in una nuvola di glitter <3
 
Trovate altre informazioni nelle note :3 
 
***
 
Tsukishima emise un lungo sospiro dopo aver ricontrollato per l'ennesima volta il quadrante del suo orologio. Erano già le undici e mezzo e il suo potenziale cliente non era ancora arrivato. Di questo passo la lezione sarebbe durata cinque minuti. I tavoli intorno al suo avevano cominciato a riempirsi, e presto ai menù della colazione si sarebbero sostituiti quelli del pranzo. Uno sciame di camerieri ronzava fra i tavoli, facendo attenzione a non interrompere i segreti che le coppiette si stavano bisbigliando, o le animate discussioni familiari che si concludevano quasi sempre in rimproveri ai figli seduti scomposti.
 
Al diavolo le buone maniere. Tsukishima fece cenno a un cameriere tutto spigoli di portargli un caffè e si accese una sigaretta. Gli sarebbe stato decisamente più facile accettare un due di picche con una dose ragionevole di caffeina in corpo.
 
"Tsukishima Hajime."
 
La voce bassa e suadente che aveva appena chiamato il suo nome lo colpì alla nuca come una fucilata.
 
"Sì?" balbettò Hajime, girandosi verso lo sconosciuto e ringraziando il cielo che il cameriere non gli avesse ancora portato il caffè.
 
"Mi spiace di averla fatta aspettare."
 
"Non si preoccupi" intervenne subito Tsukishima, spegnendo goffamente la sigaretta nel posacenere e raddrizzando istintivamente la schiena.
 
Quando il panico ebbe finalmente allentato la presa sul suo cuore, spostandosi verso le regioni periferiche del suo corpo e provocandogli un familiare formicolio alle dita della mano destra, Tsukishima si ritrovò ad osservare meglio lo sconosciuto. Era un uomo sulla quarantina, di media statura e dal portamento elegante. Indossava un completo bianco che sembrava essere stato confezionato appositamente per lui e che aveva l'aria di essergli costato un patrimonio. Tsukishima si sentì improvvisamente rimpicciolire nella sua felpa con il logo dell'università. A catturare la sua attenzione in un secondo momento fu la vistosa cicatrice che solcava la fronte dello sconosciuto. Tsukishima era stato troppo impegnato a rimuginare sul prezzo della giacca per accorgersi che il suo cliente aveva parte del viso ridotta ad un ammasso di pieghe. Queste ultime partivano dagli zigomi per arrivare all'attaccatura dei capelli, dove svanivano sotto ai ciuffi bruni che erano sfuggiti al gel.
 
"Incidente stradale" spiegò lo sconosciuto, intercettando lo sguardo di Tsukishima. Prima che Hajime potesse scusarsi per aver fissato spudoratamente la cicatrice, un cameriere si avvicinò ai due e posò una tazza di caffè sul tavolo.
 
"Scusi, avevo già ordinato… " ammise Tsukishima, lanciando uno sguardo colpevole al suo caffè.
 
"Posso portarvi altro?" chiese il cameriere, rivolgendosi a Tsukishima e dando strategicamente le spalle al nuovo arrivato. Era ovvio che stesse cercando di evitare un contatto visivo con un uomo dal volto così ripugnante.
 
"кусок клубничного торта"
 
Il sorriso del cameriere traballò prima di incrinarsi in una smorfia confusa. Tsukishima nascose il principio di una risata simulando uno scoppio di tosse.
 
"Una fetta di torta alle fragole" ripeté lo sconosciuto, stavolta in giapponese. Il cameriere premette un tasto sullo schermo del tablet e schizzò via per raccontare ai colleghi dell'eccentrico cliente che gli aveva appena rivolto la parola in una lingua astrusa.
 
Il signor Tsurumi era caporedattore del Japan Times, aveva 43 anni, non aveva fratelli né sorelle, viaggiava spesso, era astemio e amava i dolci. Ed era холостяк.
 
"Si dice così, no?" domandò Tsurumi, leccandosi la panna della torta dai baffi.
Tsukishima deglutì sonoramente, portandosi alle labbra la tazza di caffè vuota e facendo così la figura dell'idiota.
 
"Single? Sì, si dice così" confermò Hajime in giapponese. Mentre posava nuovamente la tazza sul piattino, a Tsukishima cadde un occhio sull'orologio. Un'ora era volata senza che nessuno dei due ci avesse fatto caso. Tsukishima sarebbe rimasto a parlare per tutto il pomeriggio con il suo incantevole allievo, se solo l'università non si fosse trovata in un altro quartiere, lontano dal cafè dove si erano dati appuntamento.
 
"Per oggi abbiamo finito" annunciò Tsukishima a malincuore.
 
"Se vuole un mio parere, a parte la pronuncia, il suo russo è perfetto" aggiunse Hajime, genuinamente sorpreso dalla padronanza della lingua dimostrata dal suo allievo.
 
"Dimitri è stato un ottimo maestro" sorrise Tsurumi, asciugandosi le labbra con il tovagliolo di carta sul quale era stata appoggiata la fetta di torta.
 
"Il suo professore di russo si chiamava Dimitri?" indagò Tsukishima, frugando nella tasca della felpa in cerca del portafogli.
 
"Dimitri era il mio amante. Non credo nell'insegnamento accademico, preferisco altri approcci alla lingua" rispose Tsurumi, accavallando le gambe sotto al tavolo.
 
Un silenzio denso calò sopra le loro teste, avvolgendoli e isolandoli dal resto dei clienti seduti nel cafè.
Tsukishima aveva intuito fin dal primo momento in cui lo aveva visto che Tsurumi era come lui, ma non si era aspettato una confidenza del genere da quello che, tutto sommato, rimaneva uno sconosciuto. Tsukishima si schiarì la voce, visibilmente a disagio.
 
"Ho detto qualcosa che non va?" chiese innocentemente Tsurumi, leccandosi un dito per raccogliere le briciole che erano rimaste nel piattino davanti a lui.
 
"No, uhm... No" farfugliò Tsukishima, inciampando nei suoi pensieri. Tsurumi non riuscì a trattenere un sorriso alla vista del rossore che tingeva la punta delle orecchie del suo insegnante privato di conversazione russa.
 
"Sono arrivato alla conclusione che l'unico modo per imparare una lingua sia viverla" aggiunse Tsurumi, pescando il portafoglio dalla tasca interna della giacca. "O sedurla" aggiunse maliziosamente, sfilando un biglietto da visita da uno scomparto e allungandolo a Tsukishima. Hajime rimase imbambolato ad osservare il nome del suo cliente, scritto in caratteri dell'alfabeto latino.
 
"Quanto le devo?"
 
"Nulla. Questa era semplicemente una lezione di prova. Se le interessa continuare, basta che chiami lo stesso numero che ha chiamato per prendere l’appuntamento di oggi."
 
Tsukishima non si era mai sentito così vulnerabile in presenza di un potenziale cliente, ma era anche vero che non aveva mai avuto a che fare con un uomo così dannatamente affascinante in vita sua. D'altronde aveva maturato l'idea di offrire lezioni di russo solo in seguito al completo prosciugamento del suo misero conto in banca, convinto che ci avrebbe guadagnato tutt'al più qualche spicciolo per rinnovare l'abbonamento mensile alla linea della metropolitana che collegava la casa dello studente dove viveva al konbini dove lavorava nel weekend. Non si aspettava certo che avrebbe riscosso così tanto successo da attirare l'attenzione del caporedattore di un giornale.
 
"Se posso essere sincero con lei, non credo che abbia bisogno del mio aiuto. Se la cava già molto bene."
 
Tsukishima sentì la propria libido indignarsi e assestargli un cazzotto nello stomaco. In effetti, non poteva biasimarla: stava per lasciarsi sfuggire l'occasione di incontrare ancora una volta l'incarnazione vivente delle sue fantasie erotiche. Il completo che Tsurumi indossava gli ricordava quello del protagonista di Parnassus ed era oggettivamente inquietante, ma Tsukishima non poteva fare a meno di immaginarsi disteso con la testa sulle sue gambe, ad ascoltare i resoconti di viaggi che lui non si sarebbe mai potuto permettere, fra l'affitto da pagare, i corsi universitari da seguire e il lavoretto part-time.
 
"Mi sentirei in colpa a chiederle dei soldi..." concluse Hajime, sdraiandosi nella tomba che si era appena mentalmente scavato e spalandosi la terra addosso. Lui e l'autocommiserazione formavano una coppia troppo affiatata per essere separati da intriganti quarantenni in giacca e cravatta.
 
"Capisco" annuì Tsurumi, districando le dita che aveva incrociato sul tavolo. Nei cinque minuti che seguirono, Tsukishima ebbe modo di constatare che Tsurumi non aveva affatto capito. Infatti non solo insistette per pagare il conto, ma si offrì per accompagnarlo in macchina all'università. In un'altra occasione Hajime non avrebbe accettato un passaggio da uno sconosciuto, ma essendosi ormai convinto che quella sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti, Hajime decise di ignorare ogni campanello d'allarme e di seguire Tsurumi fuori dal cafè.
 
 
 
Fu così che Tsukishima si ritrovò sul sedile posteriore di una Bentley dai vetri oscurati, con la sensazione che non sarebbe mai arrivato vivo a lezione. Non era la guida tutt'altro che spericolata del giovane autista a preoccuparlo, quanto la prossimità della mano di Tsurumi alla sua coscia.
 
"Le chiedo scusa per prima. Non ho mai visto Koito comportarsi in modo tanto sgarbato. Non ho idea di cosa gli sia preso" commentò Tsurumi, con un sorriso che suggeriva l'esatto contrario di quanto aveva appena affermato. Tsukishima era pronto a scommettere che Tsurumi si adoperasse affinché le sue parole contrastassero sempre in una certa misura la sua mimica facciale. Rimaneva quindi un mistero se Tsurumi fosse realmente mortificato per l’atteggiamento incivile dell’autista, il quale, appena scorto Tsukishima, aveva cominciato a sbraitare in un dialetto incomprensibile. Il modo brutale con cui Koito aveva sbattuto la portiera in faccia a Tsukishima, rischiando di mozzargli quel poco di naso che quella tirchia di madre natura gli aveva concesso, aveva dissipato ogni dubbio: la presenza di Tsukishima non era gradita allo chauffeur. ‘Giù le mani dal mio capo ’ sembravano dire i suoi occhi, riflessi nello specchietto retrovisore.
 
"Prima dell'incidente non avevo bisogno di un autista" spiegò Tsurumi, approfittando delle curve per scivolare sempre più vicino a Tsukishima.
 
"A quanto pare se perdi un pezzo di lobo frontale diventi automaticamente un pericolo per te stesso e per gli altri. O almeno così dicono i dottori."
 
Tsukishima non se la sentiva di contestare dei professionisti. Per quanto ne sapeva lui, il lobo frontale avrebbe potuto regolare qualsiasi funzione, da quella linguistica a quella motoria.
 
"Ma basta parlare di me. Perché non mi racconta da dove viene la sua deliziosa pronuncia?" tubò Tsurumi, poggiando una mano sul ginocchio di Tsukishima. Dal posto del guidatore giunse un singulto strozzato: Koito stava assistendo alla scena con i denti digrignati.
 
"Mia madre è russa" rispose Tsukishima, sguardo basso per non incontrare gli occhi di Tsurumi, che brillavano per la curiosità.
 
"Ah, quindi ha dei parenti in Russia?"
 
"Sì, ma non sono mai stato là" ammise Hajime, grattandosi la nuca. Non aveva mai preso l'aereo in vita sua, e fra i vari mezzi di trasporto, quello era l'unico che risvegliava in lui paure ancestrali. A parer suo, l'uomo non era fatto per volare in una scatola con le ali. Certo, gli sarebbe piaciuto viaggiare, ma avrebbe preferito prendere la nave o il treno. Una bella fregatura, considerato che viveva in un arcipelago.
 
"Le piacerebbe visitare la Russia?"
 
Koito vide Tsukishima annuire attraverso lo specchietto retrovisore e premette furiosamente il freno, inchiodando di colpo.
 
"Siamo arrivati" annunciò, saltando giù dalla macchina e spalancando la portiera per far uscire Tsukishima.
 
“È libero il prossimo venerdì?" chiese Tsurumi, mano ancora languidamente appoggiata sulla coscia del suo insegnante.
 
"Venerdì ho già due persone in lista..." farfugliò Tsukishima, colto fra due fuochi incrociati. Da una parte Koito gli aveva artigliato la spalla, mentre dall'altra Tsurumi lo teneva incollato al sedile con il tono mellifluo della sua voce.
 
"Non sto parlando di lavoro. La sto invitando a cena da me."
 
Tsukishima sentì la stretta sulla sua spalla farsi sempre più debole. Quando si girò verso l'autista, lo trovò accasciato sul marciapiede, a raccogliere i frammenti del suo cuore spezzato.
 
 
Tsukishima non fu capace di elaborare gli avvenimenti di quella giornata finché non ebbe messo piede in aula.
 
Aveva detto di sì.
Il caporedattore del Japan Times gli aveva dato uno strappo fino al campus e lo aveva invitato a cena.
E lui aveva detto di sì.
Tsukishima passò l'intera durata della lezione a contemplare il vuoto, come un monaco zen in fase meditativa.
 
 
***
 
Note:
 
Ho deciso che non getterò la spugna fino a quando non riuscirò a scrivere una fanfic di gk che mi soddisfi pienamente. Purtroppo tempo a disposizione ne ho ben poco, e posso ritagliarmi spazio per scrivere solo in momenti in cui sono fisicamente e psicologicamente esausta, con risultati piuttosto mediocri. Ci tengo così tanto a questa ship, però, che ho deciso di fregarmene del blocco dello scrittore e di dedicargli una bella multichapter. C’è una buona possibilità che il rating cambi da giallo a rosso. Vedremo dove mi porterà il cuore (e le ovaie). Intanto vi consiglio di dare un’occhiata al blog nsfw di Farisaki, la mia musa ispiratrice per questa TsuruTsuki ;)
 
Ho aggiunto una versione in inglese della storia. Se vi va di leggerla, anche solo per farvi un’idea delle mie scarse capacità di tradurre, la trovate su AO3 con lo stesso identico titolo. Ho provato a mettere il link ma a EFP non piace, e non me lo fa funzionare. 
 
 
Ulteriori osservazioni:
 
- Se qualcuno di voi conosce il russo e sta piangendo sangue per le frasi che ho copia-incollato da google traduttore, lo prego di farsi avanti e correggere il mio pasticcio linguistico.
 
-So che Tsukishima è il designated driver della settima divisione, ma essendo un’AU, mi sono permessa di dargli tregua. Merita una vacanza, quel povero martire. 
 
-Non temete, Koito e Tsuki avranno modo di chiarirsi ;)
  
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