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Autore: Sajoko    06/08/2018    0 recensioni
Bigby Wolf, sceriffo di Fabletown, dopo aver risolto l’intricato caso dell’Uomo storto, continua a svolgere il suo dovere: proteggere le fiabe.
Snow, diventata capo ufficio, decide di assumere un secondo detective. Bigby non è molto entusiasta dell’idea; il suo lavoro implica molti pericoli e non vuole mettere a rischio la vita di un partner.
Poco tempo dopo, in città succede l’imprevedibile: un uomo armato, distrugge il negozio di Johann il macellaio. Misteriosamente, dopo l’arresto, l’uomo muore sotto gli occhi dei due detective. Indagheranno sul caso, ma non sanno che ciò li porterà ad un affare molto più grande ed intricato.
La città di Fabletown è colma d’imprevisti, misteri e soprattutto segreti; e le favole sanno come nasconderli sotto gli occhi di tutti…
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 4: A new case is on

Colpevole. In quel momento, Bigby si sentiva colpevole.
Non provava quel sentimento perché non era riuscito a fermare i ladri, ma per aver visto Snow a terra ricoperta di lividi. Si sentiva come se fosse stato lui stesso a farle tutto questo, come se si fosse trasformato e avesse perso totalmente il controllo. Non era riuscito a proteggere la donna a cui teneva di più e aveva lasciato che qualcuno le facesse del male. Per questo si sentiva colpevole.
 
Nel momento in cui vide Snow a terra, per una frazione di secondo, Bigby vide il volto di Faith. Non sapeva spiegarsi il perché ma, per un breve istante paragonato ad un battito di ciglia, il viso della ragazza gli apparve come un allucinazione, come un flash.
 
I colpi che Woody aveva inflitto a Faith quella sera, erano quelli di un ubriaco intento a punirla senza un’apparente motivazione. Una differenza abissale in confronto al viso di Snow. Lei mostrava la brutialità inaudita di feroci malviventi disposti a tutto per ottenere qualcosa di valore; perfino a uccidere, se necessario.
 
Bigby era rimasto a rifletterci a lungo e non capiva se stesse impazzendo per la rabbia o per il rimorso. Troppe emozioni e pensieri in poco tempo; doveva liberare la mente in qualche modo.
 
Mentre il Dr. Swineheart preparava il materiale del primo soccorso, Jane e Bufkin avevano aiutato Snow ad alzarsi e a sedersi su una sedia. Per lo shock, Snow teneva le gambe distese e la schiena appoggiata sullo schienale. Non aveva alcun controllo del suo corpo e assomigliava ad una bambola di pezza manovrata da dei fili invisibili. Il viso le si era gonfiato parecchio e faticava a tenere gli occhi aperti. Le mani le stavano ancora tremando e il petto si alzava e abbassava ad ogni lungo e lento respiro.
Jane le rimase vicina per sostenerla; aiutò Swineheart mentre valutava la situazione. Bufkin rimase appartato in un angolo a guardare la scena. Dal suo volto, si percepiva la preoccupazione per le condizioni di Snow e il dispiacere per non essere stato di aiuto. Dentro di sé, sicuramente anche lui si sentiva in colpa. Avrebbe voluto aiutarla, ma era troppo spaventato. L’unica cosa che poteva fare era contattare Bigby.
Mentre il dottore e Jane medicavano Snow, Bufkin pensò allo Sceriffo. Che fine aveva fatto?
Si voltò verso gli scaffali che gli davano le spalle. Continuò a guardarle e si domandava a cosa stesse pensando Bigby.
 
Pochi metri più avanti, oltre le librerie, Bigby era con le spalle appogiate agli scaffali in legno mentre fumava la sua ottava sigaretta. Per terra, c’erano mozziconi sparpagliati ovunque e residui di cenere sul pavimento.
Bigby aveva deciso lui stesso di non assistere alle cure. Non aveva il coraggio di guardare Snow e di starle accanto per confortarla dopo quello che le era successo. C’era Jane che le faceva da sostegno; un supporto femminile, dopo un aggressione, può essere molto efficace.
Lui non sarebbe stato di alcun aiuto… di nuovo.
Dentro di sé, Bigby percepiva una mare di sensazioni: debolezza, impotenza, rabbia e tristezza.
Quelle stesse emozioni le provò quando trovò la testa mozzata di Faith sulla scalinata d’entrata del suo complesso. Era riuscito a salvarla quella sera, ma per la seconda volta era troppo tardi.
Certo, come avrebbe potuto Bigby prevedere una cosa del genere? Nessuno avrebbe potuto, ma lui sapeva, ne era certo che se l’avesse rivista, Woody avrebbe tentato di vendicarsi… ma mai, mai e poi mai si sarebbe aspettato che lei morisse.
In quel momento, nella mente di Bigby, balenò un pensiero. Si voltò verso lo specchio magico, buttò la sigaretta a terra e si avvicinò a quest’ultimo.
Quando gli fu vicino, quasi gridando disse:
 
- Hey Specchio! –
 
Il volto del magico specchio apparve immediatamente:
 
- Bigby… percepisco ostilità nel tuo modo di parlare… Dimmi, c’è qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?
 
Bigby continuava a fare avanti e indietro camminando. Non riusciva a stare fermo.
Senza controllo delle sue emozioni, rispose:
 
- No, figurati, non è successo nulla, tranquillo… anzi no! Effettivamente qualcosa è successo: Snow, il mio capo, è stata pestata a sangue da degli individui armati di pistola senza la minima idea del perché lo abbiano fatto! Questo non mi fa arrabbiare: mi fa incazzare! –
 
Lo specchio capiva la rabbia di Bigby e tentò di assecondarlo, senza tenere peso del suo sfogo:
 
- … Bigby, posso capire la tua frustrazione; anch’io mi sento adirato, ma ricorda che quest’evento, nessuno
lo avrebbe mai immaginato. –
 
Bigby continuava a fare avanti e indietro. Ad un tratto, si fermò, guardò lo specchio e disse:
 
- Oh, davvero? Come quando Faith è stata decapitata? Dimmi: non è per caso la stessa situazione questa? Non è la stessa cazzo di situazione quando ti chiedo di farmi vedere Faith e tu, prontamente, mi ripeti quella maledetta frase? O sbaglio? Se non è così, allora mostrami dove si trova! –
 
Lo Specchio rimase impassibile; guardò Bigby per un breve istante, poi parlò:
 
- … Come ti ho già detto, grazie ad una potente magia, le sue sembianze sono celate; sfortunatamente per te, queste
 
- labbra sono sigillate! Si, grazie! Continui a ripeterlo ogni dannata volta! … Merda! È come se qui la gente abbia più misteri che risposte! Che avete di così tanto segreto? –
 
Lo Specchio rimase impassibile e guardò Bigby. Quest’ultimo diede le spalle allo specchio, sospirò profondamente, si passò una mano per strofinarsi gli occhi e disse:
 
- … Mi dispiace, non è colpa tua… io… -
 
Lo Specchio rimase in silenzio; poi Bigby si voltò verso di lui e disse:
 
- … Perché non posso vedere Faith? Vorrei solo sapere se è viva… Mi basterebbe questo per farmi sentire –
 
- Con chi stai parlando? –
 
Bigby si voltò di scatto, mentre lo specchio, svanì immediatamente. Jane apparve poco dopo da dietro gli scaffali e guardò Bigby con aria preoccupata:
 
- Stai bene? Ti ho sentito urlare… -
 
Bigby si voltò verso lo specchio. Non c’era più il solito faccione verde, ma il riflesso di un Bigby stanco, arrabbiato e preoccupato. Si voltò di nuovo verso la collega, che continuava a guardarlo con aria preoccupata. Sospirò, si passò una mano sugli occhi. Aveva un mal di testa lancinate. Mentre si massaggiava la parte superiore del naso chiese:
 
- … Snow come sta? –
 
Jane mise le mani nelle tasche del giacchetto, guardò la punta della sua scarpa e rispose:
 
- Per il momento è stabile, anche se è ancora sotto shock. Ha bisogno di riprendersi dall’aggressione. Swineheart le consiglia di restare a riposo per qualche giorno, ma non credo che lo ascolterà. –
 
Bigby fece una mezza risata amara e sorrise leggermente. Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e chiese:
 
- … Ha detto qualcosa riguardo l’aggressione? –
 
Jane si schiarì la voce, mentre Bigby, per tentare di calmarsi, prendeva una sigaretta dal pacchetto:
 
- Ha tentato di parlare e dire qualcosa, ma non si è capito quasi nulla per via dei colpi ricevuti. Una cosa però è riuscita a dirla chiaramente… -
 
Bigby prese l’accendino dai pantaloni e fece per azionare l’accendino:
 
- E sarebbe? –
 
Jane tenne lo sguardo abbassato, poi guardò Bigby e disse una frase che lo lasciò con l’accendino a mezz’aria:
 
- … “Hanno preso il corpo.” –
 
Bigby rimase senza parole. Spense l’accendino, si voltò verso Jane e chiese:
 
- … Cosa? –
 
Jane guardò Bigby con aria seria. Non era uno scherzo: avevano rubato il cadavere.
Ma perché? Che cosa aveva a che fare con loro? C’era forse un nesso con l’aggressione?
Bigby tolse la sigaretta dalle labbra e si mise a fissare Jane che aggiunse:
 
- Purtroppo è vero. Sono andata a controllare io stessa il tavolo dell’obitorio; però abbiamo un indizio molto utile per le indagini: uno dei tre malviventi si è fatto sfuggire il nome del morto. –
 
Bigby guardò Jane impaziente. Era curioso di sapere:
 
- Lo ha chiamato Eddy. Forse lo conoscevano, per questo sono venuti a riprenderselo. –
 
Bigby tolse dalle labbra la sigaretta e chiese:
 
- … Pensi ancora all’ipotesi di una gang? –
 
Jane annuì:
 
- E’ molto probabile. Ed è anche probabile che, da ciò che abbiamo trovato nel suo corpo, ci sia qualcosa di veramente grosso in ballo. –
 
Bigby iniziò a riflettere con le informazioni che possedeva:
 
Il presunto uomo misterioso, che ora sappiamo chiamarsi Eddy, molto probabilmente faceva parte setta o gang segreta che potrebbero star formulando e testando un nuovo tipo di droga. Eddy era uno dei Beta Tester. Gli effetti della nuova droga gli devastano gli organi interni, giorno dopo giorno, senza che nessuno se ne accorga; finchè, quando da di matto il giorno in cui noi lo arrestiamo, muore.
I compagni, venuti a sapere della notizia, non potevano permettersi che la polizia locale scoprisse cosa stessero facendo, così decisero di inviare una “squadra di recupero” per eliminare le trace raccolte e nascondere ogni pista che dimostrasse la loro esistenza.
La motivazione per l’aggressione c’era, però mi chiedo:
1) Che tipo di droga si tratta? È già in commercio?
2) Come sono venuti a sapere i tre aggressori del cadavere? Come sapevano quando attaccare l’ufficio?
3) Chi manovra l’intera organizzazione? Chi è il capo?
 
Bigby rimase a pensare, ma non aveva abbastanza informazioni per rispondere alle sue domande. Doveva indagare ancora più a fondo nella questione.
 
Si voltò verso Jane e le disse:
 
- … Voglio che questo posto venga controllato da cima a fondo, centimetro per centimetro; non dobbiamo lasciare nemmeno un angolo che non sia stato ispezionato. Se sono entrati di fretta, sicuramente avranno fatto degli errori. –
 
Jane annuì:
 
- Sarà fatto. Inizio subito. Chiamo Bufkin per controllare chi sia questo Eddy. Magari scopre qualcosa. –
 
Bigby annuì e guardò oltre gli scaffali di legno e, dopo una breve pausa, disse:
 
- … Io ti raggiungo subito. Vorrei chiedere a Snow alcune domande riguardo all’accaduto… se è in grado di rispondere. –
 
Jane abbassò lo sguardo e annuì. Si avviò e chiamò Bufkin. Pochi istanti dopo, la scimmia spiccò il volo immediatamente e sparì tra le montagne di libri.
Bigby guardò la collega e la scimmia allontanarsi, poi si volò verso gli scaffali., prese un lungo respiro profondo e si avviò per andare a parlare con Snow.
Appena varcò il grande muro di libri, Bigby vide Swineheart intento a disinfettare alcune abrasioni sulla guancia destra di Snow, mentre quest’ultima, con la mano, teneva un impacco di ghiacio freddo sull’altra guancia. Bigby rimase scioccato a quella visione e quasi faticava a tenere alto lo sguardo. I sensi di colpa stavano riemergendo.
Non si erano ancora accorti di lui così, prese un respiro profondo e si convinse. S’incamminò e quando Snow lo vide, tentò di parlare, ma riuscì solo a pronunciare qualcosa di affannato:
 
- B… -
 
Le si avvicinò e le prese la mano libera. Fece piano perché anch’essa era piena di abrasioni e lividi.
Si inginocchiò, per permetterele di vederlo in viso e disse:
 
- … Ciao Snow… -
 
Snow non disse nulla, ma si voltò verso di lui, aprendo e chiudendo le palpebre molto lentamente. Sembrava che stesse per addormentarsi ogni volta.
Bigby si voltò verso Swineheart e chiese:
 
- E’ in grado di parlare? –
 
Il medico stava imbevendo un batuffolo di cotone con del disinfettante e nel mentre disse:
 
- Può provare se vuole, ma faccia con cautela. Non riesce ad esprimersi come vorrebbe. -
 
Bigby annuì. Si voltò verso Snow, fece un respiro profondo e domandò:
 
- … Ricordi cosa ti è successo? Avrei bisogno della tua testimonianza finchè il ricordo è ancora vivido nella mente… so che può essere doloroso, ma è di fondamentale importanza. –
 
Snow chiuse gli occhi e, dopo alcuni respiri profondi, rispose con voce lenta, flebile e impastata:
 
- … Tre … mi hanno… aggredita …spalle… -
 
Bigby sentì ribollirgli la rabbia nelle vene. L’avevano aggredita quando lei era di spalle.
Snow fece altri respiri profondi prima di ricominciare a parlare:
 
- …Hanno… minacciata… una pistola… testa e … –
 
Bigby sentiva la rabbia continuare a salire. Le avevano puntato un arma in testa per costringerla ad obbedire alle loro richieste. Era disarmata, non avrebbe potutto fare nulla per difendersi.
Non sapeva cosa lo frenasse dal distruggere qualsiasi cosa, ma Bigby continuò ad ascoltare la testimonianza di Snow. Prendeva respiri profondi dopo ogni parola pronunciata e si sentiva, e allo stesso tempo vedeva, che faceva fatica a parlare. Bigby notò che le lacrime scendevano lente dagli occhi arrossati e gonfi:
 
- Li ho… portati… al corpo… poi… un colpo… e buio… -
 
In quel momento, il Dr. Swineheart s’intromesse:
 
- Li ha condotti al luogo dove tenevae il cadavere, poi, per evitare che desse l’allarme, le hanno dato un colpo col calcio della pistola alla testa. I colpi inflitti al corpo sono successive al colpo alla testa… -
 
Bigby alzò lo sguardo verso il medico. Non poteva credere a quello che aveva sentito: quei tre stronzi avevano pestato Snow poco prima che svenisse!
In quel momento, nella mente di Bigby, pensò a sole due cose: vigliaccheria e omicidio.
Quei tre vigliacchi dovevano morire, e Bigby si promise a sé stesso che avvenisse per mano sua…
 
Tornando alla realtà, Bigby si accorse che stava ancora tenendo la mano a Snow. Nonostante lo shock, Snow non tremava più. La sua mano era ferma, calorosa e rilassata. A quanto pare si era tranquillizzata grazie a Bigby.
Quest’ulitmo si calmò, appoggiò delicatamente la mano sul dorso della mano di Snow mentre continuava a tenerla stretta e disse:
 
- … Ti prometto che prenderemo quei bastardi e che passeranno il resto dei loro giorni dietro le sbarre. –
 
Snow si voltò verso Bigby, che lo guardò con aria decisa. Annuì con la testa. Voleva giustizia.
Bigby continuò a stringerle la mano, ma Swineheart intervenne:

- … Detective, la pregerei di andare adesso. Devo suturare alcuni punti… -
 
Bigby la guardò negli occhi, poi le lasciò delicatamente la mano e si allontanò alla ricerca di indizi.
 
Appena oltrepassò gli scaffali, Bigby si mise subito a cercare tra il materiale e le carte sparse per tutto il pavimento dell’ufficio, pur di trovare qualsiasi cosa che conducesse ai criminali. Cercò a lungo tra il disordine, trovando materiale dell’ufficio, carte burocratiche e permessi di alloggio e prestiti, pezzi di sculture andate distrutte e pagine di libri strappati. C’era di tutto, ma sembrava non esserci nulla da parte dei ladri.
Appena arrivò verso la scrivania di Snow, Bigby notò tra i fogli sparsi un pezzettino di carta appallottolato che non centrava nulla col resto. Si accucciò, prese il pezzo di carta e lesse il contenuto:
 
“Non esagerare!”
 
La scrittura era in stampatello piccolo, scritta lentamente con una calcatura di penna decisamente leggera. Forse lo aveva scritto qualcuno con problemi o difficoltà nel muovere le mani o nell’afferrare oggetti. Bigby lo osservò a lungo e pensò:
 
Chi può averlo mai scritto? Non è ceratmente la scrittura di Snow e nemmeno quella di Bufkin… forse è uno dei criminali.
 
Per conservarne l’inchiostro, Bigby lo sigillò in una busta di plastica e lo mise nella tasca posteriore dei pantaloni.
 
Terminato quel settore, si diresse verso il reparto dei libri magici e vi trovò Bufkin che cercava informazioni su Eddy. Aveva a fianco a sé diversi libri, grandi quanto enciclopedie, e le stava sfogliando una ad una. Bigby si avvicinò e gli chiese:
 
- Come procede? –
 
Bufkin non si voltò e continuò a sfogliare le pagine antiche, ormai ingiallite dal tempo, ma rispose alla domanda:
 
- Per il momento ancora nulla, ma cerco di fare il più velocemente possibile Sceriffo. –
 
Bigby guardò la scimmia intenta a leggere: dall’espressione in viso sembrava determinato a scoprire e risolvere il caso tanto quanto i due detective. Bigby guardò ancora una volta i libri sparsi per il tavolo in quercia massiccia e disse:
 
- Perfetto. Continua così. Appena trovi qualcosa, non esitare a chiamarci. –
 
Il detective fece per allontanarsi, ma venne fermato dalla voce della scimmia:
 
- Detective Wolf? –
 
Bigby si voltò e Bufkin disse:
 
- … Se ci foste stati qui voi, non sarebbe successo nulla di tutto questo… mi dispiace molto di non aver fatto nulla per aiutare la Sig.na Snow… -
 
Bigby si mise a guardare Bufkin: era arrabbiato con sé stesso e si pentiva di non aver fatto nulla per aiutare Snow. Cercò di confortarlo:
 
- Non è colpa tua. Loro erano in 3 e voi in 2. Eravate in svantaggio, e loro sono dei vigliacchi. –
 
Bufkin non sembrava per niente convinto delle parole del detective, così Bigby cercò di motivarlo:
 
- Quello che possiamo fare ora è scoprire chi sono, perché lo hanno fatto e perché Eddy era così importante; quindi, confido su di te per saperne di più. –
 
Bufkin gli sorrise, annuì e tornò col muso in mezzo al libro. Bigby lo lasciò fare e si diresse verso l’area dove tenevano il corpo. Appena arrivò al separè, notò che era completamente strappato e quasi distrutto; lo superò e vide Jane intenta alla ricerca di indizi. Quest’ultima si volò verso di lui e disse:
 
- Non hanno lasciato molti indizi, a parte tanto casino. –
 
Bigby si guardò attorno: il tavolo in legno, dove era adagiato il corpo, era a gambe all’aria, i pezzi di carta del separè erano sparsi per tutto il pavimento e una lampada a pochi metri era ridotta a brandelli. Pezzi del vetro di una finestra vicina erano sparsi ovunque e il rumore degli scricchioli si percepiva ad ogni passo. Bigby guardò il macello che avevano combinato, poi si rivolse a Jane:
 
- Che hai trovato? –
 
Jane prese due buste di plastica trasparente contenenti dei pezzi di plastica neri e una striciolina di carta. Tirò  fuori prima i pezzi di plastica e disse:
 
- Sembrano dei residui di qualche sacco della spazzatura. Credo abbiano nascosto il cadavere dentro a uno di quei sacchi e, nella foga, siano riusciti pure a strapparlo. –
 
Bigby osservò i pezzettini e, con tono sarcastico disse:
 
- Sacchi per la spazzatura… questi criminali hanno sempre più fantasia nel commettere reati. –
 
Jane sorrise leggermente, mise via gli indizi e mostrò il pezzo di carta. Era stropicciato, ma si capiva bene che era uno scontrino. Bigby lesse cosa c’era scritto:
 
“Farmacia - Erboresteria “The Green Tree”
 
Prodotti da banco:
- Thermo Extreme (120 capsule senza aroma) 5 x 31,49
- Liposuxten (compresse integratore dimagrante) 3 x 180
- Ezimega Plus (20 capsule) 4 x 19,78
Dollari: 776,57

 
I due detective lessero il contenuto dello scontrino e Bigby rimase al quanto stupito dalla quantità e del prezzo dei farmaci comprati. Mentre leggeva il conto, esclamò:

- E’ lo stesso negozio dove Eddy ha comprato delle pillole dimagranti! –

Jane osservò il nome ed esclamò:

- Hai ragione. Che sia un collegamento? –

Bigby continuò ad osservare il biglietto e, con voce stupita, esclamò:

- Non ne ho idea, ma è probabile… Mi sorprende che non hanno badato a spese! È strano spendere così tanti soldi per dei farmaci dimagranti. –

Jane guardò il suo collega e disse:

- Vero; ma il fatto più strano non è solo la quantità e il prezzo, ma anche i prodotti stessi. –

Bigby si voltò verso la collega. Non capiva quello che volesse dire. Con aria confusa, domandò:

- In che senso? –

Jane indicò col dito indice i vari nomi scritti sullo scontrino e si spiegò:

- Tutti questi farmaci non sono da banco, sono prodotti richiesti solo ed esclusivamente con ricetta medica. All’inizio lo erano, ma per via della facilità con cui tossicodipendenti, adolescenti con disturbi alimentari e disturbi mentali potevano andare a comprarli, li hanno dichiarati vendibili solo col permesso del medico curante. –

Bigby guardò la collega e disse:

- Quindi è uno scontrino non valido? È stato modificato apposta? –

Jane annuì:

- Non solo: dopo averli messi sotto prescrizione medica, questi tre farmaci sono stati inseriti in una lista di altri 40 farmaci che sono stati aboliti dallo Sanità circa qualche anno fa, perché risultati nocivi o deleteri per l’organismo; in pratica, erano veleno per il corpo. –

Bigby guardò la collega stupefatto. Sapeva moltissime cose sull’argomento e stava risultando utile. Jane continuò la sua osservazione:

- Forse il farmacista che ha venduto i farmaci è coinvolto… per questo sullo scontrino risulta tutt’altro che il vero. –

In quel momento, Bigby si ricordò dell’indizio che aveva trovato: lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e lo mostrò a Jane:

- Hai detto che questi farmaci sono letali, dico bene? –

Jane guardò il sollega e confermò:

- Si esatto… perché? –

Bigby mostrò il foglietto trovato poco prima a Jane e le disse:

- Questo era per terra davanti alla scrivania di Snow. Probabilmente lo ha perso uno dei ladri… portrebbe essere un idea azzardata, ma forse il farmacista lo ha scritto come promemoria. –

Jane guardò il biglietto, poi Bigby:

- … Stai pensando a qualcosa? –

Bigby annuì:

- Credo di avere una teoria… –

Jane prese il foglietto e ascoltò attentamente Bigby, che iniziò ad esporla:

- Allora: una gang di narco trafficanti, che comprende i tre uomini che hanno fatto irruzione oggi, sta producendo una nuova droga da portare in vendita al commercio del mercato nero. Uno degli ingredienti base della nuova droga sono le pillole dimagranti che, a quanto pare, se in troppe dosi può creare danni permanenti o anche la morte. Queste persone hanno bisogno di alcuni Beta-teaster, possibilmente tossicodipendenti che farebbero di tutto per una dose. Qui entra in gioco Eddy: tossicodipendente da anni, si offre per provare la nuova droga e continua finchè non muore stecchito. La gang viene a sapere che la polizia ha trovato il corpo di un tossicodipendente morto per cause sconosciute. Tutto è perduto, a meno che, la polizia non riesca più ad indagare sull’unica prova che possiedono. –

Jane seguì tutto il filo del discorso e forse capì fin dove voleva arrivare Bigby:

- Con questo vantaggio a loro favre, la gang si organizza per una “missione di recupero”; l’obiettivo è recuperare il corpo e farne perdere le tracce; dopo di che, tre uomini armati di pistola irrompono all’ufficio, prelevano il corpo e se lo portano via pensando di aver risolto tutto. –

Jane annuì. Sembrava reggere come teoria, ma c’erano alcuni punti dove non sembrava convinta:

- E’ una buona teoria… ma che mi dici del come facevano a sapere esattamente dove andarlo a cercare e quando colpire? –

Bigby si grattò la barba e rispose:

- Su questo non saprei dirti con esattezza… forse avevano inviato una spia; magari qualcuno che è passato all’ufficio per chiedere un prestito faceva parte del giro… non lo so. –

Jane annuì, poi fece un'altra domanda:

- Inoltre: chi c’è dietro a tutto questo? Una gang deve avere un capo che organizzi il tutto… -

Bigby si ricordò della chiacchierata con Frank e Kyle:

- … Forse ho dei sospettati: i proprietri della discoteca “Sun and Moon Eclipses”. Quando gli ho mostrato la foto di Eddy, uno dei due stava per parlare, ma il collega lo ha fermato subito. Lo ha letteralmente fulminato con gli occhi, come se stesse per dire qualcosa che non doveva dire. -

Jane rimase stupita:

- … Pensi che abbiano a che fare con la morte di Eddy e con l’aggressione? –

Bigby annuì:

- Non lo penso; ne sono convinto. Stanno certamente nascondendo qualcosa. -

In quel momento, Bigby e Jane realizzarono che avevano una pista da seguire. Si avviarono verso la scrivania e cercarono di raccogliere tutte le teorie possibili per capire chi o cosa ci fosse in ballo in questa storia assurda. Mentre Jane sistemava gli indizi raccolti fino a d’ora, Bigby le propose un piano:
 
- Facciamo così: andiamo alla farmacia, facciamo qualche domanda al proprietario e, nel caso dovesse darci informazioni utili, andiamo alla discoteca. –

Jane annuì. In quel momento, dall’alto, sentirono una voce:

- SIG. BIGBY, SIG.INA JANE! –

Alzarono entrambi lo sguardo e videro Bufkin in volo che tentava di atterrare a pochi metri. Appena planò a terra, disse:

- L’ho trovato! L’ho trovato! Ho trovato il nostro uomo finalmente! –

Bigby e Jane si diressero verso Bufkin, che teneva un foglio in mano. Lo consegnò ai due detective e spiegò ciò che aveva scoperto:

- Il nostro uomo si chiama Eddy Truman, ex-proprietario di una ditta di immobili andata in fallimento 6 anni fa; la moglie ha chiesto il divorzio nello stesso periodo. Per pagarsi le spese tra avvocati e debiti, ha dovuto vendere tutto ciò che possedeva: casa, beni di prima necessità, auto. Finì sul lastrico e si è dato alla vita da strada; da allora non se n’è più avuta alcuna traccia. –

 Bigby e Jane guardarono il foglio con su la foto di Eddy: era un ragazzo giovane, coi capelli rossi pen curati e sorridente; nella foto indossava uno smoking grigio cenere e sembrava molto pi grande della sua età. Jane lesse le informazioni scritte e disse:

- Si era laureato alla New York University col massimo dei voti, poi ha aperto una ditta appena finiti gli studi. Si è sposato all’età di soli 22 anni e già era ritenuto uno dei maggiori esponenti nel suo settore. –

Bufkin aggiunse una novità sconvolgente:

- La cosa sorprendente è come sia finito così in basso: il motivo per cui la ditta è andata in fallimento, a detta dei rapporti scritti dei vice-coordinatori, Eddy aveva iniziato a fare abuso di sostanze illegali e questo aveva alterato il suo modo di dirigere l’azienda, mandandolo così al fallimento. –

Jane e Bigby si guardarono e quest’ultimo disse:

- Ecco la conferma del Beta-teaster: non avendo più nulla da perdere e avendo provato negli anni qualsiasi tipo di droga, si è offerto come volontario per sperimentare quella nuova. –

Jane annuì e guardò la foto di Eddy ancora una volta: era completamente diverso dall’uomo che avevano incontrato.
Jane guardò la foto, poi si rivolse a Bigby e disse:

- ... Risolviamo questo dannato caso. Voglio parlare col farmacista. –

Bigby annuì e si misero in marcia. Mentre stava per allontanarsi con Jane, Bufkin fermò Bigby e gli disse:

- Aspetti detective! Devo farle vedere una cosa! –

Bufkinf prese il volo e sparì nuovamente tra gli scaffali. Bigby si voltò verso Jane e le disse di aspettarlo fuori dall’ufficio. Jane si avviò, mentre Bufkin tornò subito dopo con un altro foglio e, dopo essere atterrato, lo consegnò a Bigby. A bassa voce gli disse:

- C’è un'altra cosa che non ho detto riguardo ad Eddy, per via della presenza della Sig.ina. Jane e del fatto che… beh, non avrebbe capito… -

Bigby capì immediatamente: Jane era umana e le questioni sulle Fiabe dovevano rimanere segrete. Lesse il foglio e fece una scoperta sconvolgente. Bufkin gli spiegò tutto:

- Eddy Truman era uno dei fratelli di Pollicino. Se n’è andato dal mondo delle Fiabe circa 11 anni fa e non vi ha fatto più ritorno. La famiglia ha perso i contatti da molto tempo ormai e non lo hanno mai cercato perché lo hanno diseredato dopo la sua fuga nel mondo degli Umani che non è stata vista e men che meno ben accetta dalla famiglia. -

Bigby rimase scioccato da questa novità. Non immaginava che la famiglia potesse fare una cosa simile. Riconsegnò il foglio a Bufkin e disse:

- Grazie delle preziose informazioni Bufkin. Hai fatto un ottimo lavoro. –

Si diresse verso l’uscita e nel mentre pensò a come doveva sentirsi un uomo dall’avere tutto a ritrovarsi con nulla.
 
***
Dopo circa 25 minuti, Jane e Bigby arrivarono alla farmacia e trovarono l’edificio quasi immediatamente. All’inidrizzo 170 William St, 10038, nella zona di Lower Mahattan, il negozio era parte di un complesso di appartamenti al pian terreno, vicino al Brooklyn Bridge e a delle rimesse per il carico-scarico di materiali per le ditte edilizie della zona. Il negozio non era grandissimo: la vetrata davanti era costellata di adesivi raffiguranti fiori e piante, come esposizione c’erano dei flaconi di medicinali a prezzo ribassato e scritte in corsivo molto raffinato. Gli stipiti in azzurro chiaro risaltavano il cartello con il logo della croce rossa, che però stava mezzo coperto da un tendone sopra la porta principale.
Bigby e Jane perlustrarono la zona: era un quartiere urbano abbastanza tranquillo, con persone vestite bene e operai che lavoravano nei vari cantieri; quello che notarono fu che non si vedeva in giro neanche un volto sospetto. Sembrava un quartiere normale, dove la malavita non sembra esistere.
I due detective si avvicinarono alla farmacia ed entrarono, facendo tintinnare una campanellina appena sopra la porta. L’interno del negozio era ben tenuto: il bancone era in legno bianco, con gli stipiti di color grigio chiaro; le credenze con posati sopra farmaci di ogni tipo e barattoli contenti erbe aromatiche provenienti da qualsiasi posto del mondo. Il pavimento era piastrellato, con un motivo mandala particolare, quasi come se fosse una pianta in ceramica blu, verde e oro.
Appena i due detective misero piede dentro al negozio, Bigby venne pervaso da un intenso profumo di lavanda e rosa canina, ma percepiva qualcos’altro che non riusciva bene ad identificare per via dell’intensità dei profumi. Jane si avvicinò ad uno scaffale dove vi erano in esposizione dei farmaci per il mal di testa e disse:

- Questo posto sembra più un negozio di caramelle che una farmacia. –

Bigby si guardò attorno e aggiunse:

- Per un tossicodipendente è più o meno la stessa cosa. -

Da dietro il bancone, apparve una signora anziana sui 70 anni circa, coi cappelli grigio bianco raccolti in una bandana blu, leggermente bassa e gobbuta, come se portasse sempre un enorme peso da trasportare; indossava degli occhiali senza montatura piccoli, come quello che utilizzano gli orologiai per ultimare il loro lavoro nel dettaglio.
Aveva con sé un barattolo di ceramica, probabilmente contenente una delle tante erbe aromatiche, e li accolse con un sorriso stampato in volto:

- Buongiorno! Posso esservi d’aiuto? –

I due detective si avvicinarono al bancone in legno e Bigby si presentò:

- Salve. Sono il detective Wolf, sceriffo del distretto di Manhattan; lei è la mia collega Bleddyn. –

L’anziana signora sistemò il barattolo sul bancone e si sistemò i piccoli occhiali:

- Oh, la prego, non faccia il formale: può chiamarmi Hannah. –

Bigby si prestò a parlare con la signora, mentre Jane si era allontanata per dare un occhiata in giro. Mentre Jane perlustrava il negozio, Bigby continuò la sua conversazione:

- Va bene Hannah. La mia collega ed io siamo qui perché stiamo seguendo un caso importante. Dai nostri indizi, è apparso il nome della sua farmacia e, per questo motivo, vorremmo che rispondesse ad alcune domande. –

Stranamente, Hannah sembrò preoccupata da questa notizia. Bigby le lesse in volto la preoccupazione, che cercò i mascherarla il più possibile:

- Ah… Davvero? Beh, chiedete pure. Sono a vostra disposizione. –

Bigby prese lo scontrino trovato all’ufficio e lo mostrò ad Hannah:

- Questo è uno scontrino del suo negozio rinvenuto su una delle scene del crimine. Può confermarmi che questo scontrino è stato battuto dalla sua cassa? –

Hannah deglutì nuovamente. Bigby pensò che stesse nascondendo qualcosa, ma può anche darsi che fosse per altro; essendo anziana, magari aveva delle difficoltà a livello fisiologico. Hannah si sistemò gli occhiali sul naso, osservò lo scontrino e titubante disse:

- … Ehm… No. No no, impossibile. Non posso averlo battuto io questo scontrino, no no… -

Allungò la mano per prendere una penna dal portapenne li vicino, poi prese il barattolone di ceramica e fece per scriverci su qualcosa sulla targhetta. Bigby controllò ogni suo moivmento e notò che la mano le tremava parecchio mentre tneva la penna. Le fece un’altra domanda:

- Come fa ad esserne certa? –

Hannah deglutì nuovamente e si mise a scrivere sulla targhetta del barattolo. Bigby notò che la sua scrittura era molto leggera, in stampatello e tremante… la stessa calligrafia del biglietto trovato all’ufficio. Bigby era certo che nascondesse qualcosa.
Si avvicinò sul bancone e con tono genitle disse:

- … Per quale motivo dice che non sia il suo scontrino? Riporta il nome della sua farmacia… -

Hannah poggiò la penna, lasciò il barattolo e rispose al detective in modo parecchio vago:

- … Non so cosa dirle detective! Qualche burlone si sarà divertito a creare falsi scontrini della mia farmacia! –

Bigby non la bevve. Stava chiaramente tentando di nascondere qualcosa a loro due. Bigby la istigò e le rispose:

- … E lei pensa sia normale che qualcuno faccia falsi scontrini a nome del suo negozio? Io mi arrabbierei su tutte le furie… -

Hannah deglutì un'altra volta. Era chiaro che era stressata e nervosa. Gli si avvicinò e gli rispose a tono:

- Senta: non so chi o perché questa persona abbia deciso di fare uno scherzo di cattivo gusto, ma io non ne so assolutamente nulla! Quello scontrino riporta dei farmaci che sono vietati dalla legge da anni ormai! Io non vendo farmaci illegali! –

In quel momento, la voce di Jane si sentì da un’altra stanza del negozio:

- E allora mi spiega che ci fa questo? –

Mentre Bigby era impegnato con la proprietaria, Jane si era allontanata per dare un’occhiata al negozio. S’intrufolò dentro una stanza e ve ne uscì con in mano un flacone targato Liposuxten, uno dei farmaci illegali. Hannah impallidì e Jane guardò il flacone sigillato ancora dal marchio di garanzia e disse:
 
- A meno che questi non siano scaduti da parecchi anni e lei ci faccia la collezione, direi che qui nel retro ce n’è una bella scorta… all’incirca 300 flaconi. -

Bigby si voltò verso Hannah che, ormai, sapeva di essere stata colta in flagrante. Le sorrise leggermente e le disse:

- Uno scherzo di cattivo gusto, eh? A me sembra più intralcio alla giustizia… -

Hannah guardò i due detective con aria preoccupata, si guardò le mani e alla fine disse:

- … Voi non capite… non sapete con chi avete a che fare… -

Bigby e Jane guardarono la proprietaria con aria confusa. Di chi stava parlando?
In quel momento, dal retro del negozio, si sentì il rumore di un vetro infrangersi. Bigby e Jane si voltarono verso la fonte del rumore e sentirono qualcuno o qualcosa rovistre con del vetro. I due detective si voltarono verso Hannah e quest’ultimo disse:

- Chi c’è nel retro del negozio? Ha altri dipendenti? –

Hannah abbassò lo sguardo. Aveva paura, glielo si leggeva in faccia. Bigby andò dietro al bancone seguito da Jane che si diressero verso la porta sul retro. Hannah tentò di fermarlo:

- NO FERMO! NON POTETE ENTRARE! NON AVETE ALCUN DIRITTO! –

Jane le si parò davanti bloccandole il passaggio e disse:

- Fino a prova contraria, se si ha il sosptto che qualcuno sia dentro un negozio contro la volontà dei proprietari, dei poliziotti possono irrompere per verificare la sicurezza del luogo. Ergo, non stiamo infrangendo nessun diritto. Resti dov’è. –

Hannah impallidì. Bigby intanto cercò di aprire la porta, che purtroppo era chisa a chiave. Con una spallata, Bigby riuscì a sfondarla e quando vide ciò che c’era all’interno, rimase senza parole. Il magazzino era pieno di scaffali colmi delle scorte di farmaci, ma qualcuno lo aveva trasformato in un laboratorio provvisorio. Al centro della sala, vi erano due tavoli enormi con apparecchiature da ricerca scientifica; più a lato c’erano degli scarti di medicinali, carte e immondizia.
Davanti a Bigby, c’era una serranda aperta, dove qualcuno stava caricando della roba su un camion. Due uomini stavano caricando uno scatolone imballato sul furgone ormai pieno e che sembrano di fretta. Osservandoli meglio, Bigby vide che c’era un terzo uomo al volante del camion e capì che erano i tre aggressori dell’ufficio.
I due uomini che caricavano la roba si voltarono verso Bigby che, appena incrociarono il suo sguardo, sul loro viso appare un’espressione di terrore.
Il primo era alto, magro, capelli scuri lughi raccolti in una coda, barba e baffetti, magleitta rossa e pantaloni di tela verdi con scarpe da ginnastica blu; il secondo era di statura normale, capelli biondi corti, baffi, una felpa grigia e panatloni neri con scarpe da ginnastica bianche. Il ragazzo magro gridò:

- Oh cazzo… METTI IN MOTO STEVE! METTI IN MOTO! –

L’uomo al volante si voltò di scatto, guardò dietro di sé e, appena si voltò, accese il motore del camion. Gli altri due lasciarono cadere a terra uno degli scatoloni che stavano caricando, che fece un rumore assordante, e salirono per sviglnarsela.
Bigby capì che stavano per scappare e non poteva permetterlo. Dalla loro esprssione di paura, aveva capito che avevano a che fare con l’aggressione, ne era certo.
Bigby corse verso la serranda e, con un salto, oltrepassò il tavolo da laboratorio facendo cadere in terra delle attrezzature che, a contratto col pavimento, si distrussero. Appena poggiò il piede a terra, Bigby si lanciò per afferare uno dei due fuggitivi. Riuscì a prenderne uno per la manica della felpa ed era deciso a non lasciarlo andare. Jane stava oltrepassando il tavolo quando, il fuggitivo preso da Bigby, sferrò con l’altra mano libera un pugno dritto in faccia al detective.
Non capì come, ma Bigby sentì un dolore incredibile pervadergli tutto il viso. Il criminale gli aveva rotto il naso, ma con una forza tale da metterlo quasi KO. Non aveva mai provato un dolore simile. Bigby lasciò la presa per coprirsi il naso, che iniziò a sgorgare sangue a fiumi, e il criminale riuscì a salire sul camion, che partì con una sonora sgommata.
Jane asistette alla scena e urlò ai criminali di fermarsi, ma il camion era già paritito per la strada del viale diretto alla via principale. Mentre Bigby tentava di rialzarsi da terra col naso sanguinante, Jane saltò dalla pedana di carico-scarico e iniziò a correre dietro al camion per prendere i criminali. Bigby riuscì a raggiungere la seranda e vide Jane corrergli dietro. Notò la velocità con cui riusciva a seguirlo: era davvero veloce, quasi quanto un animale da caccia.
Bigby non capì se era per via della botta, ma giurò che, per un istante, Jane non le sembrò affatto umana.
Allo stremo delle forze, Jane decellerò e lasciò andare il camion. Si fermò a pochi metri dall’uscita della stranda principale e lo vide svoltare l’angolo con una sterzata brusca.
Anche stavolta erano fuggiti… di nuovo…
Jane si protese in avanti, poggiando le mani alle coscie per riprendere fiato. Stava ansimando molto e sembrava aver appena corso una maratona. Si riprese, si voltò verso Bigby e si diresse verso di lui. Appena gli fu vicino, notò che si stava tenendo il naso dolorante e che un rivolo di sangue sava scendendo giù per tutto il braccio fino al gomito per poi formare per terra delle pozze. Jane gli prestò subito soccorso e disse:

- … Stai bene? Ti fa tanto male? –

Bigby lasciò la mano e permise a Jane di vedere l’intensità del danno. Jane lo curò con un fazzoletto di seta che aveva con se nella tasca dei pantaloni e lo usò per tamponare le narici del collega. Bigby la osservò. Aveva la stessa espressione di preoccupazione quando trovarono Snow a terra quasi riva di sensi. Continuò ad osservarla e rispose:

- … Non è niente di grave, sto bene… -

Jane era visibilmente preoccupata e continuò a prendersene cura, ignorando le rassicurazioni del collega. Mentre controllava se il sangue si fosse fermato, Jane chiese:

- Con cosa ti ha colpito? –

Bigby ripensò al pugno ricevuto: la forza di quell’uomo era davvero intensa, quasi sovrumana, ma non lo raccontò a Jane perché non avrebbe capito. Fece spallucce:

- … Non ne ho idea. Lo stavo trattenendo per un braccio e con l’altro mi ha colpito con un pugno; non ho visto se aveva qualcosa… -

Jane smise di tamponare, sorrise leggermente disse:

- … Si è fermato. Tienilo. Se dovesse ancora sanguinare, può esserti utile. –

Bigby prese il fazzoletto sporco di sangue, tornò dentro il magazzino e andò ad un lavandino vicino per risciaquarlo. Nel mentre disse:

- … Me la cavo, grazie. Vai a prendere Hannah. La portiamo in centrale. Voglio farle qualche domanda riguardo a questa storia. Nel frattempo cerco indizi qui nel retro. –

Jane lo guardò e disse:

- Sei sicuro? –

Bigby annuì e lo stesso fece Jane; si dirisse verso il negozio, lasciando da solo il detective. Bigby risciaquò il fazzoletto con dell’acqua e si ripulì dal sangue incrostato per poi mettersi a perlustrare il magazzino. Vi trovo diversi utensili da laboratorio in vetro, plastica e accaio, dei fogli con delle formule chimiche e scarabocchi e diversi contenitori contenenti delle sostanze di diversi colori.
Perlustrata l’area e dopo essersi accertato che non ci fosse nulla di fondamentale, Bigby deccise di ispezionare lo scatolone che avevano abbandonato i criminali poco fa. Quando lo aprì, ne rimase stupito: c’erano diversi contenitori di vetro rotti, pieni di sostanze stupefacenti. In uno di questi, attraverso il suo fiuto, ne riconobbe la cocaina, marijuana, eroina, LSD e altre droghe illegali.
Rovistò ancora per cercare altri indizi e trovò qualcosa di insolito: tra i vari resti di boccette rotte e la droga, trovò un frammento fluorescente di colore verde. Lo prese tra le dita e lo osservò: assomigliava ad una pillola o una qualche capsula di un farmaco, ma non aveva mai visto niente di simile prima d’ora.
Mentre osservava la capsula verde, Jane ritornò al magazzino con Hannah in manette. La vecchietta si dimenava e si lamentava:

- Lasciami sciagurata che non sei altro! Ma chi ti ha insegnato l’educazione? Non si tratta così una signora anziana! –

Jane la teneva sottobraccio e la stava direzionando verso Bigby. Quando furono vicini, Jane fermò Hannah e le disse:

- Una cosa la so per certo: l’educazione insegna che non si mente alla polizia.... devo ricordarle che ha appena mentito, che nascondeva un laboratorio di droga illegale e che ha tentato di svignarsela facendo resistenza? –

Bigby non capì cosa stesse succedendo così chiese:

- … La stai accusando di resistenza a pubblico ufficiale? –

Jane si voltò verso Bigby e spiegò l’accaduto:

- Mentre stavo andando a prenderla, l’ho beccata mentre tenatava di chiuderci dentro il negozio a chiave. Sono riuscita a raggiungerla e ho bloccato la porta a vetri col piede, poi l’ho arrestata. –

Bigby rimase senza parole e Jane non sapeva che dire:

- … Hey, almeno l’ho arrestata. Ho vari motivi per trattenerla più di 24 ore. –

Bigby continuò a fissarla, ma con aria divertita. Jane sorrise capì che la stava prendendo in giro.
In quel momento, Jane notò la piccola capsula nella mano di Bigby e chiese:

- Che hai trovato? –

Bigby guardò la piccola capsula, la mostrò a Jane e disse:

- Sembra un qualche farmaco, ma non l’ho mai visto prima d’ora… tu sai di cosa di tratta? –

Jane guardò il piccolo pezzo verde, lo osservò ma negò:

- … Mai visto prima d’ora… però la signora sicuramente potrà dirci qualcosa, vero? –

Bigby e Jane guardarono Hannah che, con aria furiosa, li fulminò con lo sguardo. Bigby la guardò e le disse:

- Andiamo in centrale per fare due chiacchiere. –

I due detective s’incamminarono verso l’ufficio. Finalmente, avrebbero trovato le risposte che cercavano.
   
 
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