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Autore: seavsalt    05/08/2018    0 recensioni
Lothric è un principe debole e maledetto. Lorian è un cavaliere forte e coraggioso. Uno è destinato a sacrificarsi, l’altro a portare gloria al suo regno. Entrambi sono uniti da un legame che non è possibile spezzare.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“For that is our curse.”







Il lume di una candela che bruciava nel piccolo tavolo posto al fianco del suo letto illuminava fiocamente quella piccola parte della sua stanza. Era notte e la luce della luna non bastava a illuminare quella camera già molto buia di per sé. Avrebbe dovuto dormire, lo sapeva, ma non aveva più sonno dopo aver passato l’intera giornata a rigirarsi su quel dannato letto. Cos’altro poteva fare se non leggere? Leggeva libri di magia, di solito, perché il suo dovere era apprendere in modo eccellente le arti magiche come suo padre, il re, gli aveva ordinato. Quella notte però leggeva un libro di fiabe. Era forse un po’ troppo cresciuto, a 18 anni, per leggere un libro di fiabe. Ma quei racconti, che narravano di cavalieri e principi e castelli, gli ricordavano lui. Suo fratello. Il cavaliere più forte che il proprio padre aveva nelle file del suo stesso esercito. Quattro giorni prima era stato mandato di nuovo a combattere. Quell’idiota di suo padre non sapeva dare peso alla vita dei propri figli. “Che sia maledetto” pensava. E poi si ricordava che quello maledetto era lui. Si ricordava del dolore che provava alle gambe se provava solo a muoverle. Gli arti che cedevano sotto al suo peso inesistente. La pelle così bianca da accecare sotto la quale si intravedevano bene le sue costole. Era così magro da fargli schifo. I capelli bianchissimi e lisci che gli arrivavano fino alle spalle. Le labbra viola. E infine ciò che odiava di più: quegli artigli orrendi al posto delle unghie. Suo padre. Colpa di suo padre. “Che sia maledetto”. I pensieri lo avevano distratto dalla lettura e si era messo a guardare la debole fiamma della candela. Debole, proprio come lui. Senza la magia, che non era nemmeno perfetta, non era niente. E pensare che il regno aveva il suo nome. Era un principe, ma non sentiva di esserlo. Probabilmente nemmeno per suo padre lo era. Egli lo considerava solo in qualità di Signore dei Tizzoni. Quel dannato titolo, lui non l’aveva mai voluto, sempre colpa di suo padre. Non appena era nato aveva pensato che sarebbe stato al pari del fratello, un ottimo Signore dei Tizzoni che avrebbe vincolato la fiamma e avrebbe donato salvezza al suo popolo. Menzogne. Un sacrificio inutile. Il giovane principe sapeva che non sarebbe sopravvissuto nel vincolare la fiamma. Anche suo padre lo sapeva, ma lui non dava peso alla vita dei propri figli. La fiamma della candela si indebolì a causa di un leggero soffio di vento che passò dalle finestre. Oh, se solo un soffio di vento avesse potuto spegnere la prima fiamma! La fiamma di quella candela era proprio come lui: stava in piedi con tutte le sue forze nonostante fosse prossima allo svanire spegnendosi completamente. Il principe soffiò e la spense. Chiuse il libro sospirando e lo accostò alla candela, tornando a contemplare la copertura del suo letto a baldacchino, circondato da coperte e cuscini e da un forte silenzio. Qualsiasi persona sarebbe diventata matta in quel silenzio, lui invece ormai odiava ogni tipo di rumore. E fu proprio un rumore a farlo sussultare tra le coperte: la porta della sua camera si stava aprendo. Chi, a notte fonda, avrebbe aperto la porta della camera di un principe debole? Solo una persona in tutto il regno avrebbe potuto. Sentì la sua voce echeggiare in tutta la stanza, anche se era quasi come un sussurro.

“Lothric.

Il giovane principe trattenne un mezzo sorriso e le lacrime che gli salivano nelle orbite.

“Lorian. gli rispose debolmente.

Il fratello entrò nella stanza e si avvicinò al suo letto, sedendosi accanto a lui ma facendo attenzione a farlo stare comodo e a non invadere troppo i suoi spazi. Lorian gli prese una mano e la tenne nella sua, le loro dita intrecciate. Era senza guanti ma il resto del suo corpo era coperto dalla sua brillante armatura, compresa la testa, dalla quale tolse l’elmo lentamente. I lunghi capelli bianchi, meno bianchi e più lunghi di quelli del fratello, ondeggiavano sotto la luce lunare, che per un attimo li fece rilucere e brillare. Gli occhi azzurri, quasi argentei, di Lorian guardarono intensamente quelli nero pece di Lothric.

“Fratello, cosa ci fai qui a quest’ora? Non dovresti essere in combattimento?

“Ci sono stato. Siamo tornati in questo istante. rispose il maggiore accennando un sorriso.

Lothric lo guardò senza rispondere. La prima cosa che Lorian aveva fatto dopo essere tornato a casa era stata entrare in camera sua e tenergli la mano. Non diede voce ai suoi pensieri, ma Lorian quasi gli rispose.

“Sono venuto a vedere come stavi, fratello mio.

“E non sei andato nelle tue stanze per cambiarti? Sarai scomodo così.

Lorian rise piano.

“Vederti era la mia priorità.

Lothric inspirò. Lo aveva pensato, tutti quei giorni, sperando che tornasse.

“Volevo... vederti anche io. Mi sei mancato.

Lorian gli accarezzò la mano, senza distogliere lo sguardo da quegli occhi neri, in contrasto con tutto il resto del corpo del giovane principe. Poi, abbassò lo sguardo, di colpo.

“Avrei preferito vederti stare meglio, però...

Quelle parole gli fecero male. Lothric si alzò a sedere, senza separare la mano da quella del fratello.

“Sono maledetto, Lorian. Non posso farci nulla.

“Smettila di dirlo. Non è vero. Possiamo fare qualcosa io e te. Possiamo.

Era una delle poche volte in cui il tono di Lorian andò sulla difensiva. Non lo faceva mai, con lui. Voleva farlo stare sempre bene, sempre a suo agio. Si preoccupava per lui. Sentirsi dire che per Lothric non c’era speranza lo mandava su tutte le furie.

“È così Lorian. E se anche sopravvivessi alla maledizione? Sono un Signore dei Tizzoni. Il mio sacrificio è necessario. Sono obbligato.

Lothric parlava con un tono spento, quasi sconfitto. Sapeva qual era il suo destino e si era arreso ad esso. Lorian strinse di più la mano di Lothric nella sua e al contempo strinse anche i denti.

“Non lo sei, Lothric, non ti devi sacrificare. Le fiamme si spengono sempre.

Quanto avrebbe voluto che fosse veramente così.

“Ma quella no. Va alimentata o quest’era finirà.

“Al diavolo quest’era!

Lorian aveva quasi urlato, mettendo entrambi nel rischio di essere scoperti a parlare insieme a notte fonda. Loro padre non voleva che Lorian passasse del tempo con Lothric, perché lui era diverso. Lorian era un cavaliere, Lothric un Signore dei Tizzoni. Lorian era forte, Lothric era debole. Aveva ovviamente destinato a un sacrificio il figlio più debole, camuffandolo per un’impresa onorevole e per cui sarebbe stato ricordato per sempre. Lothric sapeva che non era così. Nessuno lo avrebbe più ricordato, sarebbe stato solo come carbone per una fiamma. Forse solo il fratello lo avrebbe ricordato per sempre.

“Lothric, vieni con me, voglio mostrarti una cosa.

Il giovane principe esitò.

“Non posso camminare...

A quelle parole il maggiore si alzò dal letto prendendo una coperta e si abbassò fino a fare in modo che il minore potesse raggiungere facilmente la sua schiena. Non c’era bisogno di parole, Lothric sapeva benissimo cosa doveva fare. Come quando avevano sette anni e Lorian lo portava in giro per il castello a vedere tutto quello che da solo non avrebbe potuto mai vedere. Lothric cinse debolmente il collo del fratello con le sue magre braccia e si trascinò sulla sua schiena come meglio poteva. Provava dolore, ma non poteva dirlo a Lorian. Il fratello si assicurò che fosse saldo e comodo e senza sforzo lo trasportò per i lunghi corridoi del castello, attraverso le stanze rosse e dorate dai grandi camini e quelle piene di quadri, fino a raggiungere una scala a chiocciola. La salì senza problemi e aprì con una chiave la piccola porta di legno alla sua fine. Lothric non poteva credere ai suoi occhi. Quando erano piccoli Lorian lo aveva portato dappertutto, ma non . Sul tetto. Fuori. All’aria aperta. A respirare. Lothric si ricordò che spesso gli mancava il respiro, ma scacciò quei pensieri per godersi il momento. L’aria era fresca e delle nuvole coprivano a tratti la luna. Lothric inspirò così profondamente che gli fecero male i polmoni, ma non gli importò, perché stava respirando aria fresca dopo tantissimo tempo. Lorian lo appoggiò delicatamente a terra sotto un piccolo porticato eretto al centro del tetto, che portava a una stanza che fungeva da mausoleo. Non sapevano nemmeno che razza di mausoleo era, loro padre costruiva sempre cose inutili delle quali sfuggiva il senso pure a stesso. Il cavaliere si sedette accanto a lui e lo osservò mentre i suoi occhi brillavano di felicità, il suo sguardo si perdeva a guardare tutti gli angoli del cielo, il suo volto veniva illuminato da un sorriso e le guance si scurivano velocemente a causa del loro pallido colore, e non poté fare a meno di sorridere.

“Ti piace?

“È... fantastico Lorian. Semplicemente fantastico.

Un alito di vento soffiò in quel momento e Lothric tremò.

“Hai freddo?

Prima che il giovane principe potesse rispondere Lorian gli aveva già posato la coperta che aveva preso prima sulle spalle, coprendolo amorevolmente.

“Grazie.

Passarono minuti di silenzio, un silenzio non imbarazzante, ma piacevole, prima che Lorian lo rompesse.

“Fratello, io non voglio più vederti così. Voglio vederti stare bene, in salute, ma soprattutto voglio vederti felice.

Lothric lo guardò. Aveva così tanta speranza? Non era come suo padre, che l’aveva persa da quando si aspettava che potesse impugnare una spada e diventare re, erede dei suoi possedimenti e poi invece non si reggeva nemmeno in piedi a causa della maledizione che gli scorreva nelle vene?

“Lothric. Lascia che la maledizione sia anche mia.

Quelle parole gli rimbombarono in testa per un po’ prima che riuscisse a capirle.

“No! Lorian, cosa stai dicendo? Non posso. Non è questo che voglio.

“Ma è l’unico modo per alleviare il tuo dolore. La tua felicità è più importante della mia. E poi troveremo un modo per evitare il tuo sacrificio. Fuggiremo.

Lothric era colpito dalle parole di Lorian. Come potevano fuggire, scampare alla maledizione e al vincolare la prima fiamma?

“Lorian, io...

“Ti prego, Lothric. Fammi essere il tuo cavaliere. Ti ho sempre protetto, da quando sei nato, perché sapevo che saresti stato speciale. Non sei solo mio fratello. Per favore, voglio solamente renderti felice. Alleviare il tuo continuo dolore. È ciò che desidero di più. Quando vado in battaglia, me ne vado di casa per molti giorni, penso a te. Come stai, cosa fai, se mi pensi. Poi combatto e so che non devo morire. Se muoio, non posso più stare al tuo fianco e renderti felice. E allora sono più forte di prima. Uccido i nemici e penso, se tu morissi, io come reagirei? Impazzirei. Ucciderei nostro padre. Forse mi ucciderei per il dolore e la sofferenza che mi causerebbe perderti. Non posso perderti Lothric.

Il giovane principe mancò un battito e sentì nuovamente le lacrime, ma senza trattenerle le fece uscire, una ad una, permettendo che gli rigassero il volto. Non poteva rispondere a questa confessione.

... Va bene, Lorian.

Il cavaliere si inginocchiò davanti a Lothric e gli prese la mano, baciandola.

“Mio principe.

Lothric accennò un piccolo sorriso imbarazzato. Con l’altra mano si asciugò le lacrime dal volto.

“Mio cavaliere.

Lorian sorrise di rimando.

“La tua maledizione è anche la mia.

In quell’istante un fulmine squarciò il cielo. Lothric vide gli occhi di Lorian sgranarsi e il cavaliere si alzò in piedi in preda al dolore, lanciando un grido. Ma ciò che uscì dalla sua bocca non fu che un lamento silenzioso. Nessuna parola usciva dalla sua gola e Lorian capì di non essere più in grado di parlare. Le gambe cedettero e Lorian crollò al suolo in ginocchio, così come il mondo crollò su Lothric. Il giovane principe si mosse verso di lui e lo strinse a mentre le lacrime tornarono a rigargli le guance pallide.

“Ti prego, alzati, alzati e cammina, per favore Lorian!

Ma il cavaliere alzò lo sguardo verso di lui sorridendo. Anche senza che Lorian potesse parlare Lothric capì esattamente cosa voleva dirgli. Si era mosso. Aveva camminato. Lothric, dopo interminabile tempo, aveva camminato con la sue stesse gambe. I gemelli si guardarono negli occhi e a Lothric sembrò di udire il fratello parlare.

“Puoi camminare, il tuo dolore è diminuito. Il mio principe sta meglio e io sono il cavaliere più felice del mondo.

Il giovane principe sorrise inevitabilmente e tristemente tra le lacrime.

“Questa è la nostra maledizione.

   
 
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