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Autore: rocchi68    05/08/2018    2 recensioni
Che gioia sarebbe un compleanno senza qualcuno con cui condividerlo?
Era questo ciò che si era sentito dire quando si ostinava a non volerla in mezzo ai piedi.
Per tanto tempo Scott l'aveva considerata uno strazio ed, egoisticamente parlando, avrebbe tanto desiderato che nessuno lo costringesse a quella bella rottura.
Credeva che nulla l'avrebbe mai convinto a cambiare idea, ma spesso si ricevono delle sorprese inaspettate e la gioia cancella l'ostinazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Trent’anni sempre insieme.
Quella volta, però, le loro famiglie avevano preferito lasciare loro la giusta intimità.
Da chi era partita questa sortita? Sicuramente non da Scott che era ancora convinto di ritrovarseli in salotto, prima che sua sorella, la suocera e poi il suo vecchio s’inventassero un mare di fandonie per evitare di festeggiare.
Non che gli dispiacesse e non l’avrebbe mai urlato ai quattro venti, ma si era affezionato a quella tradizione.
Per quell’anno avrebbe festeggiato con la sua Dawn che, rimasta a casa dal lavoro grazie a qualche ora di permesso, gli aveva promesso una cenetta da leccarsi i baffi.
E dinanzi a una promessa simile, Scott si era chiesto cosa potesse regalarle.
Avevano viaggiato a lungo, si erano regalati le più belle serate della loro vita tra concerti, messaggi termali e tanto altro.
C’era stato anche parecchio amore in quelle sere, anzi soprattutto amore.
Non era un segreto che il viaggio in Australia, il primo della serie, fosse stato fatto per rimanere soli e senza nessuno a disturbarli.
Come poteva spiegare alla sua famiglia che aveva scelto un posto così lontano solo per stare nella stessa camera con Dawn senza passare per un calcolatore?
Ora, però, era con le spalle al muro.
Che cosa poteva regalare a una donna cui aveva comprato ciò di cui aveva sempre bisogno?
Possedevano una bella casa, una vettura confortevole, vivevano in un bel quartiere e il lavoro andava a gonfie vele.
Non aveva lesinato a spendere più del necessario per rendere sempre più agevole il compito di casalinga all’adorata moglie.
Sapeva che in certi frangenti doveva limitarsi un po’, anche perché ora si ritrovava senza un regalo degno da presentarle.
Poteva scamparsela con il solito mazzo di fiori, se fino l’anno prima aveva speso almeno dieci volte tanto?
Probabilmente si sarebbe guadagnato uno sguardo di rimprovero per un dono non all’altezza delle aspettative.
Una volta che aumenti il valore del tuo regalo, arrivi al momento in cui il festeggiato pretende la Luna, ma che poi è costretto ad accontentarsi di un qualcosa con un valore leggermente inferiore. Non serviva che gli dicesse o che ripetesse il solito mantra del “è più importante il pensiero”, quando era chiaro d’aver illuso le sue pretese.
Magari Dawn avrebbe capito.
Lei era una di quelle donne che non sembrava troppo preoccupata di un regalo inferiore ai suoi soliti standard. L’annata storta, dopotutto, capita a tutti nella vita e in quel frangente non poteva che essere altrimenti.
Magari l’anno prossimo si sarebbe rotto il forno o la lavatrice e avrebbe fatto uno sforzo per renderla felice, ma ora era senza idee.
 
Anche quella sera era rientrato verso le 19, ma non era folle affermare che avrebbe preferito essere a miglia e miglia di distanza pur di non dover consegnare un regalo simile alla consorte.
Era uguale a quello di tre anni prima e di sicuro il ripetersi non l’avrebbe cavato dagli impicci.
Si erano divertiti, questo è vero, ma ciò non gli sembrava sufficiente.
Lui era l’uomo della coppia, quello che portava il pane a casa e non gli andava giù di deludere in quel modo la donna per cui aveva tanto lottato.
Aveva sconfitto il suo carattere impossibile, i tentativi spregiudicati di alcuni compagni di scuola che li volevano dividere, le avances di altre ochette presto rispedite al mittente e pure la gelosia che gli riempiva le vene, pur di non perdere la sua Dawn.
E quando lei l’aveva scelto, si era sentito euforico.
Il suo impegno era valso a qualcosa.
Non era più il bambino che le rovinava la vita, che voleva spingerla a lasciare la scuola o che le regalava di proposito uno scarafaggio morto solo per farla piangere e per rendere chiaro ai suoi genitori e agli invitati in generale che quello era il suo di compleanno e che la condivisione tentata e proposta di anno in anno era solo uno stupido scherzo.
Le sue lacrime, però, quelle che considerava essenziali per staccarsi da quella frignona petulante, gli erano bastate e gli si erano ritorte contro.
Nell’esatto istante in cui lei aveva iniziato a strillare, con i suoi genitori e Alberta a fissarlo disgustati e con altri parenti che si erano lasciati andare a commenti poco lusinghieri, avvertì un qualcosa che lo fece scattare e che lo spinse a far sprofondare il proprio volto sulla sua fetta di torta.
Sentì che doveva smetterla e, infatti, si voltò, vide che lei aveva smesso di urlare come una matta e, prima che riprendesse, strusciò la sua guancia su quella della sua Dawn, facendola sorridere e invogliandola a vendicarsi e a farlo cadere nuovamente sul suo piatto pieno ormai di una torta cremosa spiaccicata.
In quanti condividevano il compleanno ed erano felici?
In quanti avrebbero voluto essere al suo posto?
In quanti avevano sempre tentato di allontanarlo da Dawn?
Troppe persone si erano intromesse, ma se si erano sposati, significava che lei aveva visto oltre tutti quei suoi limiti.
Inspirando profondamente, si cambiò di vestiti, si concesse una doccia assai rapida, cinque minuti al massimo, e si sedette di fronte alla moglie, assaggiando gli antipasti che aveva preparato con tanta cura e amore.
Ma era chiaro che qualcosa lo stesse preoccupando e gli impedisse di staccare la spina dal lavoro e per Dawn questo era più che lampante. L’unica cosa era che non poteva sapere se il suo malessere era legato al lavoro, a qualche scontro con colleghi o capi, a qualche piccolo inconveniente durante il ritorno o se era la sua presenza a intimorirlo.
 
“Perché ogni volta che è il nostro compleanno, mi sembri strano?” Chiese, fissandolo intensamente, quasi volesse leggere nella sua mente.
 
“Stavo solo riflettendo.”
 
“A cosa?”
 
“Preferirei non parlarne.” Borbottò, abbassando la testa, mentre Dawn prendeva il suo piatto ormai vuoto e lo portava in cucina.
 
“Finché non ne parli, noi non andremo avanti a cenare.” Replicò infastidita, rifiutandosi di servire la paella che aveva preparato.
 
“Dawn…”
 
“Il che è un peccato dato che conosco tutti i tuoi piatti preferiti.”
 
“Se dovessimo parlarne, sarebbe la fine.” Pronosticò il rosso, facendo negare la consorte che credeva stesse esagerando.
 
“In che senso?” Chiese la donna, ritornando in sala.
 
“Nel senso che dovremmo saltare la cena e passare direttamente ai regali.”
 
“È questo che ti turba? Temi di non rendermi felice?”
 
“Sei perspicace.” Ghignò il rosso, rialzando lo sguardo dal suo bicchiere pieno di vino bianco.
 
“Te l’ho detto anni fa, Scott: il più bel regalo che tu possa farmi è stare con me e amarmi nonostante ciò che abbiamo passato.”
 
“Io…”
 
“Non vorrò mai qualcosa in più di questo.”
 
“Ma io…”
 
“Il regalo fisico, come mi dicesti anni fa, è solo un contorno. Siamo sposati, ci amiamo come il primo giorno e abitiamo in una casa bellissima: questi sono i regali che sognavo.”
 
“D’accordo.” Mormorò il rosso, prendendo dal mobile che aveva alla sua sinistra, e anticipando di molto la normale consegna dei doni, la busta contenente il suo regalo.
 
“Cos’è?” Chiese la donna, ripetendo la tipica domanda di tutti gli anni.
 
“Sarebbe il tuo regalo, ma non è all’altezza dei precedenti.”
 
“Questo dovrei deciderlo io.” Lo rincuorò, aprendo il suo regalo e ritrovandosi davanti due biglietti per le terme fuori città.
 
“Non vado fiero di questo pensiero, ma non mi è venuto nient’altro.” Borbottò, sforzandosi in un sorriso di circostanza.
 
“Stai tranquillo: avevo proprio bisogno di staccare la spina per 24 ore e questi massaggi e la sauna possono rimettermi al mondo.” Soffiò, sedendosi al suo posto e non presentando nessun regalo al marito che, sorpreso, la scrutò con attenzione.
 
“Ma ti sei dimenticata?”
 
“Dimenticata? E di cosa?”
 
“Il mio regalo.” Tentò, fissandola intensamente.
 
“Vedi caro, il tuo regalo non ce l’ho.”
 
“Come non ce l’hai?” Domandò, risollevato nell’apprendere che lei non poteva offendersi in nessun modo per la gita alle terme se non aveva niente in mano da presentargli.
 
“Io…”
 
“Guarda che non mi offendo se mi dici chiaramente che ti sei dimenticata del mio compleanno.” Mormorò, ben consapevole che fosse impossibile, giacché condividevano quel 27 settembre da sempre.
 
“Come posso dimenticare la persona più importante della mia vita?”
 
“Dawn…”
 
“Non mi hai dato il tempo di finire.”
 
“Starò zitto così non avrai troppe difficoltà.” Soffiò, incrociando le braccia, mentre lei si alzava e prendeva una piccola scatolina, nascosta sotto il divano.
 
“Ecco dov’era.” Si lasciò sfuggire, facendo sorridere la moglie che conosceva bene i suoi tentativi di trovare il suo nascondiglio segreto.
 
“Volevo solo dirti, Scott, che il tuo regalo è un po’ complicato da descrivere.”
 
“Provaci.”
 
“Il tuo regalo c’è, ma non c’è allo stesso tempo.” Soffiò, avvicinandosi al marito che la fissò turbato.
 
“Come?”
 
“È un regalo che arriverà molto presto e sei stato tu a renderlo possibile.” Borbottò languida, baciando sull’ispida guancia il consorte.
 
“E la scatolina?” Chiese, facendola sorridere.
 
“È solo un piccolo indizio.” Borbottò divertita.
 
“Va bene.” Soffiò incerto, scartando la carta argentata che avvolgeva la scatolina e sollevando il piccolo coperchio.
 
“Spero tu abbia capito.” Continuò Dawn, sedendosi sulle ginocchia del suo uomo che prese in mano e soppesò il suo pensiero.
 
“Un ciuccio?” Domandò confuso.
 
“È questo ciò di cui volevo parlarti, Scott.”
 
“Io…cioè noi…tu sei…” Farfugliò, collegando le cose e dandosi dello stupido per i piccoli indizi che la moglie aveva iniziato a lasciare in giro e che lui, non solo aveva ignorato, ma che aveva collegato a delle immotivate distrazioni.
 
“Ci siamo fatti un bel regalo, Scott.” Mormorò divertita, accarezzandone il volto contratto.
 
“Da quanto lo sai?” Le chiese subito, fissandola imbronciato come se si aspettasse che un simile segreto dovesse essere condiviso il prima possibile.
 
“Ti sembrerà incredibile, ma fino al mese scorso non sapevo cosa regalarti.”
 
“Dawn…”
 
“Però mi sentivo strana e ho deciso di fare delle analisi che hanno confermato i miei sospetti. Ero così felice che potevo toccare il cielo con un dito, ma non volevo dirtelo in una serata qualunque con te che ritorni a casa sfinito e mi guardi a malapena.”
 
“Scusa se non sono così comunicativo, ma è più forte di me.” Si rammaricò, ricevendo un sorriso e una nuova carezza come risposta.
 
“Desideravo qualcosa di speciale e poi mi è venuta l’illuminazione.”
 
“Il nostro compleanno.” Mormorò lui, stringendola delicatamente.
 
“È per questo che il tuo regalo mi è piaciuto con molto anticipo.” Soffiò divertita, baciandolo con passione e sentendo le sue mani che le solleticavano la schiena.
 
“Un bambino…non riesco ancora a crederci.” Borbottò dopo che lei si fu staccata dalle sue labbra.
 
“È per questo che non dovresti pretendere troppo: tu mi hai fatto sempre dei bei regali.” Lo rincuorò, rimettendosi in piedi.
 
“E ora?”
 
“Beh…la cena si sta freddando e la notte è ancora molto lunga.” Soffiò maliziosa, facendo arrossire il marito che riappoggiò il ciuccio sopra la mensola.
 
“Sei davvero incredibile, Dawn.” Commentò il rosso.
 
“Ah sai…c’è un’altra cosa incredibile.” Continuò la donna, allungando il piatto al consorte che non sapeva più nemmeno cosa aspettarsi.
 
“Quale?”
 
“I bambini saranno due e la nostra tradizione proseguirà.” Rispose decisa, facendo annuire Scott che si sentiva, finalmente, completo.
Ora che avrebbero conquistato insieme anche quella gioia, sentiva una volta di più che il condividere qualcosa con le altre persone non era un qualcosa di così orribile e che poteva riservare delle gradite e inattese sorprese.








Angolo autore:

Ryuk: Abbiamo finito, vero?

Non parlarmi più fino al prossimo Natale.

Ryuk: Ma io...

Percepivo che sarebbe finita così anche questa serie e non dovevo dubitarne.

Ryuk: Ma di che ti lamenti? In tempi così difficili e con un fandom che va a singhiozzo già quasi 10 recensioni.

E sia...accontentiamoci delle briciole.
Unico lato positivo: mi aggrada come è stata strutturata la parte dialoghi-descrizione.

Ryuk: Prossima storia...intervista doppia tra me e rocchi.

Scordatelo!
A chi vuoi che possa interessare il pensiero di uno shinigami bacato?
E non so manco più cosa ne sarà di me per domenica prossima.

Ryuk: Di te non ne ho idea, ma del profilo direi una rara one shot.

Misericordia!
Era anche ora.
E mi raccomando...non facciamo come al solito che tutto finisce con matrimoni, gravidanze e cose simili.

Ryuk: Ma veramente...

Nessuno che mi abbia ancora contattato per quell'offerta.
Sapete che vi dico? Avete fatto bene.
Alla prossima!
   
 
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