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Autore: Degonia    09/07/2009    4 recensioni
*Il mondo sarebbe potuto cadere, a me bastavi solo tu*
Presi la mano di Jared dicendogli: “Cosa vuoi mangiare oggi?”
ma Jared non mi ascoltava, il suo sguardo era rivolto lontano.
Distante, un padre prese in braccio il suo bambino facendolo volare e divertire.
Sempre lì vicino, altri padri baciavano i loro figli e li prendevano per mano.
Sembravano divertirsi molto.
Jared stringeva la mia mano sempre più forte, con lo sguardo fisso su di loro.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aprile 1980



La campanella sarebbe suonata tra pochi minuti.
Un bambino seduto nei primi posti di una terza classe inferiore, nella sua aula: la prima di un lungo corridoio al primo piano, continuava a guardare fuori dalla finestra in attesa dell’ultima campanella. Gli alberi in fiore. La penna nella mano destra, l’altra poggiata sul quaderno: continuava a scrivere parole dettate dalla sua insegnante, parole per lui senza senso, le scriveva automaticamente senza starci troppo a pensare.

Sorrisi. Sapevo che Lui sarebbe arrivato. Tra poco avrei lasciato questo edificio e gli sarei corso tra le braccia e anche lui mi avrebbe abbracciato ^^.

-Leto, smettila di sorridere, non ci trovo nulla da ridere- mi disse la maestra guardandomi e mentre lo faceva aveva abbassato i suoi occhialini gialli. La guardai anch’io e senza rispondere abbassai la testa sul quaderno. Lei continuò a fissarmi per qualche altro secondo, poi posò lo sguardo sugli altri alunni che sghignazzavano. Tacquero.

La campanella suonò pochi minuti dopo. Veloce come sempre misi le mie cose nello zaino e mettendomi in malo modo il cappotto che oramai era diventato pesante per quelle giornate primaverili, infilai lo zaino e corsi verso la porta. La maestra era già uscita. Ma quando stavo per cominciare a correre verso l’uscita, qualcuno afferrò il mio zaino tirandomi indietro. Mi fermai e mi voltai. Vidi il bulletto di turno squadrarmi, ma in quel momento non mi importava, dovevo uscire! Gli dissi scontroso
-Lasciami! Chi ti credi di essere?- mi guardò e insieme a due suoi amici sghignazzò; ma non ebbi il tempo di fuggire che mi prese e mi sbatté contro la parete. Gli altri due risero. Provai a tirare un pugno a quel bulletto, ma lo mancai; cosa che non feci con le gambe, il mio calcio andò a colpire il suo ginocchio facendolo allontanare.

A questo punto mi guardò. Gli avevo fatto male, ma se l’era meritato! Poi si avvicinò di nuovo a me e mi intrappolò tra il muro e il suo corpo più robusto del mio.


-Aspetti ancora tuo padre? Ah ah...- rise -Ti ha abbandonato come presto farà tuo fratello! Sei solo un bambino stupido e piagnucolone!! Non sai neanche difenderti, ah ah, nessuno ti vuole bene stupido. Anche tua madre ti lascerà da solo, infatti non ti viene neanche a prendere a scuola!! Ah ah!! Sei proprio un bambino tonto e stupido … non l’hai capito che tuo padre se n’è andato perché non voleva più vederti, perché sei un bamboccio e basta e nessuno vuole stare con te!- chiusi gli occhi. Tutto quello che mi stava dicendo era vero? Presto sarei rimasto solo? Mi tornò in mente il momento in cui papà se ne andò, in cui la mamma mi sgridava, quando Shannon non era venuto a prendermi a scuola. Forse non sarebbe venuto neanche oggi! Strinsi più forte gli occhi e mi uscirono le lacrime. Il bulletto continuava a parlare, ma non volevo ascoltare; mi disse che ero una checca di bambino e altre cose cattive. Cosa gli avevo fatto? Perché ce l’aveva con me? Scivolai a terra con la schiena contro il muro e piansi. Le lacrime uscivano da sole. Vidi il bulletto coi suoi amici andare via e lasciarmi lì da solo mentre il corridoio si svuotava. Adesso non volevo più uscire. Pensai che mi sarei nascosto per sempre all’interno della scuola. Presi un fazzoletto dai jeans e mi pulii le lacrime; infine decisi di uscire. Mio fratello, volevo vedere solo lui adesso.

Varcai la soglia e vidi tanti bambini tra le braccia dei loro genitori, c’erano anche alcuni nonni. Mi sentii diverso e piano, scesi i pochi gradini che erano davanti a me. Camminai ancora un po’ e lo vidi. Ma Shannon non aveva visto me. Mi feci strada tra la folla e urlai il suo nome; non mi sentì.
Vidi che anche lui mi cercava quasi spaventato. Urlai ancora, e si voltò.


“Shan!” urlai ... “SHAN!!!” pronunciai ad alta voce e mi buttai tra le sue braccia.

“Jared!” disse lui abbracciandomi forte.

Era come se non lo vedessi da una vita e ogni giorno mi mancava sempre di più. Mio fratello era un elemento fondamentale per me, senza di lui sapevo che non ce l’avrei mai fatta. I primi due anni siamo stati insieme, ma adesso Shannon frequenta un’altra sede della mia stessa scuola.

Lo adoravo. Il mio fratellone!! Per me era come un padre: non mi aveva mai fatto mancare nulla come farebbe un genitore, mi veniva a prendere a scuola e mi comprava i giocattoli, ma la cosa più importante era che mi voleva bene e su questo non avevo dubbi.


“Mi dai la cartella?” mi disse all’improvviso.

“No” risposi sicuro “Oggi è leggera, la tengo io e poi tu hai la tua” gli feci notare. Inoltre sapevo che pesava più della mia perché aveva più libri.

“Va bene, come vuoi tu, ma se ti dà fastidio dimmelo, ok?” era sempre molto gentile con me.

“Si” risposi sorridendo.

Poi prese la mia mano senza che me ne accorgessi chiedendomi qualcosa sul cibo, ma io non l’ascoltavo, il mio sguardo era rivolto lontano e forse Shannon non avrebbe capito.

Lontano da noi due, un padre prese in braccio suo figlio facendolo volare. Sempre lì vicino altri padri baciavano i loro figli, altri li tenevano per mano. Sembravano divertirsi molto. Non ricordo se papà mi abbia mai abbracciato in quel modo. Quanto vorrei ricordare; ma ero troppo piccolo e neanche Shannon se lo ricorda o forse non vuole ricordarselo. Stringo forte la sua mano mentre tengo ancora lo sguardo fisso su di loro. Come sono contenti. Vorrei abbracciare ancora Shannon e piangere, vorrei fargli vedere quando io sono fortunato ad avere un fratello come lui, ma loro non mi vedono. Sono presi dalla loro felicità e io divento un fantasma ai loro occhi.

Li guardai ancora e poi guardai mio fratello in volto, con un filo di voce dissi:
“Shan, sono contento per loro”, mi guardasti e vidi le lacrime scendere dai tuoi occhi. Mi meravigliai di questo. Perché piangevi Shan? Me lo sono sempre chiesto.

Ti inginocchi e ti tocchi la guancia bagnandomi qualche dito
“Perché piangi Shan?” ti chiedo preoccupato. Credevo che ti facesse male qualcosa, che ti fossi fatto male mentre correvi per venirmi a prendere. Perché, sai Shan, io so che corri ogni giorno per non far tardi, ma tu mi sorprendi dicendomi “Perché sei mio fratello e ti voglio bene” e di nuovo mi abbracci. Non capii il motivo, ma mi andava bene che mi abbracciassi ancora. Il mondo sarebbe potuto cadere, a me bastavi solo tu.

Però ti allontano e frugo nelle mie tasche in cerca di un fazzoletto, lo stesso che io avevo usato pochi minuti prima. Te lo porgo dicendoti che l’avevo usato solo una volta e che era ancora pulito. Non ti dissi perché l’avevo usato, mi vergognavo troppo ad ammettere che avevo pianto perché credevo che tu non saresti mai più venuto a prendermi. Che stupido che sono stato solo a pensare ad un eventualità simile.


“Shan” gli dico “Ho fame!” tirandolo per il braccio.

Lui mi guarda e mi aggiusta il cappotto che non avevo abbottonato.

Dopo ci incamminiamo sul marciapiede, la mia mano tra la sua fino a quando non scorgo un cagnolino sotto un albero che fa i bisognini, esclamo
“Wha!! Che bello!! Piccolo, carino, guarda Shan” faccio segno a mio fratello e mi dirigo verso di lui. Il cagnolino mi salta addosso contento di avere qualche carezza e un attimo di calore. Poi mi voltai verso Shannon dicendogli “Oggi vorrei della pasta, Shan” mentre il cagnolino mi leccava una mano e poi la guancia. Vedo Shannon turbato quando guarda i soldi che la mamma gli ha dato questa mattina.

“Va bene Jared, oggi mangerai pasta” mi disse sorridendo. Ma non mi piacque quel ‘mangerai’… perché non ha detto ‘mangeremo’? Lo guardai ancora mentre giocavo con il cagnolino e capii: i soldi che aveva non gli bastavano per due piatti di pasta e il ristorante qui vicino non era molto economico. Pensai che forse non aveva fame, che avesse mangiato a scuola, ma sentii il suo stomaco brontolare e capii che lo stava facendo per accontentarmi. Sarebbe rimasto a digiuno solo per permettere a me di mangiare della pasta. No, non mi piaceva questo. Non volevo che non mangiasse per farmi contento.

“Ho cambiato idea, voglio delle patatine fritte e un panino” dissi sorprendendolo, mentre salutavo con la mano il cagnolino che seguiva un’anziana signora.

“Ma non volevi la pasta?” mi disse.

“Si, ma l’ho mangiata ieri, voglio un panino adesso” insistetti, non potevo dirgli che avevo capito che i soldi che mamma gli aveva dato non sarebbero bastati “Shan, me lo compri vero?? Vero??” continuai a dire avvicinandomi a lui.

Sorrise lievemente e insieme ci incamminammo verso il fast food dall’altro lato della strada. Speravo che ci fosse poca gente, ma invece, come sempre, era strapieno. Corsi verso un tavolo che si era appena liberato, mentre Shannon ordinò due menù. Appena arrivò, mi fiondai sul panino e lo morsi con forza: avevo fame! Mentre mangiavo, vidi Shan che mi guardava ... non capivo il perché lo facesse, ma non gli chiesi mai spiegazioni. Poi mi guardai intorno, c’erano ragazzi delle scuole superiori, maschi e femmine che mangiavano la stessa cosa: era davvero strano. Vidi due di loro che avvicinavano le loro bocche. Guardai Shannon che ricambiò il mio sguardo.


“Shan, perché due persone si baciano?” gli dissi mentre bevevo dalla cannuccia. Fu sorpreso da questa mia domanda, sembrava in difficoltà.

“Perché si vogliono bene” rispose infine.

Ma non capivo, io e mio fratello non ci siamo mai baciati anche se ci vogliamo bene, glielo dissi:
“Però tu non mi hai mai baciato sulla bocca”

“No, perché il bene che ti voglio io è diverso dal loro” mi spiegò mentre indicava la coppia nell’angolo che continuava a baciarsi.

Ma ancora non capivo bene.


“Mhm...non ho capito bene, ma fa nulla” feci, mentre diedi un ultima bevuta dal mio bicchiere e guardai quello di Shannon che era ancora mezzo pieno.

Volevo dell’altra Coca, ma non volevo dirglielo. Sperai che lui avesse compreso dal mio sguardo, ma non ne ero sicuro. Diedi un altro morso al panino che avevo quasi finito, quando riflettei su una cosa: stavo mangiando dei morti! Mi spaventai all’inizio, ma tutti mangiavano degli animali morti, perché nessuno si era mai chiesto il perché? Io non mangerei mai una persona morta e neanche loro lo farebbero, però mangiano gli animali. Forse li odiano? Io però non li odio ... però forse la carne che stiamo mangiando non è fatta con degli animali morti. Voglio saperlo! Devo chiedere a Shannon che sa sempre tutto.


“Senti Shan” mio fratello mi guardò “E’ vero che questa carne è fatta con quello?” dissi indicando una gallina sul vassoio che Shannon aveva portato assieme al panino e alle patatine.

Penso che questa volta gli ho fatto una domanda difficile, perché non mi risponde subito?


“Si, Jared” mi disse.

Non ci potevo credere! Era davvero così?? °_°


“Vuol dire che uccidono gli animali per fare della carne che poi noi mangiamo?” gli dissi pieno di domande sul perché gli esseri umani facessero una cosa simile.

“Si, ma non tutti gli animali, solo alcuni”

“Mhm...ho capito!” dissi riflettendo sulla questione. Davvero non potevo credere che quella povera gallina era stata uccisa per fare la carne che stavo mangiando. Mi arrabbia e maledissi chi faceva ciò.

“Allora io non mangerò più carne!” dissi veloce e con un tono arrabbiato. Shannon impallidì, avevo forse detto qualcosa di sbagliato?!

Poi mi parlò calmo:
“Jared, ma tutti mangiano la carte, è un cibo buono e la mamma vuole che lo mangi”

“Allora dirò alla mamma che non mi piace più, così non dovrò mangiarla”

Perché Shannon non capiva che era sbagliato uccidere degli animali per farne del cibo? Immaginavo già i figli di quella gallina privati della loro madre. Pensai ad un enorme mostro che veniva a prendere Shan e se lo mangiava. Non volevo! >.< Non avrei mai più tolto dei genitori polli a quei piccoli cuccioli.

“Jared su, non fare i capricci e mangia il tuo panino” mi disse “Jared, per favore, i bambini cattivi fanno i capricci” continuò. Sembrava che mi stesse sgridando. Sapevo che non era così, ma non mi piaceva il suo tono di voce.

“Allora tu pensi che io sia un bambino cattivo!” urlai. “Vattene!” lo spinsi indietro “Non voglio più vederti Shan! Non voglio più che vieni a prendermi a scuola se poi non capisci una cosa che ti sto dicendo! Tornerò a casa da solo e non voglio più mangiare della carne!!” urlai ancora di più “Non voglio che degli animali siano uccisi per farne del cibo!!” dissi mentre Shannon mi prendeva per le braccia, ma io continuavo ad arrabbiarmi e non volevo che mi toccasse. Non mi capiva, proprio in quel momento non capiva quello che gli stavo dicendo; e se non l’avrebbe fatto lui, non l’avrebbero fatto neanche le stupide persone che si erano girate a guardare me che urlavo.

“Jared! Jared calmati!!” disse piano, poi urlò “Smettila di fare lo stupido!!”

In quel momento mi fermai. Shannon si era arrabbiato sul serio ed era stata tutta colpa mia! ç_ç

Mi abbracciò debolmente.


“Jared, scusami” sentii “Jared, ti voglio bene, mi perdoni? Non volevo sgridarti, lo sai che io...” ma non finì la frase. Si mosse per afferrare qualcosa, ma non potei vederlo perché avevo la testa china sulle mie gambe che mi ero portato vicino al corpo poggiando i piedi sulla sedia.

Vidi qualcosa di rosso venirmi vicino.


“Tieni, puoi berla se vuoi, però ti prego, non piangere, Jared” mi disse con il più dolce dei toni di voce. Non era arrabbiato ç__ç il mio fratellone mi voleva ancora bene!

“Davvero Shan? Posso berlo??” sembrò rifletterci, forse aveva cambiato idea, ma annuì con la testa. Gli sorrisi e presi il bicchiere prima che cambiasse idea.

Ma se lui non era arrabbiato con me, io lo ero ancora un po’ e glielo feci capire mentre bevevo.


“Va bene, la prossima volta prenderemo il menù con le verdure, ok?”

Sorrisi contento ^_^ aveva capito.

Dopo andò a pagare dicendomi di non allontanarmi dal tavolo e di aspettarlo lì. Gli dissi che non doveva preoccuparsi, perché avrei finito di mangiare le mie patatine fritte. Si allontanò mentre io cominciai a mangiarle una dopo l’altra. Tre patatine uscirono dal piatto e si riversarono sul vassoio formando una sorta di 3. La guardai: quella strana forma attraeva fin troppo la mia attenzione; ma non era completa. Presi delle altre patatine dal piatto e la completai: era perfetta! Equilibrata al punto giusto. Erano due M unite, o meglio, due 3 che si completavano a vicenda. Fantastico! Mi piaceva molto, appena arrivato a casa l’avrei disegnato sul mio album prima che potessi dimenticarmelo. In quel momento arrivò Shannon alla mie spalle e guardò il ‘graffito’.


“Che carino, dove l’hai visto? Scommetto che è il simbolo di una band che ti piace” disse Shannon continuando a guardarlo.

“Non è così Shan, lui è dentro di me, è uscito da me!” tentai di spiegargli che l’avevo creato io, ma non sapevo se credeva a quello che gli stavo dicendo.

Quel simbolo mi piaceva molto. Pensai che un giorno avrei potuto usarlo per farci qualcosa, ma non pensai a quel ‘qualcosa’ adesso. Mi piaceva davvero tanto! L’avrei fatto vedere alla mamma e so che anche a lei sarebbe piaciuto, anche se non l’avrebbe compreso. Ero felice. Avevo creato una cosa solo mia e mi sentivo soddisfatto. Pensai anche che un giorno quel simbolo potesse essere esposto in ogni singola città del mondo, tutti avrebbero dovuto ammirarne la bellezza. Era un’idea che mi eccitava e anche se non sapevo come avrei fatto, sapevo che ci sarei riuscito. Volevo dirlo a Shannon, far partecipe anche lui dei miei sogni, ma non lo feci; forse lui mi avrebbe preso in giro e poi io mi sarei arrabbiato. Di certo l’avrei condiviso con lui, ma non era questo il momento.

Con questi pensieri nella mente e Shannon che mi teneva la mano, arrivai presto a casa.

Come quasi ogni giorno, la mamma non c’era, lavorava sempre e troppo. Ma non mi preoccupavo: Shannon era con me e non avevo paura. E’ vero che si rinchiudeva nella sua stanza e a volte avrei voluto seguirlo. Però sapevo che gli piaceva stare da solo ad ascoltare la musica e poi io volevo guardare la tv e in camera nostra non ne avevamo, inoltre avevo anche dei compiti di scuola da fare, per cui me ne sarei stato buono fino a quando non sarebbe tornata la mamma.

Lei arrivò mentre mandavano in tv la pubblicità e quando sentii la chiave nella serratura che veniva girata, corsi alla porta ad abbracciarla. Mi piaceva abbracciare la gente, soprattutto le persone a cui volevo bene: era uno dei modi più carini che conoscessi per fargli capire che li avrei amati per sempre, che anche se li avrei dimenticati, in quel momento li amavo davvero. Però sapevo anche che questa notte la mamma aveva il turno di notte e io e Shan saremmo dovuti rimanere a casa da soli. In realtà mi piaceva stare con mio fratello ma non sapevo se per lui era la stessa cosa.

La mamma fece la pasta e insieme mangiammo ^_^


“Jared com’è andata a scuola oggi?” mi chiedeva la mamma.

“Tutto normale mamma, però ...” gli raccontai alcune cose che erano successe, non potevo certo dirgli dei bulletti che mi prendevano in giro, se ne sarebbe rattristata. Anche se avrei tanto voluto parlarne con qualcuno.

Shannon raccontò di come aveva ‘salutato’ l’insegnante dell’ultima ora e la mamma gli diede uno schiaffetto dietro alla testa contrariata, ma in realtà rideva anche lei.

Poche ore dopo la mamma era già uscita per il turno di notte e, ancora una volta, rimanemmo soli in una casa buia e fredda.

Shannon sparecchiò buttando tutto nel lavello e pulì la tavola. Al che io la invasi con quaderni, libri, pennarelli e ogni accessorio scolastico che mi serviva.


“Shan! Mi aiuti!” implorai mentre aveva iniziato a lavare i bicchieri. Si pulì le mani bagnate ad uno strofinaccio e mi raggiunse comparendo alle mie spalle. Mi indicò cosa fare e mi spiegò come, ma fui distratto per alcuni secondi dal suo odore. Sembrava avesse messo del profumo, ma ero sicuro di sapere che a lui non piacevano i profumi, per cui quello era il suo odore. Mi piaceva molto. Mi piaceva addormentarmi tra le sue braccia o abbracciarlo quando potevo. Se fosse stato del cibo, sarebbe stato un dolce squisito!

“Jared, ma mi ascolti?”

“Si si” mentii.

“Guarda che non te lo rispiego!” mi disse calmo.

“No Shan, ho capito ... credo” gli dissi mentre cominciavo a svolgere il problema di matematica. In realtà non avevo capito e mi bloccai quasi subito. Lui aveva ricominciato a riordinare la cucina.

Ad un tratto si fermò e mi guardò. Lo guardai anch’io.


“Non hai capito?” disse.

“No, ho capito e che ...” arrossii; non potevo certo dirgli che ad un certo punto sono stato attratto dal suo odore. Mi sembrava una cosa stupida l’aver pensato a ciò mentre mi era vicino, figuriamoci a dirglielo. Però non sapevo come giustificarmi.

“Ehm …”

“Jared, ti sei fermato al 30?” disse mentre mi guardava da vicino al lavello.

“Ehm ... si, mi è uscito 30 come risultato e ... adesso?”

“Guarda il problema precedente e procedi come è stato svolto quello” disse indicando la pagina precedente con le mani bagnate.

“Ah” =) “Bene”

Continuai con quel procedimento e il risultato riportato sul libro mi uscì facilmente.

“Uhhhh!! Finito! Vado a giocare Shan” dissi mentre raccoglievo le mie cose e le infilavo nello zaino, correndo verso il divano e prendendo il joystick in mano cominciavo la Mia Guerra, il mio Esercito era pronto, aspettava solo un mio comando.

“Questa è GUERRA!” urlai tirando il filo del joystick e cominciai.

I soldati vestiti di rosso, di bianco e di nero si scontravano tra di loro in una guerra virtuale in 2D. Mi piacevano questi giochi. Più continuavo e più il mio esercito diveniva enorme. E, arrivato ad un certo punto del gioco, avrei potuto anche usare un simbolo per contraddistinguere il mio esercito da quello avversario. Usavo sempre una freccia rossa con la punta all’insù che, automaticamente, si posizionava sulla schiena di ogni mio soldato.

Di solito ero bravissimo in questo videogioco, ma ero stanco e avevo molto sonno, per cui mi addormentai e quando poco dopo riaprii gli occhi, vidi che il mio esercito era stato quasi completamente sterminato dai bastardi E.M.I.. Annoiato e assonnato, spensi la console recandomi in cucina. Mi strofinai gli occhi.

Shannon finiva di lavare gli ultimi piatti con la spugnetta gialla.

A volte mi sentivo quasi in colpa per non aiutarlo nei lavori domestici, ma erano una tale noia.

Mi avvicinai a lui dicendo che volevo aiutarlo. Mi fissò sorpreso, ma il suo sguardo si addolcì subito.

Lo aiutai con le ultime cose. Mi piaceva fare le cose insieme a lui, lo trovavo come un modo per avvicinarci ancora di più.

Quando finimmo gli dissi timido:
“Shan, mi accompagni in bagno?”

Lui disse che dovevo andarci da solo, ma non mi mossi. Non volevo andare da solo, volevo che mi accompagnasse lui, altrimenti l’avrei fatta lì.

“Ah!” sospirò sconfitto “Andiamo” disse e poi sorrise facendomi strada verso il bagno.

Si fermo davanti alla porta del bagno e l’aprì. Voleva che entrassi prima io, ma non volevo! E c’era una ragione per questo: spesso, quando mi facevo accompagnare in bagno da lui, mi chiudeva la porta dicendomi che non si sarebbe più aperta e anche se spingevo dall’interno, Shannon spingeva dalla parte esterna bloccandola. Non mi piaceva quando mi faceva questi scherzi; quando c’era la mamma a casa andava pure bene se lui si divertiva, ma quando eravamo da soli non volevo che mi facesse prendere paura. Per cui gli ordinai
“Prima tu” e dopo lo seguii tranquillo. Mi misi vicino alla tazza e feci i miei bisogni mentre Shannon si guardava allo specchio. Perché non guardava me?? Forse gli facevo schifo? Forse si vergognava? Eppure siamo entrambi maschi. Prima o poi avrei dovuto chiederglielo, ma non era necessario adesso. Appena finii mi lavai le mani e sfrecciai fuori mentre Shannon rimase per un altro po’ in bagno, sicuramente serviva anche a lui.

Arrivato in cucina, decisi di salire in piedi sul tavolo. Mi piaceva arrampicarmi, per cui non avrei usato la sedia come supporto. La mamma non voleva che lo facessi e quando c’era lei non mi arrampicavo da nessuna parte, ma con Shan potevo farlo e anche se me lo vietava, sarei salivo lo stesso. Per cui con lui in bagno, volevo provarci. Misi una gamba sul tavolo mentre mi alzavo di punta con l’altra. Mi aiutavo molto con le braccia, ma qualcosa non funzionò come doveva: scivolai mentre stavo per alzarmi in piedi e per non cadere mi aggrappai alla tovaglietta che faceva da base al grande portafiori colorato al centro della tavola.

Chiusi gli occhi: stava per arrivare il peggio.

Sentii il vaso rotolare sulla tavola e frantumarsi al suolo. Ero nei guai fino al collo!

Urlai e piansi prima di vedere Shannon comparire alla porta della cucina bianco in volto. Se ne stava immobile a guardare i frammenti del vaso sparsi per tutto il pavimento.

Piansi tantissimo; cercavo di asciugare le lacrime con le mani, ma erano troppe. Piansi non tanto per il vaso, ma perché sapevo che Shannon si sarebbe arrabbiato. Mi avrebbe sgridato e non sarebbe più venuto a prendermi a scuola. Ricordai quello che aveva detto oggi a pranzo accorgendomi che aveva ragione: ero cattivo, molto cattivo e questa volta sarei stato punito severamente.

Si avvicinò a me piano. Mi avrebbe picchiato, lo sapevo, mi avrebbe fatto male e me lo sarei meritato; ma mi sorprese, mi disse
“Jared, ti sei fatto male?” poi si inginocchiò accanto a me “Jared, dai non fare così!” e prendendomi il viso tra le mani mi asciugò le lacrime con le sue dita.

“La mamma mi punirà!! Sono stato cattivo, sono un bambino cattivo proprio come hai detto tu!!” urlai disperato “Shan!!” lo abbracciai forte, volevo qualcuno in cui rifugiarmi, mi facevano male gli occhi. Volevo qualcuno che avrebbe accettato un bambino cattivo come me.

“Jared, sta buono, dai non piangere” mi disse con la voce che gli tremava un po’.

“Mi dispiace” dissi.

Piansi ancora di più, mentre lui continuava a parlare
“Non sei affatto un bambino cattivo, non pensarlo neanche, può succedere di far cadere degli oggetti” continuai a piangere tra le sue braccia che mi stringevano forte. Volevo solo lui adesso. Non volevo né la mamma, né quel padre che non avevo mai avuto, né gli amici o i videogiochi. Volevo solo mio fratello, perché lo amavo, perché lui mi capiva e sapeva sempre quello che mi succedeva. Volevo stare solo con lui; lo volevo con me per sempre.

Mi disse di non piangere mentre con un fazzolettino di carta asciugava piano le mie lacrime. Continuavo ad abbracciarlo e mi sentii sollevare da terra. Mi portò nella nostra camera e mi aiutò a togliermi i vestiti e a mettermi il pigiama azzurro, il mio preferito, dopo prese la sua coperta di plaid e mi rimboccò le coperte. A quel punto lo guardai: mancava qualcosa; non potevo dormire senza di lei. Shannon capì e prese François dalla mensola di legno, posandomela accanto e coprendo anche lei con le coperte. Mi baciò la fronte dicendo che la mamma non si sarebbe arrabbiata e mi sorrise. Accese la luce della abatjour e uscì dalla stanza lasciando la porta aperta.

Quando lo vidi andare via, avrei voluto scendere e corrergli dietro: volevo ancora piangere tra le sue braccia che non mi avrebbe negato. Volevo chiedergli mille volte scusa e dirgli che gli volevo bene; ma non feci nulla di quello che avevo in mente...ripensai a tutto quello che era accaduto e mi immaginai la scena di quando mamma sarebbe tornata, fino a quando, ancora con gli occhi pieni di lacrime, mi addormentai.



“JARED!!!”

Sentii che qualcuno urlava il mio nome e non era un sogno!

Trasalii!

La luce della camera era ancora spenta e mia madre furiosa era di fronte a me. Cominciò a parlare, diceva che dovevo smetterla di rompere gli oggetti e stava pericolosamente avvicinandosi al mio letto. Non sapevo che fare, Shannon non era in camera. Dov’era Shannon?

Stringevo François sperando che in quel momento si animasse e spiegasse alla mamma che ... che cosa? Che ero stato io?? Dopotutto era colpa mia, perché cercavo l’aiuto degli altri? Dovevo prendermi le mie responsabilità, ormai ero un ometto! Ma in quel momento il mio coraggio aveva preso la strada opposta e stava fuggendo via velocemente.


“Quante volte t’ho detto...” mi avrebbe picchiato! Ne ero sicuro...

“...mamma! Sono stato io!” la voce di Shannon interruppe quella di mia madre.

Shannon tremava! Era scalzo e indossava solo il pantalone del pigiama, ma sono sicuro che non tremava per il freddo. Era in bagno, ecco perché non aveva sentito arrivare la mamma. Seduto con la schiena contro il muro e le coperte tirate, mi feci piccolo piccolo...tremavo anch’io! Dovevo intervenire, dovevo dire che ero stato io, ma non lo feci. Vidi Shannon guardare la mamma, e lei furibonda guardava Shannon. Aveva una faccia sorpresa; mia madre ci conosceva troppo bene e sapeva perfettamente chi era il colpevole.

Nel buio sentii lo schiaffo che diede a Shannon, le lamentele e la punizione. Poi uscì dalla stanza sbattendo la porta. Il tiro a bersaglio di Shannon si staccò dall’interno della porta cadendo a terra. Le freccette si dispersero per la stanza.

Mi sentii così male che le lacrime ricominciarono a scendere, mentre lui se ne stava immobile nel centro della stanza.

Shannon mi aveva protetto come sempre e io non sono mai riuscito a ricambiare il suo amore.

Poi accese la luce e mi guardò. Era arrabbiato con me, si vedeva benissimo e non potevo dargli torto! Ero sicuro che mi avrebbe schiaffeggiato e in quel momento me lo meritavo, ma lui premette sull’interruttore spegnendo la luce e si diresse verso il suo letto; in silenzio, senza neanche una parola. Avrei preferito che mi avesse urlato contro il suo odio, la sua rabbia, ma non accadde nulla di tutto ciò. Non era arrabbiato? Impossibile!! Mi distesi raggomitolandomi con François; lo guardai: mi aveva rivolto le spalle. Non mi amava più?! Mio fratello non mi amava più?? Ricominciai a frignare come un idiota e sussurrai il suo nome. Probabilmente non mi sentì; ma non poteva finire così: io lo volevo, volevo Shannon e nessun altro! Soprattutto adesso che nostra madre era arrabbiata con noi.


“Shan? Sei arrabbiato?” provai a dire. Sapevo che non mi avrebbe risposto.

“No, non lo sono!” e invece lo fece; ma il suo tono era freddo e distaccato. Avevo paura!! Shannon non mi aveva mai risposto in quel modo. Non sembrava lui, era arrabbiato e io ero la causa del suo cattivo umore.

“Shan? Davvero non sei arrabbiato?” gli dissi, volevo conferme, volevo sentire il mio Shannon.

Mi rispose un
“No” e stavo già per chiedergli una cosa, quando mi fermai a metà frase. Forse non era il caso, forse così facendo l’avrei fatto arrabbiare ancora di più. Forse non avrebbe capito che ero spaventato quanto lui. Quando si voltò...guardò nella mia direzione e alzò le lenzuola.

Quel gesto mi fece scattare: non mi odiava!! Non era arrabbiato con me!!

Dovevo sbrigarmi! Prima che lui cambiasse idea, prima che ... ma la mia testa e il mio corpo non erano in sintonia, così mi ritrovai con la faccia contro il pavimento e i piedi impigliati nelle lenzuola.


“Ja.. Jared...” disse spaventato.

Ma non mi ero fatto male, François aveva attutito la caduta; così mi alzai e barcollando un po’ mi diressi verso di lui. Salii nel suo letto al suo fianco, mentre mio fratello mi cingeva la schiena avvicinandomi a lui. Ero così contento! Era come se non fosse successo nulla, come se tutte quelle lacrime non ci fossero state, ero con Lui. Mi accucciai ancora più contro di lui: in quel momento dovevo essere davvero ridicolo, ma non mi importava. Lo abbracciai mettendogli la mia mano destra sulla sua spalla. Mi strinsi di più verso il suo corpo: non aveva indossato neanche una maglietta e sicuramente aveva freddo. L’asciugamano bianco di lato, verso il muro; sfiorai i suoi capelli ancora umidi che ricadevano sottili sul cuscino.


“Scusa Shan”

Glielo dovevo questo, delle scuse erano d’obbligo.

All’inizio rimase fermo, poi mi posò un leggero bacio sulla fronte e mi abbracciò, mi avvicinò più a se. Feci lo stesso, lo abbracciai forte: non volevo perderlo! Da quel giorno decisi che l’avrei difeso sempre, anche se in realtà sapevo che sarebbe stato sempre il contrario; Shannon era troppo orgoglioso per farsi proteggere da suo fratello minore.

Dormimmo.

Adesso non importava più nulla.

La cosa più importante era rimanere insieme.





Hola!!!!
Finalmente l’ho finita >__<
Credevo che me la sarei portata fin dentro alla tomba XD --- easy! u.ù l’avrei continuata lì xD
Che dire? -__- ok ok ... scommetto che l’avete trovata un po’ noiosa perché ricalca il primo capitolo di questa raccolta u.u sorry!! Ma non potevo non scriverlo *-*
Ce l’avevo in mente da quando ho cominciato la precedente xD per cui...abbiate pietà u.ù
Commentate ^_________^ GRAZI!!!!!! (<- no xD non è sbagliato!! L’unico errore giusto, è volutamente senza ‘E’ … chi sa, capirà! xP)
Ovviamente gli errori non si contano -.- scusate ragazze/i!!

Arrivederci a presto =) con il prossimo capitolo XD Ciau!!

Degonia 3 Giugno 2OO9 / h:20.46

   
 
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