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Autore: Aforista    05/08/2018    1 recensioni
Una ragazza di 16 anni, Gabri.
Una famiglia ricca, i rapporti superficiali tra i giovani, quelli conflittuali con i genitori e quelli ostili tra genitori.
Gabri vi farà entrare nel suo mondo e in quello dei suoi amici social.
Conoscerete i suoi compagni, i suoi amici, i suoi genitori, i suoi amori, le sue passioni, la sua musica, i suoi libri.
A-social è una storia piena di sentimenti, di speranze, di paure e di nessuna certezza.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il mio primo post. Non so cosa scrivere e forse basta così. Anzi no! Devo lasciare un messaggio visto che face mi chiedo a cosa sto pensando: io adoro Marco Mengoni.
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Avete appena letto un post, scritto sulla bacheca di facebook dalla protagonista di questa storia. Non voglio portarmi questo peso addosso e tenervi sulle spine, quindi la presento subito.
Si chiama Gabri, ha sedici anni e vive a Palermo.
Ritenete che sia impossibile l’esistenza di una ragazza che fino a quell’età non abbia mai scritto nulla sul social più utilizzato in tutto il mondo?
I post come quelli appena condivisi sono rari. I giovani sono diretti, passionali o catastrofici. Comunicano la loro voglia di spaccare il mondo o l’impossibilità di farlo. Pensate alle frasi “oggi mi è crollato il mondo addosso” o “oggi inizio a fare pulizie, sono stanca/o di amici inesistenti che non mi danno neanche il buongiorno”. Voi che leggerete questo romanzo tra duecento anni magari non avrete più tracce dei social e farete fatica a capire di cosa sto parlando. Per evitare questo problema, vi spiegherò come siamo arrivati alle amicizie virtuali e ai primi piatti con centinaia di like.
Il like è un semplice gradimento espresso dai  visitatori del social che manifestano il piacere di leggere un testo o guardare una foto. In realtà, spesso i like vengono messi per noia o per ricambiare la cortesia. Esiste un buon numero di “social-surf” che si offende se chi riceve like non ricambia come buona educazione vorrebbe. Il like oggi è come il saluto, non si nega a nessuno.
 
 
 
 
Prima di facebook c’erano le chat o stanze di alcuni portali nazionali, e poi nacque “ci sei?”, uno dei primi software che ha permesso a migliaia di utenti di conoscersi, incontrarsi, condividere passioni. Era ancora un periodo di innocenza, dove i pericoli più che dietro l’angolo, erano abbastanza visibili.
Veniamo a noi, anzi a Gabri. Per capire il carattere, le abitudini, le passioni, di un ragazzo bisogna prima guardare quelle dei genitori.
 
Gabri è una ragazza sensibile, educata secondo regole contrastanti: da una parte quelle del padre – rigide, che lasciano poco spazio all'essere bambina – e dall'altra quelle della madre, più complice e flessibile. Avete presente quelle coppie dove il padre dice sempre no e la madre sempre sì?
Il padre, Luca, è un noto avvocato penalista. La madre, Francesca, è una docente di Italiano.
Gabri è cresciuta in una grande casa in centro: un appartamento al terzo piano di un palazzo storico.
Suo nonno era uno degli avvocati più importanti della città, e chi aveva lo stesso cognome, quando si presentava si pensava avesse un legame con "l'avvocato".
Gabri era la classica "ragazza fortunata" di buona famiglia, cresciuta nel benessere.
Chi non vorrebbe abitare in un palazzo d'epoca, essere figlia di una famiglia ricca e soprattutto crescere lontano dalla miseria e dalle difficoltà?
A scuola tutti la invidiavano, anche se alcuni la prendevano in giro, perché la ritenevano una sfigata. Era considerata "quella ricca ma senza telefono", "ricca e secchiona", "aristocratica che non conosce il mondo".
In realtà Gabri, il mondo lo conosceva meglio di tutti. Dall'età di quattro anni aveva iniziato a visitare le più belle città del mondo insieme ai suoi genitori.
A sedici anni aveva già visto Parigi, Londra, Barcellona, Madrid, Siviglia, Valencia, Ibiza, Berlino, Monaco Mosca, Ankara, Istanbul, Pechino, Tokyo, New York e tante altre città.
Riteneva lo studio la cosa più importante della sua vita ed era sempre stata la prima della classe. Amava leggere qualsiasi tipo di libri e sognava di fare la scrittrice.
Era cresciuta con la musica dei cantautori, che ascoltava sua madre, e la musica rock, che ascoltava suo padre. Ascoltava indifferentemente De Gregori e i Beatles, Rino Gaetano e i Doors. Di recente era passata all'adulazione completa per Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Fabrizio Moro, Le Strisce, i Muse e i Radiohead. Ascoltava la musica con l'i-pod, ma a casa era piena di vinili e cassette comprate dai suoi genitori, e cd comprati da lei.
Aveva scritto tanti racconti horror e un romanzo fantasy.
Quello che fino ai suoi quindici anni appariva fuori dal normale, ai compagni, ai parenti e agli amici dei suoi genitori, era il completo disinteresse di quella perfetta ragazzina per il cellulare.
Lo stupore cresceva quando la si vedeva utilizzare un computer, in quanto sapeva utilizzare perfettamente programmi di videoscrittura e presentazioni, grafica e modifica di file audio. 
Gabri, quindi, non era contro la tecnologia che anzi sfruttava al massimo. Odiava il cellulare, non sopportava avere un oggetto che la rendesse schiava. E’ il pensiero che aveva maturato osservando l’atteggiamento di tutti i suoi coetanei nei confronti del cellulare.
Chi mi cerca sa dove trovarmi” ripeteva continuamente, e lei era quasi sempre a casa.

 
Gabri avrebbe voluto iscriversi al Liceo classico, ma suo padre riteneva che quel diploma fosse carta straccia senza una laurea e aggiungeva che «la vita ti cambia e magari a vent'anni non vuoi più studiare perché vuoi seguire altre strade
L'aveva convinta. Aveva fiducia in suo padre, che ripeteva spesso «puoi comunque iscriverti in Economia o Giurisprudenza. Sarebbe la cosa migliore
A Gabri il diritto non piaceva per niente. Spesso si era ritrovata a studiare nozioni, articoli di leggi che sembravano di un altro pianeta. A quattordici anni, durante il primo anno scolastico, dopo aver letto che «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro» e vedendo spesso, in mezzo alle strade, poveri che rovistano nei cassonetti della spazzatura, si era chiesta se la Costituzione italiana fosse davvero formata da principi fondamentali da seguire o piuttosto da principi da evitare.
Quando provava a chiedere a suo padre il perché alcune leggi venissero scritte ma non applicate, lui rispondeva che è la dimostrazione che «non è tanto difficile capire cosa è giusto fare, ma quasi impossibile farlo, se ciò comporta un sacrificio o la rinuncia a un piacere.»
 
 
   
 
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