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Autore: Zoe__    04/08/2018    0 recensioni
“Vera, tu ed Harry siete così. Non c’è niente che possa tenervi insieme senza allontanarvi e niente che possa tenervi lontani senza farvi riavvicinare. È un processo… solo vostro." Missing Moment, tratto dalla os 'All the Love, H'
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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This forgotten love

Our forgotten love

 

“Vera, mi senti? Dove sei?” Harry deglutì, passò una mano fra i capelli. La sveglia sul comodino segnava le tre del mattino, era completamente devastato. 
“Sì, ti sento” sospirò “non ti frega dove sono” tirò su col naso “non ti frega niente.” E fece per chiudere la telefonata.
“Non chiudere! Vera, ti prego, no. Non chiudere, per favore. Parliamone, okay? Noi.. parliamone.” Si gettò allora sul letto, socchiuse le palpebre.
“Di cosa vuoi parlare? Del fatto che continui a mettere il tuo lavoro al primo posto?” Singhiozzò ancora, passò una mano sotto gli occhi e ritrovò il dorso coperto di mascara. 
“Da due settimane, Harry, sono due settimane che non dormiamo insieme.” Teneva il labbro stretto fra i denti così prepotentemente che temeva di sentirlo sanguinare di lì a poco. 
“Lo so, Vera, amore, mi dispiace.”
“E non chiamarmi amore! E non dirmi che” fu interrotta nuovamente da un singhiozzo “che ti dispiace. Sei tu che decidi, posso capire” sospirò “la tua mostra, i tuoi lavori, ma non era questo che avevamo insieme quando…” deglutì. Lasciò che le parole le morirono in bocca. Vera, seduta nella sua macchina, nel parcheggio di un’area di servizio, già parecchio lontana da casa, con una valigia mezza vuota, si chiedeva se valesse davvero la pena continuare a discutere. A discutere, a soffrire. Litigare, piangere, provare a risolvere e tornare a stare bene come se nulla fosse successo per poi, dopo qualche tempo, ripetere tutto da capo. 
“Quando ci siamo sposati” sussurrò lui “quando ci siamo sposati, Vera.” 
“Già.” E soffiò il naso. Strinse le gambe al petto, lei, socchiuse gli occhi e poggiò la testa sul sedile. 
“La mostra sarà in esposizione da domani” iniziò, pacatamente “io non sarò lì, ma sarò con te, a casa. E possiamo partire, possiamo fare quello che vuoi.” La voce diminuiva sempre di più. Sicuramente sembrava che Harry non si curasse troppo di darle attenzioni, quando in realtà il cuore martellava forte nel suo petto, le tempie pulsavano, la testa doleva e gli occhi erano stanchi di cacciare indietro le lacrime. Perché anche lui, come lei, stava male, nonostante la colpa fosse la sua. In momenti come quelli - non era la prima volta che Vera si allontanava da casa - rimpiangeva quei giorni passati, fino a qualche anno prima, nella più totale spensieratezza. L’importante era, era, una volta, solo stare insieme, anche per poco. Che forse il loro amore si era trasformato, forse Vera voleva un amore adulto, mentre a lui bastava poco. 
“Ti voglio sempre, io” deglutì, poi si asciugò le lacrime, si ricompose “ora non… ora non mi va di parlare. In bocca al lupo per la tua mostra, Harry.” Così chiuse la chiamata, tirando un sospiro e tornando a guidare. 
“Vera, per favore” sussurrò “Vera.” Strinse gli occhi, allora, lentamente, scesero le lacrime. 

“Grazie.” mormorò, non appena Helen le mise davanti una tazza di camomilla. Casa di Helen e Cody sarebbe stato il suo posto sicuro, sempre, che si trattasse di una litigata con Harry o semplicemente una giornata più storta delle altre. Casa di Helen e Cody si sviluppava su un piano solo, c’era lì l’essenziale per loro ed i loro due bambini - che Vera poteva dire di amare alla follia - Timothy ed Esther. Era calda ed accogliente, perfetta per un cuore fragile come il suo, che lì trovava sempre un comodo rifugio. 
Helen la guardava seduta davanti a lei, gli occhi ancora gonfi e rossi, come del resto le sue guance. Era notte fonda, quando Vera si recava a casa sua così tardi poteva essere solo per Harry. Non voleva che guidasse in quello stato, glielo ripeteva ogni volta che le apriva la porta di casa. Come sempre le aveva preparato qualcosa di caldo, insolitamente una camomilla - quella volta le sembrava che stesse peggio del solito. Helen la guardava seduta davanti a lei, gli occhi ancora gonfi e rossi, lo sguardo basso ed il respiro sottile. Aspettava sempre che fosse lei a parlare, senza fare troppe domande. 
“Domani inaugurerà la mostra” sussurrò “io non ci sarò” tirò su col naso “lui non c’è mai.” E scosse il capo, passandosi una mano sotto gli occhi. 
“Vera…” le parole le morirono in bocca, si sentiva male a vederla così, si sentiva impotente. 
“Helen, dovrebbe finire?” La ragazza davanti a lei sollevò lo sguardo, spaventata. Non era mai giunta ad una tale conclusione ed iniziò a temere davvero. Pensava che potesse essere arrivata allo stremo, che i suoi sentimenti, seppure forti, avessero cessato di darle la forza necessaria per andare avanti. 
“Vera, ci hai pensato bene?” Le chiese, allungandosi verso di lei. Lei sollevò le spalle, scosse il capo. In realtà non ci aveva pensato affatto, che solo al pensiero sentiva il cuore rompersi. Tutte le ipotesi che Helen tentava in quel momento, nella sua mente, non si avvicinavano minimamente alla verità. Vera non avrebbe mai lasciato Harry, l’aveva detto perché pensava potesse essere la soluzione migliore, scaricare l’attenzione su una frase del genere. L’aveva detto senza espressione, solo con gli occhi bassi ed il cuore più pesante. 
“Ho pensato che… che ci servirebbe una pausa.” Disse, esitante, non convinta delle sue parole, suonavano assurde perfino a lei. Di nuovo, non voleva parlarle di quello che era successo, voleva solo rimanere lì, al sicuro, non in strada né a casa. 
“Le pause non funzionano Vera!” Esclamò Helen, allora lei le intimò di abbassare la voce, ricordandole che il resto della sua famiglia dormiva nelle stanze adiacenti. 
“Dovrebbe finire e basta?” Chiese allora, prima di prendere un sorso di camomilla “No?” Poggiò la tazza sul tavolo, guardando l’amica negli occhi. 
Conosceva quello sguardo, sapeva che Helen non era perfettamente convinta delle sue parole, sapeva che, quello che avrebbe detto, l’avrebbe condizionata e sembrava riflettere più del solito. 
“Vera, tu ed Harry siete così. Non c’è niente che possa tenervi insieme senza allontanarvi e niente che possa tenervi lontani senza farvi riavvicinare. È un processo… solo vostro. Perché Harry non sarà assente per sempre, ed anche tu avrai i tuoi impegni. Dovete” allora sospirò, abbassando lo sguardo e rialzandolo subito dopo, posando i suoi occhi in quelli ancora lucidi di Vera “ dovete trovare un equilibrio. Qualsiasi esso sia, dovete… imporvi delle regole, se necessario. Doverte trovare del tempo per voi due, Vera.” Concluse, prendendola una mano e stringendola nella sua. 
“Per quanto potrai amare Harry, per quanto lui potrà amare te, non potete amarvi da soli, ma insieme. Dovete dirvelo, dovete dimostrarvelo. Questo vuol dire passare del tempo con lui, anche semplicemente lavorando nella stessa stanza. Credi che con Cody sia facile solo perché abbiamo dei turni a lavoro? Ci sono anche i bambini. In ogni coppia, in ogni matrimonio, c’è bisogno di un equilibrio, Vera, ed è arrivato il momento di trovarne uno anche per te ed Harry. A modo vostro.” La guardò teneramente, accarezzandole una guancia. 
“Forse il matrimonio non fa per noi?” Helen rise, poi scosse il capo.
“Tu lo ami e lui ama te, non c’è motivo per cui il matrimonio non faccia per voi due. È tutto qui” indicò il cuore “ma anche qui” le lasciò una carezza fra i capelli “ma a voi piace ragionare solo con cuore.” Scosse il capo, Vera lo abbassò, imbarazzata. 
“Non è vero!” Esclamò poggiandosi alla sedia. sapeva, in realtà, che molto di quello che c’era fra lei ed Harry, era frutto del loro istinto, di quello e niente più - a loro piaceva così. 
“Vuoi dirmi di no?” Sorrise, allora lo fece anche lei, scuotendo il capo. 
Rimasero qualche attimo in silenzio, l’orologio segnava le quattro e mezzo, forse era ora di tornare a casa. Vera si guardò ancora attorno, in quella stanza, in quella casa, ogni cosa sapeva delle persona che vi abitavano. C’erano i giochi dei bambini a terra, la borsa di Helen all’ingresso, accanto allo zaino di Cody, e le pareti erano piene di loro foto, tutti insieme. Pensò che anche la loro casa sarebbe potuta diventare così, magari nel giro di qualche anno. Chi se non Harry sarebbe potuto essere il suo futuro? Vera non vedeva altra strade se non quella al suo fianco. 
Sbatté le palpebre, Helen non era più accanto a lei, si voltò immediatamente e la vide camminare verso di lei.
“Vera, c’è” si morse il labbro, esitò a parlare “c’è Harry sulla porta. Lo faccio entrare?” Solitamente era lei a tornare a casa, lui non sapeva che solitamente passava del tempo da Helen. 
“Mi ha chiamata” la rassicurò “è decisamente a pezzi.” La guardò alzarsi e prendere le sue cose velocemente, salutarla con un forte abbraccio e volare fuori dalla porta. 
Quegli attimi le sembrarono infiniti, corse via per le scale e vide Harry sul pianerottolo, le mani fra i capelli - come sempre. Si avvicinò lentamente a lui, senza dire nulla lo strinse, era quella la sua casa, era quello l’unico amore di cui aveva bisogno, anche in silenzio.
“Mi dispiace Vera.” Mormorò, sulla sua spalla.
“Dispiace anche a me.” Rafforzò la presa attorno al suo busto, affondando il capo nel suo petto. 
“Andiamo a casa, d’accordo?” Deglutì, alzò il viso di lei verso il suo e fece scontrare le loro fronti “ne parleremo a casa.” Le accarezzò poi uno zigomo, socchiudendo gli occhi. Vera si sollevò sulle punte gli lasciò un bacio a fior di labbra, sapevano entrambi che, tornati a casa, avrebbero fatto tutt’altro che parlare. 

C’era una cosa, riguardo al sesso, per Harry e Vera, che pochi avrebbero capito - non che ne discutessero pubblicamente. C’era che funzionava maledettamente bene anche quando tutto sembrava andare a rotoli, che sotto le coperte era più facile essere loro stessi e che ogni male passasse subito dopo. Non che fosse del tutto giusto, in realtà finivano per parlarne prima o dopo, ma quello sembrava essere l’unico momento in cui entrambi, senza maschere e senza veli, riuscivano a cedere e a cedersi completamente. 
Messo piede in casa, Vera si volto verso Harry, prendendogli il viso fra le mani e baciandolo senza esitare, dandogli giusto il tempo di chiudere la porta per seguirla in camera. Si erano spogliati senza troppe cerimonie, non c’era stato bisogno di parole o indugi, i vestiti erano caduti sul pavimento come lentamente cadevano anche le loro difese. Il corpo di Vera non aveva più segreti per lui, eppure per Harry era ogni volta la cosa migliore che potesse desiderare. Seduto sul bordo del letto le accarezzava i lati del busto, poi i fianchi, e le lambiva di baci il petto e la pancia, non perdendo nemmeno un millimetro di quella pelle profumata, un millimetro di Vera - che era così preziosa e lui delle volte non se ne rendeva conto, forse se ne dimenticava. Le mani di lei si intrecciavano fra i suoi capelli prima che cedesse con il corpo sul suo, sedendosi sulle sue gambe e riprendendo a baciarlo, non volendo più smettere. Non bastava poco, ma neanche tanto era necessario. Erano nel mezzo, nel mezzo delle loro vite, al centro del letto, lei su di lui ed i loro corpi intrecciati ed incastrati come pezzi di quel puzzle che faticavano a costruire, che entrambi desideravano di completare. 
Quando entrambi furono completamente nudi, Vera chinò il volto su quello di Harry, infilando le dita fra i suoi ricci e schiudendo le labbra subito dopo. Lui le strinse la parte bassa della schiena, avvicinandola quanto più fosse possibile al suo corpo, volendo sentire il suo calore, desiderando di essere inebriato dal suo profumo. Le sue mani si muovevano attente, la sentiva rispondere ad ogni sua attenzione senza vergogna, così vicina a lui. 
“È sempre troppo difficile, non è vero?” Le disse, accarezzandole le cosce. 
“Tu sei difficile.” Sussurrò lei accanto al suo orecchio, baciandogli poi il lobo e scendendo sul collo.
“E tu sei impossibile.” Replicò a tono lui, prendendole il volto e facendo scontrare le loro fronti. Vera sorrise, lo baciò accanto alla bocca e si scansò nuovamente. 
“Per te no, non è così?” Gli accarezzò la nuca, con gli occhi nei suoi. Erano così belli, quando lui le mancava erano sicuramente la prima cosa che le veniva in mente. Le fece un’occhiolino, sorridendo, prima di riprendere a baciarla e di avvicinarla a lui. 
“Hai ragione, vieni qui.” Sussurrò infine, prima di accompagnarla su di sé, sentendola stringersi attorno a lui, con tutto il corpo, ad avvolgerlo completamente, in una stretta forte, che voleva non finisse mai.  
C’era una cosa, riguardo al sesso, per Harry e Vera, che pochi avrebbero capito. C’era che non era sempre lo stesso, che ogni volta era diverso, come solo loro due sapevano fare.

   
 
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