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Autore: Blackbutterfly1994    07/08/2018    1 recensioni
Un pomeriggio di primavera, una relazione sbiadita, e un amore che punge ancora le corde dell'anima.
E fa male.
Ma questo... questo Draco lo sa già.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lasciami, non mi lasciare.
 




 
 
Lasciami, che cosa cambia? 
Che ci facciamo in questo pomeriggio, 
con gli occhi chiusi come una finestra 
davanti al mare azzurro e giallo di Viareggio? 
Lasciami in questo albergo

di specchi strabici e di tende consumate, 
ad ascoltare l'infinito tango 
del tempo che da inverno ridiventa estate.
 
 
Il vento primaverile soffia dallo spiraglio della finestra lasciata aperta.
Muove l’orlo di queste tende sgualcite, gonfia le lenzuola, sfoglia le pagine del libro che hai lasciato sul comodino e muove i tuoi capelli. 
La luce del tardo pomeriggio si infiltra tra le fessure della persiana abbassata, crea giochi di luce che catturano i miei occhi per lunghi istanti.
 
Chiudo gli occhi, le palpebre che tremano appena.
Tutto, pur di non guardarti mentre ti rivesti in un silenzio che, assordante, rimbomba tra le mura di questa camera d’albergo.
 
Sento la carezza della brezza sulle gambe, e il suo inaspettato tepore mi ricorda il gelo di quella notte invernale in cui ci siamo rivisti, scontrandoci per caso tra le vie della Londra magica.
Tu, chiuso nel tuo mantello, mi hai guardato un momento; io ho fatto altrettanto. 
Eravamo incerti su cosa dirci dopo anni di rancoroso odio e decenni d’indifferente silenzio.
Codardo come solo Draco Malfoy sa essere, stavo quasi per voltarmi e andare via senza una parola.
 
Ma tu hai sorriso. Lo hai fatto semplicemente. Sinceramente.
- Ciao – hai detto solo, e mi hai teso la mano.
Come ipnotizzato, ho esitato un attimo prima di stringerla, preda di un vertiginoso senso di déjà-vu. 
Quando il calore del tuo palmo ha sciolto il gelo delle mie lunghe dita pallide, ho avuto la spiazzante sensazione di aver fatto la prima scelta giusta della mia vita.
 
Harry… come siamo arrivati qui?
Esattamente, in quale momento quell’acerbo sentimento si è trasformato in quest’asfissiante quotidianità fatta di parole taciute e sentimenti volatili come foglie al vento in un pomeriggio ventoso di marzo? 
Adesso, il calore del tuo corpo non riesce più a scaldare la gelida solitudine del mio cuore. 
E tu che mi sei così vicino, così vicino, sei in realtà irrimediabilmente lontano.
 
Adesso, stare insieme a te è peggio che sopportare la solitudine di cui la mia esistenza era ammantata prima di quella notte di dicembre. 
 

Lasciami un po' per giorno, un po' così, 
piccoli presentimenti di un addio, 
oppure lasciami tutto d'un colpo, adesso e qui,
dillo tu quello che sto pensando io. 

Quindi, amore mio, ti prego, lasciami.
 
Fallo piano, con quella delicatezza che solo tu sai avere.
Riconoscerò il tuo addio nel gufo che non arriverà domattina ad augurarmi il buongiorno, nel sorriso che non avrai domani sera incontrandoci, nelle spalle che mi volgerai la notte, immerso tra le lenzuola di quest’albergo squallido.
Sarà un lento stillicidio dell’anima, un implacabile sfibrarsi del cuore, un lungo e gemente urlo che, spegnendosi, porterà con sé ogni rimembranza di quest’amore.
Quando, infine, avrai fatto l’ultimo passo indietro sparendo dietro il sipario calato di quest’amore, mi troverai pronto; ogni presentimento d’addio mi avrà accompagnato all’ultimo atto del nostro spettacolo, ed io mi farò da parte con un ultimo, grandioso inchino.
 
Oppure lasciami qui, così, adesso.
Prendi la situazione in mano da Grifondoro coraggioso quale sei, e recidi d’un colpo quest’agonizzante disperazione che avvelena i giorni e le notti.
Girati d’un colpo, trafiggimi col tuo sguardo chiaro, e dimmi che è finita: dimmi che hai capito di voler altro per te stesso, che la favola dell’ex-Mangiamorte pentito ha perso la sua magia, che il piacere di convertire l’odio che ci ha unito in amore devastante è finito, e che adesso il vuoto involucro di me stesso non ti basta più.
Dimmi che per te stesso vuoi di più, e che quella tua stupida integrità morale non è più sufficiente a tenerti qui con me.
Dimmi tutto questo con i tuoi occhi verdi e la tua voce salda. 
Con un taglio netto, metti un fine a questi giorni che lasciano in bocca un retrogusto più amaro del veleno.
 
Ogni cosa, purché tu pronunci quelle parole che abbiamo entrambi sulla punta della lingua da tempo ormai, e che, invischiati in quest’apatica abitudine, non riusciamo a sputare fuori.
 
 
Perché gli uomini sono vigliacchi 
e si fanno lasciare, lo sai, 
e non sanno guardarti negli occhi 
quando tutto è finito oramai. 

Mi dispiace non riuscire a farlo io.
 
Ma io sono solo Draco Malfoy, e non brillo certo del tuo coraggio: sono solo un vigliacco, tu lo sai, e non riesco a ingoiare il mio amore in modo da mettere fine a questa situazione che ci vede entrambi imprigionati in una gabbia di silenzio e mezze verità.
Nella mia infinita codardia, languisco degli ultimi resti di calore che la fiamma spenta dei tuoi sentimenti emana.
Come un cane, mi accuccio vicino alle ceneri del tuo amore senza riuscire a spazzarle via.
 
Senza più riuscire a guardarti negli occhi, la notte cerco ancora le tue mani e la tua bocca; e per un breve momento, per un instante, mi illudo che tutto sia ancora come allora, bellissimo ed eterno.
 

Tu invece strappami come un cerotto
e la ferita non farà più male, 
adesso lasciami su questo letto, 
solo un cratere bianco sul guanciale.

Ma tu, amore mio, sei di certo migliore di me; non ti accontenterai di quest’esistenza a metà, io lo so.
 
Strapperai via la mia presenza dalla tua vita come si fa con un cerotto inutile su una ferita ormai rimarginata.
Mi guarderai e deciderai che è sufficiente così, che adesso basta.
E in un pomeriggio come questo, varcherai quella porta per l’ultima volta, lasciando dietro di te nient’altro che i resti di me stesso, un ammasso di membra bianche e cuore bruciante sparsi sul bianco asettico di queste lenzuola che hanno conosciuto tanti addii come il nostro.
 
 
Che aspetti? 
Vattene sei così bella, 
fammi vedere come sai volare, 
perché io penso che hai sbagliato stella, 
perché io penso che hai sbagliato amore… 

Quindi, che aspetti?
Fallo adesso, fallo oggi, fallo subito.
 
Vattene via, fammi vedere che vita piena sai costruirti senza di me.
Fammi guardare da lontano la tua felicità spensierata, fammi piangere all’ombra dei tuoi occhi che brilleranno per un’altra persona.
 
Perché, in un angolo tremante del mio cuore, l’ho sempre saputo che sarebbe finita così.
Perché ho sempre saputo che tu eri troppo bello, troppo coraggioso, troppo sincero, troppo amorevole, troppo Eroe, troppo Harryperché la nostra favola potesse avere un lieto fine.
 
Ed io, nonostante tutte le promesse bisbigliate tra i baci, l’ho sempre saputo.
Ho sempre saputo che là fuori c’era qualcuno più degno di me di starti accanto; e nonostante il lamento desolante del mio cuore, l’ho accettato.
 
 
Lasciami, tu che sei forte più di me, 
staccami da questo faticoso paradiso: te, 
oppure cambiami se ci riesci, amore mio, 
fallo tu quello che non son mai riuscito a fare io. 

Allora, amore mio, sii un Eroe una volta ancora.
 
Salvami di nuovo, e staccami da questo paradiso infernale che è stare con te, svegliarsi con i tuoi occhi vuoti, parlare con la tua voce spenta, sentire la tua risata lontana.
Ferma il mio cuore che si stringe sempre più dolorosamente ad ogni parola che non mi dici, ad ogni sorriso che non mi regali, ad ogni sospiro che ti sento esalare.
 
Oppure cambiami, Harry: fallo, se ci riesci.
Strappami di dosso questa codardia strisciante, quest’egoismo radicato, quest’ego vergognosamente grande; spogliami di tutto ciò che mi rende il me stesso odiosamente incapace di restare al tuo fianco sempre e nonostante tutto.
Rendimi quella persona che non sono mai stato, in grado di guardarti negli occhi come tuo pari; vestimi della sicurezza in grado di condurre le nostre esistenze verso la vita che meriti.
 
Fammi diventare uomo, Harry. 
Fammi diventare l’uomo per te.

 
Perché gli uomini sono insicuri 
e si lasciano spesso da sé 
e poi piangono e imbrattano i muri 
di rimorsi, rimpianti e perché... 
 
La verità, Harry, è che niente ha funzionato per colpa mia.
Non ha funzionato perché io ho lasciato me stesso prim’ancora che potessi lasciarmi tu.
 
La Guerra mi ha imposto la sopravvivenza come la peggiore delle condanne, ed io non ho saputo che farmene di quella vita che mi era stata risparmiata.
Mi sono rintanato nel buio del mio lugubre Maniero ormai silenzioso, e sono rimasto a contemplare il riflesso sbiadito di un me stesso continuamente uguale a sé stesso nonostante il passare degli anni.
 
E così, mentre tu smettevi di essere il Bambino Sopravvissuto per diventare l’uomo che sei adesso, io sono rimasto invischiato tra i miasmi di un passato melmoso.
Incapace di muovere un solo passo avanti, i miei occhi sono rimasti al Draco diciassettenne certo di aver trovato la morte tra le fiamme della Stanza delle Necessità.
Sono rimasto bloccato nell’eco dei miei errori, che rivedo nel replay eterno dei miei incubi notturni.
 
Niente di quel ragazzino è degno di te, amore mio.
Ed io, che con me ho gettato la spugna tanto tempo fa, nell’ombra del tuo addio vedo solo il riverbero dell’abbandono che ho inflitto a me stesso.
 
Ma questa consapevolezza non fermerà le lacrime e i singhiozzi che abiteranno le lunghe notti dopo di te, 
quelle che, private della tua pelle, avranno solo il sapore del marciume della mia anima nera.
 

Va bene, lasciami tre sigarette, 
senza fiammiferi, senza rancore, 
e questa strana luna senza notte, 
e questa nuvola di dispiacere... 


Quindi va bene così.
 
Girati, lasciami e corri verso la tua vita senza di me.
 
Lasciami solo le ultime tre sigarette rimaste nel pacchetto sul tuo comodino. 
Le fumerò piano, ricordando la prima volta che mi facesti provare quest’ennesima diavoleria Babbana e il colpo di tosse che mi chiuse la gola piegandomi in due.
Le fumerò piano, ricordando gli amplessi in cui mi spingevi il fumo direttamente in gola con un bacio appassionato.
Le fumerò piano, guardandole bruciare com’è successo al nostro amore, che si è consumato fino all’osso e non ha lasciato dietro di sé nient’altro che un mozzicone da gettare via.
 
Lasciati indietro solo il retrogusto amaro di questi giorni di silenzio, una nuvola di fumo e dispiacere che io respirerò ancora e ancora fino a soffocare.
Lasciati indietro solo le notti inghiottite dalla luna pallida, notti che passerò ad occhi aperti, senza dormire, senza parlare, senza respirare.
E non lasciarti indietro nessun rancore, amore mio: perché non importa come finirà, i miei occhi non potranno che seguirti sempre.
Sempre.
 
 
Adesso lasciami che c'ho da fare, 
non so che cosa, come, dove e quando, 
ti prego lasciami ricominciare, 
lo so benissimo che sto sbagliando! 

Infine ti volti, e io so che sta per succedere.
 
Adesso che siamo qui, Dio!, fallo in fretta.
Scivola via da questa stanza e dalla mia vita, chiudi i battenti di questa relazione ormai sterile.
Sparisci, e fallo in fretta.
Perché devo andare, perché ci sono impegni che necessitano la mia attenzione, persone che aspettano di vedermi, cose che devono essere fatte, luoghi che devo visitare…
 
E non importa che non abbia idea di cosa, come, dove e quando; so solo che ho fretta, una fretta maledetta, e tutto il mio corpo sembra essere già slanciato verso la porta. 
E lo so che mi sto arrendendo, lo so che me ne pentirò e che passerò ogni secondo a sperare di non essere nato pur di aver risparmiati questi artigli di dolore che mi ghermiscono il cuore senza rispetto, senza riguardo.
 
Ma tu lasciami in fretta e va’ via.
Fammi andare via, fammi correre via da questo calore che non è più mio, da questi occhi che mi trapassano senza guardarmi e da questa bocca rossa che ricorderò per sempre mentre, muovendosi splendida, suggella il tuo addio.
Fammi correre via, in un posto in cui io possa aver l’illusione di ricominciare.
Spazzami via con la stessa noncuranza con cui spolvereresti la manica della tua giacca, e, con il cuore a pezzi e lo stomaco a brandelli, fammi scappare verso il buio gelido di questa vita dopo di te.
 
Senza di te.
 
 
Amore lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare! 

Amore lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare! 

Amore lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare, 
lasciami, non mi lasciare...

 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
 
La traccia utilizzata è “Lasciaminonmilasciare” di Marco Masini.
 
Come tutte le mie opere, ho avuto l’idea non appena ho ascoltato la canzone e questa cosa non mi ha dato tregua fino a quando non l’ho messa per iscritto.
La stessa oneshot sarà pubblicata su Nocturne Alley sotto il mio username “FuckTheSystem”.
 
Come sempre, vi invoglio a commentare.
Mi dà l’impressione di fare qualcosa di più utile che unicamente sputare i miei pensieri sulla tastiera di un pc.
 
 
A presto,
Blackbutterfly.
   
 
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