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Autore: rekichan    08/08/2018    0 recensioni
«Ino ha castato Lussuria Innaturale e tu hai fallito miseramente il Tiro Salvezza su Volontà. Come gli altri centinaia di tiri da quando abbiamo iniziato questa pietosa sceneggiata che mi ostino a chiamare “campagna” – sbadigliò – Ora, o cominci a cercare di farti il cagnaccio, oppure ti faccio spuntare un non-morto alle spalle che ti inchiappetta con il suo femore. Scegli la soluzione che preferisci».
[Pathfinder!AU][SasuKiba][MadaSaku][NaruGaa][DeiIno][HinaTen]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Kiba Inuzuka, Madara Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Gaara
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo II

If the table laughs, it’s not a table

 

Gli occhi degli avventori si abituano con lentezza alla luce soffusa delle torce. Davanti a loro si stende un lungo corridoio in pietra, decorato con motivi a spirale.

«Ricordano il simbolo di Pharasma[1]», commenta Faurna, la giovane chierica[2] del gruppo. Sul suo petto, fasciato da una leggera armatura in mithril, spicca la mano aperta, simbolo di Irori[3], l’Illuminato.

«Siamo in una cripta sotterranea, non sarebbe neanche strano se questa fosse la casa della Signora delle Tombe[4]».

Lo stregone[5], Torios, si volta di scatto verso Variel; la pelle ricoperta di squame rosse rende difficile nascondere il suo sangue, contaminato dalla dinastia dei draghi del fuoco[6].

«Anche se così fosse, non vuol dire che non dobbiamo essere prudenti. Chissà quali pericoli ci si pongono davanti», replica, seccato dalla supponenza del mago. In risposta, l’elfo gli lancia un’occhiata di sufficienza; tra i due non corre buon sangue, sebbene abbiano messo temporaneamente da parte i dissapori per portare a termine la missione.

«Se avete finito di cianciare – interrompe Yangrit, appoggiata alla sua ascia bipenne – vorrei proseguire, superare questo dungeon e andarmi a bere una birra nella taverna più vicina».

«Stiamo cercando di capire se questo è uno dei luoghi sacri o meno, nana – esordisce Variel, con aria sprezzante – Per quanto la tua specie fatichi a comprendere quanto difficoltosa possa essere la strada della magia, perfino una creatura come te può arrivare al fatto che essa ha i suoi tempi».

«La mia specie non ha bisogno delle tue fanfaronate, orecchie a punta! – sbotta Yangrit – Vogliamo vedere cosa succede se la mia ascia incontra uno dei tuoi inutili pwenpwen[7]

«Non ricominciate! Piuttosto, decidiamo come procedere! – interviene Niejiena. Il simbolo di Iomedae sembra risplendere alle sue parole; la paladina si volta verso Salien, studiandone i lineamenti volpini. – Salien, puoi vedere se lungo il corridoio sono presenti delle trappole?» chiede. La kitsune si china sul pavimento, cercando con attenzione la presenza di eventuali trabocchetti che potrebbero contrastare la loro avanzata.

«È tutto a posto – annuncia – Venite dietro di me».

Dopo alcuni passi, un sibilo sembra attraversare l’aria…

 

«…e mi fate tutti un tiro su Riflessi[8]».

Un vociare malcontento accompagnò l’annuncio di Madara, mentre i giocatori si apprestavano a lanciare i propri d20[9].

«Non mi interessano i vostri risultati, ditemi solo chi ha fatto più o meno di 25».

«CD[10] 25? Hai davvero messo una trappola con CD 25?» protestò Kiba, sbattendo la bottiglia di birra contro il tavolo.

«Da quanto te la prendi suppongo che Karas non l’abbia superata – Madara sogghignò – in tal caso ti prendi 6d6 danni, ovvero… - fece rotolare un consistente numero di dadi a sei facce dietro lo schermo - …27 danni. E con te, a giudicare dalla faccia, se li beccano pure il nostro mago rompipalle, la chierica imbranata e la ranger inutile. Ah, e pure lo stregone sputafiamme» aggiunse, controllando il risultato del tiro su Riflessi di Gaara che, perplesso, cercava ancora di capire la meccanica del gioco.

«Non è giusto! – protestò Naruto – Insomma, Gaara ha fatto 24 in totale, non c’è un bonus per gli inesperti?»

«Se non ti piace il mio modo di masterizzare, sei libero di andartene. Posso assicurarti che nessuno ha intenzione di trattenere un rogue che non scopre una trappola finché non ci finisce sopra».

Naruto si sentì ribollire di rabbia, finché Gaara non gli mise una mano sul braccio. Gli occhi verde acqua del ragazzo erano molto tranquilli, più perplessi che infuriati.

«Quindi devo sottrarre 27 danni dai miei punti ferita totali, giusto?» chiese. Al cenno d’assenso di Madara si affrettò a segnare il tutto nell’apposita sezione della scheda, soddisfatto di aver capito come funzionava. Al vederlo così rilassato, Naruto si concesse di placare l’indole bellicosa. Di rado il compagno riusciva a interagire con altri elementi, ma da quando lo aveva convinto a partecipare a quel gioco, Gaara sembrava aver affinato le sue abilità sociali. Alle volte Naruto si trovava in difficoltà nell’interagire con il muro causato dall’Asperger[11] del compagno, cosa che impediva Gaara comprendere alcune delle norme sociali più comuni o dimostrare e capire le reazioni emotive proprie o altrui. Il ragazzo non riusciva a capire quando Naruto fosse arrabbiato, felice, triste e, per una persona trasparente come Uzumaki, il non essere compreso a pieno era fonte di frustrazione.

Da quando giocavano a Pathfinder, invece, tramite Torios Gaara stava imparando a riconoscere le differenti emozioni, le reazioni più umane. Per lui era una vera panacea e i risultati si riflettevano anche sulla loro relazione, ora molto più serena. Naruto non avrebbe mai ringraziato abbastanza Sasuke per averli invitati a giocare.

Che poi, a detta di Uchiha, fosse stata Sakura a costringerlo o si fossero autoinvitati – Sasuke sembrava molto indeciso su quale delle due opzioni fosse la più plausibile – poco importava. Gaara stava bene, lui stava bene e tutti si divertivano, anche quando quello stronzo di Madara li faceva incazzare.

Osservò i compagni di gioco affaccendarsi attorno alle schede. Sasuke e Kiba avevano già modificato le proprie statistiche, Tenten, dopo essersi segnata i punti ferita, aveva cominciato a chiedere chi necessitasse di cure urgenti, mentre Deidara protestava animatamente che non era possibile che la sua ranger ci andasse sempre di mezzo quando una certa «Kitsune incompetente» faceva errori.

Naruto ci mise qualche secondo a riflettere che la kitsune incompetente era il suo Salien.

«Ehi! Non è colpa mia se Madara pone CD troppo alte!»

«Le CD sono adeguate al livello – lo interruppe Sasuke – Non incolpare le meccaniche di gioco per la tua sfiga con i dadi».

«Ti ci metti anche tu?»

«Ragazzi piantatela e ditemi chi devo curare», s’intromise Tenten, spazientita da quel continuo discutere. Il resto del party parve ignorarla.

«Il gioco è fatto così: prenditi i tuoi danni e assumiti la responsabilità del fatto che Salien è un ladro incapace».

«Non è incapace! È semplicemente sfortunato».

«Master… - la voce flebile di Hinata cercò di sovrastare la discussione – Posso fare un tiro su guarire[12] per riferire alla chierica chi deve curare?»

Tenten lanciò uno sguardo di gratitudine alla ragazza. Le loro mani si sfiorarono complici sotto il tavolo, mentre Madara annuiva.

«Tira quello che ti pare».

«Ho fatto… 32».

Con un sospiro, Madara riprese a narrare.

 

Con l’aiuto di Niejiena, Faunra cura le ferite, causate dalla raffica di frecce, dei propri compagni. Una volta assicuratesi che tutti fossero in piena salute, il gruppo prosegue lungo il corridoio, fino a trovarsi a un bivio.

Svoltano verso sinistra, fino a giungere a una stanza con tre tombe in marmo. In un angolo, dietro al colonnato che sembra sostenere il soffitto precario, riluce un forziere…

 

«Vado al forziere e lo apro!» annunciò Naruto, tutto entusiasta.

«Nel momento in cui Saniel mette piede nella cripta, le bare si scoperchiano e tre non-morti escono dalle tombe, dirigendosi a grande velocità verso gli avventurieri. Tirate iniziativa e ringraziate la volpe».

 

Sasuke scese dalla moto e riconsegnò il casco a Kiba. Era insoddisfatto dalla giocata, troppo fiacca per i suoi gusti. Non avevano esplorato neanche metà dungeon e, per sapere se si trovavano davvero nel luogo sacro di Pharasma, avrebbe dovuto attendere un’altra interminabile settimana.

«Non te la prendere, marmocchio – Kiba si accese una sigaretta, restando in equilibrio sulla Yamaha rossa – Vedrai che ne usciamo vivi».

«Non è uscirne vivi che mi preoccupa – sbottò Sasuke – Al limite mi teletrasporto via e vi abbandono tutti lì, è il perdere tempo per colpa di certi imbranati che mi irrita. Potevamo finire tranquillamente il dungeon in una sera, se…»

«…se giocassimo come dici tu?»

Inuzuka si appoggiò con i gomiti sul manubrio. Sasuke non poté fare a meno di deglutire, nel tentativo di idratare la gola secca a causa della visuale di Kiba in giacca di pelle chino sulla moto. Si rimproverò mentalmente per la debolezza del proprio corpo ogni volta che il proprio sguardo si soffermava troppo sul commesso del Konoha Comics&Games. Il suo cervello si spegneva in automatico, rendendolo incapace di intendere e di volere altro che non fosse un contatto più profondo con Inuzuka, ma allo stesso tempo le sue scarse abilità sociali gli rendevano impossibile un approccio.

D’altronde… come si seduceva una persona più grande? Lui ai suoi occhi restava un marmocchio, almeno a giudicare dall’appellativo che Kiba gli aveva affibbiato. Eppure Sakura con Madara non sembrava farsi tanti problemi e agiva in maniera molto più spudorata. Quella sera, dopo la sessione, era perfino riuscita a farsi riaccompagnare a casa dal suo scontroso cugino e Sasuke avrebbe scommesso perfino un artefatto mitico[13] sul fatto che Madara cominciava a trovare divertente l’intraprendenza della sua amica.

Si trovò a pensare alla composizione del party: Tenten e Hinata erano una coppia fissa da anni, Deidara e Ino avevano una relazione così consolidata da interferire perfino col gioco, mentre Naruto e Gaara… be’, perfino una persona con difficoltà nelle interazioni umane come Sabaku riusciva a vivere con serenità una relazione, mentre lui aveva problemi anche solo ad ammettere che gli piacesse Kiba. Anzi, la situazione era più grave del previsto, dato che al di fuori del gioco faticava a sostenere con lui una qualsiasi conversazione che non fosse legata alla sessione. La sua mente si spegneva, andava in totale black out e l’unica cosa che riusciva a fare era mordersi la lingua per non lasciare ai propri ormoni impazziti la possibilità di dire o fare qualcosa di terribilmente stupido.

Fu per quello che, alla domanda di Inuzuka, si limitò ad annuire senza parlare. Era meglio restare in silenzio, piuttosto che dire qualche sciocchezza, o permettere ai propri pensieri di acquisire voce.

«Se giocassimo come dici tu sarebbe di sicuro una bella quest[14] – commentò Kiba, la sigaretta penzolava dall’angolo destro della bocca – Però molto noiosa, questi giochi sono divertenti perché nessuno, neanche il Master, sa come andranno a finire. È come correre su un sentiero dissestato al massimo della velocità: sopravvivrai? Finirai fuori strada? Non importa. Quello che conta è correre, sentire l’adrenalina invadere ogni tuo muscolo in tensione; vivere senza sapere dove arriverai, quando lo farai, se ci riuscirai».

Sasuke incassò il sermone, la sua attenzione rapita dallo sguardo trasognato di Kiba. Gli occhi castani sembravano brillare alla flebile luce dei lampioni, mentre parlava; i muscoli fremevano e il piede calzato in una logora scarpa da ginnastica tamburellava contro il selciato. Non faticò a immaginarlo mentre gettava la sigaretta e partiva a tutta velocità con la sua moto verso mete sconosciute, libero e selvaggio come Karas, incurante di tutte le regole, i divieti, i costrutti sociali.

Per qualche secondo ebbe la tentazione di risalire sulla Yamaha e chiedere a Kiba di portarlo con sé in un viaggio senza destinazione, senza tappe prefissate; di fargli da guida in quel mondo di incertezze che gli prospettava davanti e che Sasuke bramava e temeva al tempo stesso.

«Anche il gioco ha delle regole, non è vero che si va fuori strada», ribatté invece; si morse la lingua a quelle parole, mentre Kiba scoppiava in una risata fragorosa e vibrante che ebbe come risultato il farlo vergognare di aver continuato quella discussione, o di aver esordito con qualcosa che ora percepiva come stupido e inutile. Il suo ennesimo scudo, la sua ennesima difesa contro ciò che lo spaventava.

«La trama batte il manuale[15], non dimenticarlo marmocchio».

Sentì la mano di Kiba appoggiarsi sulla sua testa e scompigliare i capelli neri; avvampò e, con un moto di stizza, colpì il braccio del ragazzo per farlo scansare.

«Smettila di trattarmi come se fossi un bambino!», protestò. Si sentì afferrare per il polso e tirare verso il commesso; andò a sbattere contro il suo torace e fu costretto, suo malgrado, ad alzare lo sguardo per poterlo guardare in faccia. Odiava trovarsi più in basso di lui, la disparità d’altezza era solo l’ennesimo segno dell’età che li separava e del fatto che Kiba fosse fuori dalla sua portata; cercava di mantenere sempre qualche passo di distanza, così da non percepire quell’ennesimo limite, da potersi illudere di interagire con un coetaneo e non con un uomo adulto con cui aveva da spartire solo un gioco di ruolo e la compagnia di un cugino facilmente irritabile. Ora la distanza di sicurezza era annullata e Sasuke avvertì tutto il peso della propria adolescenza. Dal basso, poteva scorgere la peluria scura sul mento di Kiba, la mascella serrata… sentì il proprio battito accelerare, mentre combatteva l’istinto di allungarsi e baciarlo.

Si rimproverò di quei pensieri da protagonista da shojo manga e cercò di ritrarsi senza successo. Inuzuka continuava a tenerlo bloccato contro di sé. Una piccola parte di sé sperò – stupidamente, si disse poi – che anche Kiba stesse vivendo il suo stesso conflitto, che percepisse a sua volta quell’elettricità magnetica che attirava Sasuke verso di lui… ma non s’illuse troppo: lo sguardo dell’uomo era privo della sua stessa tensione; gli occhi castani lasciavano filtrare solo una furia malamente controllata, come l’animale che attende il momento giusto per attaccare la preda.

«Smetterò di trattartici quando tu smetterai di comportartici, ragazzino», sibilò, prima di lasciarlo andare di scatto. Mise in moto la Yamaha e partì, senza neanche un saluto.

Sasuke rimase fermo a guardare il puntino rosso che si allontanava, massaggiandosi il polso. Gli doleva, Kiba aveva stretto troppo forte, ma la ferita più grossa era al suo orgoglio.

Tirò un calcio a un sasso che sporgeva dal vialetto, col solo risultato di farsi male al piede e, con un’imprecazione a mezza voce, si decise ad aprire la porta. Sentì il cellulare vibrare in tasca per un paio di volte e, mentre si chiudeva l’uscio alle spalle, lesse i messaggi inviati da Sakura. Sembrava entusiasta, ma Sasuke non registrò quando scritto, troppo occupato a rimuginare sulla reazione di Kiba e sul proprio sconforto. Si limitò a scrivere un freddo: “Sono arrivato, domani mi racconti. Buonanotte” e spegnere il telefono.

 

 

 

N/A: indovinate chi deve consegnare un libro per settembre? E indovinate chi sta facendo tutt’altro? Esatto.

Parte il mio mini-sproloquio, avevo bisogno di qualcosa di leggero per staccare da lavoro, ma ovviamente quando le storie finiscono tra le mie mani non restano mai “leggere”.

Quindi nulla. Me ne vado e tanti saluti, perché mi sto già mettendo a piangere a pensare ai prossimi capitoli. Alla faccia della cosa allegra.



[1] http://golarion.altervista.org/wiki/Pharasma

[2] Faurna è una chierica, ovvero la classe di incantatori religiosi a cui le divinità di riferimento concedono poteri differenti a seconda del dominio scelto. Per esempio: guarigione, forza, sole, ecc.

[3] http://golarion.altervista.org/wiki/Irori

[4] Appellativo di Pharasma

[5] Torios è uno stregone. Questa classe di incantatori differisce dai maghi in quanto nasce con poteri magici, invece di apprendere l’utilizzo della magia con lo studio. Possono usare un numero molto limitato di incantesimi, ma non hanno bisogno di prepararli in anticipo, come succede invece con i maghi. Questo è il motivo di conflitto tra le due classi (e tra i giocatori).

[6] In pathfinder gli stregoni appartengono a diverse stirpi; in questo caso la stirpe è quella draconica. Ogni stirpe conferisce determinati poteri di livello come, per esempio, trasformarsi in drago.

[7] Piccolo omaggio al personaggio di mia moglie, Dimitri, che definiva tutte le magie dei “pwenpwen”.

[8] Riflessi è una delle abilità come Tempra e Volontà, che servono a evitare determinate condizioni. Per la precisione, è la capacità del personaggio di reagire con rapidità a una situazione imprevista, come, per esempio, lo scattare di una trappola, o un crollo.

[9] Il dado più importante di Pathfinder, a venti facce. La maggior parte delle volte che il Master dice: “fate un tiro su…” si usa il d20 e si somma il risultato al numero presente sulla scheda.

[10] CD, o Classe difficoltà: ogni volta che una creatura tenta di compiere un’azione di cui il successo non è garantito, deve effettuare una prova. Il risultato della prova dev’essere pari o superiore alla Classe Difficoltà dell’azione che sta cercando di compiere, in modo che l’azione riesca.

[11] Non è mia intenzione fare una trattazione della sindrome di Asperger in questa fanfiction, ma è comprovato che il gioco di ruolo aiuta le persone affette da questa sindrome a migliorare le loro interazioni sociali. Per qualche informazione in più: http://www.spazioasperger.it/index.php?q=articoli-divulgativi&f=278-progetto-pilota-uso-dei-giochi-di-ruolo-per-lo-spettro-autistico, http://www.cattonerd.it/2017/11/07/labgdr-asperger-giochi-ruolo-al-lucca-cg/, https://www.cuorementelab.it/portfolio/giochi-di-ruolo/

[12] Guarire: una delle abilità di pathfinder, che permette di capire lo stato di salute dei personaggi presenti

[13] Un artefatto mitico è un oggetto magico di potenza molto elevata, quasi onnipotente

[14] Per quest s’intende la missione, o la sessione di gioco, da portare a termine.

[15] Modo di dire tra i giocatori e fonte di grandi dibattiti nell’ambiente tra i fanatici delle regole e quelli dell’ambientazione.

   
 
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