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Autore: Soul Mancini    06/08/2018    6 recensioni
«L'uomo aveva gli occhi sbarrati e vacui, gli arti abbandonati scompostamente attorno a sé e il viso sfigurato dal proiettile e dallo shock.
Non era di certo un bello spettacolo. [...]
Sedeva su una roccia grigio scuro con le gambe penzoloni, i piedi scalzi che quasi sfioravano le acque torbide e quiete del fiumiciattolo. Tra i capelli stopposi, tinti di un viola ormai sbiadito e scialbo, era incastrato un fiore di papavero. [...]
Provò a sorridere e il suo riflesso ricambiò il sorriso.
“Vorrei tanto andare laggiù e abbracciarti. Sono felice di averti qui. E adesso siamo ricche, possiamo concederci un sacco di lussi!”»
NOTE:
- SECONDA CLASSIFICATA al contest "Ci vuole un fiore!" indetto da Pirra su facebook.
- Partecipa al contest "Non ho parole" indetto da milla4 sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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ReggaeFamily

La morte è il miglior stupefacente





«I piaceri proibiti e peccaminosi sono come pane avvelenato. Possono soddisfare l’appetito al momento, ma alla fine portano alla morte.»

Tyron Edwards





Era stata una ragazza a chiamarli; piangeva disperatamente al telefono e continuava a ripetere: “Ha una pallottola conficcata nella fronte, si, e ha il cranio spappolato... che brutta fine, che brutta fine!”.

Si trattava chiaramente di un omicidio.

Quando la polizia era giunta sul luogo del delitto – un campo incolto adiacente a una larga strada di campagna –, un piccolo capannello di persone si era già radunato a pochi metri dal cadavere. I poliziotti si adoperarono per allontanare tutti e sbarrare loro il passaggio con del nastro nero e giallo.

L'agente Sackville, un uomo brizzolato sulla cinquantina, esaminò il cadavere riverso a terra con lo sguardo: si trattava di un signore dai radi capelli bianchi – ora imbrattati di sangue – che indossava degli abiti comodi. Sicuramente era di ritorno da una passeggiata in campagna, avvenuta in tarda serata o di buon mattino. L'uomo aveva gli occhi sbarrati e vacui, gli arti abbandonati scompostamente attorno a sé e il viso sfigurato dal proiettile e dallo shock.

Non era di certo un bello spettacolo.

Sackville lavorava da anni nel corpo della polizia e ormai ci aveva fatto l'abitudine, si faceva impressionare raramente dalle vittime di omicidi o violenze.

Chiunque gli abbia sparato, non doveva trovarsi a grande distanza da questo pover'uomo. Un assassino inesperto” considerò, rivolto a nessuno in particolare.

Mi scusi!” attirò la sua attenzione una voce squillante alla sua destra. Sackville si voltò in quella direzione e si ritrovò davanti una ragazzina sui vent'anni, minuta e pallida, che faticava a stare ferma e gli tendeva la mano. “Sono Ruth, sono stata io ad avvisarvi per telefono! Oddio, è stato terribile trovare il corpo di quest'uomo stamattina! Sono uscita con la mia cagnolina per una passeggiata ed è stata lei a condurmi qui! Vi prego, trovate la bestia che ha combinato questo disastro, è terribile!” piagnucolava, decisamente sconvolta.

Detective Sackville, piacere. Conosceva quest'uomo?”

Mi è capitato di incrociarlo qualche volta da queste parti, penso avesse qualche tenuta in campagna o comunque la frequentasse spesso” spiegò Ruth, passandosi convulsamente le mani tra i capelli corti.

Sackville scosse la testa; quella ragazza non era di grande aiuto.

Si congedò rapidamente da lei, poi si rivolse ai suoi colleghi: “Abbiamo bisogno di un'autopsia al corpo e di un esame più approfondito per capire se ci sono delle tracce di DNA dell'assassino. Io, Balch e Drummond esploreremo i dintorni in cerca di qualche indizio che ci possa aiutare. Mitchell, tu interroga i presenti per capire se qualcuno conosceva la vittima”.


Cercare qualcosa tra erba alta e migliaia di insetti non era propriamente un lavoro piacevole. Sackville era stremato e il sole della tarda mattinata picchiava senza pietà sulla sua testa.

Lui e l'agente Balch, un ragazzo allampanato che da poco era entrato nella loro squadra, si destreggiavano e incespicavano nell'ennesimo groviglio di erbacce e canne alte.

Vedi, è proprio qui che dobbiamo cercare, perché l'assassino potrebbe aver usato questo punto come nascondiglio” spiegò Sackville al più giovane.

Allora se lo saranno mangiato le formiche” commentò Balch, chinandosi per scacciare gli animaletti neri dalle sue scarpe. “Ehi, qui ho trovato qualcosa!”

L'altro gli si avvicinò e constatò che il suo collega stringeva tra le mani un foglietto bianco con delle scritte sopra.

Sembrerebbe un biglietto da visita. E a giudicare dalle sue ottime condizioni, deve essere finito qui da poco tempo” commentò il più giovane.

Sackville glielo sfilò delicatamente dalle mani e lo osservò con attenzione. “Clinica del Papavero. Penso sia di un centro di disintossicazione.”

Sul fronte, il foglietto presentava il nome della clinica in caratteri neri e stilizzati, accompagnato dal disegno di un fiore di papavero e da una citazione motivazionale:


«La perdita di controllo è sempre fonte di paura. È anche, tuttavia, sempre fonte di cambiamento.» James Frey


L'altra facciata invece riportava due numeri di telefono, un indirizzo email e la via dove probabilmente si trovava la sede della clinica.

Perfetto! Con questo abbiamo delle impronte digitali e un punto di partenza su cui affidarci per le nostre ricerche! Vai a richiamare Drummond e digli cos'abbiamo scoperto” esclamò Sackville con soddisfazione.



♣ ♣ ♣



Sedeva su una roccia grigio scuro con le gambe penzoloni, i piedi scalzi che quasi sfioravano le acque torbide e quiete del fiumiciattolo. Tra i capelli stopposi, tinti di un viola ormai sbiadito e scialbo, era incastrato un fiore di papavero. Indossava un abitino nero sgualcito che risaltava nettamente sulla sua pelle lattiginosa e raggrinzita.

Tra le mani teneva un piccolo quadernetto dalle pagine ingiallite e una busta di plastica azzurra.

Abbassò lo sguardo verso il suo riflesso nell'acqua che guizzava e si deformava: volto pallido e smunto, occhi sgranati e cerchiati di scuro, espressione stanca.

Ciao Poppy. Ti chiamerò così, perché il nome vero non lo ricordo. Poppy: papavero. In fondo sei nata per quello, no?”

Attese una risposta da quella persona che la fissava dalla superficie del fiume, ma questa non arrivò.

Aprì la busta e cominciò a miscelare, come uno scienziato nel suo laboratorio. L'oppio da solo non le bastava più; a volte lo mischiava con la cocaina, altre volte con l'eroina. Quello che il suo spacciatore le dava.

Sai,” riprese a parlare, “mi piace stare qui. Anche per te è lo stesso, vero? Ci incontriamo sempre in questo posto, in questo angolino così tranquillo. Per me è come una casa, dato che una dimora non ce l'ho più da anni.”

Il suo riflesso la osservava e la imitava.

Oh, quanto mi era mancato tutto questo! Sai, sniffare mi piace di più che fumare. Mi piace la sensazione della polvere nel naso. Stavo pensando di lasciare l'oppio e darmi alla cocaina, è più soddisfacente. Ormai non so più cos'ho in corpo. Nemmeno tu lo sai, vero? Da quanto tempo non mangi?”

Quando la polvere solleticò le sue narici, cominciò a ridere e la inspirò avidamente. Non staccò mai lo sguardo dal suo riflesso.

Sai una cosa, Poppy? Io vorrei tanto diventare una madre, oh sì! I miei figli sarebbero bellissimi: se avessi una femminuccia diventerebbe una cheerleader, e se invece avessi un maschietto sarebbe un giocatore di baseball. Anche tu vorresti dei figli, vero amica mia? Vorresti dei bambini, eh? Ma che esempio daresti ai tuoi figli? I genitori devono dare l'esempio, ma tu non lo potresti mai fare: hai ucciso un uomo per comprarti la droga. Lo racconteresti ai tuoi figli, eh? Riusciresti a veder crescere una vita dopo averne troncato un'altra? No, i sensi di colpa ti divorerebbero prima!”

Provava a urlare, a sollevare il tono della voce, ma non ci riusciva. Non riusciva a sfogare la rabbia che provava verso la ragazza che vedeva sulla superficie dell'acqua.

Si sentiva intorpidita, strascicava le parole. Aveva messo via la busta e afferrato il quadernino.

Hai messo da parte la tua coscienza per la droga: hai iniziato con l'oppio, poi hai continuato con altre droghe più pesanti. Hai lasciato che la tua famiglia ti cacciasse di casa quando avevi solo diciassette anni... perché l'hai fatto? E quando i tuoi risparmi sono finiti, ti sei prostituita per comprare la droga. E quando non riuscivi più a scopare, ti sei fatta pagare per uccidere un uomo. Cosa provavi, Poppy, quando puntavi quella pistola luccicante contro quel povero signore? Perché lo hai fatto?”

Ora singhiozzava con disperazione e le sue lacrime piovevano sulla copertina consunta del quaderno. Si strappò il papavero dai capelli e lo lanciò in acqua. “Ecco! Questo è quello che vuoi, quindi tienilo tu!”. Cominciò a sfogliare le pagine sottili, impregnate di inchiostro nero, emozioni, pensieri. “Ma io ti voglio perdonare, Poppy, perché può succedere a tutti. Sai cosa dice Neil Gaiman? Ci sono tante cose fragili dopo tutto. Le persone si spezzano così facilmente e anche i sogni e i cuori” recitò, tenendo il segno su una pagina col dito. “E lo sai chi è Neil Gaiman? È uno che racconta storie, le scrive o le disegna... ah, lasciamo perdere, che importanza ha? Il punto è che anche i sogni e i cuori di noi due sono stati spezzati. Divorati dalla droga e dai sensi di colpa... ci pensi? Abbiamo ucciso non una, ma ben due vite! Io e te siamo così simili, amica mia! Ecco perché siamo così legate.”

Provò a sorridere e il suo riflesso ricambiò il sorriso.

Vorrei tanto andare laggiù e abbracciarti. Sono felice di averti qui. E adesso siamo ricche, possiamo concederci un sacco di lussi!”

Era felice. Si alzò a fatica e, barcollando, scrutò l'acqua.

Adesso vado. Voglio salire su quelle pietre, più in alto.” Indicò il complesso di rocce che si srotolava alla sua sinistra in direzione del cielo. “Voglio vedere se, anche quando sarò lassù, avrò ancora voglia di morire. Ciao Poppy, stammi bene. Ci vediamo presto, solito posto.”

Con passo esitante, si allontanò di qualche metro dal vuoto e cominciò ad arrampicarsi maldestramente sulle rocce.



♣ ♣ ♣



Sackville bussò alla porta dell'appartamento della famiglia Pickering e attese.

Il giovane Balch, al suo fianco, faceva scorrere lo sguardo sulle pareti ingrigite del pianerottolo su cui si trovavano.

Chi è?” domandò una voce femminile, ovattata dalla barriera di legno che la divideva da loro.

Polizia” annunciò il più grande.

La porta si aprì appena e una donna dal viso rotondo e i capelli legati in una crocchia scrutò fuori, accigliata. “Avete un mandato? Altrimenti non vi faccio entrare.”

Non siamo qui per perquisire la casa, dobbiamo solo farle qualche domanda. Agenti Oliver Sackville e John Balch, piacere” le comunicò il poliziotto tendendo una mano.

La donna indietreggiò per permettere ai due di entrare in casa, ma la sua espressione non mutò. “Fate in fretta, tra poco arriverà il fisioterapista per mio suocero” affermò incrociando le braccia al petto.

La porta d'ingresso dava direttamente su una piccola e modesta cucina; la stanza era inondata dall'odore delle cipolle che, all'interno di una padella sul piano cottura, cominciavano a dorarsi e sfrigolare.

I due agenti non persero tempo ad accomodarsi sulle sedie, anche perché la padrona di casa non aveva dato loro il permesso.

Siamo venuti qui per chiederle di sua figlia, Joice Pickering, sospettata di...” cominciò Sackville.

Mia figlia non viveva più qui da otto anni. E comunque aveva venticinque anni, ciò che ha fatto non mi riguarda” lo interruppe la signora Pickering. La sua espressione si era indurita e il suo sguardo si era fissato sulle cipolle che cuocevano.

Perché sta parlando al passato?” volle sapere Balch perplesso.

Joice è stata ritrovata morta qualche giorno fa.”

I due poliziotti si scambiarono un'occhiata allibita. “Come sarebbe a dire?” borbottò Sackville.

Ieri hanno ritrovato il suo cadavere nel fiumiciattolo vicino a Lord Street. Ma, come vi ho detto, è andata via di casa più di otto anni fa e io non sapevo più niente di lei. Era una tossicodipendente.”

Perché è scappata di casa?” chiese Balch.

La donna si sedette attorno al tavolo e fece cenno ai due uomini di imitarla. “Non è scappata: l'abbiamo cacciata via io e Mark, mio figlio. Abbiamo cercato di aiutarla in tutti i modi quando abbiamo scoperto che si trovava nel tunnel della dipendenza, ma lei non ci ha mai dato retta. Ha iniziato a rubare degli oggetti in casa e li rivendeva per farsi un po' di soldi e comprarsi l'oppio. Noi eravamo già poveri e lei ci stava togliendo tutto, capite?”

Da quanto tempo andava avanti questa storia?” domandò Sackville.

Joice iniziò a fare uso di sostanze stupefacenti a quattordici anni, a seguito di una brutta esperienza. Venne stuprata da un suo insegnante di scuola e questo la segnò profondamente; quando scoprì di essere rimasta incinta cercò in tutti i modi di convincerci a tenere il bambino, diceva che quello era l'unico modo per risanare la ferita della sua anima. Ma noi non potevamo: non avevamo i soldi e non volevo che mia figlia crescesse il frutto di una simile violenza. Così l'aborto la buttò ancora più giù e lei si rifugiò nelle sostanze stupefacenti. Iniziò con alcol e marijuana, poi conobbe l'oppio – il suo più grande amore – e cominciò a mischiarlo con droghe sempre più pesanti. Io non la riconoscevo più: si faceva chiamare Poppy, si tingeva i capelli di colori strani e non tornava quasi mai a casa. Certo, era sempre stata una ragazzina particolare ed eccentrica, ma quello era decisamente troppo.”

La signora Pickering raccontava quei fatti con distacco, come se non le appartenessero.

Non ha più saputo niente di Joice da quando se n'è andata di casa?” chiese ancora Sackville.

So solo che viveva in strada: era molto povera e i pochi soldi che aveva li spendeva tutti per la droga.”

Signora, sua figlia era sospettata di omicidio. Abbiamo trovato delle tracce del suo DNA sul luogo di un delitto. Ha saputo dell'uomo che è stato sparato?” annunciò Balch.

Lei parve parecchio sorpresa. “Joice non aveva i soldi per una pistola.” Poi si illuminò. “Potrebbero averle commissionato l'omicidio! Lei voleva soltanto i soldi, giusto?”

Qualunque cosa sia successa, non potremmo mai saperla dalla diretta interessata” commentò Sackville con un sospiro. Tutta quella situazione lo rattristava.

Mentre lasciavano casa Pickering, il poliziotto si ritrovò a riflettere. Per loro l'indagine era solo agli inizi: dovevano scoprire a chi si era rivolta Joice, chi le aveva commissionato quell'omicidio.

Ma intanto la vita di una venticinquenne era andata pian piano a rotoli, era arrivata perfino a commettere un crimine e infine a uccidersi.

L'esistenza umana era decisamente troppo fragile.



♣ ♣ ♣



Sulle rocce, accanto al fiume che scorreva lento, era abbandonato un quaderno sgualcito, aperto su una pagina.


27 giugno

Poppy, ti scrivo un'ultima lettera.

Anche quassù ho tanta voglia di morire, tanta tanta. Anche io devo morire come il mio bambino, e come quel signore a cui ho sparato. La morte è il miglior stupefacente, perché tutti i sensi di colpa vanno via.

Ti voglio regalare una citazione come addio. Sai quanto mi piacciono, no? Ho riempito pagine e pagine di frasi e aforismi.

Fare la scrittrice, ecco un altro dei miei sogni infranti.

Questa è la mia citazione preferita.


«Dove c’è una rovina, c’è la speranza di un tesoro.»

Jalal Uddin Rumin


E anch'io lo spero tanto, Poppy.






♠ ♠ ♠ ♠ ♠ ♠ ♠ ♠



Non so nemmeno io cosa mi sia preso e cosa ho scritto. È del tutto senza senso, me ne rendo conto... ma spero vi sia piaciuta XD

Alcune spiegazioni:

  • l'oppio può essere fumato, inalato o masticato. In questo caso io gli ho conferito l'aspetto di una polvere che la protagonista ha inspirato.

  • Poppy in inglese vuol dire proprio papavero.

  • Neil Gaiman, quello che “racconta storie”, è uno scrittore, fumettista, giornalista e sceneggiatore televisivo. Ecco perché racconta storie XD

  • Tutte le citazioni che trovate qui sono state utilizzate nelle puntate di Criminal Minds e fornitemi da milla4, la giudice del contest “Non ho parole”.

  • Non sono una grande esperta di oppio, quindi potrei aver scritto qualche fesseria; in tal caso, fatemelo notare o in alternativa venite a picchiarmi :D

Detto questo, ringrazio Pirra e Milla per i loro bellissimi contest e per la possibilità che mi hanno dato di scrivere questo racconto alquanto particolare! E grazie a chiunque altro abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui e deciderà di lasciare un commento :3

Alla prossima!!! ♥



   
 
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