The
Last
Dance
Last
Dance
This is our last dance
This is ourselves
Under Pressure
Queen–David Bowie
Sono giorni in cui, se non piove, diluvia.1
Cemento nuclearizzato e cenere, nell'aria e dentro la gola; bruciano violenti come la fiamma del secondo in classifica; come l'attimo in cui la torcia è stata tua e solo tua, ottavo portatore.
Te la sei davvero andata a cercare però, ci sei cascato con tutte le scarpe.
Mai, mai prestargli orecchio, fare il suo gioco, raccogliere provocazioni scoccate come dardi: quante volte lo avrà ripetuto il maestro, eh? Quante? Ma sei una testaccia dura tu… Duro tu, ottavo, a dargli spago, e duro lui, nono, a ficcarsi dove non dovrebbe.
Lo hai pescato proprio bene, sai, tale e quale –se non è vanità questa–, e intanto l'ignobile ti ha fregato come un novellino; ma capisco le circostanze, sì, capisco: come avresti potuto trattenerti? Come, quando il vile osa pronunciare il suo nome?
La furia è discesa all'istante, sorda e ceca come solo quella dei giusti sa essere: rovinosa.
Cantami, o Diva, dell'eroe l'ira funesta.2
D'oro la chioma e ancora di più il cuore; nobile d'animo, tanto da istigare noia; sentimentale in modo antiquato e sognatore; scavezzacollo, che ride in faccia al pericolo; ostinato e –gran brutta combinazione– sempliciotto: i vizi dell'eroe ce li hai proprio tutti. Il tallone fatale? L'essere stato troppo duro, appunto, in beffa al tuo ruolo.
È capitato di non avere pesato bene, quelle poche volte, i tempi, i gesti, le occasioni –gli errori. Avvengono, che diamine, spesso quando vi è troppo da perdere. E non te li sei mai perdonati.
È capitato di essere stati un po' troppo umani, ecco quanto.
Implacabile All Might, con Toshinori Yagi più che con chiunque altro: non gliene hai mai fatta passare una. Bada bene però, che a dispetto del nome, non sei certo onnipotente, signor simbolo della pace.
La vocazione da eroe non è tanto dissimile da quella di martire: esiliati e cechi, in catene adamantine e con le viscere divorate, legati al carro e trascinati per trenta giri, dalle membra trucidate, senza requie, neppure da cadaveri; quale folle non vi aspirerebbe! Una morte impietosa: bell'epifania, Sir Nighteye.
Ma dev'esserci stato un errore di calcolo: immergi un eroe nella polvere e la folla lo inciterà con furore maggiore. Può darsi, però, il calcolo sia corretto e a lungo raggio: quale sorte miserabile, quella dell'eroe che non muore.3
Hai perso l'uscita di scena, caro mio –schernirebbe quell'altro, mani in tasca e riso all'aria, da infame consumato.
Di nuovo, Toshinori? Ma allora non impari mai!
Non impari davvero mai, e questa cenere insieme alla fossa in pancia ne sono i dolenti testimoni –ché apprenda a rispettar la signoria del cielo, questo Prometeo incatenato.
Si dice anche l'imbecille finisca laddove è l'eroe che comincia:4 chissà in te dov'è che termina uno e inizia l'altro; forse il confine, su questa pelle stanca, è andato sfumato e il tuo, di eroismo, è solo demenza in assenza di cartella clinica.
Il tuo delitto divino fu l'esser gentile.5
Un tipo interessante e un po' matto –lei aveva sorriso nell'annunciarti–: senza Unicità ma con un sogno grande fra le mani, tanto luminoso da atterrire e piegare in ginocchio; un visionario che si è dovuto conquistare, pezzo a pezzo, altrettanta forza.
Per quale motivo stringi i tuoi pugni, ricordalo sempre.
Per quale motivo, già, perché o per chi –ma ti prego, risparmiami la favoletta del buon samaritano. Per vivere, no? Per guadagnarti un posto, in questa landa di sventurati. L'eroe che vince e quello che salva, è corretto? Ebbene, domandatelo ancora: per quale motivo, ieri come ora, stringi questi pugni? La vedi la ragione? Lo avverti il suo fuoco?
La senti la mia voce, ottavo?
Bene, allora stringi i pugni e levali, alti, che il cielo stia pure a guardare: nessun limite –quel diavolo di motto–, solo soglie.6
Il braccio, come di ramo, che segna una direzione, e un oceano di allocchi a lacrimare quanto vitelli: quando il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito, sante parole. Meglio così in ogni caso: meglio per te, meglio per lui.
Il messaggio ha un destinatario soltanto, e se potessi vederlo sapresti di avere fatto centro: K.O. al primo secondo, campione, con il moccioso che frigna quanto e meglio della marmaglia intorno.
Non occorre vederlo, in ogni caso, non serve davvero. Dovrai dare una bella lavata di capo al giovane Midoriya, dopo: dovrai inculcargli un po' di prudenza in quella testa piena di capelli e borbottii –nobile d'animo, sentimentale, sognatore, ostinato e, forse, persino più sempliciotto; un timidino senza Unicità, le cui gambe, chissà perché, si sono mosse da sole. Amico mio, i vizi dell'eroe sembra averceli proprio tutti.
Dovrà camminare sull'acqua e dentro una fiamma7 il tuo ragazzo, come vi hai camminato tu e i sette prima di te: dovrà essere pronto, quando il tempo verrà a reclamarlo. Per questo, per lui, è necessario tu rimanga in piedi, qua e ora, come un albero di frontiera, a segnare una soglia che è passaggio.
Il prossimo sei tu.
Quindi va bene anche essere miserabile, perché no, e sopravvivere; va bene anche Toshinori Yagi, che accidenti, senza All Might.
Adesso, però, abbassa pure il braccio, almeno quello ché non è il caso di strafare. Giù, giù, bravo, lascialo scivolare insieme alle maniche; cadranno al modo di vesti smesse, ma non te ne crucciare: è da Itaca e Tebe che gli stracci ammantano al meglio l'eroe.
Spaventapasseri, potrebbe commentare qualcuno, pur senza offesa –con quei capelli di paglia e il muso scavato, cosa pretendi?
È quello che fai, in verità: tenere lontano i corvi e badare al grano, custodire, sotto una pioggia maledetta –e va tutto bene, adesso che sei qui.
L'impulso di chi ti è attorno, e neanche troppo distante, sarebbe quello di offrirti aiuto, appoggio, una spalla, perdio; ma come si offre una spalla al Monte Fuji? Come si sorregge l'Olimpo, dimora dei dodici dèi?
Premure sprecate, comunque: tanto non le raccoglieresti. Un cenno del capo al più, per suggerire cortese un grazie, ma devo declinare –ché l'educazione è materia prima di questo spilungone allampanato, si sappia bene. Ammodo, certo, ma con un disgraziato orgoglio.
Giorni in cui, se non piove, diluvia, questi.
Cemento nuclearizzato e cenere, nell'aria e sopra gli occhi; brillano in un'ora d'ira e cambiamento; un'ora di passaggio –da maestro ad allievo– e di una fine che è un inizio –dall'ottavo al nono.
È tempo del commiato, degli addii a nemesi e aiutanti, ma è giusto così: un inchino e un grazie, di tutto. Si arde un'ultima volta, come si è iniziato: mai con prepotenza, scriveva Kenji, sempre con un calmo sorriso, diceva la maestra, non vinti dalla pioggia.8
Resti in piedi a bruciare, ancora, e ti lasciano fare, sì: è il tuo lavoro.
Parliamo dell'ultimo ballo, del resto, che ti concedano un altro giro.
È tutto tuo, mio buon Toshinori, goditelo.
Cemento nuclearizzato e cenere, nell'aria e dentro la gola; bruciano violenti come la fiamma del secondo in classifica; come l'attimo in cui la torcia è stata tua e solo tua, ottavo portatore.
Te la sei davvero andata a cercare però, ci sei cascato con tutte le scarpe.
Mai, mai prestargli orecchio, fare il suo gioco, raccogliere provocazioni scoccate come dardi: quante volte lo avrà ripetuto il maestro, eh? Quante? Ma sei una testaccia dura tu… Duro tu, ottavo, a dargli spago, e duro lui, nono, a ficcarsi dove non dovrebbe.
Lo hai pescato proprio bene, sai, tale e quale –se non è vanità questa–, e intanto l'ignobile ti ha fregato come un novellino; ma capisco le circostanze, sì, capisco: come avresti potuto trattenerti? Come, quando il vile osa pronunciare il suo nome?
La furia è discesa all'istante, sorda e ceca come solo quella dei giusti sa essere: rovinosa.
Cantami, o Diva, dell'eroe l'ira funesta.2
D'oro la chioma e ancora di più il cuore; nobile d'animo, tanto da istigare noia; sentimentale in modo antiquato e sognatore; scavezzacollo, che ride in faccia al pericolo; ostinato e –gran brutta combinazione– sempliciotto: i vizi dell'eroe ce li hai proprio tutti. Il tallone fatale? L'essere stato troppo duro, appunto, in beffa al tuo ruolo.
È capitato di non avere pesato bene, quelle poche volte, i tempi, i gesti, le occasioni –gli errori. Avvengono, che diamine, spesso quando vi è troppo da perdere. E non te li sei mai perdonati.
È capitato di essere stati un po' troppo umani, ecco quanto.
Implacabile All Might, con Toshinori Yagi più che con chiunque altro: non gliene hai mai fatta passare una. Bada bene però, che a dispetto del nome, non sei certo onnipotente, signor simbolo della pace.
La vocazione da eroe non è tanto dissimile da quella di martire: esiliati e cechi, in catene adamantine e con le viscere divorate, legati al carro e trascinati per trenta giri, dalle membra trucidate, senza requie, neppure da cadaveri; quale folle non vi aspirerebbe! Una morte impietosa: bell'epifania, Sir Nighteye.
Ma dev'esserci stato un errore di calcolo: immergi un eroe nella polvere e la folla lo inciterà con furore maggiore. Può darsi, però, il calcolo sia corretto e a lungo raggio: quale sorte miserabile, quella dell'eroe che non muore.3
Hai perso l'uscita di scena, caro mio –schernirebbe quell'altro, mani in tasca e riso all'aria, da infame consumato.
Di nuovo, Toshinori? Ma allora non impari mai!
Non impari davvero mai, e questa cenere insieme alla fossa in pancia ne sono i dolenti testimoni –ché apprenda a rispettar la signoria del cielo, questo Prometeo incatenato.
Si dice anche l'imbecille finisca laddove è l'eroe che comincia:4 chissà in te dov'è che termina uno e inizia l'altro; forse il confine, su questa pelle stanca, è andato sfumato e il tuo, di eroismo, è solo demenza in assenza di cartella clinica.
Il tuo delitto divino fu l'esser gentile.5
Un tipo interessante e un po' matto –lei aveva sorriso nell'annunciarti–: senza Unicità ma con un sogno grande fra le mani, tanto luminoso da atterrire e piegare in ginocchio; un visionario che si è dovuto conquistare, pezzo a pezzo, altrettanta forza.
Per quale motivo stringi i tuoi pugni, ricordalo sempre.
Per quale motivo, già, perché o per chi –ma ti prego, risparmiami la favoletta del buon samaritano. Per vivere, no? Per guadagnarti un posto, in questa landa di sventurati. L'eroe che vince e quello che salva, è corretto? Ebbene, domandatelo ancora: per quale motivo, ieri come ora, stringi questi pugni? La vedi la ragione? Lo avverti il suo fuoco?
La senti la mia voce, ottavo?
Bene, allora stringi i pugni e levali, alti, che il cielo stia pure a guardare: nessun limite –quel diavolo di motto–, solo soglie.6
Il braccio, come di ramo, che segna una direzione, e un oceano di allocchi a lacrimare quanto vitelli: quando il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito, sante parole. Meglio così in ogni caso: meglio per te, meglio per lui.
Il messaggio ha un destinatario soltanto, e se potessi vederlo sapresti di avere fatto centro: K.O. al primo secondo, campione, con il moccioso che frigna quanto e meglio della marmaglia intorno.
Non occorre vederlo, in ogni caso, non serve davvero. Dovrai dare una bella lavata di capo al giovane Midoriya, dopo: dovrai inculcargli un po' di prudenza in quella testa piena di capelli e borbottii –nobile d'animo, sentimentale, sognatore, ostinato e, forse, persino più sempliciotto; un timidino senza Unicità, le cui gambe, chissà perché, si sono mosse da sole. Amico mio, i vizi dell'eroe sembra averceli proprio tutti.
Dovrà camminare sull'acqua e dentro una fiamma7 il tuo ragazzo, come vi hai camminato tu e i sette prima di te: dovrà essere pronto, quando il tempo verrà a reclamarlo. Per questo, per lui, è necessario tu rimanga in piedi, qua e ora, come un albero di frontiera, a segnare una soglia che è passaggio.
Il prossimo sei tu.
Quindi va bene anche essere miserabile, perché no, e sopravvivere; va bene anche Toshinori Yagi, che accidenti, senza All Might.
Adesso, però, abbassa pure il braccio, almeno quello ché non è il caso di strafare. Giù, giù, bravo, lascialo scivolare insieme alle maniche; cadranno al modo di vesti smesse, ma non te ne crucciare: è da Itaca e Tebe che gli stracci ammantano al meglio l'eroe.
Spaventapasseri, potrebbe commentare qualcuno, pur senza offesa –con quei capelli di paglia e il muso scavato, cosa pretendi?
È quello che fai, in verità: tenere lontano i corvi e badare al grano, custodire, sotto una pioggia maledetta –e va tutto bene, adesso che sei qui.
L'impulso di chi ti è attorno, e neanche troppo distante, sarebbe quello di offrirti aiuto, appoggio, una spalla, perdio; ma come si offre una spalla al Monte Fuji? Come si sorregge l'Olimpo, dimora dei dodici dèi?
Premure sprecate, comunque: tanto non le raccoglieresti. Un cenno del capo al più, per suggerire cortese un grazie, ma devo declinare –ché l'educazione è materia prima di questo spilungone allampanato, si sappia bene. Ammodo, certo, ma con un disgraziato orgoglio.
Giorni in cui, se non piove, diluvia, questi.
Cemento nuclearizzato e cenere, nell'aria e sopra gli occhi; brillano in un'ora d'ira e cambiamento; un'ora di passaggio –da maestro ad allievo– e di una fine che è un inizio –dall'ottavo al nono.
È tempo del commiato, degli addii a nemesi e aiutanti, ma è giusto così: un inchino e un grazie, di tutto. Si arde un'ultima volta, come si è iniziato: mai con prepotenza, scriveva Kenji, sempre con un calmo sorriso, diceva la maestra, non vinti dalla pioggia.8
Resti in piedi a bruciare, ancora, e ti lasciano fare, sì: è il tuo lavoro.
Parliamo dell'ultimo ballo, del resto, che ti concedano un altro giro.
È tutto tuo, mio buon Toshinori, goditelo.
Fuori è caldo
Ma è normale
Ad agosto
___Lo sai che io ti dirò: uè, deficienteee~!9 Mi sembrava una partenza, come dire, onesta. Si ringrazia quello scappato di casa di Calcutta (9. Pesto) per una frase che è epigrafe e compendio di una vita.
___In poche parole, abbiate pietà: primo salto in questi lidi e coinvolgo cose immani con altre, sì belle, ma che c'entrano ben poco. Ho depredato, adattato, adulterato e abusato a iosa, come giusto i conquistadores o il nano di Arcore: 1. titolo e incipit da Under Pressure, Queen–David Bowie; 2. Iliade, proemio (traditissimo), Omero; 3. I vecchi e i giovani, Luigi Pirandello; 4. Storia dell'universo in comode dispense settimanali, Alfredo Accatino; 5. Prometeo, George Gordon Byron; 6. Il Gioco dell'Eroe, Gianluca Magi; 7. per intero, colui che danza cammina sull’acqua e dentro una fiamma, Federico Garcia Lorca; 8. Non fragile alla pioggia (manomesso in non vinto/vinti), Kenji Miyazawa. Si veda bene: robe diversissime, così, perché, ah boh (uè, come sopra, deficiente).
___Prima di costituirmi, un grazie e una dichiarazione, se posso: a Yagi-san gli si vuole un gran bene, e All For One è uno spirito guida dal Big Bad che è, però, però!, potendo scegliere, oh, Gran Torino eh. Giuro. A mani basse. Dareda kimi wa? Toshinori!
___Disclaimer: Ma'cadamia è di Kōhei Horikoshi; ma rendiamo grazie anche a Yutaka Nakamura e Yūki Hayashi, sempre siano lodati. Non c’è profitto, ma tanto affetto e anche più idiozia.
___In poche parole, abbiate pietà: primo salto in questi lidi e coinvolgo cose immani con altre, sì belle, ma che c'entrano ben poco. Ho depredato, adattato, adulterato e abusato a iosa, come giusto i conquistadores o il nano di Arcore: 1. titolo e incipit da Under Pressure, Queen–David Bowie; 2. Iliade, proemio (traditissimo), Omero; 3. I vecchi e i giovani, Luigi Pirandello; 4. Storia dell'universo in comode dispense settimanali, Alfredo Accatino; 5. Prometeo, George Gordon Byron; 6. Il Gioco dell'Eroe, Gianluca Magi; 7. per intero, colui che danza cammina sull’acqua e dentro una fiamma, Federico Garcia Lorca; 8. Non fragile alla pioggia (manomesso in non vinto/vinti), Kenji Miyazawa. Si veda bene: robe diversissime, così, perché, ah boh (uè, come sopra, deficiente).
___Prima di costituirmi, un grazie e una dichiarazione, se posso: a Yagi-san gli si vuole un gran bene, e All For One è uno spirito guida dal Big Bad che è, però, però!, potendo scegliere, oh, Gran Torino eh. Giuro. A mani basse. Dareda kimi wa? Toshinori!
___Disclaimer: Ma'cadamia è di Kōhei Horikoshi; ma rendiamo grazie anche a Yutaka Nakamura e Yūki Hayashi, sempre siano lodati. Non c’è profitto, ma tanto affetto e anche più idiozia.