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Autore: Mikarchangel74    06/08/2018    3 recensioni
Sam si era recato sulla piccola isola di Holbox davanti alle Coste dello Yukatan in Messico perché a quanto pare dopo la devastazione dell’uragano avvenuta del 2005 capitavano insolite sparizioni e morti, tutte legate al mare.
Gli abitanti dell’isola odiavano i ficcanaso e gli stranieri. E’ vero, esisteva qualcosa che veniva fuori dal mare, ma altro non erano che una colonia di sirenidi che ormai convivevano pacificamente con gli abitanti dell’isola. Per vivere però in grazia di Dio, gli abitanti e le creature avevano stretto un patto, gli abitanti gli avrebbero fornito cibo fresco, questo significava sacrificare qualche umano ed in cambio loro li avrebbero anche protetti da minacce esterne, anche se poi facevano ben poco.
E sam era caduto pari pari come un allocco nella loro trappola.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kael the merman'
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~~Titolo:  Belongingness
Fandom: Supernatural
Ship: Leggera yaoi
Warning nessuna
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/26-prompts-challenge/1761132400576945/
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 14/26 ‘Superstite’ (parte seconda)
Parole: 7225

(Capitolo 2)

Erano passati ormai 2 mesi da quando Sam era sparito senza lasciare traccia. Oh meglio, una traccia c’era: l’isola di Hollbox in Messico.

***

Rientrato dalla sua caccia una settimana dopo Dean Winchester non aveva trovato suo fratello nel bunker e lì per lì non gli era sembrato così strano, sapeva dov’era andato e probabilmente stava ancora lavorando al caso.
L’ultimo messaggio lasciato da Sam nella segreteria del suo cellulare gli diceva che dopo tre giorni ancora non era riuscito a scoprire molto, la gente non voleva raccontargli niente, che lo guardavano molto sospettosamente e che pareva si trattasse di un qualche mostro marino ma non ne era convinto. Prima di chiudere aveva aggiunto che era molto umido e pieno di zanzare. Quindi niente di insolito, una messaggio come un altro di quelli che si inviavano spesso se erano distanti.
Il pensiero era sorto qualche giorno più tardi quando Dean chiamò suo fratello per sapere come stava andando o se aveva bisogno di un aiuto, ma il fratello minore non aveva risposto e non lo aveva richiamato nemmeno dopo tutti i messaggi insistenti lasciati in segreteria dove Dean lo pregava di richiamare il prima possibile.
Il pensiero si era tramutato presto in ansia e preoccupazione. Non aveva nemmeno disfatto quella piccola valigia che si era portato in Arizona. La riprese pari pari e si recò di volata in Messico.
Ma l’unica traccia che aveva di Sam finiva lì, nel nulla.

Gli isolani avevano dato Sam per morto. Come no!
A dirla tutta, poteva esser anche vero, Dean aveva avuto più volte la dimostrazione di quanto quella parola fosse presente nelle loro vite. Ma era anche vero che non era così facile uccidere un Winchester.
E Dean non si era rassegnato così facilmente, ma per quanto indagasse e scavasse non riusciva a trovare nemmeno un solo capello di suo fratello. Aveva messo a soqquadro tutta la piccola stanza del motel dove aveva alloggiato Sammy, tra l’altro quando Dean era arrivato, la stanza era stata già pulita e riaffittata.
Aveva sondato il terreno di quell’isola palmo a palmo, centimetro per centimetro, scandagliato la costa in lungo ed in largo, percorrendola sia per terra che per mare, sia in un verso che nell’altro.  Aveva navigato per diverse miglia marine spingendosi al largo e rischiando di finire anche lui per schiantarsi sulla barriera corallina in pasto ai sirenidi.
Si era persino fatto accompagnare dalla polizia all’eliporto locale, munito di un solo elicottero che veniva usato raramente per gli incidenti gravi ed aveva guardato sotto di lui fisso con un binocolo finché non si era affaticato la vista ed era subentrato un feroce mal di testa.
Non solo, aveva dato di matto quando gli avevano detto che era necessario rientrare perché erano a corto di carburante.
Ad ogni modo non era riuscito a scoprire niente, Sam sembrava veramente sparito nel nulla, volatilizzato.
Gli abitanti avrebbero voluto far sparire anche lui, ma forse sarebbe sembrato alquanto sospetto e così erano rimasti tranquilli, nel loro menefreghismo e silenzio.
Dean si era infuriato, aveva urlato e sbattuto tutto quello che gli passava per le mani, proprio come reagiva sempre inizialmente quando c’era qualcosa di grave che coinvolgeva il fratello minore e si sentiva impotente o disperato. Aveva fatto carte false pur di farsi dare qualche nuova informazione ma non ne aveva cavato un ragno dal buco e dopo quasi due mesi adesso iniziava veramente a sentirsi avvilito e demoralizzato. Forse era veramente il caso di rassegnarsi ed accettare la cosa.

Intanto a miglia di distanza sull’isolotto che nemmeno compariva sulle carte topografiche, Sam costantemente sotto l’effetto ipnotico del sirenide, viveva felice e spensierato la sua vita insieme a quello che credeva fosse suo fratello. Dopo il primo momentaneo senso di leggera perplessità verso l’insolito comportamento di Dean, soprattutto riguardo l’interesse adesso palesemente manifestato sul piano sentimentale, aveva poi accettato felice tutto ciò, anche perché l’incantesimo del sirenide era potente e lo alimentava ogni giorno, facendo finta di cantare qualcosa per il suo amato, ma la melodia altro non era che l’invisibile prigione che teneva Sam in un mondo astratto e finto, fatto solo di gioia, spensieratezza ed amore, dimentico di tutta la sua vita reale.
Kael dal canto suo, stava vivendo il sogno della sua vita. Aveva un compagno premuroso e bellissimo e la sua vita finalmente era completa, non sarebbe potuta andare meglio. Non gli pesava nemmeno passare la maggior parte del tempo nella sua forma umana.
Proteggeva e vigilava gelosamente su Sam non facendogli mancare niente e si beava nel vederlo felice, tanto a suo punto di vista, non stava facendo niente di male, l’umano era molto appagato e possedeva ciò che aveva sempre segretamente desiderato.

….  Finché un giorno il gruppo di Sirenidi a cui un tempo apparteneva, lo trovarono.
Si ricordavano ancora chi gli aveva rubato lo spuntino mesi prima… Soprattutto quando lo videro lì vivo e vegeto sull’isolotto e decisero di riprendersi ciò che gli apparteneva e dare una lezione a Kael che difficilmente avrebbe dimenticato.

***

Dean decise di lasciare l’isola, erano arrivate altre richieste d’aiuto per attacchi di ghoul e vampiri. All’inizio le aveva ignorate niente era più urgente di suo fratello, ma ormai non sapeva più dove cercare.
Aveva anche ricominciato ad alzare un po’ il gomito, stava tutto il giorno chiuso in qualche bar a bere. Era sempre stato il suo modo di affrontare momenti duri o disperati e questo era uno di quelli; Cosa c’era di peggio che aver perduto il proprio fratello? Ma poi pensò che se ci fosse stato Sam avrebbe avuto da ridire, lo avrebbe spronato ad alzare il culo e rimettersi al lavoro. Così decise che il giorno dopo avrebbe saldato la stanza e avrebbe lasciato l’isola. Quella sera rimase alzato fino a tardi, uscì dalla stanza con l’intenzione di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia e fu’ allora che lo trovò.
C’era qualcosa sulla battigia che brillava alla luce della luna. Si avvicinò lo sbrilluccichìo andava e veniva, poi si rese conto di cosa si trattava, era il falso distintivo dell’Fbi di Sammy, semi sepolto nella sabbia che si apriva e chiudeva col movimento della risacca, probabilmente il mare aveva deciso di risputarlo fuori. Quindi suo fratello era veramente disperso in mare. Di colpo si era riaccesa in lui una piccolissima speranza. Non se la sentiva di lasciare l’isola, non ancora! Aveva scandagliato il mare sopra la superficie con un motoscafo… Ma non era ancora mai andato sott’acqua. Quest’idea non lo entusiasmava affatto, ma se c’era anche una piccolissima speranza di ritrovare Sam ed avesse deciso d’ignorarla, se ne sarebbe pentito a vita.
Raccolse il piccolo librettino col distintivo e tornò in albergo cercando di dormire, anche se non vedeva l’ora che fosse mattina per affittare muta e bombole e perlustrare un po’ il fondale… Se era arrivato il distintivo, doveva per forza esserci ancora anche il corpo o almeno le ossa del fratello, per avere una certezza, e dare a Sam una giusta sepoltura. Non riuscì a chiudere occhio, girandosi e rigirandosi, la notte sembrava non passare mai. Ma finalmente arrivò l’alba ed il ragazzo che si occupava dell’attrezzatura, trovò Dean che lo aspettava spazientito davanti al negozio.
“Hey, ti sembra questa l’ora d’aprire?” Gli disse il cacciatore guardandolo serio, ma il ragazzo non gli rispose nemmeno.
Dean si infilò nella tuta aderente di neoprene, si fece spiegare bene tutto e accompagnare con un gommone oltre la barriera corallina, per sicurezza l’omino tarchiato e molto infastidito che alla fine aveva deciso di accompagnarlo e solo grazie all’ingente somma di denaro offertagli, gli disse di legarsi una cima alla vita, così non si sarebbe perso nell’oceano. Dean iniziò a tuffarsi, passava circa un’ora esplorando la zona sotto la barca, poi risaliva si faceva accompagnare in un’altra zona e si rituffava. E così andò avanti ora dopo ora, senza tregua.

***

Il sogno del tritone si infranse tutto d’un colpo, con i suoi sensi acuti percepì all’istante l’immediato pericolo. Un gruppo di sirenidi si stava avvicinando rapidamente e a vedere da come puntavano dritti su di loro, non ci volle molto a capire di chi poteva trattarsi o cosa venivano a reclamare.
Una stretta gli attanagliò il petto.
Doveva scegliere: o proteggere colui che amava e quindi liberarlo dall’incantesimo, fargli ricordare chi fosse così da poter combattere ed in due avere più speranze, quindi a cose finite tentare di spiegargli tutto, sempre che fossero sopravvissuti, o continuare ad usare il suo potere su Sam, non riuscendo però a concentrarsi e comunque non avere a disposizione tutta la sua effettiva forza nel combattimento e morire entrambi.
Così scelse la prima opzione, aveva bisogno di tutta la sua forza e la sua concentrazione stavolta, avrebbe comunque tentato di tenere il gruppo di sirenidi sott’acqua e lontano da Sam il più possibile, ma il branco era abbastanza consistente, c’erano circa una decina di individui e lui era da solo.
Kael si avvicinò al compagno guardandolo negli occhi, Sam gli rispose con un sorriso, notò però che Dean illusorio aveva un’espressione preoccupata ed avrebbe voluto chiedergli cosa c’era che non andava, ma non ne ebbe il tempo, si ritrovò le labbra di lui premute contro le sue in un bacio che sembrò passionale e disperato allo stesso tempo. Sam rispose al bacio rimanendone un pò deluso perché l’altro si staccò subito. Kael dopo aver incrociato un’ultima volta i loro occhi, si voltò, si tuffò ed interruppe l’incantesimo lasciando libera la mente del cacciatore.
Sam ebbe un forte giramento di testa e cadde a terra, vide solo qualcuno, che fino a un secondo prima era convinto trattarsi di Dean, tuffarsi e sparire nelle acque blu scure e limpide dell’oceano. Non riusciva veramente a capire cosa fosse successo. Si sentiva la mente svuotata e leggera ed un senso di delusione e d’incapacità iniziò a farsi largo in lui senza ancora sapere perché.
Ma dove si trovava? Cos’era quell’isola? Perché era vestito solo con dei boxer e una specie di gonnellino awaiano? Perché accanto a lui c’era una sorta di capanna tra gli scogli fatta con canne e pietre? Il suo corpo era … molto abbronzato, ed i suoi muscoli erano tonici, soprattutto la parte del busto e delle spalle, tipica di chi pratica nuoto, stentava quasi a riconoscersi.
Molto velocemente l’incanto e l’illusione creata da Kael per tutto quel tempo stava svanendo, ogni ricordo di quella pseudo vita felice si dissolveva come sabbia portata via con una folata di vento, lasciandogli solo un tremendo senso di vuoto e tradimento. Aveva solo il presentimento che qualcosa di grosso fosse accaduto senza che lui avesse potuto far niente per evitarlo.
Lentamente ricominciarono a riaffiorare gli ultimi ricordi reali che aveva avuto, cioè il viaggio ad Hollbox, le indagini sulle morti misteriose, il mostro… no, le sirene!
E mentre stava giusto pensando a queste, tre creature strisciarono fuori dall’acqua, il busto dalla fattezza umana e dalla vita in giù un corpo terminante in una grossa coda di pesce. Due dal dubbio aspetto femminile anche se molto muscolose ed uno maschile.
Si trascinarono verso di lui con intenzione che a Sam sembrarono poco amichevoli.
I tre si erano staccati dal resto del branco che aveva iniziato a lottare furiosamente con Kael metri al disotto della superfice del mare e, a quanto pare erano più interessati a mangiarsi l’umano senza doverlo dividere con gli altri, piuttosto che faticare e spartirselo per poi averne un misero pezzettino.
Sam si rimise in piedi ancora un po’ frastornato, guardandosi intorno in cerca di qualcosa che potesse sembrare un’arma, ma non c’era niente. Dovera la sua borsa con tutte le sue armi? La pistola, il macete o anche un semplice pugnale? Staccò una canna spessa dalle pareti della capanna e la agitò davanti a sé, facendola fischiare nell’aria per metterli in guardia
“Non costringetemi ad usarla!” Minacciò, ma loro non sembrarono minimamente impressionati dalla minaccia dell’uomo. Gli sibilarono contro. Uno di loro intonò un canto e Sam sentì subito l’attrazione irresistibile e letale.
Si portò le mani premendo forte sulle orecchie per non ascoltarli e lasciò cadere la canna a terra
“No! Andatevene maledetti!! Dean!! Dean!! Dove sei?!!” Gridò chiedendo aiuto, ma dentro di se aveva forti dubbi che qualcuno sarebbe venuto in soccorso.
E se … per tutto quel tempo fosse stato prigioniero di uno di loro? Se uno di loro avesse usato il potere su di lui proprio come stavano cercando di fare adesso?
Questa convinzione si fece sempre più radicata ed intensa nel suo cuore, ma adesso non poteva pensare a questo e distrarsi, doveva cercare di non farsi prendere da quei tre. Iniziò ad indietreggiare, sempre con le mani pressate sulle orecchie, ma senza armi si sentiva impotente e spacciato… tre contro uno disarmato, non aveva molte chances.
Vedendo che il canto non funzionava smisero e Sam ne approfittò per raccattare immediatamente qualche pietra poco più grossa della sua mano e lanciargliele contro, ma quei tre a parte scansare le pietre agilmente e forse indugiare apparentemente, continuavano ad avanzare lenti, leccandosi le labbra. Poco dopo presero sembianze umane, ridacchiarono sprezzanti, lanciandosi occhiatine d’intesa. Sembrava proprio non avessero alcuna fretta di prenderlo e che volessero divertirsi con lui.

Kael non se la stava certo cavando meglio di Sam. Dieci contro uno non aveva speranza, ne era consapevole, ma non gli importava. Avrebbe lottato fino alla morte per quel giovane esemplare umano che amava. Lo avrebbe cercato di difendere a costo della vita… Ed era proprio quello che stava cercando di fare, ma i suoi avversari erano anche armati di lance e pugnali. Lo avevano ferito ad un fianco, la coda era stata lacerata in più punti e stava sanguinando abbondantemente.
“Mangeremo lui davanti a te e magari ti costringeremo a mangiarlo!” Gli disse uno usando la telepatia.
“Che ne dici se ti lasciamo proprio i suoi attributi?! Ma forse quelli li hai già assaggiati!” Lo schernì un altro che oltretutto Kael conosceva bene, erano stati buoni amici d’infanzia e compagni all’addestramento per diventare guardie reali, si chiamava Mactra; Ovviamente prima che venisse scoperto il suo essere gay e fuggisse.
“E poi mangeremo anche te!! Ragazzi oggi cibo abbondante per tutti!!” gridò facendo un movimento rotatorio e plateale col braccio in alto.
Si divertivano a deriderlo e provocarlo, tutti in cerchio attorno a lui e continuando ad affondare le loro lame taglienti fatte di pietra, conchiglia e corallo in ogni parte del suo corpo. Avevano anche delle lance molto sottili dalla punta impregnata di un potente veleno estratto dal pesce scorpione, alcune che finivano proprio con l’aculeo di questo, cosicché così da poter esser conficcato e lasciato nella vittima… La morte sopraggiungeva entro poco tempo ed era una cosa straziante, soprattutto per gli abitanti del mare che a differenza degli umani impiegavano più tempo a morire perché più immuni a molte sostanze e veleni presenti nel mare.
Ma le lance non erano l’unico pericolo mortale, i sirenidi tenevano legati in vita alcuni piccoli sacchettini altro non erano che cubomeduse ripiegate su se stesse, con i tentacoli chiusi dentro al proprio cappuccio fissato in cima in modo da non ferire chi le maneggiava, ma quando questo veniva lanciato e colpiva la vittima, i cappucci si aprivano all’istante liberando i tentacoli che si avviluppavano sulla preda mandandola immediatamente in shock, tanto era dolorosa la loro puntura.
In entrambi i casi la fine era una morte quasi implorata per le vittime, data la straziante agonia in cui venivano catapultati.

Kael sperò che non avessero intenzione di usare quelle armi contro di lui, in fin dei conti era uno di loro anche se reietto.
Si stavano divertendo come facevano di solito con le proprie prede, proprio come il gatto gioca col topo.
Kael si difendeva come poteva, ma iniziava a cedere, per quanto la vita solitaria in mare aperto lo aveva reso quasi coriaceo e con una buona muscolatura e scaltrezza, era impossibile spuntarla qui. Se solo fosse riuscito ad uscire da quel cerchio…
Poi udì il grido d’aiuto di Sam, perché chiedeva aiuto? Doveva essere al sicuro sull’isolotto.
Si rese conto che i sirenidi con cui stava lottando erano diminuiti, alcuni di loro dovevano esser risaliti in superficie e non se ne era accorto. Doveva aiutare quello che fino a mezz’ora prima era stato il suo compagno illudendosi di poter vivere una vita insieme. La sua situazione era critica, stavolta non ne sarebbero usciti vivi. Doveva aiutare Sam.. ma come?!
Aveva in mente un paio di trappole in cui poteva attirare il gruppo… se solo ci fossero caduti e si fosse liberato di alcuni di loro .. forse c’era ancora speranza, non poteva arrendersi così, non ancora.
‘Resisti amore mio’ Disse tra sé e sé. Era conciato male e muovere la coda era doloroso e faticoso, ma riuscì infine a trovare un’apertura nel cerchio di corpi e code.
Si lanciò più forte che poté, cercando di approfittare della momentanea distrazione di uno di loro, lo colpì forte con una spallata e riuscì sfuggire ai sette sirenidi.

Fu in quel momento che Dean li vide, poco prima che schizzassero via come fulmini. Diamine erano delle fottutissime sirene!! Forse loro avevano preso Sam… Forse suo fratello non era ancora morto, ma tenuto prigioniero da qualche parte. Aveva fatto bene a non andarsene. C’era ancora speranza! Risalì velocemente sulla barca e si fece riportare a riva, quindi scrisse un breve messaggio a Frank Deveraux, l’unico cervellone che avrebbe potuto trovare una soluzione in quel momento. – Come posso uccidere un branco di sirene sott’acqua? Aspetto risposta urgente pena la morte di Sam –

***

“Hey!! Ti sei stancato di noi?”
“Che fai .. Scappi?”
“Dai riprendiamolo!!”
Kael sentì gridare i suoi inseguitori dietro di lui.
Si erano lanciati al suo inseguimento, perfetto proprio ciò che voleva. Conosceva due o tre posti dove quei bastardi avrebbero trovato pane per i loro denti.
“Dove vai? Non puoi scappare!!”
Il primo tranello non era molto distante, era un vecchissimo relitto di una grossa nave cargo affondata con ancora gran parte del carico mai recuperato. C’erano passaggi stretti, e lamiere taglienti, lui ogni tanto ci era andato a curiosare per scoprire qualcosa di più sugli umani e tra l’altro si era anche ferito ed aveva rischiato una brutta infezione.
Quando la raggiunse si voltò per vedere se il gruppo era ancora dietro a lui, lì vide e nemmeno poi così distanti come immaginava.
Tornò a guardare la vecchia nave ormai ossidata, coperta di muschi, alghe e molluschi, divenuta riparo per molti piccoli abitanti del mare.
Quindi si fiondò a tutta velocità verso di essa con il timore di ferirsi di nuovo, visto che doveva passare da quegli stretti passaggi taglienti con velocità e scaltrezza, mentre nella sua testa risuonavano le imprecazioni del gruppo intento nel suo inseguimento.
“Fermati bastardo!!”
“Vuoi giocare a nascondino finocchio?”
“Combatti da adulto! E muori con onore vigliacco!!”
Il tritone cercò di escludere tutte quelle voci e concentrarsi sul suo movimento mentre zigzagava attraverso porte arrugginite e container alcuni chiusi, alcuni corrosi, alcuni squarciati.
Finché non riconobbe la parte della nave dove si era ferito, era uno squarcio nello scafo un foro dentellato, con punte rivolte all’interno tanto da formare il disegno di una stella, si era sempre chiesto chi o che cosa avesse potuto colpire la nave in quel punto e creare quello squarcio.
Sperò di non essere ingrassato perché altrimenti si sarebbe ferito di nuovo, perché sapeva di passarci già preciso in più doveva farlo veloce e come se niente fosse, per non far insospettire gli inseguitori.
Puntò l’apertura e con rapidi e poderosi colpi di coda vi si diresse, e rimase immobile giusto il tempo di attraversarlo. C’era solo un modo, stando di traverso, le braccia dritte in alto sopra la testa, i palmi uno contro l’altro, il busto nell’apertura più larga. Trattenne il fiato quanto una delle punte gli strisciò su un fianco staccandogli qualche scaglia come fossero petali di un fiore. Ma si rese poi conto di esser passato oltre, un brivido gli corse lungo la spina dorsale e respirò velocemente per la tensione e la paura appena provata, quindi si allontanò di qualche metro, vedendo i primi due che stavano per passare attraverso la falla.
“Hey ragazzi eccolo lì!! Vieni qua pesce rosso!!” Il primo si lanciò attraverso l’apertura, non avendo fatto caso al modo in cui l’aveva attraversata l’altro, vi entrò diritto, ma le impietose punte taglienti gli aprirono immediatamente profondi tagli lungo il corpo. La pelle gli si era aperta in due con una facilità impressionante.
Gridò uscendo dall’altra parte con lunghe strisce rosse e lasciando scie come quelle delle frecce tricolori che Kael una volta aveva visto disteso sulla superficie del mare mentre gli aerei sfrecciavano creando forme stupende sopra di lui e ne era rimasto affascinato.
Un secondo dopo essendo in rincorsa dietro al primo, troppo tardi per evitare il tranello, un altro tritone s’infilò nelle lamiere squarciate della nave, riuscì a fermarsi, ma solo quando già la testa e le spalle erano passate. Si bloccò incastrandosi in quella stella sanguinaria che aveva già conficcato le sue punte arrugginite nella sua carne.
Kael li guardò serio pensando che se l’erano cercata e poi dovette riprendere la fuga perché uno si fermò a prestare soccorso ai due feriti, ma gli altri quattro ripresero l’inseguimento ancora più incazzati.
“Lascia che ti prendiamo e vedrai che fine ti faremo fare!!”
Uno di loro lanciò una delle lance sottili con l’aculeo velenoso, che per fortuna passò di fianco a Kael evitandolo, ma lui sussultò e deglutì quando se ne accorse.
Sperò che Sam intanto riuscisse a cavarsela, aveva fatto bene a lasciargli la mente libera pensò, poi si concentrò nuovamente sulla sua missione, sopravvivere.
Sam intanto era finito a terra rotolando in un corpo a corpo con uno di loro. Il fatto che fosse una femmina lo stava mettendo in difficoltà perché nella sua mentalità non voleva far del male ad una donna, ma lei donna non era e lo dimostrava anche l’incredibile forza che aveva. A furia di rotolare, lei era finita sopra e adesso gli aveva afferrato la testa ai lati e gliela sbatteva sugli scogli con forza.
Sam gridò e si dimenò per togliersela di dosso. Infine incazzato e disperato, l’afferrò per la gola stringendo e conficcando i pollici con forza nella giugulare. Non ne poteva più di essere il gioco di quei maledetti bastardi squamosi.

Il secondo tranello in cui Kael poteva attirare quei sirenidi che ancora non volevano rinunciare a dargli la caccia era vicino alla barriera corallina, dove si trovava il territorio battuto da un grosso squalo bianco, il re indiscusso di quel tratto di mare. Aveva un carattere iroso e non si era mai lasciato avvicinare dai sirenidi, tanto meno da altre creature. Lui dilaniava e mangiava tutto quello che passava per il suo territorio. Guai a capitare dentro quei confini. Non rispettava regole, niente e nessuno, era velocissimo e non perdonava. Lo conoscevano tutti e Kael temette che non ci sarebbero caduti, sperava solo che essendo concentrati nell’inseguimento, non si accorgessero di dove si trovavano.
“Allora? Hai finito i tuoi trucchetti? Fatti prendere e facciamola finita!”
Kael era esausto, e qualche ferita continuava a perdere sangue, entrare nel territorio dello squalo non era un’idea brillante, probabilmente attirato dal suo sangue avrebbe preferito un pasto sicuro e senza sforzi, il primo ad esser mangiato sarebbe stato lui, ma non aveva altra scelta… doveva tentare.
Quindi varcò i confini, guardando a destra e sinistra, sapeva che i ricettori di Big White, come lo chiamavano tutti, li aveva già percepiti. Entro breve lo squalo sarebbe sopraggiunto, si guardò intorno in cerca di un riparo dove potersi nascondere non appena lo avesse visto, così forse lo squalo sarebbe andato addosso prima gli altri intrusi. Si fece quasi raggiungere dai 4 e mentre guardava loro un’ombra passò sopra di loro.
Big white era arrivato, sollevò gli occhi vedendo il ventre del grosso predatore, Kael non perse tempo, si fiondò in un piccolo rifugio creato da due scogli incastrati tra loro, una murena lo morse innervosita prima di uscire per trovarsi un altro nascondiglio. Un’altra ferita… Se mai fosse riuscito a tornare da Sam, in che condizioni sarebbe tornato? Pensò amareggiato.
Come immaginato, lo squalo non fece caso al sirenide che era scappato e che avrebbe ripreso poi con calma, ma si mise a nuotare nervosamente intorno ai quattro sirenidi che si erano messi tutti schiena contro schiena, tremando di paura con le armi verso il nemico che infine scattò verso il gruppo. Fu’ ferito da una lancia col micidiale veleno, ma riuscì ad afferrare uno dei sirenidi poco sotto il bacino, stringendolo nelle mascelle ed iniziando a scuoterlo forsennatamente; Il tritone afferrato era Mactra il capo del gruppo, nonché il suo migliore amico d’infanzia. Una nuvola di sangue rosso riempì l’acqua tutt’intorno. Gli altri tre elementi ormai senza più una guida scapparono, più interessati a continuare a vivere piuttosto che rischiare di morire lì per una stupida diatriba.
Lo squalo si dibatté furiosamente con le mascelle contratte sul corpo straziato del tritone. Il veleno gli bruciava come il fuoco nel suo corpo.
Kael non sapeva se intervenire ed aiutare l’animale, nella speranza che con un gesto del genere venisse risparmiato. Lo squalo era furibondo, si contorceva per il veleno rifacendosela con la vittima ormai senza vita tra le sue fauci, il corpo del sirenide si stava spaccando a metà, intestini ed altri organi stavano fuoriuscendo. Kael si coprì la bocca e dovette guardare altrove per lo spettacolo raccapricciante. No, non era il caso di uscire, ma non poteva nemmeno rimanere lì, forse Sam era in grave pericolo, doveva salvarlo.
Vide a terra una di quelle lance avvelenate e qualche sacchettino di medusa, forse gli sarebbero risultati utili quindi si decise, raccolse tutto il suo coraggio e si lanciò fuori dal piccolo riparo dirigendosi poco distante dal predatore e raccogliendo le armi. Lo squalo lo vide, mollò immediatamente i resti di ciò che aveva in bocca e anche se con movimenti scomposti a causa del dolore provocato dal veleno partì all’inseguimento della preda.
Col cuore che batteva all’impazzata per la paura Kael iniziò a nuotare più veloce che poteva per tornare all’isolotto senza voltarsi, ma sentiva lo squalo sempre più vicino.
Non ce l’avrebbe mai fatta, sarebbe finito come l’altro. Si guardò disperatamente intorno, non voleva sprecare quelle armi, forse gli sarebbero servite per aiutare Sam. Aveva tre sacchettini, decise di usarne uno soltanto. Si voltò e lanciò una medusa contro lo squalo che si fermò e poi la aggirò puntando di nuovo verso di lui con la bocca leggermente dischiusa e le file di denti acuminate con qualche brandello di carne e squame incastrati.
Kael emise un verso disperato e riprese a sbattere la sua coda cercando qualsiasi cosa potesse aiutarlo e poi lo vide, un banco di meduse, vi si diresse ma prima di fiondarsi in mezzo controllò che non fossero della specie mortale.
Lo squalo lo raggiunse e chiuse le sue fauci su parte della sua coda. Kael urlò di dolore. Lo squalo lo strattonò per avvicinarlo a sé. Il tritone sentì quei denti affilati lacerargli la membrana delicata. Si voltò appoggiando le mani sul muso dell’animale colpendolo per liberare la coda.
“Lasciami! Ti prego lasciami!” Supplicò ad alta voce nel suo linguaggio, pur sapendo che lo squalo non avrebbe capito, si voltò nuovamente scuotendo i fianchi e dimenandosi per liberarsi. Vedeva l’unica possibilità di salvezza allontanarsi. No! Non si sarebbe arreso proprio adesso!
Dette un forte colpo col bacino e con la parte inferiore. Gemette e strinse i denti sentendo la membrana caudale lacerarsi ancora, ma quando riguardò dietro si accorse di essere finalmente libero. C’era molto sangue attorno al muso di Big White.
Kael si voltò in avanti puntando di nuovo al banco di meduse, ma come cercò di dare un colpo di coda per nuotare, per poco non fece una piroetta su se stesso, guardò verso la sua coda dolorante e si accorse che ne mancava una metà. Lo squalo avrebbe attaccato di nuovo, doveva entrare nel banco di meduse, meglio la loro puntura che gli avrebbe procurato qualche lieve ustione e un dolore che ormai a lui non avrebbe fatto più differenza visto quanto ne sentiva ormai ovunque, e comunque sempre meglio che esser dilaniato dallo squalo.
Iniziò a zigzagare tra le meduse, gemendo ogni volta che incappava in qualche tentacolo urticante, lo squalo provò a seguirlo, ma infine vi rinunciò, le punture delle meduse erano molto fastidiose per lui non era agile come il tritone e molto più grosso, quindi le prendeva tutte. Non valeva la pena fare tutta questa fatica per un’unica preda, aveva ancora i resti dell’altra e comunque gli aveva dato una bella batosta. Quindi fece dietrofront e tornò nel suo territorio perdendo interesse in Kael.
Il tritone era sfinito ma non poteva mollare ancora, non poteva abbandonare Sam.
Si diresse all’isola.
Il giovane Wincester intanto si era liberato della sirena soffocandola e facendole perdere i sensi, ma non era tornata agli altri due che lo avevano assalito tempestandolo di calci e graffi. Uno aveva anche cercato di morderlo ad un polpaccio, ma gli era arrivato un bel calcio in pieno viso, spedendolo in acqua.
E mentre lottava ne vide arrivare un altro, si accorse che non era uno dei tre solo per un particolare, i capelli di quei tre erano sul verde scuro come le alghe, quelli dell’ultimo arrivato erano blu, azzurri come l’acqua limpida e profonda dell’oceano. Sembrava molto provato, anche lui doveva essere uscito da una lotta furibonda.
Si accorse che lo stava guardando e poi gli gridò
“Sam scansati!” Il giovane sussultò sentendo pronunciare il suo nome, ma non perse tempo a riflettere sul come o perché, rotolò di lato scalciando per allontanare l’avversario, il tritone dai capelli azzurri lanciò qualcosa in aria contro il sirenide che tentava di sopraffare l’umano e che fu’ preso in pieno dal sacchettino, questo si avvolse contro un braccio ed un secondo dopo emise un grido raccapricciante, cadde a terra dibattendosi e contorcendosi come in preda a convulsioni. Sam lo osservò allibito, poi guardò di nuovo l’ultimo arrivato accorgendosi che dietro di lui il sirenide che aveva spinto in acqua poco prima stava risalendo e di nuovo nella sua vera forma
“Alle tue spalle!” Lo avvertì senza nemmeno sapere perché lo aveva fatto, forse per ricambiare il gesto.
Kael, afferrò la lancia sottile, rotolò sulla schiena, schiaffeggiò l’avversario con la parte di coda che ancora aveva gemendo per il dolore e stava per infilzarlo, ma questo, visto il compagno già agonizzante sugli scogli e riconosciuta immediatamente l’arma, protese le braccia per proteggersi ed in segno di resa
“No! Ti prego! Risparmiami!! Lasciami andare e non mi rivedrai mai più!” Gridò nel proprio dialetto, che a Sam sembrò una serie di rumori strani simili alle bolle fatte in acqua e schiocchi di dita.
Kael esitò ma poi lo lasciò andare ed il suo simile strisciò giù dagli scogli e sparì nelle profondità dell’oceano. Guardò di nuovo Sam, il suo bellissimo Sam ma poi si accasciò al suolo svenuto.
Sam rimase immobile non riuscendo ancora a capire cosa era successo, chi fosse quel tritone e come mai conoscesse il suo nome, anche se qualcosa infondo al cuore gli stava già suggerendo la risposta. Si sedette a sua volta, riposandosi e cercando di fare un po’ di chiarezza, cercando di riordinare pensieri ed informazioni, continuando ad osservare quella creatura distesa poco lontano da lui.
Poi si rialzò, non poteva lasciare che il tritone morisse, anche perché adesso era l’unico che poteva fornirgli delle risposte e riportarlo a riva.
Quindi rovistò nella capanna in cerca di qualsiasi cosa fosse risultato utile per curarlo e con sua grande sorpresa trovò una valigetta per il pronto soccorso. Con pazienza disinfettò e coprì ogni taglio e ferita con garze sterili, e le terminò cercando di fermare l’emorragia alla coda e fasciandola stretta. Poi si risedette di nuovo esausto a debita distanza abbracciandosi le ginocchia, anche se qualcosa gli diceva che quell’individuo non era pericoloso o avesse intenzioni cattive. La notte calò e Sam anche se aveva cercato di restare sveglio perché comunque non si fidava a stare lì insieme ad una sirena, alla fine crollò in quella strana posizione seduta, anche se rilassandosi era scivolato di lato.
La mattina quando si svegliò, si ritrovò disteso in quello che doveva essere il letto della capanna. Il sole era ancora basso e l’aria era frizzante e fresca, si sollevò su un gomito di scatto cercando il tritone ed il loro occhi s’intrecciarono. Kael era lì vicino che lo guardava con un sorriso appena accennato sulle labbra. Aveva sembianze umane, anziché avere la coda aveva un paio di gambe, di cui una mancava un piede e la caviglia era stata di nuovo debitamente fasciata con la stessa garza ormai sporca di sangue.
Seguì lo sguardo del cacciatore e quando rialzò gli occhi, questi si fusero di nuovo
“Grazie” Disse infine Kael muovendo la gamba menomata ed indicando tutte le altre medicazioni. Sam non rispose e rimase a fissarlo serio come se cercasse di leggergli nella mente o se fissandolo, avesse potuto ricordarsi di lui. Kael immaginò cosa potesse passare per la testa di quell’uomo stupendo che faceva battere all’impazzata il suo cuore solo con uno sguardo, così sospirò ed iniziò a raccontare tutto quello che era accaduto e che aveva fatto, dal momento in cui Sam aveva iniziato a girare ed indagare su quell’isola.
La matassa di dubbi che Sam aveva in testa, piano piano si districò. Ascoltò con attenzione ed incredulità quel racconto che aveva dell’assurdo, come se si trattasse di fantascienza, pur avendo la consapevolezza che tutto era accaduto realmente. In più di un’occasione arrossì e si vergognò tremendamente e questo fece sorridere Kael che invece lo trovava così irresistibile anche se ormai sapeva di averlo perso per sempre.
“.. Mi dispiace Sam, di averti ingannato per tutto questo tempo.” Concluse infine abbassando gli occhi veramente pentito, vedendo quanto il giovane uomo fosse adesso preoccupato al pensiero di esser stato dato per scomparso o morto già da due mesi.
“Ti … Ti riaccompagnerò immediatamente sull’isola e sarai libero.”
“Sì, è il minimo che puoi fare” Disse secco il cacciatore distogliendo lo sguardo da lui e fissando l’orizzonte, con le braccia incrociate sul petto. Era arrabbiato con quella creatura, pur non avendogli fatto del male, si era permesso di tenerlo sotto un incantesimo e di farci i suoi porci comodi. Lo aveva illuso e comunque tenuto prigioniero. Non voleva guardarlo più negli occhi anche se l’altro invece li cercava disperatamente.
Kael aveva il cuore in frantumi. Il suo bel mondo dorato, fatto di amore era scoppiato come una bolla di sapone da un momento all’altro. L’uomo non voleva saperne di lui, forse addirittura lo disprezzava, l’incantesimo era svanito.
“E’ già tanto se ti risparmio la vita” Aggiunse Sam ancora senza guardarlo, ma sentendo i suoi occhi addosso. “Non puoi tenere qualcuno sotto un incantesimo, illudendolo, creando un mondo che non esiste solo perché tu lo ami e lo desideri. Capisci che è un amore falso? Capisci che ti contraccambiavo solo perché ti credevo un’altra persona e perché ero condizionato dalla tua mente?!”
Kael annuì come un cagnolino bastonato solo muovendo la testa, anche se l’altro non lo guardava.
Sam era già scampato una volta ad un attacco di una sirena ed il solo pensiero di esserci caduto di nuovo lo faceva imbestialire. Maledette sirene!

Finalmente la risposta attesa da Dean arrivò, nel messaggio Frank gli proponeva varie soluzioni, ovviamente elencandogli anche le possibili conseguenze. Ma Dean adesso era talmente furioso e smanioso di ritrovare suo fratello che preparò il micidiale composto. C’erano ingredienti come arsenico in quantità industriali ed una miscela di acidi altamente tossici, come l’acido cloridrico, l’acido solforico e l’acido muriatico. Ne usò così tanto da riempire una botte. Voleva distruggere quelle maledette sirene una volta per tutte. Era così accecato dall’odio da non riflettere che avrebbe ucciso anche altre creature e, se fosse stato presente anche suo fratello, avrebbe fatto la stessa fine.
Risalì per l’ennesima volta su una chiatta con la micidiale bomba acida ed arrivato più o meno nel punto in cui aveva incontrato il gruppo di sirenidi, Dean iniziò a versare il letale composto, facendo dei giri sempre più ampi con il mezzo.
Non passò molto tempo che i corpi di pesci ed altri abitanti del mare di ogni forma e grandezza, iniziarono ad affiorare e galleggiare senza vita in superficie.
Circa tre ore dopo anche alcuni sirenidi galleggiavano morti, mentre altri arrivarono sulla spiaggia o si arrampicarono sugli scogli per cercar rifugio, ma sempre quella fine fecero con grande soddisfazione di Dean.
Forse non poteva uccidere tutte le sirene esistenti al mondo, ma quelle presenti su quell’isola le aveva sterminate.
Ne trovò una ancora in vita agonizzante su uno scoglio, la raccolse portandola sulla barca ed iniziò a tempestarla di pugni senza tregua gridando “Dov’è Sam?! Dov’è mio fratello?!”, ma la creatura non aveva idea di chi fosse, poi gli venne in mente che forse cercava quell’umano su quell’isolotto e così riuscì a dargli più o meno la posizione di dove si trovava prima che Dean gli tagliasse la gola e la rigettasse in mare.

Il cacciatore navigò per miglia prima di trovare finalmente l’isolotto indicato dalla creatura. Attraccò la barca, infilò la pistola nella cintola dei pantaloni ed afferrò il macete.
Sinceramente aveva dei seri dubbi che vi fosse qualcuno su quella specie di grosso scoglio emerso con sì e no una cinquantina di alberi in tutto, ma si incamminò per attraversare quella piccola terra emersa, quando fu quasi dall’altra parte sentì delle voci, così si acquattò e si avvicinò con circospezione vide il tritone riprendere le sue vere sembianze e prepararsi a gettarsi in acqua. Eh no! Non gli avrebbe permesso di scappare, soprattutto lui che aveva tenuto suo fratello prigioniero per tutto quel tempo. Così uscì allo scoperto afferrando la pistola.
“Scansati Sam!” Gli disse pronto a sparare.
Sam e la creatura saltarono di paura per il grido e l’improvvisa apparizione del cacciatore.
“Dean..?” Sam pronunciò dapprima il nome con incredulità e poi di nuovo con gioia
“Dean!! Mi hai trovato!!”
“Scansati Sam!!” Ordinò di nuovo perentorio tenendo l’arma pronta a far fuoco puntata alla testa della creatura che tremava schiacciata a terra, ma non tendando nemmeno di scappare o tuffarsi in acqua.
Sam rimase un po’ perplesso dalla determinazione del fratello, ma come, dopo due mesi, invece di esser felice per lui, ritrovandolo vivo, concentrava tutta l’attenzione sul tritone.
Sam finalmente guardò gli occhi tristi ed impauriti di Kael, nonostante tutto quella creatura gli aveva salvato la vita due volte e nel profondo del suo cuore non riusciva ad odiarlo.
“Sam Cristo spostati!!” Gli gridò suo fratello intenzionato a sterminare anche quell’esemplare.
Dean era così. Buoni o cattivi, qualsiasi essere che non apparteneva alla razza umana era un mostro da far fuori.
“Dean aspetta…” Disse con calma Sam, ma suo fratello non si mosse da quella posizione, ne distolse lo sguardo dal suo obiettivo
“Dannazione Sam! Devo spedire all’inferno l’ultimo figlio di puttana pinnuto su questa maledetta isola!! Spostati per la miseria!!” Gridò spazientito.
Sam spostò di nuovo lo sguardo da Dean al tritone e poi di nuovo a Dean interdetto
“Cosa intendi per spedire l’ultimo all’inf..”
“Intendo proprio ciò che ho detto Sammy. Avanti muovi il culo, così il bastardo raggiungerà il suo gruppo all’inferno!! Li ho sterminati tutti, riversando nell’acqua una miscela nociva, ma aimè, qui è troppo distante perché la possa respirare e crepare!” Asserì quasi con una punta di rammarico e soddisfazione.
Dean sembrava una statua, era immobile, teso, muoveva solo la bocca per parlare mentre posava sul sirenide il suo sguardo feroce, carico d’odio.
Sam a quel punto si spostò, ma non per lasciare campo libero a Dean, ma bensì interponendosi maggiormente a protezione della creatura.
Kael sollevò il viso stupito ed anche Dean a quel punto abbassò l’arma che ora puntava allo stomaco del fratello e infine si mosse, guardando finalmente Sam negli occhi con espressione confusa
“Ma cos… Sam!” disse quasi deluso.
“Mi ha salvato la vita Dean. Per ben due volte. E’ vero, mi ha tenuto prigioniero per due mesi sotto un incantesimo, ma mi ha sempre protetto e difeso, quindi adesso tocca a me.” Sam si voltò verso Kael mentre Dean alzava e riabbassava le braccia, scuotendo la testa incredulo e arreso.
“Vattene. Vivi la tua vita. E se mai le nostre strade dovessero incrociarsi di nuovo, è meglio per te che scappi, perché non ci sarà nessuno a fermare quel proiettile la prossima volta.”
“Sam andiamo!!” Protestò Dean, poi Sam si voltò e raggiunse il vero fratello abbracciandolo stretto
“E’ bello rivederti” Gli sussurrò e Dean finalmente lasciò perdere la creatura e lasciò cadere tutto l’odio e la furia che aveva trattenuto fino a quel momento e si rilassò nel calore dell’abbraccio contraccambiandolo.
“Ti prego torniamo a casa… Non voglio più saperne di mare ed isole per un bel po’” Disse con una punta d’ironia Sam e prima di allontanarsi con un braccio appoggiato sulle spalle di Dean, guardò ancora una volta indietro e vide il tritone scivolare in acqua, agitare un’ultima volta la coda deturpata e sparire nel blu.
Dean non si lasciò sfuggire l’abbronzatura e l’abbigliamento di Sam, lo guardò ed aprì la bocca, ma Sam lo bloccò immediatamente
“Non dirlo! Non t’azzardare a proferir parola, ti prego” lo ammonì serio provocando una serie di grugniti e sghignazzatine nel fratello più grande.
“Dean!”
“Che c’è?! Non ho detto niente!” Risatina
“Ma vorresti”
“E’ solo che hai un corpo stile .. Robinson Crusoe.. Guarda che barba!” Altra risatina
“Dean!!” I due continuarono così per un bel po’, mentre Sam cercava di cambiare discorso e Dean che invece incalzava.

Quando finalmente Sam si sedette sull’Impala, profumato di bagnoschiuma, rasato, pettinato e di nuovo vestino con una camicia e pantaloni, che tra l’altro all’inizio gli facevano una strana sensazione sulla pelle, sospirò felice di tornare alla sua realtà, felice di tornare a casa, chiuso nelle mura del bunker e felice di essere di nuovo seduto in macchina al fianco di suo fratello.
Non voleva accennare assolutamente a quell’avventura, soprattutto con Dean, visto quello che aveva fatto su quell’isolotto completamente in balia dell’influenza del sirenide innamorato, si imbarazzava ed arrossiva al solo pensiero e così molto del tragitto lo fece in silenzio tra i suoi pensieri, poi Dean si schiarì la voce
“Quindi … l’uomo pesce si era innamorato di te…”
“Già” Disse distrattamente Sam guardando fuori dal finestrino e sperando nella bontà dell’altro che annuì con un  “mmmhhh” e rimase un altro po’ in silenzio a riflettere ma poi non riuscì a trattenersi
“E ci hai fatto sesso?” Chiese diretto e Sam per poco non si fa venire un attacco di tosse deglutendo aria.
“No. .. Suppongo di no” Rispose al volo con la voce roca balbettando “Voglio dire io non..”
“Ma se mi hai detto che non ricordi assolutamente niente”
“Infatti è così, quindi nessuno può saperlo, ma adesso basta Dean. Non mi va di parlarne” Terminò cercando di risultare molto infastidito e dopo un’altra risatina da parte dell’altro non ne parlarono più ed il viaggio proseguì.
Non era proprio del tutto vero che Sam non si ricordava di niente, ma avrebbe rinchiuso quel segreto nel profondo della sua anima.

The End

   
 
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