Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: CthulhuIsMyMuse    08/08/2018    0 recensioni
"Giovanni aveva compreso che il tempo non le aveva cambiate, almeno non fisicamente, ma riusciva a vedere chiaramente i solchi che aveva lasciato nell'anima di ognuna di loro. L'unica cosa che era rimasta identica era la loro dipendenza l'una dall'altra, erano nate insieme, continuavano a vivere insieme e molto probabilmente sarebbero morte insieme e questa immagine azionava la leva della tristezza che era posta accanto al suo cuore."
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso per le gentili lettrici: Oggi partirò per le tanto agoniate ferie estive e resterò via per tre settimane. Tornerò a pubblicare i capitoli dal 3 di settembre. Vi ringrazio per la pazienza e auguro a tutte buone ferie!
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Qualche giorno prima a Tokyo 

12 agosto 2018, ore 13.00  

Il sole brillava nel cielo e riverberava sulle alte vetrate dei palazzi di Akihabara creando giochi di luce che, per lo più, si riflettevano negli occhi dei passanti che popolavano le strade del famoso quartiere, infastidendoli durante lo shopping giornaliero. 

La zona era, come sempre, gremita di persone.  

Residenti e turisti si amalgamavano in un turbinio di colori e lingue uniti da una comune passione e incuranti delle diversità che avrebbero potuto allontanarli. 

Anche la calura sembrava non riuscire ad intaccare la loro voglia di avventurarsi tra gli intricati corridoio ripieni di modellini, action figure, bambole, manga, DVD e quanto altro poteva essere messo in mostra e quindi in vendita. 

Le goccioline di sudore che scendevano lungo le fronti, che si perdevano tra le ciglia impedendo la vista, quelle che colavano lungo la schiena fino ad arrivare ad impregnare l'elastico delle mutande creando fastidiose macchie nei posti più improbabili non mettevano freno alla voglia delle persone presenti di accaparrarsi un qualsiasi ninnolo del loro personaggio preferito. 

Come piccole api operaie continuavano imperterriti la loro ricerca del Sacro Graal nonostante le temperature avessero già oltrepassato i 30°C. 

Tra queste spiccava una figura la cui testa, coperta da un cappellino blu con sulla fronte il simbolo bianco della scimmia, sbucava oltre quelle di tutti gli altri.    

Non era solo più alto della media – soprattutto giapponese – ma il fisico prestante lo faceva risaltare più di quanto lui stesso volesse. 

Camminava rasente alle vetrine, fermandosi e bloccando lo scorrere della folla ogni volta che vedeva qualcosa che poteva essere di suo interesse.  

Sugli occhi calcava un paio di ray ban aviator con le lenti polarizzate che limitavano la tortura dovuta ai riflessi di luce del sole, protagonista indiscusso di quella giornata di metà agosto. 

Era alla disperata ricerca di un regalo ma non trovava niente che soddisfacesse il suo gusto e quello che sapeva essere il gusto della ragazza a cui lo avrebbe donato insieme ai mille altri che aveva accumulato nei suoi ultimi viaggi. 

Se fosse tornato, dopo così tanto tempo, senza niente Bel gli avrebbe sicuramente messo il broncio e questo non lo poteva permettere. Ne bastava una immusonita tutto il giorno e non aveva bisogno di aiuti dalla sorella. 

Ma scegliere qualcosa in quell'assembramento di oggettistica si era rivelato più difficile di quel che pensasse, ed era in giro ormai da due ore. Probabilmente non avrebbe resistito di più. 

Si fermò nuovamente.  

Qualche colpo alle spalle e le veloci parole di "scusa" non riuscirono a rapire la sua attenzione che si era focalizzata su un action figure messa in mostra all’apice di una vetrinetta. 

Due ragazzine dormivano sdraiate su un Taijitu stilizzato. Una vestita di bianco con lunghi capelli rosa e l'altra vestita di nero con lunghi capelli corvini.  

Non aveva la minima idea di chi potessero essere i due personaggi ma il legare la loro figura a quella delle due gemelle fu per lui immediato. 

Entrò nel negozio e ne uscì pochi secondi dopo, sorridente, con una busta che recava al suo interno il prezioso regalo.  

Tentennò qualche istante appena fuori dal negozio. La differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno aveva messo in moto il suo apparato sudorifero più del dovuto. 

Respirò l’aria calda, si tolse il cappello dalla testa e con il dorso della mano di asciugò le goccioline che avevano impregnato la pelle della fronte. 

«Vedo che hai fatto compere, Adam! È per le gemelle?» 

Una voce squillante lo mise subito sull'attenti. Allungò il braccio destro in avanti e colpì, con il cappello, la persona che si trovava davanti proprio sul volto. 

Il corpo aveva reagito ancora prima della sua mente ma quando mise a fuoco la persona e soprattutto il vestiario di colui che gli aveva rivolto la parola, comprese immediatamente che la sua reazione era stata esagerata. 

Del resto nessuno sano di mente poteva andare in giro con una camicia a scacchi neri e viola il cui sfondo giallo era talmente intenso da dare fastidio agli occhi più di quanto potesse farlo il sole stesso. 

La portava aperta e sotto vestiva una semplice maglia bianca sulla quale risaltavano delle bretelle – dello stesso giallo della camicia – che puntavano sul bordo di un paio di jeans neri la cui parte anteriore delle gambe risultava completamente stacciata.  

In quel marasma di colori era anche riuscito ad abbinare le scarpe, un paio di Tiger gialle con le righe nere. 

Sospirò profondamente, più di quanto volesse realmente fare. Ritirò il braccio scoprendo una testa corvina – i cui capelli sparavano in ogni dove sostenuti da una magica lacca che riusciva a vincere la gravità terrestre – e un broncio da bambino piagnucolone «Scusa Minoru» mormorò. 

«Perché?!» piagnucolò l'altro in tuta rispsota. 

Adam si grattò il la testa, socchiudendo gli occhi «Scusa. Mi hai preso in contropiede e ho reagito troppo velocemente» ricalcò il cappello sulla nuca e fece spallucce. 

«Sempre attento e pronto all'azione!» azzardò un saluto militare facendo collidere i tacchi delle scarpe da ginnastica. Aveva già cambiato umore, la cosa non lo sorprese ma il siparietto fece lo fece sorridere. 

«Ci provo, per ora sembra funzionare» si grattò la guancia, il dito passò tra la barba producendo un lieve fruscio tra i peli ispidi tenuti corti. 

«Hai tempo? Ti offro qualcosa di fresco e corroborante in un locale qui vicino. È da parecchio che non ci vediamo» 

Adam estrasse il cellulare dalla tasca posteriore, guardò l'orario e annuì con il capo. 

«Ci sto». 

Minoru rispose al suo cenno, felice, e gli fece strada attraverso la folla che ancora riempiva la strada. 

... 
 

All’interno del locale la temperatura era dell’aria era moderata. Si sentiva la differenza rispetto all’esterno ma non era così elevata da farti star male. Mentalmente Adam ringraziò il proprietario del piccolo locale per non aver attentato alla sua salute. 

Si erano seduti ad un tavolino posto nell‘angolo più lontano rispetto all’ingresso al quale Minoru dava le spalle così che l’amico potesse tenerlo d‘occhio.  

Seppur fosse un bar ad un piano elevato e sembrava che nessuno li avesse seguiti non voleva fidarsi totalmente della situazione e farsi trovare in svantaggio per semplice noncuranza. 

«Riesci mai a fare qualcosa in completa tranquillità?» gli domandò il giapponese mentre si apprestava a prendere la prima cucchiaiata di una coppa di gelato dalla dimensione spropositata.  

«Difficilmente» assaggiò il caffè freddo che aveva ordinato, la diffidenza iniziale si disperse dopo il primo sorso. Era fresco e il sapore non eccedeva nell’amaro  nel dolce. Appoggiò la tazza sul ripiano, accanto giacevano il cappellino e gli occhiali da sole sulle cui lenti si riflettevano deformate le immagini dei presenti. 

«Devo dire che non ti invidio, io probabilmente non sarei sopravvissuto un giorno» ridacchiò nervosamente. 

«Mai dire mai. Bisogna solo farci l’abitudine e andare avanti» l’uomo fece spallucce, allargò le mani e ne mostrò i palmi. «Ma tralasciando la mia monotona vita in fuga, cosa mi racconti di te? Come mai in Giappone?» 

Il ragazzo abbassò gli occhi, il gelato aveva un aspetto tremendamente invitante. Cinque gusti si affollavano nella coppa di vetro suddivise da praline di cioccolato cereali croccanti. Il tutto era ricoperto da un elevato quantitativo di panna montato decorato con maestria da svariate fragole il cui colore rosso intenso faceva aumentare ancora di più la salivazione. 

Ne afferrò una insieme ad un cucchiaio di panna e la ingurgitò con ferocia. «Una ragazzina» prese un'altra cucchiaiata con cui cercò il gelato «I suoi parenti l’hanno portata da un monaco buddista che l’ha sottoposta a...» strinse più forte il cucchiaio «...dei riti di purificazione» 

Respirò con profondità e socchiuse gli occhi. Poggiò i gomiti sul tavolo e poggiò il mento sulle mani chiuse in fragili pugni.  

Riaprì gli occhi e guardò la coppa gelato. Adam vide il vitreo perdere un po’ della brillantezza che gli era consona e acquisire un velo di umidità «Sua madre non ce l’ha fatta a sopportare e ha chiamato un prete di un villaggio vicino per chiedere aiuto o quantomeno un supporto» si morse l’interno del labbro inferiore «Quando sono stato chiamato era troppo tardi. La ragazza era già morta per le sofferenze inflittele» 

Incassò la testa tra le spalle e stirò le labbra in un sorriso triste «Inoltre, dopo un rapido controllo posso confermare che non fosse posseduta da nulla» affondò con rabbia il cucchiaio nel gelato e con la stessa identità lo infilò in bocca «Stupidi ignoranti creduloni». 

«È inutile prendersela. Ce ne saranno a profusione di casi del genere. Purtroppo non puoi salvarli tutti» fece tamburellare le dita sul bicchiere, il ghiaccio nel caffè scivolò più a fondo. 

«Lo so» proferì con estrema tranquillità «però non posso fare a meno di infervorarmi quando vedo cose del genere!!!» ingurgitò più di metà del gelato con fervore, fermandosi poi di scatto quando il freddo gli trapassò la testa. 

«Ahi ahi ahi ahi» la tenne tra le mani e Adam non riuscì a trattenere le risate. 

«In ogni caso» Minoru agitò il cucchiaino nell’aria, con la mano libera si teneva parte della testa. Stringeva i denti in un’espressione alquanto sofferente «Hai loro notizie?» 

«No, ormai è da circa sei mesi che non le sento» si fermò un’istante e riformulò la frase «che non sento Bel» sospirò con tristezza. 

«Layla è una testa dura» 

Adam annuì, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione più imbronciata che seria «Più di quanto possiamo pensare». 

Minoru ridacchiò. Tra le labbra tese spuntava il manico in acciaio del cucchiaio che si mosse a ritmo delle sue parole «Su questo non c’è alcun dubbio» estrasse la posata emettendo un piccolo risucchio e la puntò nuovamente verso il suo interlocutore «Ma, se vuoi, posso dirti dove si trovano al momento» sorrise serafico.  

«Dove?» domandò lasciando trapelare una leggera tensione nei muscoli delle braccia irrigiditi. 

«Milano» la risposta fu breve, accompagnata da un sorriso appagato. 

Adam strinse le dita sui bicipiti «E’ successo qualcosa?» 

L’altro scosse la testa in senso di diniego «Solita routine. Donna posseduta da liberare». 

Afferrò il proprio mento con la mano, la barba gli grattava con leggerezza il palmo. Arricciò le labbra e Minoru afferrò al volo il pensiero che gli passava per la testa «Noi due non ci siamo mai incontrati» allargò le labbra, gli angoli tesi verso l’altro, tra le quali spiccavano i denti bianchi serrati.  

L'uomo comprese il significato oltre quelle parole, inarcò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso e tornò a rilassare le braccia distendendole lungo il ripiano in plastica del tavolo. 

«E’ un azzardo» proferì senza nota di ritrosia nella voce «Potrebbero già essersene andate» aggiunse ancora con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto. 

«Possibile» rispose l’altro «ma tentar non nuoce» 

«Inoltre sarei troppo vicino alla tana del lupo» aggiunse ancora. 

«Proprio per questo saresti al sicuro. Chi mai penserebbe di trovarti proprio dove non dovresti essere?» era giunto all’ultima cucchiaiata di gelato. 

«Layla si arrabbierebbe moltissimo» piegò leggermente il capo verso la spalla sinistra. L’espressione di sfida aveva invaso tutto il suo viso rendendolo più accattivante. 

«Sai che novità» sbuffo Minoru lasciando cadere il cucchiaio nella ciotola ormai vuota che tintinnò come un campanello. 

Adam si alzò facendo scorrere indietro la sedia sul quale si era accomodato. «È stato un piacere incontrarti Minoru» raccolse il suo cappello che tornò a calcare sulla testa. 

«Anche per me Adam» si alzò ma nonostante tutto dovette alzare il mento per poterlo guardare nuovamente in volto. Era stato benedetto da tanti aspetti quali: la bellezza; la simpatia; il gusto eccelso per il vestiario...ma l’altezza purtroppo non rientrava in queste caratteristiche.  

Allungò la mano in sua direzione – nonostante l’impegno dei suoi genitori, Minoru aveva assorbito molti tratti comportamentali occidentali. - e Adam la strinse con vigore.  

«Spero di poterti rivedere presto» aggiunse ritirando la mano dolorante. 

«Lo spero anche io» inforcò gli occhiali e li appese al colletto della maglia. In ultimo raccolse la busta con dentro il regalo per Bel lasciando infine il bar e Minoru. 

... 

   
 
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