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Autore: _Fire    06/08/2018    2 recensioni
Kala Dandekar ha sempre voluto diventare una ballerina, e il suo sogno comincia a realizzarsi quando le viene offerto un posto nella Staatsballett Berlin, la compagnia di danza più importante della Germania.
Le sue giornate trascorrono tranquille, finché la sua routine non viene interrotta dall'incontro con Wolfgang Bogdanow, il nuovo pianista.
I due cominciano a creare un rapporto, ma all'inizio nessuno dei due può immaginare quanto cambieranno l'una la vita dell'altro...
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kala Dandekar, Wolfgang Bogdanow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Wolfgang tornò in ospedale pronto a mettere in atto la seconda parte del piano.
Per prima cosa spostò Felix in una clinica, dove sarebbe stato più al sicuro se qualcuno l'avesse cercato. L'aveva già messo in pericolo abbastanza. Aveva usato un furgone, per caricare la barella di Felix, quindi dovette tornare indietro per prendere la sua macchina.
Nel parcheggio, appoggiata alla portiera, vide Kala.
Pensò che dopo aver ucciso Steiner stesse avendo delle visioni. Già mentre si recava sul posto aveva immaginato Kala che cercava di dissuaderlo dicendogli che era migliore di così, quindi ritenne plausibile che facesse tutto parte della sua immaginazione.
Almeno finché Kala non parlò.
«Dov'è Felix?»
Allora era reale.
Il fatto che fosse lì lo sbalordiva più della possibilità di avere le allucinazioni.
«In un luogo più sicuro» rispose lui, ancora incredulo di star parlando con Kala.
In quelle settimane gli era sembrata impossibile anche solo l'idea di trovarsi nella sua stessa stanza. Il cuore gli batteva a mille come quando aveva sparato a Steiner, ma stavolta per un'emozione completamente diversa.
«Quindi è vivo?»
Wolfgang annuì, e Kala sorrise sollevata.
«Sono andata nella sua stanza e quando non ho visto nessuno ho pensato al peggio. Però ho riconosciuto la tua macchina nel parcheggio.»
«Da quanto tempo sei qui?»
«Quasi un'ora, credo. Potrei aver ballato un po' per passare il tempo.»
Wolfgang sorrise, e solo in quel momento si rese conto che non lo faceva dall'ultima volta che aveva visto Kala.
«Se fossi stato in te, non avrei aspettato nemmeno cinque minuti» disse, tornando serio. Per quanto vedere Kala lo rendesse più felice di ogni altra cosa, non capiva cosa l'avesse spinta a cercarlo.
Kala scosse la testa. «Avrei aspettato anche di più. Devo parlarti.»
Wolfgang aveva ripensato alla loro ultima conversazione per giorni, e non aveva voglia di rigirare il coltello nella piaga. «Pensavo che ci fossimo detti tutto.»
«Forse tu hai detto tutto, ma non hai mai lasciato parlare me. Hai dato per scontato che non ce l'avrei fatta a stare con uno che ha fatto quello che hai fatto tu, ma non sta a te decidere cosa è troppo per me» cominciò Kala. In realtà per tutto quel tempo aveva ripetuto in mente il discorso che aveva intenzione di fare a Wolfgang, per paura che per via dell'emozione avrebbe dimenticato un pezzo. Mentre parlava, però, si rese conto che doveva lasciarsi guidare proprio dalle sue emozioni. «Io ti ho conosciuto in questi mesi, Wolfgang, e nessuno può dire il contrario, nemmeno tu. Ora conosco tutto di te e lo accetto.»
Wolfgang avrebbe voluto più di ogni altra cosa risolvere tutto così, ma a Kala mancavano alcune informazioni fondamentali. Non avrebbe messo la sua vita in pericolo ancora più di prima per egoismo. Voleva stare con lei, ma voleva ancora di più che lei fosse felice e con al suo fianco una brava persona. «Non sai cosa stai accettando.»
Kala lo guardò confusa, poi notò il sangue sulle sue mani. Non le ci volle molto.
«Chi…?»
«Steiner» confessò lui. Tanto valeva dirle tutta la verità, magari così avrebbe capito che lui era irrecuperabile e sarebbe stata al sicuro. «Aveva minacciato me e Felix.»
Lei rimase in silenzio.
Wolfgang guardò l'orologio. «Sergei l'avrà capito ormai. Quindi ora è il suo turno.»

«Wolfgang!» gridò lei. «Non farlo, per favore. Se non lo fai, il futuro cambierà.»
Lui scosse la testa. «Delle cose nella vita sono inevitabili. Se non vado io da lui, verrà lui da me.»
Kala gli afferrò la mano prima che potesse aprire la portiera. «Ti prego» mormorò, fissando lo sguardo nel suo. I suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. «Ti uccideranno.»
«Non capisco perché ti importi» disse lui. «Sono un mostro, dovresti avere paura di me.»
Dire quelle parole per allontanare Kala lo spezzavano dentro, ma allo stesso tempo sentiva che erano necessarie.
«Quello che mi fa paura è che tu muoia» ribatté Kala, sollevando il mento. «Non ho paura di te. Se ti ritenessi un mostro non sarei qui ora.»
Wolfgang dischiuse le labbra ma non riuscì a trovare le parole giuste. Non avrebbe mai immaginato che Kala gli avrebbe detto una cosa del genere.
«Tu mi hai detto addio, quel giorno all'Accademia. Io non ero pronta» continuò Kala. Si fermò un attimo, poi prese coraggio e poggiò le labbra sulle sue. Fu un bacio veloce ma profondo. «E neanche adesso sono pronta per gli addii» sussurrò, a un centimetro dal suo viso. «Quindi, se proprio devi farlo...»
Wolfgang annuì determinato, riscuotendosi dalla bolla in cui si era in cui si era rinchiuso con Kala.
«Torna da me. Ti aspetterò all'Accademia.» concluse lei, spostandosi per farlo salire in macchina.

«Lo farò» rispose Wolfgang, più motivato che mai.
Ora voleva vivere eccome.

 

+

 

Wolfgang trovò molto difficile concentrarsi su quello che doveva fare, durante il tragitto verso casa dello zio. Vedere Kala lo aveva indubbiamente scombussolato: non si aspettava di incontrarla e soprattutto non si aspettava che lei gli avrebbe parlato in quel modo. Chiunque altro, probabilmente, al posto suo sarebbe fuggita a gambe levate – se non dopo aver saputo dei furti, sicuramente dopo averlo visto mentre si preparava ad uccidere suo zio.
Ma Kala era speciale. L'aveva capito dal primo momento, e proprio per questo non riusciva a capacitarsi del fatto che una come lei volesse stare con uno come lui.
«Concentrati, Wolfgang» si disse, ad alta voce.
Ci avrebbe pensato dopo, se fosse sopravvissuto all'incontro con Sergei. D'altronde, nulla gli assicurava che Kala sarebbe stata ancora lì quando – e se – lui fosse tornato. Magari gli aveva detto di tornare da lei perché aveva paura per la sua vita, ma non sarebbe riuscita a guardarlo dopo essersi resa conto di quello che aveva fatto.
In ogni caso, decise che avrebbe lasciato la scelta a lei. Se voleva andarsene aveva tutte le ragioni per farlo, e lui non l'avrebbe fermata, per quanto avrebbe fatto male. Se invece avesse deciso di rimanere, se voleva davvero quello che anche Wolfgang desiderava…
Ripose quella speranza nel profondo del suo cuore e sospirò.
Era arrivato a destinazione: si fermò davanti al cancello della casa di suo zio, controllando la pistola.
Da una parte avrebbe voluto accontentare Kala, girare quel volante e rifugiarsi con lei, ma sapeva che non avrebbe mai potuto vivere in quel modo, con il terrore che Sergei si vendicasse su di lui o, cosa di gran lunga peggiore, ancora su Felix o su Kala. Preferiva essere un mostro – tanto, ci era già vicino – piuttosto che mettere in pericolo le uniche persone a cui teneva ancora sulla faccia della Terra.
Determinato, entrò nella casa. Due uomini lo condussero nel studio di Sergei, dove lui lo aspettava.
Nessuno dei due si preoccupò dei convenevoli.
«Sono ore che provo a chiamare Steiner, ma non risponde. Tu sai dov'è?» domandò subito lo zio.
«Sì, lo so» rispose laconicamente Wolfgang.
«Dove?»
«Mi hai detto che non volevi scegliere tra me e lui, quindi ti ho risparmiato la seccatura.»
«Dimmi dov'è mio figlio!» gridò Sergei, perdendo la pazienza.
«Ti darei i dettagli, ma potrai chiederglieli tu stesso tra poco» ribatté Wolfgang con un sorriso sornione, subito prima di estrarre la pistola dalla giacca e sparare a raffica a tutti i presenti.
Sergei cadde a terra insieme a tutti gli altri, e Wolfgang ricaricò immediatamente l'arma.
Gli sembrava che stesse andando tutto troppo liscio, quando all'improvviso notò un guizzo della mano di Sergei…
Giubbotto antiproiettile.
Ebbe appena il tempo di lanciarsi dietro la scrivania prima che Sergei afferrasse la pistola della sua guardia del corpo e cominciasse a sparare nella sua direzione.
«Figlio di puttana!» urlò. «Hai ucciso mio figlio!»
Le sue grida attirarono altri uomini, e Wolfgang corse su per le scale, seguito dal «Sei morto, cazzo!» di suo zio.
Rivide nella sua mente Kala che gli diceva di tornare da lei.
Richiamò tutte le sue forze.
Aggirò gli uomini che lo inseguivano e gli sparò da dietro. Uno riuscì a sfuggirgli, e fecero a pugni finché Wolfgang non riuscì a stenderlo con un pugno ben assestato.
A quel punto, asciugandosi il sangue che gli colava dal naso, tornò dallo zio, seduto su una poltrona con la gamba ferita da un suo colpo. Non appena lo vide, Sergei sollevò la pistola, ma era scarica.

Wolfgang sorrise e gli si avvicinò.
«Perché, Wolfgang?» chiese suo zio, quasi calmo. «Che razza di uomo tradisce la sua famiglia?»
Sergei non aveva ancora capito che per Wolfgang né lui, né Steiner, né il suo stesso padre erano mai stati famiglia.
L'unico familiare che aveva era Felix, e Steiner lo aveva quasi ucciso. La rabbia gli tornò dentro, come fuoco.
Prima di farla finita con suo zio, però, decise di rivelargli la cosa che più voleva sapere: chi aveva ucciso Anton, il padre di Wolfgang.
«Oh Dio, perché l'hai fatto?» chiese ancora Sergei.
«Lo sai benissimo, l'hai sempre saputo. E non hai mai fatto niente.»
Era solo un bambino e la sua famiglia non aveva mosso un dito per difenderlo dagli abusi di suo padre.
Wolfgang interruppe le inutili scuse di Sergei. «Mio padre era un mostro» disse. «Anche tu lo sei.»
Sparò.
Ancora.
Ancora.

«E lo sono anche io.»

 

+

 

Wolfgang si rimise in macchina con le mani che tremavano leggermente.
Non poteva crederci: era tutto finito.
Niente più Sergei, niente più Steiner, niente più diamanti…
Ogni cosa che lo legava a quella parte della sua vita non esisteva più.
Certo, si sentiva un peso nell'anima per aver ucciso Sergei e Steiner, ma allo stesso tempo era… libero.
Completamente libero di fare ciò che voleva e di essere chi voleva, per la prima volta nella sua vita.
Ora la sua mente venne occupata da un solo pensiero: Kala.
Doveva chiamarla? Mandarle un messaggio del tipo “ciao, sono vivo”?
Si ricordò che Kala gli aveva detto che sarebbe stata all'Accademia.
Passò prima in clinica da Felix, per assicurarsi che andasse tutto bene, si diede una ripulita in bagno e poi andò direttamente lì.
Che giornata assurda.

 

Che giornata assurda, pensò Kala. Proprio quando aveva deciso di riprovarci con Wolfgang, aveva scoperto in un solo colpo che aveva ucciso il cugino e stava per uccidere anche lo zio.
Dopo che Wolfgang se n'era andato, Kala era rimasta per mezz'ora seduta nel parcheggio con le ginocchia che tremavano.
Non poteva negare che quello che aveva fatto la spaventasse, ma allo stesso tempo sapeva che Wolfgang stava cercando di sopravvivere. Aveva visto con i suoi occhi cosa era successo con Felix e sentito con le sue orecchie le minacce di Sergei, quindi era convinta che Wolfgang avrebbe rischiato la vita se non avesse reagito.
Per quanto il suo gesto fosse indubbiamente sbagliato, Wolfgang viveva in un mondo sbagliato, in cui, da quello che lui le aveva raccontato, o si uccide o si è uccisi.
Sì, forse lo stava giustificando, ma onestamente Kala preferiva avere Wolfgang vivo, e anche se fosse stato difficile accettarlo e conviverci, lei aveva intenzione di rimanere al suo fianco.
Ormai aveva preso la sua decisione e non avrebbe cambiato idea.

Guardò l'orologio: quel giorno era disposta a perdersi anche le prove, finché non avesse rivisto Wolfgang. Era nella sua stanza, attaccata alla finestra, aspettando di vedere comparire l'auto di Wolfgang.
Eccola.
Il suo cuore sobbalzò.
Si precipitò giù per le scale evitando chiunque incontrasse, e aprì la porta dell'Accademia proprio mentre Wolfgang usciva dalla macchina.
Gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo.
«Stai bene» sussurrò contro il suo petto, sentendo lacrime di sollievo salirle agli occhi.
«Ora sì» rispose lui, mentre la stringeva tra le braccia. Era come se il suo cuore ricominciasse a battere solo accanto a quello di Kala.
Si godettero quel momento senza parlare, beandosi di quel contatto che era mancato ad entrambi.
«Dobbiamo ancora parlare, vero?» chiese lui, dopo un po'.
Kala annuì. Gli prese la mano e si sedettero sulle scale dell'Accademia.
«Quante nostre conversazioni hanno sentito queste scale?» scherzò lei.
Wolfgang sorrise. «Saranno impazienti quanto me di sentire cosa hai da dirmi.»
«Pensavo davvero quello che ti ho detto nel parcheggio dell'ospedale» cominciò Kala, togliendogli già un peso.
«E lo pensi ancora?» la incalzò lui. Prima che lei potesse rispondere, però, le raccontò tutto quello che era successo con Steiner e Sergei. Ora non c'erano più segreti tra di loro: lei poteva scegliere con una visione completa della situazione.
Kala sapeva già cosa dire.
«Sì» rispose alla domanda iniziale. «Quando ti guardo, i miei occhi vedono una persona che ha dovuto affrontare tanto nella vita, ed è stato costretto a fare delle scelte difficili, a compiere azioni brutte… ma non un mostro. Tu hai qualcosa di buono e di bello, nascosto dentro di te. Come io ho qualcosa di oscuro dentro di me.»
«Non vedo nulla di oscuro in te.» 
«Questo non vuol dire che non ci sia» ribatté lei, scrollando le spalle. «Quello che voglio dire è che insieme possiamo diventare persone migliori.»
«Non so come fai a pensare questo, quando razionalmente nessuno lo farebbe.»
Kala gli sorrise. «Quando sono insieme te, la ragione, la logica… non hanno più senso. L'unica cosa che ha senso è che il mio cuore batte più forte ogni volta che siamo insieme. Nessuno mi hai mai fatta sentire così... se tu riesci a farmi stare bene vuol dire che non puoi essere una persona tanto cattiva.»
Wolfgang poggiò la fronte contro la sua. Erano chini l'uno verso l'altro, con le mani intrecciate.
«Ne sei sicura?» mormorò.
Lei annuì. «Ma voglio che tu mi assicuri che non proverai più a lasciarmi.»
«Se l'ho fatto era solo per il tuo bene, non perché non volessi stare con te» rispose lui. «Semplicemente credo di non meritarti.»
«Questo non sta a te dirlo» ribatté lei. «Dimmi qualcos'altro.»
Wolfgang ridacchiò. «Penso di aver detto più cose a te nell'ultimo mese che a chiunque altro.»
«Dimmi cosa provi.»
Lui dischiuse le labbra. Non era il tipo che parlava dei suoi sentimenti, ma dopo che Kala gli aveva aperto il suo cuore, gli sembrava il minimo.
«Se ti dicessi che in questi giorni eri il mio primo pensiero la mattina e il mio ultimo la sera….»
Kala avvicinò il volto al suo.
«Se ti dicessi che…» esitò un attimo. Non aveva mai detto quelle parole a nessuno – Kala era la prima per cui lo sentisse veramente. «Che ti amo...»
«Dimmelo» sussurrò Kala, mentre le sue labbra si distendevano in un sorriso.
«Perché?»
«Perché mi aiuterebbe a dirti che ti amo anche io.»
Wolfgang condivise il sorriso di Kala. Si sentiva quasi sopraffatto, non riusciva a credere che tutto quello stesse davvero succedendo a lui.
Il mondo intorno scomparve quando le loro labbra combaciarono perfettamente.
E finalmente si scambiarono quel bacio lento, calmo, che avevano tanto agognato.

 

+

 

2 mesi dopo

A Wolfgang sembrava impossibile quanto la sua vita fosse cambiata in un arco di tempo così breve.
Ne stava giusto parlando con Felix. L'amico era ancora in coma, ma lui non perdeva le speranze, anche grazie a Kala, la quale ogni volta che lo vedeva diceva che lo trovava meglio. Aveva letto che parlare poteva aiutare a risvegliarsi, quindi lasciava che Felix ascoltasse le sue conversazioni con Kala, quando la ragazza gli teneva compagnia all'ospedale, o semplicemente il suo blaterare.
«L'avresti mai detto che avrei finito per lavorare come pianista?» gli chiese, sorridendo.
Dopo aver sistemato ciò che doveva, infatti, con l'aiuto di Kala aveva riavuto il lavoro all'Accademia. Nacho ne era stato abbastanza felice, perché il pianista che l'aveva sostituito non gli piaceva molto.
Wolfgang ora lavorava a tempo pieno, mattina e pomeriggio. Quando non era all'Accademia, era all'ospedale o da qualche parte con Kala – quelle rare volte che riusciva a non sentirsi in colpa se non stava al fianco di Felix.
Kala, come sempre, lo capiva e quindi qualche volta se lui non riusciva ad andare agli appuntamenti, portava gli appuntamenti da lui.
Proprio in quel momento, Kala varcò la soglia della stanza di Felix con una busta in mano.
Wolfgang le andò incontro e sfiorò le labbra con le sue.
«Cos'è questo buon odore?» chiese lui, strofinando il naso contro il suo collo.
Kala rise, ma non lo allontanò. «Non sono io. Ho preso qualcosa da mangiare, è ora di pranzo. So che perdi la cognizione del tempo quando sei qui.»
«Sarei perso senza di te.»
«Lo puoi ben dire!» lo prese in giro lei, schioccando le dita contro la sua spalla.
«Se assisto ad un'altra di queste scene muoio davvero» disse una voce debole, quasi impastata di sonno.
Kala e Wolfgang si voltarono contemporaneamente di scatto verso il letto. Felix aveva gli occhi aperti.
Wolfgang gli afferrò un braccio con entrambe le mani e si chinò su di lui. «Sei sveglio?» chiese, con un sorriso a trentadue denti.
«Non ce la facevo più ad ascoltarvi.»
Wolfgang rise e lo abbracciò, il che procurò a Felix un gemito di dolore.
«Scusa» disse Wolfgang, ma il sorriso non scomparve dalle sue labbra. «Mi sei mancato, fratello.»
Kala li guardava sorridendo. Sapeva quanto Wolfgang tenesse a Felix, quindi era felice quasi quanto lui che fosse finalmente sveglio.
«Ho bisogno di una birra» affermò serio Felix, prima di ridere anche lui.
«Tutto quello che vuoi!»

 

Kala aveva accompagnato Felix e Wolfgang fuori dall'ospedale, poi si erano separati perché lei voleva lasciare un po' di tempo ai due da soli.
Dopotutto, aveva avuto Wolfgang tutto per sé per due mesi, e sapeva quanto aveva sentito la mancanza di Felix.
Nel frattempo prese un caffè con Lara. Discussero degli abiti per lo spettacolo – mancava solo una settimana, ormai – e parlando delle prove, Lara tirò in ballo Wolfgang.
«Ormai l'ho capito, Kala, che c'è qualcosa tra te e il pianista» le disse. «Si intuisce da come vi guardate. Anche da come lui ti guarda ogni volta che tu non vedi.»
Kala sorrise imbarazzata. Effettivamente lei e Wolfgang non si stavano impegnando più così tanto per tenere nascosta la loro relazione. Dopo quello che avevano passato, far sapere che usciva con il pianista della sua Accademia non le sembrava più un dramma così grande.
«Stiamo insieme» ammise lei.
Lara batté le mani sorridendo. «Lo sapevo!» esclamò. «Buona scelta, comunque, è proprio carino.»
Kala non poté che concordare.
«Mi fa piacere per te, comunque. Sembri molto felice.»
«Lo sono» le assicurò Kala.
Quei due mesi erano stati quasi perfetti, tranne per il fatto che Felix era in ospedale, cosa di cui ovviamente Wolfgang risentiva. Ora sarebbe stato ancora meglio.
Quando aveva accettato di trasferirsi a Berlino, non aveva idea di quello che avrebbe vissuto – e non parlava dell'Accademia.
Wolfgang era stata la sua grande avventura. E non vedeva l'ora di scoprire cosa le riservava in futuro.
Pensò che era il momento di dirlo alla sua famiglia. Solo Daya sapeva che lei e Wolfgang uscivano insieme – Kala le aveva raccontato la storia a grandi linee, ovviamente senza le parti più compromettenti. Sapeva che la sorella l'avrebbe appoggiata, perché anche lei, come Lara, aveva notato che Wolfgang la rendeva veramente felice.
Decise che lo avrebbe detto a tutti il giorno dello spettacolo.

 

Felix volle andare per prima cosa nel negozio dove gli avevano sparato. Disse che era la cosa migliore per superare quello che era successo.
«Forse dovrei trovarmi anche io una brava ragazza, come te. Non è male, no?» chiese Felix.
«No» rispose Wolfgang, sorridendo al pensiero di Kala. «Non è affatto male.»
Felix scosse la testa. «Sapevo che avresti risposto così. Fai sul serio con Kala, quindi?»
Wolfgang annuì, serio.
«Cosa è successo in questi due mesi, Wolfie? Non volevo parlarne davanti a lei.»
Lui cominciò dall'inizio. Non pensava a Sergei e Steiner da un po', gli sembrava che appartenessero a secoli prima. Era come se con Kala avesse ricominciato da capo, conservando il ricordo del suo passato perché lo rendeva chi era, ma senza che condizionasse la sua vita. Non più«Comunque avrei potuto dirtelo anche in sua presenza. Lei sa tutto» disse Wolfgang con una scrollata di spalle alla fine del racconto.
Felix spalancò la bocca. «Tutto?»
«Sì» Wolfgang ridacchiò dell'espressione incredula di Felix, ma non poté biasimarlo. Se gli avessero detto che una ragazza – una come Kala, per di più – sarebbe rimasta con lui e l'avrebbe amato nonostante tutto, non ci avrebbe mai creduto. «È speciale.»
«Lo è davvero» rise Felix. «Non lasciartela scappare.»
«Non lo farò.»
«Bene» concluse Felix. «Ma vederti così preso e fedele ad una sola ragazza mi ha fatto realizzare che non sono ancora pronto per una cosa del genere. Quindi dimentica quello che ho detto prima e portami in un bar!»
Wolfgang rise. «Ora ti riconosco.»
«Ci hai quasi creduto, eh?» lo prese in giro Felix, mettendogli un braccio attorno alle spalle. «Sono stato troppo tempo in quel letto d'ospedale. Orizzontale, senza divertirmi. Stasera, orizzontale con divertimento.»

 

Quella sera, Wolfgang fece quello che Felix gli aveva chiesto.
Dopo essersi assicurato che tornasse a casa con almeno due ragazze, andò in Accademia da Kala.
«Felix si è ripreso?» gli chiese lei, facendolo entrare in camera.
Era da un po' che Wolfgang riusciva a sgattaiolare nella sua stanza, ma non era ancora successo niente in quel senso. Wolfgang voleva che Kala si sentisse a suo agio, e che fosse lei a decidere.
«Completamente» rispose lui, ridacchiando.
Kala capì cosa intendeva e scosse la testa, senza però nascondere un sorriso.
«A proposito di lui, ti ringrazio di essermi stata accanto. Doveva essere esasperante passare tutto quel tempo in ospedale.»
«Giusto un po'» rise lei.
Wolfgang le baciò la guancia. Vide la foto di quello che sarebbe stato molto probabilmente l'abito dello spettacolo. «Sei agitata per lo spettacolo?» le chiese.
«Un pochino» rispose Kala. «Perché ci sarà Aurélie Dupont.»
«Rimarrà abbagliata dal tuo talento.»
Wolfgang sapeva quanto Kala ci tenesse ad andare a Parigi, anche se lei non voleva ammetterlo, neppure a se stessa, per non rimanere troppo delusa.
Kala annuì, non molto convinta. Era consapevole del suo talento, ma c'erano anche altri ballerini brave, e la selezione era limitata.
Gi
à che parlavano dello spettacolo… «Verrà anche la mia famiglia» buttò lì Kala.
Wolfgang si fermò un attimo. «Così potrò farmi perdonare per quella famosa cena.»
«Sei sicuro?»
Wolfgang rise. «Tu non ti sei lasciata spaventare dal mio passato, e io dovrei avere paura dei tuoi genitori?» chiese. Era il minimo che potesse fare, e anche un passo necessario visto che aveva intenzione di rimanere nella vita di Kala per ancora parecchio tempo. «E poi tua sorella mi adora» aggiunse, per sdrammatizzare. «Mi segue anche su Instagram.»
«Oh, quel profilo che ti ho creato e non usi mai» lo prese in giro lei. «Comunque, è molto importante per me. Grazie.»
Wolfgang la baciò.

 

+

 

La sera dello spettacolo, Wolfgang si offrì di nuovo di accompagnare la famiglia Dandekar al teatro.
Stavolta Kala non ebbe dubbi su come presentarlo.
«Vi ricorderete Wolfgang» disse. I suoi genitori annuirono, ma rimasero sulle loro, mentre Daya alzò un pollice in segno di incoraggiamento. «È il mio ragazzo.»
Wolfgang sorrise e allungò la mano.
La madre di Kala gliela strinse, seguita alla fine anche dal padre.
Durante il tragitto Wolfgang parlò di più della prima volta, visto che non aveva più preoccupazioni esterne. Al momento, la sua preoccupazione più grande era piacere ai genitori di Kala – non perché gli importasse personalmente, ma perché sapeva che Kala ci teneva molto.
Kala sorrideva orgogliosa guardando Wolfgang. Sapeva che per i suoi genitori lui non era la scelta migliore, però lei non aveva alcun dubbio.
Una volta al teatro, Kala lo baciò sulla guancia e andò dietro le quinte. Wolfgang accompagnò i familiari di Kala i loro posti, e mentre stava per andare a cercarne uno per sé, Daya lo invitò a sedersi lì. Lui ringraziò e accettò con un sorriso.
Se possibile, Kala fu ancora più brava che nel primo spettacolo. Quella coreografia sembrava fatta appositamente per lei. Si muoveva in perfetta armonia con la musica. Era impossibile staccarle gli occhi di dosso, anche quando non era sola sul palco o non era tra le prime ballerine.
Niente telefonate preoccupanti, questa volta, quindi Wolfgang si godette lo spettacolo fino alla fine. Fu il primo ad alzarsi in piediper applaudire, con gli occhi fissi in quelli di Kala.
Dopo il solito discorso di Nacho, prese la parola anche Aurélie Dupont. Disse che avrebbe comunicato la mattina seguente i ballerini che aveva scelto, ma che comunque faceva i complimenti a tutti.
Altri applausi, e tutti i ballerini lasciarono il palco. Kala si cambiò, indossò un vestitino rosa cipria, e raggiunse Wolfgang e la sua famiglia.
«Stavo giusto dicendo ai tuoi genitori dove andremo stasera a cena» le disse.
Wolfgang li portò in un locale al centro di Berlino, nella parte più bella della città.
Daya fu la prima a partecipare alla conversazione con Kala e Wolfgang, seguita dalla madre. Il padre ci mise un po', ma alla fine si sciolse anche lui.
Kala sorrise. Indipendentemente da chi avrebbe scelto Aurélie, quella serata era già meravigliosa così.

 

E stava addirittura per migliorare.
Wolfgang accompagnò la famiglia di Kala all'hotel dove dormivano, e rimase in macchina mentre Kala salutava tutti.
«Allora, vi siete ricreduti su di lui?» chiese Kala ai suoi genitori.
«Forse lo avevamo giudicato troppo presto» rispose la madre.
«Sai che per me è difficile trovare un uomo che sia alla tua altezza» intervenne suo padre. «Ma non ti ho mai visto tanto contenta accanto ad un ragazzo. Neanche con quel Rajan. Quindi mi farò andare bene Wolfgang, almeno finché si comporterà bene.»
Quella era già una vittoria, conoscendo suo padre.
Abbracciò tutti e risalì in macchina.
Raccontò a Wolfgang la conversazione e lui ridacchiò. «È un tipo tosto tuo padre.»
«Da una parte» concordò lei. «Però sotto sotto vuole solo il mio bene.»
«Puoi assicurargli che su questo siamo d'accordo.»
Wolfgang la riaccompagnò fino in camera. In corridoio non c'era nessuno, e l'Accademia era stranamente silenziosa.
Mentre apriva la porta, Kala sentì il cuore cominciare a battere più velocemente. Aveva già pensato a quello, ovviamente, ma non aveva mai trovato il momento giusto. Forse ora, passata l'ansia per Felix, i preparativi per lo spettacolo…
Era normale che si sentisse agitata, perché era la sua prima volta. Sapeva che per Wolfgang non lo era, ma non le importava, perché sapeva anche che non aveva mai provato per nessuna quello che provava per lei. Magari altre avevano avuto il suo corpo, ma non il suo cuore.
Questo la incoraggiò.
Aprì la porta e si girò verso Wolfgang.
Anche lui aveva pensato a quello a cui aveva pensato lei, ma non osava fare nulla. Aspettava lei.
«Vuoi entrare?» chiese Kala, e non c'era bisogno di dire niente di più.
«Mesi fa, davanti a questa stessa porta, ti ho detto che ti ho desiderata dal primo momento che ti ho vista, perciò credo che tu conosca la mia risposta» sussurrò lui, con il suo solito sorriso malizioso. «Ma non entrerò se non lo vuoi.»
«Quella volta mi dicesti anche che sapevi che provavo lo stesso» gli ricordò lei, mettendo le mani sulla sua camicia. Aprì il primo bottone. «Ed è così.»

Aprì altri due bottoni.
«Entri?»
Wolfgang si sentiva sempre più fortunato. «Volentieri» rispose, e prese in braccio Kala, che strinse le gambe attorno alla sua vita.
Entrarono in camera e Wolfgang chiuse la porta dietro di loro, senza mai staccare le sue labbra da quelle di Kala.
Quella notte, né Wolfgang né Kala si sentirono più solo uno, ma parte di un noi, come se fossero un unico corpo.
Combaciavano perfettamente, per ogni centimetro di pelle.

 

+

 

La mattina dopo furono svegliati dalla suoneria di Kala.
La ragazza sollevò la testa dal petto di Wolfgang, e si sciolse a malincuore dal suo abbraccio. Non aveva mai dormito meglio – anche se la parte della notte che aveva preferito era un'altra.
La chiamata era da un numero sconosciuto.
«Non è possibile» mormorò.
Wolfgang, ancora mezzo addormentato, capì al volo. «Rispondi!» le disse, stropicciandosi gli occhi.
Kala lo fece. Era Aurélie Dupont.
Cercò di mantenere la calma, di non far capire dalla sua voce ciò che la donna le aveva detto.
«Allora?» le chiese Wolfgang, che nel frattempo si era messo seduto in mezzo al letto.
Poiché Kala esitava e rimaneva seria, Wolfgang si alzò e si avvicinò a lei. Forse non era stata scelta, anche se gli sembrava assurdo.
«Kala...»
Kala finalmente sorrise, sorprendendolo. Gli appoggiò le braccia sulle spalle e allacciò le mani dietro la sua nuca. «Sei mai stato a Parigi?»
«No» rispose lui, e le sue labbra si distesero in un sorriso mentre capiva cosa voleva dire.
«Bene» esclamò lei, poggiando la fronte contro la sua, i loro nasi che si sfioravano. «Perché voglio che sia solo nostra.»
«Vuoi che venga con te?»
Lei annuì. Ci aveva pensato da quando erano tornati insieme, però non gliene aveva voluto parlare finché non fosse stato sicuro che sarebbe andata a Parigi. Quei sei mesi non sarebbero stati la stessa cosa senza Wolfgang. «So che Felix è uscito da poco dall'ospedale, che ci sono tante cose da sistemare...»
«Quando si parte?» la interruppe Wolfgang. Era vero, c'erano diverse cose a cui pensare, ma nulla di impossibile. Non si sarebbe perso l'occasione di fare quel viaggio insieme a Kala, sarebbe stata un'esperienza fantastica.
«Tra una settimana.»
«Direi che abbiamo abbastanza tempo per preparare tutto.»
Kala non poteva essere più felice. Diede un bacio a Wolfgang.
«Un assaggio dei prossimi sei mesi nella città dell'amore.»
Stavolta fu Wolfgang a baciare lei. «Spero solo di non doverti condividere troppo con il Paris Opera Ballet» scherzò, felicissimo che Kala riuscisse ad andarci. «Mi dispiace solo che non potrò vederti ballare durante le lezioni.»
Kala lo strinse forte, facendo aderire i loro corpi, finché i loro cuori non si trovarono uno di fronte all'altro e cominciarono a battere all'unisono.
«Ballerò per te quando vuoi. Seguendo il ritmo dei nostri cuori che battono.»









 



 

* Nella storia, le vicende che riguardano Wolfgang e Felix nella prima stagione di Sense8 sono mantenute uguali, solo che Wolfgang non è un sensate e invece di stare al negozio di serrature lavora come pianista.
Le compagnie di danza esistono davvero, così come Nacho Duato e Aurélie Dupont, ma non so se esita un'Accademia, se diano borse di studio, o se facciano degli "scambi", quella è una mia invenzione. 


Note dell'autrice:
Ed eccoci all'ultimo capitolo! Questa parte è stata difficile da scrivere, ma penso che sia la mia preferita - finalmente Wolfgang e Kala hanno un po' di felicità :')
La conclusione è ovviamente un richiamo alla scena della seconda stagione, perché volevo troppo che Wolfgang e Kala andassero a Parigi insieme.
La cosa più complicata di questa storia è stato sicuramente mantenere IC i personaggi, essendo una AU, e mi auguro di esserci riuscita.
Mi è piaciuto tanto scrivere una storia in questo fandom, spero che a voi sia piaciuto leggerla ❤ 
Ringrazio chi è arrivato fin qui e chi mi lascerà un parere ;)
Vi lascio la mia
pagina autrice per qualsiasi cosa.

Buone vacanze!


 

   
 
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