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Autore: sissi149    08/08/2018    3 recensioni
Spin-off de "La ballata di Yomiuri Land".
Una questione rimasta in sospeso nella Ballata è quella della vera storia di Yoshiko. Ma la storia di Yoshiko è anche la storia di Hikaru. E di molti altri, a volte inaspettati, personaggi. Attraverso gli anni, scopriremo cosa è accaduto ai due e alle loro famiglie.
Genere: Drammatico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Nuovo personaggio, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Febbraio, Anno 2743 dal Trionfo della Dea

 

“Divina Machiko, non ne posso più!” Urlò Yoshiko preda dell'ultima fitta di dolore lancinante.

“Coraggio Lady Matsuyama, state andando benissimo.” La incitò Donna Harumi, la levatrice a cui si era affidata per la nascita del suo primogenito. In realtà sarebbe stata più tranquilla con la Principessa al suo fianco, ma era giorno di udienze alla Fortezza e né lei né il marito avevano osato mandarla a chiamare.

Quando la contrazione si esaurì, la donna ebbe qualche istante per prendere fiato. Aveva il viso completamente arrossato e gocce di sudore le scendevano dalla fronte per lo sforzo che stava compiendo. I ciuffi di capelli che erano sfuggiti alla lunga treccia le restavano incollati alla fronte.

Nella stanza era presente anche Hikaru, che la teneva per mano e tentava di fornirle il suo sostegno.

“Sei bravissima!”

“Zitto tu! - ribatté la donna, sollevandosi in risposta al nuovo dolore – È colpa tua se sono qui!”

L'occhiata di biasimo che Donna Harumi rivolse al Druido fu evidente: lui non avrebbe dovuto essere lì, nessun uomo assisteva mai ad un parto, nemmeno un Priore, figurarsi il padre del nascituro.

“Lady Matsuyama, ci siamo: ancora una spinta ed avrete fatto.”

La contrazione arrivò più forte delle precedenti, a dilaniarle il ventre. Yoshiko spinse con tutte le proprie forze, ancorandosi con la mano sinistra al materasso e con la destra stringendo il braccio al marito.

“Oh, mia Dea!” Esausta si appoggiò al cuscino che aveva dietro la schiena.

“Eccolo qui!” Annunciò la Levatrice: tra le mani aveva un bimbo che dopo alcuni istanti iniziò a piangere, facendo sorridere Matsuyama.

Rapida e precisa Donna Harumi adagiò il piccolo sul letto e si mosse tra i suoi strumenti per ultimare tutte le procedure necessarie a poterlo presentare ai genitori.

Si avvicinò a Yoshiko e gli porse il bambino lavato e pulito, avvolto in un telo candido.

“È un bellissimo maschietto. Informerò io i Priori della nascita. Avete già scelto un nome?”

Hikaru scosse la testa:

“Abbiamo selezionato dei nomi, ma abbiamo ancora dei dubbi.”

“Tobei. - Disse Yoshiko tutto d'un fiato, voltandosi verso Matsuyama – Lo chiameremo Tobei, come tuo padre.”

Il Druido aveva le lacrime agli occhi per la commozione.

“Ne sei sicura?”

“Mai stata più sicura.”

L'uomo si chinò e le sfiorò le labbra con un bacio, per poi ripetere il gesto sulla testolina del figlio.

Si diresse dalla Levatrice e le strinse le mani:

“Donna Harumi, vi ringrazio per tutto.”

La donna rispose in modo burbero:

“Ho fatto il mio dovere. Ora, Druido Matsuyama, se non vi dispiace, portate nella stanza accanto il piccolo Tobei mentre controllo un'ultima volta Lady Matsuyama.”

Hikaru sorrise ed obbedì, non volendo provocare ulteriormente la pazienza della Levatrice, consapevole di aver infranto le regole di condotta.

 

 

 

Kazumasa arrivò dopo circa tre ore, una volta conclusi tutti i doveri del Tempio. Da quando si era sposato, Matsuyama si era trasferito nella casa della famiglia Fujisawa, lasciando al Sacerdote Oda l'abitazione presso il Tempio della Divina Machiko. In quel modo ognuno avrebbe avuto i propri spazi a disposizione, in fondo la sua nuova residenza era solo ad un paio di quartieri di distanza dalla piazza principale.

“Congratulazioni papà!” Kazumasa si era complimentato con la sua solita esuberanza, costringendo Hikaru a stappare una bottiglia di vino rosso per festeggiare.

“Che buono! Da dove viene?” Commentò.

“Dalla cantina di mio zio. – rispose il Druido – Apparteneva alla sua riserva speciale, ma penso che non gli dispiacerà se lo usiamo per celebrare la nascita di suo nipote.”

I due amici si sorrisero complici.

“Il piccolo è di là con la madre?”

“Sì – Matsuyama era visibilmente orgoglioso – Yoshiko sta riposando, è stato un parto faticoso. Vieni, ti faccio vedere Tobei.”

I due si incamminarono nel corridoio e raggiunsero la camera padronale. Hikaru bussò leggermente, ma non ottenne risposta. Aprì e si intrufolò nella stanza.

Il piccolo dormiva tranquillo nella culla preparata già da qualche giorno.

Matsuyama si avvicinò al grande letto per svegliare la moglie.

Si accorse subito che qualcosa non andava: le guance di Yoshiko avevano perso il loro colore, la fronte era imperlata di sudore ed il respiro era flebile.

“Yoshiko! Per amor della Dea!”

La donna aprì a fatica gli occhi.

“Hikaru – esalò debolmente – mi sento svuotata.”

Il Druido si allarmò ulteriormente, poiché la Yoshiko avrebbe dovuto riprendere le forze, nemmeno a parto appena concluso gli era sembrata così debole. Preso da un'ispirazione improvvisa scostò la coperta ed inorridì: la veste da notte bianca della moglie era intrisa di sangue e la macchia si allargava sul lenzuolo sottostante.

“Dea Misericordiosa, aiutami.”

Anche Kazumasa si era avvicinato e guardava con orrore la scena: nel villaggio dove aveva servito prima di arrivare alla Cittadella aveva visto una donna morire dissanguata dopo il parto e temeva di rivivere la tragedia.

Matsuyama si affacciò alla finestra portando due dita alle labbra e fischiò con quanto fiato aveva, pregando che Memuro fosse nei dintorni.

L'aquila atterrò sul davanzale nel momento in cui terminò di scrivere furiosamente sulla pergamena.

“Vola alla Fortezza e trova la Principessa Yayoi. Solo lei e la Dea possono fare qualcosa.”

Quando Memuro fu sparita alla vista, il Druido si accostò in ginocchi al letto di Yoshiko e, afferratale una mano, iniziò a pregare più intensamente che poté.

“Divina Machiko, ti supplico, non portare via Yoshiko. Non posso perdere anche lei.”

Il Sacerdote Oda si precipitò fuori dalla stanza e si diresse al portone per farlo trovare aperto alla Principessa quando sarebbe arrivata. Aveva sentito dire che fosse una Strega Bianca, ma non l'aveva mai vista all'opera. Era la loro ultima speranza.

 

 

La Principessa Yayoi giunse correndo nella camera dei coniugi Matsuyama. Non appena Memuro le aveva poggiato in grembo il messaggio del Druido aveva lasciato l'udienza alla Fortezza, senza dire nulla, lanciando solo uno sguardo a Jun, sicura che il Principe avrebbe capito.

Le bastò una sola occhiata per capire la gravità della situazione: ogni istante di esitazione poteva essere fatale.

Giunse le mani in una rapidissima preghiera alla Divina Machiko affinché le concedesse di utilizzare al meglio il proprio dono. Si inginocchiò accanto a Lady Fujisawa, al lato opposto rispetto a quello di Matsuyama, e distese le proprie mani sul ventre della donna. Una luce chiarissima scaturì da quelle mentre la Strega sussurrava sottovoce delle formule. Da dopo il matrimonio con Jun o, meglio, da dopo che aveva conosciuto e provato il vero Amore, Yayoi aveva sviluppato le abilità magiche che le mancavano ed aveva imparato a guarire attraverso le mani, senza bisogno di ricorrere a pozioni e simili.

La perdita di sangue si arrestò e la Strega spostò le mani risalendo lungo il corpo di Yoshiko, fino alla testa. Poi la luce sparì.

Il respirò di Lady Matsuyama era tornato profondo e regolare e le gote avevano riacquisito colore.

Yayoi sospirò: era arrivata in tempo.

“Va tutto bene. Yoshiko è salva.”

Al sentire le parole Hikaru scoppiò a piangere, scaricando la tensione, poiché aveva temuto di perdere l'adorata moglie.

“Divina Machiko, ti ringrazio.”

Yoshiko aprì gli occhi.

“Hikaru, sono qui. Non vado da nessuna parte.”

Matsuyama l'abbracciò forte.

“Ho avuto paura che non potessi tornare da me.”

“Io tornerò sempre da te.”

Yayoi osservò i due sposi con commozione, mentre il Sacerdote Oda innalzava una preghiera di ringraziamento alla Dea.

 

 

 

Hikaru stava bevendo una coppa di vino quando venne raggiunto dalla Principessa che aveva aiutato Yoshiko ad indossare una veste pulita. Si alzò di scatto.

“Altezza Reale, io non so come ringraziarvi per quello che avete fatto, per aver salvato la mia Yoshiko.”

Yayoi scosse la testa.

“Non dovete ringraziare me, Druido Matsuyama, ma la Dea che mi ha dato la possibilità di guarirla: sapete meglio di me che devo a lei i miei poteri.”

Hikaru annuì, considerava da molto tempo il fatto che una Strega Bianca si fosse stabilita alla Cittadella un disegno della Divina Machiko e ne aveva avuto un'ulteriore conferma.

“Mi chiedo perché non mi abbiate mandata a chiamare prima, sapevate che avrei assistito più che volentieri vostra moglie durante il parto.”

Il Druido chinò la testa.

“Avevate le udienze alla Fortezza.”

“Non dovevate preoccuparvi – rispose benevola Yayoi – Il Principe Tsubasa e mio marito sono perfettamente in grado di cavarsela da soli. Spesso io ascolto solamente.”

“Avrei dovuto chiamarvi subito, forse avremmo evitato tutto questo.” Matsuyama sospirò, offrendo poi un calice alla Principessa.

“Grazie. Non date colpe né a voi stesso né alla Levatrice: molte volte queste emorragie si manifestano ad ore di distanza dal parto, non avrebbe potuto prevederle.”

“Se Kazumasa non fosse arrivato – Hikaru parlò con voce spezzata – non sarei andato nella stanza da letto e non me ne sarei accorto per molto tempo.”

“È vero, ma la Dea ha fatto in modo che lo notaste e salvaste Yoshiko con la vostra prontezza di spirito di mandare l'aquila a cercarmi. Stasera tornerò a controllare come sta e porterò un decotto che l'aiuterà a recuperare le forze: anche se non c'è più nessun pericolo, la perdita di sangue è stata molto abbondante. Ora andate da lei, io porterò la buona notizia ai Principi.”

La Strega appoggiò la coppa e se ne andò silenziosa.

Il Druido si raccolse in preghiera per mettere ordine ai pensieri, non credeva che avrebbe provato un'angoscia così grande, peggiore di ciò che aveva sentito quando erano morti i suoi genitori. Se Yoshiko non ce l'avesse fatta non avrebbe saputo come sopravvivere al colpo.

Andò in camera e trovò Lady Matsuyama sveglia, seduta nel letto a cullare il piccolo Tobei. Subito gli si scaldò il cuore e si sentì fortunato per i due miracoli che la Dea gli aveva donato e che amava con tutto sé stesso: la sua bellissima moglie e il suo bambino, la sua famiglia. Sentì che non avrebbe potuto provare felicità maggiore.





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E finalmente siamo arrivati alla fine di questi Sonetti! Una fine che può anche essere un nuovo inizio per i nostri protagonisti. ;) Avevo iniziato con le loro nascite, concludere con quella dell'erede mi sembrava il modo perfetto di chiudere il cerchio. Anche se c'è stato un piccolo brivido.
Dico "finalmente" siamo alla fine, perché questa raccolta ad un certo punto ha iniziato una moltiplicazione spontanea: la prima scaletta contava di 19 capitoli a cui se n'è aggiunto prontamente uno per arrivare a cifra tonda. Poi in stesura se ne sono aggiunti quattro fino a giungere a 24.

Per l'angolino dei ringraziamenti, ringrazio tutti coloro che hanno letto silenziosamente ed inserito la storia nelle varie liste. Ringrazio in particolare Melanto e Sanae77, infaticabili commentatrici ad ogni aggiornamento.
Un saluto anche a Sakura Chan che si è divorata in un lampo La Ballata  ed ora si è avvicinata anche a questi Sonetti.
  
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