Fanfic su artisti musicali > Jack White
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Autore: ArielleKay    08/08/2018    1 recensioni
Gli Stripes non avevano più pubblicato nulla e Meg era convinta di esserne la causa principale. Si sentiva ancora in colpa per quel tour annullato anni prima a causa dei suoi disturbi d’ansia. Probabilmente Jack la odiava per questo, e come biasimarlo? Pure lei lo odiava, comunque.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il fumo della sigaretta poggiata a bordo del posacenere si muoveva piano nell’aria, impregnando la stanza di un odore forte e acre.
Qualche foglio bianco era appoggiato sul tavolo, qualche altro si trovava a terra. La penna, rigorosamente senza cappuccio, non era ancora stata usata.
Lo chiamavano “il blocco dello scrittore”. Cazzate.
Jack White ci credeva poco, a queste cose. Piuttosto, forse…
Il solo pensiero di aver finito la creatività fece rabbrividire l’uomo. Da ore, ormai, si stava rigirando tra le dita un plettro rosso, fissando quei maledetti fogli bianchi sparsi ovunque, senza risultato.
Non è che non fosse ispirato, anzi: se avesse potuto mettere nero su bianco ciò che aveva nella testa in quel momento, avrebbe già riempito almeno una decina di fogli.
Il problema era un altro: niente di quello che Jack avrebbe voluto scrivere era abbastanza in stile “The White Stripes”.
Quando si diventa una band di un certo livello, la fama ti distrugge: il mondo si aspetta da te sempre meglio, sempre di più. Non era mai stato un problema per lui tenere testa ad una responsabilità di quel tipo, ma la paura più grossa si presentava quando iniziava a pensare di avere ormai dato tutto, di aver messo a nudo gli Stripes anni addietro e di non avere più nulla da raccontare di Jack e Meg.
Appoggiò il plettro sul tavolo, di fianco al posacenere, per poi girarsi a guardare l’orologio appeso alla parete alle sue spalle: ora di cena. Poco male, ormai erano settimane che non cenava più. Piuttosto si accese un’altra sigaretta, ignorando completamente quella lasciata a metà che si stava spegnendo piano a nemmeno un metro da lui.
«Dannazione…» sussurrò tra sé e sé, quasi a darsi coraggio, «…non può finire così.».
Cosa sarebbe successo se avesse sbagliato qualcosa? Come l’avrebbe presa il mondo? Come l’avrebbe presa Meg?
Erano quesiti a cui pensava spesso (più di quanto volesse ammettere) ed a cui non voleva dare risposta. Certo, raggiungere di nuovo un successo come quello di “Seven Nation Army” era fuori discussione. Non era affatto stupido, anzi, si riteneva un uomo intelligente. Abbastanza intelligente da sapere che canzoni “hit” come quella se ne scrivono poche nella vita.
Persino i suoi sogni avevano smesso da tempo di essere tinti di bianco e di rosso…
No. Non voleva arrendersi.
Jack prese i fogli vuoti da terra e li portò vicini al viso. Chiuse gli occhi e provò a farsi trasportare dalla sua mente, stavolta senza darsi alcun limite. Forme irregolari cominciarono a muoversi attorno a lui, sembravano danzargli accanto e lo pervadevano completamente. Era come guardare fuori dall’oblò di un sottomarino: strane onde a tratti lo cullavano dolcemente, a tratti lo spingevano con insistenza sempre più in alto. Tutto era tinto di un bel blu profondo e rilassante.
Riaprì gli occhi con il sorriso sulle labbra.
L’ispirazione c’era, avrebbe scritto quelle canzoni.
Euforico, decise di telefonare immediatamente a Meg. Cercò il suo nome nella rubrica contatti del cellulare e restò in attesa per pochissimi istanti prima di sentire la voce della ragazza dall’altra parte.
 
«Meg, dobbiamo sciogliere gli Stripes.»
  
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